Sulla pubblicità dei lavori:
Russo Paolo, Presidente ... 3
INDAGINE CONOSCITIVA SUL SISTEMA DI FINANZIAMENTO DELLE IMPRESE AGRICOLE
Audizione dei rappresentanti della Federazione italiana delle banche di credito cooperativo - casse rurali ed artigiane (Federcasse):
Russo Paolo, Presidente ... 3 7 8
Clementi Giorgio, Vicepresidente vicario Federcasse ... 3 8
Mollo Gianluigi, Responsabile del servizio crediti institutional dell'Istituto centrale del credito cooperativo (ICCREA Banca) ... 7
ALLEGATO: Relazione della Federazione italiana delle banche di credito cooperativo-casse rurali ed artigiane (Federasse) ... 9
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per l'Autonomia: Misto-MpA; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-Repubblicani: Misto-LD-R.
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Resoconto stenografico
INDAGINE CONOSCITIVA
La seduta comincia alle 12,05.
(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul sistema di finanziamento alle imprese agricole che la Commissione ha deliberato nella seduta del 16 settembre 2008, l'audizione dei rappresentanti della Federazione italiana delle banche di credito cooperativo - casse rurali ed artigiane (Federcasse).
Sono presenti il professor Giorgio Clementi, vicepresidente vicario, il dottor Marco Reggio, responsabile dell'ufficio stampa e rapporti istituzionali, il dottor Gianluigi Mollo, responsabile del servizio crediti di ICCREA Banca, e il dottor Juan Sergio Lopez, responsabile dell'ufficio studi.
Do la parola al professor Clementi, con riserva, per me e per i colleghi, di rivolgergli al termine del suo intervento ulteriori domande e formulare osservazioni.
GIORGIO CLEMENTI, Vicepresidente vicario Federcasse. Signor presidente, vorrei iniziare il mio intervento con una breve presentazione della realtà delle banche di credito cooperativo - casse rurali. In Italia le banche di credito cooperativo - casse rurali sono 438 con 4.044 sportelli, che corrispondono al 12 per cento circa del totale degli sportelli bancari presenti sul territorio nazionale. In 542 comuni le BCC rappresentano l'unica presenza bancaria e i tre quarti, ossia il 74,5 per cento, delle aziende di credito insediate nell'Italia meridionale. Tuttavia, escludendo dal computo le aziende che fanno parte dei gruppi bancari insediati in altre aree del Paese, le BCC a settembre 2008 rappresentavano l'81 per cento delle banche integralmente del sud.
A settembre del 2008 i soci erano poco meno di 1 milione, i clienti superavano i 5,4 milioni e i collaboratori raggiungevano le 32 mila unità. L'elemento più importante è rappresentato dal fatto che queste tre voci sono in crescita negli ultimi anni, così come il dato dell'occupazione che, invece, nel settore bancario nel suo complesso va in senso contrario.
Le quote di mercato delle BCC, sempre per il mese di settembre 2008, si attestano al 9 per cento della raccolta complessiva italiana e al 7,3 per cento per gli impieghi economici. Invece, la quota di mercato degli impieghi verso alcune tipologie elettive di prenditori è sensibilmente più elevata e va dal 9 per cento per le famiglie consumatrici fino a oltre il 20 per cento per le imprese artigiane, mentre si attesta al 16 per cento per le altre imprese minori ed è pari al 10,6 per cento per le imprese senza scopo di lucro.
Da un punto di vista qualitativo, le BCC sono le uniche banche cooperative a carattere di mutualità prevalente presenti nel mercato italiano, per le quali valgono precise disposizioni sancite nel Testo unico bancario e confermate dalla riforma del diritto societario.
Tali specifiche normative prevedono: norme particolari per il reclutamento della compagine sociale, ossia i soci debbono risiedere o avere sede o operare con carattere di continuità nell'ambito territoriale dell'attività della banca; vincoli all'operatività con i soci, ovvero l'obbligo di realizzare almeno il 50 per cento - ecco la prevalenza - dell'attività di impiego con i soci; limiti alla competenza territoriale e all'operatività fuori zona (il 95 per cento delle attività di finanziamento deve svilupparsi obbligatoriamente nei territori di competenza, che sono limitati), alle zone di insediamento degli sportelli a comuni limitrofi; obbligo di destinazione degli utili, dei quali almeno il 70 per cento, per legge, deve andare a riserva obbligatoria ed indivisibile, che non è utilizzabile e che, qualora la cooperativa dovesse essere liquidata, confluirebbe nel fondo per la promozione della cooperazione. Vi è un
ulteriore limite forte alla distribuzione degli utili delle aziende stesse.
