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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione XIII
20.
Martedì 28 giugno 2011
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Russo Paolo, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA SITUAZIONE DEL SISTEMA AGROALIMENTARE, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO AI FENOMENI DI ILLEGALITÀ CHE INCIDONO SUL SUO FUNZIONAMENTO E SUL SUO SVILUPPO

Audizione del comandante del Comando carabinieri politiche agricole e alimentari, colonnello t. SFP Maurizio Delli Santi:

Russo Paolo, Presidente ... 3 11 14 16 20
Cenni Susanna (PD) ... 11
Dal Moro Gian Pietro (PD) ... 13
De Camillis Sabrina (PdL) ... 15
Delli Santi Maurizio, colonnello t. SFP, comandante del Comando carabinieri politiche agricole e alimentari ... 3 16
Di Giuseppe Anita (IdV) ... 12
Dima Giovanni (PdL) ... 12
D'Ippolito Vitale Ida (PdL) ... 13
Fogliato Sebastiano (LNP) ... 14
Ruvolo Giuseppe (IRNP) ... 14
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Italia dei Valori: IdV; Iniziativa Responsabile Nuovo Polo (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione): IRNP; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.

COMMISSIONE XIII
AGRICOLTURA

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di martedì 28 giugno 2011


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PAOLO RUSSO

La seduta comincia alle 13.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione del comandante del Comando carabinieri politiche agricole e alimentari, colonnello t. SFP Maurizio Delli Santi.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla situazione del sistema agroalimentare, con particolare riferimento ai fenomeni di illegalità che incidono sul suo funzionamento e sul suo sviluppo, l'audizione del comandante del Comando carabinieri politiche agricole e alimentari, colonnello t. SFP Maurizio Delli Santi.
Ringrazio il comandante di aver accolto prontamente il nostro invito, nonché il maresciallo aiutante sostituto ufficiale di pubblica sicurezza Vincenzo Mennitti e il maresciallo capo Giuseppe Zagaria che lo accompagnano.
All'intervento del colonnello faranno seguito eventuali domande da parte dei deputati alle quali il nostro ospite potrà replicare.
Do la parola al colonnello Delli Santi.

MAURIZIO DELLI SANTI, Colonnello t. SFP, comandante del Comando carabinieri politiche agricole e alimentari. Innanzitutto, desidero esprimere un ringraziamento per la sensibilità istituzionale che la Commissione ha mostrato nei confronti del Comando carabinieri politiche agricole e alimentari, invitandolo a partecipare a questo ciclo di audizioni su un tema che riteniamo estremamente importante e di interesse comune; ciò anche al fine di definire dei progetti condivisi e delle strategie di intervento comuni per contrastare più efficacemente il fenomeno dell'illegalità nel comparto agroalimentare.
Il Comando carabinieri politiche agricole e alimentari opera in seno al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, dipende direttamente dal Ministro e, per scelta del legislatore, è deputato a contrastare segnatamente due fenomeni dell'illegalità nel comparto agroalimentare. In primo luogo, effettua controlli straordinari sui finanziamenti comunitari e quindi la sua azione prioritaria è rivolta al contrasto degli illeciti relativi ai finanziamenti comunitari, in particolare con riferimento al Fondo europeo di garanzia e al Fondo di sviluppo rurale, nonché ai fondi destinati agli aiuti ai Paesi in via di sviluppo e agli indigenti. L'altra grande macroarea di illegalità in cui il Comando carabinieri ha accresciuto le sue competenze negli ultimi anni concerne le frodi agroalimentari, ovvero la «agropirateria» in senso generale, di cui soltanto la parte più evidente riguarda la contraffazione giuridicamente intesa, ma che in realtà comprende un ambito di irregolarità del sistema dell'agroalimentare che investe diversi comportamenti illeciti, a partire dalla semplice vendita al commercio di prodotti scaduti.


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Proprio al fenomeno dell'agropirateria stiamo riservando particolare attenzione. Vorrei, però, ricordare che in questo ambito non siamo l'unico organismo a operare; lavoriamo, infatti, in stretta sinergia con altri reparti dell'Arma dei carabinieri, in particolare con i NAS (Nuclei antisofisticazioni e sanità) che hanno una specifica vocazione alla tutela degli aspetti igienico-sanitari, mentre noi siamo più votati alla tutela della qualità della produzione regolamentata e dei marchi di qualità. A questo proposito, già nel 2006 il Ministero dell'interno, nell'ambito delle direttive ministeriali sul coordinamento delle forze di polizia, aveva individuato un ruolo preminente del nostro Comando nell'azione di contrasto alle frodi nel settore agroalimentare.
Il Comando ha una struttura snella; ha in organico 83 uomini, tra ufficiali, marescialli, appuntati e carabinieri; attualmente ha una forza organica di 80 unità ed è articolato territorialmente in tre nuclei antifrodi (NAC); il primo ha competenza sull'Italia settentrionale e ha sede a Parma, città a suo tempo scelta anche in relazione alla sede dell'Autorità per la sicurezza alimentare europea lì costituita; il secondo ha sede a Roma e ha competenza sull'Italia centrale e sulla Sardegna; infine, il terzo NAC è a Salerno e ha competenza sull'Italia meridionale.
Abbiamo, inoltre, un agente temporaneo che proviene dai nostri ranghi presso l'Ufficio europeo per la lotta alle frodi (OLAF) che rappresenta un'importante risorsa strategica per sviluppare le attività di cooperazione internazionale sempre più necessarie in questo settore.
Il nostro Comando agisce sul livello qualitativo delle indagini svolte in ambito strategico e opera con attività di controllo straordinario, a integrazione degli altri organi di vigilanza ministeriale. Si tratta, quindi, di unità speciali che si completano anche con l'apporto degli altri reparti specializzati dell'Arma dei carabinieri, che pure assicurano un'attività di vigilanza nel comparto agroalimentare. Mi riferisco al Nucleo ispettorato del lavoro (NIL), che dipende dal Ministero del lavoro e sviluppa un'attività di controllo riguardo al rispetto della normativa sul lavoro, la cui azione è importante specialmente in relazione al contrasto al lavoro nero, con cui operiamo in stretta sinergia; al Nucleo operativo ecologico (NOE), che ha una specifica competenza rispetto al rapporto tra agricoltura e ambiente, tema sempre più attuale, e infine, ai NAS, l'altra struttura dell'Arma che pure si occupa della tutela della sicurezza alimentare in rapporto agli aspetti igienico-sanitari e che dipende dal Ministero della salute.
La nostra forza è rappresentata anche dalla rete investigativa dell'Arma dei carabinieri nel suo complesso e dalla diffusione territoriale delle 4.600 stazioni dei Carabinieri, a cui ogni cittadino può rivolgersi anche per segnalare le frodi nel settore agroalimentare.
In merito all'attività operativa realizzata nel 2010 dai nostri 80 uomini, segnalo che sono state controllate 1.375 aziende; sequestrate 12 mila tonnellate di prodotti alimentari sottratti al circuito illegale e accertati 17 milioni di euro di finanziamenti illeciti; in più, ricorrendo ai moderni strumenti di aggressione ai patrimoni criminali quali il sequestro per equivalenti, il sequestro conservativo e i sequestri penali e amministrativi previsti dalla vigente normativa di settore, sono stati confiscati oltre 115 milioni di euro di beni immobili, conti correnti e valori sottratti al circuito illegale.
Sempre nel 2010, sono stati segnalati 374 autori all'autorità giudiziaria ordinaria e, a termine della ricognizione effettuata con la Corte dei Conti nel dicembre 2010, sono state inoltrate 30 segnalazioni per l'accertamento del danno erariale e segnalati complessivamente 527 soggetti economici che saranno, appunto, sottoposti all'accertamento da parte della giurisdizione della Corte dei conti.
Questi sono i dati di sintesi, su cui ritengo opportuno un approfondimento in questa sede, anche per cogliere degli elementi comuni di riflessione.
Partiamo, quindi, dalla prima macroarea della nostra attività di intervento, ovvero l'azione di contrasto alle frodi comunitarie, intese come illeciti finanziamenti comunitari. Come è noto, il flusso di finanziamenti


