Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

Cerca nel sito

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Per visualizzare il contenuto multimediale è necessario installare il Flash Player Adobe e abilitare il javascript

Strumento di esplorazione della sezione Lavori Digitando almeno un carattere nel campo si ottengono uno o più risultati con relativo collegamento, il tempo di risposta dipende dal numero dei risultati trovati e dal processore e navigatore in uso.

salta l'esplora

Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

Torna all'elenco delle indagini Torna all'elenco delle sedute
Commissione X
2.
Mercoledì 23 febbraio 2011
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Dal Lago Manuela, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA NELL'AMBITO DELL'ESAME DELLE PROPOSTE DI LEGGE C. 2793 BORGHESI E C. 1938 STEFANI RECANTI «MISURE PER LA PROMOZIONE ECONOMICA E DELL'IMMAGINE TURISTICA, COMMERCIALE E CULTURALE DELL'ITALIA ALL'ESTERO»

Audizione di rappresentanti di Confindustria:

Dal Lago Manuela, Presidente ... 3 6 7 8 10
Cimadoro Gabriele (IdV) ... 10 11
Gava Fabio (PdL) ... 9
Lulli Andrea (PD) ... 8 9
Raisi Enzo (FLI) ... 6
Torazzi Alberto (LNP) ... 7 8
Vico Ludovico (PD) ... 9
Zegna Paolo, Vicepresidente per l'internazionalizzazione di Confindustria ... 3

Audizione di rappresentanti della Società italiana per le imprese miste all'estero - Simest Spa:

Dal Lago Manuela, Presidente ... 11 12 15
Cimadoro Gabriele (IdV) ... 13
D'Aiuto Massimo, Amministratore delegato della Società italiana per le imprese miste all'estero - Simest Spa ... 13 14
Lanna Giancarlo, Presidente della Società italiana per le imprese miste all'estero - Simest Spa ... 11 13 15
Raisi Enzo (FLI) ... 12
Torazzi Alberto (LNP) ... 13
Vico Ludovico (PD) ... 12 14
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Futuro e Libertà per l’Italia: FLI; Italia dei Valori: IdV; Iniziativa Responsabile (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione): IR; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.

COMMISSIONE X
ATTIVITÀ PRODUTTIVE, COMMERCIO E TURISMO

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di mercoledì 23 febbraio 2011


Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MANUELA DAL LAGO

La seduta comincia alle 14,20.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Audizione di rappresentanti di Confindustria.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva attinente all'esame delle proposte di legge C. 2793 Borghesi e C. 1938 Stefani recanti «Misure per la promozione economica e dell'immagine turistica, commerciale e culturale dell'Italia all'estero», l'audizione di rappresentanti di Confindustria.
Do la parola al dottor Paolo Zegna, vicepresidente per l'internazionalizzazione di Confindustria.

PAOLO ZEGNA, Vicepresidente per l'internazionalizzazione di Confindustria. Apprezziamo l'invito che ci avete fatto per sentire il nostro punto di vista. Vi anticiperò che invieremo successivamente un documento scritto col nostro parere motivato specifico sulle due proposte che sono all'ordine del giorno. Vi anticipo che non condividiamo né l'una né dall'altra. Cercherò subito di spiegare perché proponendo elementi di ragionamento che derivano dalle nostre esperienze, dal contatto con l'azienda, ma soprattutto dai rapporti che abbiamo regolarmente con i mercati. Vi prego di rivolgermi delle domande a conclusione dell'esposizione.
Confindustria sostiene da sempre la necessità che le politiche e le azioni nazionali rivolte al sostegno dell'internazionalizzazione ricevano adeguato supporto delle istituzioni al fine di promuovere con sempre maggiore efficacia le produzioni nazionali sui mercati esteri. Riteniamo che vi sia altresì la necessità di un maggior coordinamento tra i diversi attori che svolgono azioni di sostegno alla promozione con l'obiettivo chiaro di meglio razionalizzare le risorse impegnate, specie in un momento di crisi economica e finanziaria, come l'attuale, che impone alle imprese italiane di ricercare con rinnovata determinazione nuove opportunità all'estero, soprattutto nei Paesi emergenti.
Riteniamo che anche l'immagine turistica e culturale dell'Italia sia un elemento importante cui è necessario porre l'adeguata attenzione delle iniziative promozionali e per questo auspichiamo anche un coordinamento di queste anche per quanto riguarda l'attrazione degli investimenti esteri in Italia.
Il sistema delle imprese ritiene, inoltre, che le risorse finanziarie allocate alla promozione industriale all'estero debbano essere adeguate alle necessità dell'economia nazionale, fortemente basata sull'esportazione. Il raffronto con le principali economie avanzate, sia europee sia extraeuropee, indica una tendenza generalizzata a incrementare il supporto finanziario all'internazionalizzazione per


