Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

Cerca nel sito

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Per visualizzare il contenuto multimediale è necessario installare il Flash Player Adobe e abilitare il javascript

Strumento di esplorazione della sezione Lavori Digitando almeno un carattere nel campo si ottengono uno o più risultati con relativo collegamento, il tempo di risposta dipende dal numero dei risultati trovati e dal processore e navigatore in uso.

salta l'esplora

Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

Torna all'elenco delle indagini Torna all'elenco delle sedute
Commissione VII
4.
Martedì 6 luglio 2010
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Aprea Valentina, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA PER L'ESAME DELLE PROPOSTE DI LEGGE C. 2800, APPROVATA IN UN TESTO UNIFICATO DALLA 7a COMMISSIONE DEL SENATO, ED ABBINATE, RECANTE DISPOSIZIONI PER FAVORIRE LA COSTRUZIONE E LA RISTRUTTURAZIONE DI IMPIANTI SPORTIVI E STADI ANCHE A SOSTEGNO DELLA CANDIDATURA DELL'ITALIA A MANIFESTAZIONI SPORTIVE DI RILIEVO EUROPEO O INTERNAZIONALE

Audizione di rappresentanti di UPI e ANCI, dell'Istituto per il credito sportivo e di associazioni di tutela dei consumatori:

Aprea Valentina, Presidente ... 3 4 7 9 10 12 13 14 15 16 19
Barbaro Claudio (PdL) ... 9 16
Barbieri Emerenzio (PdL) ... 7
Bellucci Antonella, Presidente dell'Associazione difesa consumatori sportivi (ADCS) ... 13
Cardinaletti Andrea, Presidente dell'Istituto per il credito sportivo ... 12 13 18
Cavallotto Davide (LNP) ... 15
Di Centa Manuela (PdL) ... 12 16
Goisis Paola (LNP) ... 9
Lolli Giovanni (PD) ... 8 9 14
Pella Roberto, Assessore allo sport, alle politiche giovanili e ai progetti europei del comune di Biella ... 4 11
Sanzo Salvatore, Assessore alle politiche giovanili e allo sport della provincia di Pisa ... 3 10
Weatherill Anthony, Progettista di impianti sportivi e consulente dell'Associazione difesa consumatori sportivi (ADCS) ... 17 18
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Repubblicani; Regionalisti, Popolari: Misto-RRP; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano: Misto-Noi Sud LA-PLI.

COMMISSIONE VII
CULTURA, SCIENZA E ISTRUZIONE

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di martedì 6 luglio 2010


Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VALENTINA APREA

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

La seduta comincia alle 12,40.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti di UPI e ANCI, dell'Istituto per il credito sportivo e di associazioni di tutela dei consumatori.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva per l'esame delle proposte di legge C. 2800, approvata in un testo unificato dalla 7a Commissione del Senato, ed abbinate, recante disposizioni per favorire la costruzione e la ristrutturazione di impianti sportivi e stadi anche a sostegno della candidatura dell'Italia a manifestazioni sportive di rilievo europeo o internazionale, l'audizione di rappresentanti di UPI e ANCI, dell'Istituto per il credito sportivo e di associazioni di tutela dei consumatori.
Diamo il benvenuto ai rappresentanti di UPI e ANCI, all'assessore alle politiche giovanili e allo sport della provincia di Pisa, dottor Salvatore Sanzo, accompagnato dalla dottoressa Silvia Baldelli, e alla dottoressa Samantha Palombo, funzionario dell'ufficio studi dell' UPI responsabile area welfare.
Do la parola all'assessore Salvatore Sanzo.

SALVATORE SANZO, Assessore alle politiche giovanili e allo sport della provincia di Pisa. Grazie per averci invitato. Porgiamo i saluti del coordinamento dello sport e delle politiche giovanili.
Le competenze delle amministrazioni provinciali in tema di sport sono prettamente relative agli impianti scolastici, pertanto l'attività che viene da noi promossa e coordinata si svolge soprattutto nell'orario extra scolastico attraverso delle convenzioni. Diamo in concessione le palestre alle associazioni sportive. La nostra attività è dunque soprattutto di promozione nei confronti degli enti di promozione sportiva e dell'associazionismo sportivo.
Naturalmente, esprimo grande soddisfazione per l'intesa già raggiunta sulla proposta di legge in Senato. È chiaro che, soprattutto in un momento come questo, ritengo davvero utile che il settore sport abbia una condivisione di intenti da un punto di vista politico. Esprimo anche soddisfazione e condivisione per quanto viene affermato.
Come diciamo da anni, gli impianti sportivi, in particolar modo quelli di calcio, in Italia presentano senza dubbio delle criticità. La maggior parte degli impianti sono fatiscenti, per cui credo che sia opportuna quanto puntuale la proposta di legge che ci è stata presentata. Anzi, credo che sia necessaria ancora una maggiore rapidità. Auspico dunque che si arrivi quanto prima alla conclusione anche di questo percorso da parte di questo ramo del Parlamento.


Pag. 4


Come UPI, presenterei alcune proposte. All'articolo 2 si sottolinea come debba essere considerato stadio l'impianto sportivo con almeno 10.000 posti a sedere allo scoperto. Questa legge riguarda dunque impianti sportivi di media o grande dimensione. Molti stadi di calcio di seconda divisione, che un domani potrebbero far parte della prima divisione, quindi della nostra serie A, non raggiungono però i 10.000 posti a sedere, quindi si rischia di adottare questa legge soltanto per alcuni grandi stadi, che probabilmente erano anche individuati come proposta per il Campionato Europeo del 2016. Anche per quanto riguarda lo stadio di Cittadella, che potrebbe diventare privato, si potrebbe valutare un ripensamento.
Si potrebbe, inoltre, rischiare una speculazione edilizia, perché ci sono stati già degli avvisi con cui Legambiente e l'Istituto nazionale di urbanistica hanno messo in discussione questa legge. Personalmente sono d'accordo sull'ipotesi di «inglesizzarci» da questo punto di vista, prendendo in considerazione lo stadio non più soltanto come evento di manifestazione sportiva, ma anche come comprensivo di attività commerciali, di ristorazione, di bar, soprattutto di palestre, aggiungerei io, per i cosiddetti «sport minori», in modo tale da poter garantire maggiore considerazione nei confronti di questi sport, che spesso sono quelli che ci danno anche maggiore soddisfazione.
Vi invito quindi a fare un'opportuna riflessione su questo tema. Non considero utile quindi allargarci con villette. Lo stadio del Bayer Monaco, da tutti indicato come uno dei modelli da prendere ad esempio, è stato realizzato su 14 ettari, mentre le proposte che sono state fatte partono da 150 ettari piuttosto che da 600 ettari. Non entro nel merito delle proposte avanzate, perché credo le conosciate meglio di me.
All'articolo 3, relativo al piano triennale di intervento straordinario per l'impiantistica sportiva, vengono indicati come soggetti utili alla discussione ANCI e CONI. Chiedo quindi che possano essere inserite anche le Province, quindi anche UPI, in questo percorso, ma la mia presenza oggi dimostra come voi già consideriate le Province come un importante interlocutore.
Nell'articolo 3, al comma 4, si parla di enti locali. Il testo unico degli enti locali, la legge n. 267 del 2000, prevede tra gli enti locali anche le Province, oltre che i comuni, ciò per confermare quanto appena prima affermato.
Per quanto riguarda la proposta di legge C. 2800 non avrei altro da aggiungere. In passato, ho avuto la fortuna di poter partecipare a tre Olimpiadi vincendo quattro medaglie facendo scherma, uno sport cosiddetto «minore», e so che è al vaglio una proposta o un disegno di legge sullo sport dilettantistico. Vi invito quindi ad accelerare i tempi, perché lo sport dilettantistico ne ha grande necessità.
Vi ringrazio per l'opportunità che mi è stata offerta di partecipare a questa audizione.

PRESIDENTE. Darò ora la parola a Roberto Pella in rappresentanza dell'ANCI, sebbene sia stato per molto tempo nell'UPI, fatto che ci consola, perché significa che i problemi vengono gestiti da persone che hanno maturato esperienza e continuano a metterla in campo.
Il dottor Pella, che è assessore del comune di Biella, è accompagnato dal dottor Vincenzo Santoro, responsabile ufficio sport, politiche giovanili e ANCI e dal dottor Malafronte.