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comunitari erogati all'agricoltura italiana nell'anno 2010, secondo i dati forniti dall'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA), si attesta a circa 6 miliardi di euro, comprensivi anche degli aiuti alimentari agli indigenti, degli aiuti nazionali al comparto alimentare e degli aiuti alimentari ai Paesi in via di sviluppo.
In questa attività di contrasto alle frodi comunitarie, un dato da porre in evidenza è il mutato atteggiamento dell'Unione europea rispetto alla posizione italiana che negli anni addietro - come molti ricorderanno - è stata sempre contraddistinta da un elevato indice di frodi in questo settore. Ebbene, negli ultimi anni, le riflessioni sia del Parlamento europeo sia della Commissione si sono concluse con specifiche determinazioni e risoluzioni di entrambi gli organi che hanno evidenziato che tassi più elevati di sospetta frode non significano necessariamente una maggiore attività fraudolenta. Proprio per questo, nelle ultime determinazioni della Commissione l'attenzione è stata spostata su quei Paesi che, stranamente, rivelano tassi piuttosto bassi di sospetta frode.
Ciò conduce a una riflessione sull'analisi comparativa dei sistemi di controllo in ambito europeo, che abbiamo portato, peraltro, all'attenzione del Comitato per la lotta alla frode (COLAF), costituito presso il Ministro delle politiche europee. In diverse sedi istituzionali - anche nell'ambito della Corte dei conti - è emersa l'esigenza di definire un sistema di controlli uniforme a livello europeo.
La specificità italiana è di avere - oltre ai controlli amministrativi affidati agli organismi ministeriali e alle strutture della pubblica amministrazione - un vero e proprio apparato investigativo dedicato, quale appunto il Comando carabinieri politiche agricole e alimentari e i Nuclei antifrodi carabinieri, che opera con i sistemi tradizionali delle indagini di polizia giudiziaria nel contrastare il fenomeno dell'illegalità e, segnatamente, dei finanziamenti comunitari illeciti; questo soprattutto per contrastare quei contesti di illegalità più strutturati e contigui con la criminalità comune e organizzata. Riteniamo, quindi, che questo modello operativo possa essere portato all'attenzione dell'Unione europea per valorizzare il significativo apporto dell'Italia anche nelle scelte legislative che hanno portato all'istituzione di questi reparti dedicati.
Per quanto riguarda la tipologia delle frodi comunitarie, le nostre analisi hanno evidenziato dei modus operandi piuttosto frequenti riconducibili a due tipi di condotte illegali. La prima è la falsa attestazione di conduzione di superficie agricole. A questo proposito, gli organismi preposti ai pagamenti potrebbero attuare delle misure ancora più mirate di controllo interno, nella gestione dell'istruttoria delle pratiche, per prevenire questi fenomeni ancora piuttosto diffusi. L'altro modus operandi è relativo alle attestazioni di operazioni inesistenti.
Nel documento che abbiamo consegnato alla Commissione, abbiamo sintetizzato in chiave divulgativa queste condotte criminali; tuttavia, ciò non deve indurre a sottovalutare la loro portata perché in diverse occasioni sono emerse, nell'ambito nostre indagini, attività piuttosto articolate e strutturate sulla filiera. È il caso, infatti, di ricordare, in particolare, un'indagine sviluppata nel 2010 che ha visto deferire all'autorità giudiziaria ben 200 soggetti tra organizzazioni di produttori, responsabili dell'industria di trasformazione e di aziende di trasporto ed addetti ai controlli che hanno posto in essere diverse condotte - dalla falsa attestazione, a operazioni inesistenti, a falsi ideologici nei vari documenti - finalizzate a ottenere finanziamenti illeciti.
In merito ai finanziamenti verificati, riportiamo in tabella i dati relativi al 2009 e al 2010. Gli 80 uomini del Comando carabinieri politiche agricole e alimentari hanno verificato finanziamenti per quasi 18 milioni di euro nel 2009, mentre nel 2010 le verifiche hanno riguardato finanziamenti per 21 milioni, con un incremento del 18 per cento. Per quanto riguarda, invece, i finanziamenti illeciti accertati, il rapporto fra illeciti verificati e illeciti accertati è abbastanza alto ed è indicativo della necessità di incrementare l'attenzione sul flusso di finanziamenti comunitari. Anche a questo


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proposito, abbiamo un dato incrementale positivo; infatti, nel 2009 si sono accertati quasi 8 milioni di finanziamenti illeciti, che hanno superato i 17 milioni nel 2010, con un incremento del 123 per cento.
Rispetto, poi, alle denunce per truffa ai danni dell'Unione europea, vi è un dato ulteriormente positivo dell'azione di contrasto svolta dal Comando; infatti, nel 2009 aveva segnalato all'autorità giudiziaria 103 soggetti per truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, nel 2010 le segnalazioni sono salite a 221, con un incremento del 114 per cento.
È da segnalare, inoltre, una certa contiguità fra il fenomeno delle truffe ai danni dell'Unione europea e quelle nei confronti dell'INPS. Ciò è indicativo di un sistema di illegalità abbastanza diffuso che prevede, appunto, una contiguità di questi elementi nelle condotte illecite.
Un altro settore su cui abbiamo spostato l'attenzione investigativa è relativo agli aiuti ai Paesi in via di sviluppo, a proposito dei quali, negli ultimi anni, non si sentiva parlare di fenomeni illegali. Ciò nonostante, proprio quest'anno abbiamo portato a termine un'indagine, con la procura della Repubblica di Roma e con l'OLAF, riguardo a una società di brokeraggio operante nel sistema delle gare dell'Unione europea dal 2003 al 2007, che si era aggiudicata la fornitura di prodotti in Marocco, in Russia e in Nigeria. Si trattava di articoli medico-sanitari risultati, in seguito ai nostri controlli, contraffatti; in particolare, in luogo dei marchi originari di provenienza dei prodotti made in China e made in Pakistan veniva apposto il marchio europeo previsto dei bandi. Si trattava di prodotti di minore qualità rispetto a quella richiesta dalle gare, attraverso i quali - anche con comportamenti corruttivi nei confronti di funzionari, in questo caso della commissione di controllo nigeriana - sono riusciti a introitare circa 3 milioni di illeciti finanziamenti comunitari. Siamo intervenuti, quindi, con un'indagine complessa, durata circa tre anni, e, con l'intervento dell'OLAF, siamo riusciti a concludere l'attività investigativa, assicurando il recupero dei finanziamenti comunitari e procedendo alle segnalazioni alla Corte dei conti per il danno erariale.
Il rafforzamento del rapporto di collaborazione con la Corte dei conti è stata una delle linee di azione strategica che abbiamo inteso intraprendere. Infatti, riteniamo che la giurisdizione della Corte dei conti - segnatamente attraverso lo strumento del sequestro conservativo previsto proprio da quel tipo di giurisdizione, nonché con l'estensione della competenza della giurisdizione della Corte non solo ai pubblici ufficiali, ma anche agli ultimi beneficiari dei finanziamenti comunitari - fornisca meccanismi più efficaci anche rispetto all'indagine penale perché più diretti a conseguire immediatamente un congelamento dei beni e dei finanziamenti che altrimenti potrebbero essere destinati illegalmente.
Già al termine del 2010 abbiamo proceduto a 30 segnalazioni per fatti relativi al 2009 e al 2010 e abbiamo stimato un danno erariale di circa 100 milioni di euro su cui la Corte dei Conti ha avviato gli accertamenti; abbiamo, inoltre, segnalato 527 soggetti economici.
L'importanza del rafforzamento della collaborazione con la Corte dei conti va considerato anche in relazione a uno dei problemi posti all'attenzione dell'Unione europea e delle autorità nazionali, che riguarda la responsabilità dei Governi nazionali degli Stati membri rispetto alle azioni di recupero degli illeciti finanziamenti comunitari. Ricordo, infatti, che la normativa comunitaria in materia è piuttosto incisiva poiché, se entro i quattro anni dal primo accertamento di carattere amministrativo o entro otto anni dall'avvio di un procedimento giudiziario, non vengono realizzate le azioni di recupero, l'Unione europea pone a carico dello Stato membro il 50 per cento delle azioni di recupero sui finanziamenti illeciti, che si traducono in una riduzione dei successivi stanziamenti di finanziamenti comunitari. Tra l'altro, laddove sia dimostrata un'inadempienza da parte dello Stato membro, queste imputazioni possono arrivare anche al 100 per cento degli illeciti finanziamenti.
In sede di COLAF, quindi presso il Ministero delle politiche comunitarie, e poi anche


