Sulla pubblicità dei lavori:
Russo Paolo, Presidente ... 3
INDAGINE CONOSCITIVA SULL'ANDAMENTO DEI PREZZI NEL SETTORE AGROALIMENTARE
Audizione del presidente dell'Istituto nazionale di economia agraria (INEA), Lino Carlo Rava:
Russo Paolo, Presidente ... 3 8 9 10 11
Oliverio Nicodemo Nazzareno (PD) ... 10
Rainieri Fabio (LNP) ... 10
Rava Lino Carlo, Presidente dell'Istituto nazionale di economia agraria (INEA) ... 3 9
Ruvolo Giuseppe (UdC) ... 8
Zucchi Angelo (PD) ... 8
ALLEGATI:
Allegato 1: Organizzazione della presentazione ... 15
Allegato 2: L'andamento dei prezzi mondiali e l'emergenza alimentare: situazione attuale e prospettive ... 31
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per l'Autonomia: Misto-MpA; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-Repubblicani: Misto-LD-R.
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Resoconto stenografico
INDAGINE CONOSCITIVA
La seduta comincia alle 9,10.
(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata oltre che attraverso l'impianto audiovisivo a circuito chiuso anche mediante la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'andamento dei prezzi nel settore agroalimentare, deliberata dalla Commissione nella seduta del 18 giugno 2008, l'audizione del presidente dell'Istituto nazionale di economia agraria (INEA), Lino Carlo Rava.
Il presidente dell'INEA, Lino Carlo Rava, peraltro già autorevole componente di questa Commissione nella XIII e XIV legislatura, è accompagnato da Luigi Borrelli, anch'egli autorevole componente di questa Commissione nella XIV legislatura.
Informo i colleghi che il presidente Rava ha consegnato alla Commissione una documentazione che sarà allegata al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegati).
Do la parola al presidente dell'Istituto nazionale di economia agraria (INEA), Lino Carlo Rava.
LINO CARLO RAVA, Presidente dell'Istituto nazionale di economia agraria (INEA). Ringrazio il presidente e tutti i membri della Commissione, per aver voluto consultare il nostro istituto su un tema così importante e di stretta attualità.
Cercherò di essere sintetico e chiaro, dividendo il mio intervento in alcuni step, che potrete seguire nella documentazione scritta che abbiamo consegnato agli atti.
I capitoli che intendo affrontare questa mattina sono: l'analisi della dinamica dei prezzi, le cause dell'aumento dei prezzi agricoli, il mercato nazionale e i cereali, le conseguenze dell'aumento dei prezzi agricoli, le previsioni di medio termine e le proposte di politica economica.
Avendo seguito l'audizione tenuta con i rappresentanti di ISMEA, cercherò di non sovrapporre i dati a quelli già forniti. Vi prospetterò quindi un quadro più ampio della situazione attuale.
In questa analisi, è necessario partire innanzitutto dalla considerazione del fatto che il primo aumento delle derrate agricole si è verificato a partire dal 2006 e ha proseguito il proprio percorso nel 2007 e nel 2008 con tassi sempre crescenti.
I maggiori aumenti riguardano il settore degli oli e dei grassi, in cui tra il 2005 e il 2006 si è registrato un aumento dei prezzi del 7 per cento, tra il 2006 e il 2007 del 50 per cento, tra il 2007 e il 2008 del 106 per cento.
Per quanto riguarda i cereali, dal 2005 al 2006 sono cresciuti del 17 per cento, dal 2006 al 2007 del 39 per cento, dal 2007 al 2008 del 92 per cento.
Per il latte si delinea una situazione analoga, così come per il riso, che tra il
2007 e il 2008 ha addirittura registrato un aumento del 112 per cento.
Accanto a questi, che sono i prodotti più significativi, vi sono stati anche aumenti per quanto riguarda lo zucchero e la carne. Si è inoltre verificata un'altissima volatilità dei prezzi, aspetto che condiziona pesantemente i mercati, creando una situazione di forte incertezza.
