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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione VIII
4.
Martedì 15 marzo 2011
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Tortoli Roberto, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SULLO STATO DI ATTUAZIONE DELLA NORMATIVA IN MATERIA DI INCIDENTI RILEVANTI CONNESSI A DETERMINATE ATTIVITÀ INDUSTRIALI

Audizione di rappresentanti del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco e dell'Associazione delle Agenzie regionali e provinciali per la protezione dell'ambiente (AssoArpa):

Tortoli Roberto, Presidente ... 3 6 7
Alessandri Angelo, Presidente ... 9 11
Assennato Giorgio, Direttore generale di AssoArpa ... 6
Bratti Alessandro (PD) ... 7
Dattilo Fabio, Direttore centrale per la prevenzione e la sicurezza tecnica del Corpo nazionale dei vigili del fuoco ... 3 9
Misiti Aurelio Salvatore (Misto) ... 8
Valenzano Barbara, Dirigente di AssoArpa ... 10
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Futuro e Libertà per l’Italia: FLI; Italia dei Valori: IdV; Iniziativa Responsabile (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione): IR; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.

COMMISSIONE VIII
AMBIENTE, TERRITORIO E LAVORI PUBBLICI

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di martedì 15 marzo 2011


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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
ROBERTO TORTOLI

La seduta comincia alle 10,40.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.

(Così rimane stabilito)
.

Audizione di rappresentanti del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e dell'Associazione delle Agenzie regionali e provinciali per la protezione dell'ambiente (AssoArpa).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sullo stato di attuazione della normativa in materia di incidenti rilevanti connessi a determinate attività industriali, l'audizione di rappresentanti del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e dell'Associazione delle Agenzie regionali e provinciali per la protezione dell'ambiente (AssoArpa).
Sono presenti l'ingegner Fabio Dattilo, direttore centrale per la prevenzione e la sicurezza tecnica del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, il dottor Francesco Laveglia, componente dell'Ufficio affari legislativi e parlamentari, l'ingegner Claudio Mastrogiuseppe, primo dirigente, e l'ingegner Paola De Nictolis, funzionario della Direzione centrale per la prevenzione e la sicurezza tecnica.
Abbiamo in audizione anche i rappresentanti dell'AssoArpa, Associazione tra le agenzie regionali e provinciali per la protezione dell'ambiente, il professor Giorgio Assennato, direttore generale, e l'ingegner Barbara Valenzano, dirigente.
Do quindi la parola dall'ingegner Fabio Dattilo, direttore centrale per la prevenzione e la sicurezza tecnica del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.

FABIO DATTILO, Direttore centrale per la prevenzione e la sicurezza tecnica del Corpo nazionale dei vigili del fuoco. In premessa corre l'obbligo di segnalare che i Vigili del fuoco da vent'anni svolgono un lavoro in attesa che si concretizzi l'accordo Stato-regioni previsto dall'articolo 72 del decreto legislativo n. 112 del 1998. Il decreto legislativo n. 334 del 1999 stabilisce la composizione del Comitato Tecnico Regionale (CTR) che deriva dal Comitato del decreto del Presidente della Repubblica n. 577 del 1982 integrato da due rappresentanti dell'Arpa, da due rappresentanti dell'ISPESL (oggi INAIL), da un rappresentante degli enti comunali provinciali e regionali, ed è presieduto dal Direttore regionale competente per territorio.
Normalmente questi CTR, che funzionano dalla data di entrata in vigore del decreto del Presidente della Repubblica n. 175 del 1988 ma anche da prima, governano le istruttorie delle attività a rischio incidenti rilevanti, e in particolare esaminano nell'attività istruttoria i rapporti di sicurezza per le attività ricadenti al combinato disposto dell'articolo 6 con l'articolo 8 del decreto legislativo n. 334 del 1999.