ROBERTO PELLA, Assessore allo sport, alle politiche giovanili e ai progetti europei del comune di Biella. Ringrazio il presidente, l'onorevole Valentina Aprea, e tutti i commissari, in modo particolare l'onorevole Lolli e l'onorevole Barbaro che conosco personalmente, anche in funzione degli altri ruoli, in modo particolare per il lavoro costante che stanno portando avanti in materia di sport.
Nel nostro Paese, la domanda di sport è in costante aumento, soprattutto a livello di pratica di base. Tale domanda interessa da vicino la pubblica amministrazione, chiamata a una risposta efficace e tempestiva per l'utilizzo migliore della quota di


Pag. 5

sua pertinenza dei 148.800 spazi di attività sportiva. I comuni hanno l'onere della gestione ordinaria e straordinaria di questi impianti, che al 98 per cento sono di loro proprietà, e devono contemporaneamente garantire l'accesso alla pratica sportiva a sempre più ampie fasce di popolazione.
In questi anni, i comuni hanno fatto la loro parte per incentivare e dare sempre maggiore impulso allo sport. Le amministrazioni hanno quindi maturato la consapevolezza che le infrastrutture sportive siano strategiche per l'organizzazione e la promozione di politiche sociali e di sviluppo sul territorio.
I comuni peraltro sostengono in maniera determinante il finanziamento dello sport, considerando che secondo i dati più recenti la spesa complessiva è di oltre 1,5 miliardi di euro, più di tre volte quella dello Stato e quasi sette volte quella delle regioni.
Abbiamo spesso affrontato discussioni in merito, sia quando il sottosegretario Lolli era al Governo, sia con il CONI in vari convegni, come ben noto all'onorevole Barbaro.
Questi dati evidenziano l'investimento effettuato dai comuni a favore dello sport. Si tratta di un contributo fondamentale al settore, che rischia di venire inficiato dai tagli ai trasferimenti agli enti locali degli ultimi anni, che inevitabilmente avranno ricadute anche nei contributi al settore sportivo, con gravi ripercussioni soprattutto sull'attività di base.
Su questo considero necessario effettuare un grosso lavoro con gli enti di promozione sportiva, che abbiamo sempre sostenuto e sosteniamo per la rilevanza di saper coinvolgere il territorio stesso.
Per evitare che tali dinamiche possano avere conseguenze particolarmente negative sugli investimenti nelle strutture, sarebbe auspicabile l'allentamento dai vincoli del patto di stabilità per tali spese, sia quelle dirette all'impiantistica sia per le fideiussioni bancarie che i comuni hanno garantito alle società sportive nell'accensione di mutui per la costruzione di nuovi impianti.
Tutti voi sapete quanto i comuni siano impegnati non solo con la contrazione di mutui direttamente con il credito sportivo, ma soprattutto con le fideiussioni utili a tante società sportive. Oggi, la sofferenza di queste fideiussioni spesso ricade completamente sui comuni, perché molte società non possono sostenere la fideiussione e il comune viene obbligato a sostenerla.
Soprattutto in questa fase di carenza di risorse dedicate allo sport, il punto di criticità è rappresentato dal livello qualitativo dell'impiantistica di base, con gli aspetti gestionali connessi, tema centrale all'attenzione del mondo sportivo e delle amministrazioni locali.
Negli ultimi anni, molti comuni hanno attuato politiche di rinnovamento degli impianti e di modernizzazione delle forme di gestione, prevedendo in molti casi forme di partenariato virtuoso con il settore privato.
Nonostante questo sforzo, una parte importante degli impianti, anche se sottoposti a ristrutturazione, risulta in varia misura sottoutilizzata. Tutte queste considerazioni portano a ritenere prioritario nel nostro Paese un intervento legislativo sull'impiantistica di base, da supportare con adeguati finanziamenti dedicati, che dovrebbero essere distribuiti non secondo una logica a pioggia, ma partendo dalle reali esigenze dei territori. L'attivazione dei finanziamenti dovrebbe essere accompagnata da una più razionale ed efficace politica di incentivazione dei modelli e delle pratiche di gestione, valorizzando le migliori esperienze finora messe in atto.
Nel merito del provvedimento in esame, che riguarda gli impianti sportivi professionistici di grandi dimensioni ricadenti nelle aree metropolitane, l'ANCI condivide l'esigenza di mettere a disposizione degli operatori strumenti e procedure più snelle per il recupero delle strutture, anche con modalità che consentano una maggiore valorizzazione gestionale.
Si ritiene però che la deroga alla normativa vigente soprattutto agli strumenti urbanistici debba essere limitata ai soli interventi proposti di intesa con l'amministrazione comunale, nel rispetto dei vincoli


Pag. 6

paesaggistici, ambientali e culturali dei luoghi in cui si dovrebbero effettuare gli interventi, al fine di evitare sovrapposizioni di competenze e rispettare la competenza esclusiva degli enti locali nella gestione del territorio. Le procedure di selezione e di approvazione degli interventi dovrebbero essere anche concertate con il livello regionale e locale, per evitare i rischi di incostituzionalità delle norme.
L'ANCI ritiene opportuno rappresentare alcune specifiche osservazioni in merito alla proposta. Queste sono già state da noi sollecitate nell'audizione tenuta in Senato. Ringrazio anche il sottosegretario Crimi per le grandi aperture e l'impegno profuso nel cercare di reperire queste risorse in un momento di grande difficoltà economica.
Prima di entrare nel merito, chiediamo quindi la possibilità di svincolare dal patto di stabilità le spese sull'impiantistica sportiva, in particolare quelle rivolte alla sicurezza. Comprendiamo le attuali difficoltà dovute a paletti imposti anche sopra le teste del Parlamento e del Governo, ma questo potrebbe sicuramente accelerare un investimento maggiore da parte dei comuni.
Nell'articolo 2, lettera c), il riferimento a eventuali insediamenti residenziali o direzionali tali da valorizzare ulteriormente il complesso anche con riferimento agli interessi pubblici di riqualificazione urbana va coordinato con gli strumenti urbanistici vigenti. All'articolo 3, comma 1 e 3, il piano triennale di sviluppo rappresenta una delle novità inserite nel progetto di legge in oggetto, che dovrà costituire per un periodo limitato l'elemento di riferimento per gli enti locali e gli altri operatori, società sportive e federazioni, al fine di consentire lo sviluppo del territorio in termini di infrastrutture sportive.
In ragione dell'importanza di questo strumento, allo scopo di garantire la massima concertazione e partecipazione di tutti i livelli istituzionali coinvolti nella sua redazione, proponiamo che la definizione di detto piano da parte della Presidenza del Consiglio dei ministri avvenga d'intesa con la Conferenza unificata Stato-regioni ed enti locali, anche per ragioni di costituzionalità e perché, come colto dal collega dell'UPI, ci sia anche una partecipazione delle regioni e delle province. Sono infatti i comuni che principalmente vanno a sostenere queste spese, in alcuni casi attraverso anche la contribuzione data loro dalle province.
Appare indispensabile che l'inserimento di interventi nel piano possa avvenire solo su richiesta dell'ente locale competente per territorio, nel rispetto della competenza esclusiva del comune nella gestione del proprio territorio, come stabilito dal decreto legislativo n. 267 del 2000.
Per quanto concerne l'articolo 4, comma 4, appare evidente che nel caso di aree di proprietà comunale la valutazione del valore non possa essere fatta esclusivamente dall'Agenzia del territorio, in quanto tale previsione è in contrasto con l'autonomia patrimoniale degli enti locali. Questo è un altro aspetto importante, che tiene anche conto del ruolo che gli enti locali possono avere.
All'articolo 6, il comma 4 non prevede alcuna forma di garanzia, che dovrebbe essere prevista a carico del soggetto concessionario in favore del comune concedente. Al comma 1 è inoltre previsto che la stima del bene sia effettuata esclusivamente dall'Agenzia del territorio, in contrasto con l'autonomia patrimoniale degli enti locali. Al comma 5 è previsto che le opere di ristrutturazione degli impianti sportivi, purché conformi alle destinazioni, previste ai sensi del comma 3 ed iniziate entro un termine di cinque anni dalla data di entrata in vigore della presente legge, possano essere realizzate, in base a una DIA, ai sensi dell'articolo 23 del Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia.
Tale disposizione prevede un termine di cinque anni per iniziare le opere con DIA e ciò potrebbe destare qualche dubbio a causa della non conformità con quanto previsto dal predetto articolo 23 del testo unico, che al comma 2 prevede che la denuncia di inizio attività, corredata da indicazione dell'impresa cui si intende affidare i lavori, sia sottoposta al termine


