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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione VIII
3.
Giovedì 16 ottobre 2008
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Margiotta Salvatore, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE POLITICHE PER LA TUTELA DEL TERRITORIO, LA DIFESA DEL SUOLO E IL CONTRASTO AGLI INCENDI BOSCHIVI

Audizione di rappresentanti del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco:

Margiotta Salvatore, Presidente ... 3 6 11
Gambardella Antonio, Capo del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco ... 3 8 9 11
Ginoble Tommaso (PD) ... 6
Marantelli Daniele (PD) ... 7 11
Monai Carlo (IdV) ... 8 9
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per l'Autonomia: Misto-MpA; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-Repubblicani: Misto-LD-R.

COMMISSIONE VIII
AMBIENTE, TERRITORIO E LAVORI PUBBLICI

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di giovedì 16 ottobre 2008


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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SALVATORE MARGIOTTA

La seduta comincia alle 9,35.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Audizione di rappresentanti del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle politiche per la tutela del territorio, la difesa del suolo e il contrasto agli incendi boschivi, l'audizione di rappresentanti del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco.
Siamo oggi alla terza audizione nell'ambito di questa indagine conoscitiva; le due precedenti audizioni hanno riguardato il Corpo forestale dello Stato e le regioni. Ricordo, per altro, che già nel mese di agosto - sia pure al di fuori dell'indagine conoscitiva - ci siamo occupati del tema odierno attraverso un'audizione del Capo della Protezione civile, Guido Bertolaso.
Questa mattina abbiamo con noi il capo del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco, l'ingegner Antonio Gambardella, che ringrazio per la presenza e a cui cedo immediatamente la parola.

ANTONIO GAMBARDELLA, Capo del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco. Grazie, presidente, per questa opportunità, che viene data al Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco, di esprimersi sulla vexata quaestio degli incendi boschivi.
L'occasione odierna costituisce un utile momento di riflessione per tirare le somme rispetto all'attività svolta e per un confronto realistico sull'attuale impostazione, da cui far discendere ipotesi migliorative del quadro complessivo, che è sicuramente perfettibile. Per farlo, ritengo utile partire dalla situazione fotografata nella relazione annuale delle sezioni riunite della Corte dei conti, in sede di controllo, relativa al 2007.
Con riferimento alla scorsa campagna incendi boschivi, la Corte dei conti ha messo preliminarmente in risalto le criticità e, in particolare, l'eccessiva frammentazione delle competenze, origine di una proliferazione delle sale operative e la mancata sottoscrizione, fino al 2007, da parte di tutte le regioni - competenti secondo l'attuale quadro normativo, in materia di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi - delle convenzioni con il Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco e con il Corpo forestale dello Stato, attraverso le quali va regolamentato il concorso dello Stato nello spegnimento a terra degli incendi boschivi.
Pur considerando le sopracitate carenze, la Corte non ha mancato, però, di sottolineare come, anche in assenza di convenzioni e di risorse, il Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco riesca, di fatto, a svolgere un ruolo fondamentale nel contrasto agli incendi boschivi.
Sulla base di queste constatazioni, si è comunque operato per migliorare la risposta alle emergenze, al fine di evitare, o