Nella documentazione distribuita alla Commissione, è riportato un grafico, che mostra l'andamento dei prezzi da gennaio 2004 ad aprile 2008, ovvero come i maggiori incrementi siano stati registrati nel settore dei cereali, degli oli e dei grassi e in quello dei prodotti lattiero-caseari. Si è avuta quindi una consistente crescita dei prezzi dei generi alimentari nel loro complesso.
Considero molto interessante anche il grafico relativo all'andamento di lungo periodo dei prezzi. Naturalmente, non è la prima volta che si verifica un forte aumento dei prezzi. Ciò è già avvenuto nel 1972-73, nel 1980, nel 1988 e nel 1995.
Quest'anno, non si è raggiunto il picco massimo di aumento dei prezzi, ma tuttavia per alcuni prodotti abbiamo toccato i più alti livelli, in particolare per il grano e la soia, che saranno oggetto di riflessione a proposito del tema delle bioenergie.
Questo avviene in un quadro in cui gli aumenti si sono verificati per molte altre commodities, laddove l'energia e i metalli hanno superato i massimi storici. L'energia incide in maniera molto forte sui prezzi delle derrate agricole e sui costi dei fertilizzanti, fattori produttivi che sono «schizzati» alle stelle.
Le cause si possono dividere in due grandi capitoli. I fattori strutturali hanno operato sia sull'offerta che sulla domanda. I fattori strutturali che hanno operato dal lato dell'offerta sono il rallentamento dei tassi di crescita della produzione, dovuto soprattutto a una minore crescita delle rese rispetto al passato, la minore profittabilità delle produzioni agricole, derivata dall'aumento dei costi di produzione, ma anche dal deterioramento delle ragioni di scambio, fattori strutturali di lunga portata.
È necessario considerare infine la riduzione degli investimenti in agricoltura, tema di livello mondiale. Sia i Paesi sviluppati che i Paesi in via di sviluppo hanno visto una forte contrazione degli investimenti in termini di interventi strutturali e di ricerca. Nelle proposte finali, questo sarà un tema molto significativo.
Gli altri fattori strutturali hanno operato dal lato della domanda. Un elemento positivo è rappresentato dal fatto che la crescita del livello di vita di grandi parti del mondo abbia determinato un aumento della domanda di alimenti, in particolare per la Cina e per l'India. Ciò ha comportato anche una modifica delle abitudini alimentari, che ha determinato gli aumenti di alcune derrate. Questo riguarda ad esempio la filiera della carne e quindi la crescita della domanda dei cereali per l'alimentazione animale.
Un ulteriore fattore strutturale è rappresentato dalla crescita della domanda di biocarburanti. Lo scorso anno, nel corso di una mia audizione in questa sede era stata espressa una valutazione rispetto alla convenienza della produzione di biocarburanti in relazione al costo del petrolio, affermando che, qualora il petrolio raggiungesse limiti di 70-75 dollari al barile, ci sarebbe stata una grande convenienza. Oggi, con gli attuali livelli del costo del petrolio, questa convenienza si è espansa ulteriormente.
Sull'incidenza della politica sui biocarburanti rispetto alla crescita dei costi delle derrate agricole, non c'è una convergenza di opinioni. L'Unione europea, la cui politica è ancora esposta verso l'incentivo dei biocarburanti, ritiene che l'incidenza dell'utilizzo di materie prime agricole per la produzione di energia non influenzi, se non minimamente, l'andamento dei prezzi. A sostegno di questa tesi, evidenzia come oggi soltanto l'1 per cento della produzione cerealicola mondiale sia impiegato nella produzione di biocarburanti, con un'incidenza molto bassa. Altri ritengono invece che questa incidenza sia superiore.
Oltre a questi fattori strutturali, alcuni aspetti congiunturali sono legati all'andamento degli ultimi tempi. I cambiamenti
climatici hanno determinato con tre annate di siccità una notevolissima riduzione delle produzioni, soprattutto in Australia, nord Europa, Ucraina e Russia.
