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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione IX
21.
Martedì 25 novembre 2008
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Valducci Mario, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'ASSETTO E SULLE PROSPETTIVE DELLE NUOVE RETI DEL SISTEMA DELLE COMUNICAZIONI ELETTRONICHE

Seguito dell'esame del documento conclusivo:

Valducci Mario, Presidente ... 3 4 5 7 8 9 10 11
Barbareschi Luca Giorgio (PdL) ... 5 6 7 9 10
Biasotti Sandro (PdL) ... 9
Crosio Jonny (LNP) ... 9
Favia David (IdV) ... 9 10
Misiti Aurelio Salvatore (IdV) ... 7 10 11
Moffa Silvano (PdL) ... 7 8 11
Montagnoli Alessandro (LNP) ... 5 11
Nizzi Settimo (PdL) ... 10 11
Sarubbi Andrea (PD) ... 4 6
Velo Silvia (PD) ... 8
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per l'Autonomia: Misto-MpA; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-Repubblicani: Misto-LD-R.

COMMISSIONE IX
TRASPORTI, POSTE E TELECOMUNICAZIONI

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di martedì 25 novembre 2008


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MARIO VALDUCCI

La seduta comincia alle 14,50.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non ci sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Seguito dell'esame del documento conclusivo.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'assetto e sulle prospettive delle nuove reti del sistema delle comunicazioni elettroniche, il seguito dell'esame del documento conclusivo.
Ricordo che nelle sedute precedenti è stato avviato il dibattito sul documento conclusivo e che i membri della Commissione sono stati invitati a trasmettere proposte di modifica e di integrazione. Sono pervenute alcune proposte, che sono in distribuzione, di cui darei brevemente conto per poi ascoltare i diretti interessati.
In particolare l'onorevole Sarubbi, nella sua prima proposta, fa riferimento alla possibilità di assegnare al sistema WiMAX frequenze televisive che si liberano per effetto del passaggio al sistema digitale terrestre. Si tratta, peraltro, di una possibilità che richiede complesse valutazioni tecniche. A tale proposito, e mi riferisco sia ad una nota che mi è stata inviata dall'onorevole Crosio, sia ad una successiva nota, sempre su questo punto, inviatami dall'onorevole Montagnoli, ricordo che il documento proposto indica tutte le tecnologie utilizzabili per le reti di nuova generazione sull'intero territorio nazionale.
Ricordo inoltre che nel documento abbiamo scritto che si tratta di un servizio che riteniamo utile diventi universale, quindi rivolto a tutti cittadini, che però ha evidentemente un livello diverso di domanda a seconda del mercato in cui ci troviamo. Laddove la domanda è più sostenuta, devono intervenire delle tecnologie più potenti, e in questo senso il riferimento va al rame e alla fibra ottica, e mano a mano che la domanda diminuisce, si adotteranno le tecnologie che al momento si conoscono, cioè quella del WiMAX o più in generale quella del wireless, del satellitare, ma anche quelle tecnologie che nei prossimi mesi e nei prossimi anni potranno svilupparsi.
Se i colleghi sono d'accordo, poiché il documento già tratta questi punti in modo esplicito, non mi sembra opportuno sottolineare una sola tecnologia tra le tante che si potranno sviluppare nei prossimi anni.
Questo riguarda sia la proposta Sarubbi, sia la seconda proposta dell'onorevole Crosio, ma anche quella che l'onorevole Montagnoli mi ha dato brevi manu poco fa.
Per quanto riguarda invece la prima indicazione fornitami dall'onorevole Crosio, ovvero di determinare la domanda in base all'offerta, ricordo che questo è già previsto nel documento. Ritengo importante ribadire comunque il concetto dell'universalità