Pag. 7

massimo di efficacia pari a tre anni. Si rileva tuttavia che tale deroga, rispetto al testo unico che prevede un termine più ampio, potrebbe essere giustificata dalla tipologia di interventi, ovvero impianti sportivi che per loro natura rappresentino opere molto più imponenti rispetto ai piccoli interventi edilizi.
Anch'io mi unisco alle considerazioni dell'assessore della provincia di Pisa, chiedendo che questo testo possa essere licenziato il più presto possibile dal Parlamento, trattandosi di un testo bipartisan, che ha come primi firmatari il senatore Butti al Senato e l'onorevole Lolli alla Camera. La presenza anche di parlamentari come l'onorevole Barbaro, che sono anche all'interno di strutture come il CONI, può dare forza a questa proposta. Auspichiamo quindi la sua rapida approvazione.
Il sottosegretario Crimi dimostra molta sensibilità verso lo sport italiano, che è importante per le massime divisioni, ma noi sosteniamo anche lo sport di base, lo sport per tutti. Oggi, in Italia c'è necessità di fare sport, di sostenere anche i piccoli e medi impianti, che possono soddisfare ancora di più le esigenze dei nostri cittadini. Chiediamo dunque che possa essere allargata la partecipazione allo sport di base.
Come ANCI, siamo disponibili a ulteriori incontri o audizioni. Ringraziamo i due rami del Parlamento, in particolare la presidente Valentina Aprea, per averci consultato e le chiediamo di spingere affinché questo provvedimento possa diventare legge.

PRESIDENTE. È con grande soddisfazione che annuncio la presenza del sottosegretario Crimi, che sente di voler seguire il dibattito, sebbene il Governo non sia tenuto a seguire anche le audizioni in Commissione, per cui lo ringraziamo.
Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

EMERENZIO BARBIERI. Ho ascoltato con attenzione e ho trovato questa audizione una delle più interessanti che abbiamo svolto. Desidero partire dalla relazione dell'assessore Sanzo.
Tutti i Gruppi parlamentari desiderano fortemente trovare un'intesa, che tuttavia ancora non c'è. Modificheremo infatti il testo che ci è arrivato dal Senato, perché non soddisfa noi del PdL, quindi il relatore, né la Lega e neanche l'opposizione. Anche se acceleriamo, questa proposta di legge, una volta approvata dalla Camera - ci auguriamo di avere la possibilità di approvarla in questa Commissione in sede legislativa con l'aiuto della presidente -, dovrà comunque tornare al Senato. Ho preferito precisarlo per evitare di creare illusioni, anche considerando i numerosi impegni di Camera e Senato di qui al 6 agosto.
Relativamente all'intervento del collega dell'UPI vorrei porre due domande perché alcuni aspetti mi sfuggono. Lei ha affermato che l'UPI ne condivide l'impostazione, ma considero eccessiva questa affermazione dei rappresentanti degli enti locali, perché, contrariamente a quello che ha fatto il Senato, questa Commissione non intende dare potere esclusivo sulla modifica degli strumenti urbanistici alle giunte.
Trovo strano quindi che si dichiari invece che l'UPI condivide l'impostazione per cui verrebbero espropriati i consigli per dare tutti i poteri alle giunte. Sono stato capogruppo della DC in Provincia di Reggio, ovviamente all'opposizione, per parecchie consiliature, ma credo che tocchi a tutti difendere i poteri dei consigli rispetto alle giunte sia dove governa il PD, sia dove governa il PdL. Nella relazione del relatore c'è invece una sostanziale proposta di modifica, perché rimanda ai regolamenti di cui sono dotati di enti locali statuti anche in base a una sentenza della Corte correttamente citata dall'onorevole Barbaro, che da questo punto di vista è assolutamente dirimente.
Considero sensate alcune osservazioni, ma nutro qualche dubbio sul fatto che sul piano triennale di intervento straordinario per l'impiantistica sportiva sia necessario coinvolgere l'UPI, perché la questione ri


Pag. 8

guarda molto di più i comuni e il CONI. Se posso fare un rilievo critico, sarebbe stato interessante se anche l'UPI avesse fatto quello che ha fatto l'ANCI, che ci ha spiegato che i comuni italiani spendono 3.000 miliardi di vecchie lire per lo sport, quindi tre volte più di quanto spende lo Stato e sette volte più delle regioni.
Sarebbe interessante sapere quanto spenda l'UPI, anche perché usciamo da una settimana in cui si è discusso sul codice delle autonomie e sull'opportunità che le Province sopravvivano, tema su cui, come lei sa, la Camera, è fortemente divisa. Quando un organismo tenta di legittimare la sua sopravvivenza sarebbe opportuno fornire dati.
Condivido quasi tutte le proposte di modifica avanzate dall'ANCI, ma per quanto riguarda l'articolo 2 l'aspetto sollevato alla lettera c) è già nella relazione del relatore. Mi fa piacere che ad ascoltare questa audizione con voi sia presente anche il Governo. Nutro qualche dubbio sull'intesa con la Conferenza unificata Stato-regioni enti locali.
Ho una concezione assolutamente autonomistica, perché la mia formazione è sturziana, ma ho l'impressione che, come abbiamo già sperimentato su altri temi (la presidente Aprea è stata relatrice di una serie di regolamenti riguardanti il MIUR), ci sia il rischio oggettivo di una dilatazione dei tempi, perché l'intesa presuppone che tra regioni ed enti locali si formi un convincimento maggioritario. In questa fase ci interesserebbe più avere un confronto serrato, duro con regioni ed enti locali che non pensare a una formulazione giuridica relativamente all'intesa.
All'articolo 6, come ANCI formulate un rilievo critico, giacché il comma 4 non prevede alcuna forma di garanzia, che dovrebbe essere prevista a carico del soggetto concessionario in favore del comune concedente. Non ho capito perché dovrebbe prevederla.

GIOVANNI LOLLI. Tutte le notazioni che avete formulato sono interessanti, utili e da recepire. Come evidenziato dall'onorevole Barbieri, negli ultimi giorni il testo del Senato è stato licenziato in maniera forse un po' affrettata e votato all'unanimità con la legislativa, ma obiettivamente contiene alcune approssimazioni che alla Camera ci predisponiamo a modificare, anche perché c'è stata una grande discussione pubblica su questa legge, che ha evidenziato una serie di perplessità che si possono tranquillamente correggere. A proposito di questi, vi formulo alcune domande, facendo però una premessa, perché ci aiutiate a trasmettere all'opinione pubblica che non stiamo facendo una legge che dà soldi a qualcuno per realizzare stadi.
È necessario stare attenti a fare paragoni con gli altri Paesi, perché dove è stato giustamente ammodernato il plafond degli stadi, dei palazzetti e dell'impiantistica, per cui siamo ormai il Paese con gli stadi più brutti e vecchi, questo è avvenuto con contributi significativi di denaro pubblico. In Italia, non è possibile pensare una simile soluzione sia per la condizione della finanza pubblica sia perché l'Italia ha già avuto e vergognosamente sprecato la sua occasione di usare denaro pubblico.
Stiamo quindi realizzando una legge che contiene come enunciazione, sebbene non coperta da nessun contributo pubblico significativo, la possibilità di un'agevolazione in termini di tasso di interesse da parte delle banche, ma neanche di 1 euro di sostegno diretto. La legge serve dunque a fare in modo che risorse private si impieghino per questa operazione, qualora ravvisino una significativa, ragionevole remunerazione.
A tal fine, la legge prevede uno snellimento di procedure, perché oggi ciò in Italia non avviene se non nel caso di Torino perché chi possiede capitali e intende investirli in operazioni di questo genere sa che quell'investimento sarebbe immobilizzato per anni, e questo naturalmente è irragionevole.
Poiché l'operazione mira a creare qualche convenienza a farlo, si pongono almeno due questioni su cui vorrei avere una risposta anche dall'ANCI. In primo luogo, andiamo ovviamente a creare compensazione urbanistica, ma la materia urbanistica


Pag. 9

è prettamente delegata, quindi ci mettiamo su una strada molto scivolosa.
Tra l'altro, manca una legge nazionale, che regoli la compensazione edificatoria per le opere. I comuni lo fanno, ma in mancanza di una legge nazionale, e del resto non possiamo surrogare surrettiziamente una questione che è in discussione da tempo nella Commissione competente. Senza realizzare questo, però, non facciamo niente. La prima questione è dunque che noi stiamo utilizzando competenze che non necessariamente e non fino in fondo ci appartengono. Sono preoccupato, infatti, dell'odierna assenza delle regioni. Certo, è solo tecnica, l'ho capito...