Pag. 4

cogliere appieno le sfide ma, allo stesso tempo, le opportunità presenti nei nuovi mercati per presidiare le attuali quote di mercato e acquisirne di nuove.
Una maggior consistenza delle risorse finanziarie andrebbe comunque accompagnata da una parallela razionalizzazione degli strumenti e delle modalità di intervento a sostegno dell'internazionalizzazione, della concentrazione delle iniziative e dei soggetti proponenti onde evitare a degli interlocutori internazionali una percezione disaggregata del nostro Paese.
A questo riguardo Confindustria ha sempre sostenuto che la delega affidata al Governo dalla legge 23 luglio 2009, n. 99, per il riassetto legislativo delle norme e il riordino organizzativo degli enti operanti nel settore dell'internazionalizzazione, fosse un'occasione preziosa per avviare un processo virtuoso di aggiornamento dell'impianto legislativo e di rafforzamento e razionalizzazione organizzativa degli enti responsabili con l'obiettivo di dotare il Paese degli strumenti necessari a far fronte alla crescente concorrenza internazionale mantenendo e consolidando il proprio ruolo di attore di primo piano sullo scacchiere economico e commerciale internazionale.
Fatta questa premessa, desidero sottolineare ancora di più il convincimento di Confindustria dell'importanza di realizzare questo coordinamento in modo da indirizzare al meglio la parte realizzativa dei programmi e delle azioni decise al suo interno e, di conseguenza, anche trovare la più logica collocazione dell'ICE nel futuro.
In un quadro di coordinamento istituzionale chiaro e forte consideriamo fondamentale dare un ruolo istituzionale e ancora più responsabile all'attuale cabina di regia, oggi composta dal Ministero dello sviluppo economico, dal Ministero degli affari esteri con la partecipazione di Confindustria, Associazione bancaria italiana e ICE e sotto la vigilanza della Presidenza del Consiglio. Consideriamo essenziale rafforzare il ruolo della cabina di regia per definire, con la necessaria programmazione, nei tempi, anche oltre il semplice anno, quindi su programmi pluriennali, i budget, i programmi per le missioni istituzionali, quelle specialistiche, le priorità del Paese in termini di aree geografiche, individuare e decidere le più significative eventuali azioni di sistema promozionale a tutto campo. Questo è per noi il cuore del problema, un unico soggetto in cui partecipano questi attori, che però assuma dei compiti ancora più penetranti di quelli che ha attualmente.
Nel contesto della cabina di regia potranno essere di volta in volta invitati a partecipare il Ministero del turismo, le attività culturali e turistiche, le regioni per le attività di internazionalizzazione da loro proposte, e anche le camere di commercio, laddove esse sono soggetti attuatori di specifici programmi e iniziative nelle aree definite di interesse.
Tengo a precisare che, invece, in tale contesto non consideriamo determinante la partecipazione di Sace e Simest in quanto soggetti che operano sì in contesti internazionali, ma con obiettivi più legati alla specificità operativa finanziaria loro demandata.
Gli uffici dell'ICE, oggi presenti in ogni regione e che, a nostro avviso, non sono determinanti per l'attività di promozione dell'internazionalizzazione dell'Istituto, dovrebbero venire alienati da parte dell'ICE e posti sotto la vigilanza delle regioni o delle camere di commercio. Per chiarezza, precisiamo che le nostre associazioni preferirebbero di gran lunga che tali funzioni si potessero collocare nel settore di internazionalizzazione delle attività promozionali delle regioni in quanto non tutte le camere di commercio operanti sul territorio dispongono delle risorse e competenze per svolgere attività di internazionalizzazione. Ricordiamo, altresì, che la riforma del Titolo V della Costituzione prevede che le regioni abbiano uno specifico ruolo in materia di internazionalizzazione e anche per questo, nel rispetto delle competenze assegnate da questo Parlamento alle regioni, vi segnaliamo tale nostra preferenza.


Pag. 5


In ogni caso, sia nel caso che gli attuali uffici ICE in Italia passino sotto le regioni o sotto le camere di commercio, tutte le principali istanze, programmi, azioni che dovessero nascere nel nuovo ambito dovranno essere, e per tempo, portate sempre a conoscenza della cabina di regia, che avrà il compito di esaminarle e coordinarle con le altre iniziative. Verso l'estero la cabina di regia dovrà distribuire l'esecuzione dei programmi decisi tra i diversi attori attivi presenti nei vari Paesi.
Siamo convinti che l'ICE sia a oggi l'ente meglio organizzato e preparato per dare esecuzione in prima persona alle diverse azioni, ma anche per coordinare e assumere le responsabilità in ultima istanza quando alcune di esse dovessero venire affidate ad altri enti presenti nei mercati, camere di commercio, uffici delle regioni e soggetti vari.
Riteniamo di fondamentale importanza e urgente giungere al più presto a un forte coordinamento e sintonia di intenti tra la rappresentanza politica, ambasciate e consolati, e la struttura locale dell'ICE.
In ultimo, riteniamo giusto evidenziare la nostra convinzione che si debba attuare una forte razionalizzazione degli uffici dell'ICE operanti in Europa in quanto tale area è ormai da considerarsi mercato interno per poter, invece, decisamente rafforzare la presenza dell'ICE nelle aree di nuovo sviluppo, storicamente importanti per le attività di esportazione.
Venendo alle proposte all'esame, in riferimento alla C. 2793, che sappiamo presupporre l'unificazione di vari enti con natura e modalità di intervento molto diversi tra loro in un unico organismo, che avrebbe come punto di riferimento istituzionale il costituendo nuovo Dipartimento per la promozione economica e dell'immagine turistica e culturale dell'Italia all'estero presso la Presidenza del Consiglio, che di fatto, subentrerebbe alle funzioni di tutti gli attuali enti che verrebbero soppressi. Tuttavia, mentre capiamo l'obiettivo previsto di mantenere coerenza con la politica economica e commerciale estera e della promozione internazionale, non ci appare chiaro, in presenza del nuovo Dipartimento, che in sostanza sarà l'amministrazione vigilante, quali sarebbero i ruoli e le responsabilità che rimarrebbero in seno al Ministero dello sviluppo economico e al Ministero degli affari esteri.
Ci sembra giusto condividere la finalità di mantenere un raccordo diretto con le sedi diplomatiche all'estero per quanto attiene agli sportelli unici Promoitalia, ma ci sentiamo di esprimere perplessità circa la sicura perdita di know-how maturato fino a oggi dei due ministeri. Ribadiamo che la proposta C. 2793 porterebbe, sotto il profilo organizzativo, a una gestione unitaria assai complessa, dovuta all'alta eterogeneità delle competenze e delle funzioni dei diversi enti. Vediamo grosse difficoltà nel coordinamento interno, temiamo per un pericoloso rallentamento dei processi decisionali relativi alle specificazioni che, anziché essere resi più rapidi ed efficienti, sarebbero sottoposti a ulteriori appesantimenti burocratici e procedurali. Sotto il profilo operativo, vista l'alta varietà di materie trattate all'interno del nuovo Dipartimento, dubitiamo seriamente della possibilità che il management preposto possa occuparsi con pari efficacia di tutte le materie assegnategli.
Sotto il profilo finanziario, infine, la proposta non affronta gli aspetti inerenti ai bilanci degli enti che, con la loro soppressione, si presume verrebbero consolidati in quello del previsto organismo pubblico unitario. In tal caso, sarebbero da prevedere nuovi adeguati strumenti per assicurare una corretta gestione finanziaria data la diversa natura, obiettivi e operatività degli enti stessi, soprattutto con riguardo alla Simest.
La proposta C. 1938, invece, si propone un obiettivo intermedio rispetto alla delega originariamente data al Governo concentrandosi su uno soltanto degli enti in oggetto, appunto l'ICE. A differenza della proposta C. 2793, essa non si prefigge la creazione di un nuovo soggetto di riferimento istituzionale, ma opera una scelta netta nel proporre che le responsabilità del commercio estero, ivi inclusa