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del servizio. Ci tengo a sottolinearlo per chiarezza, noi abbiamo scritto nel documento che l'obiettivo finale è che questo sia un servizio universale, che quindi possa coprire, con modalità diverse e con potenzialità diverse, l'intera popolazione italiana nel corso degli anni.
Per quanto riguarda la seconda proposta dell'onorevole Crosio, l'obiettivo di creare una rete di interoperabilità tra le diverse amministrazioni a livello nazionale, regionale, provinciale e comunale, è stato di fatto completamente assorbito, e quindi completamente recepito, laddove si parla della necessità da parte del Centro nazionale per l'informatica nella pubblica amministrazione (CNIPA) di continuare a svolgere un lavoro di politica industriale e di digitalizzazione della pubblica amministrazione, partendo proprio dalla necessità che i sistemi della pubblica amministrazione siano tra di loro del tutto interoperabili.
Per quanto riguarda la nota dell'onorevole Sarubbi, condividiamo pienamente il concetto di servizio universale, che fa parte del suo primo suggerimento. Relativamente all'obbligo a contrarre per i diversi operatori, sulla falsariga di quanto avviene per l'assicurazione RC auto, io non lo evidenzierei nel documento conclusivo dell'indagine conoscitiva, non essendo questo un atto vincolante. Sarebbe quindi improprio - pur rappresentando una soluzione rispetto all'universalità del servizio - prevedere nel documento l'obbligo per gli operatori a contrarre, su richiesta dell'utente. A tale proposito mi sembra anche di poter dire che, nel momento in cui è prevista l'universalità del servizio, c'è la possibilità, da parte dell'utente, di poter accedere senza la necessità che ci sia un obbligo a contrarre, che c'è stato storicamente per la RC auto per i problemi che un incidente può provocare.
Lascerei la parola all'onorevole Sarubbi nel caso volesse dire qualcosa a riguardo.

ANDREA SARUBBI. Si, presidente, volevo sollevare un problema riguardo all'efficacia del nostro documento; è chiaro che in sé il concetto di servizio universale basterebbe, ma solo in teoria. In pratica, dire che la banda larga deve essere servizio universale, senza però prevedere un modo per attuare questo principio, potrebbe rivelarsi inutile.

PRESIDENTE. Nel momento in cui scriviamo che questo è un servizio che deve essere reso disponibile a tutti cittadini, diciamo di fatto che la rete dovrà raggiungere tutte le abitazioni dei cittadini italiani nel corso degli anni. Quindi, avendo già affermato questo principio, ritengo che l'obbligatorietà a contrarre sia una forzatura eccessiva e non necessaria.
Un altro contributo è quello dell'onorevole Barbareschi. Sul tema da lui proposto mi vorrei rimettere alla Commissione; vorrei leggervi quindi questo contributo in cui è prospettato un profilo che non rientra strettamente nell'oggetto dell'indagine conoscitiva. Vorrei inoltre ricordarvi che, nel documento conclusivo, non abbiamo inserito altri temi che si sono dibattuti anche se marginalmente, quali il tema della pirateria o della riconoscibilità di chi entra in rete, in quanto non oggetto dell'indagine conoscitiva sul mercato delle telecomunicazioni. Si tratta in questo caso di due temi toccati nel corso delle audizioni, ma che non abbiamo sottolineato nel documento conclusivo, perché si collocano al di fuori del perimetro e delle finalità della nostra indagine.
Leggo il contributo dello onorevole Barbareschi: «Sotto questo profilo, l'impegno per uno sviluppo e un ammodernamento della rete deve affiancarsi ad azioni incisive volte a sostenere, con il coinvolgimento degli operatori, in primo luogo le società che producono contenuti e gli Internet providers, la realizzazione di contenuti di qualità, che siano legati alla tradizione culturale italiana. Lo sviluppo delle reti di nuova generazione comporta infatti radicali innovazioni anche per quanto concerne i contenuti che attraverso le reti sono trasmessi, per cui la capacità di mantenere un'industria nazionale in grado di fornire prodotti adeguati rispetto alle nuove tecnologie di trasmissione diventa una condizione essenziale sia, sul


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piano economico, per le prospettive di crescita del Paese, sia, sul piano culturale, per la salvaguardia e l'ulteriore arricchimento dei caratteri specifici dell'identità italiana».
Se volessimo inserire un riferimento a questo tema, potremmo mettere un accenno al tema della qualità dei contenuti, ma il tema dell'italianità dei contenuti mi sembra che vada un po' oltre rispetto a quello che è l'oggetto proprio di questa indagine.

