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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione VIII
3.
Martedì 9 novembre 2010
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Tortoli Roberto, Presidente ... 2

INDAGINE CONOSCITIVA SULLO STATO DI ATTUAZIONE DELLA NORMATIVA IN MATERIA DI INCIDENTI RILEVANTI CONNESSI A DETERMINATE ATTIVITÀ INDUSTRIALI

Audizione di rappresentanti della Conferenza delle regioni e delle province autonome:

Tortoli Roberto, Presidente ... 2 3 4
Bratti Alessandro (PD) ... 3
Ravello Roberto Sergio, Assessore all'ambiente della Regione Piemonte ... 2 4
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Futuro e Libertà per l’Italia: FLI; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l’Italia: Misto-ApI; Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia, I Popolari di Italia Domani: Misto-Noi Sud-PID; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Repubblicani, Azionisti. Alleanza di Centro: Misto-RAAdC.

COMMISSIONE VIII
AMBIENTE, TERRITORIO E LAVORI PUBBLICI

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di martedì 9 novembre 2010


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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO TORTOLI

La seduta comincia alle 12,15.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Audizione di rappresentanti della Conferenza delle regioni e delle province autonome.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sullo stato di attuazione della normativa in materia di incidenti rilevanti connessi a determinate attività industriali, l'audizione di rappresentanti della Conferenza delle regioni e delle province autonome.
Do la parola all'assessore all'ambiente della regione Piemonte, dottor Roberto Sergio Ravello.

ROBERTO SERGIO RAVELLO, Assessore all'ambiente della regione Piemonte. Grazie signor presidente, buongiorno a tutti. Rispetto all'indagine conoscitiva promossa da questa Commissione, il 4 novembre scorso la Conferenza dei Presidenti delle regioni e delle province autonome ha approvato un documento elaborato in seno alla Commissione ambiente della Conferenza, che è stato consegnato agli atti della Commissione e che riassumerei toccando brevemente i cinque punti che a livello di rappresentanza delle regioni italiane sono considerati essenziali.
Il primo aspetto che si rileva è l'eccessiva complessità nell'articolazione delle competenze in materia di vigilanza e di controlli all'interno delle aree a rischio di incidente rilevante. Sono, infatti, dieci i soggetti che a vari livelli condividono queste competenze: dal Ministero dell'interno con il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, agli ispettorati del lavoro, alle prefetture, alle province, ai comuni e a tutti gli enti locali.
Questo ha rappresentato per la Commissione ambiente della Conferenza e per le regioni italiane il primo elemento di complessità, che rappresenta un nodo strutturale da sciogliere il prima possibile, anche attraverso l'individuazione di un'unica autorità competente in materia, che favorisca e renda più agevole la programmazione delle ispezioni negli stabilimenti oggetto della normativa.
Il secondo aspetto problematico discende anche in questo caso dalla mancata attuazione del decreto n.112 del 1998 e dal mancato trasferimento alle regioni delle competenze, che hanno ovviamente riflessi anche per quanto riguarda gli aspetti di applicazione della cosiddetta «legge Seveso».
Nel 2007, si decise di procedere alla sottoscrizione di un accordo quadro tra Stato e regioni. Riteniamo che questo sia il metodo migliore per ridurre la complessità e favorire l'applicazione della normativa, ma purtroppo dal 2007 ad oggi non vi è stato alcun aggiornamento: l'accordo quadro tra Stato e regioni italiane non è stato sottoscritto e talvolta purtroppo si è rimandato ad accordi singoli tra Stato e regione, che spesso si sono dimostrati esperienze fallimentari.


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Da un lato abbiamo quindi la certezza che l'esperienza del singolo accordo tra Stato e regione non rappresenti il modo migliore per favorire l'applicazione della «legge Seveso», dall'altro sappiamo quale è la strada, perché è già stata imboccata: l'accordo quadro tra Stato e regioni. È necessario semplicemente fare qualche passo in avanti rispetto al percorso interrottosi tre anni fa.
Le condizioni per la stipula di questo accordo tratterebbero essenzialmente la definizione dei tempi e delle modalità di procedure di trasferimento delle competenze alle regioni, una garanzia rispetto a un trasferimento equo delle risorse, la cui scarsità rappresenta comunque un problema di fondo, e favorirebbe anche la velocizzazione del percorso, che è un aspetto particolarmente problematico, della emanazione dei decreti attuativi.
Quello della emanazione dei decreti attuativi previsti dal decreto legislativo n. 334 del 1999 è il terzo punto che vogliamo segnalare. Attualmente, infatti, si attende l'emanazione di ben sei decreti attuativi: il decreto tariffe, il decreto verifiche ispettive, il decreto rapporti di sicurezza, il decreto aree ad elevata concentrazione di stabilimenti, il decreto effetto domino - particolarmente sentito nella sua portata per quanto riguarda il grado di attenzione che si sviluppa nelle zone con un'alta concentrazione di siti a rischio di incidente rilevante - e l'aggiornamento del decreto del 2005, «Linee guida per la redazione dei piani di emergenza esterni».
Nel sollecitare l'emanazione di questi decreti, segnaliamo come l'assenza di coordinamento abbia portato all'emanazione di due decreti senza il coinvolgimento delle regioni e delle province autonome, in particolare il decreto sulle forme di consultazione della popolazione sui piani di emergenza esterni e il regolamento sulla disciplina delle forme di consultazione del personale che lavora negli stabilimenti a rischio.
Il quarto punto riguarda la necessità di attuare le recenti direttive europee, in particolare la direttiva Reach relativa all'immissione sul mercato di sostanze, miscele e articoli pericolosi, che risponde all'esigenza di «parlare un'unica lingua» a livello internazionale per quanto riguarda gli elementi e le sostanze a rischio.
Le frontiere del mondo attualmente globalizzato fanno sì che lo scambio di merci e di sostanze fra i vari Paesi non sia più sottoposto a rigidi controlli. Ciò ha reso necessaria l'adozione di un linguaggio unitario, che consenta all'Italia di sapere prima dell'immissione nel suo mercato di sostanze provenienti da un Paese straniero di che cosa si tratti e quali possano essere le misure per far fronte a un'eventuale emergenza generata dal mal funzionamento di un impianto che le utilizza.
Le scadenze poste dall'Unione europea sono abbastanza rigide e soprattutto ormai prossime, perché richiedono l'attuazione della normativa comunitaria entro il dicembre del corrente anno.
L'ultimo punto, su cui sono lieto di poter segnalare l'attivazione di un tavolo di lavoro da parte del Ministero dell'ambiente di cui abbiamo appreso questa mattina durante il viaggio, riguardava la difficoltà nell'esercitare i controlli e quindi nel richiamare alla normativa (alla cosiddetta «legge Seveso») i nodi intermodali, i poli logistici.
Questa esigenza ha assunto i contorni di una vera necessità dopo il tragico incidente di Viareggio. Siamo soddisfatti del riscontro avuto dal Ministero perché riteniamo che sottoporre ai controlli esercitati attraverso questa normativa anche i siti tradizionalmente non ricompresi, ma comunque fonte di pericolo per la comunità, sia un grande passo in avanti per la nostra sicurezza. È di queste ore la comunicazione del Ministro Prestigiacomo dell'attivazione di questo tavolo, che spero possa portare alla soluzione di quest'ultimo problema. Grazie.