La crescita del prezzo del petrolio ha determinato un aumento molto forte dei costi di produzione per i fertilizzanti, i pesticidi e i carburanti.
Accanto a questo, è necessario valutare anche i costi della trasformazione della materia prima e del trasporto.
La svalutazione del dollaro fa inoltre aumentare la domanda di importazione, mentre le crisi finanziarie hanno determinato una situazione di grande incertezza nelle Borse e causato un notevole spostamento di risorse finanziarie. Lo scoppio della bolla immobiliare ha determinato uno spostamento di ingenti capitali finanziari dal mercato immobiliare verso il mercato delle commodities agricole, che garantiva prospettive di sviluppo.
In questo quadro si innesta il tema della speculazione sulle commodities e sul loro ruolo.
Un recente studio ha individuato l'effetto della speculazione sull'andamento dei prezzi, con un'incidenza di circa il 30 per cento, dunque abbastanza forte rispetto all'andamento.
L'effetto combinato dei fattori dal lato dell'offerta e da quello della domanda ha condotto a una notevolissima riduzione delle scorte mondiali. Questo è un tema di grande importanza anche in prospettiva, giacché influenzerà fortemente le politiche pubbliche dei prossimi anni.
A questa riduzione hanno contribuito anche altri elementi. Tra questi, vi sono le conseguenze dell'accordo GATT, che ha portato a un contenimento del protezionismo, quindi a una riduzione delle scorte da parte dei Paesi maggiori esportatori.
È inoltre opportuno valutare il tema relativo ai costi elevatissimi di gestione delle scorte, il progressivo sviluppo degli strumenti di gestione del rischio e - tema che vale per tutta l'economia - il miglioramento delle tecniche di trasporto e informazioni, che determinano una rapidità nei commerci mondiali, a cui non eravamo abituati nei decenni precedenti.
L'effetto di tutte queste azioni sugli stock agricoli è stato molto pesante, portandoci al livello più basso di scorte mondiali dal 1961. Negli ultimi dieci anni, siamo scesi dal 35 a circa il 15 per cento, con una situazione di fortissima contrazione.
Per quanto riguarda i cereali, i prezzi hanno cominciato a salire in maniera sostanziale dal luglio del 2007, hanno raggiunto proporzioni eccezionali e toccato il culmine nel giugno di questo anno.
Il grafico relativo al mercato nazionale dei cereali e ai prezzi mensili evidenzia come i maggiori aumenti siano stati registrati nel settore del grano duro nazionale. A un gradino lievemente più basso si collocano il grano tenero nazionale, il mais ibrido nazionale e l'orzo nazionale.
Abbiamo sottolineato che si tratta di produzioni nazionali, perché soprattutto per i cereali c'è una differenza di prezzo tra la produzione nazionale e quella spesso importata in Italia.
Uno dei grossi problemi della produzione italiana è quello di non riuscire a soddisfare in termini qualitativi le necessità delle industrie nazionali. La produzione di grano duro del 2004 è stata eccezionale in termini quantitativi e avrebbe potuto garantire l'autosufficienza per la nostra industria di trasformazione, ma si è invece effettuata una fortissima importazione di grano dal resto del mondo, perché l'industria di trasformazione richiede livelli qualitativi che la nostra produzione non è in grado di soddisfare. Emerge quindi la necessità di sviluppare in maniera molto forte la ricerca sulle varietà e sui livelli qualitativi.
Per quanto riguarda il grano duro, il nostro Paese riveste un ruolo importante, perché produce il 10 per cento del grano duro mondiale.
L'andamento del mercato, in particolare per il grano duro, ma anche per quello tenero, non è stato molto influenzato dalla riforma della politica agricola comune, quindi dalle operazioni di disaccoppiamento.
Le riflessioni espresse sul grano duro in termini di qualità valgono anche per il grano tenero, su cui s'innesta anche un problema legato all'industria di trasformazione, l'industria molitoria, che ha dimensioni tali da non realizzare partite omogenee di adeguate dimensioni. Anche questo è un fattore strutturale che influenza la possibilità di fornire risposte.