Pag. 6

la promozione, vengano trasferite nella loro interezza al Ministero degli affari esteri.
Anche questa seconda ipotesi, a nostro avviso, presenta aspetti favorevoli e criticità. Pur riconoscendo che negli ultimi anni la rete diplomatica si è decisamente dedicata di più alle materie più prettamente economiche, commerciali e di marketing, con più che soddisfacenti risultati in stretta collaborazione con gli uffici all'estero dell'ICE, rimane il fatto che la sua ovvia e naturale specializzazione vada più sulle tematiche e questioni di politica e diplomazia internazionale.
La proposta di legge dovrebbe, di conseguenza, prendere in considerazione la necessità che tutta la diplomazia italiana assuma sensibilità e preparazione adeguate per occuparsi delle specifiche materie necessarie per favorire lo sviluppo internazionale del sistema produttivo italiano. Nell'assumere ciò si creerebbe di riflesso la perdita del controllo sulle stesse da parte del MiSE, oggi necessariamente concentrato sugli sviluppi internazionali dell'attività commerciale e industriale delle nostre aziende, fondamentali per il rafforzamento e, in certi casi, la sopravvivenza delle nostre aziende nel mercato globalizzato.
Ci preme evidenziare che, nel caso si seguisse la proposta C. 1938, ricordando che finora la vigilanza dell'ICE da parte del Ministero per lo sviluppo economico si è realizzata sotto il controllo delle due funzioni storiche del commercio estero ex Mincomes, la Direzione generale per la promozione degli scambi e la Direzione generale per la politica commerciale internazionale, ambedue dovrebbero necessariamente seguire la stessa futura destinazione dell'ICE indipendentemente dal fatto che si scelga il MiSE o il MAE come nuovo ministero riferimento.
Per concludere, qualsiasi sarà la soluzione definitiva, la convinta richiesta di Confindustria è che si potenzi in maniera decisa la posizione della cabina di regia. A essa dovrà sempre più essere delegata la funzione di accorpamento, coordinamento e decisione della politica commerciale e promozionale d'immagine del nostro Paese. Senza che questo avvenga, temiamo non si arriverà mai a una vera, solida ed efficace azione che, invece, il nostro Paese dovrà decidere e realizzare non solo per proteggere la posizione attuale, ma soprattutto per diffondere e potenziare la penetrazione delle aziende italiane all'estero.
Ringrazio questa Commissione di averci permesso di esprimere il nostro parere.

PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

ENZO RAISI. Ringrazio il vicepresidente Zegna per la relazione, anche se, non essendo nuovo a questo dibattito, sono rimasto un po' stupito dalle vostre posizioni. Avete richiamato il Titolo V della Costituzione, che molti hanno contestato proprio sulla materia delle politiche commerciali estere. Sono due, infatti, gli argomenti contestati sulla riforma del Titolo V: l'energia e il commercio estero. Non esiste un Paese al mondo, uno, neanche lo Stato federale degli Stati Uniti d'America, che abbia delegato il commercio estero ai propri Stati, o regioni. Ritengo priva di fondamento l'affermazione che il commercio estero, in una realtà come quella italiana, debba essere affidato alle regioni. Ora, è vero che questo è lo status quo, ma mi chiedo cosa succederebbe a un Paese che fa la battaglia per il made in Italy quando passasse a promuovere il made in Molise. Avrei preferito che un'associazione come la vostra proponesse di trovare un accordo sul commercio estero per modificare quel Titolo V della Costituzione.
Tra l'altro, essendo stato un export manager, trovo veramente ridicolo che un Paese affidi il proprio export alle regioni e mi sarei trovato molto in difficoltà con una struttura di questo tipo.
Inoltre, leggi considerato che avete parlato di leggi, ricordo che ne esiste una in questo Paese, di cui sono stato relatore, che prevede lo sportello unico internazionale. Non è mai stata applicata perché


Pag. 7

qualcuno ebbe la bellissima idea di depauperare i fondi che erano stati previsti per quello sportello che, a mio avviso, rappresentava una grande intuizione. Lo dico sempre in veste di operatore del settore più che di parlamentare. Quando andato giravo il mondo per lavoro, ero costretto a rivolgermi a quattro o cinque istituti diversi, dall'ICE alla Simest alle nostre ambasciate, mentre vedevo i miei colleghi americani o tedeschi andare direttamente all'ambasciata, dove trovavano il servizio. Un'associazione come la vostra avrebbe dovuto sottolineare che qui c'è una mancanza da parte del Governo e, consentitemi, anche delle istituzioni parlamentari, nel lasciare quella legge lettera morta. Ogni volta che andiamo a discutere di questo settore, infatti, ricominciamo da capo e il Paese in questo modo non fa mai un passo avanti.
Penso - e qui voglio sentire anche il vostro parere - che quella legge debba essere applicata. Bisogna fare in modo che qualcuno trovi i fondi per farla applicare perché uno sportello unico dell'internazionalizzazione è un sistema che, in qualche modo, può andare alla soluzione di quei problemi che voi giustamente, peraltro, avete anche rilevato nella vostra relazione.
Concludendo, capisco che è sempre brutto mettersi contro l'uno o contro l'altro, ma non è semplice indicare indifferentemente il Ministero degli affari esteri o il Ministero dello sviluppo economico purché si istituisca uno sportello unico e si dia potenza a questo settore. Bisogna fare delle scelte in questo Paese. Anche lei ha giustamente rilevato che il nostro corpo diplomatico ha fatto passi avanti. Quando frequentavo i primi ambasciatori, bravissimi in geografia, se si parlava loro di imprese, non sapevano neanche cosa fossero. Oggi, grazie a Dio, c'è stato un passaggio di livello da questo punto di vista anche perché è cambiata la scuola dei nostri diplomatici, però è evidente che c'è una bella differenza tra istituire un Ministero autonomo del commercio estero, metterlo alle dipendenze di quello dello sviluppo economico o di quello degli affari esteri. È evidente che da questo punto di vista serve una regia, ma questa va indicata perché le scelte vanno fatte.
Chiedo scusa, presidente, per essere stato lungo, ma la materia mi interessa molto per motivi, come avete immaginato anche dal mio intervento, professionali. Questo è un Paese che non prende mai decisioni. Quando si discute di questi argomenti, tuttavia, le decisioni alla fine vanno prese, se siano giuste o sbagliate lo deciderà il tempo, però è bene che questo Paese cominci a scegliere. Non è immaginabile lasciare l'iniziativa ai ministeri. Lo sportello internazionale unico delle imprese non è mai partito, infatti, perché c'è stato uno scontro tra il Ministero degli affari esteri e il Ministero dello sviluppo economico, questa è la verità ed è la storia. Spero che mi diate una risposta più precisa, dunque, sotto questo aspetto.