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almeno limitare, che la eccezionale gravità della situazione registrata l'anno passato potesse ripetersi anche nel 2008.
In effetti, quegli scenari non si sono riproposti nel corrente anno. Nel periodo che va dal 15 maggio al 22 settembre 2008, il numero degli interventi del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco per incendi di sterpaglie e campi incolti (che costituiscono l'innesco da cui l'incendio si potrebbe propagare verso aree boschive o verso insediamenti civili, industriali e commerciali) è stato pari a 27.663, contro i 53.284 dello scorso anno, con un abbattimento pari a circa il 50 per cento.
Analoga percentuale di riduzione riguarda gli incendi propriamente di bosco. Guardando ad un arco temporale ancora più ampio, da gennaio a settembre, diminuisce anche la superficie totale percorsa dalle fiamme, che passa da 210.870 ettari nel 2007 agli attuali 37.539: ben l'80 per cento in meno rispetto all'anno precedente.
Nella valutazione di questi dati non si può certo prescindere dalle più favorevoli condizioni meteorologiche, ma i medesimi sono anche il frutto dell'efficacia delle azioni intraprese.
Il Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco ha impiegato, solo per gli incendi boschivi, 140 squadre al giorno, per un impegno quotidiano complessivo di circa 700 unità, alle quali vanno aggiunte le squadre ordinarie che, oltre ai 2.000 interventi di soccorso tecnico urgente mediamente svolti nell'arco delle ventiquattro ore, hanno fornito ausilio per il contrasto agli incendi di interfaccia.
Sono migliaia, quindi, le unità operative e i mezzi del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco che si sono avvicendati anche in questa campagna per la lotta antincendi boschivi.
Al raggiungimento di tali risultati ha contribuito altresì l'introduzione, nel patto per il soccorso, dell'istituto della reperibilità, che ha consentito di avere un maggior numero di unità operative per fronteggiare gli interventi di competenza dei Vigili del Fuoco.
Ha inciso, poi, favorevolmente il completamento del catasto delle aree percorse dal fuoco: la capacità di risposta delle componenti deputate al soccorso è fortemente condizionata da questa attività preventiva, che ha un valore deterrente a causa delle connesse limitazioni previste dalla legge-quadro n. 353 del 2000.
Si deve sottolineare, inoltre, che è notevolmente migliorata la situazione relativa alla predisposizione dei piani di emergenza comunali, specie nell'area del centro-sud, che ne era particolarmente carente.
Riguardo all'imprescindibilità di maggiori sinergie in sede di contrasto, voglio sottolineare l'azione di stimolo effettuata dal Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco per la stipula delle convenzioni con le regioni: ne sono state sottoscritte diciassette e, ad oggi, manca solamente il Veneto.
Tutto questo ha certamente consentito di mettere in campo risorse sensibilmente maggiori per la campagna antincendi boschivi 2008. Le regioni hanno complessivamente stanziato 14.259.314 euro, da destinare al pagamento delle competenze al personale dei Vigili del Fuoco. Nel 2007 le risorse messe a disposizione superavano di poco i 10 milioni di euro.
In proposito, tuttavia, è da evidenziare che l'attuale meccanismo di finanziamento crea grosse difficoltà al Corpo. Gli importi vengono assegnati con almeno un anno di ritardo, il che si traduce in uno sforzo economico che la nostra amministrazione deve sopportare facendo leva sulle proprie capacità economiche, già notoriamente limitate. Quei fondi, per altro, rappresentano solo un ristoro, sufficiente a malapena a pagare le ore di lavoro del personale. Rimangono infatti a carico del dipartimento dei Vigili del Fuoco i costi di gestione degli automezzi, del carburante, delle attrezzature, dei materiali impiegati e dell'utilizzo degli elicotteri. Né si può tralasciare l'esigenza di investire nel potenziamento della sicurezza degli operatori e nell'acquisizione di automezzi adeguati alle particolarità degli scenari in cui le squadre dei Vigili del Fuoco sono chiamate ad operare.
Quale ulteriore fattore migliorativo determinante, devo senz'altro annoverare la sigla di uno specifico protocollo tecnico tra


