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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione X
10.
Martedì 25 settembre 2012
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Vignali Raffaello, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE CARATTERISTICHE ATTUALI DELLO SVILUPPO DEL SISTEMA INDUSTRIALE E IL RUOLO DELLE IMPRESE PARTECIPATE DALLO STATO, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO AL SETTORE ENERGETICO

Audizione del sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Claudio De Vincenti:

Vignali Raffaello, Presidente ... 3 6 9 10 12
Cimadoro Gabriele (IdV) ... 7
De Vincenti Claudio, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico ... 3 10
Lulli Andrea (PD) ... 9
Saglia Stefano (PdL) ... 6
Testa Federico (PD) ... 7
Torazzi Alberto (LNP) ... 10
Vico Ludovico (PD) ... 6 8
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, Democrazia Cristiana): PT; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia: Misto-NPSud; Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare: Misto-FCP; Misto-Liberali per l'Italia-PLI: Misto-LI-PLI; Misto-Grande Sud-PPA: Misto-G.Sud-PPA; Misto-Iniziativa Liberale: Misto-IL.

COMMISSIONE X
ATTIVITÀ PRODUTTIVE, COMMERCIO E TURISMO

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di martedì 25 settembre 2012


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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAFFAELLO VIGNALI

La seduta comincia alle 12,55.
(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Audizione del sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Claudio De Vincenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle caratteristiche attuali dello sviluppo del sistema industriale e il ruolo delle imprese partecipate dallo Stato, con particolare riferimento al settore energetico, l'audizione del sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Claudio De Vincenti.
Do la parola al sottosegretario De Vincenti per lo svolgimento della relazione. Al termine del suo intervento, prenderò la parola insieme ad alcuni colleghi per porre ulteriori domande e formulare osservazioni.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Innanzitutto, ringrazio la Commissione per quest'invito a riferire sulla posizione del Ministero dello sviluppo economico riguardo al tema oggetto dell'indagine conoscitiva.
In particolare, mi concentrerò sul settore dell'energia e partirei con alcune considerazioni generali per venire, in seguito, alle questioni riguardanti le imprese partecipate dallo Stato presenti nel settore.
Sappiamo che il settore dell'energia riveste un ruolo strategico per la crescita e la sicurezza del nostro Paese e costituisce un elemento essenziale dell'agenda del Governo. Diversi provvedimenti già sono stati presi, discussi e lavorati anche in questa Commissione che non è necessario ricordare adesso, ma in questi mesi abbiamo avuto diversi interventi sul settore. L'obiettivo di questi interventi è stato, principalmente, di sviluppare il potenziale di crescita disponibile del sistema energetico italiano aumentando la competitività delle imprese e del Paese.
Il settore energetico riveste un ruolo fondamentale nella crescita dell'economia del Paese sia come fattore abilitante la crescita sia come fattore di crescita in sé. Con l'espressione fattore abilitante ci riferiamo, in particolare, al fatto che per avere energia a basso costo e con elevata sicurezza il livello di servizio è condizione fondamentale per lo sviluppo delle aziende e per la qualità della vita dei cittadini.
Purtroppo, sappiamo che il nostro Paese è caratterizzato da un differenziale di costo dell'energia rispetto agli altri Paesi europei che incide negativamente sulla competitività complessiva del sistema economico italiano. Un primo punto essenziale, dunque, è una strategia sul sistema energetico che consenta di ridurre il differenziale di costo.