PRESIDENTE. Do ora la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

ALESSANDRO BRATTI. Ringraziamo per questa breve ma densa relazione, che mette in evidenza alcuni aspetti di cui è opportuno considerare la gravità. Considero infatti molto grave che a distanza di


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quasi undici anni il decreto legislativo n. 334 del 1999 non sia ancora stato definitivamente applicato. All'inizio di questa legislatura i deputati del Partito Democratico avevano presentato anche un'interrogazione, in cui avevamo chiesto l'attivazione dei vari decreti e le motivazioni per cui il decreto tariffe è ancora fermo.
Uno dei temi di fondo è infatti la necessità di avere risorse, perché si tratta di ispezioni effettuate in impianti che hanno una certa pericolosità e necessitano di ispezioni qualitativamente accurate. Paradossalmente sono ispezioni - parlo per la mia regione - che le ARPA sono costrette ad effettuare a titolo gratuito, fatto assolutamente privo di senso vista la tipologia degli impianti. Tale carenza deve essere assolutamente colmata in tempi rapidi.
È giusto quanto è stato sottolineato a proposito del fatto che in un certo periodo si sia cercato di scavalcare un ragionamento più generale di un accordo quadro attraverso questi accordi bilaterali. La regione Lombardia siglò questo accordo per l'attivazione di una serie di provvedimenti e giustamente è stato ricordato che questa non è sicuramente la maniera più giusta di procedere a questo livello.
Emerge inoltre un'altra grande questione, che impatta fortemente con la discussione che stiamo facendo: quella del ruolo delle agenzie ambientali e dell'Ispra a livello generale. Nell'affrontare questi temi, infatti, è necessario ricordare come quasi tutte le regioni abbiano demandato alle proprie ARPA questo tipo di lavoro. Le ARPA autorizzano, inoltre, e dovrebbero controllare l'attività di impiantistica sul territorio, per cui emerge la necessità di uniformità di procedure e c'è da mettere mano alla riorganizzazione di un intero sistema.
Spero che al più presto il dottor De Bernardinis, il nuovo presidente dell'Ispra, venga a spiegarci cosa intendano fare, ma con i tagli subìti dal Ministero dell'ambiente non credo che s'intenda procedere a un percorso di uniformità delle attività e delle procedure che riguarda anche le agenzie regionali.
Poiché denunciate tutte queste questioni su cui concordiamo, vorremmo quindi capire quale sia oggi lo stato dell'arte nelle diverse regioni rispetto all'attuazione della direttiva. Ciascuna regione ha un carico differente e alcune regioni del Nord hanno un forte carico di questi impianti.
Credo che Lombardia, Emilia-Romagna e anche Piemonte siano molto ben attrezzate, ma vorrei chiedervi di fornirci un quadro più generale di come le regioni stiano affrontando la questione di questi impianti, nonostante le varie mancanze, perché conoscere lo stato dell'arte ci sarebbe utile per proseguire i nostri lavori.

PRESIDENTE. Do ora la parola ai rappresentanti della Conferenza per la replica.

ROBERTO SERGIO RAVELLO, Assessore all'ambiente della regione Piemonte. Grazie, signor presidente. Volevo solo comunicare alla Commissione, scusandomi per aver dimenticato di farlo prima, che per il prossimo 25 novembre è convocata una Conferenza interregionale proprio per raccogliere una documentazione più di dettaglio, regione per Regione, da consegnare a questa Commissione per favorire il percorso di indagine conoscitiva sul tema.

PRESIDENTE. Nel ringraziare i rappresentanti della Conferenza delle regioni e delle province autonome, dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 12,30.

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