Veniamo, dunque, all'argomento per il quale siamo stati chiamati a partecipare a questa audizione, ossia il ruolo del credito cooperativo nel finanziamento alle imprese agricole. Non mi soffermo sul tema generale della relazione fra sistema bancario e settore agricolo, ma approfondisco subito i profili di operatività legati al mondo del credito cooperativo verso l'agricoltura.
Nel periodo che va dal dicembre 2000 al settembre 2008 lo stock di credito erogato dalle BCC - casse rurali al settore agricolo ha raggiunto i 5,8 miliardi di euro, con una crescita complessiva del 141,3 per cento. Lo stock di credito al totale delle imprese è aumentato nello stesso periodo di 170,9 per cento. Quindi, il peso delle banche di credito cooperativo nel finanziamento al settore agricolo in Italia si è notevolmente accresciuto passando dal 10,4 per cento del 2000 alle 15,6 per cento del settembre 2008. Parallelamente, il credito al settore agricolo ha mantenuto una forte rilevanza all'interno del portafoglio dei finanziamenti erogati dalle BCC. Infatti, attualmente il 7,5 per cento degli impieghi alle imprese nel loro complesso è dedicato all'agricoltura.
La distribuzione per area geografica mostra una elevata concentrazione nell'area del nord-est dove è più forte anche la presenza del credito cooperativo. La qualità del credito al settore agricolo per le BCC è in linea con quella della media registrata per il settore delle imprese e migliore rispetto al sistema bancario nel suo complesso: per le BCC il rapporto tra sofferenze e impieghi è pari al 2,7 per cento rispetto al 6 per cento del sistema bancario complessivo. Il numero dei clienti affidati delle BCC è aumentato tra il 2000 e il 2008 del 21,6 per cento a fronte di una contrazione dello 0,8 per cento del sistema bancario. Nonostante ciò, il valore medio dell'affidamento è cresciuto più rapidamente per le BCC superando i 107 mila euro a fronte dei 94 mila euro del resto del sistema bancario.
In sintesi, i dati mostrano in maniera chiara che negli ultimi anni la vocazione delle BCC a sostegno del settore agricolo si è andata rafforzando a livello sia quantitativo sia qualitativo. Le BCC, valorizzando la sussidiarietà di sistema, ovvero il supporto dei propri organismi in particolare dell'Istituto centrale di categoria, ICCREA Banca, oggi presente con il suo dirigente, sostengono il settore dell'agricoltura a 360 gradi. Alle forme tecniche di finanziamento indirizzate sia agli imprenditori agricoli (mutui per l'acquisto proprietà, mutui per migliorie, ripianamento passività, acquisto macchine e attrezzature) sia alle loro associazioni (finanziamenti per anticipo soci conferenti, stoccaggio prodotti eccetera), si aggiungono nuove tipologie di operazioni quali i contratti di programma e, soprattutto, i contratti di filiera.
A tale riguardo, una positiva esperienza di applicazione del modello del contratto di filiera sperimentato dal credito cooperativo
è quello che ha interessato le imprese impegnate direttamente nella produzione, raccolta, trasformazione e commercializzazione dei vini DOC a DOCG nonché le imprese che forniscono servizi e mezzi di produzione, tutte coordinate e guidate dai consorzi di tutela interessati.
Le aziende coinvolte originariamente nel progetto sono state nel complesso 123 e il valore della produzione totale dei vini DOC e DOCG coinvolta nel contratto di filiera è risultato di oltre 251 milioni di euro.
Occorre dunque capire quali sono le ragioni di questi risultati e del ruolo crescente delle BCC. Credo che la risposta risieda in alcune motivazioni che chiamano in causa le origini e la tradizione delle banche di credito cooperativo, la loro missione statutaria, il loro radicamento nel territorio, che consente la riduzione delle cosiddette asimmetrie informative fra erogatore e prenditore di fondi - questo spiega soprattutto la minore sofferenza rispetto al resto del sistema bancario - e la frequente coincidenza fra cliente e socio che favorisce, per il cliente socio, appunto, l'accesso al credito. Non è superfluo rammentare che le banche di credito cooperativo, ex casse rurali, sono nate quasi sempre in ambito rurale per iniziativa delle popolazioni rurali e delle forze produttive collegate all'agricoltura e all'artigianato. Infatti, i soci che per i quattro quinti dovevano comporre la base sociale delle casse rurali erano proprio gli agricoltori e gli artigiani che
nelle campagne abitavano e lavoravano.
