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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione VIII
4.
Martedì 19 aprile 2011
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Margiotta Salvatore, Presidente ... 2

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE POLITICHE AMBIENTALI IN RELAZIONE ALLA PRODUZIONE DI ENERGIA DA FONTI RINNOVABILI

Audizione di rappresentanti dell'Associazione Nazionale Energia del Vento (ANEV):

Margiotta Salvatore, Presidente ... 2 3 4 6
Bratti Alessandro (PD) ... 4
Piffari Sergio Michele (IdV) ... 4
Realacci Ermete (PD) ... 3 5
Togni Simone, Segretario generale di ANEV ... 2 4 5
Zamparutti Elisabetta (PD) ... 3

Audizione di rappresentanti dell'Associazione nazionale dell'industria solare fotovoltaica (Assosolare) e dell'Associazione Nazionale Energia Solare e Termodinamica (ANEST):

Margiotta Salvatore, Presidente ... 6 7 10 13 16
Bratti Alessandro (PD) ... 12
Chianetta Gianni, Presidente di Assosolare ... 8 10 14 15
Di Biagio Aldo (FLI) ... 10
Dussin Guido (LNP) ... 11
Fera Cesare, Presidente di ANEST ... 6 7 13
Maccari Augusto, Componente della commissione tecnica di ANEST ... 13
Marchini Francesca, Segretario generale di Assosolare ... 14
Mariani Raffaella (PD) ... 13
Piffari Sergio Michele (IdV) ... 12
Realacci Ermete (PD) ... 10
Tecchio Marco, Componente del comitato direttivo di Assosolare ... 9 15
Zamparutti Elisabetta (PD) ... 11

Audizione di rappresentanti di Asso Energie Future:

Margiotta Salvatore, Presidente ... 16 17 19 20
Buglisi Gaetano, Segretario generale diAsso Energie Future ... 16 18 19
Piffari Sergio Michele (IdV) ... 18
Realacci Ermete (PD) ... 17 18
Stradella Franco (PdL) ... 19
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Futuro e Libertà per l’Italia: FLI; Italia dei Valori: IdV; Iniziativa Responsabile (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione): IR; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.

COMMISSIONE VIII
AMBIENTE, TERRITORIO E LAVORI PUBBLICI

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di martedì 19 aprile 2011


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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SALVATORE MARGIOTTA

La seduta comincia alle 13.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Audizione di rappresentanti dell'Associazione Nazionale Energia del Vento (ANEV).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle politiche ambientali in relazione alla produzione di energia da fonti rinnovabili, l'audizione di rappresentanti dell'Associazione Nazionale Energia del vento (ANEV).
Ringrazio gli auditi per la sollecitudine con la quale hanno accolto l'invito ad essere presenti oggi e do subito la parola al dottor Togni.

SIMONE TOGNI, Segretario generale di ANEV. Faccio una brevissima premessa, ringraziando per l'opportunità di fornire qualche elemento e qualche dato rispetto allo sviluppo e alla produzione di energia da fonti rinnovabili in Italia, in particolare per quanto riguarda il settore dell'eolico.
I dati emersi proprio in questi giorni ufficialmente rispetto al consuntivo e al percorso di crescita dello sviluppo delle rinnovabili sembrerebbero incoraggianti, in qualche caso, un po' per il calo della domanda e un po' per il boom di alcune tecnologie, anche oltre le previsioni. Il percorso rispetto all'attuazione del Piano di azione nazionale per le energie rinnovabili (PAN) e degli obiettivi che in esso sono indicati per il nostro Paese, sembra essere anche più generoso.
In particolare per i settori che sono stati incentivati come l'eolico con meccanismi tipo «certificati verdi» questo risultato è assolutamente non veritiero, in quanto il crollo del valore del certificato verde e quindi dell'incentivo, che peraltro avevamo ampiamente previsto, dovuto al mancato adeguamento da parte del Governo della quota d'obbligo, ha portato a un sostanziale fermo di queste iniziative dall'ultimo trimestre dello scorso anno, che perdura ancora oggi.
Su questo si inserisce il recepimento della direttiva comunitaria sulle energie rinnovabili, che solo per questa tecnologia, cioè per gli impianti incentivati con i certificati verdi effettua un ulteriore taglio retroattivo del valore nominale del certificato verde del 22 per cento, sebbene questa Commissione avesse indicato valori diversi come possibile stabilizzazione del livello degli incentivi.
La criticità sostanziale riscontrabile rispetto al futuro raggiungimento degli obiettivi del PAN, che sono già per il settore eolico assolutamente sottostimati, è una mancata, tempestiva emanazione dei provvedimenti attuativi. Oggi si sta discutendo sul fotovoltaico, ma riteniamo indispensabile rivedere organicamente il raggiungimento di quell'obiettivo anche per


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l'eolico.Su questo settore, infatti, ci troviamo ad avere un valore tagliato retroattivamente del ritorno economico degli investimenti effettuati, un'incertezza assoluta per la trasformazione dal post 2015 di questo valore e infine la mancanza di un provvedimento che indichi per gli impianti di nuova costruzione i livelli di incentivazione adeguati, nonché l'enorme spada di Damocle costituita dall'introduzione di questi meccanismi di asta, che nei Paesi che hanno provato a utilizzarli si sono dimostrati assolutamente inadeguati.
Sottolineo, infine, che come tecnologia - la tecnologia è neutra, per cui lo diciamo appropriandoci di qualcosa che non è nostro e non dipende da noi - l'eolico ha una serie di vantaggi assoluti anche rispetto al fotovoltaico: rispetto al fotovoltaico ha un costo cinque volte inferiore, ha una produzione elettrica mediamente del 50 per cento maggiore, ha un impatto territoriale molto inferiore (1 megawatt di eolico occupa 125 metri quadrati di terreno contro 2 ettari del fotovoltaico).
In questo contesto riteniamo che la necessaria rivisitazione del PAN rispetto agli obiettivi posti nel 2010, secondo quello che è stato lo spirito guida del recepimento di questa direttiva da parte del Governo, debba avvenire con una produzione elettrica sostitutiva di costo e di impatto complessivamente inferiori, non potendo viceversa realizzarsi il contrario.

PRESIDENTE. Grazie, dottor Togni, anche per la sintesi.
Do la parola ai colleghi che desiderino intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Grazie, presidente. Sarei interessata a conoscere, se li avete, i dati relativi agli occupati diretti nel settore dell'eolico. Vorrei inoltre avere conferma di un dato che era emerso anche nel ciclo delle precedenti audizioni, in particolare da fonte Nomisma e GSE, relativamente al fatto che con l'incentivazione vigente in Italia risultano redditizi siti con appena novecento ore di funzionamento all'anno (ore/vento). Vorrei anche sapere se abbiate dati relativi a istanze presentate nel settore dell'eolico, perché il dato di cui sono in possesso, frutto di un'indagine condotta da associazioni ambientaliste, risale a un anno fa, al maggio 2010, quando si contavano istanze per progetti aggiuntivi per oltre 70.000 megawatt. Vorrei quindi sapere se abbiate dati aggiornati rispetto a questa problematica.
Vorrei chiedervi infine se abbiate effettuato una valutazione in base alle previsioni del PAN dell'apporto che la realizzazione di questo obiettivo in ambito eolico avrebbe rispetto ai consumi finali di energia. Grazie.

ERMETE REALACCI. Vorrei evidenziare un punto critico. Prima, però mi permetto di fare un piccolo richiamo: non vi mettete a fare confronti con il solare perché questo metodo non conviene a nessuno e oltretutto, se prendiamo come riferimento la Germania, questa ha più vento e meno sole di noi, quindi c'è un problema di tarare i contributi sulla base della ventosità dei differenti Paesi.
Considero l'eolico una fonte interessante, ma anche sull'impatto andrei cauto perché è sbagliato dire che sia più o meno impattante, laddove sono impatti di natura diversa. L'eolico ha infatti un impatto paesaggistico percepibile a grande distanza. Personalmente lo difendo a meno che non venga fatto in posti sbagliati, ma ho voluto fare questi rilievi perché nella relazione a volte emerge un'incapacità di cogliere il problema nella sua interezza.
Sono d'accordo sulle critiche alle aste, metodo che non ha funzionato negli altri Paesi e quindi sbagliato, laddove è chiaro il motivo e chi sono i protagonisti e i promotori delle aste in Italia, ma c'è un problema serio, in questo come in altri campi peraltro, che voglio sottolineare. La campagna forsennata e demenziale che è stata condotta contro le rinnovabili, come peraltro è accaduto anche per altre fonti come i cicli combinati a gas, ha avuto come base di partenza l'overbooking di domande rispetto a quelle effettivamente realizzate.


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I dati circolati sull'eolico sono più che doppi rispetto a quelli citati dall'onorevole Zamparutti perché, per esempio, c'è stato un momento in cui in Puglia c'erano 80-90.000 megawatt di richieste di eolico. È chiaro che sono richieste finte come quelle che ci sono sul fotovoltaico.
Vorrei sapere quindi come intendiate bonificare il mercato da simili aspetti che vi danneggiano, perché questi faccendieri che presentano domande non hanno un progetto industriale e vendono il pezzo di carta magari ottenuto con l'amministratore che conoscono meglio. Queste attività hanno poco a che vedere con uno sviluppo della filiera, ma come vi proponete voi di contrastare questo fenomeno.