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il Dicastero dell'interno e il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, avvenuta lo scorso 16 aprile. Sono così state stabilite le linee guida di coordinamento e di intervento a terra dei Vigili del Fuoco e del Corpo forestale dello Stato.
Le due strutture hanno raccordato i loro compiti per consentire la razionalizzazione delle risorse e l'ottimizzazione delle procedure operative, suddividendo gli ambiti di intervento e la direzione tecnica in relazione agli scenari ipotizzati (incendio di bosco e incendio di interfaccia).
Questo protocollo costituisce, dunque, il punto di partenza di un nuovo modello organizzativo sul territorio, rispettoso delle competenze professionali ed istituzionali di ciascuno e idoneo ad assicurare un'efficace lotta ad un fenomeno così grave da incidere sulla sicurezza delle popolazioni e sul tessuto economico e sociale del Paese.
Nel contesto, inoltre, viene valorizzato il coordinamento dei due Corpi, attraverso le sale operative unificate permanenti (SOUP), ma, soprattutto, è contemplata una corretta e rinnovata attenzione per le situazioni di interfaccia, nelle quali il personale del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco assume la direzione ed il coordinamento delle operazioni di contrasto a terra.
Quanto ho sinteticamente esposto rappresenta solo un primo passo; infatti permangono ancora lacune dovute alla genericità delle attuali previsioni riguardanti l'individuazione delle competenze in tema di previsione, prevenzione e controllo del territorio.
La molteplicità dei risvolti riconducibili al vigente quadro normativo ha generato il convincimento che sia maturo il momento per una rivisitazione del modello operativo codificato nella legge n. 353 del 2000: è necessario fare chiarezza sulla catena di comando - in questo genere di emergenza non sono ammissibili incertezze - così come va favorita l'organizzazione, anche attraverso una più snella procedura di assegnazione delle risorse.
Il proliferare di competenze ha come effetto una bassa efficacia operativa, a fronte di elevati costi di gestione per la società. Si registra la presenza di più sale operative, così come vi sono più numeri di soccorso, pubblicizzati con campagne televisive, radiofoniche e di stampa.
Ciò comporta sia ritardi nelle comunicazioni, con ricadute negative sull'operatività, sia una frammentazione e una dispersione di risorse umane impegnate nelle diverse postazioni che, se fossero concentrate, potrebbero dare una risposta più tempestiva ed efficace alle richieste dei cittadini. Non bisogna trascurare che gli incendi di bosco devono essere affrontati in maniera compiuta, a terra, mentre i mezzi aerei possono e devono rivestire solo un ruolo di supporto. In mancanza di un minuto spegnimento a terra si rischia, anzi, di vanificare l'attività di soccorso prestata.
Si tratta di garantire celermente numerosi adempimenti tecnico-operativi che necessitano di una sintesi armoniosa.
A fronte di questo quadro, il Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco ritiene, pertanto, di poter candidare l'esperienza, la competenza e la peculiare formazione dei Vigili del Fuoco per risolvere in modo chiaro e definitivo, in determinati scenari, il problema dell'unicità della cabina di regia, ferma restando la necessità di coniugare questa esigenza tecnica con il contesto giuridico generale che valorizza i compiti delle regioni e degli enti locali. Ricordo, a questo proposito, l'esempio della regione Lazio, che ha stipulato con il Dipartimento dei Vigili del Fuoco una convenzione che prevede sia la costituzione di più squadre antincendio boschivo, sia la formazione dei volontari di protezione civile, sia la loro integrazione nel modello di intervento, sia, infine, l'acquisizione di risorse strumentali innovative.
Sono diverse le iniziative che si potrebbero intraprendere: si potrebbe, ad esempio, partire dal potenziamento della sala operativa del numero di soccorso 115 dei Vigili del Fuoco, cui il cittadino si rivolge ordinariamente, avendolo naturalmente associato all'evento incendio. Devo inoltre sottolineare che l'emergenza connessa a eventi caratterizzati da incendio o, comunque, alla necessità di apprestare soccorso tecnico urgente, impegna già quotidianamente


