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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione XIII
2.
Mercoledì 19 maggio 2010
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Russo Paolo, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA SITUAZIONE DEL SISTEMA AGROALIMENTARE, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO AI FENOMENI DI ILLEGALITÀ CHE INCIDONO SUL SUO FUNZIONAMENTO E SUL SUO SVILUPPO

Audizione dei rappresentanti della Confagricoltura, della Coldiretti, della CIA, della Copagri, dell'AGCI Agrital, della Fedagri-Confcooperative, della Legacoop Agroalimentare e dell'Unci Coldiretti:

Russo Paolo, Presidente ... 3 12 13
Beccalossi Viviana (PdL) ... 13
Brandolini Sandro (PD) ... 12
Caponi Roberto, Responsabile della direzione sindacale della Confagricoltura ... 6
Giombetti Alberto, Coordinatore della Giunta nazionale della CIA ... 8
Grande Sandro, Componente della giunta consultiva agricola nazionale dell'AGCI Agrital ... 10
Grossi Paola, Capo dell'ufficio legislativo della Coldiretti ... 3
Magrini Romano, Responsabile dell'ufficio lavoro della Coldiretti ... 5
Ranaldi Alessandro, Vicepresidente della COPAGRI ... 9
Riciputi Claudio, Rappresentante dell'ufficio relazioni industriali della Legacoop Agroalimentare ... 10
Tonello Mauro, Presidente della Unci Coldiretti ... 11

ALLEGATI:
Allegato 1:
Documentazione depositata dai rappresentanti di Confagricoltura ... 17
Allegato 2: Documentazione depositata dai rappresentanti della CIA ... 55
Allegato 3: Documentazione depositata dai rappresentanti di AGCI-Agrital, Fedagri-Confcooperative e Legacoop Agroalimentare ... 123
Allegato 4: Documentazione depositata dai rappresentanti della Unci-Coldiretti ... 139
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Repubblicani; Regionalisti, Popolari: Misto-RRP; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Noi Sud/Lega Sud Ausonia: Misto-NS/LS Ausonia.

[Avanti]
COMMISSIONE XIII
AGRICOLTURA

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di mercoledì 19 maggio 2010


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PAOLO RUSSO

La seduta comincia alle 15,05.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione dei rappresentanti della Confagricoltura, della Coldiretti, della Cia, della Copagri, dell'AGCI Agrital, della Fedagri-Confcooperative, della Legacoop Agroalimentare e dell'Unci Coldiretti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla situazione del sistema agroalimentare, con particolare riferimento ai fenomeni di illegalità che incidono sul suo funzionamento e sul suo sviluppo, l'audizione dei rappresentanti della Confagricoltura, della Coldiretti, della CIA, della Copagri, dell'Agci Agrital, della Fedagri-Confcooperative, della Legacoop agroalimentare e dell'UNCI Coldiretti.
Sono presenti: per Confagricoltura, Roberto Caponi, responsabile della direzione sindacale, e Giorgio Buso, responsabile dell'area legislativa; per la Coldiretti, Paola Grossi dell'ufficio legislativo e Romano Magrini dell'ufficio lavoro; per la CIA, Alberto Giombetti, coordinatore della giunta nazionale; per Copagri, Alessandro Ranaldi, vicepresidente, e Filippo Pecora, membro della giunta esecutiva; per Agci Agrital, Sandro Grandi, membro della giunta consultiva agricola nazionale; per Fedagri-Confcooperative, Ugo Menesatti e Matteo Milanesi del dipartimento economico normativo; per Legacoop Agroalimentare, Roberto Roberti, responsabile dell'ufficio lavoro e previdenza e Claudio Riciputi dell'ufficio relazioni industriali; per UNCI Coldiretti, Mauro Tonello, presidente, Fabio Paduano, coordinatore e Romano Perna.
Darei subito la parola agli auditi. Al loro intervento faranno seguito eventuali domande da parte dei deputati, alle quali gli auditi eventualmente potranno replicare.

PAOLA GROSSI, Capo dell'ufficio legislativo della Coldiretti. Vorrei porre una premessa di carattere generale. Appare infatti opportuno compiere una suddivisione del complesso fenomeno dell'illegalità, poiché esso - come la Commissione ha evidenziato nell'indagine conoscitiva - è molto vasto e riguarda comportamenti di notevole rilevanza penale (che richiedono poteri investigativi di controllo e di repressione, fondamentalmente incentrati nell'attività dello Stato) e altri comportamenti che hanno invece una valenza di carattere amministrativo e civilistico, che possono richiedere l'attivazione di strumenti di diversa natura. Dico questo, perché mi pare che ci sia richiesto di individuare anche ipotesi di soluzione, naturalmente senza avere la pretesa di risolvere tutte le criticità o di dare soluzioni definitive. A nostro parere, quindi, tali soluzioni devono essere adeguatamente distinte.


