Sulla pubblicità dei lavori:
Russo Paolo, Presidente ... 3
INDAGINE CONOSCITIVA SULL'ANDAMENTO DEI PREZZI NEL SETTORE AGROALIMENTARE
Audizione di rappresentanti della Guardia di finanza:
Russo Paolo, Presidente ... 3 11 12 15 16 18 19
Beccalossi Viviana (PdL) ... 11
Fogliato Sebastiano (LNP) ... 12
Oliverio Nicodemo Nazzareno (PD) ... 14
Rota Ivan (IdV) ... 15
Ruvolo Giuseppe (UdC) ... 13
Sardelli Luciano Mario (Misto-MpA) ... 13
Servodio Giuseppina (PD) ... 15
Vicanolo Giuseppe, Capo del III reparto operazioni del Comando generale della Guardia di finanza ... 3 16 18
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per l'Autonomia: Misto-MpA; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-Repubblicani: Misto-LD-R.
Resoconto stenografico
INDAGINE CONOSCITIVA
La seduta comincia alle 14,20.
(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'andamento dei prezzi nel settore agroalimentare, l'audizione di rappresentanti della Guardia di finanza.
Do la parola al generale Giuseppe Vicanolo, capo del III reparto operazioni del Comando generale della Guardia di finanza.
GIUSEPPE VICANOLO, Capo del III reparto operazioni del Comando generale della Guardia di finanza. Signor presidente, onorevoli deputati, porgo innanzitutto il saluto ed il ringraziamento del comandante generale - generale di Corpo d'Armata Cosimo D'Arrigo - per l'invito a fornire il contributo della Guardia di finanza ai fini dell'indagine conoscitiva sull'andamento dei prezzi nel settore agroalimentare.
Con il mio intervento desidero illustrare la sostanza e la peculiarità del lavoro sviluppato dai reparti del Corpo a tutela della legalità, della trasparenza e del rispetto delle regole di mercato, che sono i pre-requisiti per la crescita e lo sviluppo del sistema economico e per la difesa degli interessi dei consumatori.
Tenuto conto degli obiettivi della Commissione, così come indicati nel relativo programma, abbiamo preparato una relazione articolata su quattro punti: preliminarmente, un breve richiamo allo scenario macroeconomico in cui si colloca l'attuale andamento del mercato agroalimentare; poi, un excursus sul ruolo di polizia economica e finanziaria della Guardia di finanza ai fini della prevenzione, ricerca e repressione delle violazioni in danno del mercato dei beni e dei servizi; successivamente, fornirò uno spaccato dei servizi di lotta al carovita, delle indagini conoscitive e delle investigazioni antifrode sviluppate sul territorio nell'ultimo periodo; infine, darò conto di alcune riflessioni maturate dall'esperienza operativa, finalizzate a suggerire alcune proposte di aggiornamento della normativa penale in materia di manovre speculative su merci, di contraffazione ed adulterazione di sostanze alimentari.
Per quanto riguarda lo scenario macroeconomico, gli esperti del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali e del Ministero dello sviluppo economico - in occasione delle riunioni del «gruppo interforze di azione antispeculazione» di cui facciamo parte - hanno rilevato che il rialzo dei prezzi internazionali dei prodotti agricoli nel corso del 2007 si è propagato immediatamente nel mercato comunitario e italiano, riaccendendo fiammate inflazionistiche «importate»
dall'estero, non determinate quindi da un aumento della domanda interna.
Le cause delle tensioni delle quotazioni mondiali dei cereali, del latte, dello zucchero e, in misura minore, della carne sono dovute ad una generale contrazione dell'offerta associata ad una contemporanea crescita dei consumi.
Tra i fattori strutturali che hanno determinato questa situazione vi sono: la crescente richiesta di prodotti agricoli trasformati da parte di economie emergenti (Cina ed India su tutte); la contrazione della produzione e l'esaurimento degli stock di commodity in molti Paesi OCSE; la rapida escalation della domanda di zucchero, mais, grano e di vegetali per la produzione di bio-carburanti.
Accanto a questi, le tensioni dei prezzi sono amplificate da concomitanti fattori congiunturali, quali ad esempio: per i cereali, il calo di raccolti per il 2006 a causa di eventi climatici avversi nei principali Paesi produttori (in Australia, USA, UE, Canada, Russia ed Ucraina); per i prodotti lattiero-caseari, la riduzione delle produzioni nell'Unione europea ed Australia, nel primo caso anche a seguito della riforma della politica di settore; più in generale, l'addensarsi di fenomeni speculativi internazionali a causa di investimenti in strumenti finanziari derivati ad alto rischio.
Il ruolo della Guardia di finanza a tutela del mercato. Per legge, la Guardia di finanza è la forza di polizia specializzata per la prevenzione e la repressione di tutti gli illeciti economici e finanziari.
I servizi dei reparti del Corpo che hanno un impatto diretto sulle imprese del settore agroalimentare sono molteplici e trasversali rispetto a tutti i segmenti della nostra missione istituzionale, che sono stati fissati dalla legge-base n. 189 del 23 aprile 1959 e dal più recente decreto legislativo n. 68 del 19 marzo 2001.
La finalità di fondo dei nostri servizi è quella di difendere gli interessi degli imprenditori onesti, che rispettano le regole e non devono subire la concorrenza sleale dei soggetti che operano nell'economia sommersa o fanno parte dell'economia illecita gestita dalla criminalità.
Da qui deriva l'impegno prioritario della Guardia di finanza in materia di cinque proiezioni fondamentali: lotta all'evasione ed all'elusione fiscale e contributiva, in tutte le loro manifestazioni (segmento «entrate»); contrasto alle frodi di finanziamenti comunitari e nazionali destinati a sostegno delle politiche agricole e strutturali di coesione economica e sociale (segmento «uscite»); lotta al riciclaggio ed all'usura, alla falsificazione degli strumenti di pagamento, ai reati societari, bancari e finanziari (segmento «mercato dei capitali»); lotta al carovita, alle pratiche commerciali anticoncorrenziali ed ingannevoli, alla contraffazione ed alla pirateria, alle frodi commerciali ed alimentari, alle infiltrazioni criminali nel mondo degli appalti (segmento «mercato dei beni e dei servizi»); contrasto ai traffici illeciti ed alla criminalità organizzata sotto il profilo patrimoniale, per impedire l'accumulazione,
l'utilizzo ed il reinvestimento dei proventi illeciti nel circuito economico legale (segmento «sicurezza»).
Le strategie d'impiego del Corpo per l'assolvimento dei compiti istituzionali sono fissate ogni anno dal Ministro dell'economia e delle finanze, mediante la direttiva generale per l'azione amministrativa e la gestione.
A ciò si aggiunga che, per quanto riguarda più specificamente le attività in materia di «mercato dei beni e servizi», la Guardia di finanza sviluppa rapporti di collaborazione costanti e sistematici con il Ministero dello sviluppo economico, nel quadro di un protocollo d'intesa stipulato dai due Ministri (economia e finanze e sviluppo economico) proprio al fine di consolidare le sinergie informative, quelle operative e le iniziative di aggiornamento professionale del personale.
La struttura del Corpo quotidianamente impegnata in questo settore è formata: a livello centrale, dal Nucleo speciale tutela mercati, inserito all'interno del Comando unità speciali, che espleta funzioni di analisi di rischio, incroci di banche
dati interne ed esterne, studio dei sistemi di frode, elaborazione di metodologie operative e supporto tecnico-specialistico ai comandi territoriali, anche attraverso l'approntamento di piani ispettivi ad ampio raggio mirati su soggetti e società appositamente selezionati centralmente, in modo da rilanciare a livello nazionale le migliori esperienze investigative maturate sul campo; a livello periferico, operano 702 reparti territoriali, costituiti da Nuclei di polizia tributaria (con i loro gruppi «mercato beni e servizi», ove sono concentrate le unità investigative di punta in ogni provincia), nonché gruppi, compagnie, tenenze e brigate, che rappresentano la struttura portante dell'attività operativa del Corpo.
Concludo accennando che il Nucleo speciale tutela mercati funge da punto di snodo ed interfaccia delle relazioni operative intrattenute con il Ministero dello sviluppo economico, con il Garante per la sorveglianza dei prezzi e con l'Autorità garante della concorrenza e del mercato.