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Tuttavia, anche come fattore di crescita in sé il settore dell'energia è rilevante perché offre occasioni di investimento importanti nel campo sia della green economy e dell'efficienza energetica sia delle infrastrutture, ma anche per lo sviluppo delle risorse energetiche nazionali. Su questi terreni possiamo puntare a un apporto diretto del settore alla crescita del sistema economico italiano.
Perché il settore dell'energia svolga questa funzione dobbiamo formulare come Paese, come Governo e Parlamento, una strategia energetica nazionale incentrata su obiettivi chiari e coerenti con le priorità del Paese. In questa direzione stiamo lavorando alla stesura di un documento che contiamo di pubblicare a breve. Come spesso succede in questi casi, si sono già avute anticipazioni di stampa ma, come sapete meglio di me, in circostanze simili è bene aspettare il documento finale perché le anticipazioni spesso riportano fasi intermedie di riflessione, di lavoro, ipotesi all'occorrenza scartate.
Naturalmente, questo documento sarà sottoposto alla consultazione pubblica, prima di tutto in sede di Commissioni parlamentari, ma anche con le altre istituzioni interessate, a cominciare dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas agli operatori del settore, alle associazioni e così via, a tutti gli stakeholder del sistema energetico.
I quattro obiettivi principali che delineiamo nel documento, che come ho detto presto sarà sottoposto a consultazione, sono: la riduzione del differenziale di costi e prezzi energetici rispetto ai competitor europei; il raggiungimento e il superamento degli obiettivi europei in materia di tutela ambientale; l'incremento della sicurezza energetica del Paese in termini sia di diversificazione degli approvvigionamenti sia di flessibilità o picco di domanda; lo sviluppo di comparti industriali che, come dicevo, hanno un impatto rilevante per la crescita economica.
Venendo alla presenza dello Stato in questo settore tramite imprese partecipate, siamo di fronte a una presenza significativa e articolata. Tre sono le aree principali di presenza dello Stato all'interno del capitale delle imprese operanti nel settore e parliamo di una capitalizzazione intorno ai 30 miliardi di euro complessivi.
La prima area è quella delle grandi reti di trasporto tramite le partecipazioni di Cassa depositi e prestiti in Terna e in Snam, in parte minore del Ministero dell'economia e delle finanze. Cassa depositi e prestiti, come sapete, è al 70 per cento, infatti, partecipata dal Ministero dell'economia e delle finanze. Queste partecipazioni nelle grandi reti trasporto hanno il fondamentale compito di sviluppare e gestire la trasmissione di elettricità e gas in Italia garantendone la sicurezza, la qualità, l'economicità e assicurando parità di condizioni di accesso, e quindi competitive, a tutti gli utenti della rete.
La seconda area di presenza delle partecipazioni dello Stato è rappresentata dalle società di servizio per il sistema, quali GSE, GME, Acquirente Unico, RSE e Sogin. Queste hanno un ruolo centrale nel garantire il corretto funzionamento del mercato dei servizi dell'energia. In particolare, GSE è impegnata nella promozione dello sviluppo sostenibile attraverso la qualifica e verifica degli impianti a fonti rinnovabili di cogenerazione ad alto rendimento e il riconoscimento degli incentivi previsti dalla normativa. Nel prossimo futuro GSE seguirà anche il processo gestionale dei certificati bianchi dell'efficienza energetica.
GME è impegnata nell'organizzazione della gestione economica dei mercati elettrico e del gas secondo criteri di neutralità, trasparenza, obiettività e concorrenza tra produttori.
Acquirente Unico è impegnata nella garanzia di fornitura di energia elettrica alle famiglie e alle piccole imprese non ancora transitate sul mercato libero dell'energia, a condizioni di economicità, continuità, sicurezza ed efficienza.
RSE è impegnata nello sviluppo dell'attività di ricerca nel settore elettroenergetico con particolare riferimento ai progetti strategici nazionali di interesse pubblico generale finanziati con il fondo per la ricerca di sistema.


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Sogin è impegnata nella bonifica dei siti nucleari italiani e nella gestione in sicurezza dei rifiuti radioattivi.
La terza area di presenza delle partecipazioni dello Stato riguarda operatori di mercato, e in particolare, come sappiamo, ENI ed Enel.
Cosa pensiamo delle partecipazioni dello Stato in queste tre aree? Noi riteniamo che molte di queste partecipazioni abbiano carattere strategico e non è prevista una perdita di controllo nell'immediato futuro. Analizziamo, però, le tre aree una per una.
Per quanto riguarda le reti di trasporto, riteniamo importante mantenere una presenza strategica nei due principali operatori, Terna e SNAM, così da assicurare il mantenimento e il rafforzamento di operatori di rete che abbiano le seguenti caratteristiche: operatori forti, ovvero in grado di costruire le infrastrutture-chiave per sviluppare i mercati, integrarli pienamente con quelli europei, garantire la sicurezza degli approvvigionamenti; indipendenti, quindi in grado di garantire parità di condizioni di accesso a tutti gli utenti; stabili nell'azionariato, così da assicurare la continuità delle scelte strategiche per il Paese.
Allo stesso tempo, la presenza importante di privati nell'assetto societario garantisce il necessario stimolo all'efficienza e alla creazione di valore. In quest'ambito stiamo completando l'identificazione di reti e impianti, beni e rapporti di rilevanza strategica oggetti del meccanismo cosiddetto di golden share introdotto con la legge n. 56 del maggio scorso. Riteniamo, quindi, che queste partecipazioni abbiano un rilievo di tipo strategico per il nostro Paese nel garantire operatori di rete forti, indipendenti e stabili nell'azionariato.
La seconda area di partecipazioni è quella nelle società di servizio, come GSE e simili. In questo caso è importante, a nostro giudizio, mantenere la presenza statale in modo da assicurarne l'indipendenza e la focalizzazione sulla fornitura di servizi attenti, fondamentali per il corretto funzionamento del sistema e del mercato. Pur essendo configurate come società per azioni, sono società non hanno di per sé obiettivo di profitto, per cui sono al servizio del corretto funzionamento del mercato. Come tali, crediamo che la partecipazione dello Stato sia essenziale per garantirne la completa terzietà rispetto agli operatori.
La terza area di partecipazioni è quella in operatori di mercato, come ENI ed Enel. Riteniamo che, di norma, sia opportuno che lo Stato si limiti, nei confronti di operatori di mercato, a definire le regole e a favorire lo sviluppo delle infrastrutture pubbliche rimanendo al di fuori degli operatori di mercato.
Data la loro storia, tuttavia, le società ENI ed Enel rappresentano casi particolari essendo nate come enti di Stato per lo sviluppo delle infrastrutture del Paese. Oggi, naturalmente, il contesto generale e queste società, in modo particolare, sono profondamente cambiati. La partecipazione statale è scesa, progressivamente, in ambedue a circa il 30 per cento, con il restante 70 per cento nelle mani di soggetti privati. Le logiche gestionali sono di tipo privatistico, improntate all'efficienza, al pari dei loro concorrenti internazionali. Segnalo che in molte aree, come sappiamo, queste due società hanno livelli di performance di eccellenza mondiale.
Il profilo geografico è profondamente mutato; fatturato, profitti e crescita provengono in maggioranza dalle attività internazionali. Inoltre, la presenza di queste società sul mercato italiano si è notevolmente ridimensionata a favore di nuovi operatori, spesso internazionali o anche italiani, e oggi la quota di mercato di ENI ed Enel è in molti casi scesa in diversi settori. È il caso di Enel, ormai inferiore al 30 per cento.
Al momento, non prevediamo una cessione di queste partecipazioni benché non possiamo escluderne una valorizzazione futura. Tuttavia, l'assetto attuale ci sembra, al momento, garantire il forte spirito imprenditoriale di queste società, la loro capacità di posizionamento sul mercato, l'efficienza della gestione. Al tempo stesso, la presenza al 30 per cento del capitale pubblico in qualche modo rispecchia una