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I fenomeni di evidenza penale che si riscontrano sono i seguenti: estorsioni con minacce a beni aziendali e a persone, che spesso si concludono con vendite forzate di aziende, come da più parti è stato evidenziato; comportamenti penalmente rilevanti che si registrano nei mercati ortofrutticoli, dove transita grandissima parte della produzione ortofrutticola del Paese, e macellazioni clandestine, con lesione di interessi non soltanto di tipo economico, ma anche attinenti alla salute pubblica. In tutti questi casi è evidente che gli strumenti di intervento non possono che essere quelli dello Stato. Tali strumenti devono sostanziarsi in una intensificazione non solo dei controlli e dell'attività investigativa, ma, a nostro giudizio, anche della certezza della pena. Inoltre, trattandosi di reati che hanno carattere economico, occorre assicurarsi che i responsabili non ottengano il beneficio economico che si aspettano dalla condotta delittuosa. A nostro giudizio, ciò vuol dire porre una particolare attenzione alle attività collegate alla fase successiva all'accertamento del reato e prevedere misure cautelari, con la confisca dei beni e la possibilità di attribuirli ad organizzazioni di produttori, evidentemente di provata onestà e trasparenza, per impedire di conseguire i frutti del reato.
Per quanto riguarda invece il fenomeno della contraffazione, che pure presenta aspetti di rilevanza penale quando si traduce in frode alimentare, rileviamo che le forze dell'ordine, come i NAS, i Carabinieri, la Guardia di Finanza, l'Agenzia delle dogane, sono fortemente impegnati nel contrasto di tali fenomeni, e, anzi, da questo punto di vista riteniamo che sia necessario intensificare la dotazione di risorse e strutture di questi Corpi dello Stato, perché hanno dei compiti che sono in molta parte esclusivi.
Sappiamo che il volume d'affari legato al fenomeno della contraffazione - anche se in questi casi non è possibile avere un dato certo - si aggira intorno a 7,5 miliardi di euro. Nel 2008, invece, i dati dei Nuclei antisofisticazioni e sanità (NAS) - che pure svolgono un'azione meritoria e molto importante - riportano l'esecuzione di circa 27 mila ispezioni, con un sequestro di beni, cibi e bevande, del valore di 159 milioni di euro.
Come ripeto, tale situazione non è dovuta all'incapacità o all'inadeguatezza dell'azione svolta dalle forze di polizia, ma alla scarsità dei mezzi che gli sono riservati.
In quest'ottica la Coldiretti, ha stipulato un protocollo di intesa e ritiene che per questi aspetti, più collegati alla parte strettamente economica, la collaborazione con le parti sociali possa essere di aiuto alle forze di sicurezza, accanto ad altri strumenti. Infatti, la Coldiretti sta collaborando e ha anche contribuito a evidenziare una serie di fenomeni che sono stati accertati come effettivamente ricollegabili a condotte delittuose o comunque illegali.
Riteniamo che tra gli strumenti a cui ricorrere su questo piano vi sia naturalmente l'evidenziazione dell'origine territoriale in etichetta. Del resto, il problema non riguarda soltanto le DOP e le IGP, anche se molti prodotti sono stati oggetto di sequestro, ma coinvolge la grandissima parte di prodotti che vengono importati in maniera non trasparente e con inganno dei consumatori per quanto riguarda l'origine del prodotto.
Valutiamo opportuno inoltre lo sviluppo di ricerche sui marcatori molecolari. A questo proposito, in Puglia è stata condotta un'attività di ricerca da parte dell'Università di Bari che può essere molto utile per la rintracciabilità delle proteine del latte.
Sempre in quest'ottica, citiamo l'ampliamento della possibilità di costituirsi come parte civile e la legittimazione di azioni di carattere collettivo da parte delle organizzazioni di rappresentanza delle imprese.
A questo riguardo, ricordo che è in atto una collaborazione tra il Ministero dello sviluppo economiche che ha costituito una direzione generale per la contraffazione e il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. Dal canto nostro, riteniamo che questa azione vada intensificata e auspichiamo che possa produrre risultati,


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soprattutto sotto il profilo della formazione e dell'informazione del consumatore.
Infine, indichiamo la diffusione di sportelli che, soprattutto per quanto riguarda le condotte delittuose, potrebbero essere coordinati con la DIA anche per agevolare le persone che sono interessate a sporgere delle denunce, ma che ovviamente temono le conseguenze di tale azione.