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IL CTR svolge dunque la parte principale cioè esamina i rapporti di sicurezza delle attività a rischio incidente rilevante nella fase di nullaosta di fattibilità o nelle fasi successive, ogni cinque anni.
Nella relazione che mi riservo di presentare porteremo in allegato il numero delle istruttorie esaminate dai Vigili del fuoco. L'ulteriore compito che hanno non per via diretta all'interno della normativa «Seveso», ma per via indiretta consiste nell'elaborare sul territorio per conto dei Prefetti uno schema di piano di emergenza esterno per le attività a rischio incidente rilevante.
La materia è dunque assolutamente consolidata, pur se in attesa di queste novità normative e in particolare dell'accordo Stato-regioni. Per quanto riguarda le prospettive di avanzamento della normativa, ci sono stati vari profili di incertezza per stabilire a chi spettasse la vigilanza sulle attività a rischio incidente rilevante. Le regioni hanno infatti legiferato in materia a macchia di leopardo, ma successivamente è intervenuto il parere n. 3510 del 2003 del Consiglio di Stato che ha riportato tutta l'attività di vigilanza ai CTR sempre in attesa del citato accordo Stato-regioni.
I CTR vengono fatti seguire alla conclusione dell'iter da sopralluoghi congiunti, che per quanto riguarda i Vigili del fuoco tendono al rilascio del certificato di prevenzione incendi. Purtroppo diventa difficile rilasciare il certificato di prevenzione incendi per attività come i petrolchimici, grandi raffinerie o attività molto complesse in cui c'è sempre una parte in itinere. Data la natura giuridica del certificato di prevenzione incendi, infatti, questo non può essere rilasciato se non a conclusione di tutti i lavori, ma essendoci lavori in continuo si entra in un loop senza fine. Tenderemmo a superare questa problematica attraverso l'adozione di un nuovo regolamento di prevenzione incendi dedicato alle attività soggette a rischio incidente rilevante, che superi le previsioni del precedente decreto ministeriale sul rilascio ECP.
Associate alle attività di sopralluogo a fine dell'esame del rapporto di sicurezza esistono anche le commissioni sulla verifica dei sistemi di gestione della sicurezza. Tali sistemi vengono verificati su input del Ministero dell'ambiente con commissioni in cui la parte dei Vigili del fuoco è sempre stata storicamente e per motivi di preparazione integrata da un rappresentante.
Oggi, quindi, a livello centrale fra ISPRA, Arpa e a livello locale le varie Arpa e i Vigili del fuoco esiste una suddivisione con un piano di ripartizione annualmente realizzato in base alle risorse messe a disposizione dal Ministero dell'ambiente.
Il sistema di gestione della sicurezza non è esattamente una verifica con poteri di polizia giudiziaria o diversi da quelli attribuiti dalla legge per verificare che la gestione dei sistemi di sicurezza sia implementata all'interno delle aziende, quindi si tratta solo di un pezzo per quanto importante della normativa che riguarda i rischi incidenti rilevanti.
Per quanto attiene lo stato di avanzamento e le prospettive dell'accordo Stato-regioni credo sia noto a tutti che di questo si sta parlando da moltissimo tempo ma che al momento la situazione non sembra sbloccata. Recentemente la regione Puglia avrebbe voluto «rendersi indipendente» costituendo un proprio Comitato tecnico regionale, ma ovviamente abbiamo risposto che in mancanza di un accordo Stato-regioni abbiamo motivo di ritenere che questo non possa essere portato avanti.
Per quanto riguarda invece lo stato di avanzamento delle tariffe, che il decreto prevede siano anche retroattive, non mi risulta che nel biennio siano stati fatti passi nuovi fra Ministero dell'ambiente e Ministero dell'economia e delle finanze.
I Vigili del fuoco come tutti gli altri componenti dei CTR istruiscono, svolgono ispezioni e assumono responsabilità ribadite dal Consiglio di Stato in maniera del tutto gratuita, utilizzando risorse che avrebbero dovuto trovare altri impieghi, quindi sottraendole ai normali compiti istituzionali dei Vigili del fuoco.