Il grafico relativo a tale situazione è molto interessante, perché evidenzia come il grano tenero italiano si ponga al di sotto del costo del grano tenero estero.
Naturalmente, per queste produzioni, come per tutte le grandi commodities, il prezzo dipende soprattutto dalle dinamiche del mercato mondiale e dal costo dei trasporti.
Per quanto riguarda le conseguenze dell'aumento dei prezzi, recentemente si è tenuta a Roma la conferenza della FAO, da cui sono emersi alcuni fattori di allarme. Nel 2008, l'aumento del costo degli alimenti importati è stato pari al 26 per cento a livello globale, quotato in circa 200 miliardi di dollari, e ha pesato prevalentemente sui Paesi meno sviluppati e su quelli a basso reddito e con alto deficit alimentare, ovvero i Paesi poveri, importatori di alimenti, in cui l'incidenza di tale crescita è stata pari al 40 per cento.
La situazione appare veramente drammatica soprattutto nei 22 Paesi che sono stati indicati come maggiormente vulnerabili, di cui 6 altamente vulnerabili sulla base di tre parametri: elevati livelli di sottonutrizione cronica, elevata dipendenza dalle importazioni di prodotti petroliferi, alti consumi in termini di riso, cereali e mais. Tali Paesi vivono una situazione di rilevante crisi. Anche al loro interno, tuttavia, come avviene a livelli diversi nei Paesi sviluppati, si rileva una differenziazione, laddove i produttori di materie prime agricole godono di benefici, mentre soprattutto nelle aree urbane i consumatori subiscono pesantemente la crisi, che è anche esplosa in incidenti drammatici.
Questa situazione presenta una particolare drammaticità nei Paesi in via di sviluppo e in quelli poveri, ma comporta un effetto anche nei Paesi sviluppati.
L'Unione europea ha quantificato nel 5 per cento l'aumento dell'indice dei prezzi al consumo. Sarebbe interessante porre una discriminante anche su questo fattore. Come evidenziato nella relazione, infatti, alcuni comparti come quelli della carne e lattiero-caseario sono penalizzati, mentre per altri comparti quali il pane e la pasta si nutre il dubbio che vi sia una fase di speculazione.
Per quanto riguarda le previsioni di medio termine, la FAO e l'OCSE, che recentemente hanno pubblicato le proprie proiezioni, prevedono un abbassamento dei prezzi di frumento e mais tra il 2008 e il 2017. In questo periodo i prezzi si abbasseranno, ma rimarranno comunque a livelli più alti del 2005 e nettamente superiori alla media rilevata tra il 1998 e il 2007.
Gli aumenti previsti per i bovini e i suini ammontano al 20 per cento, per lo zucchero al 30 per cento, per il frumento, il mais e il latte tra il 40 e il 60 per cento, per il burro e i semi oleosi al 60 per cento e per gli oli vegetali all'80 per cento.
È interessante anche la previsione relativa all'evoluzione della localizzazione delle produzioni, laddove si afferma che gli Stati Uniti probabilmente aumenteranno la specializzazione sul frumento e sui cereali foraggeri, mentre per l'Unione europea ci sarà un maggiore sviluppo per quanto riguarda i semi oleosi. Tale indirizzo può essere importante per il nostro sistema produttivo.
I grafici evidenziano l'andamento previsto.
Per quanto concerne i biocarburanti, tema di grande attualità - nelle scorse settimane, l'INEA ha presentato uno studio molto apprezzato relativo al tema delle bioenergie - la domanda non dovrebbe espandersi nei prossimi anni al ritmo degli ultimi due.
Tuttavia, dal 2007 al 2017 l'uso dei cereali per la produzione di biocarburanti dovrebbe aumentare in termini di quantità complessiva, anche se in termini percentuali, mentre tutta la produzione dovrebbe
registrare un leggero calo. Peraltro, la domanda di cereali proveniente dalle economie emergenti per l'alimentazione umana e animale avrà nei prossimi anni un forte incremento, per cui non si potrà spostare molto della produzione di cereali verso le bioenergie, tanto che anche nel nostro Paese il CNR sta studiando il tema del bioetanolo derivante da fonti lignocellulosiche o dall'utilizzo delle canne palustri.