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il Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco che, in virtù delle proprie strutture centrali e periferiche, della sua presenza capillare sul territorio (assicurata dai comandi provinciali), della formazione e del costante addestramento promosso, nonché dell'organizzazione del servizio nell'arco di tutte le ventiquattro ore, è in grado di garantire all'utenza la certezza di metodologie di azione già collaudate.
Sottolineo, però, che occorre soprattutto un'attenta rivisitazione della legge-quadro n. 353 del 2000, che ridefinisca un modello operativo di intervento integrato e partecipato e preveda una razionalizzazione delle risorse disponibili.
A mio parere, vanno confermate le competenze regionali nell'ambito della fase di previsione e prevenzione, intese come attività di governo, gestione e pianificazione del territorio, che vanno comunque migliorate con una più incisiva sensibilizzazione dei cittadini e con una migliore manutenzione e controllo dei siti. Occorre rendere più efficaci sia la fase di avvistamento rapido - pattugliamento a terra, ricognizioni con gli elicotteri e impiego di tecnologie avanzate per la rivelazione dell'incendio -, sia la fase di lotta attiva a terra, da affidare ad un'azione congiunta del Corpo forestale e del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco, sia per quanto riguarda l'impiego delle proprie risorse umane e strumentali, sia per il coordinamento delle altre organizzazioni e strutture disponibili sul territorio, nel rispetto delle attuali disposizioni normative che definiscono i compiti di soccorso dei Vigili del Fuoco.
Tale coordinamento si potrebbe incentivare attraverso l'attivazione di una sala di crisi per gli incendi boschivi di livello regionale e di un'unica sala operativa provinciale integrata per la gestione delle emergenze per incendi boschivi, presso quella appositamente predisposta nei comandi provinciali dei Vigili del Fuoco.
Le componenti volontarie del soccorso dovrebbero essere formate ed addestrate presso le strutture dei Vigili del Fuoco, per garantire adeguati ed uniformi standard di intervento e di sicurezza degli operatori.
Naturalmente, non posso sottacere che un più adeguato modello operativo passa anche attraverso un intervento di potenziamento dell'organico del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco, oggi fortemente carente. Nella legge finanziaria del 2008 si è riusciti ad evitare ulteriori tagli ed entro marzo 2009 potremo assumere 1.300 Vigili del fuoco, ma l'attuale carenza si attesta intorno alle 3.000 unità.
In conclusione, dall'analisi dell'attuale situazione relativa agli incendi boschivi e, in particolare, delle criticità che persistono, emerge la necessità di un tempestivo intervento da parte del legislatore, finalizzato alla: definizione e ripartizione delle competenze tra i vari soggetti coinvolti; individuazione di un unico centro di responsabilità; identificazione di un unico organismo per il coordinamento; implementazione delle risorse umane chiamate alla lotta attiva contro gli incendi boschivi, nonché di quelle finanziarie, indispensabili per assicurare mezzi, attrezzature e strumenti specifici per l'avvistamento e lo spegnimento; individuazione di un più razionale meccanismo di utilizzazione delle risorse economiche necessarie.
È una progettualità, questa, che deve prendere le mosse da un dialogo sereno tra tutti i soggetti coinvolti. Mi sembra che, nelle more degli interventi normativi, le iniziative sinora intraprese siano andate nella giusta direzione. Grazie.

PRESIDENTE. Ringrazio l'ingegner Gambardella.
Do ora la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

TOMMASO GINOBLE. Ringrazio l'ingegner Gambardella, che ho già avuto occasione di conoscere negli anni passati.
Mi permetto di dire che se è vero che nel nostro Paese poche cose vengono percepite dalla gente comune come «cose che funzionano», è giusto riconoscere che il Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco viene visto come un Corpo che funziona, che dà sicurezza e tranquillità, che è presente nei momenti delle difficoltà. Dico questo non


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per voler «lavare la faccia» ai Vigili del Fuoco - la mia è una semplice constatazione -, ma perché è giusto, in un Paese in cui spesso ci limitiamo a dire che le cose vanno male, che rimarchiamo, sottolineiamo, irrobustiamo il pensiero per le cose che vanno bene. Certo, potrebbero andare anche meglio, a partire dall'audizione di questa mattina dove - presidente, mi dispiace doverlo sottolineare - la maggior parte dei banchi sono vuoti.
Chiamiamo i Corpi dello Stato ad esprimerci le loro idee, a farci un sunto del loro lavoro, per capire come sia possibile superare le loro difficoltà e poi ci presentiamo in questa maniera. Lo volevo dire: l'istituzione parlamentare, così, non fa una bella figura.
Credo che i problemi posti dall'ingegner Gambardella siano seri, perché la catena di comando, i finanziamenti e la dotazione degli organici rappresentano la spina dorsale dell'attività del Corpo dei Vigili del Fuoco.
Dobbiamo renderci veramente conto che, se non sosteniamo a monte quelle spese iniziali, le paghiamo poi a valle, quando avvengono gli incendi e i disastri. Tutte le somme che paghiamo per il ristoro dei danni conseguenti ad incendi o ad altri eventi, generalmente potrebbero essere evitate - magari senza perdere vite umane e senza trovarci di fronte a dei disastri - se solo avessimo l'accortezza di dotare questi Corpi, in questo caso quello dei Vigili del Fuoco, di tutte le condizioni necessarie per poter svolgere al meglio il loro lavoro.
Forse ci verrà detto che le situazione economica generale condiziona anche questi finanziamenti. È una storia che sentiamo sempre in questo avvio di legislatura: è come una specie di piccola litania che si ripete.
Vorrei però dire che, soprattutto quando le risorse sono minori di quelle necessarie, un Governo si distingue per le scelte che fa e non, come abbiamo sentito dire ieri in un'altra occasione, quando livella i risparmi su tutte le voci: a mio giudizio, non è così che si governa.
Vorrei porre una domanda all'ingegnere per conoscere la situazione degli organici, la situazione dei volontari e il piano delle assunzioni perché, conoscendo bene questo mondo, so che, oltre alla carenza di risorse finanziarie, i Vigili del Fuoco cominciano ad avere anche una vera e propria carenza di uomini.
Soprattutto nel vostro lavoro, non si può fare a meno di avere un numero appropriato di uomini e le risorse adatte per far sì che questi uomini siano adeguatamente preparati, affinché poi, a vostra volta, prepariate i volontari e le altre componenti del sistema di protezione civile. E ci mancherebbe che, per mancanza di risorse, non fossero adeguatamente preparate le persone che, oltre a salvaguardare la vita e i beni altrui, dovrebbero principalmente pensare anche a salvare la propria vita! Grazie.