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storia, un'eredità di queste società che - lo ribadisco - per il momento non prevediamo di ridurre anche se, appunto, in prospettiva si potrà ragionare su questo punto.
In sintesi, per le reti di trasporto, riteniamo strategico il controllo da parte di una partecipazione pubblica peraltro particolare, nel senso che in realtà Cassa depositi e prestiti è una società di diritto privato presente sul mercato, che deve far rendere i propri investimenti in quanto deve remunerare il risparmio delle famiglie italiane, per cui Cassa depositi e prestiti risponde a una logica di mercato, peraltro internalizzando una mission pubblica.
Crediamo che questo sia un assetto corretto, che garantisce una partecipazione di riferimento in Terna e Snam, che garantisce, per un verso, l'orientamento al mercato e, per altro verso, il rispecchiamento di obiettivi di interesse generale di missione pubblica, che riteniamo vada mantenuta. Riteniamo anche che le società di servizio debbano tipicamente essere a capitale pubblico perché garantiscono la terzietà rispetto agli operatori di mercato essendo società volte al buon funzionamento dello stesso. Infine, per le società o per gli operatori di mercato, riteniamo che oggi siano già in condizioni di esprimersi a elevati livelli di imprenditorialità e di capacità di competizione sui mercati internazionali. La partecipazione pubblica, peraltro scesa molto negli anni passati, è in qualche modo l'eredità di una fase storica precedente. Al momento non prevediamo cessioni in prospettiva. Naturalmente, Governo e Parlamento ragioneranno sul punto, e quindi non possiamo escludere una valorizzazione futura di queste partecipazioni.

LUDOVICO VICO. Sarebbe opportuno disporre di un testo scritto della relazione. Le questioni poste dal sottosegretario De Vincenti, infatti, sono di profilo impegnativo.

PRESIDENTE. Ci sarà, ovviamente, anche il resoconto stenografico. Immagino che la richiesta dell'onorevole Vico fosse per il dibattito in corso.
Siccome seguirà un'altra audizione del sottosegretario De Vincenti sulla raffinazione, e alle 14 inizieranno i lavori dell'Assemblea, nel dare la parola a quanti desiderano intervenire, avverto che sono concessi due minuti per intervento.