Servizi di interesse dell'indagine conoscitiva. Concentrando a questo punto l'attenzione sull'andamento dei prezzi nel settore agroalimentare, dirò subito che la Guardia di finanza sviluppa in questo campo quattro tipologie d'interventi, ossia: i controlli mirati a rilevare i prezzi al consumo, ai sensi dell'articolo 23 del decreto-legge n. 269 del 2003; le indagini conoscitive richieste dal Garante per la sorveglianza dei prezzi, come previsto dall'articolo 1, comma 199, della legge n. 244 del 2007, recentemente modificato dall'articolo 5 del decreto-legge n. 112 del 2008; la collaborazione alle attività istruttorie dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, ai sensi dell'articolo 54, commi 2 e 4, della legge n. 52 del 1996; le investigazioni di polizia giudiziaria in materia di reati di aggiotaggio, manovre speculative, frodi in commercio e truffe.
L'ordine di esposizione seguirà il criterio dell'aumento graduale della complessità dei servizi, via via che si passa dai semplici rilevamenti dei prezzi agli accertamenti delle condotte aziendali anomale, alle ispezioni dell'Autorità antitrust, fino alle indagini antifrode vere e proprie.
Partendo dai primi, il legislatore ha previsto che nei settori di mercato in cui si sono manifestate o sono in atto abnormi dinamiche di aumento dei prezzi la Guardia di finanza effettua dei controlli finalizzati a rilevare i prezzi al consumo, sulla cui base vengono poi revisionati gli studi di settore applicati dagli uffici finanziari per l'accertamento presuntivo delle imposte sui redditi e dell'IVA dovuta dai contribuenti medio-piccoli (con volume d'affari non superiore a 7,5 milioni di euro).
Pertanto, la finalità principale di questi interventi è sostanzialmente fiscale, sebbene essi comportino anche dei riscontri automatici in materia di pubblicità dei prezzi.
In sostanza, gli studi di settore sono degli strumenti di calcolo statistico evoluti che permettono di determinare i ricavi di gestione che, con maggiore probabilità e grado di vicinanza alla realtà, possono essere attribuiti ai singoli contribuenti, sulla base delle caratteristiche strutturali di ogni attività economica, sia interne (il processo produttivo, il personale impiegato, i beni strumentali, eccetera) che esterne (l'andamento della domanda di mercato, la concorrenza, il livello dei prezzi, l'area territoriale, eccetera).
Tenuto conto di ciò, i controlli sul carovita servono a rilevare le percentuali di ricarico effettivamente praticate dai commercianti dei settori a più alto tasso d'inflazione, calcolando la differenza tra i prezzi di vendita e quelli di acquisto dei prodotti, in modo tale da adeguare alla realtà del mercato i parametri di ricostruzione dei ricavi presuntivi.
Per arrivare a questo risultato, le pattuglie del Corpo effettuano ogni anno circa 25 mila controlli presso contribuenti delle seguenti categorie: quest'anno in particolare commercio di prodotti alimentari, frutta e verdura, carni bianche e bovine fresche, presso esercizi sia della rete della grande distribuzione che di vicinato; bar, caffè e gelaterie; ristoranti, trattorie, pizzerie, birrerie, rosticcerie e friggitorie; commercio al dettaglio di mobili, compilando
per ciascun intervento una scheda analitica con le tipologie di prodotti e marche oggetto di rilevazione, i costi rilevati dalle ultime fatture di acquisto ed i prezzi di vendita applicati sui cartellini esposti al pubblico.
È in questa fase che i militari, qualora le merci esposte sui banchi di vendita non rechino in modo chiaro e leggibile il prezzo di offerta, contestano la violazione alla disciplina del commercio sanzionabile in via amministrativa (da un minimo di 516 ad un massimo di 3.098 euro). Mediamente, 13 negozianti su 100 controllati sono incappati, nell'ultimo biennio, in questo tipo d'infrazione lesiva dei diritti d'informazione dei consumatori.
Di ogni controllo viene redatto un verbale, che fa fede della veridicità dei dati rilevati. Dopo di che, le schede vengono inviate dai comandi provinciali, per via telematica, tramite il Comando generale, sia all'Agenzia delle entrate ed alla società per gli studi di settore che all'Osservatorio prezzi del Ministero dello sviluppo economico, rispettivamente ai fini della revisione degli studi e per il monitoraggio degli andamenti di mercato.
Passando ora a trattare delle indagini conoscitive su richiesta del Garante, dirò brevemente che tali interventi sono da inquadrare nel contesto delle funzioni assegnate a questo nuovo importante organo dall'ultima legge finanziaria, che ha delineato un sistema di sorveglianza in cui: gli uffici prezzi delle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura ricevono le segnalazioni dei cittadini e verificano le dinamiche dei prezzi al consumo; il Garante analizza le segnalazioni ritenute meritevoli di approfondimento e decide ove necessario di avviare indagini conoscitive per verificare l'andamento dei prezzi di determinati prodotti e servizi, avvalendosi a tal fine del supporto operativo della Guardia di finanza.
Pertanto, a seconda del contenuto delle segnalazioni e delle specifiche esigenze investigative che si prospettano, l'indagine conoscitiva può assumere diverse modalità di svolgimento, caso per caso, estrinsecandosi in controlli particolarmente duttili e flessibili. Talvolta, infatti, può concretizzarsi in accessi, ispezioni, verificazioni e ricerche, sul modello di quanto avviene per le vere e proprie verifiche fiscali. In altre circostanze, invece, le indagini conoscitive consistono in una mera acquisizione di dati, notizie e risultanze, finalizzata alla ricostruzione dei processi di formazione dei prezzi praticati lungo i diversi segmenti delle filiere commerciali.
In questi primi mesi, sono stati effettuati accertamenti specifici: sui prezzi di vendita del pane nella provincia di Foggia, ove è emersa la sussistenza di un possibile accordo «di cartello» fra i panificatori di un piccolo comune che avevano concordato, a partire dal 5 luglio scorso, di aumentare i prezzi del 50 per cento e di allinearli allo stesso importo, fissando un unico listino speculare con i timbri di entrambi gli operatori; sul commercio al dettaglio del burro nelle province di Palermo e Reggio Calabria; sugli incrementi di prezzo del latte per l'infanzia nelle città-campione di Roma, Milano, Napoli e Palermo tra la fine del 2007 e l'aprile del 2008; sulla formazione dei prezzi al consumo della filiera cerealicola tra marzo e settembre del 2008, allorquando a fronte di un consistente decremento del prezzo del grano non si sono registrati riflessi in una corrispondente diminuzione dei prezzi di vendita di farine, pane e pasta (quest'ultimo
piano operativo è tuttora in corso nei confronti di 13 stoccatori, 3 molitori, 6 pastifici ed 8 panificatori).
Affronterò ora gli accertamenti svolti dai reparti del Corpo in collaborazione con l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, evidenziando che tre sono i filoni d'indagine principali sviluppati nel comparto agroalimentare nell'ultimo periodo. Uno riguarda un'istruttoria aperta dalla Commissione europea su nostra segnalazione, al fine di verificare l'esistenza di un'intesa restrittiva della libertà di concorrenza tra imprese multinazionali operanti nel campo dell'importazione e distribuzione di cereali e prodotti agricoli per il consumo umano e l'alimentazione animale. Il secondo concerne un'indagine conoscitiva varata dall'Autorità antitrust
nei confronti di 29 imprese produttrici di pasta e di un'associazione di categoria, tesa ad accertare un'ipotesi di pratiche concordate circa gli aumenti di prezzo della pasta a seguito degli incrementi dei costi della farina nell'ultimo biennio. Il terzo filone attiene ad un'indagine sulla filiera distributiva di cinque prodotti ortofrutticoli, effettuata mediante accessi ed ispezioni presso 490 operatori del settore.
La prima inchiesta trae origine dal piano operativo antispeculazione varato dai Ministri delle politiche agricole, alimentari e forestali e dello sviluppo economico nell'ottobre dello scorso anno, il cui obiettivo è quello di rafforzare i controlli di Guardia di finanza, Arma dei carabinieri, Ispettorato centrale per il controllo della qualità dei prodotti agroalimentari, Agenzia delle dogane e Direzione generale della sicurezza degli alimenti del Ministero della salute, sulle filiere commerciali dei prodotti lattiero-caseari e cerealicoli.
