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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione IX
15.
Mercoledì 18 febbraio 2009
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Valducci Mario, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SUI PROGETTI DI LEGGE C. 44, C. 471, C. 649 E C. 772, IN MATERIA DI SICUREZZA NELLA CIRCOLAZIONE STRADALE

Audizione del Ministro della gioventù, Giorgia Meloni:

Valducci Mario, Presidente ... 3 10 13 15
Biasotti Sandro (PdL) ... 11
Compagnon Angelo (UdC) ... 10
Meloni Giorgia, Ministro della gioventù ... 3 13
Misiti Aurelio Salvatore (IdV) ... 10
Moffa Silvano (PdL) ... 12
Montagnoli Alessandro (LNP) ... 11
Sarubbi Andrea (PD) ... 10
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per l'Autonomia: Misto-MpA; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-Repubblicani: Misto-LD-R.

COMMISSIONE IX
TRASPORTI, POSTE E TELECOMUNICAZIONI

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di mercoledì 18 febbraio 2009


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MARIO VALDUCCI

La seduta comincia alle 14,30.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro della gioventù, Giorgia Meloni.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui progetti di legge C. 44, C. 471, C. 649 e C. 772, in materia di sicurezza nella circolazione stradale, l'audizione del Ministro della gioventù, Giorgia Meloni.
Ricordo che ai progetti di legge menzionati sono stati abbinati i progetti di legge C. 419, C. 1190 e C. 1717, quindi i progetti di legge C. 844, C. 965, C. 1075, C. 1101, C. 1469, C. 1488, C. 1737 e C. 1998.
Do la parola al Ministro della gioventù, Giorgia Meloni, per lo svolgimento della relazione.

GIORGIA MELONI, Ministro della gioventù. Ringrazio il presidente Valducci e tutta la IX Commissione per l'opportunità che mi è stata data di affrontare una tematica che mi sta particolarmente a cuore e che, coinvolgendo una fascia non indifferente del mondo giovanile, è stata oggetto di un ampio lavoro da parte del Ministero della gioventù.
So che la Commissione, sulla base delle proposte di legge che sono all'esame, sta lavorando alla definizione di un impianto normativo con l'obiettivo di migliorare i livelli di sicurezza stradale e che la mia audizione si inserisce all'interno di questo lavoro, evidentemente anche in ragione nel pacchetto di iniziative recentemente prese dal Ministero della gioventù sul tema della sicurezza stradale soprattutto in riferimento ai giovani, e con particolare attenzione a quella categoria triste che noi siamo soliti definire «le stragi del sabato sera».
Sono a conoscenza del fatto che sono già state svolte audizioni con altri esponenti del Governo sulla medesima tematica, e quindi mi scuso se doveste trovarvi a sentire cose che sono già state dette da altri. Tuttavia per me è importante tentare di configurare il lavoro che ha svolto il Ministero della gioventù nell'ambito di un quadro complessivo di iniziative del Governo, essendo la competenza su questo argomento molto frammentata e molto ampia, ed essendo consapevole che il Governo riuscirà a dare un segnale importante unicamente se dimostrerà di saper affrontare la questione a trecentosessanta gradi.
È a mio avviso abbastanza noto come il Governo abbia dato priorità alla questione della sicurezza stradale e, tra i problemi legati al tema della sicurezza stradale, grande attenzione è stata data specificamente a quella parte del fenomeno relativo agli incidenti stradali provocati dall'uso di bevande alcoliche e di


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sostanze stupefacenti, che è anche l'ambito sul quale il Ministero della gioventù ha concentrato i propri sforzi.
Il quadro all'interno del quale si inserisce l'operato del Governo è tristemente noto: l'Unione europea si è prefissata l'obiettivo di dimezzare, entro il 2010, il numero dei morti sulle strade europee, e di passare dai 50 mila morti registrati nell'anno 2000 a 25 mila. Ha conseguentemente sollecitato gli Stati membri ad adottare misure adeguate al raggiungimento di questo obiettivo.
Il confronto tra il livello di mortalità italiana e quello degli altri Paesi europei, prima degli ultimi due allargamenti dell'Unione, vede l'Italia all'undicesimo posto nella graduatoria della sicurezza stradale, con un livello di sicurezza superiore solo a quello che si registra in Lussemburgo, Portogallo, Belgio, Grecia. Peraltro l'Italia ha oggi il più alto numero di morti per incidenti stradali in assoluto tra i Paesi dell'Unione europea a 15.
È da rilevare, però, che dal 2000 al 2007 in Italia i morti per incidenti stradali sono passati da 7.061 a 5.131, con una diminuzione complessiva del 27,3 per cento. Anche nel 2007 si sono avuti il 3 per cento di incidenti in meno, il 2,1 per cento di feriti in meno, e il 9,5 per cento di morti in meno rispetto al 2006. A dispetto di qualche timido risultato positivo, quella che trattiamo oggi resta però un'emergenza nazionale, che, per essere affrontata efficacemente, necessita di interventi strutturali, normativi ed educativi, in sinergia tra loro.
È evidente che, come Ministero della gioventù, siamo particolarmente coinvolti, in quanto la fascia di popolazione più colpita dagli incidenti stradali è in particolare quella tra i 25 e i 29 anni di età, nella quale si sono registrati, nel 2007, 554 morti ed oltre 38 mila feriti in termini di valori assoluti.
Ricordo anche che l'Organizzazione mondiale della sanità stima gli incidenti stradali ancora come la principale causa di morte tra chi ha meno di quarant'anni.
Le cause di questa emergenza sono ovviamente molte, e in questa sede non possiamo analizzarle tutte. Per quello che mi compete, concentrerò la mia relazione sugli effetti derivati dall'abuso di alcol e dall'uso di sostanze stupefacenti in relazione agli incidenti stradali, per la fascia di età che va dai 18 ai 33 anni. Dobbiamo tenere in considerazione, infatti, che nell'Unione europea circa un incidente su quattro è legato a questi fattori, e sono circa 10 mila le persone che muoiono ogni anno per incidenti stradali correlati all'uso di alcol e droghe.
Proprio perché credo che questa emergenza vada affrontata sotto aspetti diversi, è necessario che si cerchi di inquadrare l'attività del Ministero della gioventù nell'ambito delle iniziative che il Governo ha più in generale portato avanti su questo tema. Tra le principali, mi preme ricordare in particolare le modifiche al codice della strada e al codice penale introdotte con il decreto-legge 23 maggio 2008, n. 92, convertito lo scorso mese di luglio nella legge n. 48 del 2008 (il cosiddetto «pacchetto sicurezza»), con le quali è stata introdotta una disciplina più severa, attraverso un inasprimento delle sanzioni in caso di guida sotto l'effetto di alcol e sostanze stupefacenti. A seguito di questa politica, nei sei mesi successivi all'entrata in vigore delle disposizioni normative contenute nel decreto-legge n. 92, si è registrata un'ulteriore diminuzione del 9 per cento degli incidenti rispetto al corrispondente periodo dell'anno precedente.
Aggiungo, inoltre, che l'articolo 57 del disegno di legge C. 2180, recante disposizioni in materia di sicurezza pubblica, approvato dal Senato e attualmente all'esame congiunto della I e della II Commissione della Camera dei deputati, è intervenuto sul Fondo contro l'incidentalità notturna, istituito con legge n. 160 del 2007 presso la Presidenza del Consiglio. Ricordo che l'articolo 57, inserito durante l'esame al Senato come emendamento presentato dal Governo, ha specificato che risorse del fondo devono essere destinate all'acquisto di materiali ed attrezzature e mezzi per l'attività di contrasto svolta dalle forze di polizia, alle campagne di sensibilizzazione e di formazione degli