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presso il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, abbiamo proposto di avviare una riflessione sui sistemi di recupero a livello nazionale. Noi abbiamo, infatti, una giurisdizione abbastanza estesa, con diverse sanzioni penali e amministrative piuttosto incisive, e con provvedimenti ablativi, come il sequestro penale, il sequestro amministrativo, il sequestro conservativo e il sequestro per equivalente, anch'esso previsto dalla nuova normativa; pertanto potrebbe essere opportuno canalizzare queste informazioni all'Unione europea per dimostrare che l'azione di recupero da parte dell'Italia è realizzata non solo con l'azione di recupero vera e propria da parte degli organismi pagatori, ma anche attraverso i provvedimenti di sequestro disposti dall'autorità giudiziaria e dall'autorità amministrativa competente.
Per accelerare il processo delle azioni di recupero, abbiamo ipotizzato una sorta di normativa che possa prevedere l'estinzione alla sanzione nel caso in cui il beneficiario restituisca i contributi che ha tentato di percepire illecitamente. Queste soluzioni normative, sottoposte all'esame degli organi tecnici, oltre che, ovviamente, del legislatore, sarebbero utili per affinare il sistema delle azioni di recupero che rappresenta un'area di criticità nei rapporti dei singoli Stati con l'Unione europea.
Un'altra attività che abbiamo sviluppato in questi anni concerne la questione dei prelievi supplementari sul latte.
Tuttavia, in questa sede, mi soffermo sulle attività di carattere generale sviluppate dal Comando carabinieri politiche agricole e alimentari a supporto delle attività di verifica effettuate dal Ministero, che hanno visto due momenti di particolare rilievo nel corso del 2010. Anzitutto, vi è stata la relazione di approfondimento del Comando carabinieri rispetto ai metodi di controllo e alle fonti di rilevamento che, in quel momento storico, erano apparsi meritevoli di ulteriore riflessione. In secondo luogo, con il documento di approfondimento del giugno 2010, il Ministero ha concluso che «nessun elemento oggettivo può supportare, allo stato, l'ipotesi di un'errata quantificazione della produzione nazionale». Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha in atto ulteriori approfondimenti anche perché - come è noto - è in svolgimento l'avvio del sistema di rateizzazione riguardo alle richieste dei soggetti «splafonatori».
Abbiamo voluto fornire, in questa sede, un'informazione di carattere generale sulla nostra attività, rimandando ad altre sedi istituzionali gli opportuni approfondimenti, ove ciò si riveli necessario.
L'altra macroarea di interesse e di approfondimento riguarda l'agropirateria. Il tema delle frodi nel settore agroalimentare ha portato all'attenzione anche delle cronache alcuni fenomeni di contaminazione di alimenti in ambito europeo. Da qui, l'esigenza che il Comando ha più volte sottolineato di pervenire a una normativa più incisiva. Del resto, la scelta del legislatore nazionale di giungere alla legge 3 febbraio 2011, n. 4 sull'estensione della normativa sull'etichettatura, anche con riferimento ai dati relativi alla coltivazione, all'allevamento e all'ultima trasformazione, crea, da parte nostra, molte aspettative perché essa faciliterebbe il sistema dei controlli relativi soprattutto alla tracciabilità degli alimenti. Confidiamo, inoltre, che questa possa essere un'iniziativa da portare all'attenzione dell'Unione europea e che possa far parte di quel corpus iuris comunitario di cui abbiamo bisogno per uniformare il sistema dei controlli in ambito europeo.
Riguardo all'attività svolta dal reparto, sottolineo che c'è stato un incremento del 43 per cento delle violazioni accertate fra il 2009 e il 2010. Il dato più significativo è relativo ai prodotti sequestrati, che ha visto un notevole incremento, arrivando a circa 11.862 tonnellate di prodotti agroalimentari sequestrati nel 2010. Segnatamente, si tratta di prodotti lattiero-caseari, concentrati di pomodoro, olio extravergine d'oliva, prodotti ittici, latte bufalino e pomodoro. I prodotti sono stati sequestrati per violazione della normativa sull'etichettatura, sulla tracciabilità, sulla tutela delle DOP e IGP - quindi si tratta di vere e proprie contraffazioni - e sulla produzione regolamentata degli alimenti.


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In diverse sedi istituzionali è stato più volte denunciato che, per l'Italia, il danno del falso made in Italy sul mercato globale è stimato in circa 50 miliardi. Più nello specifico, il modus operandi che emerge dalle nostre indagini e analisi concerne: la falsa evocazione dei marchi DOP nel settore delle carni e di pomodori pelati destinati all'estero; il pomodoro concentrato cinese, introdotto nel circuito nazionale; carne e pomodoro falsi biologici; olio di oliva e olio di semi adulterati alla clorofilla o lampanti o deodorati e venduti come olio extravergine d'oliva; le false date di scadenza e di prelevamento di prodotti ittici; l'irregolarità nel regime di conservazione alimenti e la denominazione di tracciabilità.
Vorrei soffermarmi sul dato relativo al sequestro di pomodori poiché le campagne straordinarie sollecitate dall'opinione pubblica e dalle autorità politiche e di governo hanno spostato l'attenzione proprio su questo alimento, rispetto al quale alcune nostre indagini hanno posto in evidenza la condotta truffaldina di alcuni soggetti imprenditoriali che hanno destinato, in particolare al mercato estero, del falso DOP che non rispettava i disciplinari di produzione, quindi, invece di esportare il prodotto DOP dichiarato o evocato come tale in etichetta, si commerciava, in realtà, pomodoro proveniente da altre zone.
In particolare, un altro dato riguarda il concentrato di pomodoro cinese. Vi è stato, infatti, un sequestro di notevole entità che ha aperto una riflessione sul flusso commerciale proveniente dall'estero. Tra l'altro, riteniamo opportuno sottoporre a questo consesso due considerazioni in merito a questo punto.
In primo luogo, in diverse sedi è stata richiamata l'esigenza di una maggiore trasparenza dei dati di dell'import/export commerciale dei vari operatori economici del settore, ove vige un regime di «riservatezza» nelle comunicazioni al pubblico che sembrerebbe non conciliarsi con la tutela del bene primario che è la sicurezza alimentare e la salute dei cittadini. Quindi, potrebbe essere opportuna una riflessione su questo aspetto.
L'altra considerazione riguarda la necessità di una normativa - quella sull'etichettatura va in questo senso - ancora più stringente, efficace, chiara e trasparente per quanto riguarda il problema dei prodotti introdotti nel territorio nazionale e inseriti nel ciclo di produzione e nei sistemi di lavorazione nazionali. Sotto questo aspetto, in alcuni nostri sequestri, che hanno documentato una non trasparenza della tracciabilità e della provenienza dei prodotti, ci siamo trovati di fronte a provvedimenti di dissequestro da parte dell'autorità giudiziaria che, in ossequio a un'interpretazione estremamente restrittiva delle norme del codice doganale, ha ritenuto che la normativa vigente consente di targare come made in Italy anche prodotti che contengono materie provenienti dall'estero. Questo è, appunto, il caso del concentrato pomodoro cinese che ha visto i descritti esiti giudiziari. Pertanto, sottoponiamo, in questa sede, l'ipotesi di un adeguamento della normativa anche in questo ambito.
Vorrei richiamare, ancora, l'attività di controllo a tutela di alcuni marchi DOP. In particolare, per scelta delle autorità governative, è stato istituito, con il decreto ministeriale 14 gennaio 2010, un Comitato di garanzia che ha sviluppato diverse attività di controllo nel settore lattiero, determinando una modifica dello statuto del consorzio della mozzarella di bufala campana DOP.
In conclusione, richiamo i temi proposti in relazione alle criticità del contrasto all'agropirateria. Come operatori di polizia giudiziaria, abbiamo bisogno, infatti, di strumenti di tutela a livello internazionale più efficaci e più chiari, di un corpus iuris comune e quindi anche di un adeguamento della nozione di «lavorazione sostanziale» nel Codice doganale perché riteniamo che la nazionalizzazione di significative quantità di prodotti alimentari stranieri non risponda più alle aspettative e alle esigenze della sicurezza alimentare, così come individuata in diverse sedi.
Per quanto riguarda il circuito dell'illegalità, il dato dei controlli su tutto il territorio nazionale è condizionato dalla nostra


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forza organica che - ricordo - è di soli 80 uomini. Il nostro Comando ha un'articolazione ancorata sui tre nuclei antifrodi di Parma, Roma e Salerno, con una capacità di proiezione che è, però, molto condizionata dalla disponibilità di risorse anche per le attività di missione, oltre che ovviamente dall'impegno nel sostenere attività complesse di indagine nel comparto alimentare, settore nel quale i controlli investono tutta la filiera. I dati in merito alla distribuzione sono, quindi, condizionati dalle scelte effettuate in relazione alla situazione della forza.
A questo proposito, un dato particolarmente indicativo è relativo alla regione Campania, laddove abbiamo, in rapporto al numero totale degli illeciti, un indice di positività dei controlli pari al 36 per cento; valore che pone questa regione più in evidenza rispetto alle altre. Tuttavia, questo dato va considerato con particolare attenzione anche in altre regioni. Per esempio, la Calabria, per ciò che concerne le nostre attività - che, peraltro, stiamo incrementando - presenta solo 24 illeciti accertati, in merito ai quali le attività sono ancora in corso; questo valore, però, assume una certa rilevanza rispetto al numero dei controlli, visto che ne abbiamo effettuati solo 13 nel 2010.
Altre considerazioni circa il fenomeno dell'illegalità nel comparto alimentare sono state espresse anche da autorevoli esponenti della magistratura, in particolare sull'incidenza della criminalità organizzata nel mondo agroalimentare. Vorrei ricordare, a questo riguardo, che alcune indagini condotte anche da altri organi di polizia evidenziano alcuni indicatori del livello di penetrazione della criminalità organizzata. Sono note, infatti, le attività di servizio svolte in Calabria nell'ambito dell'operazione «migrantes», che ha mostrato il forte interesse criminale nello sfruttamento della manodopera clandestina e che si è conclusa con provvedimenti restrittivi dell'autorità giudiziaria.
Vi è, poi, il problema del sud pontino, che ha visto il forte condizionamento del mercato agroalimentare, specie nel controllo del trasporto merci e nei prezzi d'acquisto da parte di organizzazioni criminali tradizionali.
In aggiunta, vorrei segnalare l'operazione «decollo ter» effettuata in Calabria, che ha accertato che il provento del narcotraffico, proveniente probabilmente dalla Colombia, era destinato al finanziamento di aziende di trasporto imposte con forme estorsive a una società della grande distribuzione organizzata (GDO).
Pertanto, sulla base delle nostre conoscenze, gli ambiti di interesse della criminalità organizzata sono rivolti al circuito dell'illegalità d'affari legato anche all'agroalimentare. Abbiamo portato l'attenzione investigativa, infatti, su alcuni soggetti legati o contigui con alcuni centri di assistenza agricola che fanno da collettore di alcune condotte truffaldine, per quanto riguarda sia gli illeciti finanziamenti comunitari sia le truffe all'INPS, nonché le forme di condizionamento dei prezzi, esercitate anche con l'imposizione del sistema dei trasporti; l'usura e le attività estorsive. Difatti, quest'ultimo è l'altro grande filone investigativo che abbiamo attivato - ovviamente in sinergia con i nostri comandi territoriali - in questo ambito, visto che i soggetti economici che operano nell'agroalimentare sono prevalentemente piccole e medie imprese che, probabilmente, possono avere difficoltà di accesso al credito; è possibile, quindi, che, in questo contesto, l'interesse dei circuiti illegali della criminalità si sposti ad alimentare l'usura e le attività estorsive.
Anche il settore dell'ippica è estremamente delicato. In particolare, un'azione investigativa ha portato, proprio il mese scorso, a un'operazione effettuata in provincia di Caserta, durante la quale abbiamo sequestrato - grazie ai provvedimenti dell'autorità giudiziaria, solleciti ed efficaci - dei cavalli risultati dopati, che andavano ad alimentare il circuito delle scommesse clandestine illegali gestite dalla criminalità organizzata locale.
Un altro circuito illegale, piuttosto sottaciuto, ma che ci preoccupa e che abbiamo segnalato in diverse sedi, soprattutto alle associazioni di categoria, riguarda gli agrofarmaci. Nelle nostre analisi è stata rilevata,