PRESIDENTE. Pregherei tutti di essere brevi e sintetici perché abbiamo un'altra audizione, altri punti all'ordine del giorno da affrontare e alle 16 dobbiamo essere in Aula.
Il dottor Zegna risponderà alla fine. Eventualmente, se lo riterrà, potrà integrare la relazione inviandoci per iscritto le risposte alle questioni poste.

ALBERTO TORAZZI. Mi pare di capire che la vostra richiesta sia per un coordinamento che eviti la dispersione delle competenze, ma senza dare un'indicazione rispetto alle due proposte di legge su quale sia la vostra preferenza. Vorrei conferma di questo.
Vorrei anche chiedervi, come ho chiesto a tutti quelli che abbiamo audito, cosa pensate della possibilità di una razionalizzazione che porti a una riduzione delle sedi, ma che possa contribuire ad istituire un fondo a disposizione delle iniziative dei privati o delle camere di commercio. Penso, in particolare, al caso della rete europea che, a mio avviso, ormai è superflua.


Pag. 8

PRESIDENTE. La riduzione delle sedi si dovrebbe effettuare all'estero o in Italia?

ALBERTO TORAZZI. La riduzione dovrebbe avvenire in Europa, quindi anche in Italia, dove, a mio avviso, può bastare la sede di Milano o al massimo di Milano e Napoli. A Roma c'è, infatti, la sede del Ministero degli affari esteri. In Europa sarei per l'eliminazione dell'attività dell'ICE, ma chiedo il vostro parere su quest'ipotesi, ed invece penserei ad un fondo che si interfacci anche con i privati, con le camere di commercio, per concentrarsi sull'estero. Una volta all'estero, però, effettivamente, soprattutto nei Paesi emergenti, potrebbe avere senso pensare ad un collegamento dell'ICE con il Ministero degli affari esteri. Vorrei una vostra ulteriore conferma su questa ipotesi, che prevede comunque in Europa un collegamento con le camere di commercio e i privati anche, per esempio, attraverso sgravi fiscali per le iniziative delle aziende.

ANDREA LULLI. Apprezzo il contributo che Confindustria ha dato in questa sede, cosa che in verità non mi capita spesso negli ultimi tempi. Questo non significa essere totalmente in sintonia, però mi pare che alcune cose dette siano importanti.
È giusto soffermarsi sulla cabina di regia, superando un dibattito che credo sia estenuante e che non riuscirà mai ad approdare a nulla tra il Ministero degli affari esteri e quello dello sviluppo economico. L'importante è che ci sia una cabina di regia strutturata. Purtroppo, non si attuerà la delega prevista dalla legge n. 99 del 2009. Non abbiamo presentato proposte di legge, come vedete, perché pensavamo di discutere la delega prevista dalla legge n. 99, ma ormai manca qualche giorno alla scadenza e credo che anche questo rappresenterà un problema. Non escludo, quindi, che anche il nostro gruppo decida di presentare una proposta di legge. Naturalmente, non siamo d'accordo nel mischiare turismo, cultura e impresa, non perché non ci siano dei collegamenti, ma credo che si rischierebbe di fare confusione.
Al di là del dibattito sulla riforma costituzionale, credo che su questo non si possa continuare a fare una sorta di «ping pong». Per ora, la situazione data è quella, e quindi apprezzo anche la preferenza che Confindustria ha dato in questo senso. Probabilmente ero informato male, ma mi era stato detto che eravate a favore dell'affidamento alle camere di commercio di questo compito e, sinceramente, in merito a questo ho molte perplessità e molti dubbi.
È chiaro che l'ICE va razionalizzata, non c'è dubbio. La vostra indicazione è interessante. Certamente, in Europa il mercato interno presenta dei problemi. Ci sono infatti diversi aspetti di cui, se non oggi, dovremo comunque parlare. Uno di questi è, come si dice sempre, fare sistema. Ma vi è il problema che le banche, che potrebbero dare una mano rilevante, soprattutto nei Paesi più lontani, non svolgono un ruolo. Questo sarebbe un punto importante. Certo, sono soggetti privati, però è anche vero che si potrebbe ragionare in quella direzione. Oltre a sostenere l'internazionalizzazione delle piccole imprese, abbiamo anche il problema di facilitare per le imprese di subfornitura un ruolo che possa avere committenze internazionali e che aiuterebbe in modo rilevante le nostre filiere. Questo è un altro aspetto di cui non si parla abbastanza e, a mio giudizio, è un errore. Inoltre, per quanto riguarda soprattutto le piccole imprese - non l'impresa di cui lei, dottor Zegna, è titolare - non avendo il nostro Paese imprese rilevanti e importanti nel settore della grande distribuzione, abbiamo un handicap perché a livello internazionale non siamo presenti con una rete di grande distribuzione.
Credo che lo Stato non possa intervenire direttamente sulla grande distribuzione e sulle banche, però bisognerebbe cominciare a valutare eventuali azioni di sostegno, di stimolo, perfino di accompagnamento perché in questa direzione possa esserci uno sviluppo. Diversamente,