Tale evoluzione tecnologica dovrebbe aiutarci a produrre energia senza togliere superfici all'uso alimentare.
A causa del forte spostamento di materie prime dal mondo, emergeranno maggiori spese per il trattamento delle materie prime e dei prodotti trasformati, per quanto riguarda quindi i trasporti, la refrigerazione e la conservazione.
Si verificherà una maggiore dipendenza dei prezzi finali dei prodotti alimentari dai prodotti energetici e minore dalle derrate agricole, come evidenziato trattando del 5 per cento di incremento previsto dall'Unione europea sui prezzi finali, correlato al 100 per cento di aumento del grano nel 2008. Nella filiera produttiva, si prevede quindi che l'incidenza del prezzo delle derrate agricole non aumenti, anzi cali ulteriormente.
In queste considerazioni permangono rilevanti fattori di incertezza soprattutto per quanto riguarda gli eventi climatici, le eventuali epidemie, l'instabilità macroeconomica e l'evoluzione delle politiche, che incidono molto su questi temi.
Le proposte di politica economica si possono dividere in due grandi capitoli, costituiti dagli interventi di breve e medio periodo. I primi sono riferiti soprattutto al supporto che il mondo sviluppato deve dare alle popolazioni più a rischio, ovvero l'adozione di tutte le misure di protezione sociale, di protezione diretta della sicurezza alimentare, in particolare per i gruppi vulnerabili, sia in termini di rapporti mondiali, che delle situazioni interne alle singole nazioni, e il sostegno alla produzione agricola e al commercio, per aiutare gli agricoltori a integrarsi nei mercati locali, regionali e internazionali.
Nel medio periodo, si dovrebbero mettere in campo azioni che mirino a migliorare il funzionamento dei mercati, potenziando la capacità di trasformazione e stoccaggio, incentivando la partecipazione dei piccoli produttori nel mercato e soprattutto aumentando gli investimenti strutturali - il nostro Paese è molto interessato a infrastrutture, logistica, riorganizzazione dei mercati generali, aspetti legati al miglioramento dell'organizzazione della veicolazione delle merci - e quelli dedicati alla ricerca, che deve individuare le migliori iniziative politiche.
In questo discorso, si inserisce quindi il tema della ricerca in termini tecnologici ed economici.
I Paesi sviluppati hanno anche la necessità di migliorare e stabilizzare i mercati internazionali, laddove il ruolo della speculazione è stato molto forte, anche per una mancanza di regolamentazione dei mercati.
Gli Stati Uniti stanno riflettendo su meccanismi di governo dell'e-trade, ossia del commercio in via informatica, per l'esigenza di tenere sotto controllo quanto avviene nei mercati internazionali.
Nel maggio di questo anno, l'Unione europea ha prodotto una comunicazione, che delinea la direzione delle politiche europee per mitigare l'effetto dell'aumento dei prezzi.
Si tratta di proposte di breve periodo, quali il monitoraggio dell'evoluzione dei prezzi, l'adozione di programmi a sostegno degli indigenti, l'aggiustamento della PAC. Per il 2008, è stato sospeso il set aside, autorizzato l'aumento delle quote latte e sono state sospese le tariffe all'importazione dei cereali. Sono quindi già stati introdotti meccanismi di aggiustamento della PAC.
Gli interventi di lungo periodo convergono con quanto precedentemente evidenziato, ovvero l'esigenza di potenziare l'offerta agricola e di rafforzare la ricerca.
Da questo punto di vista, l'Unione europea insiste nel promuovere la produzione
sostenibile di biocarburanti, linea molto precisa, dettata anche dalle considerazioni in merito all'incidenza dell'utilizzo di derrate agricole per bioenergie.