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utenti della strada, e per il finanziamento di analisi cliniche, di ricerca e sperimentazione nel settore del contrasto alla guida in stato di ebbrezza o dopo aver assunto sostanze stupefacenti.
Contestualmente il Governo ha sensibilmente aumentato i controlli su strada, che sono quasi raddoppiati negli ultimi mesi, anche se personalmente ritengo che, da questo punto di vista, molto di più si possa e si debba fare, considerando la tematica dei controlli la vera questione dirimente di tutta la vicenda di cui stiamo dibattendo.
Certamente, però, occorre affrontare la questione anche sul piano educativo e formativo, serve migliorare le infrastrutture ed è necessario continuare ad interrogarsi sulle iniziative da intraprendere a livello normativo.
La competenza su questo tema, come dicevo prima, è in capo a diversi colleghi del Governo, e questo ha comportato, da parte nostra, la necessità di armonizzare le varie iniziative che tutti i soggetti coinvolti stanno portando avanti.
Questo è il motivo per cui ho ritenuto opportuno accogliere e rilanciare la proposta del sottosegretario Roccella di istituire una cabina di regia con il compito, da una parte, di mettere a confronto e in relazione le attività che tutti gli esponenti del Governo stanno portando avanti, e, dall'altra, di consultare e di coinvolgere tutti gli altri portatori di interessi, ossia gli enti locali, le associazioni, i parenti delle vittime, i volontari, e tutti coloro che possono in qualche modo offrire il loro punto di vista su una tematica tanto complessa.
La cabina di regia potrebbe essere anche il luogo nel quale affrontare la questione dell'impianto normativo da dare al codice della strada e per confrontare le varie posizioni, al fine di arrivare ad una soluzione condivisa.
Come sapete, nei giorni passati, anche altri esponenti del Governo hanno avanzato proposte, alcune che personalmente condivido, e altre che condivido meno. La cabina di regia potrebbe essere anche il luogo nel quale confrontarsi su queste proposte e nel quale confrontarsi anche rispetto alle proposte avanzate in Parlamento, per cercare di portare avanti delle proposte condivise su una tematica così rilevante e centrale.
Per quanto mi riguarda, lo scorso 28 gennaio presso la sala stampa di palazzo Chigi sono stati presentati, alla presenza del sottosegretario Mantovano e del direttore dell'Osservatorio fumo, alcol e droghe a dell'Istituto superiore di sanità, Piergiorgio Zuccaro, i progetti messi a punto dal Ministero della gioventù relativi alla prevenzione e al contrasto delle cosiddette «stragi del sabato sera». Il pacchetto si compone di diverse iniziative.
In primo luogo abbiamo deciso di presentare un bando, che è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale e che è disponibile anche sul sito Internet del Ministero della gioventù, che impegna 3 milioni di euro - una somma che io considero non irrilevante per un Ministro senza portafoglio - volti a promuovere progetti finalizzati al miglioramento della sicurezza stradale attraverso attività di formazione e iniziative di divulgazione e sensibilizzazione nei confronti dei giovani. I progetti devono soprattutto promuovere modelli di comportamento responsabili alla guida, nel rispetto delle regole del codice della strada. Il bando è indirizzato ad ONLUS, a cooperative sociali, a fondazioni che abbiano tra gli scopi il perseguimento della sicurezza stradale e ad enti pubblici non economici. I fondi intendono sostenere in particolare progetti destinati ai giovani fino ai 35 anni e sono volti al conseguimento di alcuni obiettivi principali: la promozione di attività in grado di accrescere la preparazione dei neopatentati; la valorizzazione di iniziative che insistano sull'educazione stradale intesa come educazione al rispetto della legalità, della cultura della convivenza e della responsabilità verso gli altri; la promozione di campagne innovative nell'ambito della sicurezza stradale; la promozione di attività che permettano di trascorrere il proprio tempo libero in modo consapevole e responsabile.