In quel contesto, i reparti del Corpo hanno eseguito 3.500 controlli sui prezzi al consumo applicati dai dettaglianti, nonché 35 ispezioni presso imprese di rilevanti dimensioni del settore importazione, stoccaggio e molitura dei grano.
Una di queste ispezioni ha riguardato una società di Ravenna affiliata ad un colosso multinazionale olandese, nell'ambito della quale le approfondite ricerche documentali estese agli scambi di comunicazioni di affari per via informatica intercorse con altre società italiane ed estere hanno fatto emergere tracce di scambi d'informazioni commercialmente sensibili riguardanti il grano, il granoturco, la soia, il sorgo, i semi di girasole ed altri prodotti.
Ciò potrebbe configurare la sussistenza di pratiche concordate in violazione dell'articolo 81 del Trattato della Comunità europea, ragion per cui il Nucleo speciale tutela mercati ha segnalato i fatti all'Autorità garante italiana, che ha investito la Commissione europea competente a procedere alla relativa istruttoria, trattandosi di un caso di possibile rilevanza distorsiva per il funzionamento del mercato comune.
A sua volta, la Commissione europea ha aperto un'istruttoria a luglio di quest'anno nei confronti di una serie di società coinvolte, ordinando ispezioni «a sorpresa» simultanee presso le rispettive sedi.
Cinque di tali interventi sono stati effettuati da funzionari europei assistiti dall'Autorità antitrust italiana e dal Nucleo speciale tutela mercati a Roma, Milano, Padova e Ravenna, acquisendo documentazione, dati ed elementi informativi utili per l'istruttoria che è tuttora in corso.
Riguardo agli altri due filoni d'indagine, mi limiterò a precisare che quello concernente le industrie della pasta è tuttora in corso, mentre l'altro sulle filiere dell'ortofrutta si è concluso a giugno 2007.
La finalità era quella di verificare se le caratteristiche strutturali ed organizzative del settore fossero tali da ostacolare, tramite specifiche inefficienze o deficit concorrenziali, una corretta trasmissione dei prezzi lungo la catena distributiva.
L'indagine campionaria ha riguardato 267 specifiche filiere distributive ed è consistita nella rilevazione dei prezzi e nel riscontro delle modalità di approvvigionamento di cinque tra i principali prodotti ortofrutticoli (cavolfiore, lattuga romana, zucchine di serra, arance tarocco, mele golden), partendo da un campione di punti vendita al dettaglio e proseguendo, a ritroso, sino all'ultimo anello della catena, rappresentato dal produttore o dall'organizzazione di produttori.
In questo piano sono stati impegnati 142 comandi del Corpo, che hanno eseguito 684 accessi presso 490 operatori economici.
Sostanzialmente, è emerso che l'approvvigionamento diretto presso i produttori da parte dei punti vendita finali è un fenomeno assai limitato e prevalentemente circoscritto agli acquisti effettuati dalle catene della Grande Distribuzione Organizzata (GDO). All'opposto, è risultata significativa l'incidenza delle filiere caratterizzate da tre o quattro intermediari.
Il ricarico medio sul prezzo finale nelle 267 filiere osservate è risultato pari al 200 per cento, valore ottenuto come media tra
ricarichi del 77 per cento, nel caso di filiera cortissima, e di poco meno del 300 per cento, nel caso di filiera lunga.
L'allungamento della filiera tende a ridurre i margini dei produttori e ad aumentare quelli degli intermediari, producendo consistenti aumenti dei prezzi per il consumatore finale.
Accingendomi ora ad illustrare alla Commissione l'attività antifrode del Corpo nel settore agroalimentare, debbo premettere che stiamo assistendo ad una fase di recrudescenza dei traffici di sostanze adulterate o contraffatte, probabilmente spiegabile anche per il fatto che l'innalzamento dei prezzi dei generi di largo consumo sul mercato italiano ha fatto aumentare i margini dei profitti illeciti delle imprese fraudolente, che di conseguenza tentano in questo frangente di espandere il giro d'affari criminale che ruota attorno a questi fenomeni.
Si tratta, infatti, di condotte delittuose molto pericolose per la salute dei cittadini, che sono determinate da rilevanti interessi economici, per cui il controllo del territorio e le investigazioni finanziarie e patrimoniali dei reparti del Corpo assumono un'importanza peculiare.
Con riferimento alla lotta alle adulterazioni alimentari, l'operazione più significativa, che ha avuto vasta eco sugli organi di informazione, è stata condotta da un nostro reparto di Cremona. Al termine di due anni di indagini, sono stati accertati gravissimi illeciti realizzati dai responsabili di un gruppo di società dedite alla trasformazione dei prodotti lattiero-caseari e sono state sequestrate quasi 340 tonnellate di formaggi.
Il sistema di frode prevedeva, dapprima, l'approvvigionamento, anche da imprese nazionali ed estere, di formaggi scaduti, avariati e di scarti di lavorazione in pessimo stato di conservazione destinati ad uso zootecnico ovvero alla distruzione.
Successivamente, si procedeva alla lavorazione, attraverso la quale veniva realizzato un «semilavorato-base» sotto forma di pasta omogenea.
Queste procedure di «rigenerazione» dei prodotti lattiero-caseari erano condotte, nella realtà, con metodi approssimativi ed inidonei ad assicurarne la salubrità, tanto che potevano permanere frammenti di plastica e tracce dell'inchiostro delle confezioni nel composto ottenuto.
Il prodotto così realizzato veniva inviato ad un'altra società del gruppo, ove veniva sottoposto ad ulteriori irregolari «lavorazioni» e spesso miscelato ad altri impasti ottenuti con le medesime procedure. Da ultimo, il semilavorato veniva riconfezionato sotto forma di formaggio fuso o grattugiato e destinato a numerosi clienti sia in Italia che all'estero, venendo per di più spacciato per formaggio «di qualità».
Si trattava, in sintesi, di una vera e propria «filiera parallela» illecita, nell'ambito della quale prodotti guasti, resi e scarti venivano ridistribuiti sul mercato privi dei necessari requisiti di tracciabilità e di ogni tipo di garanzia di genuinità e salubrità per i consumatori.
Per la ricostruzione della frode è stata importante la capacità d'indagine tecnico-contabile dei militari del Corpo di Cremona, che ha permesso di ricostruire in maniera analitica i movimenti e le consistenze di magazzino di tali aziende, pervenendo all'individuazione dei codici attribuiti ad ogni lotto in entrata ed in uscita e, quindi, riuscendo a risalire ai passaggi della filiera.
All'esito delle indagini, è emerso anche il coinvolgimento attivo di alcune fra le più importanti aziende casearie nazionali.
Allo stesso modo merita particolare menzione un'operazione di servizio condotta nell'aprile scorso dal comando provinciale di Grosseto, che ha consentito di scoprire un articolato meccanismo di frode finalizzato alla illecita commercializzazione di prosciutti, immessi sul mercato come prodotti genuini, ma in realtà avariati, irranciditi e, perciò, altamente nocivi per la salute umana.
L'indagine è scaturita da un semplice controllo su strada, nel corso del quale era stata intercettata un'autovettura che trasportava un piccolo carico di salumi maleodoranti.
I militari, intuendo che dietro tale ritrovamento potesse celarsi un traffico di ben più ampia portata, procedevano ad immediati approfondimenti, ricostruendo, in pochissimi giorni, l'intera filiera produttiva e distributiva e sollevando il velo su un'attività criminale di vasto respiro.
Nello specifico, i prosciutti, di origine peraltro sconosciuta - in quanto privi di qualsiasi indicazione di tracciabilità - erano stati sottoposti ad illeciti procedimenti di ripulitura, disossatura e confezionamento in aziende compiacenti dell'Emilia Romagna. A seguito di tali lavorazioni, i salumi venivano destinati, come prodotto genuino, al mercato interno.
Il totale della merce sequestrata ammonta a 14 tonnellate di prodotti in pessimo stato di conservazione, più altre tre tonnellate accertate come già immesse in consumo.