PRESIDENTE. Invieranno un contributo scritto, perché, come sapete, le regioni stanno vivendo un momento pazzesco.

GIOVANNI LOLLI. Purché però le regioni dopo non ci chiedano di fermarci accusandoci di fare ciò che non possiamo.
Come evidenziato dall'assessore Sanzo, mettersi su questa strada espone al rischio di speculazioni. Mi chiedo quindi se la strada giusta consista nel dare pieni poteri alle Conferenze dei servizi, quindi fondamentalmente agli enti locali e segnatamente ai comuni perché si tratta di impianti che sono tutti dei comuni, perché la provincia possiede solo impianti scolastici, motivo per cui investe molto meno dei comuni possedendo solo le palestre scolastiche, che sono comunque un patrimonio essenziale.
Si devono mantenere inalterati alcuni vincoli, quali il vincolo idrogeologico, il vincolo archeologico, ma mettendo - vorrei sapere se siate d'accordo - in Conferenza dei servizi , cosa che non è presente, il vincolo monumentale. Parliamo infatti soprattutto di ristrutturazione degli stadi. È quindi giusto tener conto del Ministero, ma inserire questo nella Conferenza dei servizi. Mi chiedo se questa strada sia sufficiente.
Si parla anche di nuovi impianti, che si devono collocare fuori della città, per cui c'è il problema dell'urbanizzazione e dei trasporti. Se infatti questo aspetto deve essere caricato al soggetto che realizza lo stadio, i costi dell'operazione che magari richiede la realizzazione di una metropolitana diventano molto più importanti e quindi anche le compensazioni edificatorie. Vorrei quindi sapere come consideriate questo problema.
Per quanto riguarda le ristrutturazioni sono totalmente d'accordo: è stato un errore, non si può fare con la DIA, perché stiamo parlando di impianti nuovi e non di cambiare il colore dei sediolini. Vi informiamo che per richiesta di tutti i gruppi politici e per convincimento del sottosegretario questa legge cammina parallelamente a un'altra già incardinata al Senato, che prevede risorse (il Governo le sta cercando) a favore dell'impiantistica per lo sport «altro».

PAOLA GOISIS. Intervengo molto brevemente. Ho sentito fare un accenno ai dilettanti, ma nella vostra relazione non ho sentito quale sia la vostra posizione in merito alla ripartizione dei contributi che le varie categorie devono dare per gli enti di promozione.
Poiché il 10 per cento della mutualità viene ripartito con un certo criterio, mi sembra che la successiva ripartizione per sostenere gli enti di promozione non sia dello stesso livello.
Vorrei avere qualche risposta da voi.

PRESIDENTE. Do la parola al relatore, onorevole Claudio Barbaro.

CLAUDIO BARBARO. Parto dall'ultima domanda posta dall'onorevole Goisis per fornirle alcuni chiarimenti su alcuni aspetti della legge. Forse, quando parla di enti di promozione si riferisce alla possibilità di dare un sostegno allo sport di base, perché altrimenti ci riferiremmo a una fattispecie giuridica, che peraltro mi vede anche coinvolto come presidente di un ente di promozione sportiva.
Al di là della terminologia che dovrà far specifico riferimento a questa problematica, stiamo cercando di capire se e come dobbiamo pervenire nell'ambito del


Pag. 10

processo della mutualità interna disegnato da questa legge, che al momento prevede una forma di ripartizione tutta interna alla Federcalcio. Eventualmente, in sede di Comitato ristretto cercheremo di capire se, nell'adozione di un testo base, ci siano i presupposti per suggerire modifiche da questo punto di vista.
È importante quanto è stato ripreso dalla maggior parte dei colleghi che mi hanno preceduto: ci saranno delle modifiche e questo significa che ci sarà una terza lettura al Senato. Non sappiamo quanto questo potrà rallentare. La logica ci suggerisce che il provvedimento al Senato non debba essere più ritoccato, ma, ovviamente, per correttezza istituzionale non possiamo entrare nelle competenze di quello che sarà fatto in Senato.
Occorre solo fare una piccola ulteriore precisazione per quanto riguarda quello che è già stato detto. Sicuramente, quella di oggi è stata una delle audizioni più produttive, grazie al contributo dell'UPI e dell'ANCI, e una delle audizioni che più ci ha messo in una difficoltà ovviamente positiva, perché le argomentazioni che sono state poste al centro della nostra attenzione meritano una riflessione in termini comparativi rispetto alle proposte che avete fatto con le leggi esistenti, per valutare la compatibilità non solo politica, ma anche amministrativa. È quindi necessaria un'ulteriore riflessione.
Per quanto riguarda la giusta precisazione dell'onorevole Barbieri riferita alla possibilità che anche l'UPI ci faccia conoscere l'entità delle somme annualmente investite nello sport, vedo il problema della forte capacità degli enti locali di investire nello sport, più di quanto si faccia a livello centrale, come un bicchiere mezzo pieno, piuttosto che mezzo vuoto. Essendo attribuita alla capacità discrezionale dell'ente locale la possibilità di investire in una direzione piuttosto che in un'altra, questo sta proprio a riferirsi, in termini di sistema, a una mancanza di una cultura generale dello sport nel nostro Paese e alla mancanza di indirizzi centrali che possano far crescere lo sport in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale.
Mi riferisco dunque alla necessità mai troppo spesso sottolineata di mettere mano quanto prima a una riforma complessiva di sistema, perché non si può continuare a sostenere lo sport in maniera così frammentata.

PRESIDENTE. Do la parola ai nostri auditi per la replica.

SALVATORE SANZO, Assessore alle politiche giovanili e allo sport della provincia di Pisa. Vorrei svolgere una riflessione soprattutto sul tema dei dilettanti, in quanto ho partecipato e vinto un'olimpiade di scherma, allenandomi in un sottoscala di un palazzetto dello sport.

PRESIDENTE. Non l'avevo riconosciuta. Complimenti.

SALVATORE SANZO, Assessore alle politiche giovanili e allo sport della provincia di Pisa.Vi ringrazio, ma non l'ho detto per piaggeria personale.

PRESIDENTE. Come Commissione cultura, rendiamo omaggio a chi dà prestigio alle nostre squadre.