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È stato scelto di utilizzare la strada del bando perché era nostra intenzione valorizzare l'operato del mondo associativo e di tutte quelle realtà che da anni si battono su queste tematiche e che spesso hanno ottenuto risultati assolutamente rilevanti. Riteniamo utile il coinvolgimento di tutte queste realtà, anche perché ci rendiamo conto di come il fenomeno sia così complesso e variegato da non poter essere affrontato unicamente con iniziative centralizzate. Non si può infatti pensare di affrontare alla stessa maniera il fenomeno degli incidenti stradali legati all'uso di alcol e all'abuso di sostanze stupefacenti sulla riviera romagnola, dove il consumo di queste sostanze è legato alla frequentazione di grandi discoteche, e nelle grandi città metropolitane, dove il consumo di queste sostanze è legato alla tendenza, che si fa sempre più strada, di consumare aperitivi «lunghi». Sono diverse le modalità di fruizione di queste sostanze, sono diversi i tempi e devono essere diversi modi in cui si pensa di affrontare questo fenomeno. Uno dei motivi per cui abbiamo voluto fare il bando è stato, quindi, quello di tentare di considerare la specificità dei singoli territori e provare a tarare le iniziative anche sulla base di queste specificità.
Ovviamente valuteremo i risultati di ciascun progetto che finanzieremo, così da individuare anche quelli che hanno dato risultati migliori.
In secondo luogo abbiamo avviato un accordo con l'Unione delle province italiane (UPI), per garantire il nostro supporto anche alle attività rivolte al miglioramento della segnaletica stradale e alla manutenzione delle strade. Come sappiamo, la sicurezza dipende banalmente anche dallo stato in cui si trovano le nostre strade, e - essendo la competenza sulle strade prevalentemente delle province - abbiamo pensato che anche questo tassello potesse contribuire alla definizione del mosaico. L'UPI sta lavorando in queste settimane alla definizione dei progetti specifici e su questo mi riservo di farvi avere un'integrazione.
In questa generale strategia di contrasto, si aggiunge, a queste iniziative, anche l'elaborazione di alcuni piani, volti a penetrare l'immaginario giovanile, modificando alcune abitudini negative ed offrendo un servizio di prevenzione direttamente sul campo. In altre parole, abbiamo scelto di lavorare su iniziative che ci consentissero non solamente di preoccuparci di quello che accade dal momento in cui i ragazzi escono dalle discoteche e si mettono alla guida della loro auto al momento in cui raggiungono la loro destinazione, ma anche di entrare all'interno dei locali, per provare a prevenire il fenomeno; si è quindi pensato di lavorare ad iniziative di informazione ed educazione prima che sia troppo tardi.
Questo insieme di iniziative prende il nome di «Operazione naso rosso», e, dal primo test che abbiamo effettuato poche settimane fa a Roma, sembra dare obiettivamente ottimi risultati. Si tratta di un progetto sperimentale che noi abbiamo affidato all'Istituto superiore di sanità. Sappiamo che, nella maggior parte dei casi, non ci sono evidenze riconosciute che i progetti messi in campo per combattere le stragi del sabato sera siano effettivamente efficaci. Mancano ancora, sia a livello nazionale sia a livello internazionale, valutazioni scientifiche precise sull'argomento.
Noi crediamo che un'azione di sistema possa fare la differenza, ma, dal momento che viene speso del denaro pubblico, vogliamo anche certificare i risultati di questa sperimentazione. Quindi al termine di questa sperimentazione, insieme all'Istituto superiore di sanità, valuteremo l'impatto che questa azione avrà avuto. Valuteremo quindi se, nelle dieci regioni nelle quali stiamo avviando queste sperimentazioni, si sarà avuta una consistente diminuzione degli incidenti stradali e quindi anche di tutte le conseguenze ad essi connesse.
«Naso rosso» è un progetto che si muove su tre principali direttive: la presenza all'interno dei locali notturni di volontari con il compito di fare interventi di prevenzione ed informazione sul tema


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della sicurezza stradale e della responsabilità alla guida, rispetto all'uso di sostanze stupefacenti e all'abuso di alcol; formazione del personale che lavora all'interno dei locali notturni; sperimentazione di nuovi modelli di intervento, come il servizio di riaccompagno per coloro che non se la sentono di mettersi alla guida dopo una serata passata in discoteca.
Per ciò che attiene al servizio di riaccompagno, segnalo che è la prima volta che in Italia e nell'Unione europea viene sperimentato questo tipo di intervento, mentre per esempio in Canada questo servizio è attivo da molti anni: dal 1984 ad oggi i volontari del servizio canadese hanno riaccompagnato a casa circa un milione e mezzo di persone. Oggi l'organizzazione canadese conta migliaia di volontari e a unità operative su tutto il territorio nazionale.
Dell'esperienza canadese il progetto «Naso rosso» italiano recepisce il servizio di riaccompagno a disposizione dei ragazzi, cosicché, chi non se la sente di guidare dopo una serata in discoteca, può essere accompagnato a casa dai volontari, che si preoccupano anche di guidare la macchina della persona che accompagnano, per ovviare al fattore di maggiore deterrenza rispetto alla disponibilità a farsi accompagnare a casa, che è l'abbandono della propria automobile lontano da casa.
I volontari hanno ovviamente una copertura assicurativa e di questo bisogna ringraziare la fondazione ANIA, che ci ha offerto questo importante servizio.
Rispetto all'esperienza canadese però, il progetto del Ministero della gioventù, e quindi l'edizione italiana, è molto più articolato e questo è il motivo per cui noi ci permettiamo di parlare di un'azione di sistema.
All'Istituto superiore di sanità abbiamo affidato il compito di istruire e formare i volontari che si dedicheranno ad accompagnare i ragazzi; gli stessi volontari sono presenti, sin dall'inizio della serata, all'interno dei locali che aderiscono all'iniziativa, con delle postazioni ben visibili. I volontari fanno opera di sensibilizzazione contro l'abuso di alcol e contro l'abuso di sostanze stupefacenti, ed evidentemente contro il rischio connesso ad incidenti stradali. Lo fanno con gadget, materiale informativo di vario genere e anche con test gratuiti per misurare il tasso di alcol nel sangue.
Questo è un elemento che, a mio avviso, ci consente anche di fare una cosa importante; noi abbiamo spesso affrontato la questione della sicurezza stradale e quindi anche il tema del rapporto tra locali notturni e uso di sostanze stupefacenti e abuso di alcol anche entrando in rotta di collisione con i gestori dei locali. In passato abbiamo voluto evidenziare che c'era una responsabilità anche abbastanza rilevante dei gestori dei locali. Questo è il motivo per cui abbiamo voluto immaginare un progetto che ci potesse consentire di distinguere, all'interno dei gestori dei locali, quelli che davvero vogliono provare a darci una mano nell'affrontare la questione e quelli che invece non vogliono farlo. È un modo per chiedere a questi soggetti di dimostrare da che parte vogliono stare, perché noi offriamo ai gestori l'opportunità di avere all'interno dei loro locali alcuni volontari che fanno opera di prevenzione ed informazione, che eventualmente si offrono di accompagnare a casa il ragazzo.
Vorrei sottolineare che offriamo ai locali soprattutto l'opportunità di formare il proprio personale. Penso in particolare ai cosiddetti «buttafuori», così come ai barman, cioè a coloro che si trovano a dover somministrare gli alcoolici. Pensiamo alla figura dei «buttafuori»: oggi sono persone tendenzialmente assunte in ragione del diametro del loro bicipite, che stanno nei locali e servono sostanzialmente ad allontanare persone troppo ubriache, che rischiano di infastidire gli altri avventori del locale. Quando un domani questi soggetti avessero anche altre mansioni, oltre quella di assicurare l'ordine all'interno del locale, ossia se queste persone avessero cognizioni di pronto soccorso medico, di assistenza psicologica, di affidamento ai volontari del servizio di accompagno che sono all'interno dei locali, evidentemente noi trasformeremmo


