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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione XIII
10.
Martedì 30 giugno 2009
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Zucchi Angelo, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SUL FENOMENO DEI DANNI CAUSATI DALLA FAUNA SELVATICA ALLE PRODUZIONI AGRICOLE E ZOOTECNICHE

Audizione dei rappresentanti dell'Agenzia della regione Toscana per lo sviluppo e l'innovazione nel settore agricolo forestale (ARSIA):

Zucchi Angelo, Presidente ... 3 5 6
Di Giuseppe Anita (IdV) ... 5 6
Galardi Lorenzo, Funzionario del settore «Servizi agro ambientali, vigilanza e controllo» dell'ARSIA ... 5 6
Russu Riccardo, Dirigente responsabile del settore «Servizi agro ambientali, vigilanza e controllo» dell'ARSIA ... 3
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per l'Autonomia: Misto-MpA; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Repubblicani; Regionalisti, Popolari: (Misto-RRP).

COMMISSIONE XIII
AGRICOLTURA

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di martedì 30 giugno 2009


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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANGELO ZUCCHI

La seduta comincia alle 12,05.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione dei rappresentanti dell'Agenzia della regione Toscana per lo sviluppo e l'innovazione nel settore agricolo forestale (ARSIA).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul fenomeno dei danni causati dalla fauna selvatica alle produzioni agricole e zootecniche, che la Commissione ha deliberato nella seduta del 20 gennaio 2009, l'audizione dei rappresentanti dell'Agenzia della regione Toscana per lo sviluppo e l'innovazione nel settore agricolo forestale (ARSIA).
Sono presenti il dottor Riccardo Russu, dirigente responsabile del settore Servizi agro ambientali, vigilanza e controllo, e il dottor Lorenzo Galardi, funzionario del medesimo settore.
Nel ringraziare gli auditi per avere assicurato la loro presenza, informo che, come di consueto, al loro intervento potranno far seguito eventuali domande da parte dei deputati.
Do la parola al dottor Russu per lo svolgimento della relazione.

RICCARDO RUSSU, Dirigente responsabile del settore «Servizi agro ambientali, vigilanza e controllo» dell'ARSIA. Innanzitutto, ritengo opportuno fornire una breve presentazione dell'Agenzia.
L'ARSIA è un ente strumentale della regione Toscana che si occupa prevalentemente di ricerca, innovazione e trasferimento, nonché servizi. In particolar modo, ci interessiamo, ormai dal 1994, anno di istituzione dell'Agenzia regionale, anche del settore faunistico e venatorio; per questa ragione, credo, abbiamo titolo a portare il nostro contributo alla Commissione.
Vorrei fornire, ora, alcune informazioni - non so se la Commissione ne disponga già - riguardo ai danni da fauna selvatica che si sono registrati in Toscana. Mediamente, dall'anno 2000 a oggi, abbiamo rilevato picchi piuttosto elevati: i danni, che ammontavano a 2,5 milioni di euro nei primi anni 2000, hanno subito un leggero incremento negli anni successivi e, più di recente, hanno oscillato tra i 2 e i 2,5 milioni di euro. L'ultimo dato è relativo all'anno 2007, nel quale i danni sono ammontati a 2,5 milioni di euro.
I maggiori responsabili sono gli ungulati, in particolare il cinghiale, al quale possiamo imputare circa il 70 per cento dei danni alle coltivazioni. La popolazione dei predetti animali selvatici è aumentata in maniera esponenziale negli ultimi anni, al punto da fare registrare, in Toscana, una presenza di diverse centinaia di migliaia di esemplari (grosso modo, da un minimo di 250 mila a un massimo di 300 mila). È doveroso avvertire, peraltro, che è difficile, in questo ambito, effettuare calcoli precisi, sebbene le cifre che ho indicato