STEFANO SAGLIA. Desidero iniziare da una considerazione. In quest'indagine ragioniamo di partecipazioni pubbliche e, di conseguenza, anche di politica industriale. La segretario generale della CGIL, Camusso, a più riprese ha dichiarato che in tempi di crisi la politica industriale dovrebbe partire dagli investimenti pubblici, in particolar modo dalle società partecipate dallo Stato. È un'affermazione forte, che non condivido, ma è un tema che riguarda questo dibattito e non perché sia un fatto fuor d'opera che il PdL citi la Camusso dal momento che credo che su questo terreno si debba essere molto laici.
Cito questa dichiarazione perché da più parti si legge, nel dibattito economico sui grandi quotidiani, del ruolo di Cassa depositi e prestiti, ossia del tentativo magari neanche volontario che, però, assume una sua rilevanza nel momento in cui diventa, di fatto, l'azionista delle principali partecipate pubbliche. Questo significa che la volontà del Governo è di concentrare in Cassa depositi e prestiti tutte le sue partecipazioni? A questo punto, qual è la sua vocazione? È, come qualcuno scrive, una nuova IRI, e quindi sarebbe, eventualmente, lo strumento, come secondo le sollecitazioni della Camusso, protagonista di quelle richieste? Oppure, come a mio parere dovrebbe essere, è una società per azioni che acquisisce pacchetti azionari di società terze rispetto alla contesa e alla concorrenza nel mercato, e che quindi dovrebbe separare l'attività di partecipazione nelle società che producono e distribuiscono energia da quella di società che trasportano, e quindi si occupano della grande infrastrutturazione del Paese?
Vorrei conoscere l'opinione del Ministero dello sviluppo economico sul ruolo di


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Cassa depositi e prestiti e sul fatto che possa essere o meno partecipante al gioco economico nella competizione. Come si sposa, inoltre, questo anche con la dichiarazione di Bassanini sulla volontà di Cassa depositi e prestiti di acquistare pacchetti azionari delle utility, quindi dei servizi pubblici locali, di fatto contraddicendo la possibilità che sia solo partecipante nelle società terze rispetto al mercato perché le utility sono protagoniste dirette nella concorrenza?
Vorrei una maggiore chiarezza su questo punto, se il Ministero dello sviluppo economico ha presente questa situazione.

GABRIELE CIMADORO. Ringrazio il sottosegretario De Vincenti, sempre puntualissimo. Vorrei fare una riflessione su una vicenda che sta distruggendo l'economia del nostro Paese perché, come sappiamo tutti, l'energia da noi costa. Dovremmo inventarci qualcosa, il Governo dovrebbe fare proposte concrete rispetto alla politica energetica nazionale.
Enel ed ENI, avendo oggi una partecipazione pubblica intorno al 30 per cento, come mi pare di aver capito, sia dell'una sia dell'altra società, sono società che fanno in giro per il mondo un'attività imprenditoriale con un discreto successo, grandi aziende. Non riterrei, però, opportuno, come forse lei intendeva prospettare, la dismissione da parte dello Stato di una quota di questo 30 per cento. Credo che la quota sia sufficiente a mantenere la leadership all'interno del piano azionario e direi, addirittura, che lo Stato dovrebbe mantenere e, soprattutto, controllare di più o, comunque, da lì ottenere risorse sia per gli investimenti - sono società che hanno bisogno di grandissimi investimenti - sia soprattutto trovare risorse che riescano a soddisfare l'utente finale. Quello che interessa a noi, infatti, è arrivare ad abbassare la bolletta dell'energia che ci arriva a casa ogni bimestre.
Quanto alla battuta che abbiamo fatto mentre lei elencava le varie authority, vi sono società di supporto al mercato energetico e si tratta di società non di lucro, ma sono comunque megastrutture - abbiamo ascoltato l'altro giorno GSE - con migliaia di dipendenti. Nelle varie audizioni che abbiamo svolto abbiamo avuto contezza che si tratta di società che servono e danno un supporto al mercato dell'energia. È possibile pensare a una ristrutturazione o a una razionalizzazione di tali enti? Abbiamo tentato di farlo per altre realtà, ma tutto è in realtà rimasto in sospeso.
Qualsiasi altra soluzione comporta ulteriori costi spese che poi andranno a gravare sulla bolletta.
Infine, il Governo è in grado di fornire un piano strategico nazionale di tutto il comparto dell'energia?

FEDERICO TESTA. Vorrei attenermi, sostanzialmente, a quanto illustrato dal sottosegretario. Visto che si parla, appunto, di una bozza di Strategia energetica nazionale che sarà sottoposta a consultazione, sarà quella l'occasione di entrare più nel merito di alcune questioni.
Personalmente, condivido l'impostazione metodologica del sottosegretario alle logiche d'intervento pubblico da seguire nelle diverse tipologie di società. Mi pare che abbia sottolineato un dato che io ritengo contingente: probabilmente, è vero che non ha senso che cambi logica in questo momento la partecipazione in società come Enel e ENI, ma credo che, in prospettiva, soprattutto laddove c'è mercato - quindi anche quando parliamo di ENI - altro è ragionare di attività di esplorazione, altro è ragionare con attività di tipo diverso. Mi pare assolutamente corretto fare in prospettiva un ragionamento serio sulle diverse aree di business per comprendere quali abbiano senso e quali no. Non credo che sia una questione di domani.
Pongo altre due questioni molto rapidamente. Condivido la posizione del collega Saglia in merito alla riflessione sul ruolo di Cassa depositi e prestiti. Francamente, faccio fatica a capire la logica che sta dietro ad alcuni interventi. Il fatto che Cassa depositi e prestiti diventi socio di riferimento di Snam mi pare sia comprensibile. È chiaro che Snam è strategica.