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di fatto in operatori sociali persone che ad oggi non rivestono una grande utilità nella prevenzione dei rischi connessi all'abuso di alcol.
Questa operazione complessiva avrà inizio nel mese di marzo, ha una durata prevista di un anno e prevede la messa in campo, in dieci regioni italiane, di circa 300 operatori formati, come detto, dall'Istituto superiore di sanità, che coinvolgeranno i gestori dei locali per responsabilizzare ed informare i frequentatori delle discoteche ed offrire loro la possibilità di effettuare, all'uscita, dei test per la misurazione del tasso alcolemico nel sangue. Il centro operativo coordinerà le attività e l'andamento del progetto sul territorio nazionale, studierà le tendenze dei consumi giovanili, imposterà gli interventi e costruirà una rete attiva tra operatori e gestori.
Un primo «demo test» di questa iniziativa è stato fatto - come dicevo prima - in 5 discoteche romane nella notte tra il 5 e il 6 gennaio. I risultati sono stati incoraggianti: 104 adesioni al progetto, 290 alcol-test effettuati e due ragazzi che hanno accettato di farsi riaccompagnare a casa con la propria automobile. Quest'ultimo dato, ossia due ragazzi accompagnati a casa in un'unica sera intervenendo in cinque discoteche, ad un occhio superficiale può sembrare scoraggiante, mentre io credo che riuscire ad impedire anche ad una sola persona di arrecare danni a sé e agli altri sia un risultato importante e, per quanto mi riguarda, da già un senso a questa iniziativa e al lungo lavoro che è occorso per organizzarla.
Alle iniziative enumerate finora si aggiungono le campagne di comunicazione che stiamo studiando in queste settimane, anche in collaborazione con gli altri Ministeri competenti.
Sottolineo inoltre la volontà, da parte del Ministero della gioventù, di mettere in rete - in una sezione dedicata inizialmente sul sito del Ministero della gioventù e in un secondo momento in un sito ad hoc - sia le iniziative del Ministero della gioventù (ossia quelle che conseguiranno dal bando, i progetti che abbiamo messo in campo con l'UPI, l'«operazione naso rosso») sia le iniziative degli altri Ministeri. In tal modo si potrà finalmente avere in ogni momento il quadro delle numerose iniziative che verranno portate avanti su tutto il territorio nazionale, e della loro efficacia. Ci piacerebbe costruire un vero e proprio network della lotta alle stragi del sabato sera.
Naturalmente anche tutto questo non può bastare e non basterà. Servono misure deterrenti, che siano applicate in maniera implacabile per chi sceglie di mettersi alla guida in auto sotto l'effetto di sostanze stupefacenti o in stato di ubriachezza. Per questo insisto nel dire che servono - nonostante il lavoro importantissimo che da questo punto di vista il Governo ha fatto - ancora maggiori controlli sulle strade e sanzioni severe per chi è inadempiente.
Lasciatemi dire, in conclusione, la mia opinione rispetto ai tassi alcolemici consentiti, che so essere anche una delle questioni sulle quali la Commissione si sta ampiamente confrontando. Personalmente non considero realmente efficace l'ipotesi di abbassare ulteriormente la soglia di 0,5 grammi per litro, e, soprattutto, non condivido, come Ministro della gioventù, la previsione di una soglia pari a zero unicamente per i più giovani, cioè per i neopatentati. Proverò a spiegarvi perché. Dei 27 Stati membri dell'Unione europea ben 15 hanno un tasso alcolemico consentito pari a 0,5. Si tratta di Spagna, Portogallo, Germania, Francia, Austria, Grecia e di tutte le nazioni del nord Europa, ossia di popoli decisamente inclini alle bevande alcoliche, soprattutto a quelle della loro tradizione. In tutto il Regno Unito, a Malta ed in Irlanda il tasso alcolemico consentito è pari a 0,8. A Cipro è addirittura pari a 0,9. Solamente Polonia e Svezia hanno un tasso alcolemico consentito pari a 0,2 e 5 nazioni hanno il tasso pari a zero (Estonia, Repubblica CECA, Romania, Slovacchia e Ungheria). Secondo le tabelle affisse in tutti i locali, con un tasso pari allo 0,5, che è il tasso attualmente consentito, Giorgia Meloni o una qualunque persona che siede all'interno