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siano abbastanza realistiche. Vi è, inoltre, una presenza di circa 12 mila daini, 10 mila cervi, 1.200 mufloni e 120 mila caprioli. Si tratta, dunque, di un patrimonio di fauna selvatica piuttosto consistente. Infine, poiché anche la popolazione ornitica è densa, i danni causati dai volatili sono piuttosto consistenti: li abbiamo stimati intorno ai 200 mila euro.
L'Agenzia non solo ha rappresentato, a partire dal 1998, come i danni riconducibili all'ingente presenza di fauna selvatica si stessero moltiplicando, avendo riguardo sia alle colture agrarie sia a quelle forestali (il problema si pone, infatti, anche per i boschi), ma ha altresì avviato, con la consulenza del mondo scientifico, studi e ricerche per limitarli, privilegiando un approccio che, da un lato, lascia spazio alla caccia di selezione o ad altri possibili strumenti di controllo e, dall'altro, è comunque attento alla salvaguardia del territorio.
In particolare, abbiamo seguito l'esperienza dell'Ufficio della caccia nazionale francese, il quale ha impiantato sul territorio agricolo e forestale, da circa quarant'anni, recinzioni elettrificate progettate in modo da evitare che gli animali possano sfondarle o saltarle. Abbiamo, quindi, cominciato a utilizzare tale tecnica, importandola sul nostro territorio. Più specificamente, abbiamo recintato circa 140 chilometri di superficie, dopo di che abbiamo analizzato gli effetti di questo tipo di difesa per le colture. Ebbene, devo ammettere che i risultati sono piuttosto incoraggianti: nelle aree protette, infatti, abbiamo limitato enormemente i danni causati alle colture dalla fauna selvatica.
Certo, non si può pensare di utilizzare, come deterrente per gli animali selvatici, un unico sistema. Infatti, se non fosse stata accompagnata da altri accorgimenti, la sola recinzione non sarebbe stata sufficiente. Pertanto, in prossimità delle aree protette, abbiamo provveduto a coltivare o a mettere a disposizione degli animali alimenti «a perdere», in modo da evitare che la fame li inducesse a forzare le recinzioni. Si tratta di piccoli accorgimenti che ci hanno permesso di ottenere risultati interessanti.
A tale proposito, se il presidente lo consente, consegneremo alcune pubblicazioni che dimostrano i risultati degli studi e delle ricerche di cui ho detto.
Inoltre, abbiamo sperimentato e collaudato altri deterrenti, come lo spargimento sulle colture, soprattutto sulle specie forestali, di prodotti repellenti, al fine di evitare che i caprioli, i daini o i cervi potessero danneggiarle con morsi o altro. Anche questo esperimento ha dato dei buoni risultati. Ciò nonostante, bisogna precisare che, essendo i costi di questi ultimi interventi piuttosto elevati, non sempre è possibile realizzarli su superfici molto vaste.
Per quanto riguarda, invece, la difesa dalle specie ornitiche, abbiamo importato sul nostro territorio le esperienze maturate nel Regno Unito e negli Stati Uniti, dove si è fatto uso di palloni cosiddetti «dissuasori», che allontanano i volatili dalle colture agrarie. In particolare, abbiamo sperimentato tale soluzione soprattutto nel Parco di Migliarino, a San Rossore, luogo nel quale la presenza di una grande quantità di volatili, dovuta alla vicinanza al mare, produceva danni ingenti alle colture delle aziende agricole ricadenti nel territorio protetto. Anche in questo caso è stata riscontrata una diminuzione dei danni alle colture agricole.
Per quanto riguarda il bosco, la questione è molto più complessa. Stiamo maturando le prime esperienze proprio in questi mesi, nel corso dei quali abbiamo appaltato una vera e propria ricerca per analizzare la situazione e, eventualmente, per limitare i danni.
Abbiamo stimato che in Toscana, ogni anno, il 4 per cento circa della superficie forestale è danneggiato da animali selvatici. Poiché viene in rilievo una superficie complessiva di 1 milione di ettari, ci si rende agevolmente conto che è necessario difenderne una quota piuttosto importante. Purtroppo, non abbiamo ancora una soluzione al problema, ma ci stiamo adoperando per individuarne una; speriamo di avere, nel giro di qualche anno, una ricetta per salvaguardare anche il nostro bosco.