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infatti, una forte incidenza dei furti e della contraffazione degli agrofarmaci. Abbiamo sviluppato, peraltro, anche un'attività di collaborazione con l'Agrofarma. È, però, necessario richiamare l'attenzione degli operatori del settore perché questo circuito illegale espone a gravi problemi di sicurezza gli stessi operatori oltre che il regime di produzione degli alimenti.
Vorrei riservare un ultimo accenno ad alcuni auspicabili interventi normativi in merito agli strumenti operativi di cui abbiamo bisogno. Nella relazione che abbiamo presentato alla Commissione, ci siamo permessi di realizzare una sintesi della normativa di settore. In questa sede, tengo a sottolineare che potrebbe essere auspicabile, per quanto riguarda la polizia giudiziaria, un intervento normativo volto a incrementare la pena edittale, in particolare per le frodi agroalimentari, quindi l'agropirateria, per le quali, effettivamente, la pena di soli due anni di reclusione prevista anche dall'articolo 517-quater del Codice penale recentemente introdotto - ciò, peraltro, era già previsto in relazione alla frode in commercio in senso generale - potrebbe rivelarsi poco efficace, soprattutto alla luce dell'allarme che questi fenomeni suscitano nell'opinione pubblica. Del resto, questo provvedimento sarebbe importante anche per potersi avvalere di determinati strumenti investigativi e per orientare l'autorità giudiziaria sui reati di maggiore interesse sociale.
D'altronde, anche autorevoli organi istituzionali hanno richiamato l'attenzione sull'ipotesi di introdurre l'agropirateria fra i reati di competenza della Direzione distrettuale antimafia, ovviamente in determinati contesti strutturati. Ecco, questo potrebbe sicuramente essere un altro strumento normativo che ci consentirebbe di operare più efficacemente per contrastare questo fenomeno.
Tuttavia, ciò che riteniamo più opportuno sottoporre alla vostra attenzione è la possibilità di avvalerci di strumenti giuridici efficaci a livello internazionale. Ribadiamo, quindi, la necessità di un corpus iuris comunitario.
Peraltro, in questa direzione vanno anche le posizioni assunte dalla Corte dei conti, che hanno richiamato l'esigenza di stabilire delle procedure uniformi, in fase preventiva, soprattutto per quanto riguarda il sistema dei finanziamenti comunitari, ovvero dei protocolli a livello comunitario da applicare in maniera omogenea in tutti gli Stati membri da parte delle agenzie di gestione e degli organismi pagatori, nonché di un corpus iuris comunitario, con un sistema di sanzioni e di provvedimenti ablativi che possa essere direttamente efficace sul piano della cooperazione internazionale di polizia.
L'altra indicazione concerne una rivisitazione della nozione di made in Italy alla luce delle considerazioni che abbiamo espresso, anche per assicurare una più efficace tutela delle denominazioni di origine sui mercati internazionali. Difatti, siamo molto efficaci per quanto riguarda la tutela dei marchi di qualità sul piano nazionale; invece, quando ci dobbiamo muovere operativamente in altri contesti internazionali, ovvero nei mercati dove vengono segnalate le false evocazioni o le contraffazioni - parliamo dell'America latina o del Canada, ma anche, ultimamente del Giappone, dove è stato segnalato qualche fenomeno di evocazione del marchio nazionale proveniente da altro Paese - dovremmo avere, a livello giuridico, degli strumenti di cooperazione internazionale più efficaci sul piano penale. Oltre alla tutela, sul piano commerciale, delle norme relative all'Organizzazione mondiale del commercio in merito ai marchi di proprietà, occorrono, dunque, degli strumenti più efficaci sul piano penale, in modo da sensibilizzare gli organi di polizia degli altri Paesi a intervenire su questi fenomeni per tutelare il made in Italy.
In conclusione, vorrei indicare le linee di azione di contrasto che intendiamo sviluppare nel futuro.
In primo luogo, punteremo a intensificare i controlli straordinari sul territorio, compatibilmente con la nostra situazione organica, coinvolgendo anche gli altri organismi; cercheremo, poi, di migliorare l'attività di selezione degli obiettivi dei controlli, partendo da alcune analisi di rischio che


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vorremmo sviluppare in maniera più incisiva con l'Agenzia delle dogane, soprattutto sulla verifica dei flussi internazionali; vorremmo, infine, avvalerci ancora più efficacemente - e su questo abbiamo già intrapreso delle iniziative - delle misure di cooperazione internazionale di polizia, servendoci delle reti Interpol, Europol e OLAF, anche per essere più energici nella tutela del made in Italy sui mercati segnalati a rischio dei fenomeni appena citati.
La nostra linea strategica, però, è incentrata soprattutto sull'aggressione ai patrimoni criminali. Gli strumenti che abbiamo a disposizione per questo scopo sono già abbastanza efficaci. Ho già richiamato, infatti, la giurisdizione della Corte dei conti che dispone del sequestro conservativo e il sequestro per equivalente previsto dal Codice di procedura penale. Vi sono, poi, le misure della legislazione antimafia; infatti, stiamo orientando l'attività di verifica sui beneficiari, in collaborazione con i comandi territoriali, per dirigere l'attenzione soprattutto su quelli contigui ad ambienti criminali; quindi, puntiamo moltissimo ad applicare le misure patrimoniali della legislazione antimafia in questo settore. Cerchiamo, poi, di avvalerci anche degli strumenti ablativi previsti dal decreto legislativo 2 febbraio 2001, n. 231 sulla responsabilità degli enti, nelle ipotesi in cui venga dimostrata una responsabilità gestionale nell'illecito, in relazione alla quale il legislatore ha giustamente individuato degli strumenti efficaci che riteniamo di poter utilizzare.
In ultimo, vorremmo implementare il nostro apparato organizzativo, anche in merito agli strumenti di ricerca operativa. Infatti, oggi, in questo ambito, è indispensabile potersi avvalere di banche dati integrate e anche di porre allo studio, con enti di ricerca, i sistemi di etichettatura e di tracciabilità anticontraffazione, impiegando le più moderne tecnologie, anche al fine di risultare più efficaci con analisi speditive dei prodotti agroalimentari. Abbiamo sottoposto questo progetto di ricerca operativa al Ministero e oggi lo sottoponiamo alla vostra attenzione per poter intraprendere ulteriori iniziative in questa direzione.
Infine, i ministri che si sono succeduti nel tempo in tale Dicastero hanno più volte avallato, in varie sedi, un potenziamento organizzativo del reparto, che - ripeto - conta solo 80 unità per tutto il territorio nazionale, con un'articolazione sul territorio in tre nuclei. Pertanto, auspichiamo, laddove vi fossero risorse disponibili, di poter disporre di ulteriori risorse umane per dare delle risposte ancora più adeguate alle esigenze di sicurezza rappresentate dalla cittadinanza.
Vi ringrazio dell'attenzione. Sono a disposizione per ogni eventuale chiarimento.

PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre domande o formulare osservazioni.