SALVATORE SANZO, Assessore alle politiche giovanili e allo sport della provincia di Pisa. Citavo il mio esempio personale solo perché credo che, soprattutto in un momento come questo, il tema dello sport debba essere messo al centro della nostra discussione.
In maniera troppo semplicistica ho spesso sentito affermare che lo sport è cultura, è integrazione, è salute, è unione tra i giovani, è sociale; ma poi sicuramente tutti, a partire ovviamente dallo Stato centrale, dobbiamo investire di più, perché esistono grandi difficoltà e criticità sia negli enti di promozione che nelle federazioni sportive.
Personalmente, provengo da una federazione che vince molto e a cui, quindi, il CONI giustamente riconosce un contributo


Pag. 11

annuale rilevante secondo le capacità, ma il sistema sport è evidentemente in difficoltà. Credo che i recenti risultati dei mondiali di calcio ci debbano far riflettere proprio sul discorso del settore giovanile, che deve essere al centro anche delle nostre riflessioni.
Il tema mutualità mi risulta riferito esclusivamente al calcio, quindi diritti televisivi e percentuali a scalare tra serie A, serie B e dilettantismo. Naturalmente, ci impegniamo a verificare quanto le Province riescano a contribuire per l'attività sportiva.
Condivido l'impostazione di questa proposta di legge perché in Italia siamo venti anni in ritardo rispetto all'Inghilterra. Negli anni Novanta, dopo il rapporto Taylor, il Governo britannico ha erogato una serie di contributi, agevolandolo con giochi e scommesse. Su questo tema però dobbiamo chiarire quello che l'Italia vuole fare sul tema dei grandi stadi e dei grandi impianti sportivi, perché altrimenti,c'è una contraddizione fra i vari dirigenti di grandi squadre di calcio, che sento tutti i giorni perché lavoro a SKY, e le risposte concrete che dobbiamo dare.
Vi ringrazio per questa possibilità. È stato molto interessante ascoltare le vostre proposte e le vostre considerazioni. Grazie.

ROBERTO PELLA, Assessore allo sport, alle politiche giovanili e ai progetti europei del comune di Biella. Ringrazio tutti gli onorevoli per l'importante contributo e soprattutto per le sollecitazioni che ci hanno formulato. Mi permetto anche di salutare l'onorevole Manuela Di Centa, che conosce molto bene l'ambito sportivo.
Vorrei rispondere all'onorevole Barbieri. Considero importante questa intesa in sede di Conferenza innanzitutto per un profilo di incostituzionalità che altrimenti si verrebbe a creare, ma soprattutto perché, giacché lei è relatore sulla proposta di legge sullo spettacolo dal vivo, potremmo fare un esempio come quello adottato sul Fondo Unico della Spettacolo (FUS), ovvero fissare un tempo prestabilito di tre mesi. In mancanza di questa intesa, la palla passa al Governo. Per noi sarebbe importante, perché stabilendo un tempo certo si verificherebbe l'effettiva intenzione di arrivare a un compromesso. Quella forma potrebbe rappresentare una soluzione.
L'altra questione riguarda il comma 4, che non prevede alcuna forma di garanzia a carico del soggetto concessionario. Purtroppo, abbiamo già assistito a numerosi casi di iniziative importanti, in cui alla fine il comune aveva individuato una società, che poi però è fallita o ha avuto problemi di azionariato. Demandiamo dunque a voi il compito di trovare una soluzione che possa tutelare il comune nel momento in cui una società fallisce o si trova in determinate problematiche di azionariato. Altrimenti ci troveremmo nell'impossibilità di intervenire.
Le considerazioni enunciate dall'onorevole Lolli sono più che condivisibili. In una progettazione complessiva dovrà essere fatto anche un piano urbanistico che tenga conto delle necessità. Giustamente, venivano evidenziati anche alcuni stadi come quello di Siena, che si trova nel cuore della città e ha un'importante dimensione dal punto di vista storico, per cui dobbiamo cercare di predisporre un piano urbanistico che tenga conto di tutte queste richieste.
Sono convinto che, come evidenziato dall'onorevole Lolli, il sottosegretario Crimi che è all'interno della Presidenza del Consiglio saprà sicuramente strappare al Presidente Berlusconi e al Ministro Tremonti un gruzzoletto importante per l'impiantistica futura. Riteniamo che possa essere il più possibile estesa, proprio per incentivare anche lo sport di base.
Poiché appartengo al PdL e conosco molto bene la storia del sottosegretario Crimi e la sua valenza all'interno del partito e soprattutto i suoi buoni rapporti con il Presidente Berlusconi, ritengo che questo possa essere fondamentale per trovare quelle giuste risorse che oggi sono assai difficili da trovare, ma sicuramente le capacità del sottosegretario Crimi saranno perfette.


Pag. 12

PRESIDENTE. Desidera intervenire in coda l'onorevole Di Centa, cui do la parola.

MANUELA DI CENTA. Grazie, presidente, ma non posso esimermi dal rivolgere un saluto in particolare agli amici che conosco bene, ossia all'assessore e soprattutto al campione olimpico, perché nella nostra Commissione, lo sport è di casa.
Lo sport è fatto da persone di grande carattere, quindi a volte le spade sono molto affilate. In questo momento, nella nostra Commissione, ma anche nel nostro Paese, l'argomento sport, una piccola parola che raccoglie tutta una serie di cose, è concentrato sulla situazione degli stadi relativi a numeri grandi, dimensioni grandi e quindi tutti identificabili nell'ambito del calcio.
Tutte le forze politiche, soprattutto il nostro sottosegretario, sono consapevoli che parliamo di calcio professionistico, di uno sport ben identificato, in un momento in cui la nostra Italia e la nostra Commissione, signor presidente, con grande fatica hanno ottenuto grandi risultati per lo sport di base, per lo sport nella scuola, per far cambiare la cultura del nostro Paese nei confronti dello sport per i nostri bambini e le nostre bambine, prima ancora di diventare atleti, per quanto riguarda l'attività di base. Fare sport deve essere un diritto per tutti.
Adesso, attraverso questa legge, che è la massima espressione del professionismo, legato a grosse somme e a importanti legami economici, stiamo cercando di trovare un intelligente equilibrio, tra quella che è l'esigenza della professione del grande calcio con le esigenze dello sport di base e dilettantistico, con l' esigenza del Paese stesso che necessita di trovare questo equilibrio, pur nella consapevolezza di tutti i limiti e di tutte le barriere che la proposta di legge possiede.
Sono convinta che riusciremo a individuare soluzioni proprio grazie al calcio e alla esigenza di grandi numeri ad esso connesso. Parlando con l'assessore dello sport a Milano, ho capito l'importanza della questione. La grande volontà è quella di parlare dei concreti problemi economici legati a società sportive quotate in borsa, e insieme del grande bisogno dello sport di base. Siamo qui convinti che faremo il massimo per trovare l'equilibrio in tal senso.

PRESIDENTE. Grazie. Riceviamo ora l'Istituto per il credito sportivo rappresentato dal presidente, dottor Andrea Cardinaletti, accompagnato dall'avvocato Massimo Pasquali Coluzzi, responsabile della comunicazione istituzionale e progetti speciali, e i rappresentanti dell'Associazione difesa consumatori sportivi, la dottoressa Antonella Bellucci, presidente, accompagnata dal dottor Anthony Weatherill, progettista di impianti sportivi e consulente dell'associazione stessa.
Do la parola al dottor Cardinaletti.

ANDREA CARDINALETTI, Presidente dell'Istituto per il credito sportivo. Non abbiamo portato con noi un documento perché ritenevamo più opportuno farlo precedere dal nostro intervento riepilogativo dei termini della questione e, nel pomeriggio, se il Presidente lo consente, vi invieremo una breve nota.

PRESIDENTE. Non c'è dubbio. La ringraziamo, questo faciliterà i nostri lavori perché non abbiamo molto tempo. Sarebbe dunque meglio discutere e rimandare la riflessione successiva sui dati.
Comunico quindi che nel pomeriggio l'Istituto ci invierà dati precisi che rimarranno agli atti per la riflessione dei deputati.