Nella missione statutaria delle BCC si parla di sviluppo sostenibile e l'articolo 2 si riferisce proprio alla crescita responsabile e sostenibile del territorio. Dunque, viene rivolta una particolare attenzione alla valorizzazione del territorio.
All'interno di un mercato che si va sempre più concentrando, le BCC-casse rurali restano delle aziende fortemente radicate nei territori. Infatti, come evidenziato ampiamente in letteratura, la caratteristica distintiva e qualificante dell'operatività della banca locale è la capacità di ridurre i rischi di asimmetria informativa tra erogatore e prenditore di fondi. Frequentemente, inoltre, e in modo sempre più ampio, il cliente della BCC è anche socio e ciò facilita l'accesso al credito.
In generale, sulla scorta dei dati sopra presentati si può affermare che le BCC si sono confermate nell'esercizio di una funzione anticiclica del mercato, continuando ad erogare credito - e continuano a farlo tutt'oggi, nonostante ci troviamo in una fase estremamente difficile da questo punto di vista - e a sostenere gli investimenti produttivi proprio nelle fasi di maggiore difficoltà per l'economia. Inoltre, considerando la segmentazione degli impieghi per tipologie di prenditori si può evidenziare la funzione inclusiva delle BCC che si esprime, in primo luogo, nel finanziamento ai piccoli operatori economici.
Vorrei fare ora qualche considerazione sulla realtà e sulle esigenze del settore agricolo. Non spetta a me sottolinearlo, ma certamente il contesto dell'economia rurale e agricola è oggi particolarmente complesso. Per le aziende agricole e agroalimentari quella che viviamo è una fase di grande trasformazione delle politiche internazionali e comunitarie; basti citare il passaggio ad un'unica OCM rispetto alle 21 attuali. Il numero delle aziende agricole dal 2000 al 2007 è diminuito del 22 per cento, passando da 2,153 milioni a 1 milione 679 mila unità. Si tratta prevalentemente di imprese di piccole o piccolissime dimensioni - la superficie media utilizzata per azienda è di soli 7,6 ettari di terreno - e a conduzione familiare, tanto che il 73,6 per cento delle aziende agricole italiane impiega una sola unità di lavoro.
D'altra parte, la nostra agricoltura ha caratterizzazioni preziose. La produzione agricola italiana, insieme con quella francese, si posiziona al primo posto in Europa in termini di valore aggiunto. L'Italia si conferma leader in Europa per i prodotti registrati DOP e IGP, di cui 172 sono italiani e rappresentano il 21 per cento del totale europeo. Per quanto riguarda invece l'agricoltura biologica,che nel 2006 copriva 1,1 milioni di ettari e occupava 45 mila aziende, le produzioni italiane rappresentano
il 25 per cento del totale europeo e in questo settore l'Italia si aggiudica oltre alla leadership a livello europeo anche il quinto posto sui mercati mondiali.
Sulla scorta di questi dati, alcune linee di lavoro per dare competitività e nuovo impulso allo sviluppo dell'agricoltura possono essere: la promozione dei prodotti del territorio, la semplificazione delle procedure e la ricerca e il trasferimento delle innovazioni.
Vorrei ora accennare a tre iniziative innovative messe in atto dal credito cooperativo italiano in questa direzione. Le banche di credito cooperativo hanno nel tempo organizzato specifiche iniziative volte a facilitare e rafforzare le relazioni nel mondo agricolo. Se ne richiamano appunto tre: la costituzione di una società specializzata nell'ambito delle cosiddette «tre A», ovvero agricoltura, alimentazione e ambiente, che si chiama BIT Spa; la stipula di una convenzione ad hoc a favore delle cooperative agricole; la realizzazione di una convenzione con Legambiente volta a promuovere la diffusione dell'energia da fonti rinnovabili.