ROMANO MAGRINI, Responsabile dell'ufficio lavoro della Coldiretti. Molti argomenti sono stati già affrontati dalla collega Grossi. Volevo soffermarmi velocemente sulla parte del programma di interesse della Commissione relativa al caporalato e quindi al mercato del lavoro agricolo.
Su questo fronte, credo che siano stati compiuti dei passi avanti dalle parti sociali, sia datoriali che sindacali, le quali in questi anni hanno tentato, con avvisi comuni e dal punto di vista contrattuale, di dare una risposta concreta al problema del lavoro nero o del caporalato, attraverso una serie di semplificazioni e intese che potessero agevolare questa lotta.
Sicuramente, troviamo alcuni risultati positivi in questo senso. L'INPS, ad esempio, ci indica il costante incremento della manodopera negli ultimi tre anni. Allo stesso modo, alcune azioni intraprese dal Governo, come la semplificazione dell'assunzione manodopera, l'introduzione dei voucher o l'utilizzo dei parenti e degli affini entro il quarto grado, piuttosto che la disponibilità di quote di lavoro stagionale agricolo, hanno introdotto una serie di possibilità per togliere determinati alibi.
D'altra parte, tuttavia, il fenomeno è sotto gli occhi di tutti. I fatti di Rosarno lo hanno riportato - ahimè - alle cronache. Quindi, in qualche modo dobbiamo tentare di dare delle risposte.
Stando alla legislazione vigente, abbiamo a disposizione alcuni strumenti. In primo luogo, sarebbe necessario svolgere analisi con più attenzione. Se pensiamo che soltanto con i fatti di Rosarno, nello scorso anno, in Calabria, sono state presentate 7.000 domande per lavoro stagionale che hanno prodotto sole 94 autorizzazioni per lavoro stagionale e 921 operai a tempo determinato, si rende evidente che c'è un mercato florido. Del resto, il fatto che siano state presentate 7.000 domande, soprattutto da privati, testimonia l'esistenza di un mercato. Il ragionamento che si segue probabilmente è quello secondo cui, una volta presentata la domanda e non avendo ricevuto in tempo il nulla osta, si utilizza il lavoratore. Chiaramente, mi riferisco a tutte le imprese che vogliono agire non in regola e non alle migliaia di imprese che invece, nei territori del Mezzogiorno, svolgono la propria attività agricola rispettando le leggi.
Vi è poi un ulteriore strumento formidabile che credo sia già in possesso dell'attuale amministrazione. Forse, una lettura molto attenta di determinate informazioni riuscirebbe a presentare una fotografia importantissima. Mi riferisco alle denunce aziendali. Tutte le imprese agricole, entro lo scorso anno, hanno dovuto ripresentare le denunce aziendali, contenenti una serie infinita di dati, che fotografano in maniera rigorosa le aziende agricole.
La panoramica dell'agricoltura in tutta Italia è data dalle denunce aziendali. Pertanto, anche soltanto leggendo tali documenti, soprattutto relativamente ad alcuni territori, potremmo scoprire come non sia giustificato l'utilizzo di manodopera in tantissime aziende.
Anche sotto questo profilo dobbiamo poter intervenire in maniera concreta. Torno a dire che faccio riferimento solo a quelle aziende che dentro la legalità non ci vogliono stare e che peraltro, come ho detto, sarebbe anche abbastanza facile reperire attraverso una lettura di questo fenomeno. Osservando tali elementi, a mio avviso, riusciamo già ad avere un quadro e delle cifre più precise relativamente al lavoro nero.
È chiaro che dentro questo aspetto - ciò si rendeva evidente anche dal programma della Commissione - si celano anche altri fenomeni che andrebbero controllati. Penso, ad esempio, all'intermediazione fittizia di manodopera, quindi all'utilizzo dei lavoratori ai soli fini di ottenere


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degli indebiti benefici previdenziali (disoccupazione, maternità e quant'altro). Tale aspetto si va a collocare su alcuni soggetti che potrebbero collegarsi a pseudocooperative. Parlo di «pseudo» cooperative, perché servono esclusivamente ad ottenere indebite percezioni di provvidenze, piuttosto che a fare intermediazione di manodopera, e che quindi condizionano il mercato del lavoro. Ci troviamo in presenza, soprattutto nel Mezzogiorno, di aziende agricole che non sono nella libertà di assumere i lavoratori che vogliono. Ciò accade perché il governo del mercato del lavoro è purtroppo gestito da questo tipo di soggetti che hanno soltanto il nome della cooperativa, ma che chiaramente non hanno niente a che fare con la vera cooperazione che invece è da sostenere. Queste pseudocooperative si nascondono, sembrano occuparsi di servizio e lavoro, ma in realtà svolgono un'attività che molto spesso è criminale.
L'altra partita da considerare - e mi avvio alla conclusione - è quella della lettura della vera rappresentanza agricola. Parliamo di soggetti che sottoscrivono i contratti di lavoro e che sono organizzazioni ben definite. Se andiamo a osservare le organizzazioni che magari hanno richiesto l'autorizzazione per i centri di assistenza agricola (CAA), piuttosto che le organizzazioni presenti in determinati territori, notiamo che viaggiamo su numeri che vanno oltre le cinquanta unità. Anche in questo caso, allora, forse occorre svolgere una riflessione su che cosa significa la presenza in alcuni territori di tutta questa rappresentanza.
Chiudo dicendo che dovremmo affrontare la questione, considerando un duplice aspetto.
La collega Grossi in precedenza faceva riferimento alla necessità di prevedere maggiori risorse da mettere a disposizione delle forze dell'ordine, per un maggior controllo di questi territori. Sappiamo molto bene che non basta la repressione. Molto spesso, si deve necessariamente partire dalla prevenzione e la sola presenza rappresenta una prevenzione.
In secondo luogo, bisognerebbe premiare tutte le imprese agricole che con fatica riescono a stare su quei territori, che utilizzano la manodopera e che operano miglioramenti rispetto all'anno precedente, con riferimento al costo del lavoro.
In tale prospettiva, occorre tener presente che il 31 luglio ci sarà la scadenza delle agevolazioni contributive e che se non si agirà i problemi saranno ben altri.