Per quanto riguarda le politiche internazionali, l'Europa spinge per chiudere l'accordo all'interno del WTO, che garantirebbe un quadro di certezze per le economie meno sviluppate, ma anche per quelle sviluppate come la nostra.
PRESIDENTE. Grazie. Do ora la parola ai deputati che intendano porre quesiti o formulare osservazioni.
GIUSEPPE RUVOLO. Saluto e ringrazio il presidente Rava per questa relazione molto puntuale e dettagliata. Condividendo gran parte della sua relazione, soprattutto relativamente alle cause dell'aumento dei prezzi agricoli, presidente, vorrei porle domande secche e puntuali.
Lei ha affermato che la questione dei biocarburanti non avrebbe una grande incidenza sullo scenario mondiale per quanto concerne la produzione. Questo dato non coincide però con una dichiarazione del presidente della Barilla, che qualche giorno fa ha dichiarato su un quotidiano molto autorevole che la scelta dei biocarburanti è folle.
L'autorevolezza del personaggio ci impone di porre un confronto fra questi dati discordanti.
Per quanto riguarda gli scenari futuri e le previsioni FAO che delineano aumenti dal 40 al 60 per cento soprattutto per i cereali, vorrei sapere come ci si organizzi.
Condivido l'esigenza di aumentare gli investimenti nella ricerca, ma mi chiedo in quale ricerca, ovvero se intendiamo avviare subito una riflessione sugli OGM.
PRESIDENTE. Nel dare la parola al collega Zucchi, vorrei pregare i colleghi che vogliano intervenire di essere particolarmente stringati, per evitare di sovrapporre i nostri lavori a quelli d'Assemblea.
ANGELO ZUCCHI. Sarò molto schematico e porrò alcune domande, che scaturiscono dalla relazione molto puntuale, precisa e utile ai nostri lavori, per la cui compiutezza ringrazio il presidente Rava.
Vorrei porre tre domande, la prima delle quali è stata posta la settimana scorsa in occasione di un'altra audizione. L'aumento dei prodotti cerealicoli in Italia è significativamente maggiore dell'aumento dei prezzi dei prodotti cerealicoli nel mondo. Non se ne capisce la ragione. Poiché l'INEA approfondisce le dinamiche dei costi, vorrei sapere se sia stato possibile verificare questa questione e individuare una risposta.
Nelle proposte di politica economica avanzate nella relazione, tra i provvedimenti necessari viene indicato il sostegno alla produzione agricola. Questo varrebbe anche per l'Europa. Vorrei sapere se, rispetto allo scenario prospettato, riteniate adeguati lo stato di salute della PAC e le proposte che intende mettere in campo da qui al 2013, se quindi questo passaggio di fondi e investimenti dalla produzione al PSR - si parla di una variazione dal 5 al 13 per cento - sia una procedura, un processo, un'iniziativa, un provvedimento coerente con lo scenario di aumento dei prezzi, che dovrebbe invece investire maggiormente sulla produzione.
Dalla presentazione di alcune risoluzioni, avvenuta successivamente all'Assemblea nazionale della FAO tenutasi a Roma qualche settimana fa, che ha visto interessata anche la Commissione esteri della Camera, è emersa un'equazione troppo semplice e abbastanza preoccupante, la quale, laddove le ragioni dell'aumento dei prezzi possono trovare soluzione nell'aumento della produzione dei prodotti agricoli, sottolinea la stretta relazione con l'aumento della produzione, attraverso OGM e biotecnologie.
Come affermato in Commissione e sottolineato anche da fonti autorevoli del Governo, infatti, un modo per rispondere alle esigenze di produzione agricola sarebbe aprirsi agli OGM.
Poiché non mi risulta che esista una relazione così stretta tra l'utilizzo degli OGM e l'aumento della produzione, vi chiedo se riteniate utile questa strada
spesso indicata con pressappochismo, o se, come recentemente indicato dalla Commissione europea, sia meglio restare prudenti rispetto a tale percorso, anche per quanto riguarda la produzione agricola del nostro Paese, che è caratterizzata più dalla qualità che dalla quantità.
