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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione XIII
4.
Mercoledì 17 marzo 2010
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Rosso Roberto, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE OPERE IRRIGUE

Seguito dell'audizione del commissario ad acta per la gestione delle attività della soppressa Agensud trasferite al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, ingegner Roberto Iodice:

Rosso Roberto, Presidente ... 3 8 11 12 13 14 15 16 17
Casciolo Antonino, Responsabile del settore irrigazione della gestione commissariale ex Agensud ... 4 6 15
De Camillis Sabrina (PdL) ... 10
Di Giuseppe Anita (IdV) ... 10 16
Iodice Roberto, Commissarioad acta per la gestione delle attività della soppressa Agensud trasferite al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ... 3 6 7 12 13 14 16
Pepe Mario (PD) ... 8
Ruvolo Giuseppe (UdC) ... 8 11 12 14 16
Servodio Giuseppina (PD) ... 14 15

ALLEGATI:
Allegato 1
: Documentazione consegnata dal commissario ad actaingegner Roberto Iodice ... 18
Allegato 2: Prospetti integrativi ... 34
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Repubblicani; Regionalisti, Popolari: Misto-RRP; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Noi Sud/Lega Sud Ausonia: Misto-NS/LS Ausonia.

[Avanti]
COMMISSIONE XIII
AGRICOLTURA

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di mercoledì 17 marzo 2010


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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO ROSSO

La seduta comincia alle 14,05.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Seguito dell'audizione del commissario ad acta per la gestione delle attività della soppressa Agensud trasferite al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, ingegner Roberto Iodice.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle opere irrigue, il seguito dell'audizione del commissario ad acta per la gestione delle attività della soppressa Agensud trasferite al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, ingegner Roberto Iodice.
Ricordo che nella seduta del 12 marzo 2009, nella quale è iniziata l'audizione dell'ingegner Iodice, si era ritenuto opportuno prevedere un nuovo incontro, in una fase successiva, anche per acquisire ulteriori elementi in merito alla programmazione nel settore delle opere irrigue. Insieme con il commissario, ingegner Roberto Iodice, è presente l'ingegnere Antonino Casciolo, responsabile del settore irrigazione.
Do la parola ai nostri ospiti, ai cui interventi faranno seguito eventuali domande da parte dei deputati e la successiva replica.

ROBERTO IODICE, Commissario ad acta per la gestione delle attività della soppressa Agensud trasferite al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. Buonasera a tutti. Come la volta scorsa, abbiamo portato alcuni elaborati che potrebbero essere utili alla Commissione.
Prendo le mosse dall'audizione dello scorso anno, esattamente del marzo del 2009 - nel corso della quale avevamo consegnato una relazione che tracciava la storia della gestione commissariale ex Agensud del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali - e, in particolare, dal grafico n. 15, che riteniamo molto emblematico e di cui abbiamo oggi riprodotto una copia.
Avanzammo allora alcune preoccupazioni relativamente a una prima fase di realizzazione di opere con un primo programma per un valore di 490 milioni di euro, fase che era andata molto bene e aveva permesso di conseguire risultati più che soddisfacenti in termini di realizzazione delle opere stesse, di risparmi di spesa, nonché - il che non guasta - di contenzioso, estremamente contenuto.
Per quanto riguarda le fasi successive, già in quella sede avevamo rilevato il consistente ritardo nell'attuazione di due delibere CIPE, una del 2002 e, l'altra, del 2005. I grafici «a torta» lo evidenziano: la parte in verde è andata bene, mentre la seconda e la terza, per un valore


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complessivo equivalente alla prima in termini di finanziamento, destavano preoccupazioni.
Dall'ultima audizione a oggi possiamo indicare come fatti nuovi, relativamente all'aspetto interno del Ministero, innanzitutto l'approvazione del regolamento di organizzazione, che ha visto anche un contributo di questa Commissione per quanto riguarda il commissario ad acta, che riteniamo determinante. Infatti, come aveva già fatto il Consiglio di Stato, in maniera ancora più autorevole questa Commissione ha fatto chiarezza sul ruolo del commissario rispetto alle strutture ordinarie del Ministero. È stato ribadito che tale figura, prevista da una legge primaria, dovesse sussistere e, in modo estremamente esaustivo, si è stabilito - su proposta di questa Commissione - che le attribuzioni delle competenze al Ministero venissero gestite dal commissario ad acta, così come prevedeva la legge istitutiva del 1995.
L'altro fatto essenziale che si è verificato, e che riteniamo di sottolineare, è un'indagine della Corte dei conti che ha evidenziato il grave ritardo nella realizzazione delle opere e che si è conclusa, nell'ottobre del 2009, con una deliberazione e un richiamo molto forte all'amministrazione. In sostanza, la Corte dei conti ha affermato che sia per il nord, sia per il sud c'era una costante di ritardo, ma che esso è significativo, in particolare, per le opere del Mezzogiorno.
Se si vanno a rileggere gli atti di questa Commissione, si vede come, già in occasione della nostra prima audizione, quindi antecedentemente all'indagine della Corte dei conti, erano state evidenziate le stesse problematiche. Aggiungo che questa stessa Commissione aveva affrontato il tema nel già 2007, ossia nella precedente legislatura.
All'epoca furono presentate tre proposte di legge, poi unificate in una sola - se mi è consentito - trasversale della maggioranza e dell'opposizione, che avevano percepito la difficoltà della realizzazione delle infrastrutture irrigue nel Mezzogiorno d'Italia e avevano proposto soluzioni, anche normative, attraverso l'istituzione di un organismo tecnico che potesse supplire a tali deficienze.
Questo è quanto accaduto nel lasso di tempo intercorso dall'ultima audizione.
In realtà, esiste anche un altro aspetto: in sede di esame del cosiddetto decreto-legge anticrisi n. 78 del 2009, convertito nella legge n. 102 del 3 agosto scorso, è stato introdotto da parte di un membro di questa Commissione un emendamento che ha consentito l'utilizzo di economie di spesa, (risparmi che abbiamo conseguito nell'attuazione dei nostri programmi) per finanziare analoghe infrastrutture irrigue nelle aree sottoutilizzate.
La Corte dei conti ha concluso, infine, sostenendo che l'amministrazione, quindi sia il commissario ad acta per il sud, sia la direzione competente per il centro-nord, deve relazionare entro 180 giorni alla stessa Corte dei conti.
Il lavoro che stiamo compiendo, infatti, e che ci permettiamo di illustrare in anteprima, ancorché in maniera incompleta, è teso a rispondere a questi rilievi molto pesanti della Corte dei conti.
In definitiva, essa vuole conoscere le misure - si esprime esattamente in questo modo - adottate dall'amministrazione per fronteggiare tale carenza. Come mostreremo in maniera sintetica e discorsiva - non vi preoccupate per i grafici, che sembrano molto tecnici; l'ingegner Casciolo li illustrerà in maniera sintetica - ci sono alcuni aspetti che riguardano provvedimenti amministrativi e altri che riguardano problemi normativi, a livello sia centrale, sia regionale. Per questo motivo, presidente, lascerei la parola all'ingegner Casciolo che illustrerà in maniera sintetica come stiamo operando per ottemperare ai rilievi della Corte dei conti.