ROBERTO CAPONI, Responsabile della direzione sindacale della Confagricoltura. Sono Roberto Caponi, responsabile della direzione sindacale di Confagricoltura. Anche in ragione del ruolo che occupo all'interno della mia organizzazione, affronterò soprattutto il tema dell'illegalità nell'ambiente lavoristico. Naturalmente, lasceremo agli atti della Commissione un documento che attiene più in generale alla problematica oggetto dell'odierno confronto.
Anzitutto, ringrazio il presidente di averci dato questa possibilità. Devo dire che, visto che si è accennato all'argomento, Rosarno ha avuto il merito di far parlare di lavoro agricolo nel nostro Paese. Non sempre, infatti, si parla in maniera sufficientemente approfondita di lavoro dipendente in agricoltura, perché è un tema che sfugge sia ai media, che alle amministrazioni e alle istituzioni preposte. Da questo punto di vista, dunque, è un bene che si cominci a parlare di lavoro dipendente in agricoltura. Non tutti sanno, purtroppo, che quando si parla di lavoro dipendente agricolo, si fa riferimento a un milione di persone interessate a questo fenomeno, ossia all'intera popolazione di Napoli o di una città come Torino. I problemi che attengono al lavoro dipendente agricolo sono quindi di carattere nazionale e investono tutta l'economia e tutta la società del nostro Paese.
Da parte nostra, come è già stato ricordato, come organizzazioni datoriali, abbiamo mostrato una grande sensibilità a questo problema nel corso degli anni.


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Abbiamo sottoscritto tre avvisi comuni con i sindacati, nel 2004, nel 2007 e l'ultimo nel 2009.
Proprio stamattina abbiamo sottoscritto, presso la Presidenza del Consiglio, all'UNAR, una convenzione che riguarda la lotta a fenomeni di discriminazione razziale nell'ambito del lavoro. Quindi, la sensibilità sotto questo profilo è massima e non potrebbe essere altrimenti, anche perché ciò crea tra l'altro alle imprese forti problemi di concorrenzialità. Infatti, le imprese che sono in regola con tutti gli adempimenti e con gli oneri collegati al lavoro dipendente chiaramente sono le prime soffrire della concorrenza sleale che viene fatta dalle imprese che invece non seguono le regole. Di conseguenza, siamo sempre stati molto attenti a questo problema.
Per quanto riguarda la legalità, i fatti di Rosarno hanno tante cause, ma nessuna giustificazione. Niente può giustificare lo sfruttamento dell'uomo, né il lavoro sommerso, sia di cittadini italiani, che comunitari o extracomunitari. Da parte nostra, facciamo un grandissimo sforzo per cercare di educare alla legalità le imprese, attraverso grandi azioni.
La Confagricoltura ha affermato in più occasioni, e a chiare lettere, che non intende rappresentare le imprese che sfruttano i lavoratori. La nostra posizione in merito è quindi molto chiara. Certo, vorremmo essere un pochino aiutati in questa azione, perché educare alla legalità non è sempre semplice. Essere in regola nel nostro Paese è piuttosto difficile. Invece, bisognerebbe cercare di promuovere la legalità anche con azioni concrete. È vero che sono stati introdotti alcuni istituti importanti, come il lavoro occasionale di tipo accessorio, cosiddetto voucher. Questo sicuramente aiuta, ma solo per problemi di nicchia. Chiaramente, bisogna cercare di intervenire in maniera più diretta e sostanziale per quanto attiene il lavoro dipendente in agricoltura.
Abbiamo sottolineato già in tante occasioni la necessità che sia effettuata innanzitutto una grande semplificazione burocratica, che certamente è un aspetto molto importante.
Inoltre, si pone il problema dei costi. Attualmente, vi è un gap troppo forte tra chi è in regola e paga tutto quello che la legge prevede e chi invece evade completamente. Purtroppo, nel nostro Paese tale questione esiste e, come è stato ricordato dal collega Magrini, tenderà ad accentuarsi dal 1o agosto, visto che le agevolazioni per le zone svantaggiate e montane sono state previste fino al 31 luglio. Siamo fortemente preoccupati, perché ciò comporterà un raddoppio della pressione contributiva nei confronti delle imprese che operano nelle aree svantaggiate che sono distribuite nell'intero territorio nazionale. Parliamo di zone montane e di zone svantaggiate, quindi di un problema nazionale che non può essere localizzato in una singola area del Paese.
Vi sono poi problemi che riguardano più specificatamente gli extracomunitari. Abbiamo detto più volte che bisogna cercare di snellire e semplificare anche da questo punto di vista tutte le procedure connesse al rilascio delle autorizzazioni al lavoro, perché in agricoltura purtroppo i tempi della burocrazia non possono essere attesi e se una lavorazione deve essere eseguita in un determinato periodo, occorre fare in modo che si possa procedere. Quindi, nessuno deve avere alibi e nessuno deve essere messo in condizione di infrangere la legge.
L'ultimo tema importante che vorrei affrontare - ovviamente, come ho detto, lascerò agli atti della Commissione un documento che riguarda il problema del lavoro dipendente agricolo nel nostro Paese, nonché gli avvisi comuni che abbiamo sottoscritto con tutte le altre organizzazioni - è quello dell'intermediazione. Purtroppo, nel nostro Paese esiste il fenomeno dell'intermediazione illegale, soprattutto in certe aree, che assume la denominazione appunto di caporalato e che spesso vive pericolosi intrecci con la criminalità organizzata. Su questo versante, francamente, fino ad adesso non si è fatto moltissimo. Dal canto nostro, abbiamo


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presentato qualche proposta in merito nell'ambito degli avvisi comuni, perché le prime vittime di queste forme di intermediazione illecita sono le aziende che, come è stato ricordato, a volte vengono sottoposte a veri e propri ricatti per quanto riguarda l'occupazione di manodopera.