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Dalla data di entrata in vigore del decreto del Presidente della Repubblica n. 175 del 1988 e del decreto legislativo n. 334 del 1999 i Vigili del fuoco hanno svolto tutta l'attività di vigilanza e di istruttoria in maniera completamente gratuita, collaborando altresì, pur non essendo riportato nella legge, in maniera fattiva con gli uffici territoriali del Governo cioè le Prefetture in sede locale per la redazione dei piani di emergenza esterna.
Per quanto attiene invece il riparto delle competenze fra organi statali e organi locali in ordine alla vigilanza e al controllo di specifiche attività industriali a rischio incidente rilevante e l'eventuale livello di coordinamento, a prescindere dal citato parere del Consiglio di Stato del 2003 l'attività del CTR, salvo rare e sporadiche occasioni, si svolge armonicamente fra le varie componenti dello Stato e gli enti locali.
Siamo a macchia di leopardo, le regioni sono venti e di sicuro manca uniformità. Il Dipartimento dei Vigili del fuoco e in particolare la Direzione centrale che ho l'onore di presiedere sta lavorando per cercare un'uniformità di indirizzo almeno nei regolamenti che esplicano l'attività dei CTR.
Per quanto riguarda le attività ispettive anche extra articolo 8 del decreto legislativo n. 334 del 1999, cioè quelle di cui all'articolo 6 del medesimo provvedimento, i Vigili del fuoco trovano ampio spazio nella materia delegata alle regioni e quindi svolgono attività di ispezione dei sistemi di gestione della sicurezza, ancorché in molte regioni queste non siano finanziate o almeno non allo stesso livello del Ministero dell'ambiente.
Lo stato di adempimento della normativa in vigore da parte dei gestori viene monitorato dal Ministero dell'ambiente. Per quanto ci riguarda, quindi, non abbiamo un precipuo compito di monitoraggio, ma tutti gli atti che insistono sulle ispezioni e sulle attività istruttorie sono depositati presso i CTR e vengono inviati in copia al Ministero dell'ambiente per effettuare il monitoraggio.
Per quanto riguarda le politiche di informazione e consultazione della popolazione con riguardo alle norme di comportamento in caso di incidente rilevante, i compiti spettano ai comuni per la parte di informazione sulle sostanze e alle prefetture per quanto riguarda la fase di consultazione prima dell'adozione dei piani di emergenza esterni. Come Vigili del fuoco partecipiamo alle varie fasi ma non abbiamo un compito previsto dalla normativa. Per i casi più spinosi i Vigili del fuoco vengono utilizzati dagli uffici territoriali di Governo per spiegare le questioni tecniche alla popolazione prima dell'adozione dei piani di emergenza.
Sull'efficacia del sistema sanzionatorio in virtù del suddetto parere del Consiglio di Stato l'attività ispettiva spetta ai CTR. Le commissioni nominate dai CTR sono dunque preposte a elevare sanzioni o a proporre denunce alle Procure della Repubblica ove si registri il mancato rispetto di una norma penale.
Anche in base alla mia esperienza di Comandante a Venezia dove esistono grandi impianti, ritengo che questa attività debba essere integrata con sanzioni di carattere amministrativo e pecuniario, deterrente molto più incisivo nei confronti di coloro che subiscono ispezioni.
Per quanto riguarda la disponibilità di fornire sia a livello nazionale che regionale qualsiasi iniziativa di formazione, i Vigili del fuoco storicamente hanno promosso corsi per formare i propri istruttori, che sono analisti di rischi, rappresentando il Corpo nazionale con il maggior numero di analisti di rischio impegnati su tutto il territorio nazionale nell'espletamento della fase istruttoria delle attività a rischio incidente rilevante.
Vorrei concludere con due riflessioni. Le normativa sulla quale oggi stiamo riflettendo, il decreto del Presidente della Repubblica. n. 175 del 1988, il decreto legislativo n. 334 del 1999, il decreto legislativo n. 238 del 2005, succedutesi via via che recepiamo le direttive europee, trattano tutti gli stabilimenti di cui all'articolo