Pag. 9

al di là di una razionalizzazione, che va sempre bene, al di là del fatto che certamente le ambasciate, il personale diplomatico deve essere sempre più formato e aiutato, non si può pensare che tutto debba passare attraverso le ambasciate, soprattutto per il tipo di struttura produttiva che abbiamo nel nostro Paese. Sarei interessato a conoscere a questo riguardo eventuali proposte di legge che potremmo pensare di accompagnare all'iter che abbiamo iniziato.

FABIO GAVA. Devo dire che anch'io sostanzialmente concordo con gran parte dell'esposizione fatta in questa audizione e ringrazio, ovviamente, per la presenza i rappresentanti di Confindustria.
A me pare che su questo tema abbiamo, in parte, creato un equivoco con la riforma del Titolo V e, in parte, abbiamo perso tempo nella riorganizzazione degli uffici esteri, dove è apparsa prevalente la discussione se si trattasse di sviluppare un orientamento prettamente economico sotto il Ministero dello sviluppo economico o se l'orientamento tenesse, invece, conto anche degli altri aspetti, più generali e più ampi, e quindi si trattasse di attribuire un ruolo predominante al Ministero degli affari esteri.
Al di là del fatto che la legge attualmente in vigore è quella e quindi non possiamo discutere, evidentemente, su competenze che ormai sono comunque riconosciute almeno fino, a quando non dovessero essere cambiate, credo però, come diceva il collega Lulli, che il nostro sistema produttivo, particolarmente diffuso e frazionato, probabilmente abbia necessità di supporti a livello locale. È importante è che ci sia un coordinamento e non ci siano quegli esempi che spesso fanno sorridere alcuni Paesi esteri per cui, a distanza di pochi mesi, arrivano delegazioni le più varie, tutte con lo stesso obiettivo. Vi è quindi la necessità di un ufficio che possa coordinare l'attività sia regionale sia nazionale. Come riorganizzare questo ufficio, ovviamente, è una riflessione aperta. A mio avviso, abbiamo necessità di ridistribuire in maniera più efficiente il personale che oggi si trova sparso presso le ambasciate, i consolati o l'ICE, con sovrapposizioni spesso assolutamente inefficienti. Ritengo che abbiamo assolutamente necessità di una riorganizzazione perché credo che, al di là di tutto, valga evidentemente l'abilità, la capacità di conoscere il Paese, di accompagnare sia l'impresa grande sia l'impresa più piccola.
È vero, abbiamo un problema di grande distribuzione. Non sono d'accordo tanto sulla questione delle banche perché alcune, come UniCredit o Veneto Banca, hanno comunque sviluppato una presenza verso l'estero. Non credo che la banca possa dare aiuto solamente attraverso un finanziamento, deve anche in qualche misura conoscere il Paese dove va a operare.

ANDREA LULLI. Non parlo di finanziamenti di imprese, ma del permanere delle sedi estere!

FABIO GAVA. Esatto. A mio avviso, se questo è il quadro, credo che il punto importante sia capire come procedere al coordinamento attraverso un ufficio che sia realmente specializzato sia per il grande sia per il piccolo, che possa avere un'interfaccia sia per le grandi missioni nazionali sia per livelli di missioni più specifiche, più piccole, altrettanto importanti per la diffusione della nostra economia.

LUDOVICO VICO. Anch'io dirò, come l'onorevole Lulli, che la relazione che ci ha sottoposto il vicepresidente Zegna contiene delle novità che forse meritano, in questa sede di audizione, di essere approfondite per verificare se Confindustria abbia avviato riflessioni che in questi anni non abbiamo riscontrato. Sul versante del made in Italy, infatti, non abbiamo riscontrato distinzioni tra grande marchio e piccola e media impresa. Sul made in Italy, lei sa quanto me che spesso non abbiamo avuto le stesse opinioni anche in sede legislativa e non sto parlando del full made in Italy, ma proprio del made in Italy


Pag. 10

nell'accezione che l'espressione ha assunto in questa legislatura e che non è ancora definita in sede europea.
Una delle questioni, che penso ci riguardi, e per questo vorrei rivolgere una domanda precisa, è che siamo in presenza dello smantellamento dell'ICE. Quando parlo di smantellamento, mi riferisco sostanzialmente ad atti che il Governo ha adottato dal 24 maggio dello scorso anno in poi. C'è stata una fase che, da un lato, ha messo in moto il meccanismo di sospensione di quello smantellamento senza prospettiva; dall'altro, ha prodotto un processo di razionalizzazione ancora in corso, che tuttavia non è stato definito - come noi auspicheremmo - con una successiva proposta di legge più onnicomprensiva rispetto a quelle al nostro esame. Ricordo, inoltre, che vi è anche la scadenza dei desk dell'ICE all'estero.
In più audizioni, l'ICE ci ha segnalato che ciò che si è razionalizzato senza costrutto può da un giorno all'altro saltare sulla base di una riduzione dei desk. Sto parlando dei desk nel Far East, non ad Amburgo o a Parigi. Gli uffici in Europa vanno certamente ridimensionati, ma non dovrebbe essere consentito che si sparisca dall'Europa.
In ogni caso, la prima domanda è questa: la struttura delle sedi dell'ICE per ora rimane in bilico dal momento che c'è una serie di scadenze che riguarda questi desk. Sace e Simest sono due grandi strutture che guardano esclusivamente alla grande impresa e al grande marchio; manca tutto il resto. La cabina di regia è una questione che si pone e si tratterà di trovare la forma più adatta, perciò è importante avere questi suggerimenti, indispensabili perché ci mettano al riparo dalla creazione dei baracconi classici (ICE, Sace, Simest), per avere una rappresentanza ai fini della promozione del Paese.
Cosa diversa è l'internazionalizzazione e il ruolo delle regioni: una politica di commercio con l'estero divisa in due non serve, serve una politica di commercio estero unitaria. Chiedo, infine, quale debba essere il ruolo delle camere di commercio - che ovviamente è fondamentale - in un contesto in cui chi deve assumere le responsabilità le scarica sempre su chi sta sopra o chi sta sotto.