ALESSANDRO BRATTI. Vorrei conoscere la vostra proposta rispetto al tema dei certificati verdi, fermo restando che il tema delle aste è problematico; capire, cioè, cosa di diverso proponete in un'ottica di calmierazione degli incentivi. Vorrei anche chiedere alla Presidenza se si possa avere il materiale anche in forma elettronica.

PRESIDENTE. Certo, questa è una richiesta che facciamo a tutti.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Cercherò, presidente, di stare nei due minuti, ponendo una sola domanda.
Non entro nel merito di quelli che girano con le bolle, perché i falsi ci sono qui, ci sono nelle concessioni minerarie e nelle concessioni di gas, ove si individuano imprese che non hanno i dovuti requisiti. Forse il legislatore regionale o nazionale dovrebbe pretendere alcune garanzie per partecipare alle gare e, visto che abbiamo fatto l'Albo dei costruttori e abbiamo rivendicato anche quante carriole si debbano avere per fare l'imprenditore edile, sarebbe opportuno regolamentare anche questi settori.
Vorrei sapere se l'ANEV abbia un piano in termini di proiezioni, che porti il costo della produzione dell'energia eolica dentro i parametri concorrenziali rispetto al gas, una proiezione che permetta di stabilire se servano due o tre anni e un certo tipo di investimenti per entrare in concorrenza senza bisogno di contributi, con tutti i vantaggi che questi tipi di energia danno al mercato.

PRESIDENTE. Do la parola al dottor Togni per una breve replica.

SIMONE TOGNI, Segretario generale di ANEV. Sarò breve e prenderò solo un minuto in più per rispondere a quest'ultima domanda, che mi permette di fare una considerazione finale.
Rispetto agli occupati lo studio che l'ANEV con la UIL ha aggiornato proprio nei giorni scorsi ci dice che a fine 2010 il settore eolico aveva 29.000 addetti, di cui 9.000 direttamente assunti per il settore specifico. Mi piace ricordare che l'Italia sull'eolico è esportatrice di tecnologia all'estero e non importa tecnologia al netto delle installazioni.
Per quanto riguarda i costi, non so di Nomisma, ma il GSE non ha certamente indicato novecento ore di funzionamento all'anno (ore/vento) come un valore adeguato a ripagare l'investimento, ma comunque il dato reale del ritorno con gli attuali livelli di remunerazione è zero, nel senso che con l'attuale livello di remunerazione l'eolico non è realizzabile, tanto che le banche da oltre sei mesi - noi l'avevamo anticipato ma qualcuno sorrideva - hanno dichiarato che l'unica rinnovabile che non è finanziabile con il livello attuale degli incentivi è l'eolico, che aveva margini evidentemente inferiori ad altre tecnologie.
In ogni caso, un valore medio per una remunerazione degli investimenti, a incentivo attuale, è di 1.750 ore equivalenti di funzionamento (kilowattora generati diviso la potenza nominale della turbina), quindi intorno alle 6.000 ore di funzionamento e di produzione elettrica.
Per quanto riguarda le istanze, certamente sono molte le domande presentate anche se il loro numero è assolutamente irrilevante ai fini di una programmazione reale. Questo è un mondo molto particolare giacché è evidente che, anche se tutti


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noi qui presenti volessimo fare nello stesso posto un impianto eolico (e lo stesso vale per un impianto solare), solo uno di noi riuscirebbe a farlo davvero. In questo senso le domande presentate sono fra loro alternative dato che occupano un territorio specifico, hanno ad oggetto una sola connessione elettrica. È evidente che nella libera attività imprenditoriale c'è una concorrenza tra i vari operatori, ma si arriva a un rapporto 1:5 e, inoltre, molte domande restano in piedi nonostante l'imprenditore abbia nel frattempo deciso di non realizzare l'investimento perché nel frattempo il livello di redditività è calato.
Tuttavia, poiché l'elevato numero delle domande è un problema soprattutto per noi, fin da otto anni fa abbiamo chiesto e sei anni fa abbiamo ottenuto dal GSE che le domande decadessero dopo due anni dall'ottenimento della qualifica IAFR (Qualificazione degli Impianti Alimentati a Fonti Rinnovabili) che dà diritto all'incentivo, ma questo non è bastato a far pulizia se non marginalmente. Abbiamo quindi chiesto e concordato con Terna Spa di porre garanzie sulle domande, senza le quali venisse a cadere l'iniziativa. Abbiamo chiesto, ma non c'è stato concesso, che questo fosse applicato solo nei casi in cui l'iniziativa passasse di mano, perché un imprenditore che volesse invece realizzarle da sé avrebbe avuto solo un danno economico. Come sapete, però, l'Autorità ha trasformato questa garanzia rendendola addirittura annuale, il TAR l'ha sospesa ritenendola illegittima. Dopo aver parlato personalmente con Terna Spa qualche giorno fa, riteniamo che si possa arrivare a una reindividuazione di oneri e fideiussioni che sgombrerebbero il campo dalla miriade di progetti non seriamente industriali, cosa che dovrebbe risolvere a breve anche questo aspetto.
Sugli impatti non vogliamo esprimere alcun confronto con il fotovoltaico in termini negativi, ma, visto che le rinnovabili non sono tutte uguali, bisogna uscire dall'ipocrisia di considerarle tutte uguali.

ERMETE REALACCI. Sì, però, se tu metti la superficie e un altro mette l'altezza...

SIMONE TOGNI, Segretario generale di ANEV. È giustissimo, ma nella convocazione della Commissione mi è stato chiesto con specifico riferimento di evidenziare gli aspetti impattanti da un punto di vista fisico.
Siamo i primi ad avere autodenunciato l'impatto paesaggistico dell'eolico, che peraltro esiste in qualsiasi tipo di infrastruttura energetica e non, e ad autoregolamentarlo, però le rinnovabili non sono tutte uguali e quelli che ho riferito sono dati reali di occupazione fisica del territorio. Così anche per quanto riguarda il potenziale, ovviamente la Germania ha meno sole ma anche meno vento.
La nostra proposta sugli incentivi è quella di ridurli o meglio stabilizzarli. Avremmo sposato la vostra proposta di stabilizzazione al 15 per cento di taglio del valore nominale del certificato verde, ma questo non è stato accettato e il Governo l'ha portato al 22 per cento. Secondo noi questo livello deve essere da subito stabilizzato come valore per il periodo anche successivo come livello di stabilizzazione e su questo deve esserci un décalage che dovrebbe seguire il miglioramento della tecnologia per i nuovi impianti, quindi legato all'anno di entrata in esercizio, per arrivare a una parità con il costo dell'energia sulla rete che stimiamo potrebbe avvenire al 2020 (non metto le mani avanti).
Una parte importantissima di costo che l'Italia sopporta nelle rinnovabili, che si ripercuote poi negativamente sull'incentivo, è infatti dovuta alla burocrazia e a una serie di farraginosità che i nostri impianti subiscono, che è stata perfettamente evidenziata da due studi pubblicati dall'Università Bocconi qualche giorno fa e dall'IREX Althesys questa mattina, che evidenziano come l'Italia abbia gli incentivi e i costi più alti per l'eolico, ma come in Italia l'incentivo sia meno remunerante di tutti gli altri Paesi europei sull'eolico.


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Per quanto riguarda le gare, in base all'esperienza complessiva come associazione di categoria segnaliamo al legislatore che nel mondo non hanno funzionato ma sarei molto contento se in Italia potessimo essere i primi a far funzionare un meccanismo di questo genere, per cui come associazione abbiamo proposto di inserire un livello molto alto di accesso alle aste nella prima applicazione, in maniera tale che, nel caso in cui questo meccanismo funzionasse, si possa immediatamente riportarlo ai livelli minimi indicati dal decreto. Al contrario, nel caso in cui ci fossero delle criticità, questo consentirebbe di superarle per poi arrivare a livelli inferiori nel corso dello sviluppo dell'applicazione di questi meccanismi competitivi.
Certamente, se si levano tutti i costi impropri che stimiamo in 40 euro a megawatt ora per i nostri impianti, da qui al 2020 l'eolico potrebbe tranquillamente arrivare alla parità con i livelli della rete e quindi non avere più necessità di incentivi.
Auspicando che questo avvenga, è necessario uniformare i meccanismi di incentivazione per tutte le rinnovabili, in maniera tale da avere chiaro quali sono i livelli degli incentivi perché qualcuno mi dovrebbe spiegare per quale motivo l'eolico a 900 ore non potrebbe essere finanziabile o scelto, se in termini assoluti costa comunque meno e produce più di altre tecnologie per le quali nessuno si pone questo problema.