DANIELE MARANTELLI. Per il tramite dell'ingegner Gambardella, vorrei esprimere gratitudine all'intero Corpo dei Vigili del Fuoco per il ruolo che svolge in tutto il Paese, con sacrifici, con professionalità e - mi permetto di aggiungere - anche con passione, perché senza di essa certi risultati, probabilmente, non ci sarebbero.
Siccome alcune questioni di fondo sono già state sollevate dal collega Ginoble - i finanziamenti, innanzitutto, ma anche la catena di comando - io mi permetto, se è possibile, di fare qualche richiesta di chiarimento più specifica. Vorrei un suo giudizio sul grado di coordinamento esistente con gli altri corpi dello Stato, ma anche con gli stessi 118 (Servizio sanitario di urgenza ed emergenza medica).
Mi sbaglierò, ma in qualche caso mi pare di cogliere una sorta di competizione - lo dico in maniera benevola, per esempio per gli interventi degli elicotteri - che dovrebbe forse essere superata, perché sul tema degli incendi boschivi, ma non solo, la strategia della prevenzione è assolutamente essenziale.
Per quanto riguarda il personale, vorrei chiederle un giudizio. A me sembra che costringere - come accade in queste giornate - delle persone che, magari da


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vent'anni, con grande piglio e professionalità, hanno responsabilità importanti nei comandi territoriali, a partecipare a concorsi insieme a centinaia e centinaia di persone, dovendo competere con chi, più fresco di studi (magari conclusi da quattro o cinque anni) è certamente avvantaggiato, ma incomparabilmente meno preparato professionalmente, sia un tema da affrontare e che mi sento di porle.
Naturalmente, è compito della politica o delle istituzioni, non soltanto quello di annunciare o denunciare i problemi, ma anche quello di risolverli, ma, per risolverli, però, bisogna anzitutto averne piena cognizione e coscienza.
Vorrei, inoltre, un suo giudizio sul tema complessivo dei precari e vorrei sapere se i provvedimenti adottati e quelli in corso di adozione vi soddisfino in maniera adeguata.
Infine, vorrei dirle un'ultima cosa: penso che nel lavoro splendido che voi fate la conoscenza del territorio costituisca un perno fondamentale. Francamente, non sono convinto che un certo utilizzo della mobilità del personale possa corrispondere adeguatamente a questa necessità. Per uscire da una valutazione generica, mi riferisco al fatto che diverse persone, pur legittimamente, vengono trasferite da una regione all'altra e che, per questo, possono trovarsi professionalmente in difficoltà e magari mettere in difficoltà i loro stessi colleghi.
Naturalmente non faccio esempi territoriali, perché non sarebbe né elegante, né giusto, ma lei sa che una persona con compiti di responsabilità che da una regione viene spostata in un'altra, di cui non conosce il territorio, spesso introduce un elemento di comprensibile disagio tra i colleghi, per così dire «subordinati» che invece fanno del loro meglio (come, per fortuna, accade dappertutto, nel nostro Paese) per cercare di limitare le difficoltà esistenti.
Mi piacerebbe avere un'indicazione di lavoro anche da parte sua sul modo in cui noi, come istituzione, possiamo eventualmente cercare di dare una mano per migliorare la qualità del vostro lavoro, che comunque resta prezioso per l'intero Paese e di cui ancora la ringrazio.

