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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione VIII
5.
Mercoledì 27 aprile 2011
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Tortoli Roberto, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE POLITICHE AMBIENTALI IN RELAZIONE ALLA PRODUZIONE DI ENERGIA DA FONTI RINNOVABILI

Audizione di rappresentanti di Terna Spa:

Tortoli Roberto, Presidente ... 3 5 8 10
Bratti Alessandro (PD) ... 8
Cattaneo Flavio, Amministratore delegato di Terna Spa ... 3 8 10
Margiotta Salvatore (PD) ... 5
Piffari Sergio Michele (IdV) ... 7
Realacci Ermete (PD) ... 6 10
Zamparutti Elisabetta (PD) ... 7

ALLEGATO: Documentazione consegnata dai rappresentanti di Terna Spa ... 11
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Futuro e Libertà per l’Italia: FLI; Italia dei Valori: IdV; Iniziativa Responsabile (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione): IR; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.

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COMMISSIONE VIII
AMBIENTE, TERRITORIO E LAVORI PUBBLICI

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di mercoledì 27 aprile 2011


Pag. 3

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
ROBERTO TORTOLI

La seduta comincia alle 15,15.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Audizione di rappresentanti di Terna Spa.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle politiche ambientali in relazione alla produzione di energia da fonti rinnovabili, l'audizione di rappresentanti di Terna Spa.
Sono presenti il dottor Flavio Cattaneo, amministratore delegato, il dottor Stefano Conti, direttore degli affari istituzionali, il dottor Gianni Buttitta, direttore delle relazioni esterne e comunicazione.
Nell'autorizzare la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata (vedi allegato), do subito la parola al dottor Flavio Cattaneo, amministratore delegato di Terna Spa.

FLAVIO CATTANEO, Amministratore delegato di Terna Spa. Grazie, presidente, e buongiorno a tutti. Il documento che abbiamo provveduto a distribuire a tutti agli onorevoli commissari, redatto in base al programma dell'indagine conoscitiva da voi deliberata, vede a pagina 2 lo scenario di previsione del fabbisogno elettrico in Italia. Il risultato del consumo confermato sul 2010 parla di 326 terawattora. Ricordiamo che il picco storico raggiunto nel 2008, pressoché uguale a quello del 2007, era di 340 terawattora. Quindi in base alle nostre previsioni raggiungeremo lo stesso consumo del 2008 nel 2014: le previsioni arrivano poi al 2020, con un dato di 370 terawattora, ma - com'è noto - le previsioni più le si allungano e più si sbagliano.
Nella pagina successiva c'è la suddivisione dei consumi: il rapporto vede ancora nella stragrande maggioranza le fonti tradizionali e il gas per lo più con il 52 per cento con un totale del 74-75, le rinnovabili al 25-26 per cento considerando che l'idroelettrico, da sempre presente, è buona parte, un 18,5 per cento stabile. Nei vecchi studi cambiano le percentuali perché riducendo il consumo queste aumentano, ma in termini assoluti poco è cambiato. Oltretutto, per quanto riguarda il fotovoltaico, nel 2011 si avrà la parte un po' più cospicua e l'eolico sarà intorno al 3 per cento.
Nella pagina successiva ci sono le richieste di concessione già rilasciate da Terna. Si tratta, quindi, degli impianti da fonti rinnovabili superiori ai 10 megawatt - vi ricordo che questi sono quelli che fanno richiesta a Terna, gli altri fanno richiesta alla distribuzione, ENEL, ACEA, A2A in base alla dislocazione - che vedono una potenza totale di 131.725 megawatt. È chiaro, come vedete, che sul rapporto di potenza massima di poco più di 56.000 megawatt siamo a oltre il doppio, anche se una potenza tradizionale non