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di questa Commissione sarebbe al limite dopo aver bevuto una birra e oltre il limite dopo averne bevute due. Se il tasso venisse portato a 0,2, non potrebbe bere neanche una birra. Un uomo, con un tasso consentito fissato a 0,5, non può bere due grappe, e, se si abbassa il tasso a 0,2, non può bere neanche uno spritz.
La percentuale di alcol pari a 0,2 g per litro è una percentuale presente spesso anche nei cibi, e probabilmente non si riesce a smaltirla neanche dopo un'intera notte. Questo è il motivo per cui credo che la soglia fissata dalla nostra legislazione sia assolutamente ragionevole e sia giusta per distinguere l'uso dell'alcool dall'abuso, ossia per distinguere quello che diventa nocivo da quello che nocivo non è.
Per quanto riguarda la proposta di portare a zero il tasso alcolemico consentito per i neopatentati, secondo i dati Istat, tra i conducenti morti a seguito di incidente stradale, i più colpiti sono i giovani tra i 25 e i 29 anni, mentre nei conducenti feriti la frequenza più elevata si colloca nella fascia di età tra i 30 e i 34 anni. Quindi si tratta di giovani, ma non di giovanissimi neopatentati. Viceversa la fascia più a rischio nel rapporto tra alcol ed incidentalità è dimostrato essere quella maschile over 65 anni.
Quindi, sul piano dell'incidenza, non sarebbe quella tra i 18 e 21 la fascia sulla quale intervenire. Ovviamente, conosco le obiezioni che si possono muovere: si tratta di educare i neopatentati a non bere, e a far passare il principio che chi guida non beve. Però io credo che, se davvero noi vogliamo fare un'opera di educazione efficace, dobbiamo educare alla responsabilità, il che significa distinguere chi beve un bicchiere di vino a cena con la fidanzata da chi si mette al volante completamente ubriaco, e contrastare quella tendenza che purtroppo sta prendendo sempre più piede tra i giovani italiani di bere al di fuori dei pasti, con l'obiettivo preciso di stordirsi.
Io credo che noi abbiamo il dovere di considerare questa differenza, perché, non considerandola, rischiamo di ottenere l'effetto contrario.
La prima cosa da fare - l'ho detto già due volte, lo ripeto nuovamente - è aumentare i controlli e rendere le sanzioni più efficaci. Questo è l'unico vero modo che noi abbiamo di far rispettare le regole. Tutto il resto serve prevalentemente a far discutere sui media e sui giornali, ma di fatto, a mio avviso, non risolverà i problemi. Vi ricordo che tutte le norme in tema di sicurezza stradale, quali l'obbligo di indossare le cinture di sicurezza e il casco, vengono rispettate in ragione dei controlli e delle sanzioni che sono state applicate. Si è cominciato ad indossare il casco e a mettere la cintura di sicurezza quando sono stati intensificati i controlli e sono state fatte le multe, perché si era deciso, su questo, di essere inflessibili.
Anche se portassimo la soglia ad zero, o a meno dieci, questo sarebbe inefficace se l'intervento non fosse corredato dal controllo che queste soglie vengano rispettate. Personalmente non condivido la necessità di abbassare ulteriormente la soglia, però voglio dire che, quand'anche si decidesse di portare la soglia allo zero per chi si mette alla guida, io sarei comunque a chiedere di non farlo unicamente per i neopatentati, perché la considero una discriminazione inefficace rispetto agli obiettivi che dobbiamo prefiggerci.
Credo quindi che sia giusto mantenere il tasso uguale a quello previsto nel resto d'Europa. Peraltro noi abbiamo una tradizione legata alla cultura del vino, allo stare insieme, a bere un bicchiere di vino durante i pasti, una tradizione che affonda le sue radici molto lontano, e anche per questo credo che faremmo un errore non secondario a trattare l'uso di alcol alla stregua dell'abuso di alcol. Faremmo un errore - considerata la nostra tradizione - a trattare culturalmente l'alcol, ed in particolare il vino, alla stregua delle sostanze stupefacenti e delle droghe. Non condivido quindi questo taglio, ma sono, anche in ragione di quello che ho detto finora, assolutamente a disposizione per discutere di strumenti repressivi che siano realmente efficaci.
Sono infatti convinta che, nel momento in cui noi scegliamo di distinguere chi è


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responsabile da chi non lo è, dobbiamo essere assolutamente inflessibili con chi dimostra di non esserlo.
In conclusione, ringraziandovi per l'attenzione che mi avete dedicato, credo che la prevenzione delle stragi del sabato sera passi attraverso la giusta combinazione tra strumenti repressivi, educativi ed informativi. È evidentemente una strada difficile, ma è anche probabilmente l'unica strada che potrà aiutarci a riportare sani e salvi a casa soprattutto i giovani italiani.

PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro della gioventù Giorgia Meloni per la relazione svolta.
Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

ANGELO COMPAGNON. Desidero fare un intervento anomalo. Non ho infatti domande da porre perché la relazione del Ministro mi ha aperto il cuore, mi trova completamente d'accordo e mi auguro che questa sua disponibilità ad un confronto, pur non condividendo alcuni aspetti, possa aiutare a completare al meglio il lavoro del Comitato ristretto e poi della Commissione.
La distinzione fra uso e abuso, il rispetto delle regole e la prevenzione non si raggiunge inasprendo le norme, qualunque esse siano. Ribadisco quindi la mia nota posizione di contrarietà, credo peraltro che sia l'unica, rispetto alla confisca come elemento che possa portare ad un miglioramento del comportamento dei conducenti. Mi metto a disposizione per appoggiare la relazione del Ministro, promuoverne i contenuti all'interno del lavoro positivo, serio e molto valido che sta portando avanti la Commissione su questo tema.

AURELIO SALVATORE MISITI. Anch'io desidero rivolgere un apprezzamento allo sforzo degli uffici e anche del Ministro della gioventù per gli approfondimenti che ha offerto. Al di là delle posizioni sul tasso alcolemico, poiché lei ha evidenziato l'esigenza di costituire in Italia una cabina di regia, perché troppi Ministeri si occupano di questo tema, vorrei sapere se sia stato realizzato un approfondimento in ordine all'organizzazione degli altri Paesi e all'eventuale unitarietà dei loro interventi, laddove noi siamo invece portati a realizzare interventi diversi e magari contraddittori. Credo che questo aspetto sia fondamentale, giacché sarebbe auspicabile che un ente unico o al massimo due o tre Ministeri si occupassero di questo argomento.
Talvolta si verifica anche in Parlamento un problema di sovrapposizione; ad esempio, mentre questa Commissione lavora su un tema, un gruppo magari presenta un'altra proposta di legge. Vorrei quindi sapere dal Ministro se sia stata condotta un'indagine per vedere come siano organizzati ad esempio in Canada non solo su questo aspetto, ma a livello complessivo.