ANDREA CARDINALETTI, Presidente dell'Istituto per il credito sportivo. L'argomento è stato ampiamente discusso in questi anni, e la discussione che abbiamo affrontato anche con molti di voi in questo percorso ci ha consegnato alcune prime risposte, che ci sembrano importanti.
Mi sembra che la domanda riguardante la redditività degli impianti e la possibilità di capire se i nuovi impianti sportivi possano rappresentare strutture sostenibili per il nostro Paese possa essere esaurita,


Pag. 13

salvo però alcuni distinguo. Gli impianti sportivi, sia i grandi stadi, sia gli impianti di medie dimensioni sia quelli di piccole dimensioni, possono rappresentare le nuove strutture del futuro del Paese, sostenibili anche dal punto di vista economico-finanziario, a condizione che si inseriscano nel tessuto economico del territorio, che quindi non importino un modello standard da altri Paesi, ma adottino il modello del nostro Paese. Il nostro Paese si distingue per aree territoriali economicamente differenti, suddivise tra nord, centro e sud, e quindi non è possibile creare strutture economiche standardizzate che siano in grado di essere sufficienti e di rendere in termini produttivi in egual modo sul territorio nazionale.
Il nuovo stadio di Torino, il vecchio stadio Delle Alpi lo stadio della Juventus che stiamo costruendo e sarà inaugurato nella stagione 2011-2012, trova la sua capacità di equilibrio economico attraverso la sua polivalenza, la sua polifunzionalità e soprattutto adottando il settore merceologico dell'impresa metalmeccanica nazionale, perché tutta la struttura interna allo stadio vivrà anche attraverso l'economia del tessuto economico torinese.
Il nuovo stadio di Palermo non potrà assomigliare a quello di Torino e quindi adottare questa configurazione economica del territorio. Dovranno essere diversi, concepiti in base alle problematiche e alle potenzialità del territorio che si possono esprimere, perché probabilmente lo stadio di Palermo ha una sola possibilità di funzionare: essere l'attore di sviluppo della Sicilia, del motore storico-turistico che la Sicilia potrà rappresentare. Se nasce così, potrà funzionare, altrimenti difficilmente una struttura da 40-60.000 spettatori potrà stare in piedi.
Mi sembra che il lavoro di questi anni ci abbia consegnato alcuni modelli. L'Istituto per il credito sportivo ha studiato sia il progetto Juventus, sia le altre iniziative che ci sono state presentate. La risposta di fondo è che uno stadio sia di piccole, che di medie, che di grandi dimensioni, può funzionare a condizione che venga costruito con questa logica.
Nella precedente audizione in Senato, abbiamo già espresso il nostro apprezzamento per la struttura generale della proposta di legge, così come viene configurata. Non abbiamo da fare particolari rilievi, né emendamenti da chiedere, nonostante alcune questioni di dettaglio che non so se sia opportuno considerare oggetto di questo incontro o riepilogare in questo documento, per non far perdere tempo alla Commissione...

PRESIDENTE. Se ha qualche richiesta da formulare, può anticiparla.

ANDREA CARDINALETTI, Presidente dell'Istituto per il credito sportivo. Si tratta di un percorso molto formale e facilmente risolvibile. All'articolo 2, do per scontato che i 10.000 posti all'aperto e i 7.500 a sedere siano in alternativa, perché credo che la legge nella sua configurazione voglia ricomprendere anche tutto il mondo dei palazzetti dello sport, le strutture dei palazzetti a norma. Chiediamo inoltre un emendamento di tipo tecnico, per cui non vorrei far perdere tempo...

PRESIDENTE. Se ritiene, può preparare un elenco che metteremo in distribuzione...

ANDREA CARDINALETTI, Presidente dell'Istituto per il credito sportivo. Sono suggerimenti tecnici, che non considero opportuno affrontare in questo momento.

PRESIDENTE. Do la parola al presidente dell'Associazione difesa consumatori sportivi (ADCS).

ANTONELLA BELLUCCI, Presidente dell'Associazione difesa consumatori sportivi (ADCS). Abbiamo analizzato la proposta di legge e anche le proposte di legge formulate in precedenza e abbiamo rilevato alcuni punti di criticità per quanto riguarda gli interessi dei consumatori sportivi.
Non troviamo consono l'aspetto commerciale, che viene dato in modo preminente su quello sportivo. Anche i nuovi


Pag. 14

impianti che si vanno a progettare, di cui abbiamo visto qualcosa per quanto riguarda la città di Roma, per Roma e Lazio, diventano centri commerciali. Il nostro timore è che si possa andare incontro anche a speculazioni edilizie e che società di scommesse possano investire su questi impianti. Tutto questo sarebbe assolutamente pericoloso e per come sono progettati, almeno per ora, alcuni impianti, l'aspetto sportivo appare passivo.
Se diventano centri di aggregazione, come spesso sono i centri commerciali, hanno un aspetto diseducativo nei confronti dei giovani, perché li portano ad avere una spinta al consumo e a vedere lo sport in modo passivo, non attivo. Teniamo a evidenziare questo aspetto soprattutto per gli impianti multifunzionali.
A causa dei costi imponenti che le società costruttrici dei nuovi impianti devono sostenere, si rischia di aumentare il prezzo del biglietto, eliminando la possibilità di fruire dello sport del calcio per quanto riguarda le fasce più deboli. Il calcio è uno sport prettamente popolare, ma in questo modo si può gradualmente togliere alle fasce popolari la possibilità di partecipare e di godere di questa loro partecipazione e farne una realtà elitaria. Questo avverrebbe sempre perseguendo un fine meramente commerciale.
Riteniamo che non sia evidenziato in modo abbastanza incisivo il tema dello sport di base. I nuovi impianti non prevedono l'accessibilità a palestre e campi di gioco per lo sport di base, che rappresentino veri punti di aggregazione dedicati allo sport e dove lo sport non sia soltanto un piccolo tassello in una realtà che assume solo un carattere commerciale.
Dissento quindi dal presidente dell'Istituto per il credito sportivo per quanto riguarda anche l'aspetto culturale, perché si auspica che gli impianti sportivi diventino anche un input culturale, ma, se la cultura torna ad essere quella del consumo o dell'aggregazione sul superficiale e non sul rispetto di se stessi e della propria salute attraverso lo sport, crediamo che non sia una teoria vincente.
Per quanto riguarda il tipo di impianti, dobbiamo innanzitutto lamentare che in nessuna fase della progettazione o della realizzazione venga preso in considerazione il soggetto primo degli spettacoli sportivi soprattutto legati al calcio, ovvero i tifosi. Questi infatti non vengono mai coinvolti nemmeno in fase consultiva nella progettazione, mentre noi riteniamo che anche la struttura degli stadi debba rispettare le esigenze dei consumatori sportivi. Occorre quindi prendere ad esempio l'impiantistica della Germania, che prevede spazi in piedi per gruppi di tifosi che hanno bisogno di esprimere la loro esuberanza e il loro tifo stando in piedi, e gradinate e tribune per coloro che invece vogliono assistere in un posto numerato.
Gradiremmo inoltre prevedere zone neutre in cui si possano incontrare anche tifosi di altre squadre o gli stessi tifosi moderati delle stesse squadre che giocano la partita. Questo potrebbe costituire un momento di crescita nell'autocoscienza dello sport. Si parla di sicurezza e di questi nuovi stadi che devono garantirla, ma la sicurezza è data anche dal tipo di educazione impartita allo sportivo, che non può essere imposta dall'alto, ma deve essere portata per mano.
Mi accompagna il dottor Anthony Weatherill, che è uno dei più grandi progettisti di impianti sportivi, fa parte della nostra associazione e vi illustrerà un progetto da lui realizzato in un altro Paese europeo, in cui si parla dell'accesso all'impianto attraverso la scuola. Considero quindi necessario rivedere la norma che prevede impianti avulsi dalla realtà cittadina, lontani, in cui non ci sia una prelazione nei confronti dei giovani soprattutto attraverso le scuole con accesso diretto.
Se non sono state troppo lunga, signor presidente, lascerei la parola al dottor Weatherill.

PRESIDENTE. Se lo ritiene nella replica. Do ora la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti e formulare osservazioni.

