Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

Cerca nel sito

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Per visualizzare il contenuto multimediale è necessario installare il Flash Player Adobe e abilitare il javascript

Strumento di esplorazione della sezione Lavori Digitando almeno un carattere nel campo si ottengono uno o più risultati con relativo collegamento, il tempo di risposta dipende dal numero dei risultati trovati e dal processore e navigatore in uso.

salta l'esplora

Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

Torna all'elenco delle indagini Torna all'elenco delle sedute
Commissione XIII
14.
Mercoledì 17 novembre 2010
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Russo Paolo, Presidente ... 2

INDAGINE CONOSCITIVA SUL FENOMENO DEI DANNI CAUSATI DALLA FAUNA SELVATICA ALLE PRODUZIONI AGRICOLE E ZOOTECNICHE

Audizione di rappresentanti dell'Associazione nazionale comuni d'Italia (ANCI):

Russo Paolo, Presidente ... 2 4 7 8
Bellini Gianni, Sindaco di Semproniano ... 7
Callegari Corrado (LNP) ... 7
Faenzi Monica (PdL) ... 5
Morini Flavio Marzio, Sindaco di Scansano, delegato dell'ANCI per l'ambiente e la tutela del territorio ... 2 6
Sani Luca (PD) ... 4
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Futuro e Libertà per l’Italia: FLI; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l’Italia: Misto-ApI; Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia, I Popolari di Italia Domani: Misto-Noi Sud-PID; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Repubblicani, Azionisti. Alleanza di Centro: Misto-RAAdC.

COMMISSIONE XIII
AGRICOLTURA

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di mercoledì 17 novembre 2010


Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PAOLO RUSSO

La seduta comincia alle 14,30.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti dell'Associazione nazionale comuni d'Italia (ANCI).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul fenomeno dei danni causati dalla fauna selvatica alle produzioni agricole e zootecniche, l'audizione di rappresentanti dell'Associazione nazionale comuni d'Italia (ANCI).
Sono presenti il sindaco di Scansano, Flavio Marzio Morini, il sindaco di Semproniano, Gianni Bellini, la responsabile area ambiente dell'ANCI, Antonella Galdi, e Giuseppe Pellicanò, dell'ANCI.
Ricordo che tale audizione nasce da una sollecitazione della stessa associazione, che ha segnalato l'opportunità di impostare soluzioni per risolvere l'annoso problema di garantire un equilibrato rapporto di coesistenza tra le esigenze di tutela delle specie animali e l'esercizio delle attività agricole e zootecniche.
Darei, quindi, la parola ai nostri ospiti. In esito al loro intervento potranno eventualmente fare seguito domande dei colleghi.

FLAVIO MARZIO MORINI, Sindaco di Scansano, delegato dell'ANCI per l'ambiente e la tutela del territorio. Intanto, vorrei ringraziare la Commissione per averci ricevuto e vorrei anche scusarmi perché dovevamo essere una folta delegazione, ma c'è stato un problema nella nostra segreteria, e quindi sono tutti preparati a venire domani, invece che oggi, a causa di un errore nella comunicazione. Quindi, abbiamo dovuto rifare la comunicazione a tutti gli altri sindaci, che costituivano una numerosa delegazione.

PRESIDENTE. Ci spiace molto solo per il fatto che non abbiamo il privilegio di avere anche loro, ma immagino che voi siate ampiamente rappresentativi.

FLAVIO MARZIO MORINI, Sindaco di Scansano, delegato dell'ANCI per l'ambiente e la tutela del territorio. Sì, essendo il delegato nazionale alle politiche ambientali, credo di rappresentare tutti. Almeno lo spero, e ci proverò.
Entrerei subito nella questione. Siamo d'accordo sul documento che ci avete inviato, le problematiche sono quelle sui territori. Innanzitutto, viene sollecitata un'azione di monitoraggio che va assolutamente portata a termine. Il problema che si osserva oggi, infatti, è che, in particolare sui predatori, si fa un po' di