ANTONINO CASCIOLO, Responsabile del settore irrigazione della gestione commissariale ex Agensud. Buongiorno. Abbiamo cercato di riprodurre nella maniera più chiara possibile l'andamento dei lavori nonché alcuni casi tipici, per cercare di


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vedere quali sono i problemi che riscontriamo nell'avanzamento dei lavori e ragionare sulle eventuali soluzioni.
La documentazione che abbiamo consegnato è strutturata in tavole, che cercherò di illustrare il più brevemente possibile. Per cercare di renderne la lettura più semplice, abbiamo raggruppato in quattro macrogruppi le tempistiche di ogni progetto: una, in grigio, relativa ai tempi di finanziamento delle opere; un'altra, in verde, relativa alle procedure che bisogna mettere in atto per «cantierare» l'opera; un'altra, in blu, alle procedure di gara; infine, una in rosa, relativa all'esecuzione dei lavori tout court.
Per quanto riguarda la tavola 1, ad esempio, che concerne l'avviamento e l'esecuzione di un progetto del Consorzio di bonifica Destra Sele, focalizzerei l'attenzione sulla parte in blu, ossia sulla gara. Si sono verificati grossi problemi nella realizzazione delle opere per ciò che riguarda i tempi necessari all'aggiudicazione dei lavori. Tale ritardo è derivato da procedure di gara piuttosto lunghe, per via del controllo delle offerte anomale, e dal problema delle certificazioni delle imprese, che non sempre rispondono a verità. Sappiamo bene che l'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori sta portando avanti il controllo di tutte le attestazioni di società organismi di attestazione (SOA) delle diverse imprese.
Se vediamo la tempistica dell'assegnazione dei lavori (cioè la parte in blu), notiamo che si era arrivati a un'aggiudicazione dei lavori nell'ottobre 2005. Tuttavia, a seguito di precise indicazioni date dall'Autorità per la vigilanza, dopo una convenzione stipulata fra la nostra gestione commissariale e l'Autorità stessa per il controllo delle attestazioni SOA, è stato necessario riaprire la gara, perché le attestazioni non erano veritiere, ed eseguire nuovamente il controllo. Alla fine, si è arrivati all'aggiudicazione dei lavori dopo ben 880 giorni. Potete capire che tutto ciò incide in maniera piuttosto pesante sull'andamento dei lavori successivi, perché si verificano anche problemi di aumento dei prezzi, circostanza che pone grandi difficoltà.
Procedendo molto rapidamente, la seconda tavola riguarda un progetto della Piana di Catania. In questo caso, richiamo l'attenzione su tutte le attività prima ancora della gara, indicate dai tratti in verde: mi riferisco alla progettazione esecutiva delle opere, che diventa sempre più problematica per gli enti concessionari e piuttosto lunga, e che non sempre si sposa con la normativa dei lavori pubblici, che obbliga a mettere a gara progetti con prezziari aggiornati.
In questo caso, nel 2007 si è registrata una posizione particolarmente dura dell'Associazione nazionale costruttori edili (ANCE), che ha ricorso contro bandi di gara di progetti che non avevano i prezzi aggiornati, ragion per cui si è dovuti tornare alla progettazione del lavoro, all'aggiornamento dei prezzi e all'organo tecnico-economico che li approva. Tutto ciò ha richiesto 1.160 giorni, praticamente tre anni, per le attività precedenti alla gara.
Per quanto riguarda la parte evidenziata in blu, sono occorsi 654 giorni per l'aggiudicazione dei lavori. Anche in questo caso, la verifica delle offerte anomale ha creato molti problemi: gli articoli 87 e 88 del codice degli appalti prevedono alcune interlocuzioni con le imprese per verificare che i prezzi offerti in sede di gara siano o meno anomali o giustificabili.
Il terzo grafico riguarda, una volta tanto, un caso positivo. Vediamo che i tempi sono molto più contenuti, non ci sono stati ricorsi nei confronti delle aggiudicazioni e il lavoro è già in buona parte in stato di avanzamento: siamo al 60-70 per cento.
Questi ritardi sono in parte dovuti, quindi, alla patologia dei lavori pubblici, per ciò che riguarda sia la progettazione, sia l'aggiudicazione. Per fortuna, data la vigilanza che riusciamo ancora a esercitare, non abbiamo avuto grossi slittamenti nella durata dei lavori.
Se sono chiari i primi tre diagrammi, dovrebbero esserlo anche gli altri due, il


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quarto e quinto, in cui vengono rappresentati il gruppo dei progetti finanziati con la delibera CIPE n. 133 del 2002 (tavola 4) e quello finanziato con la legge n. 350 del 2003 (tavola 5).
Anche qui abbiamo riportato i colori (verde, blu e rosso) per distinguere e vedere qual è la situazione dei ritardi dovuti alle fasi di esecuzione dei lavori.
Procedo molto velocemente, considerata la semplicità delle tavole.
Vediamo le attività pre-gara. Dalle tavole 6 e 7 emergono tempi incredibili: purtroppo, la media è di tre anni e ci sono anche casi di ritardi più clamorosi. Il segno blu e nero che figura nei diagrammi rappresenta l'approvazione da parte dei provveditorati alle opere pubbliche. Il tratto che ancora manca fino alla gara, cioè la parte in verde superiore al segno nero, rappresenta i tempi necessari per l'acquisizione di pareri e nullaosta da parte delle varie amministrazioni. Anche questo, nonostante sia stato previsto lo strumento della Conferenza dei servizi, continua a essere un problema non indifferente, come si vede benissimo dai grafici: i tempi sono mediamente di un anno per la prima legge e ancora superiori per la seconda.
A proposito delle gare di appalto, nelle tavole 8 e 9 abbiamo inserito i tempi e abbiamo visto che anche per i lavori sotto soglia comunitaria, quelli in cui le fasi di gara sono semplificate perché si tratta solo di individuare la soglia di anomalia e scartare tutte le offerte anomale, i tempi sono assai elevati. Contano molto i ricorsi da parte delle imprese contro le procedure di gara, che seppur quasi sempre vinti dalle amministrazioni che hanno svolto il ruolo di stazioni appaltanti, hanno inciso comunque sui tempi.