PRESIDENTE. Vi ricordo che, alla successiva audizione, seguiranno alle 15 le audizioni informali sulle professioni non regolamentate e alle 15,30 una seduta congiunta con la Commissione XI; quindi vi pregherei di porre brevemente le domande.
Le risposte, come ho già comunicato, verranno inviate per iscritto. Mi spiace, ma non è possibile che il vicepresidente Zegna risponda adesso perché, lo ripeto, abbiamo un'altra audizione e un ordine del giorno da rispettare.

GABRIELE CIMADORO. Ringrazio il rappresentante di Confindustria. Dottor Zegna, mi pare di capire, da come ha esordito, che lei non sceglierebbe nessuna delle due proposte di legge. Crediamo anche noi che ci siano criticità in entrambe. La cabina di regia è, da quanto apprendiamo dalle audizioni, una realtà ancora inconsistente. Vi è una serie di enti che tutti conosciamo e notevoli sprechi. Da chi dovrebbe essere, allora, composto questo organismo unico? È molto importante chiarire anche le competenze, cosa che nessuno ha mai fatto: la competenza è del Ministero degli affari esteri o del Ministero dello sviluppo economico? Stiamo parlando di temi delicatissimi.
Il tentativo insito nelle proposte di legge in esame è la previsione di strutture di supporto non alle grandi imprese, le quali invece riescono da sole a farsi rappresentare o comunque sempre a infilarsi in qualche delegazione regionale o nazionale. La cabina di regia dovrebbe quanto meno regolamentare - lo abbiamo detto e sentito anche nelle audizioni precedenti - le missioni che fanno all'estero comuni, anche piccoli, province, anche piccole, regioni che quasi non hanno imprese sul proprio territorio.

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Cimadoro, ma vorrei ricordare che le audizioni sono fatte per ascoltare gli auditi, rivolgere


Pag. 11

domande di chiarimento e non per entrare nel merito perché questo lo faremo successivamente nel dibattito in Commissione.

GABRIELE CIMADORO. Non entro nel merito. Siccome Confindustria è un soggetto molto interessante che ha presente il quadro nazionale forse molto meglio di noi, vorrei che dicesse chi dobbiamo mettere alla cabina di regia, quale di questi enti dobbiamo sopprimere. Abbiamo capito che Confindustria vorrebbe tenere l'ICE ed evitare le rappresentanze nazionali. Siamo in ritardo, naturalmente, anche su questo, ma siamo in ritardo sempre come Stato rispetto alle esigenze del territorio. Le ambasciate, a vostro avviso, sono soggetti adeguati per questo compito? Io credo che l'ambasciata abbia una mission diversa rispetto a quella del commercio e dell'attività di produzione e di sviluppo della nostra attività nazionale all'estero. È pur vero, come diceva il collega Raisi, che le funzioni svolte dagli ambasciatori hanno avuto una certa evoluzione, ma a mio avviso, la loro missione risiede nell'analisi politica e nel capire i territori e dare possibilità.
Nella relazione avete posto dei problemi circa il contenuto delle nostre due proposte; vorrei che fosse detto in concreto, specificatamente, come dovrebbe essere organizzata la cabina di regia.

PRESIDENTE. Siamo assolutamente in ritardo perché questa audizione è stata molto lunga. Dovendo ancora ascoltare i colleghi della Simest, prego cortesemente il dottor Zegna di farci avere per iscritto le risposte, che faremo pervenire a tutti.
Dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti della Società italiana per le imprese miste all'estero - Simest Spa.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva attinente all'esame delle proposte di legge C. 2793 Borghesi e C. 1938 Stefani recanti «Misure per la promozione economica e dell'immagine turistica, commerciale e culturale dell'Italia all'estero», l'audizione di rappresentanti della Società italiana per le imprese miste all'estero - Simest Spa.
Ci scusiamo per il ritardo e, peraltro, abbiamo ulteriori impegni all'ordine del giorno. Spero che abbiate una relazione scritta da consegnare a tutti i parlamentari. In tal caso, vi chiederei di essere molto sintetici nell'esposizione perché, lo ripeto, e mi scuso nuovamente, siamo in ritardo.
Do la parola quindi al dottor Lanna.

GIANCARLO LANNA, Presidente della Società italiana per le imprese miste all'estero - Simest Spa. Abbiamo preparato una relazione sull'attività di Simest, che ovviamente provvederemo a consegnarle in modo che possa fornirla a tutti i componenti della Commissione.
In ordine ai progetti di legge in oggetto, una prima osservazione riguarda esclusivamente l'attività dell'ICE, e quindi l'individuazione di una raccordo tra l'ICE e il Ministero degli affari esteri, che i, per quel che attiene all'attività di Simest, ha scarsa incidenza.
In relazione all'altra proposta, che invece è relativa all'accorpamento dei soggetti che si muovono nel campo dell'internazionalizzazione presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, vorrei sottolineare che abbiamo delle perplessità sull'aspetto giuridico. Parliamo, infatti, di accorpamento di enti. Noi siamo una società di capitali, peraltro con presenza di privati nella misura del 24 per cento, di tutte le principali banche italiane, quindi ci sarebbe un problema anche di difficile compatibilità giuridica. Tuttavia, il tutto nasce, a mio avviso, da un presupposto errato, ossia quello di individuare l'attività di Simest come attinente alla promozione del sistema Paese. La nostra attività è, invece, essenzialmente tesa al supporto finanziario delle imprese italiane all'estero sia sul piano della partecipazione al capitale delle nuove iniziative che le imprese italiane pongono in essere, che in questo momento ci vede attivi con oltre 300 partecipazioni - sono tutti dati che nella