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Faccio, invece, fatica a capire la logica strategica per la quale che Cassa depositi e prestiti debba diventare proprietaria delle reti di distribuzione del gas di alcuni comuni e piccoli comuni nelle diverse parti del territorio nazionale.
La stessa perplessità vale per l'acquisizione di alcune partecipazioni in ambiti che, a mio avviso, dovrebbero stare sul mercato e non prevedere l'intervento di un soggetto parapubblico, partecipazione in società ex municipalizzate. Faccio fatica a capire tutto questo. Se c'è un progetto di sviluppo, va bene, ma non vorrei che ci trovassimo nella situazione in cui, da un lato, si sostiene che abbiano senso alcune aperture al mercato; dall'altra, ci infiliamo CDP che, formalmente, è un soggetto privato, ma per la quale in realtà - non ricordo l'espressione usata dal sottosegretario - si evocava una forte mission pubblica.
Siamo tutti bravissimi con le parole, ma non vorrei nascesse una contraddizione e credo che questa sia una riflessione giusta da fare. Non è, a mio giudizio, possibile consentire qualsiasi attività a Cassa depositi e prestiti con i risparmi degli italiani.
Bisogna, infine, fare attenzione. Nel settore elettrico stanno succedendo una serie di cose molto preoccupanti in termini di costo dell'energia. Il sottosegretario De Vincenti conosce il sistema delle tariffe biorarie istituite due anni fa, per cui suggerivamo alla massaia di usare la lavatrice di sera perché l'energia costava di meno che durante il giorno. Questo è un problema serio perché abbiamo fatto pubblicità per far utilizzare la lavatrice verso sera e adesso in quell'orario l'energia costa di più.
Richiamo l'attenzione del sottosegretario anche su un'altra questione relativamente alla quale lo inviterei anche ad acquisire la documentazione elaborata da enti di ricerca pubblici. L'Autorità sta finanziando due progetti pilota, uno di Enel e uno di Terna, sugli accumuli, sulle batterie, con i soldi delle bollette. È accaduto soltanto che degli unici accumuli che abbiamo, le dighe con i pompaggi, tre anni fa si utilizzavano mille ore all'anno e adesso se ne utilizzano 460 all'anno. Questo significa che l'unica misura per evitare gli sbilanciamenti che fanno salire il prezzo dell'energia non è più utilizzata e l'energia costa carissima.
Capisco che le imprese che producono energia hanno vincoli di bilancio, ma se è necessario procedere così, bisogna farlo in maniera esplicita, trasparente e dichiarata. Se vogliamo il capacity payment, ciò va fatto esplicitamente, in maniera dichiarata e trasparente. Non bisogna consentire sbilanciamenti perché alla fine tutto si trasferisce sulle bollette delle famiglie. Questo è quanto sta succedendo e non va bene per il Paese e per il Governo.

LUDOVICO VICO. Onorevole sottosegretario, vorrei portare il ragionamento che ci ha sottoposto su un profilo molto più ampio. Con il Governo in carica fin dall'inizio e, ovviamente, sarà così fino alla sua conclusione, avevamo convenuto in queste sedi - ma anche in sedi di deliberazioni importanti - che soprattutto il Ministero dello sviluppo economico assumesse un punto di vista nuovo rispetto al millennio in corso, secondo il quale la dimensione dell'impresa media e grande, nonché il problema dei player, è una questione che riguarda la competitività e la produttività. Nell'ambito della globalizzazione, tutto ciò si traduce nella possibilità di tracciare un pezzo di politica industriale in Italia.
La relazione che il sottosegretario ci ha illustrato è interessante. Forse deve essere compiuto lo sforzo perché sia più comprensibile sul versante dell'indicazione dei player italiani sul mercato, e non mi riferisco solo al mercato energetico, anche se è forse il più significativo.
Vorrei capire a cosa si riferisca il sottosegretario quando parla di profilo geografico profondamente mutato. È ovvio che sia profondamente mutato ed è ovvio che il fatturato, i profitti e la crescita provengano dalle attività internazionali. Il punto è che i player che siamo in grado di schierare in Europa e sul pianeta sono, fondamentalmente, ENI