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è sommabile o raffrontabile con una rinnovabile per la differenza del numero di ore e anche di generazione.
Diciamo, comunque, che esiste una forte richiesta. Se, poi, si analizza quanto viene realizzato, si vede però che pochissime di queste iniziative vedono la luce per problemi finanziari, tecnici, operativi, per cui possiamo dire che c'è una forte discrepanza tra le richieste di connessione già rilasciate e quanto viene realizzato.
Quanto all'iter di connessione, ricordiamo che Terna Spa deve concedere la connessione a chiunque ne faccia richiesta, previa definizione (fra produttore e Terna Spa) della soluzione di connessione in attuazione della delibera dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas. Definita la soluzione di connessione, l'impresa presenta l'istanza per l'autorizzazione unica alla regione o alla provincia a seconda dell'impianto, ottenuta la quale l'impresa avvia i lavori per la costruzione dell'impianto e, contestualmente, con la stessa autorizzazione, Terna Spa avvia quelli delle opere di rete necessari. Ciò è possibile grazie all'autorizzazione unica, per la quale ci siamo sempre battuti affinché non venisse modificata sul piano della legislazione, perché garantisce impianti veri e che non si crei un meccanismo di mercato delle autorizzazioni senza una reale operatività.
Quello citato, di 130.000 megawatt di richieste di connessione, è un numero irreale. Questo ha generato anche un ingorgo in regioni e province nello smaltire le pratiche di autorizzazione che si è tramutato in «numeri al lotto» anche sul tema degli incentivi, con paure rispetto a un possibile boom e al relativo costo. In realtà, molte di queste richieste creano solo una gran confusione, un caos burocratico, ma nella sostanza solo una piccola percentuale vede la luce.
Il quadro normativo è quello che conoscete e non c'è, a nostro parere, la necessità di ulteriore legiferazione in merito, ma di attuare le regole già definite. Nella pagina successiva trovate il nostro suggerimento all'Autorità per l'energia elettrica e il gas, che peraltro ha previsto la prestazione di una garanzia finanziaria. Da un certo punto di vista, infatti, bisogna vedere quante di queste richieste di connessione diventano anche di autorizzazione. Bisogna capire, cioè, quanta gente vuole investire e ha capacità finanziaria e quanto, invece, è un mercato surrettizio che si traduce solo nella vendita di fogli di carta.
Terna Spa è competente per gli impianti uguali o superiore ai 10 megawatt, gli altri sono di competenza delle reti elettriche di distribuzione (ENEL, ACEA, A2A, eccetera). Terna Spa registra come potenza i due terzi del totale.
A pagina 10 ci permettiamo di suggerire che: la formula dell'autorizzazione unica funziona perché, oltre ad autorizzare l'impianto di energia rinnovabile, autorizza anche le opere necessarie, e quindi non si creano cattedrali nel deserto, cioè impianti non connessi che godono di incentivi e neanche forniscono una vera presenza di energia rinnovabile; dà attuazione alla soluzione di connessione che deve essere allegata all'istanza di autorizzazione a pena di improcedibilità (in questo caso parliamo degli impianti precedenti e quindi della parte di richieste che oggi ingorga); contribuisce a ridurre il quantitativo di energia non prodotta dagli impianti intermittenti.
Abbiamo effettuato anche una verifica sull'ultimo anno, che vedete nella pagina successiva: il trend di evoluzione della mancata produzione eolica con l'autorizzazione unica è sceso notevolmente, si è quasi dimezzato. I dati dimostrano, che così si sfoltisce tutto il fittizio per avere una situazione molto più realistica e affidabile sia dal punto di vista imprenditoriale, sia della gestione della rete e del sistema, garantendo così numeri su cui ipotizzare pianificazioni.
Abbiamo investito tanto. Pensate che dal 2005, epoca e anno di nascita di Terna Spa, al 2010, gli investimenti sulla rete si sono moltiplicati di cinque volte, anche con le problematicità che tutti conoscete nell'ottenere le necessarie autorizzazioni e, inoltre, con le resistenze di alcuni soggetti che prima chiedevano investimenti sulla