GIOVANNI LOLLI. Vorrei fare una volta per sempre una dichiarazione. Mi


Pag. 15

trovo in grave disagio perché si è diffusa nel Paese la sensazione che il nostro intento sia occuparci del calcio e disinteressarci di tutto il resto. L'onorevole Di Centa ha fatto un intervento su questo, che condivido pienamente.
La nostra preoccupazione è invece lo sport come straordinario strumento culturale, sociale, di preservazione della salute dei cittadini, quindi lo sport come diritto di tutti i cittadini. Questo ci interessa e purtroppo in Italia è fortemente negato alla maggioranza, molto più che in altri Paesi, a partire dal punto centrale in cui questo dovrebbe avvenire, che è la scuola primaria.
Questo avviene a causa di un grandissimo ritardo culturale da parte della politica, che dello sport si è sempre altamente disinteressata, tanto che siamo l'unico Paese in cui lo sport è stato scaricato dallo Stato, prima in via provvisoria, poi in via definitiva, sull'organo sportivo, il CONI, che si dovrebbe occupare di organizzare e selezionare gli atleti che vanno alle Olimpiadi e che invece in Italia si è trovato costretto a occuparsi di tutto, o per altro verso è stato scaricato sugli enti locali.
Come prima illustrato dall'ANCI, i comuni italiani spendono 1,5 miliardi per tenere vivo lo sport italiano, molto di più di quanto spende lo Stato. È opportuno ricordare come paradossalmente una parte consistente di questi 1,5 miliardi spesi dai comuni sia investita per tenere in vita grandi impianti, gli stadi, che sono i più brutti e vecchi d'Europa, nei quali giocano società sportive Spa a scopo di lucro, in tre casi addirittura approvvigionate in borsa. Considero questa un'assurdità, perché in tutti gli altri Paesi europei gli stadi rappresentano un ricavo per queste società, mentre in Italia rappresentano un costo per i comuni.
Intervenire sugli stadi e provare a fare quanto realizzato in Europa è la scelta più sociale che possiamo fare, perché libera i comuni di risorse molto ingenti, perché i comuni pagano la manutenzione straordinaria, quella ordinaria, le utenze, il personale di questi stadi. Naturalmente, a parte Roma, dove c'è di mezzo il CONI, questo avviene non a San Siro, ma soprattutto nelle grandi e medie città del sud, dove ci sarebbe invece maggior bisogno di un'attività sociale.
Fare i nuovi stadi è opportuno, perché è un atto sociale. Lei ha espresso un'interessante considerazione sulla funzione educativa. Ritengo che oggi lo stadio italiano sia un posto diseducativo, in cui avvengono cose inimmaginabili, nonostante le misure adottate dai diversi Governi.
Oggi, quindi, difficilmente una famiglia porta un ragazzino in uno stadio, perché si verificano cose assurde, non solo la violenza, che è la forma estrema, ma anche una «cultura» che si irradia attraverso il razzismo. Tutto il peggio della società italiana spesso rigurgita all'interno degli stadi.
Solo in Italia la gente è ingabbiata e scortata dalla polizia. Negli altri Paesi europei tutto questo non esiste più. La violenza non è stata debellata, ma almeno è stata spostata fuori dagli stadi.
Occorre pensare anche ai costi. In Europa ci sono addirittura i palchi per le società, per le aziende, dove il prezzo è enorme, ma il prezzo del settore popolare è inferiore. La situazione è infatti molto più differenziata. Lo stadio moderno che cerchiamo di realizzare deve avere prezzi molto più forti a carico di chi se lo può permettere e prezzi molto accessibili a carico della massa.
Lo stadio può farlo se ha altre forme di ricavo oltre al biglietto, altrimenti non ce la fa. In Europa, all'interno dello stadio ci sono il museo dello sport, le palestre e anche qualche ristorante, fatto che non considero disdicevole.
Negli stadi europei non vengono insediati centri commerciali perché sarebbe illogico, ma alcune attività commerciali remunerative sono compatibili con lo stadio. Questo vogliamo cercare di fare.

PRESIDENTE. Salutiamo il sottosegretario Crimi, che ha assistito all'audizione, ma deve allontanarsi per altri impegni.

DAVIDE CAVALLOTTO. Stavo ascoltando con molta attenzione questo discorso che mi interessa molto. A Torino,


Pag. 16

oltre a esserci lo stadio della Juventus, l'ex stadio Delle Alpi, che verrà ristrutturato entro il prossimo anno, abbiamo anche una situazione collegata alla storia e alla cultura di una città, ossia l'ex stadio Filadelfia, dove ha giocato la squadra del grande Torino che, nel 1949, è perita nel tragico incidente aereo di Superga.
Questo si collega all'esigenza di portare le famiglie allo stadio per cercare di ricreare quello che era una volta come raccontavano i nonni andare allo stadio a vedere una partita per partecipare all'attività calcistica, che ultimamente abbiamo perso di vista.
In Inghilterra, fino a venti o trenta anni fa c'erano situazioni di inaudita violenza, ma sono riusciti a cambiare atteggiamento, a creare strutture per le società in modo che le famiglie potessero partecipare all'evento sportivo. Questo è ciò che dovremmo fare con questa legge, cercando di dare un indirizzo alle società di calcio.
Poiché ho sentito che a Torino è stata finanziata quell'opera, mi chiedo quali possano essere altri parametri per poter finanziare altre strutture di questo genere e quali possano essere gli interessi. Mi sembra di aver sentito che sugli interessi legati allo stadio Delle Alpi per la società Juventus si fosse arrivati a interessi veramente bassi, dilazionati in tantissimi anni. Vorrei quindi capire quale possa essere il parametro per accedere a questi fondi, così da ricostruire ad esempio la storia di una grande società come quella del Torino calcio.

MANUELA DI CENTA. Ricordo di aver chiesto tempo fa di avere in audizione determinate categorie. Mancherebbe il Ministero dell'economia, per cui vorrei sapere se sia in calendario.

PRESIDENTE. Questo è una domanda che potrà essere oggetto di discussione in altra sede. Se vuole intervenire ora lo può fare in riferimento a quanto detto dagli auditi. Grazie.

CLAUDIO BARBARO. Mi appello alla clemenza dei colleghi per cercare di velocizzare i lavori e di essere il più precisi possibili nell'individuare i dettagli, altrimenti, onorevole Lolli, ci troveremmo di fronte al primo caso nella storia del Parlamento in cui il principale oppositore dei tempi della legge diventerà colui che l'ha sottoscritta per primo. Si tratta di ovviamente di una battuta, anche perché io stesso sono stato il primo a lanciare il sasso nello stagno con alcune riflessioni di carattere generale.
Mi limito soltanto a due domande specifiche, che riguardano gli argomenti posti in discussione. Vorrei rivolgere una domanda al presidente Cardinaletti in ordine a un aspetto di cui ci ha parlato in una precedente audizione il presidente Carraro, che ha fatto esplicito riferimento al credito sportivo, ossia a una difficoltà - ovviamente tutta da verificare - in cui si potrebbe trovare l'Istituto per il credito sportivo (ICS) di fronte a una richiesta di cinque o sei mutui per l'investimento simultaneo di più società sportive. Ha infatti dichiarato di non sapere come in questa eventualità l'Istituto per il credito sportivo (ICS), potrebbe far fronte per quanto riguarda la capacità patrimoniale.
Per rispondere anche all'onorevole Cavallotto, stiamo parlando di mutui: non esistono contributi a fondo perduto. Si tratta di fondi privati, di ricorso a mutui e non a fondi di qualsiasi tipo.
Chiedo al presidente la cortesia di fare uno strappo alla regola. Si è sempre sentito parlare anche al di fuori di questa sede dei famosi stadi inglesi come modello da prendere a esempio. Tengo a sottolineare che abbiamo con noi Anthony Weatherill, nipote di Sir Matt Busby, il mitico presidente del Manchester United, squadra che ha fatto la storia del calcio inglese. Poiché lo legittimano a intervenire non soltanto il rapporto di parentela, ma anche una lunga esperienza di vissuto sportivo in Inghilterra, in virtù del fatto che il modello inglese degli stadi è stato portato ad esempio, ritengo che il suo intervento potrebbe arricchire ulteriormente il nostro dibattito con un contributo competente.

PRESIDENTE. Do la parola ai nostri ospiti per la replica.