Anche il settore vinicolo è stato oggetto di attenzione, specialmente a cura dei reparti del Corpo della provincia di Siena, che nel settembre 2007 hanno avviato accertamenti nei confronti di alcuni tra i più importanti produttori di «Brunello di Montalcino docg.» e «Rosso di Montalcino doc».
I militari, unitamente all'ispettorato centrale del controllo qualità dei prodotti agroalimentari di Firenze, hanno eseguito numerosi interventi investigativi delegati dall'autorità giudiziaria di Siena: perquisizioni a sedi aziendali ed abitazioni, acquisizioni ed analisi di documentazione presso il consorzio del «Brunello di Montalcino», ispezioni sui vigneti, rilevamenti fotografici anche con l'ausilio della sezione aerea di Pisa, analisi di documentazione contabile ed extracontabile.
Tali attività hanno consentito di accertare che molte imprese coinvolte non hanno rispettato i disciplinari di produzione dei vini in questione, ed hanno di conseguenza indebitamente contraddistinto con i marchi di «denominazione di origine controllata e garantita» le bottiglie di vini immesse in vendita.
Il giudice per le indagini preliminari ha disposto l'esecuzione di numerosi sequestri, allo stato complessivamente pari a 65 mila ettolitri di vino «Brunello di Montalcino» e 7 mila ettolitri di «Rosso di Montalcino».
Nel settore dell'olio di oliva, accenno che la Guardia di finanza di Bari ha sviluppato, unitamente all'ufficio locale dell'Ispettorato centrale per il controllo della qualità dei prodotti agroalimentari, un'approfondita indagine nei confronti di un'azienda operante nella provincia nel settore della produzione di olio d'oliva doc.
L'operazione, al di là dell'eccezionalità dei risultati (oltre 2 mila tonnellate di olio d'oliva sequestrate), va sottolineata in quanto abbraccia la tematica della sicurezza alimentare in tutti i suoi aspetti.
Infatti, come frode alimentare in senso stretto, è emerso che l'olio d'oliva prodotto da tale società conteneva pesticidi vietati. Le analisi di laboratorio hanno riscontrato la presenza di alti valori di «procimidone» (un fungicida utilizzato in viticoltura, ma non ammesso per l'olivicoltura). L'olio, invece, veniva venduto come proveniente da agricoltura biologica e, quindi, di alta qualità.
Sotto il profilo delle frodi commerciali, l'azienda indagata ha prodotto e venduto ingentissime quantità di olio derivanti in realtà da miscelazioni con partite importate da Spagna, Grecia e Tunisia, che sono state poi imbottigliate e fraudolentemente denominate come prodotto italiano al 100 per cento.
In chiusura di argomento, mi preme evidenziare che l'ampiezza e la pericolosità delle frodi alimentari scoperte ha indotto i reparti del Corpo, unitamente ai comparti di specialità dell'Arma dei carabinieri ed agli organi ispettivi del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, a mantenere alta la guardia, intensificando l'attività di intelligence, il controllo del territorio e la presenza ispettiva complessiva.
L'esperienza operativa maturata dai reparti dei Corpo consente di formulare alcune riflessioni sull'efficacia e sull'attualità del vigente quadro normativo, specie per quanto concerne i profili sanzionatori e gli strumenti investigativi. In particolare,
l'attività svolta sul campo ha permesso di cogliere in concreto alcuni profili di criticità che si dovrebbero superare, al fine di adeguare le previsioni normative alla gravità dei fenomeni patologici effettivamente riscontrati.
Ciò vale, ad esempio, per le due principali fattispecie di reato previste in materia di prezzi dagli articoli 501, aggiotaggio, e 501-bis, manovre speculative su merci del codice penale.
Si tratta di disposizioni di legge oramai risalenti nel tempo (al codice Rocco del 1930 e, l'articolo 501-bis, ad una legge congiunturale del 1976), che risultano molto complesse e difficili da riscontrare nella realtà, al punto che vengono praticamente disapplicate.
Infatti, entrambe le fattispecie incriminatrici ruotano intorno ad eventi di dimensioni macroscopiche - gli analisti parlano di gigantismo normativo -, difficilissimi da configurare, che attengono alla messa in pericolo del «mercato interno» delle merci, delle materie prime, dei generi alimentari di largo consumo o di prima necessità, ossia all'intera economia nazionale complessivamente intesa.
Per converso, le frodi e le manovre speculative accertate nella realtà di fatto hanno sempre una rilevanza non nazionale bensì locale, in quanto assumono dimensioni tali da non influenzare tutto il «mercato interno» ma solo i mercati di singole zone (più o meno estese) del territorio dello Stato, per cui non sono attualmente penalmente perseguibili.
L'aggiotaggio, peraltro, si configura solo per la pubblicazione o divulgazione di notizie false (ossia non rispondenti alla realtà), esagerate (ossia, che presentano elementi di contatto con la realtà, ma ingigantite nelle proporzioni) o tendenziose (ossia, che deformano la realtà), allorquando siano comunicate ad un numero indeterminato di persone. Viceversa, non rientrano nella sfera di applicazione dell'articolo 501 del codice penale le divulgazioni agli organi d'informazione o con altri mezzi (compreso Internet) di informazioni, stime o previsioni false o fuorvianti, che sono anch'esse suscettibili di turbare gravemente l'ordinato sviluppo della vita economica.
Allo stesso modo, non sono neppure sanzionabili le comunicazioni fraudolente rivolte ad una cerchia ristretta di gruppi d'imprese o di privati acquirenti, poiché esse non sono idonee ad incidere sui superiori interessi economici della collettività intera.
Le manovre speculative su merci effettuate nei periodi di rarefazione o di rincaro sul «mercato interno» dei generi di largo consumo e di prima necessità sono sanzionabili solo quando sottraggono all'utilizzazione o al consumo «rilevanti quantità» di prodotti. Viceversa, gli accaparramenti di questi beni che non raggiungano dimensioni tali da creare un pericolo per la situazione economica generale, non sono «rilevanti» ai sensi dell'articolo 501-bis del codice penale, e quindi non penalmente sanzionabili.
Questi spunti di riflessione che ho illustrato sono stati condivisi e sono attualmente oggetto di approfondimento con i tecnici del Ministero dello sviluppo economico, al fine di attivare il coordinamento con le altre amministrazioni teso alla formulazione di proposte legislative specifiche.
Sono, invece, in fase avanzata i lavori parlamentari relativi all'approvazione del disegno di legge collegato alla legge finanziaria A. C. 1441-ter, recante: «Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia», ove sono inserite delle norme importantissime per la lotta alla contraffazione ed alla pirateria.
Una di queste prevede l'inserimento nel codice penale del reato di «contraffazione di indicazioni dei prodotti agroalimentari» (nuovo articolo 517-ter), che sostanzialmente andrebbe a parificare il trattamento sanzionatorio della falsificazione delle indicazioni geografiche e delle denominazioni di origine di tali beni di fascia alta del made in Italy allo stesso modo di ciò che succede per l'alterazione dei marchi di fabbrica.
Le pene irrogabili sia per l'una che per l'altra condotta saranno rese, però, molto più deterrenti ed efficaci, facendo rientrare i traffici di «ingenti quantità» di merci contraffatte, ossia i traffici posti in essere con l'allestimento di vere e proprie imprese e strutture aziendali organizzate continuativamente a questo scopo, nel novero dei reati di criminalità organizzata.
Pertanto, anche gli strumenti investigativi e patrimoniali tipici di quel settore saranno estesi alle fattispecie più gravi di contraffazione e adulterazione, con la possibilità per la polizia giudiziaria di effettuare operazioni sotto copertura, consegne controllate, sequestri e confische obbligatorie dei beni patrimoniali fino a concorrenza del valore dei profitti illeciti realizzati.
Inutile dire che, considerato l'impatto sicuramente positivo di queste nuove norme sull'efficacia dell'attività di contrasto a questi fenomeni, seguiamo con una particolare attenzione la conclusione dell'iter di approvazione dell'Atto Camera 1441-ter.
Concludo questa mia audizione, sperando di essere riuscito a fornire alla Commissione elementi utili per l'indagine conoscitiva in corso.