LUCA GIORGIO BARBARESCHI. Grazie presidente. Come sapete, su questo tema sono molto sensibile. Rispetto al documento conclusivo mi sono permesso di segnalare molti altri punti in cui secondo me andrebbero apportate alcune piccole modifiche, rispetto alle quali spero che non sia tardi. Per questo mi sono permesso di preparare una memoria, che consegnerò alla presidenza, evidenziando quello che a mio avviso andrebbe ancora modificato all'interno del documento conclusivo.
Per quel che riguarda i contenuti, mi permetto di insistere, perché trovo che sia un tema di attualità, e basta vedere quello che è successo in questi giorni con l'Osservatorio media, fatto dal MOIGE. Noi stiamo spingendo verso un futuro super tecnologico, ma nessuno tiene conto di quello che andrà su queste reti, nessuno ne parla, con una cecità totale, con una miopia imbarazzante. Se non ci occuperemo di questi temi, qualsiasi innovazione, anche dal punto di vista culturale - e mi riferisco al lavoro dei ministri Gelmini, Biondi, Meloni - sarà vanificato dai contenuti trasmessi, che sono assolutamente deleteri e degradanti.
Il nostro è un Paese in crisi, ha problemi molto rilevanti e a fronte di questa situazione drammatica la RAI, l'ente pubblico di Stato, la più grande delle media company, che quindi dovrebbe avere la responsabilità dei contenuti in questo momento, trasmette il degrado totale. A fronte di persone che perdono il proprio posto di lavoro, sui canali nazionali si trasmettono contenuti che non saprei come definire.
Insisto su questo punto, perché credo che i contenuti saranno ciò che farà la differenza. Non avere attenzione verso i contenuti è un po' avere lo stesso atteggiamento che sta avendo il nostro Governo nell'analizzare i problemi della Telecom, quando decide di fare i tagli alla ricerca: quando i tagli all'interno della Telecom riguardano i ricercatori, si sta tagliando il cervello al Paese. Questo atteggiamento porterà, nei prossimi anni, a fare dei passi indietro in tutto. Se continueremo così, verremo tagliati fuori da tutti i processi di sviluppo e quindi non avrà nessun senso fare gli investimenti sulla banda larga, sulle nuove tecnologie, sul cablaggio, sulle fibre ottiche. Occorre mettere a punto velocemente una strategia in questo senso. Ho fatto l'esempio di Telecom per quello che riguarda i ricercatori, ma potrei fare l'esempio di Italtel e citare molti altri fatti che stanno succedendo in questi giorni.
Tornando ai contenuti, voglio sottolineare che questi possono creare una filiera virtuosa, anche economica, su indotti importanti, che solo a Roma coinvolgono 180 mila persone. Non dare forza a questo tema, secondo me, sarebbe un errore di macroeconomia.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Faccio presente di aver consegnato alla presidenza una nota recante ulteriori proposte di integrazione al documento conclusivo.

PRESIDENTE. Potremo allora accogliere il suggerimento dell'onorevole Barbareschi all'interno del documento conclusivo, facendo un accenno alla necessità di contenuti di qualità, senza entrare però nel merito di ulteriori considerazioni. Recepirei quindi tutta la parte della proposizione dell'onorevole Barbareschi che si limita al tema della qualità dei contenuti, sul quale sono assolutamente d'accordo. Mi riservo, inoltre, di valutare le ulteriori proposte di integrazione presentate da ultimo dai deputati Barbareschi e Montagnoli.