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8 del decreto legislativo n. 334 del 1999 come se fossero egualmente pericolosi.
Oggi, in un sistema così disomogeneo di assoggettabilità al decreto legislativo n. 334 del 1999 esistono attività abbastanza semplici sotto il profilo della complessità industriale o anche del numero di dipendenti, che comunque esprimono rischi rilevanti per quanto riguarda le problematiche ambientali e di incendio.
Esistono viceversa anche attività molto complesse, che in questo momento storico si trovano fortemente in crisi come il comparto della chimica. Può essere utile porre molta attenzione all'attività di dismissione degli impianti che è storicamente motivo di grave preoccupazione in quanto gli impianti vengono dismessi, ma le sostanze pericolose continuano a essere depositate o in circolo, e mentre questo accade viene diminuita la manutenzione di questi impianti.
Nessuna norma parla bene di questa decommissioning degli impianti, ma spetta a noi fare particolari riflessioni, che, qualora fossero sposate da provvedimenti di natura legislativa, sarebbero più facilmente utilizzabili in seno all'attività ispettiva.
Ormai da oltre venti anni i CTR dei Vigili del fuoco opportunamente integrati hanno svolto attività istruttorie su tutto il territorio nazionale, e sarebbe auspicabile non perdere questo tesoro di esperienze e di capacità di salvaguardia dell'uniformità di applicazione della normativa su tutto il territorio nazionale, con l'invito che nell'accordo Stato-regioni siano inseriti paletti fissi che non stravolgano l'attuale architettura delle attività di controllo, ma che la «complimentino» a livello delle peculiarità regionali. Rimango a disposizione per eventuali domande.

PRESIDENTE. Do la parola al direttore generale di AssoArpa, dottor Giorgio Assennato.

GIORGIO ASSENNATO, Direttore generale di AssoArpa. Buongiorno. Lo scorso ottobre, come Direttore generale di Arpa Puglia ebbi il privilegio di relazionare sulle problematiche del benzo(a)pirene nell'area urbana di Taranto, mentre oggi rappresento il sistema delle agenzie regionali per l'ambiente attraverso l'Associazione delle agenzie regionali e delle province autonome di Bolzano e di Trento in un ambito che esula dalle mie specifiche competenze professionali. L'AssoArpa ha comunque redatto un documento sottoscritto da tutte le agenzie, che deposito agli atti della Commissione, che rappresenta fedelmente la loro posizione.
Il responsabile del Corpo dei vigili del fuoco ha già indicato con chiarezza l'aspetto a macchia di leopardo dell'applicazione di queste normative, e si rilevano problematiche sia di carenza normativa sia dovute a minori difficoltà di coordinamento e problematiche legate all'asimmetrica situazione gestionale da parte delle singole agenzie regionali per la protezione ambientale, il che illustra le ragioni dell'asimmetria dei risultati raggiunti nelle varie regioni.
Il trasferimento dallo Stato alle regioni delle competenze amministrative in questo ambito risulta attuabile soltanto attraverso l'adozione da parte delle regioni di normative in materia di incidente rilevante e in presenza di agenzie, che per fortuna con l'attivazione dell'Arpa Sardegna sono su tutto il territorio nazionale, mentre la terza condizione è la stipula dell'accordo di programma Stato-regioni, elemento normativo fondamentale ma ad oggi assolutamente carente.
La prima condizione, quella delle normative regionali, risulta pienamente realizzata solo in alcune regioni come Emilia Romagna, Lombardia, Marche, Puglia e Toscana, mentre altre regioni come Abruzzo, Basilicata, Piemonte e Sicilia non hanno una legislazione regionale, ma hanno norme di rango inferiore, come delibere di Giunta regionale o addirittura atti dirigenziali.
Anche in funzione di questo diverso impegno si spiegano i diversi risultati ottenuti nelle diverse regioni. Per quanto attiene agli obblighi istruttori ispettivi relativi all'impianto di cui all'articolo 8 del decreto legislativo n. 334 del 1999, tutte le