ROBERTO IODICE, Commissario ad acta per la gestione delle attività della soppressa Agensud trasferite al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. Vorrei fare una precisazione al riguardo, prevenendo una domanda di chi ha colto quello che l'ingegnere ha appena riferito.
Il grafico 8 riporta in blu i valori relativi agli appalti sotto soglia. La soglia comunitaria, che era prima di 5 milioni, adesso, purtroppo, per direttive comunitarie, è stata ridotta a un milione, ampliando enormemente il numero di gare sottoposte a questa procedura. Come si può notare, il progetto Velia ACG 68 ha comunque tempi notevoli, anche se è blu scuro.
Vorrei sottolineare che cosa è successo, perché ritengo che sia politicamente importante dare un significato a quanto successo. Questa gara sotto soglia era stata aggiudicata a un'impresa. Sulla base della convenzione che, per prima amministrazione in assoluto, la gestione commissariale aveva sottoscritto con l'Autorità di vigilanza sui lavori pubblici, ora Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, si è riscontrata un'anomalia sia nell'appaltatore, sia nel subappaltatore: il primo era veneto, il secondo campano. Come vedete, c'è una trasversalità territoriale dei cosiddetti «furbi».
C'è stato un ricorso al TAR di sospensiva, uno al Consiglio di Stato, sempre come istanza cautelare, un altro di merito al TAR e un altro ancora al Consiglio di Stato. Vi riferisco solo questo: a seguito di questo episodio, l'Autorità per la vigilanza ha proposto un intervento normativo, che è stato accolto dal Parlamento, che prevede l'esclusione automatica per un anno dei soggetti colti in assenza di tali requisiti. È una magra soddisfazione, perché questo consorzio ha perso - senza alcuna colpa - due anni. Cercheremo di farlo capire alla Corte dei conti, perché non vorremmo che passasse il messaggio che il rispetto delle regole è comunque oneroso.

ANTONINO CASCIOLO, Responsabile del settore irrigazione della gestione commissariale ex Agensud. I diagrammi 10 e 11 riportano con due colori diversi la durata dei lavori prevista contrattualmente e, più in chiaro, quella attualmente vigente, a seguito di sospensioni e proroghe. Da questi diagrammi si evince che non si sono verificati slittamenti nei tempi contrattuali,


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ma sono state le fasi precedenti all'esecuzione dei lavori ad aver creato problemi. I tempi medi sono quelli riportati nella tavola 12.
Un altro buon risultato della gestione commissariale riguarda il contenzioso in corso d'opera, come si vede dai grafici a «torta» della tavola 13, che incidono in maniera piuttosto limitata. Si tratta di contenziosi non ancora definiti e, pertanto, la parte economica si potrà ridurre; si tratta solamente di importi richiesti. Il contenzioso e lo slittamento dei tempi, quindi, non ci preoccupano, ma bisognerà pensare a prendere provvedimenti per le fasi precedenti all'esecuzione.
Le ultime tavole riguardano la percentuale dei lavori che sono stati avviati, quelli che hanno incontrato difficoltà perché la fase della progettazione, come vi riferivo, è in ritardo, al pari di quella dell'autorizzazione, sia per la delibera CIPE n. 133 del 2002, sia per la legge n. 350 del 2003.
Sono stato molto rapido, ma credo che le tavole parlino da sole.

ROBERTO IODICE, Commissario ad acta per la gestione delle attività della soppressa Agensud trasferite al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. Se il presidente lo consente, vorrei svolgere una considerazione conclusiva.
I rilievi della Corte dei conti sono pertinenti; tuttavia, noi riteniamo che vadano illustrate, non solo in maniera analitica, le nostre motivazioni. Come abbiamo detto introducendo questa audizione, tale lavoro è in corso e dobbiamo relazionare agli inizi di aprile alla Corte dei conti in maniera esaustiva su tutte le opere (21 della prima delibera CIPE, 26 della seconda delibera).
Vorremmo sottolineare all'organo di controllo quali sono le motivazioni, che l'ingegnere Casciolo ha riassunto in due segmenti: adeguate progettazioni e tempi per le aggiudicazioni delle gare di appalto. Per questo secondo aspetto, tranne la responsabilità di alcune stazioni appaltanti - in verità rara - si tratta di un problema normativo. La questione è stata già sottoposta all'attenzione del Parlamento dalla stessa Autorità di vigilanza e da altri soggetti, molto più qualificati di noi, che si occupano di lavori pubblici. È un problema serio.
Il primo programma, quello positivo, che abbiamo illustrato nel grafico della precedente audizione e che è andato molto bene, è stato raggiunto con gli stessi soggetti (la gestione commissariale e i Consorzi di bonifica) secondo noi per due motivi fondamentali: in primo luogo, perché le progettazioni - stiamo parlando della fine degli anni Novanta - erano quelle realizzate ai tempi dell'intervento straordinario, poi adeguate; in secondo luogo, perché c'era una normativa molto semplice, la legge quadro Merloni, che, anche se ad alcuni non piaceva, noi riteniamo invece che sia stata rigorosa e molto seria, e soprattutto chiara. Adesso - lo dico con molta umiltà - il codice dei contratti pubblici sta generando difficoltà che sono sotto gli occhi di tutti. Il problema dell'applicazione di questa normativa desta serie preoccupazioni. Il dato che è stato fornito prima dall'ingegnere Casciolo, su cui inviterei a riflettere, è quello che vorremmo sottolineare alla Corte dei conti.
Queste problematiche sono ovviamente su scala nazionale e riguardano sia il nord che il sud. Ma per quale ragione al sud c'è una criticità maggiore? Il problema dei ricorsi in sede di gara esiste in tutta Italia. Il problema è, in primo luogo, che al sud, quando, per problemi di mercato, partecipano a una gara 40 imprese, come capite benissimo, anche l'aggiudicazione, che richiede il rispetto di una determinata procedura, è molto più onerosa rispetto a quella di una gara cui partecipano 13 imprese. Questo è un primo dato rilevabile dalla relazione inviata al Parlamento dall'Autorità per la vigilanza dei contratti di lavori pubblici.
In secondo luogo, i ribassi sono molto più esasperati al sud rispetto al nord e ciò rappresenta un altro dato. È una questione di mercato. Si registrano ribassi d'asta medi molto più contenuti al nord rispetto al sud.


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Da ultimo, la questione del contenzioso che abbiamo subìto come amministrazione è dovuta al fatto che il codice dei contratti pubblici - non me ne chiedete la ragione - prevede che i prezzi vadano aggiornati ogni anno. La stragrande maggioranza delle stazioni appaltanti d'Italia, e quindi anche i Consorzi di bonifica, non hanno propri prezziari, che invece vengono redatti dalle regioni e dai provveditorati alle opere pubbliche. È un giro perverso, perché non si fa in tempo ad appaltare, che scatta l'obbligo di adeguare i progetti: bisogna così ritirarli dalla gara, aggiornarli e rimandarli in gara, quando l'ordinario buonsenso vorrebbe - è un rilievo che mi permetto di muovere alla parte privata, ossia alle imprese di costruzione - che, anziché fare il 30-40 per cento di ribasso, si faccia il 20 per cento. L'adeguamento dei prezzi ogni anno è mediamente dell'ordine del 3-5 per cento e i nostri ribassi medi sono del 30 per cento. Sembrerebbe un falso problema, eppure esiste una norma che ci impone di aggiornare i prezzi e di ripetere la gara.
Un ultimo dato che sottoporremo alla Corte dei conti, e che adesso lo sottoponiamo a questa autorevole Commissione, riguarda le opere strategiche della legge obiettivo. Possiamo fornire in anteprima alcuni dati relativamente alle opere irrigue o idriche con prevalenza irrigua; otto opere importantissime per un valore complessivo di oltre 400 milioni di euro, approvate con delibere CIPE del 2002, 2004 e 2006, nessuna delle quali è terminata.
Ci sono alcuni problemi: non intendo dire, come si dice solitamente, «mal comune, mezzo gaudio», ma, laddove esiste una legge speciale che consente procedure particolari, semplificate e agevolate, e si riscontrano comunque questi dati, forse occorre una riflessione maggiore, più attenta, che vada anche al di là della risposta che forniremo puntualmente alla Corte dei conti.