SUSANNA CENNI. Anzitutto, vorrei esprimere un ringraziamento al comandante Delli Santi perché ho trovato la sua relazione di grande interesse. Sarà ancora più interessante esaminare con attenzione la relazione che è stata depositata; credo comunque che ci consegni un quadro per alcuni aspetti positivo, almeno rispetto all'attività di controllo che viene effettuata.
Vorrei comunque porre qualche domanda e chiedere alcuni chiarimenti.
Signor colonnello, in più passaggi, ha precisato - soprattutto quando con riferimento ai dati numerici, statistiche e quant'altro - di non lasciarsi ingannare dai numeri perché non significano che è aumentata necessariamente la quantità di frodi o di reati, ma soltanto che siete intervenuti. Ecco, questo è chiaro; le chiedo, però, visto che non possiamo leggere quei valori in maniera assoluta, se è possibile poter interpretare quei dati rispetto all'evoluzione dei reati, delle truffe e via dicendo realmente in atto nel nostro Paese.
La seconda domanda è di carattere più operativo. Lei ha fatto riferimento agli organismi pagatori; a questo proposito, vorrei capire se avete una collaborazione in atto con i sistemi informativi, non solo nel momento in cui indagate sulla base dei sospetti o della documentazione in vostro possesso. Le chiedo questo perché ricordo che la mia regione di provenienza ha un organismo


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pagatore regionale che svolge alcune mansioni anche per conto dell'organismo pagatore nazionale. Ecco, rammento molto bene che in alcune statistiche la mia regione risultava in fondo alla classifica delle regioni che hanno dovuto restituire risorse, proprio perché aveva un sistema informativo capillare. Certo, come può immaginare, vi era una grande lamentela da parte degli agricoltori perché venivano rallentanti i tempi di pagamento; tuttavia, ciò riduceva moltissimo gli spazi per poter realizzare truffe, specie riguardo alle dimensioni di impresa, che sappiamo essere legate direttamente ad alcune contribuzioni nell'ambito della Politica agricola comune (PAC). Vorrei, perciò, capire qual è la vostra interazione con il sistema informatico, che mi pare uno strumento importante.
Infine, vorrei soddisfare una curiosità. Con riferimento ai dati relativi ai controlli effettuati, suddivisi per regioni. Mi ha colpito il fatto che in Toscana sono stati effettuati solo due controlli. Vorrei sapere perché e se vi sono altri organismi che hanno fatto i controlli poiché questo dato mi ha molto incuriosito.

ANITA DI GIUSEPPE. Anch'io vorrei rivolgere un ringraziamento particolare al colonnello per la relazione esaustiva. Tuttavia, ciò che le fa onore - signor colonnello - è l'aver citato una frase, per me bellissima, di Immanuel Kant «Agisci sempre in modo da trattare l'umanità sempre come fine e mai come mezzo». Questo ci fa capire come lei opera e come opera il corpo che lei dirige; peraltro, è una massima che dovremmo tener presente anche noi politici. Il vostro è un ruolo importante, come si evince anche dalla sua relazione; non si può assolutamente prescindere dal vostro corpo, se si vuole affermare la legalità nel settore agroalimentare per tutelare sia i cittadini che l'agricoltura e i produttori stessi.
Pensiamo alle frodi, alle contraffazioni alimentari, alla concorrenza sleale. Ecco, lei ha parlato, in particolare, di frodi comunitarie e agroalimentari. Per quanto riguarda gli illeciti da finanziamenti comunitari, vorrei capire meglio come riuscite a controllarli e soprattutto come agisce in tal senso la criminalità organizzata?
Invece, per quanto riguarda le frodi agroalimentari, noi abbiamo una legge recente sull'etichettatura e la tracciabilità; ciò nonostante, non trovate difficoltà in merito ai prodotti agroalimentari che provengono dagli altri Paesi, visto che soprattutto in Europa non c'è, in effetti, una vera legge sull'etichettatura e sulla tracciabilità?
Vengo infine all'ultima domanda. Per quanto riguarda il settore lattiero-caseario, ci ha spiegato che effettuate molti controlli; vorrei, però, sapere chi fa cosa e soprattutto per che cosa. Vogliamo ricordare, per esempio, la questione delle quote latte, che è stato un problema e probabilmente lo sarà ancora.
Spero di non aver chiesto troppi chiarimenti.

GIOVANNI DIMA. Ringrazio il colonnello Delli Santi, associandomi a quanto hanno espresso le colleghe che mi hanno preceduto rispetto alla sua relazione e all'approccio che ha avuto oggi in Commissione, anche se ho perso la prima parte del suo intervento.
Innanzitutto, anche se credo lo abbia detto in premessa, vorrei sapere come si svolge il coordinamento con gli altri corpi di polizia.
Vorrei, inoltre, sapere com'è organizzato il vostro reparto su base regionale.
Infine, chiedo conferma di un dato che stiamo riscontrando man mano che procediamo con questa serie di audizioni, relativo al fatto che le frodi e comunque le attività illecite sono spesso collegate alla criminalità organizzata, ma altrettanto spesso riscontriamo il contrario, cioè che non hanno origine nell'alveo più ampio della criminalità organizzata, ma - diciamolo con molta schiettezza e senza ipocrisia - nell'ambito produttivo, quindi dall'imprenditore.
Detto ciò, le domando se ha qualche proposta in ordine alla nostra attività parlamentare, quindi di legislatori, rispetto a un tema che stiamo affrontando proprio in questi giorni e che, peraltro, mi vede relatore, ovvero come immaginare un coordinamento


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ancora più efficace e puntuale tra gli organismi che intervengono per reprimere e quindi per controllare questo settore.

IDA D'IPPOLITO VITALE. Vorrei, innanzitutto, scusarmi ed esprimere il mio rammarico di non avere seguito nella sua completezza una relazione che, per quanto mi è stato possibile registrare nella parte che ho udito, rappresentava un osservatorio particolarmente interessante e ricco e un approfondimento su una questione che occupa da tempo i lavori di questa Commissione.
In precedenti audizioni abbiamo registrato un maggiore interesse per l'agricoltura da parte del mondo della criminalità organizzata, che solitamente è per interessata ad altri traffici e per altre forme di illegalità, mentre, nello specifico, ha evidenziato, appunto, una maggiore azione anche nell'ambito dell'imprenditoria agricola; ecco, mi pare che la relazione di oggi dia contezza di questo dato.
Le rivolgo, allora, una domanda molto breve e diretta. Ho colto nella proposta frutto dell'analisi fin qui condotta la necessità, avvertita da parte vostra, di un potenziamento delle norme che riguardano le frodi nell'agroalimentare. Vorrei, però, capire se la proposta di intervento normativo attiene semplicemente all'entità della pena. Mi sembra, infatti, che la pena edittale sia assolutamente esigua e sproporzionata rispetto alla gravità del danno che si produce, anche perché gli effetti riguardano non soltanto l'economia, ma anche la salute dei cittadini, che è un bene di primaria importanza e di livello costituzionale elevatissimo. Vorrei capire - ripeto - se la proposta di un potenziamento dell'impianto normativo a tutela riguarda soltanto l'aspetto sanzionatorio oppure se si registra una carenza di fattispecie normative ad hoc.
Inoltre, con precipuo riferimento alla legislazione antimafia, in che termini ritenete di poter suggerire a noi legislatori l'adeguamento e l'integrazione di tale legislazione.

GIAN PIETRO DAL MORO. Ringrazio anch'io il colonnello della preziosa relazione svolta.
Vorrei porre due domande specifiche. La prima riguarda i centri agroalimentari all'ingrosso, che costituiscono spesso occasioni di grande concentrazione e hanno presentato, negli ultimi anni, in Italia, anche momenti di grande rischio. Vorrei sapere se, da questo punto di vista, sono stati oggetto di interventi pesanti da parte delle autorità. Le chiedo, quindi, se avete un focus particolare su questo aspetto perché l'allarme che riceviamo dagli operatori negli ultimi anni mi sembra stia crescendo, non solamente per quanto riguarda i prodotti, ma anche rispetto alle persone che, da altri Paesi, arrivano nei centri agroalimentari.
Le chiedo, inoltre, di fornirci anche una valutazione dei fenomeni descritti in rapporto agli altri Paesi europei. In altri termini, i dati che ci ha illustrato non possono essere valutati appieno perché non abbiamo un metro di paragone per capire la nostra situazione rispetto, per esempio, alla Francia o alla Spagna. Credo, quindi, sia meglio inquadrare l'argomento rispetto a un contesto più generale, poiché è vero che tutti i dati sono importanti, ma manca comunque un parametro di riferimento.
Infine, vorrei avanzare una proposta, che immagino possa essere di sua competenza ovvero del Ministro. Tuttavia, sono certo che anche il presidente, che mi ascolta attentamente, prenderà diligentemente nota. Suggerisco che il numero verde del Comando carabinieri politiche agricole e alimentari - 800020320 - sia obbligatoriamente impresso su tutti i prodotti venduti in Italia. Credo sarebbe una buona proposta bipartisan in modo che chiunque confeziona un prodotto abbia l'obbligo di indicare il numero verde per segnalare eventuali truffe. Del resto, quando capitano cose del genere, i cittadini non sanno dove andare. Una proposta bipartisan non costa nulla al Governo, quindi siamo salvi da Tremonti, pertanto potremmo pensare a una proposta congiunta. Il cittadino che riscontra una confezione anomala disporrebbe così del numero a cui fare la relativa


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segnalazione; altrimenti non sa cosa fare, si impelaga nella burocrazia e non ne viene più fuori.