CARLO MONAI. Nella relazione che ho ascoltato si esprimeva l'auspicio, se ho capito bene, di un coordinamento provinciale dei Vigili del Fuoco, che faccia però capo a una più ampia sezione regionale di coordinamento.

ANTONIO GAMBARDELLA, Capo del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco. Sì, perché - inizio rispondendo direttamente a lei, a braccio - l'attuale strutturazione prevede - secondo la legge n. 353 del 2000 - una sala operativa unificata permanente regionale, che dalla regione deve però poi discendere sul territorio.

CARLO MONAI. Questo non è, dunque, un auspicio, ma un dato positivo già previsto, benché non ancora realizzato?

ANTONIO GAMBARDELLA, Capo del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco. Sì, è un dato positivo. Posto che la struttura permanente regionale deve riunire al proprio tavolo tutti gli enti interessati, per realizzare un effettivo coordinamento, secondo noi occorre poi, a discendere, una struttura provinciale.
Noi avanziamo la proposta che, a livello provinciale, sia la nostra sala operativa - che lavora ventiquattro ore su ventiquattro, con cartografie computerizzate, con prodotti informatici da mettere a supporto dell'azione di coordinamento - a svolgere il ruolo di centro di coagulo di questa azione. Peraltro, al contrario di altre sale operative, che poi alla fine sono «estemporanee», la nostra svolge normalmente questo ruolo per tutti gli altri tipi di incendio: ci siamo abituati e lavoriamo ventiquattro ore su ventiquattro, quindi ci proponiamo per farlo anche nell'ambito degli incendi boschivi.

CARLO MONAI. È chiaro. Lei propone, quindi, di accorpare anche la gestione degli incendi boschivi, affidandoli a questa centrale H24.


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ANTONIO GAMBARDELLA, Capo del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco. Certo! Ovviamente tutti gli enti che concorrono a questa azione vengono poi...

CARLO MONAI. Per fare questo ci vuole un intervento normativo che attualmente manca?

ANTONIO GAMBARDELLA, Capo del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco. Sì, ci vuole un intervento normativo che attualmente manca.

CARLO MONAI. Mi pare che questo sia uno spunto interessante perché, al di là di tutto, costituisce un dato pragmatico, che potrebbe essere utilizzato anche dalla Commissione, nell'ambito delle iniziative legislative che andremo a prendere.
Un'ultima cosa: in quante regioni sono già stati realizzati i comandi provinciali collegati a quello regionale?

ANTONIO GAMBARDELLA, Capo del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco. In pochissime, perché non c'è una previsione di legge in proposito, per cui in qualche zona sono stati realizzati, in modo estemporaneo, mentre in altre zone non è accaduto. La sala operativa permanente a livello regionale ha incominciato quest'anno a funzionare.

CARLO MONAI. Quindi anche su questo versante attuativo è necessaria una copertura normativa, perché la creazione di coordinamenti a livello provinciale non è un dato codificato.

ANTONIO GAMBARDELLA, Capo del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco. Non a livello provinciale; mentre il coordinamento regionale è già inserito nella legge.

CARLO MONAI. Questi sono due spunti importanti a cui fare riferimento. Grazie.