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Tra i danni causati da animali selvatici occorre annoverare, purtroppo, anche quelli di cui risente direttamente l'uomo. Abbiamo constatato, infatti, che in Toscana, negli ultimi anni, gli incidenti stradali causati dalla fauna selvatica hanno provocato circa dieci morti l'anno. Si tratta quasi sempre di grossi animali (cinghiali, daini o cervi), i quali causano incidenti attraversando le strade nel periodo riproduttivo.
Pertanto, abbiamo effettuato, negli ultimi anni, alcune sperimentazioni consistenti nell'utilizzazione di prodotti innovativi atti non soltanto ad avvisare i conducenti dei veicoli, ma anche ad allontanare gli animali. Nelle due aree in cui abbiamo utilizzato i suddetti dissuasori (in provincia di Firenze, nel circondario empolese, e in provincia di Siena), sulle strade cosiddette «della morte» - proprio a causa del ripetersi di sinistri dovuti alla fauna selvatica - il numero degli incidenti si è ridotto a zero. Ciò significa che gli strumenti adottati hanno portato un effettivo beneficio. I costi di tali dispositivi, però, sono elevatissimi. Per questa ragione, sono necessarie leggi ad hoc per finanziare gli interventi sul territorio finalizzati a garantire una maggiore sicurezza stradale. Diversamente, sarebbe impossibile adottare misure per la messa in sicurezza, in particolare, delle strade che attraversano tenute, riserve e parchi naturali, sulle quali il transito degli animali non sempre è controllabile.
Rappresentato il quadro della situazione, sono a disposizione dei componenti la Commissione che desiderino pormi domande.

PRESIDENTE. Ringrazio il dottor Russu per la sua relazione.
Do ora la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o per formulare osservazioni.

ANITA DI GIUSEPPE. Innanzitutto, ringrazio i rappresentanti dell'ARSIA per la loro disponibilità. Noi dell'Italia dei Valori siamo certi che per tenere sotto controllo i danni prodotti dalla fauna selvatica sia necessario partire dalla prevenzione, ovvero da metodi ecologici - come, d'altronde, sono quelli di cui ci ha riferito il dottor Russu -, per arrivare, gradualmente, a un piano mirato di abbattimento, anch'esso opportuno.
Poiché ho fatto una ricerca su Internet per conoscere meglio l'Agenzia, ho scoperto che essa ha pubblicato un testo contenente utili suggerimenti.
A una delle domande che avrei posto il dottor Russu ha già risposto. Avrei chiesto, in particolare, se i metodi ai quali ha accennato siano costosi, e il dottor Russu ha affermato che lo sono.
Egli ha dichiarato, altresì, che l'Agenzia ha utilizzato reti elettrificate per gli ungulati e per i caprioli, nonché una sorta di pallone per le specie ornitiche. A tale proposito, domando se le reti elettrificate siano pericolose per l'uomo e, inoltre, se siano di facile installazione per gli agricoltori.
Vorrei sapere, infine, se anche con riferimento alle specie ornitiche siano stati ottenuti risultati positivi come quelli prodotti dall'utilizzazione delle reti elettrificate.

PRESIDENTE. Alle domande poste dall'onorevole Di Giuseppe risponderà il dottor Galardi.

LORENZO GALARDI, Funzionario del settore «Servizi agro ambientali, vigilanza e controllo» dell'ARSIA. Le reti elettrificate hanno efficacia dissuasiva e deterrente nei confronti degli animali, ma non sono pericolose per l'uomo. Infatti, pur essendone elevato il voltaggio, sono alimentate da batterie a basso amperaggio; ciò consente un funzionamento a corrente alternata, che provoca un impatto istantaneo, non pericoloso per l'animale: l'effetto può essere assimilato a quello di un «ceffone», che colpisce l'animale senza procurare ad esso problemi di salute.
Semmai, le reti possono costituire un pericolo per i soggetti portatori di pacemaker. Comunque, la normativa comunitaria specifica come devono essere segnalate le recinzioni elettriche (i sistemi di avvertimento sono diversi).
In generale, questi interventi sono molto efficaci. Abbiamo riscontrato che