PRESIDENTE. Ringrazio il dottor Togni per la disponibilità dimostrata e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti dell'Associazione nazionale dell'industria solare fotovoltaica (Assosolare) e dell'Associazione Nazionale Energia Solare Termodinamica (ANEST).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle politiche ambientali in relazione alla produzione di energia da fonti rinnovabili, l'audizione di rappresentanti dell'Associazione nazionale dell'industria solare fotovoltaica (Assosolare) e dell'Associazione Nazionale Energia Solare Termodinamica (ANEST).
Do la parola ai nostri ospiti, ringraziandoli per la sollecitudine con la quale hanno accolto l'invito ad essere presenti oggi.

CESARE FERA, Presidente di ANEST. Ringrazio per l'audizione cui ci avete consentito di partecipare. Vorrei presentare brevemente la nostra associazione che riunisce le aziende interessate al solare termodinamico a concentrazione.
Si tratta di una tecnologia italiana che conosciamo per gli studi del professor Rubbia, per l'impianto di Priolo dell'ENEL, e che concentra con gli specchi l'energia del sole su un tubo che porta il liquido in temperatura e produce energia elettrica in una turbina. Ci sono diversi sistemi con cui può essere fatta la geometria dell'impianto.
I grandi vantaggi sono innanzitutto l'accumulo di energia. Poiché passa dalla forma termica, questo liquido si può tenere in temperatura all'interno di grandi serbatoi e poi può essere utilizzato quando serve, per cui consente di non sovraccaricare la rete e di utilizzare l'energia nel momento del bisogno e questa è caratteristica peculiare fra le energie rinnovabili.
L'altro aspetto interessante è che c'è una filiera interamente italiana di questa tecnologia, peraltro agli esordi. Ci sono ancora pochi impianti nel mondo, i leader sono Spagna, Stati Uniti e l'Italia si colloca tra il terzo e il quinto posto al mondo. È importante il sostegno a queste aziende che stanno facendo un grosso sforzo di ricerca e di applicazione della ricerca Oggi i costi di questa energia sono ancora alti come quelli di qualunque energia al suo esordio, ma sono destinati a scendere con la produzione industriale delle componenti e con le installazioni numericamente importanti di questi impianti.
Oltre alla produzione di energia che questi impianti solari termodinamici possono fare, c'è anche la produzione di


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calore, perché hanno la caratteristica di produrre energia termica a temperatura maggiore del termico tradizionale, cioè non ai 70-80 gradi del solare termico ma ai 100, 120, 150, 200 gradi necessari per una moltitudine di processi industriali e anche per il raffrescamento, che è un altro dei punti chiave dell'ultimo decreto sulle rinnovabili che può consentire grossi risparmi energetici.
Gli impianti oggi esistenti sono quello di Priolo in Sicilia e diversi impianti di varie dimensioni in via di autorizzazione, che verranno realizzati nei prossimi due o tre anni.
Esiste un decreto del 2008 (il cosiddetto «conto energia per il solare termodinamico») che incentiva questa forma di energia, di cui chiediamo qualche ritocco perché in questi tre anni non ha consentito di costruire impianti. Si tratta di ritocchi di tipo tecnico, perché il decreto ha una durata abbastanza limitata, non incentiva i piccoli impianti e obbliga all'accumulo che per gli impianti piccoli può essere oneroso. Formuliamo quindi alcune richieste per garantire questa opportunità per il sistema industriale che noi vediamo essere la terza fonte di sviluppo dell'occupazione come è stato l'eolico negli anni Novanta e il fotovoltaico negli ultimi anni, per cui il prossimo può essere il solare termodinamico a concentrazione.
Gli studi del settore fatti dal Politecnico di Milano e da società di consulenza ipotizzano 200.000 posti di lavoro nei prossimi dieci anni per arrivare fino a 2 milioni di posti lavoro nel 2050. Dipenderà dalle nostre scelte italiane quanti di questi 2 milioni di posti di lavoro previsti nel mondo saranno in Italia, quanti in Europa e quanti nel resto del mondo.
È un'opportunità che l'Italia ha l'occasione di cogliere perché ha nel suo Paese sia la possibilità di applicarlo nel sud Italia, sia quella di industrializzare e fare ricerca nel resto d'Italia, basti pensare al progetto Desertec a cui è arrivata la Germania, che è costretta a sviluppare la tecnologia in Germania e ad applicarla in nord Africa, perché non è come il fotovoltaico che anche in Germania produce: ha bisogno di più sole del fotovoltaico, per cui va benissimo il sud Italia.
All'interno del nostro Paese, quindi, abbiamo tutto per poter fare e sviluppare questa tecnologia e per partecipare come protagonisti al Desertec e alle applicazioni industriali.
Concludo rapidamente con i punti chiave necessari, a nostro avviso, per sviluppare questo settore. Il primo è il miglioramento del decreto esistente che, come dicevo, abbiamo sollecitato in diverse occasioni, che implica un allungamento dei termini (oggi finisce al 2012, ma chiediamo che arrivi al 2015), ha avuto tempi di sviluppo più lunghi di altre tecnologie proprio perché si cerca di fare una tecnologia italiana, che quindi richiede più tempo della semplice installazione e gestione di un impianto.
Chiediamo inoltre di favorire gli impianti minori, perché oggi la tecnologia è competitiva su impianti di dimensioni importanti (30-50 megawatt), ma favorendo i piccoli si ha il duplice vantaggio di aprire il numero di aziende che possano essere interessate...

PRESIDENTE. Scusi se la interrompo, ma quel numero di megawatt per quanti ettari?

CESARE FERA, Presidente di ANEST. Più o meno come il fotovoltaico, per cui 1 megawatt per 1 ettaro, poi dipende se è Stirling o meno.
Preciso, peraltro, che per l'Italia non vediamo migliaia e migliaia di megawatt: auspichiamo un certo numero di megawatt, che consenta lo sviluppo e il testaggio della tecnologia, che poi possa essere esportata sull'esempio della Danimarca sull'eolico. La Danimarca ha fatto solo 3.000 megawatt di eolico ma adesso 1 turbina su 4 nel mondo è danese, quindi c'è stato un importante sviluppo e un'esportazione della tecnologia danese.
Emerge quindi l'esigenza dell'aiuto ai piccoli impianti con una tariffa leggermente superiore a quelli grandi, evitando l'obbligo dell'accumulo, e di consentire


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l'accesso alla tecnologia del dish stirling, che attualmente non è considerata nelle ipotesi dell'attuale decreto.
Il secondo punto è il tema relativo alla richiesta dell'erogazione dei fondi per quanto riguarda Industria 2015. Ben due progetti da circa 12 milioni ciascuno sono stati approvati due anni fa nell'ambito di Industria 2015 su due diversi settori di ricerca e, nonostante siano stati rendicontati, i fondi non sono ancora stati erogati.
Questo è importante perché ci stiamo giocando la partita con la Spagna e con gli Stati Uniti: dobbiamo essere rapidi nella ricerca perché, se facciamo queste attività tra tre o quattro anni, abbiamo perso un'occasione.
Riteniamo altresì importante per lo sviluppo del settore e per raggiungere l'obiettivo del 17 per cento l'introduzione di un meccanismo di incentivazione per la produzione di energia termica per usi civili e industriali. Oltre alla produzione di calore ad alta temperatura (400-500 gradi) per fare energia elettrica, si può produrre anche energia termica.
Siamo infine disponibili a introdurre un sistema di incentivazione premiante per impianti per cogenerazione (elettricità, calore e freddo) per edifici industriali e aree residenziali, che viene già applicato in diversi Paesi d'Europa, per impianti a terra sospesi, che permettano la coltivazione del suolo sottostante con colture a basso bisogno di fotosintesi, la revisione dell'incentivo sulla base della diminuzione dei costi industriali di produzione ogni quinquennio, eventuale ribasso e tariffe non retroattivi, ma solo per i nuovi impianti in grado di garantire la diminuzione dei costi, e infine supporto alle iniziative di promozione della tecnologia italiana all'estero.
Ad esempio il Marocco, Paese che crede molto in questa tecnologia, ha fatto un bando per 500 megawatt, al quale hanno partecipato più di 180 imprese, e nella short list cui siamo arrivati oggi è presente anche l'Enel. Ringrazio per l'attenzione.