GIUSEPPE RUVOLO. Signor comandante, la relazione che ha proposto - molto puntuale e dettagliata - pone diversi interrogativi. Ritengo quindi che sarebbe necessario un ulteriore approfondimento delle questioni emerse. Proporrei, quindi, di far tornare il comandante in audizione.

PRESIDENTE. Ho capito che si riferisce alla possibilità di prevedere un'ulteriore audizione. Intanto, accontentiamoci dell'audizione odierna; poi, se sarà opportuno, rinnoveremo l'invito al comandante Delli Santi.

GIUSEPPE RUVOLO. Ad ogni modo, mi limito a una sola domanda, che deriva da due espressioni precise indicate nella sua relazione: intensificazione dei controlli e potenziamento della struttura. La domanda è molto semplice. Alla luce delle esperienze maturate, non ritiene che, a questo punto, sia necessario un coordinamento unico, accertato che ci sono tanti organismi di controllo nell'ambito delle attività che svolgete? Cito, per esempio, il Corpo forestale dello Stato, l'ex Istituto repressione frodi, con la nuova sigla, per non contare altri organismi, come le ASL. Insomma, vi è di tutto e di più.
La vostra richiesta di potenziamento che cosa riguarda? Il vostro comando, le vostre unità oppure chiedete di potenziare l'intero sistema, mettendolo in sinergia, al fine di avere un corpo unico che faccia davvero i controlli a tappeto, avendo un'unica testa che dirige tutto il sistema? Credo, infatti, che, così come quest'ultimo è attualmente articolato, in assenza di una conduzione unica, vi siano necessariamente delle sbavature, anche se in presenza di specifici «interfaccia» tra i vari organismi. Ritengo, pertanto, si debba immaginare un nuovo modello per questa nuova emergenza - per me, tale è - della contraffazione e dei fenomeni che avete descritto. Ecco, mi chiedo se non sia necessario, a questo punto, un organismo unico per poter realizzare una efficace attività di controllo.

PRESIDENTE. Il collega Ruvolo solleva questioni antiche e moderne al tempo stesso...

SEBASTIANO FOGLIATO. Saluto e ringrazio il colonnello Delli Santi, che oggi è in audizione nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla situazione del sistema agroalimentare. A lui rivolgo il mio ringraziamento personale e del gruppo della Lega nord in Commissione agricoltura per averci fornito uno spaccato interessante che si va ad aggiungere al quadro fornito dagli altri soggetti che abbiamo ascoltato nelle passate audizioni e agli elementi conoscitivi che abbiamo raccolto.
Abbiamo affrontato diversi temi, quali la tutela dei marchi, la situazione di criticità che sta investendo la nostra agricoltura e, non ultimo, il ruolo dell'agroindustria nel nostro Paese, dove si continua, purtroppo, a vedere molti prodotti venduti come italiani che tali non sono.
Accenderei, però, un faro su un altro problema, quello dei finanziamenti avuti da queste aziende per ristrutturarsi. Penso, infatti, che tali aziende agroalimentari abbiano avuto queste risorse - o almeno noi politici abbiamo inteso in questo senso i contributi, per esempio dei fondi del Piano di sviluppo rurale (PSR) - anche per trasformare i prodotti della nostra agricoltura. Per contro, oggi, molte aziende agroalimentari percepiscono i contributi comunitari, si sono anche ristrutturate, ma non trasformano più i prodotti locali, mettendo, di fatto, in concorrenza la nostra agricoltura con quelle di altri Paesi del mondo, dove le regole non sono certamente le nostre, non ultimo, in merito al costo del lavoro, allo sfruttamento del lavoro minorile e femminile e ai problemi di natura sanitaria dei prodotti lavorati in questi Paesi. Ecco, le nostre aziende cedono questi prodotti e poi li trasformano, facendone un simbolo del nostro made in Italy.
Oggi, molti continuano a comportarsi in questo modo, anche perché la legge, forse, ha maglie troppo larghe e consente di farlo. Pensiamo, per esempio, ai prosciutti venduti come prodotto «nostrano», con la bandierina dell'Italia, mentre sappiamo che


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arrivano da altri Paesi, anche dell'Unione Europea, che evocano soltanto il nostro Paese. Probabilmente, anche la politica dovrebbe fare qualcosa in più per questo problema. Certo, abbiamo approvato la legge sull'etichettatura, ma necessita ancora di diversi interventi in relazione alle filiere, altrimenti resta ferma, se non per certi ambiti. Dobbiamo, quindi, agire anche in questo senso.
D'altra parte, abbiamo un made in Italy nel campo agroalimentare che ci è invidiato da tutto il mondo e spesso ci è copiato; non comprendiamo, però, come mai, a volte, molte filiere siano in crisi; ecco, lo sono perché viene venduto un prodotto che arriva da altre parti del mondo; questo, oltre a mettere in concorrenza i nostri agricoltori, che ovviamente non hanno queste regole di produzione (il costo del lavoro, della manodopera e quant' altro), fa passare per prodotto nazionale ciò che non lo è, per di più con gli stabilimenti costruiti con fondi comunitari del PSR. Pertanto, secondo me, dovremmo dare i fondi PSR al sistema agroindustriale in virtù del fatto che trasformino i nostri prodotti e non perché si approvvigionino in giro per il mondo, facendo, per giunta, concorrenza ai nostri prodotti.
Di conseguenza, qualora uno stabilimento che gode di finanziamenti o delle risorse nazionali trasforma i prodotti in altri Paesi del mondo, dovrebbe essere contrastato. A mio giudizio, questo può essere un ulteriore ambito di intervento per migliorare la tutela dei nostri prodotti.
Oltre a complimentarmi per il prezioso lavoro che svolgete, vorrei porre una domanda.
Colgo l'occasione anche per scusarmi del ritardo, ma l'audizione era prevista alle quattordici, poi è stata anticipata di un'ora. Mi dicono, però, che si è parlato anche delle quote latte. Se i colleghi sono d'accordo, ritengo che questo tema meriterebbe un'audizione a parte; tuttavia vorrei porre comunque in questa sede una domanda. Alcune procure hanno delegato al Comando carabinieri politiche agricole e alimentari le indagini sulle quote latte; ebbene, quante di queste - in termini numerici - hanno archiviato o stanno ancora lavorando su questo tema? Vorrei, inoltre sapere se in questo ambito avete potuto riscontrate fenomeni di illegalità o di criticità riguardo al commercio delle quote latte; esistono, cioè, situazioni di falsificazione di quote latte intermediate e commercializzate nel nostro Paese a opera di soggetti diversi?
Rinnovo il mio ringraziamento al colonnello e ai suoi collaboratori e li esorto a proseguire nel lavoro che stanno svolgendo per la tutela del made in Italy, degli operatori del settore e quindi anche dei nostri territori.

SABRINA DE CAMILLIS. Esprimo anch'io un ringraziamento al comandante Delli Santi. Vorrei partire da un ragionamento. Il Parlamento ha adottato questa nuova normativa sull'etichettatura, volendo perseguire due obiettivi principali, ovvero tutelare, da un lato, il consumatore e, dall'altro, le produzioni made in Italy. È chiaro che quando la norma sarà attuata sarà tanto più efficace ed efficiente quanto più i controlli saranno diffusi e omogenei sul territorio, non solo nazionale, ma anche nell'ambito delle reti internazionali, come da lei stesso rappresentato nelle slide che ci ha illustrato.
Vorrei aggiungere che accogliamo sicuramente con favore la sua posizione rispetto all'esiguità della condanna relativa al reato di frode alimentare. Sono talmente convinta di questo; infatti, ritengo che i reati nel settore dell'agroalimentare, come quelli ambientali, possano essere ascritti direttamente alla persona perché vanno a incidere sulla salute del cittadino, quindi sicuramente dovremo essere consequenziali, prevedendo delle norme che prevedano pene più adeguate rispetto al reato commesso.
A questo proposito ricordo che questa Commissione l'anno scorso ha lavorato sulla questione del pomodoro perché vi sono stati diversi problemi relativi all'import di tale prodotto - secondo quanto ci veniva rappresentato in alcune audizioni, ma anche attraverso le denunce di alcuni produttori - che avveniva in modo non regolare da parte della Cina e dei Paesi


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orientali e la criticità legata ai trasformatori nazionali che, attraverso questo sistema di import dall'esterno, riuscivano a regolare i prezzi in modo assolutamente inadeguato per i nostri produttori. Ecco, vorrei sapere se quest'anno avete dedicato particolare attenzione a questa filiera in modo preventivo; se c'è, dunque, uno sguardo particolare su questo settore, visto che ci avviamo verso la stagione calda nella quale il pomodoro è una delle merci più rilevanti.
Inoltre, siccome le emergenze nel settore alimentare sono sempre in evoluzione e si innovano (passiamo dalla mozzarella blu, all'aglio blu, notizia uscita due giorni fa in Molise), vorrei sapere se riuscite a evolvervi anche voi, sotto il profilo tecnologico, in ordine alle tipologie di controlli e alle analisi che molto probabilmente si diversificano nel tempo. È chiaro, infatti, che dieci anni fa la frode sull'olio era meno sofisticata di oggi, visto che anche i frodatori affinano i loro strumenti. Insomma, dal punto di vista delle tecnologie, si riesce a stare al passo con queste emergenze?