PRESIDENTE. Ringrazio gli auditi per la loro relazione. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

MARIO PEPE (PD). Faccio solo due brevi domande. L'ex Agensud, per la concretezza e la vicinanza delle opere irrigue, sia quelle a monte, sia quelle a valle, ritiene o meno di restituire tali interventi agli organismi regionali o agli enti di area complessa al fine di arrivare a una semplificazione, a un controllo e a una gestione concreta di opere che assumono una datazione cronologica spaventosa? Dico ciò perché non si sono realizzati gli obiettivi per i quali abbiamo organizzato un disciplinare sia esecutivo, sia progettuale.
Esiste, dunque, una perplessità di ordine istituzionale: leviamo l'Agensud, restituiamo le competenze al Ministero e affolliamolo, quando sappiamo che tali competenze dovrebbero, per alcuni che stanno a valle, appartenere agli enti territoriali minori.
La seconda osservazione è di carattere normativo. Infatti, ho sentito ripetutamente fare riferimento, nei vostri interventi a una valutazione di carattere normativo. Vi chiedo se esiste una proposta tecnico-normativa di valore formale rilevante che si possa assumere a livello parlamentare, altrimenti rischiamo di cadere in contenziosi progressivi, che indubbiamente impoveriscono le sostanze, non realizzano le opere e dichiarano sempre più l'inadeguatezza degli enti preposti alla gestione di opere a realizzarle e a gestirle in modo particolare.

GIUSEPPE RUVOLO. Ringrazio gli auditi per l'esposizione e per la documentazione consegnata che, per la verità, mi ha un po' distratto, avendola dovuta tenere sotto gli occhi mentre relazionavate.
Emergono alcune questioni di fondo - a guardare i dati molto sintetici circa i due provvedimenti citati - relativi alla quantità di risorse non utilizzate, a un enorme ammontare di contenzioso e a numerosissime opere ancora in corso di realizzazione. Salta particolarmente agli occhi, nel prospetto contenzioso 2004 che avete presentato, che, alla fine, per un finanziamento di 317 milioni di euro, ci sono lavori non avviati per 153 milioni, pari al 50 per cento della risorsa finanziaria complessiva


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disponibile. Infine, per i progetti ultimati si parla di 0,75 milioni di euro.
La richiesta che vorrei presentare al commissario e all'ingegner Casciolo è la seguente: come avete evidenziato, si pongono sicuramente difficoltà di diverso genere, ma gradirei anch'io - il collega che mi ha preceduto ha sostanzialmente anticipato quanto riferirò - uno studio, un suggerimento, uno spunto rispetto alle vostre esperienze quotidiane, uno strumento da valutare nella Commissione e nelle sedi opportune per riavviare questo sistema che, rispetto ai numeri, è un po' inceppato.
Vorrei, inoltre, scendere nel particolare con riferimento ad alcune questioni. Se poi il presidente me lo consentirà, vorrei anche riprendere la parola per altri argomenti attinenti.
Signor commissario, come lei ben sa, il decreto-legge n. 171 del 2008, convertito dalla legge n. 205 del 30 dicembre 2008, al comma 5-quater dell'articolo 3, disponeva di creare un fondo di rotazione per la progettazione di opere irrigue nel Mezzogiorno. Eravamo alla data del dicembre 2008 e tale articolo, approvato all'unanimità, sia alla Camera, sia al Senato, conferiva la possibilità al Ministro dell'agricoltura, entro 60 giorni, di emanare un decreto per far attivare tutto il sistema della progettazione. Come abbiamo sempre rilevato, tale fondo è stato approvato all'unanimità perché una delle grandi difficoltà, che riscontriamo quotidianamente soprattutto nei Consorzi di bonifica, è stata sempre quella, attraverso la legge esistente, di non avere una biblioteca, un parco, un pacchetto di progetti.
Pur avendo presentato due interrogazioni in questa Commissione, alla data attuale il provvedimento non è ancora operativo. Alla fine della prima risposta, del 30 giugno 2009 il Governo dichiarava che - procedo con estrema sintesi e la leggo esattamente - «la complessità della proposta commissariale, che va inquadrata anche in relazione alla sua natura giuridica (...) ha chiesto un momento di riflessione».
Ho riproposto la stessa interrogazione esattamente dopo sei mesi, quindi a un anno dal provvedimento per la cui decretazione il Ministro doveva adoperarsi, e si ripete sostanzialmente lo stesso ragionamento della prima. C'è, però, di più e anche adesso voglio far sentire anche ai colleghi la risposta del Governo: «l'Ufficio centrale di bilancio, chiamato al controllo di legittimità sugli atti di questa amministrazione, in data 15 febbraio ultimo scorso ha espresso delle osservazioni ostative al perfezionamento dell'efficacia del decreto ministeriale sopra citato, relativamente alla possibilità di istituire una sorta di fondo rotativo non consentito dalla legge n. 205 del 2008 e non in linea con la normativa vigente in materia di gestione contabile operante su contabilità speciale o conti correnti di tesoreria, i cui fondi sono stati comunque costituiti mediante il versamento di somme originariamente scritte in stanziamento di spesa del bilancio dello Stato». Il Governo, dopo aver approfondito le possibili soluzioni, ha ritenuto necessario svolgere proprio queste osservazioni.
Gradirei conoscere proprio da lei se tali ragioni sono fondate, se ci sono momenti ostativi che non so da chi possano dipendere - personalmente, ritengo che dipendano più dalla burocrazia e meno dalla politica - e, quindi, per questa volta risparmio il Ministro Zaia.
Vorrei capire, a distanza di oltre un anno, se è mai possibile che un provvedimento approvato all'unanimità dal Parlamento italiano ancora oggi non sia operativo, sapendo qual è la difficoltà per cui i consorzi di bonifica o gli enti irrigui a vario titolo non possono progettare, perché non hanno le risorse finanziarie sufficienti, e tenuto conto soprattutto del quadro drammatico che abbiamo sotto gli occhi per diverse ragioni, certamente non dipendenti dall'Agensud.
Mi sovviene un'altra domanda, ingegnere: la sua struttura, anche in termini di presenza di personale qualificato, è in grado di andare avanti o presenta difficoltà? Rispetto a come la richiesta è stata impostata ed è, diventata legge dello Stato, ci sono impedimenti oppure, come mi auguro, è tutto già in fase di conclusione?