Pag. 17


ANTHONY WEATHERILL, Progettista di impianti sportivi e consulente dell'Associazione difesa consumatori sportivi (ADCS). Sono di Manchester e ho vissuto la storia di una delle più grandi squadre al mondo, di questa grande squadra gloriosa, compresa l'evoluzione dello stadio del Manchester.
La squadra del Manchester è sempre stata molto unita tra società e tifosi. Oggi, paragono sempre il Manchester United al Chievo per il Verona. Il Manchester United nel 1949 era una piccola squadra, aveva pochi tifosi, mentre la squadra della città era il Manchester City. Grazie a questo rapporto fantastico fra società e tifosi, si è creato questo fatto magico, su cui non voglio dilungarmi troppo.
Questo esempio dimostra quanto la società vicina al tifoso riesca a crescere, a diventare anche una società di marketing. È infatti diventata una delle squadre più famose, la società poi è stata quotata in borsa ed è stata successivamente comprata da un americano. Mio zio lasciò la società con più di 100 milioni di sterline di utile, mentre oggi ha quasi 900 milioni di debiti.
Ci si chiede quindi cosa sia successo nel frattempo e perché questo sistema non funzioni. Da quando la società è andata in borsa, i tifosi si sono allontanati dalla squadra. Mi ero recato a Ginevra per partecipare a una riunione di tifosi a livello mondiale voluta da Platini, durante la quale mi si è avvicinato un tifoso del Manchester che mi ha detto che purtroppo non poteva più andare allo stadio perché il biglietto per la curva costava 38 sterline, 50 euro allora. Suo figlio non aveva ancora 16 anni e quindi non lo poteva portare al pub a vedere la partita, giacché SKY non è in diretta in Inghilterra e che, quindi, la sua famiglia si trovava costretta a cambiare sport.
Purtroppo, in Inghilterra, come lei giustamente evidenziava, hanno portato la violenza fuori dagli stadi, ma non è finita. Si tratta di un grande pentolone, a cui si è messo un coperchio sopra. Il problema deve invece essere risolto alla base, per cui il nostro progetto è far ripartire tutto dalle scuole.
Ho la grande fortuna di aver avuto l'incarico di realizzare uno stadio fuori dall'Italia, in un Paese dell'est, dove mi hanno dato carta bianca. Presenterò il progetto definitivo a settembre. Nelle tribune, in una parte dello stadio, stiamo mettendo una vera scuola non sportiva e una facoltà dell'università. Il nostro messaggio è che, invece di lasciare la scuola per andare nel mondo del calcio, per arrivare al mondo dello sport bisogna passare dalla scuola. Stiamo cercando di dare messaggi in cui si riparte da zero.
Di commerciale non abbiamo nulla, ma stiamo creando intorno a tutto questo alcune zone commerciali di cui gli sportivi che andranno a vivere lo stadio potranno avere esigenza. Abbiamo calcolato che lo stadio vivrà per conto suo, anche se non abbiamo previsto centri commerciali o costruzioni residenziali nelle vicinanze.
Lo sport visto come stiamo cercando di intravederlo può infatti diventare il motore di tutto. In questi giorni, si parla tanto di etica, talvolta anche a sproposito, ma è necessario capire che con l'etica si può guadagnare magari meno, ma a lungo termine. Ci battiamo per alcuni punti fondamentali per noi da inserire nella proposta di legge. Vorremmo vedere qualche paletto in più.
Con Platini ho parlato dell'esigenza che almeno il 20-30 per cento dello stadio non abbia un prezzo più alto di una certa cifra. È necessario definire questi aspetti, perché altrimenti ciò non avverrà mai: ci troveremo anche stadi dotati di box venduti a 100 o 200.000 euro senza però creare spettatori di serie A e di serie B. Lo sport è una cosa che unisce, l'unico momento in cui persone che non si conoscono, che fanno lavori diversi si abbracciano a fine partita.
Il calcio è particolare: non è solo sport, è un fenomeno sociale. Nello stadio ci va di tutto e non conoscere quanto sta succedendo negli stadi è molto pericoloso, perché si pensa sempre che i tifosi siano tutti da buttare via, mentre in realtà il 99 per cento è qui, sono persone come noi. Il discorso sarebbe quindi più lungo.


Pag. 18


ANDREA CARDINALETTI, Presidente dell'Istituto per il credito sportivo. Concordo appieno, perché dobbiamo smettere di pensare che etica e sociale non siano in grado di stare in piedi economicamente, anche se spesso nel nostro Paese non ne siamo capaci.
Questo mi permette di ricollegarmi anche alla domanda dell'onorevole Barbaro sul credito sportivo. Rispetto molto l'opinione del presidente Carraro, ma il credito sportivo non può essere messo nel gruppo del sistema bancario, altrimenti non servirebbe. L'Istituto per il credito sportivo (ICS) deve essere una banca, che ha questa capacità di premiare la redditività sociale, e ha effettivamente la difficoltà dell'approvvigionamento. Questo però non la mette in concorrenza con il sistema bancario, perché comunque anche le altre banche si approvvigionano dei fondi.
Se oggi dovessero partire 5 stadi da 200 milioni di euro l'uno e avessimo bisogno di un miliardo di provvista per finanziarli, dovremmo fare ricorso all'interbancario e comprare questo denaro. Il punto di partenza del costo del nostro denaro sarebbe quello dell'interbancario, perché, non avendo una raccolta diretta quindi non intermediando il credito, non prendendo i soldi dei risparmiatori e prestando i soldi ai risparmiatori, dobbiamo approvvigionare.
Questo ci metterebbe in una situazione diversa rispetto ad altre banche, se le altre banche partissero dai soldi dei risparmiatori, ma, poiché partono tutti dall'interbancario per fare i prezzi, i nostri sono gli stessi che potrebbero fare le altre banche.
Se questo Paese riuscisse a riconoscere una volta per tutte che lo strumento del credito sportivo è straordinario e potrebbe consentire all'impresa dello sport di realizzare una grande opera di sviluppo sociale del nostro Paese, potremmo usufruire di forme di raccolta come la Cassa depositi e prestiti, che usufruisce del risparmio postale, per fare in modo che i nostri tassi, piuttosto che partire dall'interbancario, partano da due o tre punti inferiori.
Se oggi usufruissimo del risparmio postale, con il contributo in conto interessi potremmo mettere a disposizione dell'impresa dello sport i finanziamenti all'1 o allo 0,50 per cento, il che significherebbe senza dare conto capitale, come giustamente sottolineava anche l'onorevole Barbaro, mettere le nostre imprese dello sport in condizione di fare finanziamenti praticamente a circa tasso zero. Il problema è questo: uno stadio da 100 milioni di euro ha contributi in conto interessi di circa 10 milioni di euro nei venti anni, ciò significa che noi premiamo questo investimento come se dessimo 500.000 euro all'anno per vent'anni a chi investe, perché di fatto lo facciamo risparmiare.
L'impianto della proposta di legge e la struttura complessiva rendono evidente che, se abbiamo la capacità di premiare in particolare gli investimenti in cui la redditività sociale è più alta, possiamo dare un contributo maggiore. Per quanto riguarda l'accesso al credito, non c'è dubbio che così siamo già competitivi, ma, se potessimo avere forme diverse, lo potremmo essere ancora di più e potremmo dare uno strumento straordinario.
Quanto alla redditività e al contributo in conto interessi, è molto importante che ci sia questa capacità di premiare i progetti che possano essere inseriti nel territorio sociale in maniera diversa. Il contributo in conto interessi garantisce una leva anche in conto gestione, perché è spalmato nel tempo e dura per tutto il tempo del finanziamento.

ANTHONY WEATHERILL, Progettista di impianti sportivi e consulente dell'Associazione difesa consumatori sportivi (ADCS). Volevo prendere spunto da quanto è stato appena detto per far riferimento a una cosa che non ho mai sentito e che invece sta succedendo in tutta Europa. Cito il caso del Bayer Monaco, in cui per realizzare lo stadio del Monaco è stato proposto un referendum tra i tifosi per stabilire quale fosse il migliore dei cinque progetti presentati.
L'azionariato popolare oggi contempla anche la possibilità di partecipare al finanziamento


Pag. 19

di uno stadio. Per i mutui i comuni non possono fare nulla, perché il sindaco non può utilizzare i soldi di una persona che non segue il calcio e destinarli a questo sport. Se invece ci si rivolge ai tifosi, vi posso garantire - non faccio altro che ascoltare tifosi da quattro anni - che questi sarebbero molto contenti di poter partecipare al finanziamento di uno stadio e alla società stessa, con i giusti parametri. Questo sarà l'unico modo per realizzare uno stadio che non avrà problemi di fallimento o di altro tipo.

PRESIDENTE. Nel ringraziare i nostri ospiti per la disponibilità manifestata, dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 14,10.

Consulta resoconti delle indagini conoscitive
Consulta gli elenchi delle indagini conoscitive