PRESIDENTE. Do la parola al colonnello Delli Santi per la replica.

MAURIZIO DELLI SANTI, Colonnello t. SFP, comandante del Comando carabinieri politiche agricole e alimentari. Vi ringrazio dell'attenzione, dimostrata, peraltro, anche attraverso le domande che avete posto. Spero di essere esauriente nelle risposte. Tuttavia, per alcuni temi saranno necessari ulteriori approfondimenti. Pertanto, in questa sede ritengo di poter rispondere solo ad alcune domande, sulle quali sono in grado di dare degli elementi certi e documentati.
Riguardo ai controlli in Toscana, confermo la chiave di lettura di quei dati. Il punto di partenza è che siamo solo 80 uomini; la Toscana è una regione compresa nella competenza territoriale del Nucleo antifrodi carabinieri di Roma, che ha competenza su tutta l'Italia centrale, inclusa la Sardegna. Ora, quel dato può sembrare poco significativo delle attività svolte; tuttavia, è relativo a due complesse attività di controllo. Infatti, quando parliamo di controlli straordinari, che sono, per legge, di nostra competenza, ci riferiamo ad attività investigative complesse che riguardano anche più soggetti economici. Pertanto, il dato va letto con una valutazione qualitativa del tipo di controllo effettuato, per cui il dato quantitativo non è significativo, mentre quello qualitativo lo è.
Certo, sentiamo l'esigenza di intensificare i controlli in tutte le regioni. Tuttavia, per far questo, abbiamo bisogno di un potenziamento organizzativo, se questa è la scelta che si intende fare.
A questo proposito, mi collego al quesito in ordine al coordinamento. Mi dispiace che sia assente il propositore della domanda, ma spero che la risposta gli possa essere partecipata.
L'Italia ha una diversità di corpi di polizia con competenze comuni e diverse, in relazione alle scelte operate dal legislatore nel tempo. Ora, in base alla nostra esperienza, confermata dalle scelte della democrazia nel tempo, avere più corpi di polizia rappresenta, per l'Italia, un valore aggiunto. Infatti, il potere di polizia è molto forte, per cui avere una diversificazione di organi di controllo nel sistema di polizia significa anche garantire maggiori condizioni di democrazia nell'esercizio di questo potere molto delicato.
Certo, vi è l'esigenza di un coordinamento, che viene realizzato attraverso il modello organizzativo disegnato, in senso generale, per i corpi di polizia dalla legge 1 aprile 1981, n. 121, in merito al contrasto alla criminalità comune e organizzata, che fa capo alle autorità giudiziarie, per quello che riguarda le indagini penali. Di conseguenza, i carabinieri dei NAC, dei NAS, la Guardia di finanza e il Corpo forestale sono coordinati, riguardo alle indagini penali, da un unico organismo che è l'autorità giudiziaria.
Per quanto riguarda, invece, l'attività preventiva nell'ambito dei poteri di polizia, vi possono essere problemi legati alla sicurezza e alle frodi alimentari che possono incidere sulla sicurezza pubblica; in


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quel caso, vi sono gli organismi deputati a livello provinciale che fanno capo al Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, dove siedono tutti organismi di polizia che, a loro volta, fanno capo al prefetto ed è quest'ultimo che segnala una particolare esigenza o attenzione in una situazione di tutela della sicurezza pubblica, promuovendo iniziative di coordinamento più efficaci in questo settore.
Vi sono, poi, le sinergie e i raccordi di cooperazione a livello ministeriale. In seno allo stesso Ministero delle politiche agricole e alimentari vi è l'Ispettorato controllo qualità repressione frodi che è l'organo di coordinamento degli organismi - lo stesso ispettorato, il Corpo forestale dello Stato e il Comando carabinieri politiche agricole e alimentari - che operano sulle linee di indirizzo politico-amministrative, quindi sui controlli in fase preventiva. Occorre dire, però, che ognuno ha una sua specificità e un suo valore aggiunto.
Mi limito a parlare del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. Per esempio l'Ispettorato controllo qualità e repressione frodi, che è un'articolazione territoriale con 12 uffici periferici - ai quali, peraltro, auspichiamo di poter fornire, un giorno, un nostro apporto più diretto e più ravvicinato, implementando questi organismi, come è stato fatto per il Ministero lavoro, dove accanto agli ispettori del lavoro, ci sono i nuclei provinciali del lavoro dei carabinieri che operano in quel contesto - svolge l'attività di coordinamento, definisce le linee di indirizzo e ha una ampia competenza tecnica e specialistica e dei laboratori, di cui noi ci avvaliamo; tuttavia, ha un background volto soprattutto ai controlli di tipo amministrativo. Quando, invece, si arriva al livello di illegalità e di contiguità con la criminalità comune o organizzata, nasce la necessità di far subentrare un organo di polizia giudiziaria vera e propria quale l'Arma dei carabinieri, che si avvale della sua struttura.
Sempre in seno allo stesso Ministero, un altro ruolo importante è svolto dal Corpo forestale dello Stato che ha ampie e riconosciute competenze in materia di vigilanza ambientale, forestale e di frodi agroalimentari. Tra l'altro, vi è anche un nucleo antifrodi che opera in stretta sinergia, quindi il rapporto personale e il coordinamento realizzato insieme al Ministero è pressoché frequente. Per esempio, i controlli predisposti a seguito dell'escherichia coli e quelli disposti nei diversi settori di volta in volta individuati (caseario, del pomodoro e via discorrendo) sono tutti definiti da una linea strategica che parte da questo coordinamento realizzato in seno all'Ispettorato controllo qualità e repressione frodi, a cui partecipa anche il Corpo forestale dello Stato.
Una differenza riguarda il fatto che noi, come Arma dei carabinieri, ci avvaliamo del background e della capacità di penetrazione nella criminalità, in particolare organizzata, che l'Arma ha per la sua diffusione territoriale. Si consideri, per esempio, che il Corpo forestale dello Stato non ha strutture in Sicilia, dove l'attenzione per la criminalità organizzata è alta. In quel caso, la presenza dell'Arma dei carabinieri, che opera anche avvalendosi del rapporto privilegiato con gli organi investigativi deputati al contrasto della criminalità organizzata, facilita l'aggressione di questi fenomeni.
Vi ho presentato un breve panorama, ma potrei proseguire fornendo qualche ulteriore informazione anche in merito al coordinamento interministeriale, dove operano altri reparti nostri, come il NIL o i NAS e altri organismi, come la Guardia di Finanza. È chiaro che poi vi sono le sedi istituzionali interministeriali oppure quelle operative a livello periferico dove si stabiliscono le linee di coordinamento.
Per quanto riguarda l'esigenza di definire misure di coordinamento più efficaci e più incisive, questa è la nostra linea di pensiero. Siamo contrari, quindi, a creare un meccanismo ex novo che finirebbe con il disperdere il background investigativo di ciascuna forza di polizia, senza valorizzare le specificità che ciascun organismo ha ben consolidato.
Proseguo con le altre risposte. Riprendendo il discorso, vengo al tema del rapporto