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SABRINA DE CAMILLIS. Innanzitutto, ringrazio gli auditi perché quest'audizione ci è utile per capire ancora meglio quali sono le difficoltà sul territorio e per dare risposte alle domande che da questo ci provengono rispetto a ritardi che sembrano quasi impossibili.
Il commissario Iodice ha affermato, giustamente, che si tratta di difficoltà presenti in tutto il Paese, però mi pare che, relativamente alle opere del sud, esse siano molto più gravi sia in termini di tempi, sia di danno ulteriore a quel sud che ha bisogno di infrastrutture che non può più aspettare.
Quello di cui oggi stiamo parlando è uno dei problemi atavici. La distanza nord-sud negli ultimi anni non si è accorciata: queste erano opere indispensabili proprio perché avrebbero dovuto avvicinare, soprattutto in termini infrastrutturali, il territorio, avvicinando la percentuale delle infrastrutture del sud a quella del nord.
La situazione è oggi ancora più grave perché esiste una grande necessità di lavoro, ragion per cui molte più imprese partecipano alle gare, e si verifica normalmente un elevato ribasso d'asta, esiste il sistema dei subappalti, ed emerge la questione dei contenziosi e dei loro tempi: se in sede civile al nord questi ultimi durano in media sei anni, al sud durano in media undici anni.
Come vedete, andiamo a toccare un altro ambito che riguarda le problematiche del sud, cioè un sistema istituzionale che cammina a due velocità. Le stesse leggi hanno due velocità: una per il nord e una per il sud. Noi abbiamo la responsabilità di capire come eliminare gli ostacoli affinché le stesse norme vengano applicate ovunque allo stesso modo.
Peraltro, il collega Ruvolo poneva la questione di altre risorse disponibili che non vengono e non possono essere utilizzate per ulteriori ritardi. È inutile continuare a ragionare di questione nord e sud. Ritengo - e mi pare che in questa Commissione ci siano tutte le condizioni, perché quando si deve ragionare di temi utili al sistema Paese, in particolare al sud, essa riesce a essere sempre compatta - che dobbiamo aprire una stagione straordinaria per capire quali interventi questa Commissione può mettere in piedi per sbloccare tali situazioni. È necessario che, per quanto riguarda il commissario ad acta, si intervenga con alcune normative e anche con prese di posizione del Ministero.
Lei, signor commissario, deve metterci in condizione di far venir fuori da questa Commissione le proposte utili a eliminare gli ostacoli che si frappongono tra l'intenzione politica e istituzionale e quanto avviene realmente sul territorio. Non è immaginabile che ci siano opere finanziate da sette, otto anni per decine di milioni di euro nelle diverse regioni d'Italia - il Molise è una di esse - senza che, con la necessità di lavoro e con le imprese in crisi, si riesca a far partire tali lavori.
Dovete aiutarci a capire quali sono gli strumenti che possiamo mettere in campo perché c'è una Commissione che sicuramente lavorerà in modo costruttivo per far sì che, alla fine, emergano alcune soluzioni.
Occorre poi sbloccare ulteriori risorse anche a favore del completamento dei progetti. Tali progetti, che, nella maggior parte dei casi, sono bloccati, normalmente non sono completi e necessitano di ulteriori risorse per i completamenti. Occorre capire da subito, dunque, se ci sono i progetti di completamento, così come vorremmo capire a quanto ammontano le percentuali di risorse non finanziate o revocate, se si sta costituendo un fondo di tali risorse e se si possono immaginare destinazioni per le risorse revocate.

ANITA DI GIUSEPPE. Ringrazio, anche a nome del gruppo dell'Italia dei Valori, gli auditi per essere qui presenti. A un anno dalla vostra prima audizione, svoltasi il 18 marzo 2009, poiché le tavole che oggi ci avete consegnato meritano un approfondimento nella lettura e nella comprensione, voglio chiedervi che cosa sia realmente cambiato. Un anno fa ci avevate riferito che dovevano essere definiti oltre mille progetti e che, con la loro definizione, dalle relative economie si sarebbero


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potute realizzare altre opere. Personalmente, credo che ci siano tante cattedrali nel deserto, tante opere incompiute, che sicuramente devono essere definite e terminate.
Avete affermato che i contenziosi non vi preoccupano, ma i creditori ci saranno ancora. Qual è lo stato di tutto questo?
Ho letto poi la relazione della Corte dei conti. È chiaro che tutti gli enti alla fine devono affrontarla, però, secondo quanto si evince da questa situazione, la Corte dei conti attribuisce la lentezza operativa proprio alle difficoltà incontrate nella modalità di erogazione dei finanziamenti. Che cosa si potrebbe fare per evitare tutto questo a tutti gli effetti e a tutt'oggi?
Le problematiche ci sono ancora, sono rimaste. È evidente anche la questione che ha proposto la collega De Camillis sulla lentezza che vige, soprattutto nel Mezzogiorno. È una questione storica, perché nel Mezzogiorno va tutto un po' a rilento e forse il Governo dovrebbe essere incitato a fare in modo che per questa lentezza vengano presi provvedimenti. Questo, in sintesi, è ciò che vorrei sapere da voi.

PRESIDENTE. Do la parola per la replica all'ingegner Roberto Iodice.

ROBERTO IODICE, Commissario ad acta per la gestione delle attività della soppressa Agensud trasferite al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. Provo a rispondere con una premessa che sembrerà quasi anomala. Il problema principale non è quello delle risorse finanziarie. Mi spiego meglio: la difficoltà che stiamo incontrando, come è stato illustrato e come cercherò di chiarire meglio, dipende da diversi aspetti.
È ovvio che con maggiori risorse finanziarie a disposizione si fa di più di quanto si fa con risorse più limitate, ma per noi non è questo il problema attuale e principale. Questa è una premessa dalla quale voglio partire; l'ingegner Casciolo sarà poi più completo e più esaustivo di me sui singoli punti.
La programmazione di infrastrutture irrigue - rispondo alla domanda dell'onorevole Pepe - ha rilevanza nazionale e in merito esistono una legge e una disciplina del CIPE. Tutto il percorso è stato condiviso con le singole regioni. L'attuazione è demandata agli organi rappresentati dai Consorzi di bonifica, sui quali vigilano le regioni, ai sensi del decreto n. 616 del 1977.
Non sono entrato nel dettaglio, come ho fatto la volta scorsa, ma ci sono alcuni problemi, tra cui, per esempio, quello dei pignoramenti cui sono soggetti molti enti attuatori. Questo fatto ci sta mettendo in grosse difficoltà. Il commissario fa la rimessa: i fondi del commissario sono impignorabili per legge, come quelli delle forze armate. A valle di tale erogazione, ovviamente, qualora esista una situazione particolare, come purtroppo avviene spesso al sud, se ne risente, ragion per cui c'è un appalto in corso ed esiste il rischio che l'impresa di costruzione possa non avere gli stati di avanzamento lavori che ha maturato. Questo è solo un aspetto, ma le difficoltà sono diverse.
Noi operiamo con i fondi nazionali, d'intesa con le regioni, per quanto riguarda l'individuazione delle proposte prioritarie. Le regioni del sud hanno i fondi comunitari per poter procedere.