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e Enel e, su un altro versante, Finmeccanica, e le imprese dell'indotto.
Al termine della legislatura, quindi, o nei prossimi mesi vorremmo capire quali siano i primi punti di approdo del Dicastero che lei rappresenta, e quindi del Governo, che ovviamente sono importanti. Già solo il riferimento alla Cassa depositi e prestiti ci dice quale sia l'unica fonte di risorse finanziarie, ma questo forse va esplicitato meglio. Non parliamo solo di elevazione al ruolo di partecipazione, che è comprensibile. Insisto che la funzione originaria di CDP dovrebbe rimanere intatta, che non significa che SACE va in Cassa depositi e prestiti, ovvero che ci va Simest, ma quando parliamo di altro penso che bisognerebbe essere un po' più precisi.
È ovvio, infatti, che Snam avrà bisogno di Cassa depositi e prestiti, se non altro perché qualcuno deve liquidare l'operazione di separazione. Si capisce cosa avviene in certi settori e poiché quello energetico, quello che ci ha descritto oggi, probabilmente sarà quello che prima di altri giungerà a determinate decisioni, sarebbe forse opportuno in questo senso e in senso più lato, ma coerente con l'indagine che stiamo svolgendo, che sia anche offerto il quadro - casomai, sarà lei stesso a poterlo rappresentare in questa sede nelle prossime settimane - sui pochi player.
Nel far questo, bisogna avere in mente che la grande e la media impresa sono il tallone di Achille del sistema, ma rappresentano anche la possibilità di riportare il nostro Paese a tassi non solo di export ma di manifattura e di servizi tali da assicurare la ripresa, cioè con gli investimenti che ancora non abbiamo visto dagli atti di Governo e dal sostegno che la maggioranza dà a questo stesso Governo.

PRESIDENTE. Avrei tre domande flash anch'io. Innanzitutto, se non ho capito male, il Sottosegretario De vincenti ha affermato che Cassa depositi e prestiti è un soggetto di mercato: vorrei capire cosa vuol dire perché a me non sembra oppure ho studiato sui libri sbagliati. È tutt'altro che un soggetto di mercato.
In secondo luogo, quanto alla vicenda Snam-CDP, francamente, ho fatto e continuo a far fatica a capire il passaggio da ENI controllata da CDP a CDP in quanto tale: perché pagare una quota di una società che già controllava? Vorrei anche capire perché nel decreto si è fatta la scelta per cui il Ministero dello sviluppo economico rinuncia a dare indirizzi su Snam a CDP lasciandoli in capo a CDP stessa.
L'ultima questione riguarda Terna e, in generale, le società delle reti, che da un certo punto di vista è difficile definire aziende. Se parliamo, infatti, di rete, quando la rete è unica, è difficile affermare che si tratta di aziende presenti sul mercato. In ogni caso, a me sembra che ci sia una certa tendenza e non vorrei che facesse la stessa fine anche Snam, come in parte è successo a Terna, di passare da soggetti che hanno, innanzitutto, un ruolo (ovviamente al di là della funzione specifica) strettamente tecnologico a muoversi più su logiche di tipo finanziario. Vorrei conoscere l'opinione del Governo in merito.

ANDREA LULLI. Concordo con le posizioni dei colleghi Testa e Vico. Tuttavia, anche se un po' fuori tema, voglio cogliere l'occasione per sottolineare uno dei punti delicati che, comunque, richiama la preminenza delle politiche industriali che lo Stato e il pubblico può assumere. Vorrei sottolineare l'urgenza che il Governo cominci a prestare particolare attenzione - vorrei un'assunzione di impegni in questa direzione - al ruolo di Finmeccanica.
Se è vera, infatti, la questione strategica che riguarda l'energia, è anche vero che questa società ha importanti iniziative imprenditoriali, non sempre ahimè gestite al meglio, che rappresentano una potenzialità importante per il nostro Paese. Vorrei che il Governo, da questo punto di vista, dichiarasse le proprie intenzioni nella direzione di un maggior sviluppo nei settori in cui, attualmente, Finmeccanica è impegnata


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e che rappresentano, a mio avviso, uno dei possibili contributi alla soluzione della crisi e contro la deindustrializzazione del Paese.

ALBERTO TORAZZI. La mia domanda è molto rapida: nella strategia prevista dal Governo, quando sarà analizzato, effettivamente, l'impatto del costo?
Avete scritto che la green economy è un'opportunità, ma a oggi abbiamo 7 miliardi di euro di onere sulla bolletta elettrica che danneggiano tutte le nostre imprese. Vorrei capire quando si procederà a questa verifica e a un'analisi di come sia possibile che concediamo più incentivi al fotovoltaico, che rende molto meno delle termiche. Se, per esempio, utilizzassimo il fotovoltaico per i pannelli solari, quelli che riscaldano l'acqua, avremmo mediamente nove volte il rendimento, assieme a un'intera catena economica, collegata alle pompe di calore, interamente nazionale. Il fotovoltaico, invece, come ben sappiamo, è fondamentalmente di importazione e solo grazie a un intervento di questa Commissione abbiamo incominciato a introdurre degli incentivi per chi produce in Italia.
Come intendete, nella vostra strategia, gestire quest'aspetto fondamentale per le imprese e la discrepanza tra la politica del fotovoltaico rispetto a quella per il settore termico, per esempio il solare termico?