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LUCA GIORGIO BARBARESCHI. Nell'integrazione che ho proposto, ho inserito anche un riferimento al coinvolgimento di operatori italiani. Se non insisteremo sul tema dell'italianità, saremo colonizzati dagli stranieri. Faccio un esempio concreto: la RAI dà attualmente tre quarti del fatturato a multinazionali straniere - e non entro nel merito per buon gusto, perché è vergognoso.
Se non è l'ente pubblico a farsi paladino per primo dell'italianità, un ente che aveva la possibilità di salvarsi grazie ad una grande creatività nazionale, diventeremmo passacarte di format stranieri che verranno trasmessi sulle reti nazionali.
Insisto su questo punto. Siccome esiste una grande creatività nell'imprenditoria italiana, insisto per far lavorare i produttori italiani, così come succede in altri Paesi europei, in cui lavorano per lo più i produttori nazionali. Se voi provate ad entrare nel mercato francese da italiani, non riuscirete a lavorare, e non riuscirete neanche ad aprire un'azienda italiana in Inghilterra ed a lavorare con la BBC.
È un problema sentito da ogni Stato, ma non dall'Italia, che sotto questo profilo è il ventre molle dell'Europa. In Italia viene a lavorare chiunque. Non solo, ma lavora con contratti che definirei imbarazzanti. La RAI, ad esempio, da appalti ad aziende che non hanno neanche il know how necessario. Il programma «Medicina generale», ad esempio, che è andato in onda recentemente sulla RAI, è stato affidato - con un contratto di decine di milioni di euro - a persone senza il know how tecnico per produrre questi contenuti.
Se non ci occuperemo in tempo di tali questioni, i contenuti si produrranno solo in Romania, e in futuro dovremo poi affrontare con i sindacati il problema del licenziamento di 180 mila persone.

ANDREA SARUBBI. Vorrei dare un contributo di mediazione, proponendo una possibile riformulazione dell'integrazione proposta dall'onorevole Barbareschi, che potrebbe essere la seguente: «Sotto questo profilo, l'impegno per uno sviluppo e un ammodernamento della rete deve affiancarsi ad azioni incisive volte a sostenere - con il coinvolgimento in primo luogo delle società italiane che producono contenuti originali e gli Internet providers - la realizzazione di contenuti di qualità». Quindi toglierei il riferimento alla tradizione culturale italiana, ma comprenderei il tema posto dall'onorevole Barbareschi sulla necessità che i produttori siano società italiane e che i contenuti siano originali. Mi sembra una formulazione equa.

LUCA GIORGIO BARBARESCHI. Non capisco perché si abbia vergogna di chiamarsi italiani. Esiste un canale, che si chiama RAI International, che ritengo un pessimo canale, per parafrasare il collega Nizzi. Se fosse gestito in maniera decente sarebbe un vero canale e servirebbe a raccogliere pubblicità a livello internazionale.
In tutti gli alberghi del mondo vediamo qualsiasi televisione araba, polacca, subsahariana, ma non vediamo un canale internazionale italiano che rappresenti il vettore del nostro made in Italy. Confindustria, insieme ad uno o più canali italiani, sono gli ambasciatori italiani dei prodotti italiani all'estero, e dirò italiani all'infinito, perché voglio fissare questo concetto di italianità. Noi abbiamo il brand, il made in Italy. Quando si gira per il mondo e si dice «I come from Italy» la gente ti guarda come qualcuno che ha già un valore aggiunto e questo perché viviamo in un Paese che ha un benchmark naturale, cosa che non hanno altri Paesi.
Allora non capisco perché abbiamo problemi ad esportare prodotti italiani; i prodotti audiovisivi, di qualsiasi tipo, saranno il vettore naturale che, in sinergia con Confindustria e Confcommercio, potranno rappresentare i nostri valori all'estero. Adesso noi vogliamo togliere la bandiera italiana - a cui faccio riferimento non per questioni di sciocco patriottismo - ma perché non difendere l'italianità significa non avere una strategia virtuosa in questo senso.
Vorrei tornare su Rai International, perché è in mano a qualcuno che è del tutto incapace di gestirla, perché non è


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possibile che, quando all'estero si guardano i nostri programmi, si pensi che l'Italia sia rimasta agli anni Cinquanta; questo non è vero, perché esiste un Italia virtuosa, che è molto progredita. Allora non uccidiamo il brand «Made in Italy» perché abbiamo tutti i mezzi per veicolarlo sulle info highway del futuro, tramite tutte le nuove piattaforme. Scusate se mi accaloro, ma ne faccio una battaglia personale.