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agenzie ambientali partecipano attivamente ai CTR in capo alle Direzioni regionali dei Vigili del fuoco. Per quanto riguarda la parte ispettiva, invece, partecipano anche ad attività disposte dal Ministero dell'ambiente effettuate con il coordinamento tecnico di ISPRA, che è fondamentale per assicurare una linea guida omogenea, condizione necessaria ma non sufficiente per garantire prestazioni omogenee nelle diverse regioni.
L'informazione è sufficiente e omogenea perché ISPRA cura molto bene gli aspetti di coordinamento, ma ci sono problemi relativi alla formazione, che è diversa nelle diverse regioni come anche l'entità delle risorse umane dedicate a questa problematica.
Contestualmente all'esigenza di procedere al conferimento di queste funzioni ci sono ancora profonde carenze e si attende l'emanazione di diversi decreti attuativi per la regolamentazione delle tariffe, delle modalità di effettuazione delle verifiche ispettive, delle valutazioni istruttorie dei rapporti di sicurezza, nonché del decreto relativo ai rischi d'area e alla pianificazione sovraordinata di intervento e, infine, l'aggiornamento del DPCM del 2005 sulla pianificazione dell'emergenza esterna.
In alcune aree si attende l'importante decreto relativo all'effetto domino nelle complesse aree industriali presenti nel nostro Paese. Da questo punto di vista, occorre dire che, rispetto alle oltre 500 verifiche ispettive previste dall'articolo 6 del decreto legislativo n. 334 del 1999, ci sono situazioni avanzate in alcune regioni, mentre in altre come la Puglia siamo procedendo all'effettuazione delle verifiche ispettive. Per poter essere realmente efficaci ed efficienti in queste situazioni è però necessario accertare la presenza di competenze locali ben consolidate e di attività formative di alto livello realizzate a livello centrale, alle quali non tutte le regioni hanno partecipato come sarebbe stato opportuno.
È quindi importante che il Ministero dell'ambiente predisponga e mantenga procedure di monitoraggio, che ci siano il coordinamento attivo di ISPRA, condizione fondamentale per assicurare almeno in premessa attività omogenee su tutto il territorio nazionale, nonché la definizione di criteri e riferimenti tecnici dettagliati per l'indirizzo delle autorità e degli organi tecnici preposti localmente ai controlli.
Ovviamente c'è un rilevante problema di risorse per le agenzie come per altri organi dello Stato che hanno vincoli di bilancio molto forti e che, dovendo dedicare una parte delle proprie risorse umane a questo tipo di intervento, si possono trovare in sofferenza per quanto riguarda attività di tipo tradizionale.
A parere di AssoArpa sussistono le condizioni per un pieno trasferimento delle funzioni dallo Stato alle regioni, delle competenze amministrative in materia anche per gli stabilimenti soggetti agli obblighi di cui all'articolo 4 del decreto del Presidente della Repubblica n. 175 del 1988 e all'articolo 8 del decreto legislativo n. 334 del 1999. Questa è la posizione condivisa dal sistema delle agenzie rispetto alle quali rispondiamo ai nostri enti di riferimento, alle regioni, al sistema agenziale e al nostro ente di riferimento che è appunto ISPRA.
La dirigente che ha redatto il documento, l'ingegnere Valenzano, insieme ai colleghi delle varie agenzie è a disposizione per chiarimenti ed eventuali domande.

PRESIDENTE. Do la parola agli onorevoli deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

ALESSANDRO BRATTI. Ringrazio innanzitutto per le informazioni fornite. Purtroppo da numerosi anni è in atto la discussione per il completamento dell'applicazione della normativa, ma probabilmente il fatto che non si riesca ad arrivarci fino in fondo testimonia la presenza di alcune problematiche.
L'emanazione dei decreti attuativi è importante così come anche chiedersi - problema tutto politico - se consideriamo il tema della sicurezza un tema ambientale importante. Si tende sempre a standardizzare i processi, ma in realtà le differenze


