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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione X
10.
Martedì 4 dicembre 2012
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Dal Lago Manuela, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA CRISI DEL SETTORE DELLA RAFFINAZIONE IN ITALIA

Esame del documento conclusivo:

Dal Lago Manuela, Presidente ... 3 5
Saglia Stefano (PdL) ... 4
Vico Ludovico (PD) ... 3 5

ALLEGATO: Proposta di documento conclusivo ... 6
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, Intesa Popolare): PT; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Autonomia Sud - Lega Sud Ausonia - Popoli Sovrani d'Europa: Misto-ASud; Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare: Misto-FCP; Misto-Liberali per l'Italia-PLI: Misto-LI-PLI; Misto-Grande Sud-PPA: Misto-G.Sud-PPA; Misto-Iniziativa Liberale: Misto-IL; Misto-Diritti e Libertà: Misto-DL.

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COMMISSIONE X
ATTIVITÀ PRODUTTIVE, COMMERCIO E TURISMO

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di martedì 4 dicembre 2012


Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MANUELA DAL LAGO

La seduta comincia alle 14,10.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Esame del documento conclusivo.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla crisi del settore della raffinazione in Italia, l'esame del documento conclusivo.
Invito il collega Vico ad illustrare la proposta di documento conclusivo presentata (vedi allegato).

LUDOVICO VICO. Desidero innanzitutto informare i colleghi che la bozza del documento conclusivo che mi accingo ad illustrare nella seduta odierna è ovviamente suscettibile di integrazioni e modifiche che potranno emergere nel corso del dibattito in Commissione.
Sottolineo, innanzitutto, il lavoro proficuo che è stato svolto grazie alle audizioni effettuate nell'ambito dell'indagine conoscitiva riguardante il settore della raffinazione. Da tutti gli auditi abbiamo ricevuto un'opinione largamente comune, che consente anche a chi vi parla di poter riassumere con rapidità il contenuto delle audizioni.
Lo stato della raffinazione in Europa può essere descritto sinteticamente con due dati: sono occupate negli impianti e nell'indotto circa 600 mila unità, di cui 100 mila in Italia; la raffinazione continua a rappresentare l'anello centrale della catena petrolifera e perciò garantisce la sicurezza energetica.
Allo stesso modo si può descrivere anche la crisi che ha investito il settore, nei suoi numeri e nelle sue cause. Nel 2009 in Europa erano operativi 98 impianti di raffinazione. Allo stato attuale, il quadro è mutato nelle sue cifre: la capacità di raffinazione si è ridotta del 30 per cento, sette impianti sono stati chiusi, sedici impianti hanno cambiato proprietà, tre sono in vendita e, infine, uno dei maggiori operatori indipendenti, Petroplus (cinque impianti), è fallito.
Sul versante delle cause della crisi è largamente condiviso che le ragioni fondamentali siano le seguenti: l'aumento del prezzo del greggio, la caduta della domanda, la normativa operante e, infine, la concorrenza extraeuropea.
È utile, a questo punto, soffermarsi sulle cause della crisi della raffinazione in Europa, esaminando sinteticamente la parte che riguarda le regole europee, considerate dagli auditi penalizzanti. In effetti, l'insieme delle normative determina uno scenario critico per la raffinazione in Europa, soprattutto in relazione alla concorrenza asiatica, cui accennerò in seguito. Stiamo parlando quindi del pacchetto 20-20-20, delle direttive su qualità dei carburanti e riduzione delle emissioni, delle disposizioni sui combustibili per il trasporto marittimo e, infine, della Energy