Vi ringrazio per l'attenzione.
PRESIDENTE. Desidero scusarmi con il generale e gli altri auditi per il ritardo con cui abbiamo iniziato questa seduta di Commissione, dovuto all'esame in Aula del provvedimento cui faceva riferimento.
Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
VIVIANA BECCALOSSI. Desidero ringraziare gli autorevoli rappresentanti della Guardia di finanza per la relazione estremamente puntuale, che ha confermato alcuni nostri timori e le notizie di cronaca dell'ultimo anno relative alla filiera lattiero-casearia, per quanto riguarda in particolare le indagini svolte a Cremona, alla questione legata ai prosciutti e a quelle a Ravenna per l'olio di oliva.
Ritengo che questo necessiti di un impegno sempre più forte da parte della politica, per garantirvi strumenti utili a intervenire nel mercato agroalimentare, che, come si evince dalla vostra relazione, con il made in Italy garantisce margini di guadagno estremamente forti ai malfattori in un quadro normativo arcaico, in cui una delle leggi citate risale al 1930, quando non si poteva ancora parlare di contraffazione.
Considero opportuno dividere l'oggetto dell'audizione in due temi principali: quello del carovita, per cui 1 chilogrammo di carote che il produttore vende a 1 centesimo viene pagato 1 euro dalla casalinga che si reca a fare la spesa, e quello del contrabbando di prodotti non italiani o contraffatti dal punto di vista igienico-sanitario, come avvenuto nel settore lattiero-caseario.
Per quanto concerne il primo aspetto, ho avuto conferma dell'esigenza di individuare strumenti atti ad accorciare la filiera, sebbene anche nella filiera corta si arrivi a un aumento del prezzo pari al 77 per cento, contro il 300 per cento nella filiera lunga. Si tratta di una risposta difficile da formulare, che deve essere costruita con il mondo agricolo e la grande distribuzione.
Dimostrare che alcune centrali di acquisto fanno cartello appare estremamente difficile. Anche a questo riguardo, il quadro legislativo si rivela arcaico rispetto alla situazione attuale, giacché le eventuali sanzioni appaiono estremamente blande rispetto ai rilevanti interessi economici coinvolti. Mi conforta l'ultima parte della relazione, in cui si esprime un parere favorevole in merito alle nuove normative inserite nel provvedimento analizzato in queste ore dal Parlamento. Si tratta di una proposta bipartisan, che vede la politica unita per porre fine a quanto sta avvenendo.
Esprimo dunque l'apprezzamento del gruppo che rappresento per le importanti operazioni compiute, anche quelle che non hanno avuto risonanza sui giornali, relative alla sicurezza alimentare, tema peraltro sempre più caro ai cittadini italiani. Sono infatti assolutamente convinta che, mentre fino a qualche anno la salubrità
dei prodotti acquistati veniva data per scontata, oggi i cittadini cominciano a porsi dei dubbi e l'esistenza di forti controlli possono certamente rassicurarli in tal senso. Sono inoltre seriamente preoccupata dell'interesse manifestato da gruppi di malfattori verso il made in Italy, per quanto riguarda non solo il finto biologico, ma anche la vendita di prosciutti, salami, carni non salubri nella grande distribuzione. Come madre e parlamentare, avverto fortemente questa preoccupazione.
Stiamo lavorando nella giusta direzione, ma ritengo vi sia ancora molto da fare per garantirvi strumenti atti a intervenire in maniera più puntuale nelle operazioni che state conducendo.
PRESIDENTE. Farei una precisazione sull'ordine dei lavori. Non avendo molto tempo, dedicherei la discussione ai temi della relazione appena ascoltata, rinviando la questione relativa alla PAC alla seduta prevista per la giornata di domani.
SEBASTIANO FOGLIATO. Ringrazio i rappresentanti della Guardia di finanza, ai quali porgo un saluto anche a nome del gruppo della Lega nord, ringraziandoli dell'utile supporto fornitoci con questa relazione, che delinea un utile quadro delle attività svolte.
Troppo spesso, l'agricoltura viene associata all'aumento dei prezzi, causa dell'impossibilità per le famiglie di arrivare a fine mese. Gli operatori del settore dell'agricoltura non sono però responsabili del processo di inflazione, ma semmai sono soggetti deboli che la subiscono, come testimoniano anche gli accordi siglati con la grande distribuzione. Oggi, il prezzo è diventato un elemento fondamentale per la scelta di acquisto da parte delle famiglie. Le catene della grande distribuzione spingono verso il prezzo sempre più basso, gli accordi diretti con la grande distribuzione schiacciano sempre di più il produttore agricolo. Nel settore ortofrutticolo, quest'anno si registra un aumento dei costi dei fertilizzanti che oscilla tra il 10 e il 15 per cento al mese.
Le indagini forniteci da «Mister prezzi» nell'audizione svolta e l'aumento dei prodotti del settore ortofrutticolo originariamente venduti dal produttore a pochi centesimi al chilo inducono a riflettere su come l'agricoltore possa remunerare la manodopera che lavora per lui, a chiedersi se paghi i relativi contributi all'INPS. Si deve quindi effettuare un'analisi approfondita del contesto. La lotta indiscriminata all'aumento dei prezzi genera infatti un fenomeno per cui le catene della grande distribuzione tendono a schiacciare i più deboli, proponendo il miglior prezzo al consumatore. Quest'anno, tale lotta è stata un fenomeno costante.
L'importazione di prodotti da altre parti del mondo impone di mettere in discussione le regole, i sistemi di produzione del settore ortofrutticolo, laddove per taluni prodotti possono essere stati utilizzati pesticidi che i nostri sistemi di controllo non riescono a rilevare. Alcuni prodotti fitosanitari sono infatti non registrati e quindi sconosciuti all'autorità di controllo. Questa corsa all'abbassamento dei prezzi può anche provocare una minor qualità per il consumatore, come sostenuto anche in autorevoli trasmissioni. A Porta a Porta, ad esempio, esperti del settore hanno evidenziato come questa rincorsa al prezzo più basso necessiti di un incremento di vigilanza per verificare la qualità del prodotto finale, che può ridursi.
In Italia, siamo oggetto di importazione di prodotti non regolari, ma il sistema dei controlli funziona. Possiamo dunque rassicurare il consumatore che, anche qualora entrino in Italia partite di prodotti quali il latte cinese, il sistema di controlli è efficace. Esasperare la rincorsa all'abbassamento dei prezzi può, lo ripeto, però causare una minore qualità del prodotto finale.
Nel settore agricolo, i fertilizzanti stanno subendo un aumento che oscilla dal 10 al 15 per cento al mese, di cui si ignorano le motivazioni, che alcuni attribuiscono alla crescita della domanda di altri Paesi. Sta dunque aumentando notevolmente e in modo ingiustificato il prezzo che si riflette negativamente sull'anello debole della filiera, ovvero il mondo agricolo.
Anche l'aumento del costo del gasolio ha impattato negativamente sul settore agricolo, nonostante la tariffa agevolata applicata a quello utilizzato per l'agricoltura. L'agricoltura non è infatti riuscita ad assorbire gli aumenti subìti ed è stata schiacciata da questa lotta per la riduzione dei prezzi.
Tutti i settori si trovano in difficoltà. Per quanto riguarda ad esempio la produzione di latte, non si comprendono le ragioni per cui il prezzo alla produzione e il prezzo alla vendita presentino un divario così ampio. In alcuni articoli di stampa è stato rilevato come il pane nel centro di Milano costi 5 euro al chilogrammo a causa dell'aumento del grano, laddove sarebbe però opportuno considerare anche altri aspetti quali il caro immobili, laddove il panettiere del centro è costretto a pagare un affitto di 5-10 mila euro al mese e si adopera per far ricadere tale costo sul consumatore. Spesso, i media insistono solo sull'aumento del prezzo del grano, senza considerare anche l'influenza di fattori diversi, non legati al settore dell'agricoltura.
Ringrazio i rappresentanti della Guardia di finanza per averci fornito utili spunti di lavoro e averci illustrato la loro attività di controllo sui prodotti illecitamente contraffatti e venduti nel nostro Paese, attività importantissima a salvaguardia del made in Italy e delle nostre produzioni tipiche. Riponiamo in voi la fiducia per il controllo di questo importante settore, che impatta sull'immagine dei prodotti italiani e salvaguarda il produttore di queste specificità del nostro Paese.