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esistono perché gli impianti non sono tutti uguali, alcuni sono particolarmente complessi e in fase di dismissione il pericolo aumenta enormemente, per cui bisogna conoscere molto bene i cicli industriali quando si interviene.
Non si tratta quindi di processi uguali, standardizzabili, semplificabili, e un evento particolarmente complicato può trasformare una trascuratezza in tragedia. Ormai abbiamo una normativa consolidata, ma bisogna rapidamente giungere a definirla nelle sue specifiche situazioni.
Anche il tema della tariffazione non è un dettaglio, perché, mentre su altri impianti in condizioni normali si paga secondo quanto sancito a livello europeo dal principio secondo cui chi inquina paga, non si capisce come mai per gli impianti più complessi e difficili da controllare non si sia ancora raggiunto un decreto attuativo per l'emanazione delle tariffe. Le ispezioni più complicate vengono infatti pagate dall'ente che deve riorganizzarsi tra le varie problematiche e intervenire a costo zero. Mi sembra dunque un segnale di attenzione poco significativo rispetto a un tema di grande rilevanza.
Avete sottolineato tanti aspetti collegati al tema dei rischi rilevanti, non ultimo questo dei piani di emergenza. Parecchi di questi impianti sono fortemente conurbati, vicini alle città perché una volta venivano costruiti con altri criteri, per cui oggi ci troviamo spesso ad affrontare situazioni di carattere urbanistico ed edilizio in cui emergono pressioni territoriali dovute all'urbanizzazione, che possono confliggere con l'attuazione di questi piani di emergenza.
Mi chiedo dunque quale controllo abbiamo a livello generale su queste situazioni, perché avendo la normativa anche giustamente delegato ai vari organi locali tutta una serie di prerogative, il CTR alle regioni, l'informazione ai comuni, i piani urbanistici sono di competenza dei comuni ma poi intervengono le Prefetture, che però non sono organizzate ovunque nello stesso modo, per cui mi chiedo come possiamo avere un'idea di garanzia di sicurezza certa rispetto a questioni di questo genere.
Su questi temi s'impatta nel considerare i casi specifici, laddove magari la normativa per quell'area non è stata rispettata fino in fondo e si è costruito in un'area in cui non si doveva costruire. Si tratta delle note vicende italiane molto tristi per quanto riguarda la vicinanza di un impianto come una discarica che fa percolato e rappresenta un problema ambientale serio, che però diventano più gravi per una certa tipologia di impianti pericolosi.
Al di là delle riflessioni e di qualche spunto che ci avete dato, vorremmo quindi conoscere lo stato dell'arte, di percezione e di controllo che il pubblico nella sua completezza ha su un fenomeno di questo genere. A partire dalla recente vicenda dello sversamento di olio combustibile nel Lambro (dove qualcuno ha aperto i serbatoi, sembra di capire per motivi fiscali, ma poteva causare un disastro più grave di quello che è stato), ci siamo resi conto di come anche in una regione come la Lombardia, che avendo molti impianti dovrebbe essere in stato di allerta, il sistema di controllo fosse molto debole e non in grado di evitare un disastro.
In questa indagine dobbiamo preoccuparci di avere il polso della situazione per poi accelerare il completamento della normativa. Come evidenziato dal dottor Dattilo, dobbiamo completare la normativa per essere sicuri che quanto facciamo sia davvero importante per la sicurezza dei nostri cittadini e del nostro territorio, che è notoriamente fragile e a cui la chimica ha dato tanti benefici, creando però anche tanti problemi con cui dovremo fare ancora i conti per anni.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ANGELO ALESSANDRI

AURELIO SALVATORE MISITI. Anch'io ringrazio l'ingegner Dattilo e il dottor Giorgio Assennato che ci hanno ricordato lo stato di attuazione di queste norme e fornito