ALBERTO GIOMBETTI, Coordinatore della giunta nazionale della CIA. La Confederazione italiana agricoltori, di cui sono il coordinatore della giunta nazionale, ha posto, nel corso degli ultimi dieci anni, particolare attenzione alla questione della criminalità organizzata nelle campagne, al punto tale che abbiamo prodotto tre rapporti sull'argomento: il primo nel 2001, il secondo nel 2005 e il terzo l'abbiamo presentato nel febbraio di quest'anno. Ne ho una copia che metterò a disposizione della Commissione, per l'utilizzo che ne vorrà fare.
Mi vorrei soffermare rapidamente su alcune questioni che emergono dall'ultimo rapporto, perché c'è stato un cambio di atteggiamento della criminalità organizzata in agricoltura dal 2001 ad oggi, con particolare riferimento alle questioni che riguardano la filiera agroalimentare.
Quanto alla produzione, hanno capito che non serve occuparsene massicciamente, nel senso che hanno quanto basta per avere un presidio nel territorio e per soluzioni idonee al business che determinano.
Quindi, al momento, riteniamo che ci sia una grande attenzione nella distribuzione, con particolare riferimento ai mercati ortofrutticoli, non tanto per quanto riguarda l'organizzazione generale, quanto piuttosto la fase della distribuzione, di trasporto e di commercializzazione. Attraverso il controllo del trasporto, infatti, sono in grado di condizionare l'arrivo e la partenza dei prodotti, di determinare il fenomeno della domanda e della richiesta, con particolare attenzione al prezzo.
Un fenomeno che è emerso dal nostro rapporto, al quale si dà scarsa importanza, ma che invece riteniamo sia di particolare valore, è il fatto che nel corso degli ultimi anni, nelle grandi città del nord e del centro, sono sorti fruttivendoli e ortolani di origine pachistana e orientale, insieme ad una serie di mercati rionali che non si capisce dove e da chi si riforniscano.
Altra attenzione che viene prestata nei confronti della filiera dell'agroindustria riguarda la trasformazione del prodotto e le eccedenze della distribuzione. Faccio riferimento a macelli semiclandestini, come alcuni hanno detto, a piccole distillerie, a piccole industrie di trasformazione.
Da questo punto di vista, si pone attenzione anche alle questioni legate al lavoro. Abbiamo rilevato una forte presenza nel settore lattiero-caseario.
In agricoltura, il settore primario della produzione è un territorio difficile da presidiare da parte delle forze dell'ordine. Quanto ai settori commerciali, o a quelli di infiltrazione della malavita tradizionale, questi necessitano di maggiore attenzione. In agricoltura spesso non c'è reazione al fenomeno. Questo è un tema che riteniamo importante.
La grande espansione, peraltro, deriva soprattutto dal valore che riveste il made in Italy nel settore dei prodotti alimentari, come in quello della moda o del turismo.
La malavita dunque si concentra su determinati stili di vita, sul benessere e sull'alimentazione, quindi su tutta una serie di soggetti che sono presenti oggi, come le cliniche del benessere, dove appunto si determinano queste forme di organizzazione.
L'ultima questione riguarda le associazioni dei produttori. Abbiamo rilevato, ad esempio, che gli attentati avvenuti nella zona di Policoro sono stati subiti da produttori attivi nelle associazioni di prodotto, perché l'organizzazione del prodotto in qualche modo dà fastidio alla criminalità organizzata. Quindi, c'è un'attenzione abbastanza interessante da questo punto di vista.
Per quanto riguarda le altre questioni del lavoro, mi pare che i colleghi della Coldiretti e della Confagricoltura abbiano parlato a sufficienza. Noi ci associamo, facendo particolare riferimento alla questione legata alla scadenza, il 31 luglio, delle agevolazioni previste soprattutto per


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la manodopera nelle aree montane e svantaggiate, sulle quali puntiamo moltissimo. Da tempo stiamo chiedendo una proroga e una stabilizzazione delle agevolazioni.