Pag. 12

relazione gli onorevoli avranno modo di verificare e valutare - sia per quello che attiene a una serie di misure di sostegno all'export italiano in vari Paesi del mondo.
La nostra attività ha, quindi, un carattere squisitamente finanziario. Sinceramente, se c'è una logica di compatibilità, di accorpamento, di sinergia, la vedrei maggiormente con l'attività di SACE, che dipende peraltro dal Ministero dell'economia e delle finanze, piuttosto che con i soggetti interessati dal provvedimento legislativo, che invece si muovono nell'ambito turistico, come l'ENIT, oppure nell'ambito dell'attività promozionale in senso stretto, come l'ICE.
Vorrei, peraltro, sottolineare che un tentativo di sinergia, di accorpamento, di attività comune può essere realizzato, invece, con Finest, che ha un bacino territoriale limitato, in questo momento relativo essenzialmente alla regione Friuli-Venezia Giulia, da noi partecipata insieme alla Friulia, la finanziaria della regione. Su questo si possono trovare delle forme di compatibilità, di intervento comune per un'attività svolta nell'interesse del sistema.
Vorrei, inoltre, aggiungere che, ovviamente, il nodo centrale in ordine anche a più soggetti che si muovono in questo mondo è legato anche al ruolo delle regioni. La potestà concorrente delle regioni ha determinato, infatti, un'attribuzione di responsabilità di ruolo che molto spesso non corrisponde all'attività concreta espletata. Su questo piano penso che molto si potrebbe fare anche per calare sul territorio un'attività a sostegno di piccole e medie imprese, attività che rappresenta il nodo centrale del limite della nostra capacità, in termini non tanto di export, dove riusciamo a mantenere quote costanti di assoluto rilievo, ma piuttosto sul versante dell'investimento diretto perché c'è una certa difficoltà da parte del management di piccole e medie imprese a raggiungere volumi adeguati di attività cui corrisponda un sostegno da parte delle banche.
Su questo aspetto abbiamo assunto nel corso di questi anni una serie di iniziative. Non so se sia il caso di enunciarli adesso, anche per i limiti di tempo che abbiamo, ma abbiamo molto lavorato per il potenziamento di misure a sostegno delle capacità aggregative del sistema delle PMI e, ovviamente, anche sulla possibilità di poterle esportare sui mercati internazionali attraverso la creazione di parchi o di filiere produttive che possano muoversi utilizzando sinergie nei Paesi dove maggiormente operiamo.

PRESIDENTE. La ringrazio per la chiarezza e per la brevità. Dal momento che nella documentazione che ci avete fornito è illustrata solamente la funzione svolta da Simest, vi chiederei cortesemente di inviarci per iscritto anche le proposte e le osservazioni sulle due proposte di legge in esame.
Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

LUDOVICO VICO. Le considerazioni sulle proposte di legge che lei ci ha sottoposto in ordine al ruolo di Simest, per quanto mi riguarda, sono molto condivisibili. È anche un mio auspicio, ma immagino che processi di convergenza con Finest dentro un processo più ampio di promozione siano già nei programmi delle stesse società.
Poiché questa asserzione è condivisibile, come ho detto, mi permetterò di porre un quesito piccolo, o grande, come vorrà interpretarlo: che fare? La funzione della Società italiana per le imprese all'estero non è una cosa da niente. Certo, si potrebbe discutere a lungo nel senso che si può far sempre di più, però la rendicontazione del 2010 rispetto alla crisi sicuramente non è negativa da questo punto di vista.
Tuttavia, noi stiamo discutendo di due proposte, che presentano i limiti tipici di ogni tipo di proposta può avere: dal punto di vista operativo e dal punto di vista della funzione di promozione, cosa ci suggerisce Simest?

ENZO RAISI. Non avendo tempo per fare domande e per avere risposte, colgo l'occasione per ringraziare il presidente e


Pag. 13

l'amministratore per il lavoro svolto dalla Simest perché per le imprese questa è una società che funziona bene sul territorio. L'unico auspicio è che in eventuali riforme si tenga conto di questo.

GABRIELE CIMADORO. Siete partecipati dal Ministero dell'economia?

GIANCARLO LANNA, Presidente della Società italiana per le imprese miste all'estero - Simest Spa. Siamo partecipati dal Ministero dello sviluppo economico nella misura del 76 per cento del capitale.

GABRIELE CIMADORO. È a maggioranza, quindi, di capitale pubblico. Mi pare di capire che il vostro lavoro sia percepito come un lavoro svolto bene in giro per il mondo, per l'Europa stessa, così come, però, mi pare che lei abbia detto che siete incompatibili con ICE, che avete due funzioni diverse.

GIANCARLO LANNA, Presidente della Società italiana per le imprese miste all'estero - Simest Spa. L'ICE si occupa di attività legate squisitamente alla promozione, noi svolgiamo un'attività incentrata totalmente o quasi su un concetto di finanza allargata.

GABRIELE CIMADORO. Quanti dipendenti avete?

MASSIMO D'AIUTO, Amministratore delegato della Società italiana per le imprese miste all'estero - Simest Spa. Ne abbiamo 155, onorevole.

GABRIELE CIMADORO. Dobbiamo tenere conto che diventate di fatto quasi indispensabili per le piccole e medie imprese sul territorio. Valuteremo questo aspetto se riusciremo ad intervenire con nuove disposizioni legislative sull'internazionalizzazione del mercato.

ALBERTO TORAZZI. È vero, voi svolgete un'attività molto utile autonoma dall'ICE. Vorrei sapere se pensiate a una qualche forma di osmosi o se, invece, la riteniate sufficiente per le aziende che, rivolgendosi all'ICE o alla camera di commercio, vogliono sapere le opportunità e avere indicazioni sui rischi. Abbiamo visto, per esempio, la situazione che si è creata in Libia, dove pochissime aziende hanno fatto ricorso, convinte di essere tranquille. Voi avreste potuto dare qualche suggerimento da questo punto di vista?
Inoltre, mi interesserebbe sapere se avete un filtro per verificare le situazioni in cui non è opportuno intervenire all'estero per le nostre aziende, ma è preferibile optare per la delocalizzazione. In quel caso, infatti, la nostra opinione sarebbe, ovviamente, molto critica. Mi è giunta voce che c'è qualche caso.