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con gli organismi pagatori, settore che sicuramente merita una riflessione. Il Ministero svolge, peraltro, un'azione quotidiana di approfondimento rispetto ai protocolli e alle procedure di controllo interno agli organismi pagatori. In questo ambito, abbiamo, però, una situazione piuttosto diversificata a seconda delle regioni; in alcune vi è una maggiore sensibilità nel rapporto di collaborazione, che è più diretto, con i nostri referenti.
C'è anche da dire, tuttavia, che la nostra articolazione territoriale - limitata a tre nuclei - ci limita a livello regionale, sebbene abbia una capacità di proiezione all'esterno. Sarebbe, dunque, un auspicio pensare, come primo passo, all'istituzione di nuclei a livello regionale. Del resto, vi sono delle regioni in cui avremo, effettivamente, una forte necessità di costituire dei nuclei. Per esempio, non cito la regione, ma in questo momento, da dieci giorni, abbiamo una squadra di dieci uomini che sta operando in un settore molto delicato in una determinata regione, che si trova, tra l'altro, oltre mare, con tutti i problemi logistici e di risorse che, purtroppo, limitano la nostra azione. Da questo punto di vista, colgo sicuramente l'auspicio di pensare, come primo passo, a una dislocazione regionale, anche per fornire un apporto più diretto agli organismi pagatori a livello regionale, con cui stabilire un rapporto di sinergia più efficace e incisivo.
Rispetto alle valutazioni sulla percezione dell'andamento della situazione generale del nostro Paese, è difficile fare delle valutazioni. Si rischia, infatti, di essere allarmisti o eccessivamente ottimisti. Tuttavia, debbo segnalare un dato oggettivo su cui ragionare. Alcune tipologie di reato sono state introdotte recentemente. Per esempio, la legge sull'internazionalizzazione delle imprese del 2009 ha introdotto il reato specifico della contraffazione dei prodotti a denominazione di origine. Ora, stabilire un termine di paragone rispetto al periodo precedente è fuorviante; infatti, vi è stato un incremento perché è stato introdotto il reato che prima veniva ricondotto nell'ambito delle frodi al commercio.
Ad ogni modo, il settore vede un interesse crescente dell'illegalità, intesa sia in senso generale che come percorso criminale. Nelle pubblicazioni che abbiamo presentato alla Commissione, abbiamo affermato che oggi la criminalità organizzata si va sempre più strutturando - non è una riflessione mia, ma un patrimonio comune - come criminalità economica. I soggetti criminali sono ormai dei veri e propri imprenditori, cioè soggetti economici che operano non rispettando le regole. Questa mutazione dal modello «gangsteristico» o meramente truffaldino verso una forma più «sofisticata» di criminalità economica deve condurre a una maggiore attenzione nel valutare come sia sempre crescente l'interesse criminale nel comparto agroalimentare.
Tale premessa mi consente di collegarmi alla questione dell'azione contro la criminalità organizzata. Vi sono diverse attività di indagine che, purtroppo, fanno emergere un interesse e una contiguità in alcuni ambiti, specie con riferimento ai finanziamenti comunitari. Stiamo svolgendo, peraltro, delle attività piuttosto incisive, su cui ovviamente mi riservo di fornire dati più precisi a conclusione delle investigazioni. Com'è stato denunciato nelle relazioni presentate dall'autorità giudiziaria al Parlamento e dalla Direzione nazionale antimafia e dalla Direzione investigativa antimafia in tutte le sedi istituzionali, emerge un crescente interesse del crimine organizzato ad intercettare finanziamenti comunitari, avvalendosi di sistemi indiretti, quindi con prestanome o con soggetti economici e imprenditoriali contigui, perché ovviamente non potrebbero essere direttamente i percettori dei benefici.
Di recente, coinvolgendo i comandi provinciali dell'Arma dei carabinieri di tutt'Italia, abbiamo concentrato l'attenzione verso lo sviluppo di un'analisi di rischio sui beneficiari dei contributi comunitari, che possono risultare, sulla base delle informazioni dei procedimenti penali pendenti,


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contigui alla criminalità organizzata. Pensiamo che questa possa essere una linea di azione strategica dalla quale ottenere ulteriori risultati. In questo ambito, puntiamo anche ad applicare le misure patrimoniali previste dalla legislazione antimafia, proprio con riferimento agli illeciti finanziamenti comunitari.
Rispetto all'entità della pena e alle proposte relative agli strumenti normativi, vorrei essere chiaro per non generare equivoci. Riguardo alla tutela della sicurezza alimentare intesa sotto il profilo più diretto, cioè quello della tutela della salute del cittadino, vorrei ricordare che la normativa è già estremamente efficace. Infatti, l'articolo 440 del codice penale, in materia di adulterazione e contraffazione di sostanze alimentari, già prevede, qualora si verifichi un danno alla salute pubblica - che, peraltro, è un reato difficilmente configurabile in ordine alla nostra attività poiché concerne la competenza dei NAS più che dei NAC - delle pene edittali già adeguate (reclusione da tre a dieci anni). Sicuramente, però, rispetto alle situazioni emergenti relative alle epidemie è necessario essere più incisivi sull'altra parte della normativa, quella a carattere preventivo, che concerne proprio le norme sulla tracciabilità degli alimenti. Pertanto, il reato di frode in commercio che è compreso tra i reati contro l'economia e che concerne le contraffazioni di tutti i prodotti (anche le scarpe false di quella nota marca), se realizzato nel comparto agroalimentare dovrebbe, a mio avviso, prevedere - e questo è un aspetto che sottopongo alla vostra attenzione - una pena edittale più incisiva. Infatti, l'incremento della pena non solo ha un effetto di deterrenza nei confronti di chi commette un reato e investe in questo settore illegalmente, ma consente di adottare gli strumenti di polizia giudiziaria, quale l'arresto in flagranza che potrebbe essere un ottimo deterrente, oppure altri strumenti giuridici di indagini, come le intercettazioni e quant'altro. Ciò consentirebbe, quindi, di svolgere un'azione più efficace. La pena edittale va, dunque, valutata non solo in sé e per sé quale fattore di deterrenza, ma anche per gli effetti che comporta in termini di strumenti cautelari e di indagine utilizzabili.
Al momento non vedo altre carenze normative su cui intervenire, anche perché l'articolo 517-quater del codice penale ha introdotto recentemente questa fattispecie; probabilmente potrà essere utile un approfondimento per affinare la normativa, visto qualche orientamento giurisprudenziale che, per esempio, non ha convalidato alcuni sequestri. Andrebbe, quindi, ripensato un aspetto della normativa sulla tracciabilità nel codice doganale in relazione al made in Italy, che meriterebbe un intervento normativo specifico. Ecco, ciò rinvia proprio al problema del pomodoro cinese a cui accennavo poc'anzi. Infatti, l'attuale codice doganale consentirebbe, secondo l'interpretazione autorevole di alcuni tribunali, di indicare come made in Italy alcuni prodotti che prevedono un processo di lavorazione svolto in Italia. Noi, anche avvalendoci del parere tecnico dell'Agenzia delle dogane, abbiamo contrastato questa interpretazione nelle nostre indagini; tuttavia, questo problema pone l'esigenza di adeguare la normativa per renderla più chiara e incisiva. Fermo restando, però, che si tratta anche di una questione di normativa comunitaria in quanto il principio della libera circolazione delle merci non deve essere messo in discussione, per cui bisogna trovare un giusto equilibrio tra la tutela della libera circolazione delle merci e quella della qualità e sicurezza alimentare.
Riguardo alle analisi sui centri alimentari all'ingrosso, in diverse sedi - anche in questa - è stata richiamata l'attenzione, per esempio, sui mercati generali in determinate città e zone del nostro Paese. Sicuramente, abbiamo svolto una particolare attività di vigilanza su questi contesti, dove maggiormente vi possono essere forme di condizionamento dei prezzi e quindi di interesse della criminalità organizzata. Ad ogni modo, posso dire che le autorità giudiziarie e gli organi di polizia giudiziaria territoriali sono molto sensibili a monitorare questo fenomeno. Vi sono, peraltro, delle indagini in questo ambito


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che ci confortano. Tuttavia, occorre anche dire che vi è qualche luogo comune che forse bisognerebbe sfatare. Per esempio, alcune polemiche hanno riguardato alcuni prodotti alimentari che sono stati eccessivamente criminalizzati, pur non essendo commercializzati nei mercati generali. Nello specifico, mi riferisco a un determinato marchio DOP che, stando alle nostre analisi, non è commercializzato attraverso i mercati generali. Bisogna essere, quindi, accorti nel valutare bene le situazioni e parlare sulla base di dati oggettivi, come cerchiamo di fare.
A proposito di dati oggettivi, non posso rispondere, almeno in questa sede, sul dato relativo alle frodi agroalimentari a livello comunitario perché non vi sono elementi noti, almeno in merito al settore agroalimentare. Ecco, questa è un'ulteriore riflessione da sottoporre alla vostra attenzione, strettamente legata alla mancanza di un corpus iuris comunitario. Infatti, nel nostro Paese alcune fattispecie di reato, come la frode in commercio o la contraffazione dei marchi di qualità e di denominazione di origine, sono tipizzate, mentre in altri Paesi non lo sono. Quindi, bisogna ricostruire quale tipo di reato è definito. Per contro, i dati delle frodi comunitarie relative ai finanziamenti sono attentamente monitorati dall'OLAF con indagini frequenti. Ho riportato, infatti, le valutazioni positive della Commissione europea sul dato relativo all'Italia.
Mi sembra così di aver risposto, sebbene sommariamente, alle vostre domande.
Ribadisco, infine, la sollecitazione sull'intensificazione dei controlli e sul potenziamento della struttura. Difatti, la nostra esigenza di potenziare i controlli passa attraverso la possibilità di destinare ulteriori risorse a tali fini. A questo proposito, abbiamo presentato alla presidenza della Commissione, che poi la metterà a disposizione di tutti, un'ipotesi di studio normativo di potenziamento organico. Da'altra parte, vorrei ricordare che i NAS, che si occupano della tutela della sicurezza alimentare, ma anche della tutela dell'igiene e di tutto il comparto della sanità, quindi anche della vigilanza sulle strutture sanitarie e quant'altro, hanno una forza organica di 1.100 uomini. Il NOE e il NIL hanno assegnati 500 uomini mediamente. Invece, il nostro reparto è rimasto fermo agli organici previsti negli anni della sua costituzione, per cui potrebbe essere utile una riflessione nella direzione di estendere alla nostra attività gli stessi interventi normativi adottati per gli altri reparti speciali; ciò, ovviamente, in un quadro di potenziamento complessivo delle strutture, la cui esigenza è largamente condivisa.
Signor presidente, ho terminato; spero di aver risposto a tutte le domande che mi sono state poste in questa sede.

PRESIDENTE. Non mancheranno occasioni di ulteriori approfondimenti. Intanto, per le materie su cui riterrà necessario un maggiore approfondimento, potrà inviarci una nota scritta.
Ringrazio ancora il comandante Delli Santi e dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 14,40.

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