ALESSANDRO RANALDI, Vicepresidente della COPAGRI. Ringrazio per questa audizione. Non tornerò sugli argomenti che hanno trattato già i colleghi prima di me. Credo che si debba dare atto del fatto che in questi anni è stato compiuto uno sforzo notevole da parte delle organizzazioni sindacali e datoriali, per cercare di dare risposte al problema dell'agricoltura, dell'occupazione regolare, della sicurezza del lavoro. Tuttavia, la crisi che stiamo attraversando ha rimesso tutto in movimento, anche perché quando aumenta la disoccupazione e c'è una maggiore disponibilità di manodopera si verificano sempre situazioni a dir poco discutibili. È perlomeno normale.
Senza dubbio, tale situazione non ha aiutato. I fatti di Rosarno hanno portato all'attenzione di tutti il problema, ma credo che chiunque giri l'Italia abbia sempre avuto una serie di sensazioni in proposito, anche perché spesso si vedevano persone ferme a bordi della strada o che venivano spostate con mezzi di trasporto abbastanza carichi.
Qualche anno fa parlavamo di caporalato con riferimento all'ambito nazionale. Oggi vediamo che i caporali parlano l'italiano, ma spesso si raccordano anche con linguaggi diversi.
In questi anni, con la crisi, abbiamo visto che i prodotti agricoli alle aziende venivano pagati sempre meno; mentre il prodotto finito, trasformato, fresco nella grande distribuzione aveva dei costi differenti. Un tale aumento dei prezzi dal mondo della produzione a quello del consumatore è senza dubbio discutibile.
Qualche mese fa ho partecipato ad una audizione sul credito. In quella circostanza, dissi che se oggi le aziende vanno in banca spesso trovano lo sportello chiuso, ma se si tratta di un'azienda agricola questa trova l'intera banca chiusa. In quel periodo dicemmo che in caso di difficoltà spesso si ricorreva ad una finanza creativa o parallela.
Credo che questi problemi dovrebbero essere affrontati e dovrebbero avere una risposta. Fatti del genere sono sempre esistiti e noi abbiamo sempre cercato di combatterli, ma logicamente non sta alle organizzazioni professionali poter controllare il territorio. Occorrono maggiori mezzi alle forze dell'ordine per poter effettuare controlli, sapendo che si rischia di scatenare una guerra fra poveri, perché spesso e volentieri i prodotti nazionali restano appesi alle piante o sul terreno e poi vediamo che nei supermercati ci sono prodotti freschi, tutti i giorni, di almeno dubbia provenienza.
Qualcuno diceva che oggi il mercato del fresco, della frutta e della verdura, in tutte le città e in tutti i rioni è in mano a persone che sicuramente fanno il loro lavoro, ma che certamente fanno deflettere i prezzi e soprattutto l'approvvigionamento. Riteniamo che ci debbano essere delle regole uguali per tutti. Se viene importato prodotto da altre nazioni, ci auguriamo e vorremmo che venissero fatti dei controlli sanitari sicuramente, ma soprattutto che si potessero fare dei discorsi di importazione con Paesi terzi, devo perlomeno il rispetto del lavoro sia un elemento caratterizzante di queste produzioni.
Naturalmente, se non vogliamo che questo sistema venga a peggiorare e ad incrementarsi sempre più, occorre rivedere la politica agricola nazionale, ma soprattutto bisogna cominciare a riflettere seriamente su quella che sarà la politica agricola comunitaria, possibilmente cercando, come parte politica e come organizzazioni, di individuare un minimo comune denominatore che ci consenta di ragionare in prospettiva, nel momento in cui inizieremo ad affrontare in maniera seria questi problemi. Diversamente, staremo sempre a rincorrere, a partecipare a iniziative, a fare manifestazioni per tutelare il lavoro, l'impresa e l'azienda, ma probabilmente arriveremo sempre qualche giorno in ritardo.


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SANDRO GRANDE, Componente della giunta consultiva agricola nazionale dell'AGCI Agrital. Signor presidente, l'AGCI, la Lega e la Confcooperative hanno una posizione comune, che verrà esposta da Claudio Riciputi.

CLAUDIO RICIPUTI, Rappresentante dell'ufficio relazioni industriali della Legacoop Agroalimentare. Signor presidente, come è stato detto, parlo a nome delle tre centrali cooperative. La nostra posizione è contenuta in un documento che lasceremo agli atti della Commissione. Per questioni di tempo, lo illustro molto sinteticamente.
A nostro avviso, non è possibile risolvere la situazione di illegalità nell'agricoltura se non si interviene a monte, se non si riorganizza il modello imprenditoriale agricolo. Un'eccessiva frammentazione, infatti, non permette l'innovazione di prodotto, le economie di scala, la penetrazione commerciale e soprattutto un soddisfacente accesso ai mercati. Quindi, bisogna rendere le imprese agricole più capaci di raggiungere i canali di vendita, semplificando la filiera distributiva. Servono perciò imprese più strutturate, organizzate, o meglio, forme aggregative come le cooperative - in questo caso sane - che siano in grado di eliminare i passaggi improduttivi della filiera distributiva e anche di promuovere con maggiore efficienza nei processi di produzione, qualità e innovazione dei prodotti. Imprese più redditizie, dunque, sono in grado di impiegare in modo regolare la manodopera necessaria. Se agiamo in questo modo, consentiamo una maggiore redditività che potrebbe essere impiegata in una regolarità.
Veniamo ora alla situazione attuale. È stato detto molto dai colleghi che mi hanno preceduto. Anche noi, come centrali cooperative, abbiamo sottoscritto gli avvisi comuni. In uno di tali avvisi - lo diceva prima il collega Caponi - vi era un passaggio dedicato alle semplificazioni per i lavoratori extracomunitari. Sappiamo che la maggior parte delle illegalità avviene dove c'è il lavoro stagionale che è appannaggio quasi esclusivo dei lavoratori extracomunitari. Da questo punto di vista, qualcosa si può fare, a parte semplificare le procedure. È vero che qualche azione è stata intrapresa - l'invio telematico ad esempio sicuramente ci ha aiutato -, ma si potrebbe fare di più. In particolare, si potrebbe non fare uscire, come è successo quest'anno, il decreto flussi il 21 aprile. Sappiamo, infatti, che mediamente ci vogliono circa due mesi di tempo per avere l'avviamento al lavoro di un lavoratore extracomunitario. Ora, con il decreto flussi emanato il 21 aprile, possiamo avere a disposizione la manodopera agli inizi di giugno, quando la raccolta per alcune colture è già iniziata.
Un altro aspetto che vorrei trattare è legato ai controlli. Sicuramente, il piano straordinario è opportuno, perché sono state programmate 10.000 ispezioni e sono stati concentrati 550 ispettori, però questa non deve essere l'eccezione, deve rappresentare la regola. Inoltre, tale azione non può essere concentrata solo sul Mezzogiorno, perché le illegalità sono presenti anche in tutto il resto del Paese.
Anche se i risultati sono stati buoni, sappiamo che le risorse scarseggiano. Allora, a questo punto è opportuno creare delle sinergie con tutti gli attori: gli enti locali, gli attori istituzionali e le parti sociali.
Vorrei inoltre portare alla vostra attenzione una nostra esperienza, vissuta come movimento cooperativo, che non ha a che fare con l'agricoltura, ma che potrebbe essere ripresa dal mondo agricolo.
Per sconfiggere la falsa cooperazione, la cooperazione spuria, due anni e mezzo fa abbiamo sottoscritto un protocollo con il Ministero del lavoro e il Ministero dello sviluppo economico.
In questo protocollo, erano previste una serie di attività, tra cui quella della costituzione di osservatori permanenti, costituiti presso le direzioni provinciali del lavoro, quindi composti dal Ministero del lavoro, da rappresentanti dell'INPS, da rappresentanti dell'INAIL e da rappresentanti delle centrali cooperative e delle organizzazioni sindacali. La funzione di