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alcune indicazioni, aspettandosi qualcosa da noi.
Questa audizione mira a conoscere i problemi che affliggono gli organismi competenti e a vedere come organizzare una risposta politica alle esigenze tecniche, economiche, strutturali che essi ci sottopongono. Concordo con le considerazioni dell'onorevole Bratti perché dobbiamo essere noi i protagonisti, quelli che riescono a influire sullo Stato e sulle regioni per arrivare rapidamente a disegnare un quadro più omogeneo attualmente garantito solo dalla buona volontà di chi opera nel settore.
Anche AssoArpa dichiara di lavorare sempre bene con la direzione scientifico-tecnica adeguata, ma credo che debba essere fatto un passo avanti soprattutto sulle risorse, laddove mi sembra errato che i Vigili del fuoco debbano investire risorse per una politica della sicurezza.
Tutti gli incidenti rilevanti non solo chimici sono sempre incendi, laddove per esempio anche il grande incidente stradale porta all'incendio come nel caso di quello verificatosi sotto il Monte Bianco. La normativa della sicurezza purtroppo viene sempre dopo che l'incidente è avvenuto e i miglioramenti avvengono sempre dopo: è la storia della tecnologia e dobbiamo essere realisti su questo, ma per quanto possibile dobbiamo prevenire organizzandoci meglio.
Vorrei sapere se il parere del Consiglio di Stato sia prevalente sulle leggi regionali a macchia di leopardo. Si tratta infatti non di una sentenza, ma soltanto di un parere, e a mio avviso il parere del Consiglio di Stato non è cogente sulle regioni che dovessero procedere nella direzione indicata dalla loro legislazione. Vorrei sapere quindi quali regioni si siano adeguate, perché alcune non abbiano ancora legiferato o utilizzino soltanto gli strumenti della Direzione generale del Dipartimento o provenienti da una circolare interna o da una delibera di Giunta.
Insomma vorrei sapere se non si può fare qualcosa evidenziando i pericoli in caso di mancato adeguamento e quali strumenti possano far sì che tutte le regioni e le due province dell'Alto Adige si adeguino a una normativa che dovrebbe avere nelle due leggi citate le regole fondamentali e che possono specificare l'attuazione di quelle norme a livello regionale.
In Puglia esistono industrie che richiamano l'attenzione molto più di altre, per cui la regione Puglia deve avere una normativa cogente, che rispetti le normative nazionali ed europee. Vorrei sapere inoltre chi, siglato l'accordo Stato-regioni per l'attuazione di queste normative, dovrebbe pagare l'attività dei CTR e quanto sta a valle ovvero l'attività fatta operativamente per attuare le commissioni nominate.
Credo infatti che si tratti di risorse modeste anche se indispensabili, per cui vorremmo chiedervi di formulare eventuali suggerimenti da attuare attraverso un provvedimento legislativo, giacché il nostro sensibile presidente si spingerà a richiedere quanto eventualmente ci sottoporrete.

PRESIDENTE. Do ora la parola agli auditi per la replica.

FABIO DATTILO, Direttore centrale per la prevenzione e la sicurezza tecnica del Corpo nazionale dei vigili del fuoco. Per quanto riguarda la prima domanda dell'onorevole Bratti, certo le competenze sono innumerevoli e fra le più complesse per i risvolti sociali ed economici che possono avere si annoverano quelle relative alla valutazione della compatibilità territoriale delle attività connesse a stabilimenti a rischio di incidente rilevante, a cui lei faceva cenno, per le quali c'è già un decreto del Ministero delle infrastrutture, la cui competenza nell'esame è comunque sempre demandata al CTR per le attività più rischiose.
Su questo chiedo un sollecito perché i comuni interessati dalla presenza di industrie a rischio di incidenti rilevanti dovrebbero adottare i cosiddetti piani ERIR (si tratta dell'Elaborato Tecnico sul Rischio di Incidenti Rilevanti da ricomprendere negli strumenti urbanistici comunali) ma spesso non lo fanno, lasciando a terzi


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il compito di «essere cattivi», e quindi nei CTR possono destare notevole preoccupazione perché tali questioni attengono al valore dei terreni al metro quadrato, quindi ci sono forti interessi.
Il parere del Consiglio di Stato chiude la porta ai regolamenti regionali per quelle parti in cui è necessario l'accordo Stato-regioni, per cui l'unica cosa che si può fare è completare questo accordo, in cui si può trovare un ruolo dello Stato per le funzioni che ha esercitato in maniera egregia senza delegarle completamente alle regioni.
Per quanto riguarda invece le questioni economiche, credo che la bozza di documento che circola nel Ministero dell'ambiente per la determinazione delle tariffe sia completa anche di chi paga, perché secondo il principio europeo paga o almeno concorre al pagamento chi potenzialmente può fare il danno. Queste tariffe sono al Ministero dell'ambiente da due anni, non se ne parla più ma sarebbe opportuno sbloccarle.