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rete e poi si lamentano degli investimenti programmati perché le strozzature della rete avevano creato anche situazioni di particolare beneficio che con l'implemento della rete stessa si riducono, per cui gli stessi soggetti mettono due vestiti a seconda della situazione che si crea.
Nella pagina successiva, vedete le opere entrate in servizio dal 2005 al 2011 su tutto il territorio. Sono tantissime: sommando, infatti, queste cifre arriviamo a investimenti già fatti per quasi 5 miliardi di euro. Molte delle varie strozzature sono state «sbottigliate», ci sono grandi opere come quella per la Sardegna o quella che sta per partire per la Sicilia, ma anche opere minori a grosso impatto, come la Turbigo-Rho, la S. Fiorano-Robbia e altre ancora, opere che sono state per molti anni richieste dal sistema. Molte altre opere saranno realizzate, perché dal 2011 al 2020 destineremo 7,5 miliardi di euro a investimenti e sviluppo. Questo dovrebbe colmare interamente il gap tra il nostro e gli altri Paesi europei - con i primi della classe, non sulla media - e consentirà di avere una maggiore capacità di import, stimato tra 3.000 e 6.000 megawatt, diminuzione delle perdite di energia per 1,2 miliardi di chilowattora l'anno e riduzione delle congestioni tra 4.000 e 8.000 megawatt. Tutto questo, tradotto in soldi, significa più di un miliardo di risparmio all'anno, così come abbiamo fatto nei cinque anni precedenti. Vorrei ricordare, infatti, che solo dell'incentivo al dispacciamento i risparmi per il sistema sono stati circa un miliardo nei due anni precedenti, come è stato fatto sulle opere già in essere e funzionanti sul sistema. Questo significa comunque anche capex (capital expenditure), e quindi aumento della capacità produttiva e lavoro.
L'avanzamento degli investimenti a oggi vede 3,3 miliardi di euro in concertazione, quindi all'inizio dell'iter autorizzativo, 2,1 miliardi in autorizzazione, quindi alla fine dell'iter, e 2,1 miliardi in realizzazione, quindi già nella fase costruttiva. Anche per quanto riguarda le interconnessioni siamo in fase autorizzativa o realizzativa per quanto riguarda la Francia e autorizzativa per quanto riguarda il Montenegro. Per la Tunisia gli eventi politici recenti hanno modificato lo scenario internazionale, mentre siamo in progettazione sulla nuova linea con la Slovenia.
Concludendo, ancora volta chiediamo che i tempi delle autorizzazioni siano confermati, che l'azione di pressing su regioni, province e tutte le autonomie locali continui affinché il processo autorizzativo si sveltisca e che non ci si ammorbidisca - come avete potuto vedere, i risultati sono stati più che eccellenti - sull'autorizzazione unica, perché sono tangibili i benefici e realistici i dati, che consentono una pianificazione più dettagliata.

PRESIDENTE. Do ora la parola ai deputati che intendano porre quesiti o formulare osservazioni.

SALVATORE MARGIOTTA. Vorrei porre due questioni flash, una per acquisire un parere di Terna Spa su una problematica e un'altra, invece, che riguarda direttamente le attività di Terna Spa.
A pagina 6 molto giustamente denunciate che gli oltre 130.000 megawatt di richieste di connessione costituiscono un dato irreale, poi precisate che ciò avviene soprattutto in sette regioni del Mezzogiorno. La mia opinione, tuttavia, è che questo non accade perché lì ci sia la pratica della truffa, ma solo perché, ovviamente, sono le regioni più vocate per realizzare impianti eolici e fotovoltaici, come ci ha dimostrato il GSE. Faccio la precisazione perché sul punto c'è già stata qualche discussione in Commissione.
Riconosco che si tratta, in ogni caso, di un problema importante, se è vero che operatori seri si trovano in difficoltà nell'ottenere autorizzazioni perché gli uffici sono intasati di richieste. Su come risolvere questa situazione vorrei saperne di più perché non mi è sembrato di cogliere nella relazione un suggerimento concreto.
La seconda questione, invece, attiene alle attività di Terna Spa. Sappiamo che gli operatori che devono realizzare un impianto