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tali osservatori è quella di orientare l'attività ispettiva. La partenza è stata lenta, ma si sta vedendo qualche frutto.
Tale modello può essere esportato anche nell'agricoltura, senza limitarlo quindi limitato alla sola cooperazione. In questo caso, visto che gli interessi sono comuni, potremmo coinvolgere tutti i rappresentanti del mondo agricolo e costituire organismi analoghi.
Aggiungo un'ultima battuta per quanto riguarda le cooperative. Prima si parlava di falsa cooperazione. Da questo punto di vista, abbiamo un problema. Su più di 10.000 cooperative esistenti, oltre 5.000 fanno parte della cooperazione associata. Queste ultime vengono periodicamente revisionate - perché l'attività di revisione rientra tra i nostri compiti -; cosa che invece non avviene per le altre cooperative. Le cooperative non aderenti in teoria dovrebbero essere ispezionate dal Ministero dello sviluppo economico. Sappiamo però che nel 90 per cento dei casi tutto ciò non succede.
Se ci fossero maggiori controlli, forse, potremmo risolvere qualche problema.

MAURO TONELLO, Presidente della Unci Coldiretti. Signor presidente, grazie per averci permesso di toccare un tema così spinoso che, oltretutto, ha una serie di sfaccettature non facili da leggere, per poi porre in campo eventuali soluzioni che possano comportare un minore impatto dell'illegalità e dello stesso lavoro in nero.
Cercherò di sorvolare sugli argomenti che abbiamo trattato in un documento che lascerò agli atti della Commissione e che sono stati già toccati in parte dai colleghi. Credo che rendere la legislazione il più fruibile possibile, quindi il più semplice e lineare possibile, possa sicuramente togliere l'alibi alle imprese e agli stessi lavoratori rispetto al fatto di non essere messi nelle condizioni di utilizzare la legalità per poter lavorare.
Di pari passo, credo che anche un regime di carattere sanzionatorio e un'attività di ispezione sui vari territori, condotta da enti che conoscono bene i luoghi e quindi possono inserirsi con le giuste tecnicalità per comprendere che cosa accada nell'azienda e nell'impresa stessa, debba essere accompagnata da una serie di dispositivi che, a nostro avviso, devono essere messi a disposizione anche sotto l'aspetto legale. Infatti, oggi, se da una parte vi è un'azienda che vive nell'illegalità, dall'altra parte bisognerebbe impedirle di accedere alle agevolazioni fiscali, o di partecipare ai piani di sviluppo rurale e via discorrendo. Insomma, dovremmo cercare di complicare la vita e l'esistenza di queste imprese che altrimenti, a seguito di un solo fatto sanzionatorio, il giorno successivo continuano tranquillamente ad andare avanti.
Sotto questo profilo, penso anche alla possibilità, dove ve ne siano i presupposti, di inibire le stesse persone fisiche alla possibilità di fare assunzioni e mettere in piedi imprese di un certo tipo.
In campo agricolo, soprattutto per la particolarità che l'agricoltura riveste - penso alle grandi campagne di raccolta e quindi all'utilizzo della manodopera di extracomunitari -, ha una grande importanza il fatto di mettere a disposizione, come è stato fatto quest'anno, quote significative che possono dare ristoro e consentire di stare nelle regole.
Non vorrei dimenticare, tuttavia, un aspetto che è molto collegato a questo, ossia il fatto di prestare molta attenzione alle importazioni, in particolare quando dal mondo delle imprese arrivano richieste di analisi di dumping sociale e ambientale.
Nei porti ormai arriva di tutto, non solo le persone e le merci. È chiaro tuttavia che dove si verifica dumping sociale, bisogna accendere dei riflettori e stare molto attenti a ciò che di fatto si sta portando in campo. In quest'ottica, la valorizzazione del nostro prodotto attraverso l'etichettatura obbligatoria, che renda più visibili e più tracciabili i beni e le produzioni, può essere sicuramente un'ulteriore agevolazione.
Infine, in precedenza si parlava di cooperative che nascono per offrire un certo tipo di servizio, ma non hanno terreni a disposizione, forniscono manodopera magari per brevi periodi, poi scompaiono