ANTONIO GAMBARDELLA, Capo del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco. Risponderò ora velocemente alle domande che mi sono state rivolte.
Ringrazio l'onorevole Ginoble per l'apprezzamento espresso nei riguardi del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco.
Per quanto concerne gli organici, il Corpo nazionale ha una dotazione organica complessiva, compreso il personale amministrativo e di supporto, di 34.500 unità, di cui 30 mila sono gli operativi. Su questo organico, in questo momento, abbiamo una pesante «scopertura», pari a 3.500 unità, di cui risentono le squadre operative e i distaccamenti. A malapena riusciamo a mantenere aperte le sedi che abbiamo.
Alcuni anni fa, noi avevamo fatto un progetto che si chiamava Italia in venti minuti, il cui obiettivo era di fare in modo che il tempo massimo per il soccorso si allineasse a quello europeo, che è appunto pari a venti minuti. All'epoca avevamo mappato tutto il territorio nazionale e avevamo individuato quali zone del Paese fossero scoperte. Da quello studio emergeva che ci volevano almeno ulteriori 10 mila uomini. Al contrario, oggi siamo scoperti di 3 mila unità e la situazione è veramente pesante, dal nostro punto di vista. Come voi sapete, i Vigili del Fuoco lavorano ventiquattro ore su ventiquattro, il lavoro quotidiano è suddiviso in quattro turni e l'organico attuale, che pure sembra di una certa consistenza, se lo si suddivide per quattro, risulta essere ben poca cosa, anche perché deve coprire tutta l'Italia, comprese le situazioni ad alto rischio e le città metropolitane. In sostanza, potete giudicare da voi l'inconsistenza degli organici attuali.
Credo che il sottosegretario Bertolaso abbia ricordato anche in questa aula, quando si è parlato degli organici, che in Francia il numero dei Vigili del Fuoco è pari a 300 mila. Certo, lì l'organizzazione è leggermente diversa - inglobano anche i volontari -, ma resta il fatto che il numero di persone le quali operano sul territorio, sotto una guida, è comunque di dieci volte superiore a quello di cui noi disponiamo in Italia, laddove il territorio francese non è dieci volte maggiore, ma anzi i due Paesi hanno più o meno la stessa consistenza sia territoriale, sia abitativa.


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Il confronto con la Germania, poi, dove c'è un volontariato molto attivo, è ancora peggiore per il nostro Paese: lì infatti siamo sui 400 mila addetti.
Peraltro, tutti i Paesi della Mitteleuropa hanno una dotazione organica di Vigili del Fuoco molto superiore alla nostra: lo si vede anche nell'Italia del nord, dove il numero dei distaccamenti volontari è molto maggiore alla media nazionale. Nelle province di Trento e Bolzano ogni paesino, presso la sede comunale, ha il suo distaccamento dei Vigili del Fuoco: è una tradizione che nasce dall'Impero austro-ungarico, perché ovviamente, soprattutto nei paesi di montagna, se i cittadini stessi non si organizzavano in questo senso, nessuno arrivava a soccorrerli. Questa concezione del volontariato nei Vigili del Fuoco rientra proprio nel DNA di questi cittadini.
Ovviamente, è necessario che accanto ai volontari ci siano dei professionisti che li sappiano guidare e che sappiano fare bene il loro lavoro. Come Corpo e come struttura nazionale, oltre a essere, come è scritto anche nella legge, la spina dorsale della protezione civile e la sua componente fondamentale - come recita la legge n. 225 del 1992 -, noi ci proponiamo come guida anche per il volontariato in generale.
La mancanza di risorse, unita ad una mancanza di organico, ha frenato la nostra espansione nella direzione di coinvolgimento dei volontari. Con l'onorevole Ginoble - quando era assessore alla protezione civile nella regione Abruzzo - avevamo impostato dei discorsi anche sull'allargamento dei distaccamenti di volontari, perché in certe situazioni essi possono fornire il primo intervento in attesa di mezzi e consistenze organiche più competenti. Ci siamo dovuti però fermare, sotto questo aspetto, perché le risorse sono diminuite.
Vi cito solo un dato della legge finanziaria di quest'anno: rispetto ad una dotazione di risorse già storicamente modesta, abbiamo avuto un taglio di circa 40 milioni di euro e veramente non sappiamo se riusciremo a mantenere l'attuale assetto sul territorio, perché i debiti cominciano ad aggravarsi ed è difficile andare avanti.
Rispondo ora all'onorevole Marantelli in merito al piano per le assunzioni. Noi siamo forse una delle pochissime amministrazioni che sono riuscite a stabilizzare i precari: ne abbiamo assunti e stabilizzati 1.390, che stanno già facendo un corso di sei mesi e che, quindi, saranno operativi a partire da marzo del prossimo anno.
Quanto alla distribuzione geografica di questo personale, devo dire che questi precari sono, per lo più, ragazzi che lavoravano nei distaccamenti volontari, che si trovano soprattutto al nord. Abbiamo avuto per questo un'inversione di tendenza: il 60 per cento del personale assunto appartiene alle regioni del nord e il 40 per cento alle regioni del sud, mentre invece, storicamente, l'80 per cento apparteneva alle regioni del sud e il 20 per cento a quelle del nord. Con ogni probabilità, dunque, le persone neoassunte andranno - per rispondere alla domanda dell'onorevole Marantelli - proprio nei siti da dove provengono.
Dobbiamo coprire essenzialmente il nord, infatti, per far fronte al flusso migratorio tra nord e sud; poiché nei concorsi precedenti l'80 per cento proveniva dal sud, è ovvio che ci sia questa ondata migratoria, dato che ognuno cerca, per quanto possibile, di tornare nella propria zona di origine, tranne qualche rara eccezione. Questa volta, invece, noi confermeremo il personale proprio nelle regioni del nord. Anche noi siamo d'accordo con la prospettiva che valorizza la conoscenza del territorio.
Nel passato avevamo pensato anche di fare dei concorsi regionali, ma qualche parere del Consiglio di Stato ci ha dissuaso: essendo il nostro un Corpo nazionale, non potevamo frammentarne eccessivamente l'azione.
Mi avvio ora alle conclusioni. Per quanto riguarda i concorsi per il ruolo di caposquadra esiste un meccanismo - previsto dal decreto legislativo n. 217 del 2005, che opera un riassetto delle disposizioni concernenti il Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco - per cui il 60 per cento