PRESIDENTE. Desidero aggiungere qualche sollecitazione. La motivazione dell'indagine conoscitiva non risiede solo nell'analisi dei prezzi su tutta la filiera agroalimentare, ma consiste anche nel tentativo di comprendere, dalla parte del consumatore, come i picchi incidano e in che modo sia possibile ridurre le condizioni di inefficienza, di mediazioni esasperate, di esagerazioni nell'attività della distribuzione, e di valutare come incidano sull'andamento dei prezzi la territorialità, la catena e le attività speculative.
In questo senso, vorremmo conoscere la percezione dal vostro autorevole osservatorio.
Do la parola al presidente dell'INEA Lino Carlo Rava per la replica.
LINO CARLO RAVA, Presidente dell'Istituto nazionale di economia agraria (INEA). Le domande poste sono tutte di grande interesse e meriterebbero una riflessione che forse in questo contesto non riuscirò a svolgere pienamente.
In merito ai biocarburanti, vengono espresse opinioni divergenti. Alcuni sostengono che l'incidenza della scelta dei biocarburanti sia molto forte rispetto all'andamento dei prezzi, altri come l'Unione europea, a mio avviso sulla base di elementi e di dati oggettivi, sostengono invece che l'incidenza sia abbastanza marginale e rientri in una prospettiva di sviluppo delle produzioni in un quadro di compatibilità.
È infatti evidente che l'1 per cento di cereali impiegati nella produzione bioenergetica non incide in maniera decisiva.
Peraltro, nel prossimo decennio, tale percentuale dovrebbe ulteriormente diminuire per motivi legati allo sviluppo della tecnologia, quali la possibilità di utilizzare altre fonti energetiche quali quelle lignocellulosiche.
Credo che questa sia una visione realistica, che risponde anche a una doppia esigenza: cercare di ridurre la dipendenza dal petrolio e garantire l'alimentazione senza mettere in discussione la scelta energetica.
La posizione del presidente della Barilla è assolutamente legittima, ma è anche l'affermazione di una parte del mondo economico, che quindi ha una visione limitata, laddove le politiche pubbliche hanno invece bisogno di una visione molto più ampia.
Per quanto riguarda il tema della ricerca sugli OGM, credo che un Paese avanzato non debba porsi grandi limiti sulla ricerca. Anche la ricerca sugli organismi geneticamente modificati deve quindi proseguire, ponendosi le questioni relative al modello di produzione nazionale e agli obiettivi da raggiungere. Se infatti la scelta strategica del modello produttivo nazionale va verso la tipicità e il legame con il territorio, che può valere per le produzioni di nicchia, ma anche per le commodities, la ricerca sugli OGM deve proseguire, anche se l'opzione dell'utilizzo deve essere effettuata in modo molto prudente.
Questo coincide con quanto afferma l'Unione europea. Si tratta tuttavia di una discussione di carattere prettamente politico.
In questa fase, non possiamo rinunciare a una ricerca altrettanto seria sulle produzioni tradizionali.
Non capisco perché nel nostro Paese non possano essere realizzate produzioni di grano di livelli qualitativi adeguati alle esigenze dell'industria di trasformazione. Ciò si deve attribuire a un problema di royalty, ma probabilmente anche alla necessità che la ricerca nazionale sia indirizzata su determinati aspetti. Auspico quindi una forte integrazione tra la ricerca economica e quella tecnologica, sforzo che anche il Ministero sta cercando di compiere.
In Italia, l'aumento dei prezzi dei cereali si è verificato in maniera più rapida rispetto al livello mondiale, in un lasso di tempo che va da maggio a settembre 2007.
Nell'altro periodo, invece, è stato rilevato un andamento abbastanza lineare. Presumo quindi che si sia trattato di un effetto congiunturale, legato a un'esplosione dei prezzi maggiormente sentita nel nostro Paese o al fatto che per un periodo sia diminuita anche l'offerta sul mercato, per cui i grani che non avevano qualità eccelsa hanno avuto una minore capacità di penetrazione sui mercati.