GIANCARLO LANNA, Presidente della Società italiana per le imprese miste all'estero - Simest Spa. Rapidissimamente, vengo dalla seconda delle sue domande, che tocca un tema cruciale. Noi abbiamo un obbligo di legge di valutare se si tratti di azienda che delocalizza o a fa operazioni sul mercato estero. Sulla norma relativa a competitività e sviluppo che attiene all'attività parlamentare del precedente Governo Berlusconi, quindi antecedente al 2006, era previsto per Simest l'obbligo di avere dichiarazione giurata da parte dell'imprenditore che la testa dell'impresa o, almeno un branch dell'attività rimanesse in Italia, a condizione di revoca del finanziamento. Non possiamo fare, quindi, finanziamenti per attività di delocalizzazione in senso stretto.
Per quanto attiene, invece, all'attività di sinergia con gli altri soggetti, il ragionamento è un po' più complicato e, obiettivamente, mi risulta difficile farlo in due o tre minuti. Sicuramente, si possono creare dei rapporti di maggiore collaborazione partendo dal dato che l'ICE ha un asset importante, quello della sua rete estera e, ovviamente, potrebbe determinare delle


Pag. 14

condizioni di maggiore collaborazione con noi tenendo anche conto, peraltro, che parliamo di un ente pubblico non economico. C'è, da questo punto di vista, un problema relativo all'attività gestionale di un ente pubblico con una società per azioni quale siamo noi.
Ribadisco il concetto che mi sembra fondamentale frutto dell'esperienza maturata in questi anni, ossia quello del maggiore rapporto col sistema delle regioni: se questo manca, la possibilità di calare la nostra attività nel contesto della realizzazione concreta dei processi di internazionalizzazione diventa difficile.
Su questo, per esempio, da anni ci stiamo battendo per creare insieme alle regioni dei venture capital fund regionali, da noi gestiti avendo un know-how specifico in questo senso, per poter determinare, da un lato, una qualificazione della spesa pubblica regionale e, dall'altro, utilizzare i fondi relativi all'internazionalizzazione a favore di imprese che intendono internazionalizzarsi.
Peraltro, la norma della legge di competitività e sviluppo del luglio 2009 ci consente anche di andare ad operare nelle regioni a Obiettivo 1, le regioni meridionali, raggiungendo il 70 per cento dell'investimento in capitale, e per le altre al 49 per cento. Non si tratta che di raccordare quest'insieme di norme.
Vorrei, inoltre, sottolineare, come l'onorevole Raisi, che, ahimè, gli utili di Simest quest'anno - la nostra è una società che costantemente fa utili - sono stati utilizzati non per l'attività specifica della legge 100 del 1990, ossia in reinvestimento in processi di internazionalizzazione, come è sempre avvenuto, ma per altre voci di bilancio che non attengono all'attività dei processi di internazionalizzazione in senso lato. Forse l'amministratore delegato vuole aggiungere delle considerazioni.

MASSIMO D'AIUTO, Amministratore delegato della Società italiana per le imprese miste all'estero - Simest Spa. Vorrei aggiungere molto brevemente a quanto già espresso molto bene dal presidente che noi abbiamo una caratteristica peculiare che ritengo sia utile sottolineare. Simest partecipa al capitale di rischio delle società italiane all'estero e, dall'anno scorso, anche in Italia. In questa attività investe i mezzi propri, fa un'attività «a mercato» propria secondo le modalità di una holding di partecipazione. Tra l'altro, la Simest è oggi la più grossa holding di partecipazioni industriali per numero di partecipazioni stesse. A questo si abbina, come diceva il presidente, anche la gestione di un fondo pubblico di venture capital. In quel caso gestiamo un fondo pubblico partecipativo, un equity fund; inoltre, gestiamo tutte le agevolazioni pubbliche sull'estero, come trovate nella scheda che vi è stata consegnata: quindi, export credit, agevolazioni che sono state rinnovate anche l'anno scorso sulla legge n. 394 del 1981. Mi riferisco a finanziamenti diretti per l'introduzione commerciale, la patrimonializzazione delle aziende, quindi il rafforzamento in Italia delle aziende che sviluppano le esportazioni. Sono tutti strumenti in gestione a un operatore privato con concessione pubblica.
Tengo a questa sottolineatura perché si tratta di lavori molto diversi dalla promozione. Noi potremmo avere sicuramente - mi riferisco alla domanda fatta prima dall'onorevole - delle convergenze limitatamente alla parte promozionale, ma una parte così importante in una finanziaria di sviluppo come Simest, che ha lavorato per 19 anni solo sull'esterno e dal 2010 lavora anche in Italia per sostenere le aziende che fanno investimenti in Italia e nelle controllate europee, e anche innovazione e ricerca, significa qualcosa di molto diverso, non solo dal punto di vista societario, come ha ben sottolineato il presidente.

LUDOVICO VICO. Permane l'interesse di Simest alle proposte di legge che stiamo esaminando?


Pag. 15

GIANCARLO LANNA, Presidente della Società italiana per le imprese miste all'estero - Simest Spa. Tutte le proposte di legge che consentono di creare un rafforzamento della nostra posizione insieme agli altri soggetti, non in una logica di accaparramento delle altre realtà, ma creando una massa critica che sull'estero, ovviamente, ha un peso notevole, sono ben viste, mantenendo le specificità. È di tutta evidenza, infatti, che se invece le specificità vengono annacquate in un clima indistinto, la nostra attività, che è molto specifica, diventa obiettivamente poco realizzabile.

PRESIDENTE. Vi ringraziamo, in attesa della documentazione che vorrete inviare con le eventuali osservazioni.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 15,20.

Consulta resoconti delle indagini conoscitive
Consulta gli elenchi delle indagini conoscitive