GIANNI CHIANETTA, Presidente di Assosolare. Sarò molto breve. Vorremmo distribuire un documento in bozza, di cui faremo un aggiornamento definitivo che riporterà già i primi commenti sulla bozza del Quarto conto energia che sta circolando e che osiamo già definire scandalosa.
Il Ministro Romani ci ha ascoltato per pura gentilezza, ma in realtà di fatto non ci ha ascoltato, e questa bozza è distante anni luce dalla posizione dell'associazione, che è l'unica associazione industriale italiana dedicata esclusivamente all'energia elettrica da fonte solare e che è iscritta a Confindustria Energia e ad EPIA (Associazione europea dell'industria del fotovoltaico), ma con un pensiero e una struttura assolutamente autonomi.
Tengo a sottolineare che per quanto riguarda gli incentivi del fotovoltaico l'Italia è partita in ritardo rispetto alla Germania, dopo ben cinque anni, e per questo l'obiettivo del Governo già nel 2005 era quello di creare degli incentivi che permettessero di recuperare il tempo perduto e anche di compensare con incentivi più alti rispetto alla Germania le problematiche e i costi maggiori, che riguardano la burocrazia e tutta la filiera, a partire dalle stesse installazioni. In Italia, infatti, non ci sono le esperienze e le economie di scala della Germania, che fa 7 gigawatt all'anno.
Questi incentivi avevano quindi creato il mercato crescente che il Governo, anzi, i Governi succedutisi dal 2005 volevano e che si è ottenuto, finché non è arrivata la falciatura del decreto Romani, che non ha tenuto conto degli investimenti in essere, delle raccomandazioni della Comunità europea sulla stabilità di cui qualunque mercato industriale ha bisogno, a maggior ragione un mercato come quello del fotovoltaico che è in continua evoluzione.
Abbiamo rappresentato al Ministro Romani che un'ulteriore riduzione delle tariffe rispetto a quella già prevista dal Terzo conto energia per un ulteriore 10 per cento di riduzione nel 2011 aggiuntivo al circa 27 per cento già previsto Terzo conto energia non era sostenibile dall'industria italiana. Tra l'altro, abbiamo fatto il Terzo conto energia dopo otto mesi di lavoro con dello stesso Ministero, con


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questo Governo, avendo esaminato esattamente i tassi di rendimento delle imprese. Che adesso quindi si parli di riduzioni superiori a questi valori ci lascia molto perplessi sui reali interessi del Governo.
Abbiamo parlato di riduzioni anche nel 2012 non superiori al 20 per cento sempre nell'ottica di consentire un transitorio fino al 2013 e un adeguamento «morbido» perché parliamo comunque di riduzioni che si aggiungono ed erano già previste dal Terzo conto energia per arrivare a un meccanismo alla tedesca e consentire alle imprese di adeguarsi e di abbassare ulteriormente i costi.
Le riduzioni riportate nella bozza di decreto circolata proprio questa mattina sono veramente insostenibili e sono un modo trasversale di indurre a non fare più impianti sopra i 200 chilowatt. Non sono tutelati gli impianti «a tetto» oltre a quegli «a terreno»; ci chiediamo il perché di questo accanimento contro impianti su terreni non di pregio, senza destinazione agricola, quindi contro una fetta importante del marcato del fotovoltaico, che più velocemente ci può consentire di raggiungere i volumi necessari al conseguimento dell'obiettivo europeo del 20/20/20.
Abbiamo portato come esempio un'azienda iscritta alla nostra associazione, che è un'azienda assolutamente italiana, un player mondiale, l'Elettronica Santerno Spa che è dedicata agli impianti medio-grandi, a dimostrazione del fatto che in Italia non ci sono solo aziende italiane che puntano a impianti medio piccoli.
Ci chiediamo perché il Governo continui a non tutelare le serre fotovoltaiche vere. Abbiamo proposto sistemi per distinguere le serre fotovoltaiche vere da quelle non vere, giacché sono un bel compromesso tra agricoltura e industria.
Si tratta di un sistema che nella bozza del decreto del Quarto conto energia introduce una gestione e un meccanismo dei tetti (cap) ingestibile dall'industria perché causa incertezze, non consente i finanziamenti. Le riduzioni altissime degli incentivi e i cap con un meccanismo complesso producono un blocco totale nel mercato, che è già in essere in questo momento.
Domani ci saranno manifestazioni di piazza dei sindacati e dei lavoratori, a dimostrazione di un'occupazione che in Italia è veramente a rischio.

MARCO TECCHIO, Componente del Comitato direttivo di Assosolare. Buongiorno, sono l'amministratore delegato di Elettronica Santerno Spa, azienda del gruppo Carraro che lavora storicamente nell'elettronica di potenza, in particolare per le energie rinnovabili.
Il senso della nostra presenza è solo quello di testimoniare che esiste una filiera italiana industriale, cioè produttori di tecnologia e di componenti per il fotovoltaico in particolare, ma in generale per le energie rinnovabili, che è molto più importante di quanto emerso dalla comunicazione negli ultimi due mesi.
Come tutti i nostri amici competitor quali il gruppo Bonfiglioli, il gruppo Maccaferri, Siel e altri, siamo storicamente conosciuti e attivi nel settore dell'elettronica di potenza e soprattutto forti nelle taglie medio-grandi.
L'effetto di questa struttura del Quarto conto energia circolata questa notte, che però riporta considerazioni già veicolate dal Ministero nelle scorse settimane, è particolarmente dannoso per l'industria manifatturiera italiana, che è particolarmente capace in questo segmento e che su questo ha giocato la propria capacità di internazionalizzare il business.
Noi siamo attivi in Italia e all'estero, siamo in fase di crescita all'estero ma naturalmente abbiamo bisogno di un mercato domestico sano, regolare, con tariffe corrette e ragionevoli, che ci consenta di crescere come è successo ai nostri amici tedeschi negli ultimi dieci anni.
Se in questa fase ci viene a mancare completamente il marcato domestico, si interrompe anche la nostra capacità di conquistare l'estero, laddove il fotovoltaico oggi sta crescendo soprattutto nei Paesi non europei quali Nord America, India e


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Cina, dove gli impianti sono quasi tutti di grande taglia e le tecnologie sono quelle che noi italiani abbiamo.
Possiamo giocare bene la partita anche in competizione con gli amici tedeschi, ma non nella situazione delineata dal nuovo conto energia.
L'operazione industriale strategica che la Germania ha fatto dichiarando i limiti al 2020 e al 2050 rispettivamente di 56 gigawatt e di 80 per cento da fonte rinnovabile nel 2050 consente a tutta l'industria tedesca di sviluppare le tecnologie necessarie a gestire le smart grid in anticipo rispetto agli altri Paesi del mondo, e quella è una tecnologia ancora più strategica della generazione dell'energia, perché sarà l'unica che abiliterà una generazione distribuita fatta in modo intelligente e tecnologicamente sostenibile.
La Germania sta quindi di nuovo conquistando terreno rispetto a noi e agli altri competitor.

GIANNI CHIANETTA, Presidente di Assosolare. Come Assosolare, ovviamente ci vediamo costretti, nonostante la volontà di trovare un compromesso ma non essendo stati ascoltati dal Governo, a rappresentare le imprese italiane appellandoci all'incostituzionalità del decreto stesso. Al mio fianco c'è il Segretario generale, avvocato Marchini, che si prenderà carico di questa iniziativa. Purtroppo siamo costretti ad adire le vie legali, cosa di cui ci dispiace molto.

PRESIDENTE. Do ora la parola ai deputati che intendano porre quesiti o formulare osservazioni.

ERMETE REALACCI. Non commento la bozza del decreto Romani e condivido il giudizio che su di esso avete dato. Se posso dire, è colpa anche di Confindustria. Voi fate parte di Confindustria e questo è un provvedimento fatto sulla pressione di precisi interessi che hanno nomi e cognomi e la testa rivolta indietro. Dopo di che, è vero, il Governo ha le sue grandi responsabilità. Condivido tutte le cose dette, conosco le aziende, conosco la proiezione internazionale che alcune delle aziende italiane (penso a quelle che lavorano sull'inverter) stanno avendo, ma vorrei porre una questione sul solare termico.
Conosco bene la vicenda del progetto Desertec e so bene che questo è il motivo per cui una grande azienda tedesca è entrata in una qualificata azienda italiana. Vorrei sapere se a vostro avviso la presenza italiana in questo progetto sia adeguata, perché ho l'impressione che ancora non ci siamo.
Bisogna capire quale sarà l'evoluzione della crisi in atto nei Paesi della sponda sud del Mediterraneo, ma paradossalmente se, come tutti ci auguriamo, si affacciassero in quell'area governi democratici, l'offerta di tecnologie che noi possiamo dare potrebbe essere parte di una nuova partnership economica con quei Paesi e non solo con quei Paesi.
Mi pare che sull'operazione Desertec la presenza italiana, salvo un po' di Enel Green Power Spa, sia ancora troppo ridotta.

GIANNI CHIANETTA, Presidente di Assosolare. Sì, hanno aderito Enel Green Power Spa e Terna Spa al progetto Desertec, che è ancora in fase preliminare - si sono riunite banche e aziende - ma è sicuramente valido perché di lunghissimo periodo, con la visione strategica della Germania da cui è partito tutto. Iniziamo a muoverci oggi con un programma a dieci o a quindici anni che sviluppa tecnologie nelle installazioni.
Ci auguriamo che altre aziende italiane aderiscano, ma non è l'unico progetto: ce ne sono altri in Marocco, in Spagna e in Italia, progetti che le aziende italiane possono seguire.