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dei posti è attribuito sulla base di anzianità e titoli, mentre il restante 40 per cento mediante un concorso per la scelta dei migliori; altrimenti, noi procederemmo sempre per anzianità e titoli, il che comporterebbe una sorta di invecchiamento delle cariche superiori. Vogliamo, invece, dare la possibilità anche ai giovani brillanti di dimostrare il loro valore.
Questo meccanismo è stato stabilito dalla legge e comporta per noi, tra l'altro, oneri notevoli, per convocare le persone a Roma, fargli fare i quiz, eccetera. Anche noi stiamo discutendo, quindi, per una revisione del decreto legislativo n. 217 del 2005: ne abbiamo parlato l'altro giorno con il sottosegretario Nitto Palma e con i sindacati e, probabilmente, presenteremo un progetto di legge in merito, perché ci sono tante altre piccole cose da aggiustare.
Ci sarà, quindi, una modifica anche di questo meccanismo, perché anche noi ci siamo resi conto che è troppo oneroso: va bene premiare chi è giovane, chi vale, chi ha un'esperienza o una professionalità superiore, però il meccanismo per farlo ci costa troppo e, purtroppo, lo dovremo abbandonare.
Ho già parlato dei precari e della conoscenza del territorio, quindi ritengo di avere risposto a pressoché tutte le richieste.

PRESIDENTE. Una brevissima controreplica per l'onorevole Marantelli.

DANIELE MARANTELLI. Naturalmente, sono più che soddisfatto delle sue risposte, ma siccome abbiamo ancora a disposizione un tempo brevissimo - parlo per me, almeno - prima di andare a votare per eleggere il giudice della Corte costituzionale, le faccio un domanda propriamente localistica, che può essere però esemplare.
Il Centro di ricerche di Ispra (CCR), che è anche deposito di materiale nucleare, è disponibile, per conto della Comunità europea, a finanziare la realizzazione di una caserma, naturalmente a condizione che il personale sia messo a disposizione dal Corpo dei Vigili del Fuoco...

ANTONIO GAMBARDELLA, Capo del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco. Ne abbiamo parlato a fondo. So che, oltre alla copertura di questo centro di ricerche di livello europeo, che io conosco personalmente, c'era anche l'esigenza di gestire il territorio circostante. Senz'altro, c'è già un'intesa in merito, ma esiste il problema del personale: con 3 mila unità in meno, infatti, noi non possiamo aprire nuove sedi in questo momento, ma dobbiamo anzi ritirare del personale. Comunque l'intesa c'è già e mi sembra che sia anche stata perfezionata: siamo d'accordo, ma ci mancano le risorse in termini di uomini. Ovviamente, con l'intesa abbiamo trovato un giusto compromesso, perché una squadra di Vigili del Fuoco non può essere al servizio di un'industria o di un centro di ricerca, ma deve essere al servizio di un comprensorio. Abbiamo perfino individuato già dei locali che sarebbero idonei, proprio nell'ambito del perimetro di questo centro.

PRESIDENTE. Ringrazio, a nome dell'intera Commissione, l'ingegner Gambardella per la disponibilità che ha dimostrato e anche per la puntualità delle risposte che ci ha fornito.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 10,20.

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