Per quanto riguarda il sostegno alla produzione agricola, credo che un aumento dei fondi sul secondo pilastro sia coerente con la situazione produttiva europea, soprattutto tenendo conto dell'andamento dei prezzi. Il sostegno alla produzione è importante, ma quando i prezzi sono di questo genere e in prospettiva hanno un andamento di un certo livello, probabilmente la necessità di un sostegno alla produzione diminuisce, per cui può essere utile mettere tale questione sul piano dell'innovazione e dello sviluppo anche strutturale delle aziende.
Il presidente ha espresso una preoccupazione che mi sembra fondamentale, a cui in questi anni non siamo ancora riusciti a dare una risposta, individuando l'azione positiva sul mercato in grado di diminuire la forbice dei prezzi dalla produzione al consumo.
Su questo, ovviamente, come istituto, abbiamo condotto numerose ricerche. Uno dei temi fondamentali, che tuttavia non è ancora pienamente decollato in Italia, è l'associazionismo dei produttori, vero nodo attorno al quale si potrebbe svolgere un'azione positiva.
L'associazionismo determina la capacità da un lato di organizzare la produzione a minori costi, dall'altro di essere interlocutore diretto senza forti intermediazioni con i soggetti commerciali. Questo appare pienamente positivo, come dimostrano alcune esperienze nel nostro Paese.
Nel corso di un'audizione parlamentare, ho citato l'esempio della differenza tra l'economia produttiva agricola della Basilicata e della Campania, regioni contermini. Nel caso della Basilicata, si rileva una forte organizzazione di produttori, che riescono quindi a ottenere migliori risultati dal punto di vista della produzione e della commercializzazione, con benefici di tutta la catena, dalla produzione ai consumatori.
La Campania, realtà molto frammentata dal punto di vista produttivo, ha invece minore capacità, con produttori in crisi e difficoltà a stare sul mercato.
PRESIDENTE. Abbiamo a disposizione solo un minuto. Il collega Rainieri voleva porre una domanda.
FABIO RAINIERI. Innanzitutto, vorrei ringraziare il presidente dell'INEA, con cui concordo pienamente sull'opportunità di agglomerare l'offerta e la produzione.
Si auspica quindi che le associazioni di categoria, ancora prima di quelle di prodotto, facciano un certo tipo di discorso con i propri associati.
In secondo luogo, l'aumento spropositato nella proiezione dei prodotti agricoli dovrebbe far riflettere su quanto sta succedendo nel mondo agricolo.
Ci auguriamo un controllo maggiore da parte vostra dell'andamento del prezzo dalla produzione al consumatore. Considero questa infatti la parte più importante del lavoro che dovreste svolgere, per evitare le speculazioni che si stanno verificando all'interno di questi passaggi. Il consumatore subirebbe infatti gravi conseguenze e il produttore non riuscirebbe a stare sul mercato, visti i costi che deve sostenere per la produzione dei cereali.
NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Desidero soltanto ringraziare il presidente dell'INEA per la relazione e per gli spunti di riflessione che ci ha offerto, di cui l'ultimo, concernente l'associazione dei produttori, deve essere oggetto di una nostra riflessione più approfondita. Collegare questo anche alla distribuzione e al suo peso sul prezzo finale del prodotto è un elemento da approfondire.
Mi preme soprattutto ringraziare per il lavoro svolto, per la ricerca e per gli studi
che sicuramente continuerete a offrire all'agricoltura.
PRESIDENTE. Utilizzerei proprio questa sollecitazione in merito alle analisi e agli studi su quest'ultimo argomento. Se vi fosse possibile fornirceli, ci fareste cosa gradita.
Avete riportato un esempio di specie, che mi sembra particolarmente significativo per comprendere la sollecitazione ad agglomerare e rendere più forte l'azione della produzione.
Nel ringraziare il presidente dell'istituto nazionale di economia agraria, Lino Carlo Rava, dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 10,05.
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