ANDREA SARUBBI. Anche io confesso al Ministro l'imbarazzo di trovarci di fronte ad un Governo che ha così tante voci da indurci a porci interrogativi sulla casella in cui lasciare la nostra lettera. La ringrazio per la riflessione sul tasso zero, tema rispetto al quale sono particolarmente sensibile e che ho ribattezzato «legge anti babà», giacché anche un babà farebbe superare limiti inferiori a quelli attualmente stabiliti. È un segnale positivo che il Governo intenda ascoltarci e lavorare su questo tema. Forse, il Ministro Meloni si dovrebbe mettere d'accordo con il Ministro Giovanardi, ma questi problemi non ci competono direttamente. Anche noi siamo pervenuti a un primo risultato, riconoscendo che un tasso più basso non è molto motivato. Tra me e il collega Moffa c'è un dibattito vivace anche sulla possibilità di imporre il tasso zero soltanto ai giovani, ma concordo assolutamente con la posizione del Ministro e sono contento di questa convergenza.
Desidero sottoporre al Ministro una proposta che è giunta via e-mail a diversi deputati della nostra Commissione: si chiede di mettere nei locali un etilometro, in maniera tale che chiunque, prima di uscire, possa sapere se sia al di sopra o al


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di sotto del tasso di 0,5 grammi per litro. L'etilometro dovrebbe essere collocato in tutti i locali a spese del proprietario del locale, il quale avrebbe la possibilità di scaricarlo dalle tasse (aspetto che coinvolgerebbe anche il Ministro Tremonti). Il locale in grado di offrire un etilometro avrebbe maggiori possibilità di attirare clienti, che desiderino tali garanzie di sicurezza. Il proprietario del locale dunque dovrebbe comprare l'etilometro, potrebbe scaricarlo dalle tasse o potrebbe non pagarci l'Iva (si tratta di una spesa di circa 200 euro) e si darebbe ai ragazzi una certezza sulle loro condizioni. Tutti coloro che hanno provato l'etilometro «fai-da-te» e mi hanno scritto per il mio interessamento alla normativa sul tasso alcolico sostengono che spesso non sono attendibili, che non funzionano.
Forse dovrei rivolgere la mia proposta più correttamente al Ministro Tremonti o al Ministro Sacconi, ma approfitto della sua presenza.

SANDRO BIASOTTI. Condivido e apprezzo la relazione. In Commissione abbiamo elaborato una posizione comune, anche se personalmente avevo forti obiezioni, condividendo più la sua idea che non quella della Commissione. Vorrei sapere se esiste una statistica sull'incidentalità causata da chi guida in stato di ubriachezza che riporti anche il valore del tasso alcolemico di chi ha causato l'incidente; infatti, sapere se quest'ultimo si colloca nella fascia fino allo 0,5, dallo 0,5 allo 0,8, o in altre fasce permetterebbe a noi, addetti ai lavori, di individuare il tasso giusto. Lei, signor Ministro, ha dichiarato che nella maggior parte dei Paesi europei il tasso è fissato allo 0,5, ma vorrei sapere se ciò sia dovuto ad un riscontro statistico da cui risulti che da 0,5 a 0,8 ci sono più incidenti. Probabilmente il Ministero della salute o il Ministero dell'interno possiedono questo dato, che potrebbe aiutarci a prendere una decisione più serena.
La questione del «Naso rosso», che mi riservo di approfondire leggendo la sua relazione, mi lascia perplesso. Mi sembra che si investano troppe risorse per un'attività per cui sarebbe sufficiente qualche ausiliario del traffico in più nei parcheggi delle discoteche, che effettui il controllo prima che l'autista salga in macchina, assicurando che non sia ubriaco. Ho l'impressione che un intervento come quello da lei proposto, fatto all'interno della discoteca anche da volontari, possa dare risultati insignificanti, come quelli da lei citati: due soli ragazzi in cinque discoteche che si fanno riaccompagnare a casa.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Desidero porre una domanda veloce. Tra i numerosi aspetti discussi dalla Commissione e dal Comitato ristretto, si è anche analizzata l'attuale normativa sul divieto di somministrazione di alcolici dopo le due di notte, giacché, anche in base ad affermazioni di altri Ministri, sembra non aver dato i risultati sperati, in quanto spesso all'esterno dei locali vengono collocati gazebo, piuttosto che qualche ambulante abusivo, per cui si beve non nel locale, ma all'esterno. In numerosi casi sembrano esserci anche problemi di vendita di altre sostanze, oltre a quelle alcoliche. Si discuteva quindi della possibilità di togliere l'attuale vincolo delle due di notte, cercando di far passare il principio che chi è alla guida di un mezzo non deve bere, ma chi non guida può bere anche dopo le due. Desidererei conoscere la sua opinione su questo.
I dati degli incidenti e delle vittime trentenni, sebbene la realtà italiana sia diversa, dimostrano come i giovani sempre di più abusino di alcol e di sostanze stupefacenti. Ad oggi, nessuna metodologia consente alle forze di polizia che fermino qualcuno di verificare se abbia anche fatto uso di sostanze stupefacenti. A Verona si sta realizzando un progetto pilota, il drug test, seguito dal Ministero dei trasporti, che sta funzionando molto bene soprattutto con i giovani. Vorrei sapere quali risposte lei desideri dare nel caso degli stupefacenti e delle verifiche soprattutto sui giovani.
La Commissione su questo sta cercando di elaborare alcune regole, come per esempio stabilire che chi fa uso di stupefacenti


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prenda la patente più tardi, per dare un messaggio attraverso cui comunicare che chi si comporta bene non avrà problemi. Poiché il problema è dilagante, soprattutto tra i più giovani, dato che i costi di queste sostanze si stanno abbassando, vorrei sapere se abbiate predisposto interventi per contrastare l'uso delle droghe.