AURELIO SALVATORE MISITI. Credo che l'appassionato intervento dell'onorevole Barbareschi non debba essere sottovalutato. Intendo dire che se volessimo dare un contributo su questo tema sarebbe utile, a mio avviso, fare una discussione e preparare un documento specifico sulla questione della qualità, in un'occasione diversa da questa. Penso che noi siamo senz'altro abilitati a farlo.
Mentre in questa sede il discorso del collega Barbareschi può essere preso in considerazione come raccomandazione ed essere inserito nel documento tutt'al più con qualche frase, a mio giudizio esso merita di essere trattato in una sede diversa da questa e affidato come contributo al Parlamento e al Governo.
Se i colleghi sono d'accordo, sarei dell'avviso di soffermarci in maniera specifica sull'argomento sollevato dal collega e di valutarne anche gli aspetti economici. Mi convince molto, peraltro, l'aspetto della nostra penetrabilità nel contesto internazionale, che non viene assicurata dagli attuali mezzi.
Sicuramente questo sarebbe un contributo maggiore di quello che può dare una Commissione di vigilanza rispetto a ciò che avviene in RAI. Noi possiamo avviare un'azione più complessiva, non soltanto di vigilanza sul servizio pubblico radiotelevisivo. Possiamo, quindi, dare un contributo e un'indicazione non solo agli operatori della RAI, ma anche ai privati.
Se il presidente e i colleghi sono d'accordo, procederei in questa direzione. In questa sede, dunque, mi limiterei a un accenno qualitativo, come proposto dal presidente, oppure suggerisca lo stesso collega Barbareschi la formula migliore da inserire. Ripeto, però, che l'argomento è assolutamente rilevante e merita un dibattito a parte e conclusioni più ampie.

PRESIDENTE. Voglio ricordare che il tema dei contenuti non è riconducibile all'ambito di competenza di questa Commissione. Altrimenti potrebbe sembrare che io voglia impedire la discussione sul tema dei contenuti. Non sono io a impedirlo, ma le regole in vigore alla Camera. Nel merito se il Presidente Fini mi dicesse che questa Commissione ha competenza sui contenuti, io ne sarei più che contento, proprio perché sono pienamente d'accordo con l'onorevole Barbareschi sullo scadente livello dei contenuti della programmazione televisiva italiana.
Insomma, siamo d'accordo sulla questione di fondo, ma in questa sede non possiamo occuparci di queste tematiche. Sarebbe come se volessimo discutere e votare il bilancio dello Stato. Non è nostra competenza.
Va bene, dunque, il riferimento nel documento conclusivo dell'indagine conoscitiva, ma non siamo in grado di espletare in questa Commissione lavori specifici sui contenuti, se non in collegamento con la VII Commissione, che ne ha la competenza esclusiva.

LUCA GIORGIO BARBARESCHI. Vorrei aggiungere un quesito: Google è un contenuto o è tecnologia? YouTube è un contenuto o è tecnologia?

PRESIDENTE. YouTube è un contenuto.

LUCA GIORGIO BARBARESCHI. No, è tecnologia. YouTube è un algoritmo.

SILVANO MOFFA. Non vorrei che nascesse un problema su questioni condivise da tutti. Le osservazioni dell'onorevole Barbareschi e le sue preoccupazioni credo che siano estensibili a tutti i membri della Commissione, anche se con diverse sensibilità. Mi rendo conto che quando si usa l'espressione «identità italiana» si apre un