BARBARA VALENZANO, Dirigente di AssoArpa. Ringrazio per avermi dato la parola. Rispondo all'onorevole Bratti. Per quanto concerne i piani di emergenza a cui accennava già il collega del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, esiste il decreto del 2001 «Requisiti minimi in materia di pianificazione urbanistica e territoriale per le zone interessate da attività connesse a stabilimenti a rischio di incidente rilevante», che consente ai CTR di valutare la compatibilità territoriale.
Questo però non consente di valutare i rischi associati alla sovrapposizione di più effetti. Come evidenziato dal professor Assennato, è necessario procedere alla definizione del decreto specifico per la valutazione dell'effetto domino anche perché spesso le connotazioni delle città e quindi delle aree periurbane si modificano nel tempo, per cui andare con una norma di un certo tipo non consente di valutare la sovrapposizione degli effetti e le conseguenze ambientali.
Un altro aspetto specifico - lei, onorevole, accennava allo sversamento nel Lambro - è che attualmente non viene pienamente gestita la valutazione delle conseguenze ambientali, il cosiddetto «danno ambientale» ancora privo di riferimenti specifici, anche perché il decreto legislativo n. 334 del 1999 non impone l'obbligo di osservare le valutazioni relative all'effetto domino. Si aspettava quindi un decreto ad hoc per avere strumenti certi e più forti.
Per quanto riguarda il parere del Consiglio di Stato, onorevole Misiti, spesso ci sono state delle impugnative come nel caso della regione Puglia. Questa impugnativa però è stata controdedotta perché era connessa all'espletamento delle competenze della regolamentazione in ambito territoriale. Non essendo attuato l'accordo di programma, la legge non poteva essere impugnata e pertanto attualmente è operativa.
Desidero comunque precisare che l'accordo era stato siglato non dalla regione Puglia ma dalla regione Lombardia, ma poi si è rientrati perché l'accordo di programma non doveva essere per forza contestuale perché sicuramente è connesso al grado di risposta delle regioni, ma quantomeno doveva avere presupposti comuni.
Come evidenziato nella nostra relazione, le regioni che lavorano sono Emilia-Romagna, Toscana, Veneto, Lombardia, Piemonte, Puglia in quanto hanno un assetto di vigilanza e di ispezione sul territorio che è maturo per fare un passo. Questo deve comunque essere verificato nello specifico regione per regione anche perché l'accordo non è unico, ma è tra lo Stato e la singola regione.
Avevamo inserito un punto specifico sulle risorse riprendendo la bozza che girava al Ministero dell'ambiente. Le direttive Seveso consentono di attribuire anche ai gestori gli aspetti connessi. Vorrei fare un'ultima precisazione relativa all'attuazione del regolamento REACH sulle sostanze pericolose, che dal 1o dicembre 2010 risulta cogente. Questo comporterà un aggravio di lavoro rispetto a carichi già pesanti perché nelle sostanze pericolose sono stati compresi anche tutti i combustibili pesanti. Cambieranno dunque le soglie


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di riferimento e quindi anche i sotto soglia potrebbero subire valutazioni più spinte.
In riferimento ai trasporti e quindi ai poli logistici, tema sollevato in una precedente audizione dall'onorevole Bratti, questi attualmente non vengono gestiti perché a livello normativo vanno con le regole del commercio e del trasporto. AssoArpa riteneva di voler gestire questa tipologia di poli mutuando le regole, le discipline e le parti ispettive del decreto legislativo n. 334 del 1999.
Si tratta di mutuare la metodologia tenendo conto che si tratta di stoccaggi corposi che spesso passano nei centri cittadini come nel caso della stazione di Bari o di Scalo Ferruccio in cui passa propilene in grande quantità. Le metodologie di controllo sui serbatoi e sulle ferrocisterne possono essere mutuate da attività di tipo Seveso. Questo significa non far soggiacere alla presentazione di rapporti, ma avere un'ottica di controllo.

PRESIDENTE. Nel ringraziare i rappresentanti intervenuti, dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 11,25.

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