SILVANO MOFFA. Desidero ringraziare anch'io il Ministro per aver dato una spiegazione articolata sulle iniziative che il Governo e in particolare il suo Ministero ha assunto con progettualità specifiche, che mi auguro possano dare risultati.
Al di là del quadro normativo sul quale stiamo lavorando in merito alla riforma del codice della strada, progetti mirati di quello spessore si rivelano utilissimi per entrare nello specifico dello stile di comportamento e di vita, sui quali la discussione sarebbe molto ampia e complessa. Ritengo infatti che il Ministero della gioventù dovrebbe chiedere che l'Assemblea dedicasse una seduta per affrontare questo tema nelle sue varie articolazioni. Avremmo così una prima dimostrazione plastica di un unico luogo di regia rispetto alle tante considerazioni quotidianamente espresse da Ministri e da parlamentari, che valutano l'argomento dal proprio punto di vista, senza rendersi conto di come in questo sistema complesso sia difficile trovare la quadratura, proprio per la mancanza di una cultura di governo della complessità rispetto a questioni molto articolate, che non possono essere semplificate.
Per garantire una validità di fondo al lavoro che la Commissione sta facendo nel Comitato ristretto e che poi dovremo portare nella Commissione plenaria, occorre sottolineare come questo lavoro parta - si tratta di considerazioni presenti anche nella relazione del Ministro - dalla necessità di rientrare nei parametri stabiliti dalla Comunità europea, con la consapevolezza che - nonostante i molti divieti inseriti nella normativa - siamo ancora molto lontani dal raggiungimento dell'obiettivo.
Personalmente, portai all'attenzione del Parlamento il famoso emendamento, votato quasi all'unanimità, che introduceva il divieto di somministrazione nei locali a partire dalle due di notte. Rivendico quella scelta, perché ha determinato sicuramente un confronto serio su un argomento sostanzialmente evitato da tutti. Con altrettanta franchezza, avendo constatato la facilità di aggirare la norma e come il problema non avesse un grado di complessità diverso da quello individuato all'inizio, già nella passata legislatura avevamo rilevato l'esigenza di abrogare quella normativa, affrontando più organicamente il problema relativo alle stragi del sabato sera e all'uso di alcool e di sostanze stupefacenti soprattutto nelle discoteche.
Da qui è nato il nostro ragionamento anche sui giovani dai 18 ai 21 anni, i più esposti al rischio. Il legislatore non può introdurre un ragionamento di etica comportamentale, ma ritengo che dietro una norma debba esserci sempre anche un elemento di sensibilità sociale importante per promuoverla. Oggi, non parleremmo di abbassare il tasso alcolemico fino allo zero, se non ci fosse la consapevolezza che purtroppo, come è anche scientificamente provato, la presenza di alcol anche in misura inferiore allo 0,5 per cento determina un comportamento anomalo nel conducente. L'osservazione che questo debba riguardare soprattutto la fascia di età tra i 18 e i 21 anni nasce proprio dal dato statistico, qui ribadito anche da altri Ministri, che testimonia come il livello di incidentalità sia più elevato in quella fascia. Tuttavia abbiamo adottato questa posizione, ma abbiamo depenalizzato, all'inizio sembrava che si volesse introdurre anche un reato penale; quindi, stiamo parlando soltanto di una sanzione di natura amministrativa e di un intervento su quel segmento sul quale la Commissione evidentemente deve spostare l'attenzione. Nel quadro normativo sul quale stiamo lavorando, stiamo affrontando anche la tematica che riguarda addirittura la guida accompagnata per l'assunzione del patentino a 16 anni e 17 anni. Questo dimostra l'attenzione che la Commissione ha anche


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sul livello formativo dei conducenti, che riguarda il comportamento alla guida ma anche la consapevolezza rispetto ai rischi derivanti dall'assumere alcol e sostanze stupefacenti.
Rispetto quindi l'opinione del Ministro, però ribadisco che ci stiamo muovendo su un livello di complessità elevato, avendo la consapevolezza della scarsità dei controlli rispetto a quelli di altri Paesi. Volevo far presente inoltre che il tasso zero è stato introdotto non soltanto in Lettonia, ma anche in Germania, che è intervenuta sulla fascia di età dai 18 e 21 anni per le stesse considerazioni che mi sono permesso di portare all'attenzione di questa Commissione. Abbiamo cercato di prevedere anche un sistema che incentivasse i controlli, venendo incontro alla obiettiva necessità rappresentata dal Governo di risorse con cui attivare i controlli. Una parte importante dimostra come il lavoro realizzato dalla Commissione, che mi auguro possa diventare presto legge, tenga conto di questa complessità del problema.
Apprezzo quindi le considerazioni e le valutazioni critiche espresse dal Ministero della gioventù, ma sottolineo come questo contributo debba essere commisurato anche all'ampiezza della materia che stiamo cercando di affrontare con un suo grado di organicità.

PRESIDENTE. Do la parola al Ministro della Gioventù, Giorgia Meloni, per la replica.

GIORGIA MELONI, Ministro della gioventù. Ringrazio gli intervenuti per le valutazioni e le domande che sono state fatte, rispetto alle quali cercherò di offrire qualche ulteriore elemento.
Il Ministero della gioventù non ha fatto un approfondimento ed un monitoraggio su come la questione dibattuta oggi venga trattata dagli altri Governi e dalle democrazie occidentali, al fine di capire se vi siano, al loro interno, organismi che si occupino di questa vicenda in maniera unitaria, senza che la competenza sia frammentata. Francamente, non credo che questo sia il problema, e non credo che sarebbe così utile fare questo approfondimento. Credo invece che la competenza in Italia debba essere distribuita, perché questa è una tematica che di per sé copre diversi ambiti: quello della sicurezza, quello delle infrastrutture, che io non chiuderei all'interno del solo tema degli incidenti stradali, quello dei giovani, quello delle degenerazioni legate all'uso di sostanze stupefacenti e all'abuso di sostanze alcoliche, anch'esse non limitabili all'interno del solo tema degli incidenti stradali.
Quindi questa è una tematica di tale complessità, come dimostra anche il dibattito di oggi, da necessitare di competenze ampie e vaste e di soggetti - e quindi di enti e realtà - che abbiano conoscenze approfondite su aspetti diversi della stessa tematica, in modo tale da poterli mettere in relazione per creare una sinergia.
Occorre lavorare in questa direzione, e per questo stiamo istituendo la cabina di regia, in modo tale che si riesca ad ottenere il massimo risultato, ognuno mettendo a disposizione la propria competenza per la propria parte.
Rispondendo all'onorevole Sarubbi, dico che il Governo più che avere tante voci ha fatto tante cose, e questo secondo me è un elemento sul quale non vale la pena fare ironia. Quanti all'interno del Governo hanno una competenza sulla materia vi hanno dedicato buona parte del loro lavoro: il ministro Matteoli, il ministro Maroni, il sottosegretario Mantovano, il sottosegretario Giovanardi, il sottosegretario Roccella. Ognuno ha agito all'interno del proprio ambito di competenza, mettendo in relazione il lavoro svolto con quello degli altri. L'insieme di questi interventi mi sembra dimostri l'assoluta convergenza in ordine alla priorità che il Governo si è dato su questo tema.
Possiamo non essere tutti d'accordo su quale sia lo strumento migliore, sul piano normativo, per affrontare il problema, ma tutti concordiamo nel ritenere che il problema è prioritario e va affrontato con serietà e in modo approfondito, non limitandosi ad una semplice demagogia che ciascuno di noi potrebbe fare, ovviamente utilizzando la tecnica del rilancio. È infatti