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dibattito infinito su che cosa s'intenda, appunto, per identità italiana. Evidentemente questo dipende dal fatto che le culture politiche sono diverse, come è giusto che sia.
Mi permetto di fare un'osservazione. A mio avviso, non va dissipato il contributo che l'onorevole Barbareschi sta fornendo a una discussione che, però - su questo ha ragione il presidente - tocca limitatamente la nostra Commissione, dal punto di vista delle competenze che abbiamo, che riguardano appunto il sistema delle reti, le tecnologie, e non i contenuti.
Personalmente vorrei avanzare una proposta diversa, andando un po' oltre quello che saggiamente ci consigliava l'onorevole Misiti. È pur vero, signor presidente, che noi non abbiamo una competenza specifica sul tema dei contenuti, quindi al limite potremmo inserire un accenno di ordine generico all'esistenza di questo problema; tuttavia, essendo deputati del Parlamento, potremmo lavorare, se l'onorevole Barbareschi è d'accordo, alla stesura di una mozione su cui avviare un dibattito in Assemblea. Parlo di una mozione sottoscritta dai deputati di questa Commissione che si sentono di sottoscriverla e - perché no - anche dai colleghi della Commissione cultura, se lo vorranno.
L'obiettivo è quello di portare al centro del dibattito parlamentare il tema dei contenuti, che non riguarda solo la RAI, ma anche Internet e tutti i mezzi che oggi usiamo grazie alle tecnologie avanzate di cui siamo in possesso.
Questo darebbe dignità al dibattito e ci consentirebbe di essere molto severi con chi non bada ai contenuti, soprattutto nella cosiddetta televisione generalista. Peraltro, in questo modo potremmo affermare una priorità della qualità italiana nella sua capacità di intervenire nell'ambito di un sistema internazionale, portando quel bagaglio storico e culturale che fa parte della nostra esperienza e della nostra tradizione.
Se, però, non riusciamo a portare questo tema al centro di un dibattito parlamentare, ho l'impressione che aggiungere qualche riga al nostro documento possa servire a poco. Per quanto mi riguarda, vorrei dare maggiore forza alle parole del collega Barbareschi e non limitarci ad una discussione all'interno della nostra Commissione che francamente si scontra con i limiti e le colonne d'Ercole di una competenza specifica che abbiamo.

SILVIA VELO. In realtà i colleghi Misiti e Moffa hanno già espresso una possibile strada da seguire.
Personalmente mi limito a svolgere due considerazioni pratiche. Sulle competenze della Commissione ci sono state negli anni passati, molte discussioni. Nella precedente legislatura, ad esempio, abbiamo mosso all'allora Presidente della Camera un rilievo rispetto alla legge Gentiloni, assegnata congiuntamente alle Commissioni trasporti e cultura, sebbene secondo noi fosse una nostra competenza esclusiva, trattandosi di una riforma di sistema.

SILVANO MOFFA. E ricorda com'è finita?

SILVIA VELO. Sì, lo ricordo bene. Intendo dire che qualcuno, alla fine, ha la titolarità di interpretare le competenze, ed è il Presidente della Camera. È anche normale, però, che sulle competenze il confine non sia così netto e che ci siano al riguardo opinioni diverse. Sono d'accordo che si avvii un'iniziativa ad hoc, ma se sul tema, per come è stato posto dal collega Barbareschi, c'è condivisione, si potrebbe trovare una formula che accolga nel documento questa proposta, magari specificando meglio; si potrebbe quindi inserire una frase di questo genere: «premesso che il tema dei contenuti non è di stretta competenza della Commissione, riteniamo di dare un contributo...». Far finta di nulla, però, non mi sembra opportuno. Non capisco dove sia il problema se, nel documento conclusivo di un'indagine conoscitiva, facciamo un accenno anche al tema dei contenuti. Non credo che la Commissione cultura si possa sollevare...

PRESIDENTE. L'indagine conoscitiva non è una legge, e il documento conclusivo


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è un atto su cui possiamo tranquillamente lavorare. Del resto, nessuno ha posto un veto sulla possibilità di inserire un accenno alla qualità dei contenuti e al tema dell'identità italiana. Sicuramente lo faremo, senza nemmeno evidenziare che non è nostra competenza.

JONNY CROSIO. I colleghi che mi hanno preceduto hanno indicato in maniera puntuale e condivisibile questo problema.
Personalmente condivido le preoccupazioni dell'onorevole Barbareschi. Sono consapevole che sarebbe forse eccessivamente riduttivo restare all'interno di una linea di competenza non facilmente individuabile e che questo potrebbe produrre un effetto che non è probabilmente quello che il collega voleva ottenere, ossia di porre l'attenzione su questo tema. Il rischio, però, è di essere borderline rispetto alle competenze.
La proposta di trattare questo tema in maniera più compiuta forse può essere l'occasione, anche per questa Commissione, sebbene all'interno di una competenza non ben specificata, di addentrarsi in un tema di forte preoccupazione.
Dal mio punto di vista, le proposte formulate sono più che condivisibili.