GIUSEPPE RUVOLO. Se il presidente permette ho un contributo ai lavori verificato da me personalmente. Relativamente a un lavoro che stava andando avanti, a un certo punto arriva un'azione giudiziaria nei confronti del Consorzio di bonifica per pignoramento. Mi riferisco a un lavoro datato forse 1990. A fine 2008, inizio del 2009 arriva dunque quest'ingiunzione, che blocca le somme, e solo noi sappiamo come siamo riusciti a sbloccare altri fondi della regione Sicilia per far proseguire i lavori.
Non avete mai immaginato uno strumento di impignorabilità che parta da Roma e arrivi a Canicattì per evitare quest'aggressione? Altrimenti, il rischio è quello di creare le classiche cattedrali nel deserto, opere incompiute a causa di tali fenomeni.


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ROBERTO IODICE, Commissario ad acta per la gestione delle attività della soppressa Agensud trasferite al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. Ci stavo arrivando con una proposta conclusiva. Lei ha poi affrontato il tema del fondo per la progettazione. Le date sono quelle che lei ha citato: il provvedimento è del 30 dicembre 2008 e a gennaio 2009 abbiamo formulato una proposta che abbiamo inoltrato agli uffici ministeriali. Non so per quale ragione, essa è stata sottoposta alla firma del Ministro a gennaio 2010.

PRESIDENTE. Diamo un'ultima deroga all'onorevole Ruvolo.

GIUSEPPE RUVOLO. I dati sono davvero drammatici. O ho capito male, o la situazione è questa, signor commissario. Lei riferisce che nel gennaio 2008 ha presentato la proposta al Ministro per ricevere poi una risposta dopo un anno. Ho capito male?

ROBERTO IODICE, Commissario ad acta per la gestione delle attività della soppressa Agensud trasferite al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali. È esattamente così. La legge dispone che il decreto debba essere a firma del Ministro; noi abbiamo ritenuto utile fornire un contributo formulando una proposta. Il decreto firmato dal Ministro a gennaio 2010 ha poi subito un rilievo solo formale dall'organo di controllo perché, nel frattempo, nel 2009, è intervenuta una legge che, di fatto, ha sostanzialmente impedito la creazione dei fondi rotativi.
Noi eroghiamo tali fondi, che il commissario ha immediatamente disponibili, d'intesa con le regioni, per fare le progettazioni, di cui c'è un grande bisogno, come si è visto dai dati che abbiamo rappresentato. A mano a mano che si finanziavano queste opere - abbiamo previsto finanziamenti sia da parte del Ministero, sia di terzi - le anticipazioni ritornavano in un fondo rotativo e potevano servire per finanziare nuove progettazioni. Noi avevamo immaginato questo sistema nel gennaio 2009.
Nel frattempo, però, è intervenuta una legge che, sostanzialmente, ha impedito l'uso di tali fondi rotativi e la Ragioneria ha mosso solo un rilievo formale sul decreto che il Ministro ha firmato e ha sottoposto agli organi di controllo a gennaio 2010. Ignoro che cosa sia accaduto in quest'anno. Ripeto, comunque, che questo fondo per la progettazione...

GIUSEPPE RUVOLO. Lo voglio dire, per primo fra tutti, al Ministro: dopo un anno di adozione di uno strumento essenziale e importante per fare il parco progetti, la verità è questa. Non si può sottacere.

ROBERTO IODICE, Commissario ad acta per la gestione delle attività della soppressa Agensud trasferite al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. Ho detto che, per quanto io ne sappia, ignoro perché sia stato sottoposto alla firma del Ministro con ritardo; non ho affermato, però, che il Ministro l'ha firmato con ritardo.

GIUSEPPE RUVOLO. Ma qualcuno, dopo un anno di tempo, dovrà pure averne la responsabilità: la burocrazia oppure il Ministro.

ROBERTO IODICE, Commissario ad acta per la gestione delle attività della soppressa Agensud trasferite al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali. Per quanto riguarda, invece, gli altri interventi, vorrei rilevare semplicemente che ci sono state alcune difficoltà oggettive. Riteniamo che a livello settoriale e, quindi, di interventi infrastrutturali irrigui, si possa prendere spunto dai disegni di legge della passata legislatura, che prevedevano forme semplificate, soprattutto quella del fondo per la progettazione: questo, se non ricordo male, mi sembra sia stato espunto da tali proposte di legge, le quali lo prevedevano, ed è stato introdotto con la norma che lei citava prima.
Un'altra iniziativa prevista nel disegno di legge era l'utilizzo di queste economie, un fatto importante. Oltre ai mille progetti,


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ne abbiamo chiusi - l'ingegnere sarà più preciso - circa 700 o 800. Abbiamo un dato parziale, ma significativo, che rappresenta le risorse che abbiamo a disposizione.
Intanto è successo che tali risorse sono andate in perenzione amministrativa: ciò significa semplicemente che risorse non spese in un arco temporale che prima era di sette anni, e che adesso è stato ridotto dalla finanziaria del 2008 a tre, sono uscite dal bilancio dello Stato e confluite nel patrimonio dello Stato.
Svolgo un'osservazione a margine, perché questo problema riguarda tutti e non solo noi. Tre anni, a partire dalla messa a disposizione del finanziamento, sono un tempo impensabile in Italia per realizzare un'opera pubblica, a meno che non sia un modesto acquedotto rurale. È impensabile e non è un problema solo nostro. In più, poiché tali risorse rinvengono per un meccanismo, se me lo consentite, virtuoso - che abbiamo chiuso non solo non chiedendo altre risorse per i vecchi progetti, ma facendo economie di spesa - è ovvio che sono risorse riferite a dieci anni fa e, quindi, sono andate in perenzione.
C'è stato un intervento normativo, rappresentato dall'introduzione dell'articolo 16-bis in sede di conversione del decreto-legge n. 78 del 2008, a opera di un membro di questa Commissione, che ha consentito al commissario di utilizzare tali economie per opere di completamento del settore infrastrutturale e irriguo.
Adesso dovremmo, quindi, effettuare una ricognizione precisa delle risorse, ancorché parziali, perché, a mano a mano che chiudiamo le opere abbiamo visto che ci saranno altre economie, e quindi procedere a una nuova programmazione di tali economie.
Vengo ora al problema principale. Proveremo a stilare una proposta di legge, ma il vero tema è quello della programmazione. Per come la vediamo noi, essa dovrebbe essere un momento di condivisione di scelte sulla base delle conoscenze e degli elementi a disposizione nostra e delle regioni. So, invece, che altri operano una programmazione in assenza di tali elementi. Noi non riusciamo a fare una programmazione un minimo seria sulla base dei soli titoli. Uno strumento normativo che potrebbe favorire il migliore utilizzo delle risorse finanziarie è quello della concertazione concreta su elementi concreti, che si compie a livello centrale e periferico con le regioni.
Un altro aspetto - e concludo - è quello, più complesso...