PRESIDENTE. Do la parola al sottosegretario De Vincenti per la replica.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Ringrazio gli onorevoli che sono intervenuti e che hanno posto tutti i problemi di strategia di fondo del Paese molto importanti.
Comincerei con la questione su cui diversi si sono soffermati, dall'onorevole Saglia all'onorevole Cimadoro, all'onorevole Testa e a Vignali, circa il ruolo di Cassa depositi e prestiti, che è, come dicevo, una società per azioni, ha dei vincoli di legge e statutari a investire in attività che abbiano rendimenti positivi, che consentano di remunerare il risparmio postale, e ha anche vincoli di sicurezza degli impieghi di differenziazione degli asset in modo da garantire al massimo il risparmio postale.
Si tratta, quindi, di una società che deve saper stare sul mercato, ottenere rendimenti dagli investimenti che fa, ragionare in una logica di redditività dei propri investimenti. Contemporaneamente, lo fa - questa è un'altra particolarità di Cassa depositi e prestiti - secondo una logica di lungo periodo. È, infatti, un tipico investitore di lungo periodo, che quindi ragiona in termini di redditività su un orizzonte lungo, dove magari il rendimento non è immediatamente il più alto che si potrebbe realizzare ove si sfruttassero le possibilità di breve periodo, ma è quello che garantisce un flusso di rendimenti adeguato nel lungo periodo.
La terza particolarità di Cassa depositi e prestiti, che deriva, anche in questo caso, dallo statuto, dalle norme istitutive nonché dalla partecipazione del Ministero dell'economia e delle finanze al 70 per cento, è la sua missione pubblica. L'onorevole Testa rilevava una possibile contraddizione: mi permetta di non essere d'accordo, nel senso che missione pubblica, che peraltro significa anche redditività del risparmio postale delle famiglie italiane, è anch'essa una missione di pubblica tutela, tutela del risparmio, logica di lungo periodo, e quindi niente «sirene» speculative di breve. Significa anche finanziamento di investimenti rilevanti per il futuro del Paese, da quelli tradizionali, su cui si è esercitata Cassa depositi e prestiti, gli investimenti diretti delle amministrazioni pubbliche, in particolare degli enti locali, alle nuove tipologie di investimenti a cui Cdp si è aperta dopo la riforma del 2003, che giudichiamo una riforma importante e positiva realizzata dal Governo allora in carica e che poi è stata sviluppata anche nella legislatura successiva e in quella attuale dal Governo che ci ha preceduti.
Riteniamo che quella linea di sviluppo delle potenzialità di Cassa sia, sostanzialmente, positiva: consiste nel fatto che Cassa finanzia in termini di credito - per ora, sono fermo al credito, non sono