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chiaro che - trovandoci in un momento di emergenza - fare proposte molto incisive, anche sul piano delle sanzioni, di fatto fa ottenere molto consenso. Noi non ci siamo accontentati di agire in tal senso, ma stiamo facendo un lavoro per affrontare la questione a trecentosessanta gradi. Mi pare che questa possa essere in assoluto la cosa migliore da fare. Non credo quindi che su questo tema il Governo abbia troppe voci.
Circa la proposta che è pervenuta in ordine all'etilometro, pur non essendo pregiudizialmente contraria a proposte di questo tipo, credo che sia stato concepito un intervento molto più articolato di questo. Il Ministero non si è limitato a prevedere che all'interno dei locali notturni ci siano degli etilometri, in quanto temiamo che questo genere di iniziative, se non accompagnato da forme di educazione e di sostegno, rischi di non essere efficace. Non so quante persone, avendo l'etilometro all'interno del locale, ne farebbero uso prima di uscire. Probabilmente prima bisognerebbe fare un'opera di sensibilizzazione come quella che stiamo cercando di realizzare all'interno dei locali con i volontari, che hanno l'etilometro, ma fanno anche campagne di prevenzione, informazione e quindi fanno l'alcol test.
Quando è stato fatto il «demo test» io sono stata presente in uno di questi cinque locali. In quell'occasione i volontari, formati dall'Istituto superiore di sanità, erano ragazzi giovani, della stessa generazione dei frequentatori con i quali si dovevano confrontare. Questi operatori hanno coinvolto gruppi di ragazzi, li hanno fatti aderire, hanno fatto l'alcol test, affrontando il problema in un modo che definirei più umano o almeno più coinvolgente. La sola presenza dell'etilometro all'interno del locale, secondo me, da solo non risolve il problema.
Rispondendo all'onorevole Biasotti, vorrei dire che non credo che la questione si risolva prevedendo qualche ausiliare del traffico in più. Ribadisco che il tema dei controlli è a mio avviso la principale questione rispetto a quello di cui stiamo discutendo. Ritengo comunque che sia importante fare un'opera di informazione e di educazione, di sensibilizzazione tra le giovani generazioni e penso che i volontari, formati come operatori sociali, possano offrire un servizio non assimilabile al controllo del vigile urbano. Abbiamo cercato di fare un lavoro più ampio e complessivo, che lasci un segno anche sul piano educativo. Se poi si potessero coinvolgere anche gli ausiliari nei parcheggi, noi ne saremmo contenti, però le due cose non sono una sostitutiva dell'altra.
Sul divieto di somministrazione delle bevande alcoliche nei locali notturni dopo le due di notte - ne ho parlato diverse volte anche con l'onorevole Moffa - credo sia uno di quegli interventi che andava sperimentato. C'è oggi una tendenza a portare il divertimento notturno sempre più avanti nella notte, sempre più tardi: si esce a mezzanotte, i locali e le grandi discoteche di fatto non aprono prima di mezzanotte. È naturale che più si va avanti nella notte, più diminuisce la soglia di attenzione e più i rischi aumentano; per questo il divieto di somministrazione di bevande alcoliche dopo le due di notte può essere una delle sperimentazioni da fare. Non sono invece assolutamente d'accordo sulla chiusura dei locali alle due di notte, perché in realtà non mi sembra una misura che risolve il problema, in quanto se alle due si chiedono i locali semplicemente si ottiene il risultato di avere tutti in strada allo stesso momento. Se non si è fatto quindi un lavoro preventivo, probabilmente, chiudere i locali non risolve la questione. Ripeto invece che, riguardo al divieto di somministrazione, la considero una misura da sperimentare, della quale credo vadano valutati i risultati prima di prendere una posizione aprioristica.
Il tema degli stupefacenti rientra nelle competenze specifiche del sottosegretario Giovanardi, che su questo sta facendo un lavoro molto rilevante. L'ultima iniziativa da lui assunta, relativa al rapporto tra il patentino e le sostanze stupefacenti, mi sembra assolutamente condivisibile, ancorché da valutare sul piano della praticabilità. Infatti i test sulle sostanze stupefacenti sono numerosi, hanno tutti un diverso


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grado di certezza, quindi va verificata la praticabilità dell'iniziativa, che - a mio avviso - è assolutamente condivisibile.
Ringrazio l'onorevole Moffa per la proposta, che condivido, di affrontare il tema in una seduta specifica dell'Assemblea. Lo ringrazio anche per il lavoro che svolge, perché credo che, al di là delle riflessioni che ciascuno di noi porta avanti su quale sia lo strumento migliore per affrontare il problema, vada apprezzata la profondità, la costanza e la serietà con cui la Commissione sta operando. Quindi anche se sulla questione specifica delle soglie possiamo non essere arrivati alla stessa conclusione, considero importantissimo il lavoro dell'onorevole Moffa e di tutta la Commissione, e per questo ringrazio anche il presidente.
Rimango a vostra disposizione ogni qualvolta vogliate approfondire con me questa tematica.

PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro Meloni per il suo intervento e dichiaro chiusa l'audizione.

La seduta termina alle 15,30.

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