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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione XIII
13.
Giovedì 28 gennaio 2010
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Russo Paolo, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SUL FENOMENO DEI DANNI CAUSATI DALLA FAUNA SELVATICA ALLE PRODUZIONI AGRICOLE E ZOOTECNICHE

Audizione di rappresentanti del Comitato tecnico faunistico-venatorio nazionale:

Russo Paolo, Presidente ... 3 6 7
Arzenton Claudio, Presidente delegato del Comitato tecnico faunistico-venatorio nazionale ... 3 6 7
Cenni Susanna (PD) ... 6 7
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Repubblicani; Regionalisti, Popolari: Misto-RRP; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Noi Sud/Lega Sud Ausonia: Misto-NS/LS Ausonia.

COMMISSIONE XIII
AGRICOLTURA

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di giovedì 28 gennaio 2010


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PAOLO RUSSO

La seduta comincia alle 16,50.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti del Comitato tecnico faunistico-venatorio nazionale.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul fenomeno dei danni causati dalla fauna selvatica alle produzioni agricole e zootecniche, l'audizione di rappresentanti del Comitato tecnico faunistico-venatorio nazionale.
Ricordo che la Commissione ha deliberato tale indagine conoscitiva nella seduta del 20 gennaio 2009.
Sono presenti il dottor Claudio Arzenton, presidente delegato dal Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, cui do subito la parola, e la dottoressa Annamaria Bianchi, segretaria del Comitato.

CLAUDIO ARZENTON, Presidente delegato del Comitato tecnico faunistico-venatorio nazionale. Vorrei innanzitutto ringraziare il presidente Paolo Russo per avermi dato questa opportunità.
Rappresento, su delega del Ministro per le politiche agricole, alimentari e forestali, il Comitato tecnico faunistico-venatorio. Si tratta di un Comitato al quale sono conferiti compiti di organo tecnico-consultivo per tutto quello che concerne l'applicazione della legge n. 157 del 1992.
Il Comitato si compone di diverse rappresentanze tra cui figurano associazioni venatorie, associazioni ambientaliste, associazioni del mondo agricolo e altre delle Istituzioni. Alcune di queste sono già state sentite nelle precedenti audizioni e hanno avuto modo di portare il loro contributo su una tematica quanto mai rilevante.
Il Comitato è giovane. Infatti è stato nominato nel giugno del 2009, si è insediato per la prima volta nel dicembre scorso ed è successivamente stato integrato dai nominativi e dai componenti designati dal Ministro dell'ambiente. Un mese fa dunque è stata tenuta la prima riunione, nel corso della quale è stata delineata l'organizzazione dei lavori.
In quell'occasione, è stato rilevato che una delle priorità è costituita dalle procedure riguardanti il sistema dei risarcimenti e della prevenzione dei danni cagionati dalla fauna selvatica alle produzioni primarie ed anche alle infrastrutture.
Alla luce di questo, il nostro auspicio era di svolgere un compito di sinergia con questa Commissione i cui lavori sono avviati già da tempo e, ormai, volgono al termine. La vostra convocazione mi è stata comunicata una settimana fa e purtroppo, in un tempo così breve, non mi è stato possibile riunire una delegazione più ampia del Comitato, che avrebbe potuto fornire