Attraverso la BIT Spa, banca per l'investimento sul territorio, nata nel 2006, le BCC sono in grado di fornire un ampio catalogo di soluzioni tecniche e finanziarie per comprendere, analizzare e risolvere i problemi degli operatori appartenenti ai settori delle tre «A». Tali soluzioni vanno dalla consulenza strategico-commerciale e finanziaria a progetti di sviluppo del territorio con GAL per le aree del programma Leader plus, dalla consulenza e assistenza per la redazione dei business plan al supporto all'internazionalizzazione e al coinvolgimento di più soggetti (come filiere, distretti eccetera) fino ai servizi per il risparmio energetico.
BIT Spa possiede un servizio agricoltura composto da agronomi ed altre figure tecniche in grado di affrontare le tematiche relative al settore primario. Naturalmente si tratta di una società a supporto sussidiario delle BCC, le quali la utilizzano per «interfacciare» i loro clienti nel settore dell'agricoltura che hanno bisogno di questi servizi.
La seconda iniziativa consiste nella stipula di una convenzione fra l'Istituto centrale ICCREA delle BCC e Fondosviluppo Spa. Fondosviluppo è il Fondo per la promozione e lo sviluppo della cooperazione al quale è destinato annualmente, per legge, il 3 per cento degli utili che vengono realizzati dalle cooperative. Molteplici sono gli obiettivi della convenzione rivolta alle oltre 20.000 cooperative aderenti a Confcooperative di cui oltre 3.700 appartenenti al settore agricolo. In particolare, i piani di intervento sono tre: quello del finanziamento, quello della capitalizzazione e quello del riallineamento temporale dell'esposizione a breve.
La terza iniziativa è rappresentata dalla convenzione stipulata con Legambiente alla quale oggi aderiscono 11 federazioni locali, coinvolgendo già oltre 100 BCC italiane. Ad oggi, sono stati valutati positivamente 947 progetti per un totale di circa 50 milioni di euro. Per quanto riguarda la ripartizione dei finanziamenti per tipologia dei beneficiari, circa i due terzi dei finanziamenti hanno riguardato privati cittadini, mentre quasi un terzo ha riguardato le aziende, e di queste una grossa fetta è composta proprio da aziende agricole.
Fin qui ho affrontato la parte relativa all'analisi, dalla quale scaturiscono alcune proposte di carattere generale. Partiamo da una constatazione: modelli di valutazione meccanicistici del merito di credito, assenza di competenze adeguate specialistiche, assenza di valutazione delle variabili qualitative sono gli elementi che possono creare delle difficoltà nelle relazioni fra banche e imprese agricole. Devo anche dire che per caratteristiche strutturali ed operative le banche di credito cooperativo - casse rurali sembrano abbastanza lontane da questi rischi. Le difficoltà derivanti dalla situazione economica generale, in particolare dei settori agroalimentari più esposti al mercato negli ultimi anni - primo fra tutti il settore lattiero caseario in quanto prima filiera nazionale del settore - comportano problemi per le aziende le quali hanno visto complessivamente
ridursi la redditività aziendale a fronte di costi energetici e di conduzione in aumento.
In particolare, le aziende agricole hanno realizzato negli ultimi anni considerevoli investimenti (quote latte, investimenti aziendali per acquisto di terreni e macchine agricole, adeguamento igienico sanitario, eccetera) che hanno determinato l'accensione di ipoteche a garanzia degli investimenti da parte degli istituti bancari. Tale situazione evidenzia alcune necessità di intervento: di tipo imprenditoriale associativo per ridurre i costi di produzione aziendale, la creazione di strumenti finanziari agevolativi in grado di favorire la ristrutturazione del credito nei casi più complessi e infine la possibilità di realizzare investimenti atti a favorire la crescita produttiva aziendale.
Tutti siamo chiamati ad agire. Alle imprese agricole è richiesto di rapportarsi con le banche in un clima di collaborazione, curando l'area contabile e finanziaria, fornendo un'informazione adeguata per una corretta valutazione dell'investimento e del rischio effettivo d'impresa e ricercando strumenti di garanzia che evitino la saturazione delle garanzie patrimoniali e ripartiscano il rischio di credito. Anche le banche possono fare di più valorizzando la prossimità, migliorando la gestione della relazione, curando il processo di acquisizione delle informazioni qualitative e quantitative sull'azienda e quelle relative al progetto di impresa, ampliando le forme di innovazione finanziaria (innovazione dei prodotti, innovazione dei processi), l'organizzazione dello sviluppo e le procedure di valutazione, proponendo una pricing adeguato e servizi di consulenza, come noi stiamo facendo con la costituzione di BIT Spa.