ALDO DI BIAGIO. Sono particolarmente interessato al progetto di sviluppo della filiera del solare, in particolar modo quello termodinamico, e ai riflessi costruttivi che questo può avere sul tessuto economico del nostro Paese.
Come lei afferma, l'Italia ha tutti gli ingredienti per essere il capofila in questo settore produttivo e nello sviluppo di tecnologia


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adeguata. Mi rendo conto però che su questo versante molto spetta alle istituzioni che sono state carenti.
Voglio cogliere quindi le preoccupazioni di Assosolare che mi sento di condividere anche a nome del mio Gruppo. Ho ritenuto particolarmente interessante il contributo di una realtà in prima linea contro le lacune e la superficialità del decreto Romani, bacchettato dal Commissario europeo Oettinger lo scorso 15 aprile. Vi siamo vicini e credo che la vostra sia una battaglia delle buone ragioni.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Vorrei chiedere se abbiate fatto una valutazione sull'impatto della sanatoria contenuta nel decreto-legge «salva Alcoa», quindi che cosa abbia determinato in termini di aumenti di domande presentate per impianti da fotovoltaico.
Ho letto dichiarazioni di Assosolare davvero impattanti rispetto al dato occupazionale, giacché avete parlato di 120.000 addetti. Vorrei conoscere il numero degli occupati diretti nel settore del fotovoltaico e sapere se a vostro avviso uno sviluppo del «fotovoltaico integrato» piuttosto che «a terra» avrebbe in termini occupazionali ricadute maggiori.
Quanto allo sviluppo della filiera italiana, indubbiamente il settore degli inverter è importantissimo, anche se credo che il suo sviluppo non sia legato soltanto al fotovoltaico.
Desidero però sottolineare - poi magari mi smentirete - i dati relativi a quanto importiamo dall'estero per il fotovoltaico: silicio, che è la componente base, importato al 90 per cento, celle e moduli importati al 45 per cento, componenti e tecnologie al 28 per cento. Credo dunque che il nostro punto di forza sia piuttosto quello dell'installazione, fatto salvo il settore degli inverter che, proprio per l'importanza che ricopre, avrebbe bisogno di una politica industriale di tutt'altro segno e di tutt'altro rilievo rispetto appunto alle sue potenzialità.

GUIDO DUSSIN. Vorrei porre solo una domanda e mi dispiace non essere stato presente prima a causa di un ritardo aereo. Vorrei sapere quale è la previsione di Assosolare in ordine all'ammontare del costo complessivo degli incentivi alle rinnovabili (che si traduce in aumenti della bolletta dell'elettricità a carico dei cittadini), che secondo alcuni si aggirerebbe sui 6-6,5 miliardi di euro, perché, se ci fosse già una stima abbastanza precisa su questo punto, allora potremmo valutare bene tutti gli altri aspetti.
Aggiungo che, come Commissione parlamentare, al momento dell'esame dello schema di decreto legislativo di recepimento della direttiva comunitaria sulle fonti rinnovabili avevamo trattato l'argomento e avevamo dato un parere giudicato in modo ampiamente positivo da tutti i gruppi parlamentari. A dire il vero, non abbiamo ricevuto grandi sostegni dagli operatori del settore in quella occasione e ci siamo dovuti «arrangiare» da soli, come Commissione ambiente, anche per cercare di influenzare la Commissione attività produttive, quindi da un certo punto di vista noi ci sentiamo a posto.
Successivamente, abbiamo presentato una mozione che è stata discussa e approvata dall'Assemblea della Camera e anche in quella occasione ci siamo dovuti «arrangiare».
Da questo punto di vista, dico che noi ci siamo dissociati dalle scelte del Ministro Romani, ma - lo dico con rammarico - ci siamo dovuti «arrangiare» da soli. Ora tutti gli amici veneti vengono a trovarci e magari vanno a trovare anche l'assessore di Padova o quello del piccolo comune.
Io credo, invece, che ci debbano essere dei punti di riferimento, a livello di Governo ma anche a livello parlamentare. Ribadisco che c'è una Commissione parlamentare che all'unanimità e in modo trasversale si è impegnata nel vostro settore, e credo che i punti di riferimento dovrebbero essere tenuti in considerazione anche perché ogni tanto la politica fa anche il suo ruolo. Nell'ambito del Parlamento vi dico dunque, anche a futuro impegno, che qui trovate un punto di riferimento: qui c'è una buona collaborazione


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fra i colleghi e anche se io parlo per una parte politica mi sento di dire che questo impegno è stato trasversale.
Vorrei sapere, infine, per quale data voi prevediate il raggiungimento della grid parity. Concludo, quindi, precisando che - nell'ambito degli impegni assunti in sede europea (il cosiddetto «pacchetto 20/20/20», che indica valori medi riferiti al consumo complessivo di energia in tutti i Paesi dell'Unione Europea) - all'Italia non è stato assegnato l'obiettivo del 20 ma solo del 17 per cento di aumento dell'energia prodotta da fonti rinnovabili.

ALESSANDRO BRATTI. Vorrei esprimere molto velocemente due considerazioni. È vero che, come rilevato dall'onorevole Guido Dussin, questa Commissione aveva lavorato in maniera unitaria in occasione dell'esame dello schema di decreto legislativo presentato dal Governo per il recepimento della direttiva comunitaria sulle fonti rinnovabili, ma purtroppo in quel testo non si parlava né di tetti né di togliere al 31 maggio gli incentivi. È quindi evidente che la discussione vera non si è fatta, per cui tutto quel che ha detto il collega va bene, ma, purtroppo, il Governo ha fatto un'altra scelta e, come ricordato dall'onorevole Realacci, una parte del mondo dell'impresa probabilmente ha pressato di più e l'ha avuta vinta.
Questo dimostra ancora una volta che c'è un Governo che non governa, perché credo che un Governo che mette contro due tipologie di impresa diverse non faccia il proprio mestiere.
Visto che anche nel Quarto conto energia - dovremmo farla nostra come preoccupazione - si pone il tema, con riferimento ai grandi impianti, di non andare in contrasto con l'agricoltura e, quindi, di non utilizzare grandi estensioni di terreno (per quanto tutto ciò sia molto discutibile), mi chiedo però perché, con riferimento agli impianti di media dimensione - visto che, come è stato segnalato, possono riguardare aree industriali, tetti, magazzini, e non necessariamente una singola casa - questi impianti, pur essendo medi o medio-piccoli debbano essere penalizzati per quel che riguarda il livello degli incentivi.
Vorrei chiedere quindi - mi scuso ma non riuscirò ad ascoltare la risposta - quanto la fetta di mercato dei medi impianti potrebbe essere interessante.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Sono stato stimolato dai colleghi. In occasione dell'esame dello schema di decreto legislativo di recepimento della direttiva comunitaria sulle fonti rinnovabili, come Commissione abbiamo discusso, ragionato e mediato con il Governo, perché non è vero che il Parlamento è una cosa e il Governo un'altra. La verità è che il Governo se n'è infischiato e probabilmente, anziché mediare con la Commissione ambiente e con la Commissione attività produttive, voleva prenderci in giro e ci ha preso in giro. Questo è il senso vero di quello che è successo! Perché, altrimenti, il Governo avrebbe semplicemente potuto ascoltare e alla fine dire: «Bene, prenderemo le nostre decisioni nelle sedi istituzionali».
Ma non è questo che mi preoccupa maggiormente. Quello che più mi preoccupa, come Parlamento, è che stiamo dando dei segnali negativi non tanto sul raggiungimento degli obiettivi che l'Europa ci ha dato (che siano il 20/20/17 o il 20/20/20 non cambia niente perché ciò che conta realmente sono i dati di oggi, che sono molto lontani da quei numeri), quanto, invece, a una filiera produttiva che è in crescita, in espansione e in proiezione avrebbe anche la possibilità - e l'ha dimostrato - di poter rientrare con i costi di produzione dell'energia in termini concorrenziali sul mercato. Non so a chi dia fastidio questo, ma, se non abbiamo il coraggio di sostenere in concreto chi effettivamente ha avuto il coraggio di investire e credere a un settore nuovo come era questo, allora poco serve parlare.
Io non ho ancora visto il testo del nuovo decreto Romani e quindi tirerò le conclusioni quando saremo in grado di leggerne almeno la bozza, però, se è così come annunciato dagli amici di Assosolare,


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la situazione è veramente grave e credo che sarà opportuno prendere ulteriori iniziative parlamentari.