PRESIDENTE. Intanto possiamo inserire nel documento l'integrazione proposta dall'onorevole Barbareschi così com'è o eventualmente in una delle riformulazioni proposte.
Ricordo che i lavori dell'Assemblea sono programmati per le 15. Prima di andare in Aula, però, vorrei stabilire con voi i tempi di votazione del documento. Nell'ufficio di presidenza avevamo stabilito di votare il documento già la settimana scorsa, ma abbiamo rinviato il voto per le richieste di alcuni. In più, oggi mi vengono presentate ulteriori osservazioni. Anche a voler rimandare a domani, non riuscirei a leggere osservazioni che, peraltro, sono delle vere e proprie note che occorre anche interpretare.

LUCA GIORGIO BARBARESCHI. Se volete le faccio avere a tutti. Sono vere e proprie integrazioni, anche di carattere tecnico.

PRESIDENTE. Io vorrei innanzitutto stabilire con voi quando votiamo il documento. Possiamo votarlo anche l'anno prossimo, purché lo decidiamo.

LUCA GIORGIO BARBARESCHI. Io ho indicato una quindicina di punti. Ho studiato il documento e ci ho lavorato sopra...

PRESIDENTE. Ribadisco che il presidente la settimana scorsa aveva posto un termine alla presentazione di queste note. Dopodiché so bene che non è un termine analogo a quello che si pone per la presentazione di emendamenti.

LUCA GIORGIO BARBARESCHI. Lo so.

PRESIDENTE. Non intendo sottolineare la questione dei tempi, tuttavia mi piacerebbe che si decidesse quando votare questo documento.

LUCA GIORGIO BARBARESCHI. Quanto tempo possiamo prevedere?

PRESIDENTE. Aspetto da voi proposte.

SANDRO BIASOTTI. Magari la settimana prossima.

DAVID FAVIA. Capisco l'esigenza di razionalizzazione dei lavori espressa dal presidente, tuttavia credo che, trattandosi di un argomento particolarmente importante e delicato, potremmo darci ancora qualche giorno.
Propongo, eventualmente, di dedicare a questo tema una seduta della Commissione, la prossima settimana, per chiudere questa discussione. Comunque, vedrà il presidente il da farsi.
Vorrei esprimere una considerazione su questa proposta a firma dell'onorevole Barbareschi di cui abbiamo parlato oggi. Come anticipato dalla collega Velo, potremmo integrare il documento con una proposta che rechi una premessa circa la


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nostra consapevolezza di non essere competenti nel merito. Sulla qualità dei contenuti sono assolutamente d'accordo, come sulla necessità di dare rilievo alla questione della tradizione culturale italiana.
Con riferimento alla seconda parte della proposta dell'onorevole Barbareschi, mi permetto di dire che essa mi sembra in contraddizione con quanto viene detto nelle premesse. Mi riferisco al discorso della concorrenza. È apprezzabile che si dica con chiarezza che si tenta di promuovere la capacità di mantenere un'industria nazionale in grado di fornire prodotti adeguati, ma questo mi sembra contraddittorio rispetto alla normativa vigente, anche europea, in materia di concorrenza.
Ritengo che il paletto della cultura italiana favorisca già l'industria nazionale, che forse è quella più capace di operare in questo ambito. Lo pongo come un problema tecnico, non perché la scelta mi dispiaccia.

LUCA GIORGIO BARBARESCHI. Mi permetto di insistere solo su questo punto, senza voler fare una polemica sterile. Quando pongo la domanda provocatoria se YouTube o Google siano contenuti o tecnologia, non c'è in realtà una risposta, perché si tratta di algoritmi. Quello che sta accadendo nel mercato delle telecomunicazioni è una rivoluzione totale. Pertanto, anche il problema della difesa dell'Italia è superato dal fatto che, nel momento in cui ci saranno i prosumer, ognuno di noi sarà un produttore che va direttamente al consumer...

DAVID FAVIA. A maggior ragione.

LUCA GIORGIO BARBARESCHI. A maggior ragione bisognerà analizzare la qualità dei contenuti prodotti, perché chiunque potrà fare qualsiasi cosa.