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ancora all'equity - alle partecipazioni, progetti realizzati da imprese ma promossi da amministrazioni pubbliche. Stiamo parlando della gran parte delle utilities, ossia di progetti di investimento infrastrutturale promossi da Stato, regioni, comuni, dalle amministrazioni pubbliche concedenti e dati in concessione, in società miste e così via a soggetti imprenditoriali.
Questo finanziamento si distingue dal tipico finanziamento privato e ha, quindi, una missione pubblica che si riconosce nell'attività di Cassa quando fa questo tipo di finanziamenti. Cassa è, infatti, tenuta a questi finanziamenti secondo un orizzonte temporale più lungo di quello della normale attività creditizia di mercato. Prevede, ad esempio, periodi e modalità di ammortamento che possono essere disposte nel tempo nell'atto della concessione in modi diversi da come si regolerebbe magari un creditore.
È anche tenuta a un ruolo puramente complementare. Nel caso di questi finanziamenti essi non devono eccedere, infatti, il 50 per cento del finanziamento complessivo e su ciascuno di essi c'è un giudizio di complementarietà, ossia devono essere previste istituzioni private disposte a finanziare laddove il contributo di Cassa è nel rendere più sostenibile finanziariamente, quindi più facilmente finanziabile, anche da privati quel progetto. Tutto questo è compatibile con la normativa europea in aiuti di Stato e Cassa depositi e prestiti ha sviluppato in questi ultimi anni un'attenta capacità di valutazione della propria complementarietà rispetto agli operatori privati.
Un ultimo terreno si è aperto a mano a mano all'attività di Cassa e su cui il precedente Governo ha varato l'anno scorso innovazioni importanti: quello dell'equity. Qui abbiamo tradizionalmente Cassa depositi e prestiti come azionista di Terna, Enel ed ENI; ricorderete anche che, per sentenza dell'Antitrust, Cassa è uscita da Enel e ha utilizzato il valore delle azioni che cedeva al Ministero dell'economia e delle finanze - non c'è più Cassa e l'azionista pubblico è il Ministero - per rilevare le azioni del ministero in Terna e diventare l'azionista di riferimento di Terna. Quest'operazione ha separato l'operatore di rete dall'operatore di servizio per la questione sacrosanta che prima l'onorevole Saglia ha ricordato.
Sempre in una logica analoga a quella con cui fu fatta l'operazione Terna, l'operazione Snam voleva essere separazione tra operatore di rete e operatore di servizio a fini concorrenziali, ma anche a fini, come diceva giustamente l'onorevole Saglia, di politica industriale: grande operatore di rete che, proprio perché separato dall'operatore di servizio, può acquisire, per esempio, gasdotti in altri Paesi e così via senza venire meno alle normative antitrust europee.
Qui l'operazione, che è passata già al vaglio dell'Antitrust, è stata di creare un diaframma nella governance tra ciò che residua delle azioni di Cassa in ENI e il controllo di Cassa su Snam. Questa separazione della governance è stata approvata dall'Antitrust italiana e garantisce un ruolo diverso, nel senso che Cassa in ENI svolge un ruolo di portatore di azioni. In altri termini, tutti i poteri di voto sono sul MEF, così come in Enel. Solo in Enel, infatti, tutta la partecipazione è MEF e i poteri di voto sono in MEF. In ENI la partecipazione è in parte di Cassa, ma Cassa è portatore, mentre i diritti di voto sono interamente sul MEF.
L'altra questione, posta sia dall'onorevole Saglia sia dall'onorevole Testa, riguarda l'acquisizione di partecipazioni in utility locali, ex municipalizzate e così via. Qui l'indirizzo che riteniamo che Cassa debba seguire e che è stato sancito nei suoi atti è l'acquisizione di partecipazioni di minoranza, quindi non di controllo, che possono servire per potenziare le capacità di capitalizzazione di queste imprese.
La logica qui - mi rivolgo all'onorevole Vico - è di arrivare a mano a mano ad avere non due soli campioni nazionali dell'energia, ENI ed Enel, ma un numero appena più grande, qualche operatore in più che sia capace di misurarsi sui mercati internazionali. Qui delle potenzialità esistono perché i processi di aggregazione avvenuti in questi anni - penso a Hera, ad


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A2A, ad Acea e così via - hanno creato dei player di dimensioni ancora insufficienti nello scenario internazionale, ma non irrilevanti. Un potenziamento di questi operatori nella loro capacità di stare sul mercato ha quindi rilevanza strategica.
Esistono, inoltre, altri tipi di partecipazioni, regolate dal Fondo strategico che, appunto, risente dell'attività del precedente Governo e che noi, però, confermiamo nella loro ispirazione. L'azione di Fondo strategico, infatti, deve essere non - qui condivido il disaccordo dell'onorevole Saglia nei confronti della segretario generale della CGIL - nell'acquisizione di partecipazioni di imprese, qualsiasi esse siano, e quindi la nuova IRI, ma su imprese che hanno prospettive di redditività certe, come fissato nello statuto di Cassa a seguito della creazione di Fondo strategico, e che abbiano un rilievo di innovazione per l'economia italiana, quindi che rafforzino la competitività prospettica dell'economia italiana. Non si tratta di salvare imprese «decotte», ma esattamente del contrario.
All'interno di questo quadro - rispondo all'onorevole Vignali - ritengo che Cassa stia svolgendo esattamente quella funzione che dicevo, ossia di operatore che deve sapersi rapportare con il mercato e che, però, lo fa avendo in mente obiettivi pubblici sia per statuto sia per partecipazione azionaria su Cassa medesima da parte dello Stato.
Molte altre questioni sono state poste, ma vi ruberei troppo tempo e non me la sento di rispondere a tutto. Mi sembravano questi i punti più importanti.
All'onorevole Torazzi segnalo solo che credo che il nostro decreto sulle rinnovabili elettriche abbia cominciato a tener conto di ciò che ci ha detto e stiamo per varare quello che cerca di aiutare le termiche.
Sulla questione del ruolo di Finmeccanica, l'onorevole Lulli mi consenta di riservarmi di intervenire in una seconda occasione in quanto richiederebbe un discorso troppo vasto e che ci porterebbe lontano.

PRESIDENTE. Ringrazio il sottosegretario De Vincenti e dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 13,50.

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