GIUSEPPE RUVOLO. Ringrazio gli auditi per la puntuale relazione, che conferma quanto già espresso da altri in questa sede. Per quanto riguarda il ricarico medio dei prezzi, nelle varie filiere un aumento del 200 per cento trova analogia con altri istituti di ricerca.
Vorrei sapere se abbiate individuato modalità per fermare la folle corsa dei prezzi, anche utilizzando una serie di iniziative legislative di carattere sanzionatorio. Sebbene il Governo e il Parlamento possano trarre utili indicazioni dal vostro lavoro, nella relazione non emergono però espliciti suggerimenti circa gli strumenti di attività di contrasto preventive. Vorrei sapere come sia possibile evitare rincari che giungono fino al 300 per cento, se vi manchino i mezzi, gli strumenti anche normativi per bloccare sul nascere queste folli impennate dei prezzi.
Per quanto riguarda i 25 mila controlli che effettuate, vorrei sapere se, nel terremoto di prezzi registrato a partire da marzo, si possano considerare sufficienti o sia invece opportuno prevederne una intensificazione che possa stringere sempre di più il cerchio.
LUCIANO MARIO SARDELLI. Desidero ricollegarmi all'intervento del collega precedente ed essere molto pragmatico. Ringrazio la Guardia di finanza per il lavoro svolto nel contrastare e combattere certi fenomeni, ma pongo due domande fondamentali. La legge riconosce e sanziona il reato di contraffazione, ma si rilevano due problemi, il primo dei quali riguarda il prezzo dei prodotti. Vorrei sapere se abbiate la possibilità di comprendere quali intermediari intervenendo nel percorso del prodotto abbiano la possibilità di trarre profitto, se siano tutti individuati e rispondano allo Stato dei propri guadagni o, trattandosi di un prodotto agroalimentare, laddove la produzione agricola non è neppure tassabile, tutte le rendite di posizione e di intermediazione esulino dal vostro controllo, e, qualora questo avvenga, come consigliate di muoverci dal punto di vista di eventuali interventi
legislativi.
Mi sembra infatti che una serie di processi nascosti, fuori del controllo vostro e del consumatore conducano alla lievitazione del prezzo senza garantire alcun incremento di gettito per le casse dello Stato. Taluni intermediari infatti guadagnano e questo ricavo scompare. Vorrei chiedervi dunque di suggerirci come procedere in base alla vostra esperienza.
Per i prosciutti e i prodotti lattiero-caseari avete riscontrato una serie di problematiche, giacché arrivano dall'estero,
sono alterati, vengono riciclati. Si parla della rintracciabilità del prodotto, ma vorrei sapere quale responsabilità abbia la catena commerciale, che dubito possa comprare senza avere idea della provenienza del prodotto. Si deve quindi attribuire maggiore responsabilità a chi vende un prodotto alterato, applicando anche sanzioni amministrative.
Dalle inchieste condotte risulta che i prodotti lattiero-caseari passavano da un'azienda all'altra e venivano riciclati. Sembrerebbe quindi sufficiente imporre a tutte le aziende che intervengono nella lavorazione dei prodotti lattiero-caseari e dei salumi di comunicare le quantità che arrivano, la provenienza e il compratore, così da poter intrecciare i dati e individuare da dove provenga il prodotto. Deve essere un iter regolare, in base al quale l'azienda a cui arriva il prodotto comunica a un centro di controllo la quantità e la provenienza del prodotto, lo lavora e illustra il percorso della merce.
Dobbiamo stabilire momenti di assoluta trasparenza, che devono riunire la rete di distribuzione, le aziende di trasformazione, per dare sicurezza al consumatore e trasparenza al mercato: altrimenti agevoliamo operazioni a danno del consumatore, delle aziende sane che operano sul mercato e dell'erario che viene gabbato.
Vorrei chiedervi inoltre se in base alla vostra esperienza sia possibile immaginare un riferimento costante per le aziende che intervengono nelle varie fasi - sarebbe sufficiente che fossero obbligate a comunicare (quando non lo fanno, già questo corrisponde ad un problema serio) - e se, a vostro avviso, tale riferimento vada nell'interesse della sicurezza e della tracciabilità dei prodotti. Mi riferisco sia a quelli elaborati che a quelli che dal campo giungono direttamente sui mercati, che comunque subiscono mediazioni spesso sconosciute all'erario e al consumatore.
NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Vorrei innanzitutto rivolgere un sentito ringraziamento al Generale Vicanolo per la relazione illustrata, per il lavoro svolto insieme al suo gruppo per meglio veicolare in Italia i prodotti made in Italy, l'italianità del cibo e della qualità, garanzia per le famiglie italiane, e per arginare le contraddizioni di questo aumento dei prezzi, che spesso si verifica nel nostro mercato.
Colgo anche qualche indicazione operativa. Poiché avete citato il ricarico che emerge anche dai ricavi di gestione, vorrei sapere se l'inserimento del doppio o triplo prezzo potrebbe aiutare il vostro lavoro di individuazione dei rincari eccessivi e di eventuali speculatori.
Nella relazione sono stati evidenziati interventi da voi operati sul mercato, in particolare sulle aziende. Per quanto riguarda però la tracciabilità, abbiamo condotto un'indagine sui prezzi, ascoltando prima i produttori e poi le organizzazioni, fino ad arrivare alla grande distribuzione organizzata, in cui credevamo di trovare quanto è mancato in questa lunghissima filiera, individuando come la grande distribuzione possa speculare così tanto sull'impennata dei prezzi.
Ho appreso dalla vostra relazione che su questo aspetto forse poco si potrà fare, ma la grande distribuzione incide moltissimo sull'impennata dei prezzi, in particolare su quelli del settore agricolo, anche perché pochissimi centri di acquisto determinano un aumento di prezzo così eccessivo. Dalla relazione emerge anche l'esigenza di accorciare la filiera. Il ricarico del 77 per cento è un valore elevatissimo, anche se indubbiamente inferiore a quello del 300 per cento che si osserva nella filiera più lunga.
Vorrei sottoporre alla vostra attenzione anche il tema della sicurezza e della legalità nelle aziende. In alcuni territori non solo del sud, esiste quasi un mercato fondiario parallelo, illegale, in cui i clan controllano il lavoro nero svolto dagli immigrati. I mass media hanno anche evidenziato un tentativo di controllare i mercati non solo di Gela o di Pompei, ma anche di Milano. Forse sono influenzato perché provengo dal sud, ma vorrei sapere se esista questo tentativo di forzare il mercato da parte della criminalità organizzata.
Si rileva inoltre il problema del lavoro irregolare, giacché in agricoltura un lavoratore su tre è irregolare, con conseguenti problemi per il lavoratore e la sua famiglia, nonché di concorrenza sleale. Ringraziandovi per il lavoro svolto e per gli ottimi spunti che ci avete offerto, ritengo però che questi aspetti incidano sul mercato, sui prezzi, sul made in Italy e sulla qualità del nostro vivere comune.
IVAN ROTA. Ringrazio i rappresentanti della Guardia di finanza per l'esauriente relazione, della quale non intendo riportare stralci per esigenze di sintesi.
Sottolineo l'apprezzamento e il sostegno personale dell'Italia dei Valori per l'impegno della Guardia di finanza nel perseguire la sua mission di lotta all'evasione e all'elusione fiscale, di contrasto alle frodi ai finanziamenti comunitari e ai traffici illeciti, di lotta al riciclaggio, all'usura, al carovita.
Alla base della vostra mission devono esserci quella trasparenza e legalità che l'Italia dei Valori cerca di portare avanti nel suo progetto politico. È dunque un conforto constatare come un'istituzione contrasti la politica del più furbo che intenda prevaricare l'imprenditore e il cittadino onesto. Si tratta quindi di fare emergere il merito all'interno di un mondo economico spesso viziato dalla furbizia di quello che ha più potere di mercato perché sfrutta il lavoratore, elude il fisco, beneficia di finanziamenti che altri imprenditori non hanno.