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ulteriori elementi rispetto a quelli che voi già possedete. Confido che, in futuro, ovviamente nel rispetto dei relativi ruoli e competenze, il Comitato tecnico faunistico-venatorio possa fornire ulteriori suggerimenti di tipo tecnico all'organo politico, che poi ne potrà fare indubbiamente tesoro. Fatta questa premessa, passo ad affrontare l'argomento di oggi.
La legge n. 157 del 1992 delega la materia sulla prevenzione e il risarcimento alle regioni, le quali costituiscono un Fondo destinato a finanziare idonee misure sia di prevenzione, al verificarsi dei danni, sia di risarcimento degli stessi. In questo Fondo affluisce anche una percentuale delle tasse di concessione regionale versate dai cacciatori.
Le regioni, con apposita disposizione disciplinare, provvedono al funzionamento di questo Fondo istituendo appositi comitati di valutazione delle istanze di risarcimento e di contributo presentate da esponenti del mondo agricolo e venatorio.
Nell'ambito dei compiti del Comitato c'è anche quello di valutare la concreta attuazione dei contenuti della legge n. 157 del 1992 e di verificare il modo in cui le regioni hanno adempiuto al loro compito di far fronte a questi danni (in questi giorni gli uffici del Comitato stanno lavorando per redigere un riassunto dei vari dati forniti dalle regioni, dati che talvolta sono parziali).
Per quanto riguarda i danni cagionati dalla fauna selvatica, lascio agli atti della Commissione una tabella che illustra l'entità di questi danni negli ultimi anni e le specie animali che li hanno procurati. Ringrazio la dottoressa Bianchi, che ha fatto un encomiabile collage di questi dati.
Vorrei dapprima illustrarvi i dati salienti e ufficiali che ci sono pervenuti dalle regioni e dalle province autonome e poi concludere con alcune osservazioni.
Innanzitutto, possiamo rilevare un fatto palese: l'importo dei danni accertati aumenta in maniera esponenziale di anno in anno, mentre l'importo dei danni liquidati aumenta in misura meno considerevole, purtroppo in ragione dell'esiguità delle risorse disponibili in capo alle regioni.
Ogni regione procede a modo suo e fa di ogni necessità virtù. Le regioni Lombardia e Umbria, ad esempio, a fronte di numerose richieste, hanno provveduto a stipulare apposite polizze assicurative che coprono anche il risarcimento dei danni stradali, ossia i danni cagionati da fauna selvatica ai veicoli, e di quelli alle infrastrutture; la regione Piemonte ha istituito un apposito Fondo di solidarietà, la cui capienza viene ripartita tra le province in misura proporzionale ai sinistri registrati.
Si registrano, comunque, diverse tendenze. La provincia di Bolzano predispone che l'indennizzo dei danni cagionati dalla selvaggina - in particolare dagli ungulati - sia a capo direttamente delle riserve interessate, trattandosi anche di specie oggetto di prelievo venatorio. Per quel che concerne le specie protette, invece - mi riferisco ai grossi predatori, come l'orso -, provvede direttamente la provincia, ed è su questa falsariga che si sono mosse anche altre province e regioni contigue.
È importante evidenziare che, più che un rimborso in toto del danno subito, in alcuni casi si parla di un «contributo», che non assolve il risarcimento se non in misura abbastanza limitata, dal 50 all'80 per cento della perdita causata alle produzioni.
In Toscana, il 70 per cento dei danni risulta cagionato dal cinghiale, ed è questo un aspetto ormai storico che condiziona tale regione ed altre contigue. È importante notare che poche regioni profondono un impegno nella prevenzione, la quale è invece importante ed evita, operando a monte, il verificarsi e reiterarsi di danni cagionati dalla fauna.
La regione Veneto, ad esempio, si è attivata liquidando dall'80 al 90 per cento circa delle richieste di prevenzione al verificarsi dei danni.
Le misure per far fronte all'impatto della fauna sulle produzioni non si limitano ad opere di prevenzione e risarcimento dei danni ma, come prevede la legge, ad adeguati piani di controllo numerico delle popolazioni in esubero che comprendono, il più delle volte, anche specie alloctone.