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importante, per esempio un impianto eolico - non cito casi concreti ma potrei farlo -, sono tenuti a realizzare delle sotto-stazioni e perché ciò avvenga c'è necessità che Terna Spa dia il parere, segua tutte le pratiche, e in alcuni casi prende in carico degli elettrodotti e li realizza. Su queste procedure i grandi operatori italiani - non parlo di quello che si è messo a fare l'impianto eolico dalla sera alla mattina -, ritengono che i tempi siano molto lunghi, cioè che uno dei colli di imbuto nella realizzazione di impianti per fonti rinnovabili sia anche rappresentato da questo iter autorizzativo che fa capo a Terna Spa, secondo cui gli operatori devono presentare il progetto, Terna Spa deve approvarlo e così via. Tutta questa fase, secondo operatori importanti del settore, ha delle lungaggini molto evidenti che attengono anche al lavoro di Terna Spa.

ERMETE REALACCI. Alcune questioni sono state poste già dal collega Margiotta. Peraltro, c'è chi sostiene che l'elevato costo degli incentivi in Italia sia legato anche al costo della burocrazia e allora sarebbe il caso che anche Terna Spa spiegasse bene come si fa a ridurre il costo della burocrazia per questi impianti.
Quanto alle questioni che vorrei porre io, come è spiegato nel chiaro materiale che ci avete presentato, vi occupate di interconnessioni da 10 megawatt interconnettendo con le reti di base realizzate dagli operatori, innanzitutto ENEL Spa e, in misura minore, le municipalizzate o affini. Su questo versante, c'è, tuttavia, un problema molto serio legato allo sviluppo delle rinnovabili che è dato dall'esigenza di un nuovo tipo di rete, si parla anche di reti intelligenti, di smart grid: vorremmo sapere Terna Spa come si sta attrezzando in questa direzione e come si interfaccia con le esperienze straniere.
Ricordo, ad esempio, che la Germania ha un piano già presentato, presumibilmente sarà ulteriormente implementato, che prevede di avere nel 2020 circa il 39 per cento di energia elettrica da fonti rinnovabili e la Germania è un Paese che non ha impianti idroelettrici né geotermici; c'è un po' di biogas, ma il grosso è eolico e fotovoltaico. Noi abbiamo meno vento della Germania, ma più idroelettrico, più geotermico e più sole. Vorrei dunque capire come Terna Spa intende attrezzarsi sulla rete di fronte a questo scenario in tempi reali.
Sulle domande di connessione e sulla questione posta dal collega Margiotta di come si fa trovare un meccanismo per ridurre il fenomeno della «sovraprenotazione» vorrei dire questo. Voi sapete che questo fenomeno è ricorrente in Italia. Quando ci fu il decreto «sblocca-centrali», usato soprattutto per i cicli combinati, a un certo punto, in quel caso - il sud è un po' peggio, saranno regioni più vocate, ma ci sono anche più faccendieri - solo la Lombardia aveva domande più o meno pari alla potenza complessiva installata in Italia, ossia c'era una quantità di domande abnorme a causa del mercato delle domande. Capire dunque cosa si può fare per contrastare questo fenomeno è un elemento essenziale sia per la pianificazione sia per difendere gli operatori bravi e così via.
Voi stessi, del resto, avete fatto cassa con le rinnovabili con un'iniziativa anche criticata da molti. Se non sbaglio, avete realizzato 144 megawatt di rinnovabili con un incasso di 644 milioni di euro. È un'iniziativa di cui capisco l'intelligenza, dal punto di vista della gestione aziendale di Terna Spa, ma che appare un po' border line sotto il profilo della missione della società.
In sintesi, si tratta di capire come ci si deve attrezzare per accogliere una quantità maggiore di energia da fonti rinnovabili.
Quanto alla questione delle interconnessioni, ritengo che bisogna capire cosa succederà in nord Africa e quale sarà l'evoluzione di una serie di progetti, a cominciare dal Desertec dei tedeschi, in cui l'Italia, a mio avviso, è troppo poco presente. Secondo me o dobbiamo fare altro o dobbiamo agganciarci a quel progetto perché è impensabile che in quell'area siamo così poco presenti. Inoltre, a me interessa molto anche sapere i tempi