PRESIDENTE. I tempi sono scaduti; oggi abbiamo raccolto le ultime proposizioni. Domani, dalle 14,00 alle 16,00, discuteremo e voteremo il documento.

SETTIMO NIZZI. Noi tutti abbiamo visto, ieri e avantieri, i dati pubblicati da tutte le testate e da tutte le televisioni circa la competitività del nostro Paese. Siamo all'ultimo posto in Europa, poco al di sopra dei Paesi del terzo mondo.
Si potrebbe, per alcuni obiettivi riportati nel documento che sembrano prioritari, prevedere un'accelerazione dei tempi di realizzazione della liberalizzazione delle reti.

PRESIDENTE. Cosa vuol dire esattamente?

SETTIMO NIZZI. Intendo dire: la possibilità di accesso alla rete gestita da Telecom non è facile. Se aspettiamo tanto tempo per raggiungere la reale accessibilità alla rete da parte di tutti gli altri produttori di servizi e non scriviamo qualcosa di più stringente su questo tema...

PRESIDENTE. Scusate, noi abbiamo scritto nel documento che chiediamo una vera separazione, almeno funzionale, della rete Telecom. Aggiungiamo, inoltre, che qualora l'Autorità non abbia i poteri necessari per fare questo, il Parlamento è pronto a predisporre una norma per conferirglieli, per arrivare almeno alla separazione funzionale della rete, affinché tutti gli altri operatori abbiano l'accesso. Credo, insomma, che nel documento sia già scritto quanto lei chiede.

SETTIMO NIZZI. Leggo dal documento: «...necessità di giungere gradualmente, ma in tempi comunque definiti...».

PRESIDENTE. Se pesiamo tutte le parole, considerato che questo è un documento molto corposo, e non una legge....

AURELIO SALVATORE MISITI. È un documento della Commissione.

PRESIDENTE. Esatto.

SETTIMO NIZZI. Ribadisco: laddove si parla di «necessità di giungere gradualmente [...]»,vorrei inserire un aggettivo che richiami la velocità dei tempi.


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PRESIDENTE. Abbiamo scritto «ma in tempi comunque definiti».

SETTIMO NIZZI. Potremmo scrivere «il più rapidamente possibile». «Definiti» potrebbe significare anche dieci anni.

PRESIDENTE. Possiamo anche scrivere «cinque-sette anni», che mi pare un tempo congruo.

SILVANO MOFFA. L'importante è l'indirizzo.

AURELIO SALVATORE MISITI. Io eliminerei «gradualmente».

SETTIMO NIZZI. D'accordo.

PRESIDENTE. Adesso esaminiamo le osservazioni pervenute e domani le discutiamo. Va bene?

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Lei propone giustamente di chiudere domani, ma faccio presente che domani ci sarà la valutazione dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni sulle iniziative di Telecom. Questa risposta potrebbe essere importante ai fini della nostra valutazione e dei tempi che vogliamo stabilire.
Intanto, alcune scelte sono state fatte. Telecom è stata autorizzata ad aumentare le tariffe, quindi, in conclusione, diminuisce i costi, dà disservizi e aumenta i ricavi. Se domani l'Autorità fornisce un dato certo, la Commissione potrebbe prevedere tempi veloci, non di cinque-sette anni. Quanto alle quattro opzioni, anche la Commissione può indicare le priorità.

PRESIDENTE. Scusate, le priorità le abbiamo già indicate e rispettano l'ordine di elencazione: primo punto, vera separazione funzionale; secondo punto, società delle reti; terzo punto, condivisione della rete; quarto punto, programma europeo. Abbiamo già indicato, dunque, la priorità. Le quattro ipotesi sono state elencate secondo un ordine ben preciso, vorrei che fosse chiaro.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. La scaletta l'ho vista, ma non pensavo che fosse indicativa della volontà...

PRESIDENTE. È indicativa.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Se la prima è la soluzione migliore, Telecom avrebbe comunque una posizione di privilegio, e visti i risultati fino ad oggi...

PRESIDENTE. A questo punto, dobbiamo sospendere la seduta, anche in considerazione delle votazioni in Assemblea.
Rinvio il seguito dell'esame del documento conclusivo alla seduta di domani.

La seduta termina alle 15,10.

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