In questa vostra azione a tutto tondo s'inserisce una serie di attività. Al di là della mancata risonanza sui giornali e sui media rilevata dalla collega Beccalossi, mi piace registrare e sottolineare invece la concretezza dell'azione della vostra istituzione, la quale continua in modo imperterrito, serio, coerente e costante a svolgere un'azione per evidenziare coloro che frodano l'intera collettività - non la Guardia di finanza, l'istituzione, il Governo, la maggioranza o l'opposizione -, i cittadini onesti, più numerosi di quelli disonesti.
Da ciò deriva la vostra verifica dei prezzi al banco, della qualità del prodotto, indipendentemente dalla provenienza, sebbene siamo favorevoli alla tutela del made in Italy, anche della produzione agroalimentare. Sono infatti convinto che la politica deve creare barriere per contrastare l'invasione di prodotti dall'estero e favorire la lotta alla sofisticazione, laddove spesso il mercato viene distorto e viziato dalla manipolazione di un prodotto reso più conveniente di altri. Evidentemente, la materia deve essere maggiormente regolata da interventi legislativi, perché la Guardia di finanza può solo verificare eventuali disfunzioni, mentre la filiera attiene al funzionamento del mercato nei vari passaggi commerciali.
Credo che dobbiate continuare nella vostra azione meritoria, laddove una mission basata su valori chiari e universali fornisce sollecitazioni per offrire un contributo legislativo - non di slogan o di spot economici e finanziari - per sostenere un'azione che necessita di mezzi utili a essere operativi sul campo.
PRESIDENTE. Ringrazio i colleghi per le utili sollecitazioni. Prima di dare la parola al generale Vicanolo aggiungerei due considerazioni: in primo luogo, recuperando una considerazione del collega Sardelli, vorrei sapere se nell'esercizio delle vostre attività abbiate individuato strutture, modelli informatici, sistemi di controllo telematico on line di prodotto che consentano di avere una certezza nella tracciabilità, se in concreto abbiate verificato che questi percorsi sono già posti in essere per rendere più agevole il controllo.
A questo proposito, sul fronte della distribuzione di prodotti in tutta Italia, vorrei sapere se la distribuzione collegata con la criminalità organizzata in qualche parte del Paese (ad esempio in Campania) incida significativamente sulle dinamiche dei prezzi che riguardano il latte.
GIUSEPPINA SERVODIO. In linea con le considerazioni del presidente, nell'azione di collaborazione che voi avete con organi a struttura nazionale quali il Garante per la sorveglianza dei prezzi, per la concorrenza e anche i Ministeri, poiché
questi fenomeni sono a macchia di leopardo su tutto il territorio nazionale, vorrei sapere quali indicazioni possiate formulare per aiutarci a individuare strumenti e sedi affinché questi sistemi di controllo incrocino anche le responsabilità locali. Alcuni fenomeni possono infatti essere maggiormente visibili da soggetti locali.
Capisco che sulla sicurezza ci sia soprattutto una competenza nazionale, quindi dello Stato, ma potremmo attivare canali, strumenti e norme affinché possiate localmente «incrociare» oltre ai sistemi di controllo in sede telematica anche un raccordo con i soggetti più vicini ai fenomeni di cui vi occupate, in termini sia di fisco, sia di collaborazione con le indagini a cui siete proposti. Vorremmo chiedervi quindi di aiutarci a individuare percorsi più utili che tengano in considerazione l'esigenza di intrecciare anche le responsabilità locali.
PRESIDENTE. Generale, purtroppo non abbiamo tanto tempo, ma la partecipazione alle domande di tanti colleghi è il risultato della sua relazione particolarmente apprezzata.
Do la parola al Generale Vicanolo per la replica.
GIUSEPPE VICANOLO, Capo del III reparto operazioni del Comando generale della Guardia di finanza. Grazie, presidente. Provo a fare qualche riflessione su due piedi, ma, se non fosse sufficiente, siamo a disposizione per eventuali approfondimenti anche mediante qualche contributo scritto.
L'onorevole Ruvolo ha posto una domanda relativa agli strumenti di carattere preventivo. Ci si chiedeva come si possa accettare un'accentuata impennata di prezzo in un mese e perché non si riescano a bloccare simili fenomeni. Ho recepito questa domanda ricordando le tante riflessioni formulate con i nostri collaboratori nel chiuso dei nostri uffici, quando, di fronte a fenomeni di impennate di questa entità, abbiamo valutato che non si può intervenire fungendo da calmiere sull'andamento dei prezzi, perché il regime dei prezzi è libero, è incontro di domanda e offerta e sta all'acquirente non recepire l'offerta esagerata proposta dal venditore e scegliere un'alternativa.
La normativa emanata sui prezzi a partire dal 2003 usa definizioni quali «abnormi dinamiche di aumento dei prezzi», «andamento anomalo dei prezzi», che fanno pensare alla sussistenza di violazioni a causa dell'andamento anomalo o delle abnormi dinamiche, ma in concreto non si rileva una violazione sanzionabile dal punto di vista amministrativo o penale. Oggi, possiamo limitarci a fotografare la situazione e rilevare gli effetti dal punto di vista fiscale, perché chi alza il ricarico tra quanto vende e quanto acquista deve comportarsi coerentemente in sede di dichiarazione dei redditi, giacché guadagna di più.
Al di là di questo effetto indiretto, oggi non abbiamo la possibilità di intervenire su questi fenomeni che provocano il maggior allarme di mercato, in quanto nel sistema attuale non c'è una definizione di ricarico illecito oltre certe soglie, né una sanzione irrogabile per questo tipo di condotta.
Quando abbiamo accennato all'effettiva applicabilità degli strumenti della normativa antitrust e della normativa penale, intendevamo manifestare alla Commissione la nostra difficoltà. Come organi di polizia, siamo abituati a intervenire nei casi di patologie del sistema che provocano allarme sociale per accertare eventuali violazioni. Per quanto riguarda i prezzi, in un regime libero non si può imporre nessun tetto e, se non ci sono accordi di cartello, pratiche che ledono la concorrenza o manovre speculative che influenzano l'intera economia nazionale, dobbiamo limitarci a registrare la situazione, aspettare e monitorarla per valutarne i risvolti di carattere fiscale. Non spetta a noi stabilire se questo sia il punto di arrivo o una situazione soddisfacente, ma come organi operativi di intervento facciamo quanto ammesso dalla normativa attuale e le impennate dei prezzi provocano senz'altro la nostra insoddisfazione.
L'onorevole Ruvolo ci ha chiesto anche se i 25 mila controlli sul carovita rappresentino una misura sufficiente nell'attuale fase di tensione inflazionistica dei prezzi. Ho mancato di precisare che ogni anno il Ministro dell'economia e delle finanze fissa gli obiettivi della Guardia di finanza con la direttiva generale per l'azione amministrativa e la gestione. Per ogni settore di attività vengono individuate le risorse operative da investire secondo le priorità di intervento. Nel 2008, sulla lotta al carovita stiamo impegnando il 30 per cento in più di capacità operative rispetto al 2007. Anche in tempi non sospetti, alla fine del 2007, quando si è programmata l'attività di questo anno, una maggiore attenzione alla particolarità del momento che stavamo attraversando ha comportato l'innesto di ulteriori risorse.
Se da parte dell'autorità politica nelle strategie di utilizzo nei prossimi mesi verrà prevista questa presenza sul territorio, che ha finalità soprattutto fiscali e indirettamente sulla trasparenza dei prezzi, ma non un'efficacia diretta sul contenimento della tensione inflazionistica, la nostra attività potrà essere ulteriormente intensificata.
L'onorevole Sardelli ci ha chiesto se i proventi degli intermediari lungo la filiera, che lucrano sulle differenze di prezzo dalla fonte al mercato finale, siano dichiarati al fisco. Non ho volutamente toccato l'argomento della lotta all'evasione, perché l'oggetto della vostra indagine conoscitiva è un altro, ma ricordo che per quanto riguarda la Guardia di finanza l'impegno nella lotta all'evasione complessivamente intesa, inclusa quella nel settore agroalimentare, è grandemente aumentato nell'arco degli ultimi tre anni tra il 2005 e il 2007, investendo il 25 per cento in più di risorse dedicate all'attività di verifica.