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dell'interconnessione con la Sicilia, la cui mancanza, come è noto, ci costa un mare di soldi - si parla di una cifra fra i 600 e gli 800 milioni di euro, che va a finire soprattutto ad Enel Spa e che grava sulla bolletta degli italiani -, oltre a mantenere in vita vecchi impianti fra i più inquinanti e costosi. Mi interessa molto sapere che obiettivo temporale vi date per completare quell'interconnessione e anche, ma questa è una domanda maliziosa, se nel ritardo hanno pesato soltanto mancanza di fondi e ritardi burocratici o anche interessi di chi voleva tenere in piedi le vecchie centrali.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Ringrazio il dottor Cattaneo per la sintetica relazione e la chiarezza di tanti dati portati in Commissione oggi. Una delle domande che vorrei porre è legata all'efficienza della nostra rete, indipendentemente dall'allaccio delle fonti rinnovabili. In particolare, vorrei sapere se abbiamo ormai superato il problema che qualche anno fa ci ha portato al blackout di mezza Italia proprio per la scarsa capacità di trasporto nord-sud che aveva portato al collasso delle due uniche connessioni tra queste due grandi macroaree?
Vorrei anche sapere se di fatto l'efficienza della rete ha aiutato anche il rinnovo del parco delle centrali. Se la rete, infatti, è efficiente, sicuramente in alcune aree, come ad esempio la Sardegna che ha una nuova rete, si potrà abbandonare impianti a petrolio molto inquinanti, quindi con rese basse rispetto a nuove centrali e nuove tecniche di produzione.
Inoltre, al di là di quello che è avvenuto in questi mesi in Tunisia, e a dispetto dei progetti dei tedeschi o di chiunque voglia sfruttare il sole in Africa, per adesso l'energia elettrica si trasporta ancora attraverso i cavi e dato che la Germania non può spostarsi in Africa dovrà comunque veicolare la sua energia attraverso la dorsale italiana o i Balcani. Io credo che per adesso le migliori garanzie le dia ancora la dorsale italiana e per questo chiedo: gli investimenti di Terna Spa sono anche in funzione di questo? A medio e lungo termine, infatti, i tedeschi non potranno comunque fare a meno della rete italiana per portare al nord Europa l'energia elettrica.
Infine, è vero che dobbiamo valorizzare al massimo le fonti rinnovabili, ma esistono anche un costo e una perdita di potenza nel trasferimento, non solo nel caso in cui non si paghi - non volevo dire «si rubi» - l'energia perché anche lì c'è una perdita di rete piuttosto consistente e anche quella fa parte dell'efficienza del sistema. Ma al di là di questo, chiedo: abbiamo anche calcolato che certi impianti sono utili se sono vicini ai luoghi di consumo? Diversamente, va bene produrre energia elettrica nel deserto, però chilometri di trasferimento hanno dei costi e le reti hanno impatti ambientali. Nessuno adesso vuole entrare in merito all'eventuale danno che possono subire l'ambiente e le persone che vivono nei pressi di queste reti ad alta o ad altissima tensione, ma la migliore efficienza è contenere la distanza fra luoghi di produzione e luoghi consumo dell'energia. Ho visto che nella vostra documentazione è considerata questa distribuzione sul territorio in funzione delle domande per adesso prodotte, ma vorrei sapere se c'è già stata, immagino di sì, una sovrapposizione con l'effettivo consumo e potenziale di crescita del consumo che nella prima slide ci è data come proiezione 2010-2020 di possibili fabbisogni energetici.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Trovo molto importante il dato relativo alla cifra esorbitante di richieste di connessione rispetto alla potenza del sistema elettrico italiano e credo che questo sia un dato su cui la Commissione dovrà assolutamente riflettere nell'ambito di un'indagine conoscitiva, come quella che stiamo svolgendo, legata alla produzione di energia da fonti rinnovabili. La sottolineatura, quindi, è anche in funzione della prosecuzione di questa indagine conoscitiva, che, a mio avviso, non attiene soltanto alla produzione elettrica, per cui mi auguro che siano auditi soggetti che operano anche nel settore delle rinnovabili, non necessariamente