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per ricomparire sotto altre forme o altri nomi, è chiaro che in questi casi l'attenzione deve essere massima. Quello che si può fare è sicuramente intraprendere un'azione anche da parte nostra di osservazione delle imprese, possiamo segnalare e stimolare l'attenzione delle entità e delle forme dei corrispettivi richiesti. Penso, ad esempio, per le prestazioni degli appalti, alla composizione di chi si appalesa a rendere questo tipo di servizio.
Occorre valutare la compagine sociale e anche le date di nascita delle società che troppe volte nascono e crescono in fretta; il che è un brutto segno, perché potrebbe nascondere fatti che nessuno vorrebbe trovarsi a discutere.

PRESIDENTE. Do la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

SANDRO BRANDOLINI. Signor presidente, sarò telegrafico. Intanto ringrazio gli auditi, a cui vorrei rivolgere alcune domande che rispecchiano quanto è stato detto nei vari interventi.
Siamo convinti che si ponga prima di tutto la necessità di prevenire questo fenomeno. La prevenzione, se da un lato richiede strumenti quali il maggior controllo, come veniva indicato, dall'altro, secondo noi, richiede in via prioritaria l'utilizzo di mezzi che possano consentire il controllo e anche il funzionamento degli osservatori.
Nei prossimi giorni, riprenderemo la discussione sul disegno di legge C. 2260 in cui si parla della tracciabilità. A nostro avviso, tuttavia, per come è attualmente strutturato, quel provvedimento non è utile a questo scopo. Infatti, in quell'etichettatura non vi è la tracciabilità.
Riteniamo che se il prodotto - anche per verificarne l'origine e non solo per il rispetto delle norme - non è tracciabile, non vi sia comunque la certezza della sua origine. La tracciabilità, che segna il percorso dalla nascita fino alla distribuzione di un prodotto, è uno strumento che a nostro parere assicura di fatto la possibilità di intervenire.
Se un'azienda raccoglie x quintali di prodotto, vuol dire che ha y giornate lavorative. Se non le assicura direttamente, significa che ha lavoro dipendente o illegale. Volevamo conoscere dunque la vostra opinione in merito.
Da questo punto di vista, l'altro strumento a cui si potrebbe ricorre è una legislazione, al di là del fatto che sia semplificata, che favorisca la regolarizzazione dei rapporti. Del resto, avete ragione a dire che il fenomeno non riguarda solo il sud, ma anche il nord. Se il decreto dei flussi arriva in aprile, quando già si raccolgono le fragole, o non si procede alla raccolta o si ricorre a dei mezzi, quanto meno in quel periodo, non regolari.
Uno strumento che proponiamo, ad esempio, è quello del permesso pluriennale per stagionali. In sostanza, si assume un lavoratore stagionale con un permesso che non vale solo per un anno, ma per tre o cinque anni. In questo modo, negli anni successivi, è possibile procedere automaticamente all'assunzione. Ci piacerebbe conoscere il vostro parere anche in merito a tale questione.
Oltre a ciò, anche noi crediamo che sia necessario trovare degli strumenti, degli incentivi, come quelli che in passato hanno favorito l'emersione del lavoro sommerso in altre aree, incentivando tali processi.
Penso che in agricoltura - lo diceva adesso il presidente Tonello - possa essere un'azione efficace quella secondo cui le agevolazioni o i vari contributi che vengono dati al mondo agricolo debbano essere sospesi, nel momento in cui si riscontra palesemente una situazione di illegalità da tutti i punti di vista, non solo quello del lavoro.
Concludo con una osservazione. Sarebbe bene che nei protocolli dicessimo qualcosa di più oltre al fatto che non rappresentiamo chi fa uso di lavoro irregolare. Ad esempio, come ha fatto la Confindustria, sarebbe importante che le associazioni degli imprenditori agricoli prevedessero l'espulsione dall'organizzazione di coloro i quali operano nell'illegalità.


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PRESIDENTE. Do la parola ai nostri ospiti per la replica.

VIVIANA BECCALOSSI. Presidente, chiedo scusa. Mancano cinque minuti all'inizio dei lavori d'Aula. Dobbiamo licenziare un provvedimento importante, con tutto il rispetto.
Trovo che questa tematica sia troppo rilevante per trattarla con l'orologio in mano. Di conseguenza, presento la richiesta ufficiale, come Popolo della libertà, di poter rivedere i nostri auditi, per poter, nel frattempo, cogliere l'occasione di leggere le carte che ci hanno lasciato.

PRESIDENTE. Ringrazio i nostri ospiti per la loro presenza e per la documentazione che hanno depositato, di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegati).
Rinvio il seguito dell'audizione ad altra seduta.

La seduta termina alle 15,50.

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