PRESIDENTE. Perché sostiene che altri non fanno ciò? Può essere più chiaro?

ROBERTO IODICE, Commissario ad acta per la gestione delle attività della soppressa Agensud trasferite al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. Mi risulta che sia in corso una programmazione con le regioni meridionali sulla base di proposte individuabili attraverso un semplice titolo. In sostanza, si esaminano alcuni elenchi che i consorzi, attraverso le regioni, forniscono al Ministero sulla base di titoli. Noi abbiamo chiesto di avere i progetti - sono tutti progetti dichiarati esecutivi - ma nutriamo forti dubbi che nelle otto regioni meridionali ci siano progetti esecutivi. Si tratta, però, di un problema minore.

PRESIDENTE. Le regioni dichiarano, quindi, ciò che non esiste a valle.

ROBERTO IODICE, Commissario ad acta per la gestione delle attività della soppressa Agensud trasferite al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. Temo che le dichiarazioni sull'esecutività dei progetti che sono state rese dai Consorzi di bonifica e fatte proprie dalle regioni non siano sempre fondate. Per svolgere una valutazione di questo genere abbiamo chiesto semplicemente gli elaborati, uno stralcio del progetto, una relazione e altro. In tal modo possiamo svolgere insieme una valutazione, perché poi ci troveremo di fronte, fra due o tre anni, a situazioni come quelle che stiamo esponendo.
Inoltre, se queste risorse, che sono ovviamente limitate, sono indirizzate nei


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confronti dei migliori progetti, non bisogna essere ingegneri idraulici per capire che occorre..

GIUSEPPINA SERVODIO. Il problema è se veramente c'è l'adeguatezza. Se c'è un elencazione di titoli...

PRESIDENTE. C'è il titolo, ma non c'è il supporto.

ROBERTO IODICE, Commissario ad acta per la gestione delle attività della soppressa Agensud trasferite al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali. Potrebbero esserci anche proposte valide, come accaduto in passato. Dico semplicemente che non abbiamo gli elementi valutativi per sapere se dietro un titolo c'è una proposta seria e sufficientemente esecutiva o, invece, solo una dichiarazione.
Sarebbe importante prevedere uno strumento che obblighi regioni e amministrazioni centrali a una concertazione; mi riferisco prevalentemente al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, ma non solo: gli impianti irrigui sono stati finanziati, fino a poco tempo fa, con una legge speciale anche dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, nonché da quello dell'economia e delle finanze. Penso che sedersi intorno a un tavolo in un momento di concertazione generale sia un fatto positivo.
Un altro fatto positivo è costituito dal fondo della progettazione, per il quale sono immediatamente disponibili risorse nella misura di 8-10 milioni. Non appena ci metteranno nelle condizioni, saremo in grado di poterle attivare immediatamente.
Infine, occorrerebbe lavorare con soggetti più autorevoli di noi per proporre una semplificazione della normativa quadro sui lavori pubblici, visto che - ve lo assicuro - quella attuale è particolarmente onerosa.

GIUSEPPE RUVOLO. Scusi presidente, solo un piccolo contributo, perché seguo molto da vicino queste tematiche, in modo che la Commissione abbia contezza per prepararsi a intervenire in maniera coesa.
Sostanzialmente, vorrei spiegare come si è fatta la programmazione fino a oggi.
Il Ministero ha stabilito una data entro cui, se non vado errato...

PRESIDENTE. Scusi, commissario Iodice, gli uffici mi chiedono di chiarire soltanto un passaggio ai fini del relativo resoconto. In conclusione al suo intervento, prima di venire interrotto, lei ha affermato che si richiederebbe da parte della regione di produrre una cosa: quale?

GIUSEPPE RUVOLO. ... i progetti esecutivi.

ROBERTO IODICE, Commissario ad acta per la gestione delle attività della soppressa Agensud trasferite al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali. Sì... occorre che le regioni producano un estratto di elaborati tecnici in base ai quali poter esprimere un giudizio se si tratti di un progetto esecutivo o meno, di un progetto valido oppure no.

PRESIDENTE. Chiedo scusa, ma, se viene richiesto il progetto esecutivo e non c'è, il titolo non si prende neppure in considerazione.

GIUSEPPE RUVOLO. Era quello che stavo per dire, presidente.

PRESIDENTE. Da tutte le parti si richiede la progettazione esecutiva, senza la quale il titolo non si prende in esame.

GIUSEPPE RUVOLO. Esattamente.

PRESIDENTE. Se così dovrebbe essere, perché non lo si fa? È solo una perdita di tempo. Se ci si concentrasse sulle operazioni che hanno una progettazione definitiva, normalmente ci sarebbe quantomeno...

GIUSEPPE RUVOLO. Se posso esprimermi, il mio concetto era proprio questo: fino adesso è avvenuto che il Ministero ha


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fornito una data alle regioni per presentare il loro piano per le opere irrigue. Le regioni, fino all'ultimo secondo - parlo, perlomeno, della mia Sicilia per cui nessuno mi potrà smentire - hanno preso il fascicolo, i faldoni e li ha inviati regolarmente, così come si fa, ad Agensud, senza un coordinamento. Quando l'ingegner Iodice afferma che dobbiamo coordinarci, vuol dire che dobbiamo utilizzare le risorse finanziarie, poche o molte che siano. Nessuno è venuto a chiedere risorse finanziarie, ma almeno di spendere quelle che ci sono state date in questo settore.
Il coordinamento tra la struttura centrale e le regioni è assolutamente indispensabile e necessario. Se guardo la tabella delle risorse impegnate, ci sono 95 milioni di euro bloccati per la diga del Piano dei Limiti, che altri non possono utilizzare. O ci capiamo su quale sistema, su quale binario dobbiamo immetterci e avviarci, oppure tra un anno o due ritroveremo tali risorse impegnate e non spese.
Il coordinamento è essenziale. Lo ribadisco anche con foga, perché poi tutte queste difficoltà rilevate dalla struttura Agensud derivano dalla non programmazione di queste opere da parte delle regioni, nessuna esclusa.
Le considerazioni della collega De Camillis sono assolutamente condivisibili: o ordiniamo la macchina, oppure saremo qui a discutere per altri dieci anni di opere irrigue. Dobbiamo ringraziare il Padreterno che nelle aree del sud abbia piovuto tanto in questi ultimi due anni, altrimenti saremmo davvero alla guerra per l'acqua.
Per buonsenso, accogliamo i suggerimenti molto seri e responsabili che ci ha fornito l'Agensud e vediamo di elaborare una proposta. Abbiamo, però, bisogno anche dei vostri supporti tecnici, perché voi sapete - per via del vostro quotidiano lavoro - qual è il punto dolente. Noi tenteremo di fare il nostro meglio per evitare che si ripetano queste situazioni davvero drammatiche e scabrose. Non è un problema di questo Governo o di un altro.