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legate alla produzione di elettricità come finora è avvenuto.
È un dato su cui dovremo riflettere anche perché necessita di un riequilibrio. La cifra altissima che ci fornite, a mio avviso, necessariamente deve passare per una riconsiderazione del sistema delle incentivazioni alle rinnovabili elettriche. È indubbio, infatti, che esplosioni di questo tipo passino anche attraverso quello che voi descrivete come un mercato delle pratiche per le concessioni e le autorizzazioni sovraincentivante.
Dalla vostra importante relazione evinco anche che ci si orienta sempre nell'ottica di una politica di incremento dell'offerta di energia, che sia da fonti tradizionali o che sia da altre fonti, mentre è sempre più necessaria, a mio avviso, una riflessione sul contenimento della domanda di energia perché questo ci consentirebbe di avviare cicli molto più virtuosi di quelli attuali.
Vorrei sapere se esiste una cifra relativa al livello o alla entità di dispersione della rete elettrica italiana. Proprio nell'ottica, infatti, di una maggiore attenzione a quello che già esiste e a come poterne migliorare la redditività, credo che maggiori investimenti sull'efficientamento, non necessariamente sul potenziamento, delle infrastrutture anche elettriche del nostro Paese sarebbe particolarmente importante.

ALESSANDRO BRATTI. Vorrei sapere se, rispetto al tema delle biomasse, avete, e sicuramente lo avete, il dato relativo al numero degli impianti dai 20 megawatt in su allacciati oggi in Italia e qual è la loro distribuzione nel Paese.
Inoltre, vorrei sapere se è possibile avere il vostro materiale anche per via informatica.

PRESIDENTE. Do la parola al dottor Cattaneo per la replica.

FLAVIO CATTANEO, Amministratore delegato di Terna Spa. Inizierei questa serie di risposte fornendovi un dato che credo illustri anche la situazione energetica complessiva. Dico anche che tutti gli interventi hanno una parte non solo di serietà, ma di giustezza, nel senso che ognuno ha una sua parte di ragione parlando di un sistema che ha avuto una liberalizzazione nel corso degli anni, ma che non ha avuto nessuna gestione di pianificazione.
Mi spiego meglio. Gli impianti sono stati realizzati dove si sono ottenute le autorizzazioni, non dove servivano, per cui la Calabria ha montagne di impianti perché concedeva autorizzazioni. È come se un sindaco avesse detto: «Nel mio comune costruite dove volete perché tanto io poi le strade, le fognature ve le porto...». Capite quale caos può derivarne.
Oggi il sistema è un po' meno caotico, anche perché a causa della crisi si è bloccato. Si è dunque cominciato a ragionare, a valutare dove investire, ma, ripeto, in un sistema che ha subìto un forte investimento caotico, e quindi anche un continuo ritardo. In questo senso, Terna Spa non riuscirà mai a superare i problemi se ogni anno vengono creati nuovi problemi.
Ma allora è possibile trovare una soluzione? Certo, purché gli investimenti si facciano quanto meno in termini di pianificazione, nella libertà di mercato ma all'interno di una valutazione dell'efficienza ed efficacia dell'investimento. Allora, in una situazione che vede un Paese che ha già generazione per 90.000 megawatt, con un consumo di 56.000 megawatt: centro dobbiamo tenere conto delle riserve, dei «colli di bottiglia», ecc., ma non è che in Italia non c'è generazione di energia. In questa situazione introduciamo nuove forme di produzione di energia e,sia chiaro, noi siamo favorevoli. Per inciso, abbiamo investito anche nel fotovoltaico e lo rifaremo perché siamo favorevoli alle rinnovabili, e perché la concessione ci consente di farlo. Quel che non possiamo fare, secondo la concessione, è di essere anche generatori. È chiaro, abbiamo venduto, perché facciamo anche impresa, ma abbiamo venduto a investitori internazionali, di cui diciamo di avere tanto bisogno, e qui c'è stato qualcuno che porta 6-700 milioni di euro.