RAFFAELLA MARIANI. Intervengo intanto per informare i colleghi che non avessero visto le agenzie come noi che il Governo ha presentato al Senato un emendamento abrogativo delle norme che consentono la costruzione dei nuovi impianti nucleari. Dico questo perché se è vero che ci troviamo di fronte a un Governo che un giorno dice una cosa e il giorno dopo ne dice un'altra, anche su un tema così delicato e importante come quello del nucleare, penso comunque che rispetto alla bozza del nuovo decreto Romani che sta circolando in queste ore noi siamo ancora in grado di dire la nostra. Infatti, con la mozione votata all'unanimità dall'Assemblea della Camera nella seduta del 16 marzo 2011, citata dall'onorevole Guido Dussin, il Governo si era impegnato a predisporre un nuovo decreto che tenesse conto dei paletti fissati nella stessa mozione e questo è il preciso mandato che il Parlamento ha dato al Governo.
Oggi, quindi, ci facciamo carico di verificare la bozza del nuovo decreto e se i paletti che il Parlamento intero ha posto con l'approvazione della citata mozione siano stati rispettati. Certo, la credibilità del Governo per quanto ci riguarda è pari a zero e che queste non sono parole gettate al vento dall'opposizione è dimostrato dall'emendamento governativo sul nucleare presentato oggi al Senato.
La nostra preoccupazione è anche che si sfati un argomento che ho sentito recitare anche oggi qui riguardo al fatto che l'industria manifatturiera italiana non sarebbe coinvolta nello sviluppo di questo settore. Questa è la cosa che pur essendo la più difficile da dimostrare rischia di entrare nella vulgata generale secondo la quale nel settore delle fonti rinnovabili stiamo importando tutto dagli altri Paesi e stiamo solo installando impianti.
Da questo punto di vista, dovremmo fare ogni sforzo per garantire il massimo di informazione in termini di forza lavoro, di imprese coinvolte e di aziende interessate in tutto il Paese, perché dobbiamo sfatare sia la vulgata sul «costo in bolletta» delle rinnovabili che quest'ultimo aspetto che non tiene conto di tutti coloro che lavorano in questo settore, anche escludendo gli installatori.

PRESIDENTE. Do la parola ai rappresentanti di ANEST e Assosolare per la replica.

CESARE FERA, Presidente di ANEST. È particolarmente sentito l'ultimo intervento per noi per l'importanza che diamo alla costruzione di una filiera produttiva nazionale, anche in termini di occupazione che si crea in Italia. Però questo si fa con una politica di lungo periodo - non si può fare un decreto sul fotovoltaico e aspettarsi che si crei tutta una filiera in un anno - e con un piano come quello che noi chiediamo per il solare termodinamico, che sostenga la ricerca, l'applicazione e lo sviluppo, che crei una filiera italiana che produca in Italia ed esporti all'estero.
Chiediamo una prospettiva di medio periodo, non un incentivo per i prossimi due anni ma un piano strategico sull'energia nel solare termodinamico.
Sul progetto Desertec lascio la parola al responsabile della Commissione tecnica di ANEST, ingegner Maccari.

AUGUSTO MACCARI, Componente della Commissione tecnica di ANEST. L'opportunità non solo per la nostra tecnologia, ma anche per la tecnologia fotovoltaica nel bacino del Mediterraneo è enorme.
Probabilmente c'è bisogno di una presenza più importante, non tanto dal punto di vista industriale perché le industrie stanno crescendo e si stanno attrezzando per fare queste cose. Il problema di utilizzare questa interconnessione tra le due sponde del Mediterraneo è un problema politico, perché servono le infrastrutture politiche, diplomatiche e commerciali affinché questo avvenga. Non è un problema solo di presenza industriale.


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Probabilmente, in questo settore sarebbe necessaria una presenza più attiva del nostro Governo. È vero, Desertec è un'iniziativa industriale degli spagnoli e dei tedeschi, è a numero chiuso e quindi non vi possono accedere tutte le aziende, ma ci sono altri strumenti come, ad esempio, il Piano Solare Mediterraneo dell'Unione per il Mediterraneo (UpM), in cui sono previste azioni di alto livello politico. In questa sede, una maggiore presenza del Governo potrebbe sicuramente agevolare una penetrazione delle nostre industrie e creare i presupposti affinché questa ulteriore connessione tra le due sponde del Mediterraneo diventi una realtà non solo politica, ma anche industriale ed energetica.

GIANNI CHIANETTA, Presidente di Assosolare. Rispondo brevemente alla corretta sollecitazione dell'onorevole Realacci a proposito della posizione di Assosolare, che è in Confindustria (federata a Confindustria Energia) ma è l'unica associazione autonoma e in quanto tale non è nel gruppo di lavoro che, purtroppo, essendo all'interno di una federazione in conflitto di interessi, ha determinato la scelta finale di Confindustria.
Assosolare si è dissociata formalmente per iscritto da questa scelta, e ha avuto il potere di farlo in quanto associazione autonoma nei confronti di Confindustria, mandando una lettera alla presidente Marcegaglia e al Governo. Prendiamo quindi le distanze dalle scelte fatte da Confindustria e lo abbiamo fatto ufficialmente anche in Confindustria per quello che rappresentiamo.
L'onorevole Zamparutti citava la sanatoria del decreto-legge «salva Alcoa». In realtà, la vicenda dell'Alcoa è stata una strumentalizzazione del Governo per dire che bisognava intervenire, ma come avevamo anticipato si sta rivelando uno strumento di comunicazione, tanto che ad oggi dei quattro gigawatt dichiarati se ne sono collegati meno di uno.
Quanto ai dati sull'occupazione nel settore, rispondo che gli occupati diretti sono circa 20.000, mentre gli indiretti arrivano al numero di cui si parlava, che è in forte in forte crescita.
Siamo d'accordo che c'è molto da fare sul versante degli impianti integrati tanto che come Assolare abbiamo cercato di promuovere tutti i premi per l'integrazione e l'innovazione tecnologica, ma i volumi si fanno sia sugli impianti «a terra», sia sugli impianti «a tetto», qualora ovviamente quelli «a terra» non siano realizzati su terreni agricoli di pregio, e voglio ricordare che l'obiettivo del più 17 per cento di energia da fonti rinnovabili è un obiettivo minimo per un Paese come l'Italia dove il fotovoltaico è stato anche sottostimato. Se, infatti, la Germania parla di oltre 50 gigawatt, parlare di 8 gigawatt in un Paese che ha una forte esigenza di autonomia energetica è veramente ridicolo.
Per quanto riguarda le importazioni anche i dati del Politecnico dimostrano che è nata una filiera produttiva italiana molto importante, in cui ad esempio per gli inverter soltanto il 24 per cento è stato prodotto dall'esterno, mentre per i moduli il 42 per cento è importato e grosse aziende italiane ormai fanno assemblaggio in Italia e anche celle. L'azienda manifatturiera italiana era insomma emergente l'anno scorso o due anni fa e cominciava a consolidarsi perché, non dimentichiamolo, prima si crea il mercato e poi nasce l'industria. Se però arriva la falce, questa industria ovviamente muore sul nascere.
Il peso del pannello è stato sempre demonizzato, ma il pannello pesa circa un terzo del costo complessivo dell'impianto, mentre i due terzi spettano a tutto ciò che va al di là del pannello, che per la maggior parte viene fatto in Italia, e circa il 30 per cento del pannello è il costo della burocrazia in Italia. Su questo bisogna intervenire perché è veramente scandaloso che il 30 per cento del pannello sia il costo della burocrazia in Italia.

FRANCESCA MARCHINI, Segretario generale di Assosolare. Sarò velocissima. Il tema del pannello è fondamentale per la crescita della filiera italiana sul modulo.


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È necessario fare un confronto con quello che succede nell'import asiatico, perché quello è il tema e non ci sono solo i cinesi ma anche i coreani stanno arrivando sul mercato. È evidente che questi signori godono di enormi vantaggi per quanto riguarda sia la mano d'opera che le loro tasse di esportazione, che sono estremamente facilitanti rispetto al mercato europeo e italiano, quindi ci dobbiamo confrontare con una competitività che non aiuta in questi settori.
Un ulteriore tema è emerso dalla filiera italiana che rappresentiamo. Come italiani, rispondendo a una regolamentazione europea, i nostri moduli, i nostri pannelli, le nostre componenti sono tutti certificati (laddove anche la certificazione ha un costo in termini di tempo, perché richiede circa due mesi, e ha un costo in termini di qualità tecnologica) e questo rende estremamente competitivo il pannello italiano rispetto ai competitori europei, ma lo espone gravemente, al contrario, alla concorrenza dei pannelli cinesi che costano meno ma che non tutti sono di qualità ottima.
Quindi quando si fanno confronti e valutazioni sulle potenzialità della filiera italiana, bisogna considerare anche che siamo appena nati, che c'è una competizione asiatica sempre più agguerrita e che c'è un tema di qualità, riconosciuto e imposto a livello europeo, che noi vogliamo rispettare - perché anche questo fa la differenza -, ma che ha un costo e che quindi deve essere minimamente sostenuto, come è successo in Germania, in Spagna e in Francia, dove tutti riconoscono che c'è un minimo di tempo tecnico per lo sviluppo e il consolidamento di una filiera produttiva nazionale.
Per quanto riguarda il tema dei paletti evidenziato dall'onorevole Mariani, vorrei segnalare che anche nel decreto attuale (Terzo conto energia) manca il «termine di grazia» che sono quattordici mesi. Questo è quello che determina nel periodo transitorio il tema dell'incostituzionalità: non c'è tutela dei diritti acquisiti, il che si esprimerà come abbiamo già scritto nel documento in una doppia angolazione, violazione dell'articolo 41 della Costituzione e violazione della legge delega cui faceva riferimento l'onorevole Mariani.
Questo Governo anche in questo contesto ha dimostrato di essere indifferente agli appelli delle Camere nei pareri e nelle mozioni, e questo deve essere un problema eminentemente politico e istituzionale che denunceremo.