Pag. 4

Roadmap 2050 e del Transport White Paper 2050, ossia dell'ipotesi di decarbonizzazione del sistema energetico europeo al 2050.
Ora occorre considerare che la concorrenza della raffinazione asiatica e mediorientale si pone come un problema da affrontare per la natura di questa concorrenza: minor costo dell'energia, normative ambientali non rigide e in taluni casi non esistenti, vantaggi fiscali, processi produttivi fortemente sussidiati dai Governi, minor costo del lavoro. In Italia - è utile saperlo - la capacità di raffinazione negli ultimi quattro anni è scesa del 38 per cento, passando da 171 a 102 milioni di tonnellate annue. Nei prossimi anni si profila un ulteriore eccesso di capacità, che seguirà le chiusure della Tamoil di Cremona e della raffineria di Roma, e alle chiusure previste per il 2013 di altre due raffinerie.
È il caso di osservare, colleghi, che il ruolo del petrolio in Italia resta prioritario in alcuni settori fondamentali, tra i quali i trasporti. Consentitemi su questo punto una «licenza poetica»: tutto gomma, niente ferro e treni! I trasporti, quindi, si baseranno per i prossimi vent'anni sui prodotti petroliferi. Cosa accadrà? Si procederà all'import totale dei prodotti petroliferi finiti? Le proposte di intervento a sostegno del settore ovviamente devono essere di profilo europeo.
In assenza di interventi puntuali, urgenti e condivisi, la raffinazione europea viene esposta alla chiusura di altri quaranta impianti nei prossimi anni, ad un aumento della dipendenza dall'estero, sebbene ci sia un eccesso di offerta. Segnalo che questo in letteratura si chiama «paradosso»: abbiamo un eccesso di offerta e, nel contempo, la chiusura degli impianti.
L'Unione europea, in innumerevoli circostanze, ha riconosciuto la strategicità della raffinazione e anche lo stato di crisi. Noi condividiamo e assumiamo le proposte che Europia, organizzazione di settore europea, ha avanzato nelle sedi istituzionali: facilitare la ristrutturazione o la riconversione delle capacità produttive; incentivare gli investimenti in ricerca e sviluppo indispensabili per adeguare le raffinerie alle norme relative alla qualità dei prodotti e alla tutela ambientale; garantire le condizioni di concorrenza paritaria con i Paesi extra Unione europea. Su quest'ultima proposta segnaliamo quella del Governo italiano in carica relativa all'introduzione di una green label per i prodotti raffinati nell'Unione europea, stabilendo che possono essere utilizzati solo i prodotti ottenuti con i processi industriali che soddisfino gli stessi standard ambientali applicati in Europa, cioè solo quelli che abbiano pari sostenibilità ambientale.
In conclusione, l'indagine conoscitiva sulla crisi del settore della raffinazione ci indica che solo con una politica concertata a livello europeo e con uno sforzo tra settore pubblico e privato potranno essere superate le problematiche della raffinazione, proseguendo una ristrutturazione del sistema e migliorando il livello di efficienza e di competitività dell'industria petrolifera italiana ed europea sui mercati internazionali.
Come ho già anticipato, trattandosi di una bozza, se i colleghi vorranno, potremo apportare modifiche sia formali che sostanziali.

STEFANO SAGLIA. Sicuramente, come è scritto nel documento - e vale la pena di sottolinearlo - la dimensione europea è fondamentale.
Dobbiamo insistere affinché la Commissione europea avvii una comunicazione sull'attuale situazione della raffinazione. Dobbiamo anche dire esplicitamente che è necessario condividere nell'Europa a 27 Paesi le conseguenze della riduzione della capacità produttiva del settore. Lo dicono anche i sindacati, non è un segreto per nessuno.
Governare questo processo significa prevenire chiusure improvvise degli stabilimenti e soprattutto procedere, anche con la messa a disposizione di qualche risorsa pubblica, alle bonifiche dei siti. Quando in Italia si è chiusa la Tamoil, c'era la possibilità di continuare l'attività con i serbatoi e ciò non ha comportato, nel breve, una questione rilevante da un punto


Pag. 5

di vista ambientale. Tuttavia, la questione che ci riguarderà sarà anche quella delle bonifiche, alle quali le imprese dovranno contribuire, ma al tempo stesso anche i Governi dovranno intervenire in qualche misura. È indispensabile che ci sia quanto meno una presa di coscienza sulla semplificazione normativa che riguarderà questi processi, per non arrivare a situazioni limite, come abbiamo visto in queste settimane in altri settori produttivi.
Condivido pienamente la proposta di una green label. Ormai la competizione deve avvenire fra sistemi continentali, ma non possiamo continuare a subire una concorrenza sleale da parte di coloro che non rispettano minimamente la normativa da un punto di vista ambientale.
Deve esservi un impegno, all'interno delle azioni di bonifica, da parte delle maestranze. Deve essere chiaro che occorre una transizione, laddove dovessero essere chiuse delle raffinerie, per realizzare gli interventi successivi alla mitigazione ambientale. Ritengo, infine, che nel documento conclusivo sarebbe utile sottolineare la tematica dell'utilizzo del 10 per cento di biocombustibili come opportunità di investimento in Italia, sull'esempio della Novamont di Porto Torres.

LUDOVICO VICO. Considero opportuni i suggerimenti dell'onorevole Saglia, a partire da quello relativo al 10 per cento di biocombustibili. Per quanto riguarda il tema delle bonifiche, lo inserirei nelle richieste da sostenere in ambito sia europeo sia italiano.

PRESIDENTE. Decideremo in sede di ufficio di presidenza la data per il voto finale sul documento conclusivo.
Rinvio il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 14,30.

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