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Si obietta il godimento dell'incentivo, ma esso esiste per realizzare gli impianti, altrimenti si cade in un non senso. Sono tanti, dunque, parlando di aziende gli aspetti da mettere sul tavolo. Servono, ad esempio, la dimensione e la capacità finanziaria. E poi, se un gruppo ha già tanti impianti ad olio o a gas, perché dovrebbe favorire altre fonti di produzione di energia? Cercherà di consumare il suo! E dato che tutte queste cose sono legittime, allora è legittimo anche il nostro investimento, come è legittima la tutela degli interessi di chiunque all'interno della legalità.
Come superiamo questa situazione? Innanzitutto, la rete di Terna Spa è già una smart grid. In termini previsionali, infatti, definiamo il consumo, definiamo la produzione, e quindi già anticipatamente regoliamo la rete. Al contrario, a livello di distribuzione non c'è la smart grid, tant'è vero che la nostra dispersione è dell'1-2 per cento, ma la dispersione della distribuzione è del 5-6 per cento. Questo significa che si immette dentro la rete l'energia e poi si vede quello che si consuma davvero e, se avanza qualcosa, si butta da qualche parte. Ma, attenzione, poi viene pagato tutto, non viene scontato nulla!
Allora, in un sistema così mal regolato, a nostro parere, andrebbero fatte alcune cose. Dal punto di vista della verifica delle richieste di connessione e delle richieste di autorizzazioni, diciamo che se un investitore è serio offre anche garanzie economiche. Diversamente, non è possibile definire a priori se è serio o meno. D'altronde, basterebbe che si dicesse a chi vuole realizzare un impianto, da 20, 30 megawatt o quello che sia, di procedere con una fideiussione. Questo sarebbe già un primo importante discrimine.
Inoltre, per quel che riguarda i presunti ritardi nell'attività di Terna Spa, siamo noi che realizziamo le stazioni, non lo fanno gli operatori. Abbiamo consentito ad alcuni operatori di realizzarne secondo le nostre descrizioni per agevolare. Non solo, quindi, siamo noi a realizzare la rete, ma anche la sotto-stazione e, attenzione, il costo di tutto questo va a finire nel monte tariffe. Allora, anche qui, è possibile dire di pianificare insieme alle regioni un minimo questo tipo di attività; di individuare una cifra indicativa, ma che cerchi anche di distribuire un po' le risorse non solo degli incentivi, ma anche dei costi delle infrastrutture, e quindi garantire efficienza nell'allocazione delle risorse e quindi dei costi del sistema? Ad esempio, è vero che gli impianti fotovoltaici al sud hanno più ragione di esistere che non al nord, ma, viceversa, in alcune regioni, che hanno già un mare di produzione, è inutile incastrarne delle altre perché significa creare altri «colli di bottiglia» e, come abbiamo visto, serve tempo per sbrogliare le matasse.
Noi abbiamo immaginato non solo investimenti delle reti, ma anche il superamento di alcuni nuovi «colli di bottiglia», specialmente nelle piccole o medie generazioni rinnovabili. Siccome, ad esempio, nel rinnovabile va mantenuta la tensione 24 ore su 24, ad ogni megawatt di rinnovabile deve corrispondere un megawatt di tradizionale perché devo avere un back up, devo cioè realizzare reti che mi consentano di tenere tutte e due le generazioni collegate al sistema. Ora, in alcune aree, ed è questo un nostro nuovo investimento che andremo a fare, abbiamo visto che con delle nuove batterie si può ovviare a questo tipo di «collo di bottiglia»: la batteria, infatti, restituisce la stessa energia prodotta da rinnovabile ma non utilizzata (pensiamo alla generazione notturna da eolico che non viene utilizzata ma che può servire a caricare la batteria); oppure posso usare la batteria anche perché mi serve generazione in quell'area per mantenere la tensione, per cui non realizzo una nuova infrastruttura, ma uso l'energia accumulata nella batteria, che in questo caso funziona da energy saving, consentendo un migliore utilizzo di quella energia che sarebbe andata dispersa perché non utilizzata.
Queste batterie hanno la dimensione di un container, ogni batteria vale un megawatt per otto ore di funzionamento per nove ore di ricarica. La durata è di 15 anni e non c'è problema di smaltimento perché, attraverso un accordo internazionale,