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essi producono effetti positivi nei confronti di tutte le specie animali, ad eccezione del capriolo. D'altra parte, anche l'Office national de la chasse et de la faune sauvage (ONCFS) - vale a dire l'ente pubblico francese che lavora da sessant'anni nel campo - ha sempre avuto problemi con questa specie. Il capriolo, infatti, ha un'indole e un sistema nervoso particolari: quando riceve la scossa, anziché indietreggiare, tende a saltare, provocando lacerazioni nelle reti.
Con le altre specie, invece, abbiamo ottenuto risultati ottimi. Un caso particolarmente eclatante è quello del Parco di Monte Rufeno, sito nell'alto viterbese. La popolazione di cinghiali ivi stanziata, molto numerosa, nottetempo sconfinava in Toscana, nella parte meridionale della provincia di Siena e, riversandosi nella zona della Val di Paglia, danneggiava le coltivazioni, specialmente quelle di mais. Tale comportamento aveva provocato danni alle colture per 90-100 milioni di vecchie lire l'anno. Ebbene, siamo riusciti ad azzerare i danni, ottenendo un positivo riscontro, in quel caso, anche a livello di opinione pubblica.
Vengo all'aspetto dei costi. Di per sé, la recinzione elettrica non è costosa: rispetto a una recinzione fissa, a una chiudenda classica, costa meno. Per dare un'idea, con 400 euro si riesce a recingere un ettaro. Occorre considerare, poi, che aumentando la superficie si spende ancora meno: poiché i costi fissi - ad esempio, l'acquisto dell'elettrificatore - vengono distribuiti su una superficie maggiore, la spesa unitaria per ettaro risulta minore. In altre parole, posto che con un solo elettrificatore si possono recingere appezzamenti di un solo ettaro come di centinaia, che un elettrificatore può costare 200-250 euro, ai quali va sommata la spesa per il cavo (dipende da quanti fili si utilizzano), il costo di una recinzione elettrica è, tutto sommato, molto più basso rispetto a quello occorrente per la realizzazione di una chiudenda classica.
L'unico problema è che, a differenza di quest'ultima, la recinzione richiede maggiore manutenzione, nonché la sorveglianza da parte di un operatore, il quale è tenuto a controllare, almeno a giorni alterni, se si siano verificate situazioni critiche. Infatti, basta che un ramo tocchi la recinzione e che il filo che scarica a terra vada a massa, come si dice volgarmente, perché la recinzione subisca un elevato abbassamento di voltaggio, perdendo in tal modo la propria funzione.
Una mossa «strategica», al fine di ridurre considerevolmente i costi della manutenzione, può consistere nel reclutare persone - e ve ne sono nelle campagne, almeno in quelle toscane - che svolgano l'attività di sorveglianza per hobby, più o meno a livello di volontariato.

ANITA DI GIUSEPPE. Quindi, si tratta di tecniche consigliabili agli agricoltori?

LORENZO GALARDI, Funzionario del settore «Servizi agro ambientali, vigilanza e controllo» dell'ARSIA. Assolutamente sì.

ANITA DI GIUSEPPE. Il problema è costituito non tanto dal costo d'impianto, quanto da quello relativo alla manutenzione.

LORENZO GALARDI, Funzionario del settore «Servizi agro ambientali, vigilanza e controllo» dell'ARSIA. Sicuramente.

PRESIDENTE. Desidero informare i nostri ospiti che queste audizioni sono volte ad acquisire il contributo dei soggetti auditi, in vista dell'elaborazione di una proposta di legge in materia di danni causati dalla fauna selvatica alle produzioni agricole e zootecniche.
Non essendovi altre domande, ringrazio gli intervenuti e dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 12,25.

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