Questa strategia è stata consolidata nel 2008. L'anno scorso, questa accentuata presenza ispettiva ha comportato risultati in termini di redditi accertati, verbalizzati e proposti per il recupero a tassazione che sono stati i più alti della storia della Guardia di finanza, giungendo a 29 miliardi di euro di basi imponibili non dichiarate, di costi e ricavi o indebitamente dedotti o non sottoposti a tassazione, con quasi 5 miliardi di IVA dovuta e non dichiarata.
Ciò significa che, oltre ai controlli, i risultati derivano dalla qualità dell'impegno. In vista dell'attività di controllo fiscale per il prossimo anno, stiamo svolgendo una riflessione maturata proprio dalla considerazione del passaggio che sta attraversando il mondo dell'industria del pane e della pasta nel frangente in cui sono diminuiti i prezzi della materia prima (il grano), mentre quelli della farina, del pane e della pasta continuano ad essere alti.
Non esistono strumenti per costringere un'azienda a cambiare la propria condotta di prezzo. I nostri controlli, che fotografano la situazione in termini oggettivi attraverso fatture e documentazione ufficiale, permettono di conoscere la situazione che si sta determinando. La diminuzione dei costi e l'aumento dei ricavi del fatturato, inducono a verificare se questo spread di maggior ricarico si rifletterà anche su maggiori redditi e valore aggiunto tassabili. Se invece il livello di reddito rimarrà invariato rispetto agli anni pregressi o sarà addirittura inferiore potrebbe significare che si sono verificati costi aggiuntivi straordinari, dovuti all'intensificarsi dell'attività ovvero che siamo di fronte a fenomeni di evasione per fenomeni di frode, che devono essere combattuti.
Non si rileva dunque una separazione netta tra gli obiettivi della Guardia di finanza in un settore rispetto ad altri, giacché si tratta di vasi comunicanti. Questo per noi è l'impegno per il futuro, per garantire all'azione di controllo la trasversalità e completezza di finalità che un organo di polizia economica e finanziaria deve avere.
L'onorevole Sardelli poneva una domanda anche riguardo agli obblighi di comunicazione da parte delle aziende del settore agroalimentare, per consentire la raccolta a livello centrale delle informazioni relative a tutti i flussi in entrata e in uscita. Questo sarebbe utile ai fini di
un'azione di controllo, ma forse non fattibile dal punto di vista legislativo in un sistema di semplificazione, che anche nelle ultime misure di carattere tributario evidenzia questo indirizzo di evitare appesantimenti a carico delle imprese, se non quando siano indispensabili rispetto all'interesse pubblico da tutelare. Si tratta però di una valutazione politica nella quale non mi addentro. È certo in ogni caso che monitorare con uno strumento di rilevazione pubblico i movimenti in entrata e in uscita agevolerebbe il nostro lavoro di ricostruzione.
L'onorevole Oliverio ha chiesto se un'introduzione dell'obbligo del doppio prezzo sui cartellini di vendita delle merci sarebbe utile ai fini della ricostruzione della condotta speculativa. Non abbiamo la possibilità di rispondere sulla base di dati; dobbiamo fare congetture e sforzarci di immaginare gli effetti sul funzionamento del mercato. Riteniamo che questa misura potrebbe essere utile per il consumatore che, accedendo alla vendita, potrebbe valutare chi applica un ricarico maggiore rispetto a chi si accontenta di un margine più basso. Come organo di controllo, viceversa, lo spread tra il costo di acquisto e il prezzo di vendita è rilevabile contabilmente, quindi l'esposizione comporterebbe soltanto una maggiore facilità nel rilevare il dato utile per l'aggiornamento degli studi di settore e una velocizzazione dell'attività dei controlli, sempre rimanendo ferma da parte nostra la necessità di un controllo di conferma
sulle fatture d'acquisto, perché quello esposto dal contribuente sarebbe comunque un dato di parte e dovrebbe essere verificato. Non si tratta quindi di uno strumento direttamente utile per l'attività di controllo.
La grande distribuzione incide molto sull'impennata dei prezzi e nella nostra relazione mancano accenni a un'attività specifica in questo senso; in verità, sono stati fatti accenni di sfuggita proprio per evitare che si potesse interpretare la nostra presenza ispettiva sul mercato come riferita soltanto ai medio-piccoli, laddove invece i nostri controlli sul carovita prendono in esame sia gli esercizi di vicinato - che tecnicamente, nei comuni al di sopra dei 10 mila abitanti, sono estesi fino a 250 metri quadri come limite - sia quelli che vanno oltre questa fascia, cioè la grande distribuzione (supermercati e ipermercati). I controlli e i rilevamenti si effettuano anche presso tali esercizi, non essendoci un'esclusione ex ante, ma di fatto è impossibile promuovere un'operazione di contrasto con gli attuali strumenti di monitoraggio dei prezzi a nostra disposizione. Dobbiamo limitarci ai rilevamenti e a vigilare sugli accordi antitrust,
sulle pratiche anticoncorrenziali, sulle condotte vietate dall'ordinamento sulla concorrenza di mercato.
L'influenza della criminalità organizzata sul mercato specialmente al sud nel settore del lavoro è un fenomeno noto e il motivo per cui, nei nostri piani d'azione, il contrasto al lavoro nero è l'altra faccia del contrasto all'economia sommersa. Lo sfruttamento della manodopera è infatti uno dei capisaldi per produrre valore aggiunto e ricchezza non dichiarata. Su questo fronte, i risultati dell'ultimo anno indicano un calo dell'emersione di lavoratori in nero, di soggetti non iscritti nei libri ufficiali, e un aumento dei lavoratori irregolari, che risultano iscritti, ma percepiscono fuori busta, oppure sono assoggettati a trattamenti retributivi al di sotto delle condizioni contrattuali.
PRESIDENTE. Mi dispiace interromperla, Generale Vicanolo, ma deve procedere per flash, dal momento che i lavori d'Aula cominciano alle 16 e quindi siamo obbligati a concludere l'audizione.
GIUSEPPE VICANOLO, Capo del III reparto operazioni del Comando generale della Guardia di finanza. Riteniamo che questo andamento si possa spiegare con il fatto che la «maxisanzione» introdotta dal legislatore due anni fa ha determinato effetti di deterrenza sul funzionamento del mercato. Gli imprenditori che vogliono evadere preferiscono quindi assumere il dipendente, ma poi trattarlo con sistemi di evasione.
Per quanto riguarda le questioni poste dal presidente sottolineo che attualmente non siamo a conoscenza dell'eventuale esistenza di strumenti informatici di controllo sulla tracciabilità dei prodotti. Non sappiamo se questo a livello comunitario possa essere appurato e, in caso di risposta positiva, mi riservo di far giungere alla Commissione un'informativa specifica.
Per quanto riguarda la distribuzione che in Campania ha influenzato la criminalità organizzata, questa è una giusta preoccupazione. A tale proposito, i gruppi investigativi sulla criminalità organizzata in ogni distretto di corte d'appello, che dipendono dalla Direzione distrettuale antimafia, hanno il compito istituzionale di monitorare l'influenza, il condizionamento e la presenza della criminalità organizzata nell'economia della circoscrizione in cui operano.
La collaborazione delle imprese oneste appare determinante per lavorare nel campo di cui ci stiamo occupando. Laddove quel condizionamento arrivasse a un'omertà completa, potremmo arrivare solo fino a un certo punto e non potremmo assicurare il massimo dell'efficienza. Si sta però creando un serio spirito di collaborazione con le associazioni di categoria e anche con gli enti locali. I patti per la sicurezza sono strumenti utili in questa direzione, perché ci abituano a lavorare fianco a fianco e a far capire che il nostro servizio è al servizio del cittadino, laddove 63 mila persone lavorano per difendere le imprese oneste, di chi in questo Paese cresce, si sviluppa e crea i presupposti per la vita comune.
PRESIDENTE. Nel ringraziare sentitamente il generale Vicanolo, il colonnello Sanfelice, il colonnello Sebaste, il capitano Tortora, consapevoli della possibilità di contare sulla loro attività e sul loro costante lavoro per eventuali approfondimenti, dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 15,55.