PRESIDENTE. Anche se si cassassero i progetti che non sono formulati in maniera adeguata, probabilmente avremmo compiuto un passo in avanti e si completerebbero quelli che, invece, sono adeguati.

ANTONINO CASCIOLO, Responsabile del settore irrigazione della gestione commissariale ex Agensud. Vorrei spendere due parole proprio sulla programmazione, perché è un argomento molto delicato.
Lo Stato si è dato alcune priorità per ciò che riguarda la programmazione delle opere irrigue: la delibera n. 41 del 2002 del CIPE ha indicato cinque o sei linee di intervento, molto chiare. Sapete bene che si può ragionare su una frase, però, se si parla di «riefficientamento» dei serbatoi, ossia delle dighe, e non è difficile capire di che cosa si parla. Quanti possono essere i serbatoi da riefficientare nell'Italia meridionale?

GIUSEPPINA SERVODIO. Scusi, ma queste linee guida dove sono indicate?

ANTONINO CASCIOLO, Responsabile del settore irrigazione della gestione commissariale ex Agensud. Nella delibera CIPE n. 41 del 2002.
Una programmazione, a mio parere, dovrebbe avere obiettivi chiari e misurabili. L'abbiamo appreso anche dai nostri colleghi ministeriali della Spagna, con cui ci siamo confrontati in occasione di un recente viaggio, insieme ai consorzi di bonifica e ai rappresentanti regionali. Mi permetto di dire che non ammiro gli altri tanto per ammirarli: questo era un confronto ragionato.
Se ho cento dighe, di cui dieci sono da riefficientare, posso misurare il mio obiettivo, perché ogni due anni ne ho riefficientata una o due. Dopodiché, si mandano via coloro che non riescono a svolgere questo lavoro. Ho messo, dunque, in piedi un meccanismo in cui so che cosa devo fare e lo posso misurare. Questo è un modo di fare programmazione; essa, però, non si può fare con i titoli degli importi, perché se non si conoscono i progetti è difficile individuarli.


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Permettetemi una piccolissima chiosa: il nostro ufficio ha un organico non di dieci persone, come sostiene il commissario, che io a volte critico, ma due ingegneri, un laureato in legge, un diplomato e quattro o cinque impiegati di segreteria. Lo dico soltanto per farvi comprendere le forze di cui disponiamo.

ROBERTO IODICE, Commissario ad acta per la gestione delle attività della soppressa Agensud trasferite al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali. Vorrei rispondere al presidente. Intanto, preciso che questa programmazione non è la nostra. Per quattordici anni, sei dei quali modestamente seguiti da me in qualità di commissario, la programmazione è stata fatta attribuendo al commissario ad acta questi precisi compiti e, come ho detto, attraverso un confronto con le regioni, dalle quali abbiamo sempre ottenuto l'assenso sulle proposte tecniche, a volte sbagliando, ma con un ragionamento tecnico su alcuni elementi e con la consapevolezza che le progettazioni non erano esecutive, tant'è che al Ministro di allora sottoponemmo il problema ed egli si recò nella Conferenza Stato-regioni per porre la pregiudiziale politica di accantonare il 30 per cento delle risorse alle regioni del sud in attesa che arrivassero i progetti esecutivi. Questa programmazione non è, invece, seguita da noi.
Voglio porre una questione non tecnica, ma che fa riflettere. Nell'elenco di titoli abbiamo notato anche forniture di apparecchiature idrauliche che - per carità - sono utilissime, perché servono a misurare l'acqua erogata e a contenere i consumi. Capite benissimo, però, sebbene non siate ingegneri idraulici, che non si tratta di un'opera pubblica di rilevanza nazionale.
Io relazionerò al Ministro e preciserò la nostra posizione. Per installare un idrante a scheda elettronica su una rete non penso che arriveremo a questi livelli di ritardi, ma è un intervento strategico a livello nazionale? Che cosa fanno le regioni? Teoricamente, lo Stato dovrebbe preoccuparsi di opere a monte (adduttori, invasi, schemi idrici), mentre le regioni dovrebbero attuare gli interventi di manutenzione, come dispone il CIPE, e di apparecchiature che aiutino la gestione dei Consorzi di bonifica, peraltro conseguendo risparmi di risorse idriche ed energetiche, dal momento che circa il 40 per cento dei comprensori sta sotto sollevamento.
Noi immaginiamo una programmazione di questo tipo. Quando parlavo del tavolo di concertazione, mi riferivo anche ai compiti di ciascuno: io metto dieci euro per realizzare l'infrastruttura a monte e la regione dovrebbe mettere la sua parte per l'opera di manutenzione o di miglioramento, che è un'apparecchiatura e non un'opera pubblica.

GIUSEPPE RUVOLO. Vorrei approfittare della presenza del commissario per un argomento che non è inerente a quest'audizione, e chiedere notizie sull'attività di valorizzazione dei prodotti agricoli di qualità nel Mezzogiorno - anche solo un flash - e se ci sono risorse disponibili e in che misura siete nelle condizioni di darcele.

PRESIDENTE. Onorevole Ruvolo, lei apre un capitolo enorme.

ANITA DI GIUSEPPE. Volevo riprendere la parola per porre la stessa domanda, ma volevo chiedere anche se avete supportato le regioni in tal senso per la valorizzazione e la tutela dei prodotti tipici.

ROBERTO IODICE, Commissario ad acta per la gestione delle attività della soppressa Agensud trasferite al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. L'articolo 16-bis che prima citavo ci consente di utilizzare queste economie. Abbiamo realizzato tali risparmi sui settori di attività, prevalentemente l'irriguo e marginalmente le attività promozionali che abbiamo svolto in conformità ad una legge che ci imponeva di procedere nei confronti degli organismi di valorizzazione e tutela delle produzioni agricole di qualità.


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Avendo risparmiato qualcosa anche in quel settore, la notizia buona che posso comunicare è che, in virtù del suddetto articolo, riusciremo a giorni a pubblicare un bando che utilizzerà le risorse disponibili in favore degli organismi o dei Consorzi di valorizzazione e tutela su tutto il territorio nazionale, con prevalenza ovviamente per le aree sottoutilizzate, da cui le risorse provengono, per continuare quello che la legge n. 231 del 2005 ci consentiva, ossia di finanziare e di erogare contributi a questi organismi, che devono ottenere due risultati: l'aggregazione dei produttori, che nell'Italia meridionale va molto stimolata, e l'accrescimento della conoscenza delle peculiarità di queste produzioni agricole, di cui l'Italia è ricca.

PRESIDENTE. Ringrazio tutti gli intervenuti e i nostri auditi per la disponibilità manifestata e anche per la documentazione consegnata di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della presente audizione (vedi allegati).
Dichiaro pertanto conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 15,25.

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