Anche l'operatore pubblico può fornire strumenti di facilitazione di questa relazione, attraverso l'abbattimento dell'onere degli investimenti (agevolazioni in conto capitale o in conto interessi, fondi di rotazione, abbattimento fiscale, credito d'imposta, garanzia su emissioni obbligazionarie), la diminuzione della rischiosità dell'investimento con partecipazione al capitale di rischio e con fondi di garanzia, l'attività di servizio alle imprese e l'attività di animazione locale, con creazione di partnership, la finalizzazione di interventi di programmazione negoziata e valorizzazione dei distretti.
In termini prospettici si evidenzia l'esigenza di rafforzare un efficace sistema di Consorzi Fidi in agricoltura e per le PMI agroalimentari - i Consorzi Fidi dell'Emilia-Romagna sono un buon esempio - ed inoltre di rendere più efficaci le fideiussioni ISMEA. A questo riguardo si sottolinea la difficoltà di accesso alle forme di garanzia previste a causa di problemi derivanti dalla rigidità del sistema adottato - ad esempio sono escluse tipologie di scopo come le quote latte e l'acquisto bestiame - che non consentirebbe l'accesso alle forme di agevolazione previste per le aziende che evidenziano le maggiori difficoltà finanziarie, e dai costi delle garanzie che, da quanto ci risulta in base alle nostre informazioni, variano dallo 0,80 a oltre il 2 per cento in alcuni casi. Grazie.
PRESIDENTE. Vorrei comprendere meglio se il vostro osservatorio privilegiato vi consenta di avere un quadro che presenti, per quanto riguarda le sofferenze, una situazione diversamente articolata tra le varie aree del Paese, ad esempio tra il sud e il nord, o tra altre specifiche aree. Chiedo se avete dei dati, che possano aiutare anche il nostro lavoro, su alcune questioni specifiche per materie o per aree geografiche. Insomma, se ci sono condizioni specifiche di sofferenza che sono venute fuori dal vostro osservatorio.
GIANLUIGI MOLLO, Responsabile del servizio crediti institutional di ICCREA banca. Le banche di credito cooperativo, proprio per la conoscenza che hanno dei propri clienti che risiedono sul territorio, hanno delle evidenze di sofferenze più basse rispetto alla media nazionale. Talvolta, però riscontriamo, soprattutto in casi di calamità naturali o di incidenti di percorso, come la diossina in Campania nel comparto lattiero-caseario, che sicuramente
la macchina sia pubblica sia privata ha difficoltà a mettersi in moto. Dunque, per questo settore in tali circostanze si potrebbero effettivamente creare delle situazioni di sofferenza.
GIORGIO CLEMENTI, Vicepresidente vicario Federcasse. In generale, come per tutta l'attività - diciamo - creditizia la situazione è diversificata tra le varie aree del nord, del centro e del sud. Maggiori livelli di rischiosità, anche abbastanza importanti seppure minori rispetto al sistema del credito in generale, si rilevano nel sud dove, tra l'altro, l'attività è più debole anche rispetto ai finanziamenti complessivi. Nella relazione che abbiamo consegnato questi dati sono riportati con maggiore dettaglio attraverso delle tabelle che evidenziano tale diversificazione di intervento da parte nostra. Non solo le BCC sono più presenti in alcune aree, come quelle del nord, ma nel sud la situazione è più difficile, come si evidenzia dai dati delle sofferenze relativi a queste aree.
L'elemento importante da evidenziare è che nel sud le uniche banche locali rimaste sono quelle di credito cooperativo. Prima parlavo dell' 81 per cento di banche del sud, nel credito cooperativo, perché le presenze del settore bancario fanno riferimento a gruppi bancari i cui centri decisionali sono collocati in altra sede.
PRESIDENTE. Ringrazio i nostri ospiti non solo per la disponibilità ad essere stati qui, ma anche per la relazione che ci è stata consegnata, di cui autorizzo la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna (vedi allegato), che sarà ovviamente oggetto di ulteriore valutazione e costituirà un supporto importante per l'indagine che stiamo portando avanti. Sono certo che, laddove avessimo necessità di un ulteriore conforto e confronto, non mancherà il vostro aiuto e il vostro supporto. Grazie.
Dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 12,35.
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