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chi le installa le smaltisce anche. Non hanno alcun impatto ambientale: pensate che in un campo di calcio ci stanno 40 batterie, quindi 40 megawatt, se lo facciamo alto sei metri diventano 80 megawatt e, invece che per 8, funziona per 16 ore. Insomma, un impianto delle dimensioni di normale capannone di 6.000 metri quadri, alto 10 metri, genera 40 megawatt per 24 ore o 120 megawatt per 8 ore, con una forte flessibilità, dunque, un basso impatto territoriale e un migliore utilizzo delle infrastrutture.
Si tratta di batterie di tipo NaS, che sono migliori di quelle al litio, studiate al Massachusetts Institute of Technology (MIT). Le abbiamo proposte, il Ministero le ha accettate, adesso dovrà regolamentarle l'Autorità per l'energia elettrica e il gas, ma crediamo che possano sopperire bene. Inoltre, il sistema dei pompaggi interviene sia sui prezzi sia sulla generazione-sistema. Vorrei ricordare che i pompaggi al tempo erano all'interno del Gestore della rete di trasmissione nazionale (GRTN), quindi fanno parte della gestione del sistema, poi sono finiti nella generazione, che non è il loro posto. Da questo punto di vista, quindi, siamo assolutamente in linea.
Sull'interconnessione con la Sicilia, rispondo che abbiamo già fatto gli appalti per il cavo, quindi credo che nel giro di un mese si parta con i lavori. Certo, lo dicevo prima, ogni volta che realizziamo un impianto la situazione non è semplice: noi andiamo dall'amministratore locale e chiediamo l'autorizzazione, ma ci vanno anche altri a segnalare che concederci l'autorizzazione significa chiudere una centrale esistente, presso la quale lavorano 100-200-300 persone che finirebbero per strada. C'è tutto un magma sotto il mondo locale che si muove, e quindi è una coperta corta che scopre un angolo o un altro.
Abbiamo nel nostro piano industriale previsto anche una energy saving company per dare servizi alla pubblica amministrazione sul risparmio energetico. Possiamo dire, dunque, che abbiamo una discreta gestione dal punto di vista dell'attività tradizionale, ma anche che puntiamo molto sulle fonti rinnovabili, nella parte generazione e nella parte saving, quindi nella parte innovativa del settore elettrico, non in quella tradizionalmente conosciuta. Ad esempio stiamo facendo anche delle valutazioni sulle biomasse, che oggi rappresentano il 3 per cento...

ERMETE REALACCI. Ecco, lì tenetevi bassi perché c'è un serio problema di importazione.

FLAVIO CATTANEO, Amministratore delegato di Terna Spa. Ma certo che ci teniamo bassi e comunque sono impianti da 1 megawatt. Comunque, in conclusione, non avendo noi materie prime, dobbiamo pensare ad un mix di produzione di energia da tutte le fonti, con l'aggiunta di interventi di interconnessioni, di energy saving, eccetera.

ERMETE REALACCI. Mi scusi, se insisto: quando risparmiamo gli 800 milioni di euro dalla interconnessione con la Sicilia?

FLAVIO CATTANEO, Amministratore delegato di Terna Spa. Penso che nel 2013 il cavo sarà funzionante.

PRESIDENTE. La ringrazio, dottor Cattaneo, per la disponibilità dimostrata e dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 16.

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