GIANNI CHIANETTA, Presidente di Assosolare. Le ultime risposte all'onorevole Guido Dussin sul costo in bolletta. Stiamo parlando di 60 centesimi di euro al chilowattora per quanto riguarda il 2010 e con tutto il provvedimento «salva Alcoa» siamo sotto i 2 euro in bolletta, quindi non stiamo parlando di cifre stratosferiche.
Il monte incentivi su cui vogliamo puntare è rappresentato dai famosi 6-7 miliardi al 2016, e nella relazione abbiamo dimostrato che comunque con la gradualità di cui parliamo arriviamo proprio a quella cifra.
Quanto alla grid parity è ovvio che, se si interrompe come sta avvenendo in Italia con questo nuovo decreto il mercato, non so quando arriveremo alla grid parity perché è evidente che non si potrà raggiungere l'economia di scala di cui parlavamo.
Condivido, infine, le considerazioni dell'onorevole Bratti sul fatto che la bozza del nuovo decreto che sta circolando è assolutamente non in linea con quanto dichiarato dal Ministro Romani se è vero che abbiamo riduzioni sino al 60 per cento degli incentivi nel 2012 rispetto al 2010. Ma voi credete davvero che l'industria possa i ridurre i costi del 60 per cento in un anno e mezzo? Questo è veramente fuori da ogni logica e quindi, evidentemente, siamo di fronte ad una strategia precisa: ma allora era meglio dirlo chiaramente che si voleva bocciare il fotovoltaico in Italia, nonostante la moratoria sul nucleare.

MARCO TECCHIO, Componente del Comitato direttivo di Assosolare. Scusate, solo un rapido flash sul problema dell'occupazione del territorio, cui sono personalmente


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contrario, però vi invito a leggere l'ultima pagina del documento che vi abbiamo consegnato.
Si tratta di percentuali irrisorie di terreni non destinati ad uso agricolo anche nell'ipotesi di fare solo impianti a terra fino al cap dei 23 gigawatt indicato dal Ministero dello sviluppo economico a un numero più alto in cui speriamo. Siamo sempre allo zero virgola qualcosa, quindi è un falso tema nella sostanza e nel merito oltre che nella forma.

PRESIDENTE. Ringrazio gli auditi per la disponibilità dimostrata e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti di Asso Energie Future.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle politiche ambientali in relazione alla produzione di energia da fonti rinnovabili, l'audizione di rappresentanti di Asso Energie Future.
Ringrazio gli auditi per la sollecitudine con la quale hanno accolto l'invito ad essere presenti oggi e do subito la parola al dottor Buglisi, segretario generale di Asso Energie Future.

GAETANO BUGLISI, Segretario generale di Asso Energie Future. Desidero in primo luogo ringraziare dell'ospitalità e della possibilità che avete dato a un'associazione di categoria, che ormai non ha più ragion d'essere, di essere ascoltata. Non ha più ragion d'essere l'associazione di categoria e un'intera categoria produttiva che si era formata negli ultimi anni. Io personalmente dal 2003 ho diversificato alcune attività che avevo nel campo delle telecomunicazioni in un settore che mi aveva convinto per due elementi: un elemento di prospettiva industriale ed economica e però anche - come molte volte si dice, si lavora anche con uno spirito etico sottostante - il pensiero di poter contribuire a limitare le emissioni di CO2 e a creare un sistema di produzione dell'energia più democratico e più distribuito.
Ma in queste ultime ore ho capito, dopo aver letto la bozza del nuovo decreto Romani (Quarto conto energia)...Scusatemi, non riesco...

PRESIDENTE. Dottor Pugliesi, se ha bisogno di un momento di pausa... Consideri, in ogni caso, che la Commissione ha piacere di continuare ad ascoltarla.

GAETANO BUGLISI, Segretario generale di Asso Energie Future. Grazie, scusatemi. Io non so quanti di voi si stanno rendendo conto che in questo Paese sta succedendo un disastro. Un disastro che non è dato dall'azzeramento di migliaia e migliaia di posti di lavori, ma è dato dalla perdita assoluta di fiducia degli italiani verso questo Paese. Lasciamo stare quello che pensano all'estero dell'Italia, ma c'è una disaffezione che si sta diffondendo in Italia in maniera esponenziale ora dopo ora, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, dopo l'emanazione di un decreto legislativo che ha leso la certezza del diritto, le aspettative e gli investimenti fatti a fronte di una legge e di un decreto attuativo che questo stesso Governo aveva fatto qualche mese fa e che non è mai entrato in vigore.
Il Terzo conto energia - non voglio ripetere quanto sicuramente già detto dai colleghi - doveva infatti entrare in vigore il 1o gennaio di quest'anno, ma non abbiamo avuto la fortuna di vederlo applicato.
Si sta assistendo, inoltre, al rafforzamento di una posizione dominante di Enel Spa e di Terna Spa, che sono stati i veri speculatori di questo settore. Terna Spa - vi prego di metterlo a verbale - è riuscita a connettere e a mettere in esercizio impianti per oltre 140 megawatt in meno di nove mesi: a nessun operatore del settore è permesso in meno di nove mesi neanche avere una risposta da parte di Enel Spa. I 210 milioni di plusvalenza che l'Amministratore delegato di Terna Spa ha dichiarato ai giornali fatti in meno di nove mesi rappresentano la più grande speculazione del settore.


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Per carità, andrà anche bene, sono società partecipate dal Tesoro, però mi chiedo: chi sono gli speculatori? Davvero pensiamo che sono coloro che hanno investito, hanno creduto, hanno assunto gente, ingegneri, giovani e che oggi si trovano messi per strada da un decreto che rafforza un oligopolio di Enel Spa e di Terna Spa che stanno continuando a proliferare per mantenere l'energia centralizzata, distribuita a livello centrale.
Vogliamo continuare in cinque persone in una stanza a decidere come le comunità locali si debbano approvvigionare di energia nei prossimi venti anni? Cinque persone in una stanza stanno decidendo del futuro dell'approvvigionamento di energia, mentre in questo Paese si era creata, involontariamente, perché questo Governo l'aveva sottovalutata, l'espansione di un'energia democratica diffusa e distribuita, per cui milioni di persone avrebbero potuto produrre energia in maniera democratica.
Stiamo assistendo, tra l'altro, a una mistificazione della realtà. Tutti i media, dalla carta stampata alla televisione, continuano a dire che il fotovoltaico è caro, che gli incentivi sono esagerati. Ma il fotovoltaico costa meno della metà delle fonti fossili e delle fonti tradizionali, perché gli incentivi veri in questo Paese non vengono dati alle fonti rinnovabili: gli incentivi veri in questo Paese vengono dati alle fonti fossili.
Nel momento in cui io faccio un impianto fotovoltaico devo acquistare un terreno, devo creare la strada d'accesso e realizzare il collegamento elettrico. Le centrali tradizionali di Enel Spa come di Gaz de France Spa hanno i terreni demaniali, le strade e i gasdotti fatti. In Italia i gasdotti vengono finanziati con i soldi del CIPE, in Italia le agevolazioni e i contributi della legge n. 488 del 1992 vengono erogati anche al repowering di centrali tradizionali.
Se inseriamo questi costi nel costo della produzione dell'energia elettrica, allora diventa sbilanciato. Probabilmente mi sto sfogando perché gestisco un'azienda di 40 persone e questa mattina in assemblea ho dovuto licenziarne 36 per liquidare le società che abbiamo.
Una delle società che amministro aveva come scopo la ingegnerizzazione di impianti fotovoltaici, ma oggi non lo possiamo fare più: non abbiamo più l'oggetto sociale. Avevamo creato, metaforicamente, un ristorante al quale oggi è stata tolta la licenza di somministrazione degli alimenti per decreto, in un momento in cui il settore stava crescendo.
Capisco che ci può essere un problema nazionale perché sono convinto che, se in Italia proliferano questi impianti fotovoltaici, che per me sono «democratici», Enel Produzione fallisce, perché questo è il vero problema: Enel Produzione non può permettersi l'allacciamento e la messa in rete di decine di megawatt di impianti fotovoltaici e ogni giorno assistiamo a fatti diretti e indiretti che impediscono scientemente questo fatto.
La bozza del nuovo decreto Romani pubblicata oggi non fa altro che confermare questo. Il fatto che gli incentivi debbono essere concessi a condizione che Enel Spa certifichi il fine dei lavori è un rafforzamento...

PRESIDENTE. Do ora la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti e formulare osservazioni.

ERMETE REALACCI. Capisco lo sfogo e la difficoltà della giornata. Bisogna però avere anche il senso del luogo dove ci si trova e delle cose che sono state fatte perché credo che, se l'associazione da lei rappresentata, che io conosco e stimo, non è un'associazione superficiale, sa quali sono i documenti che sono venuti fuori dal Parlamento, quali sono le mozioni parlamentari e quindi sa che si sta rapportando a un luogo che ha espresso quelle posizioni.
A noi è utile che voi mettiate anche per iscritto le cose, perché onestamente l'idea dei complotti generali non ci aiuta a combattere le scelte sbagliate e noi pensiamo che si sia stata una scelta profondamente sbagliata quella del decreto Romani, così come è venuta fuori.