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Cito un esempio per tutti: la nutria. Tale specie ha ormai colonizzato l'intera pianura padana, e reca danno non solo alle produzioni agricole ma anche alle infrastrutture, minando la sicurezza idraulica dei fiumi e dei corsi d'acqua pensili. Alcuni tratti di questi corsi d'acqua sono diventati, passatemi il termine, dei veri e propri tratti di Groviera, talmente sono caratterizzati da queste profonde tane.
Per far fronte a tali necessità, è stato costituito - cosa che è stata molto apprezzata - un coordinamento interregionale per intervenire in maniera sistematica ed omogenea, attraverso piani di controllo, al fine di contenere la presenza di queste specie invasive ed impattanti. Il nostro Comitato fornirà un aiuto, favorendo queste iniziative con un supporto tecnico specialistico.
Il denominatore comune delle specie che cagionano i danni è costituito, come ho detto prima, dal cinghiale e dagli ungulati in primis. Un altro strumento che consentirebbe di limitare i danni degli ungulati - ma anche delle nutrie e, non ultimi, dei cormorani, i quali danneggiano gli impianti di itticoltura che caratterizzano la laguna veneta -, potrebbe essere quello di un controllo selettivo attuato dalle province o dalle regioni che, dopo un censimento preliminare, potrebbero autorizzare un prelievo di queste specie tramite l'attuazione di piani di assestamento, in modo da contenerne la popolazione e, di riflesso, anche i danni - in particolare areali - laddove c'è una loro concentrazione massiva. Il danno arrecato dal cormorano non consiste tanto nel prelievo di pesce - il fabbisogno giornaliero di un cormorano varia dai 5 ai 6 etti di pesce - quanto nel fatto che, durante la predazione, ferisce molti più pesci di quelli che riesce a mangiare, provocando un danno maggiore della stessa predazione.
Per quanto concerne l'entità dei danni, possiamo dire che essa varia da decine a centinaia di migliaia di euro per regioni come la Liguria e il Friuli-Venezia Giulia a milioni di euro per regioni come il Veneto e la Lombardia. Queste cifre riguardano i danni causati dalla mancanza di prevenzione, per la quale l'entità degli investimenti è purtroppo di poche centinaia di migliaia di euro. Questo è, dunque, il quadro delineato dalle regioni.
Per quanto riguarda le soluzioni, il nostro intento è quello di sviluppare alcuni aspetti legati alla mancanza di prevenzione.
Innanzitutto, c'è la necessità di stabilire una normativa specifica per quanto riguarda un controllo della fauna che tenda a scongiurare il verificarsi di questi danni. Chiediamo una normativa specifica in primo luogo perché il controllo non è caccia, quindi non può essere ricompreso nella legge n. 157 del 1992; in secondo luogo, perché per far fronte a queste misure servono adeguati fondi di risarcimento, cui devono far capo non solo le tasse versate dai cacciatori, ma anche quelle versate dalla collettività. È chiaro - e penso che sia auspicato da tutti - che si deve insistere sulla prevenzione.
Un altro intervento atto a fare fronte, nell'immediato, alle operazioni di contenimento, è quello di ampliare le tipologie di soggetti abilitati dalla legge a queste operazioni di controllo.
Attualmente, possono operare al contenimento solo gli agenti di polizia venatoria - quindi le guardie - coadiuvati da dipendenti di amministrazioni pubbliche o, in alcuni casi, da cacciatori che hanno sostenuto specifici corsi di abilitazione. Tuttavia, vi è la necessità di allargare le tipologie di soggetti che possono intervenire in questa operazione di controllo.
Un altro aspetto che non è stato trattato nelle precedenti audizioni, ma che ha la sua importanza, è il fatto che, il più delle volte, queste operazioni di controllo sono svolte come attività di volontariato dai cacciatori, dagli ambiti territoriali di caccia e da vari altri soggetti, oltre alle guardie.
Per effetto del decreto legislativo n. 81 del 2008 - il Testo Unico in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro -, l'attività di volontariato è parificata all'attività lavorativa, quindi necessita di un coordinatore della sicurezza, dell'adozione


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di determinati dispositivi di protezione individuali e di alcune procedure - proprio perché non si tratta di caccia - che, di fatto, complicano e rendono difficile l'attuazione immediata delle operazioni di controllo e comportano un costo aggiuntivo da parte delle amministrazioni preposte.
Ringrazio i deputati presenti per l'attenzione e resto a vostra disposizione per eventuali chiarimenti.

PRESIDENTE. Nello schema che ci avete fornito ho visto che mancano i dati di alcune regioni.

CLAUDIO ARZENTON, Presidente delegato del Comitato tecnico faunistico-venatorio nazionale. Sì, mancano alcune regioni. Le abbiamo sollecitate affinché ci trasmettano questi e altri dati riguardanti la completa attuazione della legge n. 157 del 1992.
Per alcune regioni - come l'Abruzzo - le cause di tale mancanza sono note. Tuttavia, la Calabria è, ad esempio, una regione che nonostante i solleciti disattende questo impegno. So che gli uffici del Ministero si stanno adoperando al fine di richiedere non solo questi dati, ma anche gli altri riguardanti l'attuazione della legge n. 157 del 1992.

PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

SUSANNA CENNI. Non nascondo un leggero imbarazzo, dal momento che ho sollecitato questa audizione proprio perché so che il Comitato faunistico-venatorio ha una composizione vasta e differenziata, e sarebbe stato interessante avere qui una delegazione capace di rappresentarci non tanto le cose che lei ha detto e che, ovviamente, è in grado di rappresentarci, quanto anche la discussione che, fra parti e punti di vista diversi, è in atto in questo momento sulla legge n. 157 del 1992, e che costituisce il tema che a noi interessa.
Da questo punto di vista, sono delusa di aver perso questa occasione perché penso che la differenziazione sia uno dei punti di forza del Comitato, considerato anche che le sue competenze - al di là della tabella che ci ha fornito, e di cui la ringraziamo - consistono nel monitorare questa legge e nel fornire un quadro della situazione.
Io so che nella vostra ultima riunione - me ne è stato parzialmente riferito, ed è per questo che mi interessava averne una rappresentazione più ampia - vi siete occupati del tema dei danni, rilevando anche che, probabilmente, esso rappresenta il tema su cui è più urgente mettere mano rispetto a tutto il resto.
Ho anche accolto con interesse ciò che lei ha detto - se ho ben sentito -, ovvero che affrontare questo tema compiutamente può forse voler dire non leggerlo come una modifica alla legge n. 157 del 1992 ma come una cosa a sé stante anche se, ovviamente, toccherebbe alcuni aspetti di quella legge.
Questo è anche il mio punto di vista ed è una delle ragioni per cui credo che forse potremo attivare un iter indipendentemente dai «pasticci» che stanno accadendo al Senato.
Mi ha colpita molto ciò che lei ha detto in merito alle regioni, riportando a questo tavolo la competenza che, chiaramente, in buona parte è materia di loro pertinenza. Tra l'altro, c'è una sentenza di questi giorni relativa agli incidenti stradali che riporta in mano alle province una responsabilità molto pesante, anche dal punto di vista finanziario.
Lei ha citato l'esistenza di un Fondo che viene cofinanziato con le risorse che lo Stato dovrebbe restituire alle regioni dalla tassa di concessione. Lei sa benissimo che queste risorse, pur avendo la norma stabilito quanto sopra, sono state restituite alle regioni per due anni, e poi mai più. Pertanto, lo Stato - qualsiasi Governo si sia succeduto - da questo punto di vista è stato assolutamente inadempiente.
Vorrei un conforto proprio con riguardo alla vostra discussione in merito al monitoraggio della legge rispetto a questo aspetto dei danni.


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PRESIDENTE. Do la parola al dottor Arzenton per la replica.

CLAUDIO ARZENTON, Presidente delegato del Comitato tecnico faunistico-venatorio nazionale. Per quanto riguarda i lavori del Comitato, i temi non sono stati trattati ma solo introdotti (tra l'altro, li ho proposti io). Il Comitato si è riservato di approfondire, attraverso una commissione ristretta, tutte le tematiche, compresi l'aspetto risarcitorio e quello della prevenzione. Dunque è stato solo delineato il titolo e introdotto l'argomento.
Per quanto riguarda il Fondo, ho parlato di fondi stabiliti dalle regioni e, come nel caso del Veneto, costituiti dalle tasse di concessione regionali, non governative. Che io sappia, il Fondo è finanziato solo ed esclusivamente dalle tasse di concessione regionali e da altri proventi, non dalla legge, cui lei faceva riferimento, n. 388 del 2000.
Il cacciatore, per ottenere il rilascio di quel tesserino che gli consente di accedere ai vari istituti deputati al prelievo venatorio, versa sia una tassa di concessione governativa, sia una regionale. Una parte della tassa di concessione governativa è stata stornata alle regioni ed è stata utilizzata per i miglioramenti ambientali in favore della fauna. Non le so dire, in questa sede, la destinazione precisa.

SUSANNA CENNI. Sono molto documentata.

CLAUDIO ARZENTON, Presidente delegato del Comitato tecnico faunistico-venatorio nazionale Le regioni hanno poi provveduto, a loro volta, a distribuire alle province questo Fondo con diversi criteri, a seconda dell'estensione territoriale, del numero dei cacciatori e via dicendo, oppure su progetti specifici, mirati e meritevoli di considerazione. Questo è quanto le posso dire.

PRESIDENTE. Se non vi sono ulteriori sollecitazioni, ringrazio gli auditi per la cortesia di essere intervenuti, nonostante la nostra difficoltà in ragione dei lavori dell'Assemblea.
Ringrazio il dottor Claudio Arzenton e la dottoressa Anna Maria Bianchi, non solo per quanto ci è stato detto oggi ma anche per quanto, immagino, nelle prossime ore e nelle prossime settimane potranno ulteriormente illustrarci per rendere ancora più esauriente l'analisi rispetto all'attività di indagine di questa Commissione.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 17,15.

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