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La bozza del nuovo decreto Romani che circola non risponde né alle cose che il Parlamento aveva chiesto prima, con i pareri sullo schema di decreto legislativo di recepimento della direttiva comunitaria sulle fonti rinnovabili, né alle cose che ha chiesto dopo, con l'approvazione della mozione parlamentare del 16 marzo scorso. Dopodiché dico due cose, e lo dico in quanto persona che ha seguito questa vicenda sin dall'inizio: la prima è che lo sviluppo di questi fonti non è stato casuale perché gli incentivi, così come sono stati finora, furono voluti dal centrosinistra quando era al Governo sapendo bene che l'obiettivo era proprio quello di far nascere questo settore industriale; la seconda cosa che voglio dire è che bisogna sapere che ci sono interessi in contrasto che vanno equilibrati. In tal senso, ritengo ad esempio che sia stato un errore quello di non abbassare gli incentivi per tempo, perché il dimezzamento del costo dei pannelli era avvenuto anche prima e purtroppo non si è operato nella direzione di renderlo chiaro. Noi combatteremo contro la soluzione presentata dal Ministro Romani, che rischia di azzerare tutto, come evidenziato anche da altre associazioni, perché sono molte le associazioni che operano in questo settore, forse troppe.

GAETANO BUGLISI, Segretario generale di Asso Energie Future. Noi siamo gli unici non iscritti a Confindustria...

ERMETE REALACCI. No, non è così, ci sono anche altre associazioni. Bisogna essere precisi in queste cose perché altrimenti non si è credibili.
Noi opereremo per cercare di bloccare questa bozza del nuovo decreto Romani, però è assolutamente importante che il settore parli con una voce sola e individui la direzione perché non si può rimanere fermi rispetto all'evoluzione della vicenda complessiva.
Siamo in un momento difficile però - lo dico a persona che so essere intelligente - nei momenti difficili bisogna avere i nervi saldi, perché altrimenti non si cambiano le cose.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Chiedo scusa, capisco che i tempi sono stretti ma è anche vero che abbiamo chiesto noi di poter fare un'indagine conoscitiva in questo settore, anche se qualcuno nutriva dei dubbi in proposito.
Credo però che quanto sta avvenendo ed è avvenuto in questi due mesi in questa materia debba far riflettere tutti, dagli operatori del settore al Parlamento, perché il Governo ha seguito i lavori delle Commissioni congiunte quando abbiamo espresso i pareri sullo schema di decreto legislativo di recepimento della direttiva comunitaria sulle fonti rinnovabili, ha mediato fra le posizioni del Parlamento (e sembrava convinto di questo), in realtà ha fatto tutt'altro in sede di emanazione definitiva del provvedimento, salvo poi impegnarsi a rivedere il proprio provvedimento, ma purtroppo non abbiamo ancora il testo ufficiale del nuovo decreto Romani e speriamo di averlo presto.
È devastante spegnere le aspettative di una programmazione mai partita anche se annunciata, presentata in Europa e fatta approvare, che ha stimolato in settori non facili dopo una crisi economico-finanziaria gli imprenditori a buttarsi in termini di risorse, laddove quando si fa ricerca o sperimentazione le risorse sono anche più significative perché all'inizio non c'è il capitolo entrata.
Spegnere qualsiasi aspettativa in questa maniera mi pare irriverente. Se è a vero che al Senato c'è un tentativo di emendamento per non portare davanti ai cittadini la questione nucleare, se prima i Ministri Romani e Scajola si erano inventati di tutto e di più per dire che l'unica cosa economica, vantaggiosa, pulita, a zero emissioni di CO2 era il nucleare, e adesso questa aspettativa viene totalmente rigettata, il Governo dovrebbe prendere in seria considerazione non solo il problema dell'approvvigionamento energetico, ma il rilancio di una filiera produttiva complessa come quella delle rinnovabili, che è l'unica che stava dando posti di lavoro nuovi e di un certo livello, in quanto vi venivano inseriti tecnici e ingegneri, per i quali l'esperienza in Italia non mancava.


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Rimango esterrefatto e mi dispiace che il Governo non abbia messo la testa sul lavoro portato avanti dalla Commissione per capire la situazione. Tra l'altro, il Governo ha avuto la possibilità di incontrare prima le associazioni di categoria. Non so se sia stata una vetrina perché la prassi obbliga a sentirli, per poi fare come si vuole, e non credo che le associazioni siano andate a raccontare cose totalmente sballate rispetto a quanto abbiamo sentito questa mattina qui, altrimenti dovremmo pensare che ci sono due mondi diversi e che noi ne sentiamo uno e il Governo ne senta un altro che non si capisce quale sia.
A questo punto auspico che il Governo venga al più presto a rendere comunicazioni in Parlamento su questa vicenda .

PRESIDENTE. Do ora la parola al dottor Buglisi per una breve replica.

GAETANO BUGLISI, Segretario generale di Asso Energie Future. Vi chiedo scusa per lo sfogo perché sicuramente ho esagerato nei toni. Ho seguito i lavori parlamentari sia alla Commissione della Camera - l'onorevole Guido Dussin ne può essere testimone - che al Senato.
Ho iniziato il mio discorso dicendo che questo Governo ha esagerato e, se posso esprimere l'opinione di uno che tiene tanto a questo Paese, ha esagerato anche nei confronti delle Commissioni parlamentari e dei due rami del Parlamento: ha fatto un provvedimento governativo che è completamente in eccesso di delega. L'onorevole Realacci ha dichiarato che dobbiamo scriverlo, ma io l'ho denunciato e sono il primo firmatario del ricorso di infrazione del Governo italiano alla Comunità europea.
La lettera del Commissario per l'energia in Europa Gunther Oettinger «bacchetta» il Ministro Romani immaginando molta confusione negli uffici ministeriali, dichiarando che i suoi sono disponibili e raccomandando al Governo italiano di fare un provvedimento che incentivi e indirizzi verso il raggiungimento dell'obiettivo indicato in sede europea. Si tratta di una lettera durissima, datata 14 aprile 2011, che nel suo contenuto è veramente rigida.
Se questo è vero, allora è vero che il Governo ha fatto un provvedimento non tenendo conto delle condizioni e delle osservazioni espresse dalle Commissioni ambiente e attività produttive della Camera e del Senato, ed è vero che il Governo ha fatto orecchie da mercante con tutte le associazioni tranne alcune, perché se è giusto come diceva l'onorevole Realacci di non fare di tutt'erba un fascio, è tuttavia notorio che ci sia qualche associazione nata sotto Assoelettrica e molto influenzata da alcuni grandi produttori di energia tradizionale, tanto è vero che nelle scorse settimane tali associazioni hanno subìto anche le defezioni di alcuni soci sostenitori e associati che si sono allontanati denunciando un complotto con il Ministero dello sviluppo economico...

FRANCO STRADELLA. Ma non è possibile continuare a sentire queste cose ...

PRESIDENTE. Lasciamogli, comunque, esprimere la sua opinione.

GAETANO BUGLISI, Segretario generale di Asso Energie Future. Ritengo che il Ministro Romani vi abbia offeso perché non ha prestato ascolto a nessuna delle vostre proposte emendative (Commenti).
Ritengo che un noto esponente del vostro Governo abbia detto che il decreto è stato scritto dall'Enel: l'onorevole Miccichè lo ha detto in un'intervista. Se la prenda con lui, io sono solo un signore che questa mattina ha licenziato 40 persone perché questo Governo, sulla base di un provvedimento fatto solo quattro mesi fa, aveva dato una prospettiva di tre anni a un settore e io sulla base di quella prospettiva ho convinto azionisti a investire milioni di euro e ci siamo impegnati...

PRESIDENTE. Però, dottor Buglisi, dobbiamo cercare di uscire da questa polemica.

GAETANO BUGLISI, Segretario generale di Asso Energie Future. Non è una


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polemica. Che esista un disegno è inequivocabile, perché non c'è bisogno di questa premura. Se è vero che sul nucleare il Ministro Romani ha detto: «Dopo Fukushima prendiamoci un anno di pausa» e che è stato fatto un decreto-legge nell'ottica di rafforzare l'Agenzia per la sicurezza nucleare, sarebbe auspicabile che il Governo si prendesse un anno di pausa anche sulle rinnovabili e ci desse un anno di moratoria. Cosa stiamo chiedendo di più se non che il Governo rispetti ciò che ha detto? Non può dire: «Faccio il nucleare, blocco le rinnovabili» e poi: «Prendiamoci un anno di tempo per il nucleare e non facciamo le rinnovabili».

PRESIDENTE. Dottor Buglisi, i termini di un'indagine conoscitiva sono diversi da questo modo di argomentare. La ringrazio, comunque, per la disponibilità dimostrata e dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 14,35.

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