Pag. 3

confusione nel distinguere i vari tipi. Un conto è la fauna selvatica e un conto predatori come, ad esempio, nel caso della Toscana o anche dell'alto Lazio, canidi o ibridi. Va bene, quindi, eseguire un monitoraggio che ci consenta di capire che tipo di predatori sono sui territori.
Un altro problema è rappresentato dagli indennizzi e dalle risorse. Per quanto riguarda i danni da predatori, in specie quelli provocati da cani, lupi o ibridi, vi è un vuoto normativo, in particolare per quanto riguarda gli ibridi. Mentre, infatti, vi sono norme per intervenire sugli animali domestici, come i cani, o sugli animali selvatici, come i lupi, non vi è una normativa di riferimento certa per quanto riguarda gli ibridi. Inoltre l'effettuazione di un censimento potrebbe consentire di capire e di chiarire qual sia la problematica a livello territoriale, anche in funzione di alcuni piani. Mi riferisco, ad esempio, alla reintroduzione del lupo in certe aree nazionali. Diversamente, si fa un po' di confusione e non si riesce a capire dove risiede veramente il problema.
La direttiva Habitat, che tutti conosciamo, impedisce, ad esempio, l'abbattimento del lupo. Ma, forse, il problema non è quello, in quanto, anche in vista di una purezza della razza, per esempio, per quanto riguarda il lupo appenninico, il problema potrebbe essere quello di ridurre la presenza di ibridi e di altri animali sui territori che creano, oltre che danno, anche confusione genetica.
Inoltre, è fortemente sentito, in particolare, il problema degli indennizzi. Purtroppo, i continui attacchi alle greggi - qui non ho i dati nazionali perché non sono di facile reperimento - determinano solo un parziale indennizzo a chi li subisce. Il parziale indennizzo è previsto perché, mentre c'è chiarezza, per esempio, sui capi che vengono abbattuti, non c'è affatto chiarezza sui danni arrecati agli animali predati, come perdita del latte, delle gravidanze, e sui vari stress a causa dei quali l'animale per un certo periodo è portato a non produrre. Chiaramente, qui mi riferisco essenzialmente all'allevamento ovino.
Questo è un argomento importante perché molte zone, soprattutto in quelle pedemontane dell'Appennino, vivono ancora di agricoltura e di allevamento , in particolare ovino. In questo modo va in crisi un settore economico come quello dell'allevamento ovino, con i piccoli caseifici e un'intera attività produttiva collegata che non riescono ad andare avanti per la mancanza di materia prima. Ciò fa sì che molte aree pedemontane si spopolino perché la gente non ne può più e va via, per cui anche dal punto di vista ambientale tutta la parte che riguarda il presidio territoriale svolto da certe attività economiche non viene più svolto, con costi non solo economici, ma anche sociali e di tipo ambientale.
Un altro problema è quello che riguarda alcune misure prese da molte regioni e province - conosco abbastanza bene quelle assunte dalla regione Toscana, ma ogni regione con queste problematiche ne ha prese - atte a prevenire il problema. In alcune parti del territorio vengono finanziati l'acquisto o il mantenimento di cani pastori, come per esempio in Abruzzo; vengono finanziate, come ad esempio della regione Toscana, delle recinzioni e così via. Il problema vero è che le misure necessarie devono essere strutturali e consentire di limitare il più possibile gli attacchi. Possedere un gregge, infatti, non è solo un fatto numerico, ma di cultura, di dedizione della propria vita a un'attività lavorativa, di credere in certi valori, i quali, con la mancanza della materia prima, ossia del gregge su cui si lavora, vengono meno.
È un discorso, quindi, anche di motivazione in un momento particolarmente duro per l'attività agricola. Non vi dico qual è il prezzo del latte perché lo conoscete meglio di me. In ogni caso, non si riesce, anche senza fattori esogeni che fanno venir meno il reddito, a sbarcare il lunario.
Riguardo alle misure utili a prevenire questi problemi, non è tanto corretto che, ad esempio, i danni causati dai lupi siano risarciti - credo da parte del Ministero


Pag. 4

dell'ambiente - per la legge europea e anche per la legge nazionale, con assicurazioni a totale carico o con piccoli contributi da parte dell'allevatore. Probabilmente, bisognerebbe studiare delle forme per cui, se ci sono dei danni, è automaticamente coperto chi li subisce anche se non ha l'assicurazione. Troveremmo corretto che questo avvenga.
In ogni caso, stiamo valutando se mettere insieme un coordinamento nazionale di sindaci. Crediamo che la problematica vada affrontata in questo momento perché probabilmente, se il trend è ciò che è successo fino a oggi, tra qualche mese o qualche anno non servirà più. Ormai, infatti, nelle zone montane dell'Appennino, del centro Italia in particolare, queste attività non verranno più svolte perché non sarà più consentito agli allevatori di farlo in quanto il problema è evidente. Penso alla mia provincia, quella di Grosseto, in cui ad esempio, nell'ultima settimana, ci sono stati tre attacchi con 70 animali uccisi. Sono cose che ormai accadono quasi quotidianamente. Queste sono le considerazioni per quanto riguarda i predatori e, in particolare, gli ibridi da cani e lupi.
Riguardo, invece, ai problemi più generali dei danni prodotti all'agricoltura dalla fauna selvatica, siamo messi un po' meglio - io ho visto le stime che sono state fatte di circa 70 milioni di euro da parte degli enti che le hanno svolte - sul risarcimento e sulla possibilità di indennizzo. Solitamente altri animali, come caprioli, daini, cinghiali, istrici o qualsiasi tipo di animale selvatico che possa compiere questi danni, difficilmente ne compie a colture; può fare danni a cose, ma difficilmente ad altri animali. Il rapporto, quindi, con gli ambiti territoriali di caccia (ATC) solitamente è abbastanza buono e molte volte si ha un indennizzo dei danni indotti su questo tipo di colture da quel tipo di animali.
Non vorrei soffermarmi troppo sul rapporto tra attività venatoria, attività agricola e ambiente anche se, chiaramente, per chi conosce l'attività venatoria - in molte parte del territorio è veramente una cultura - è facile capire che è strettamente correlata all'attività agricola. Molti agricoltori la praticano, e a ciò è legato anche il presidio ambientale. Tuttavia, non mi soffermerei più di tanto.
Avrei concluso, riservandomi di mandarvi un documento su cui avrei voluto ragionare insieme agli altri sindaci. Lo faremo quanto prima con questa spettabile Commissione, che ringrazio di nuovo restando a disposizione se ci sono domande da parte dei membri della Commissione.

PRESIDENTE. Intanto, grazie non solo per le cose che ci ha detto, ma per la sollecitazione che ci ha fatto, che trova in questa Commissione, ovviamente, terreno straordinariamente fertile.
Noi siamo nella fase conclusiva - domani ascoltiamo le regioni - di questa indagine conoscitiva e abbiamo terminato con la filiera delle audizioni: se riteneste di poter offrire un contributo anche scritto in tempi abbastanza rapidi, per noi sarebbe senz'altro importante, soprattutto se proviene da chi sta in trincea, al fronte.
Do la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

LUCA SANI. Colgo l'occasione per ringraziare la delegazione dell'ANCI per aver posto alla nostra attenzione quella che in alcune realtà del nostro territorio assume gli aspetti di una emergenza, ed è quella dei predatori. In special modo, questo del lupo sta diventando un fenomeno che assume anche aspetti di carattere sociale oltre che di danno diretto all'agricoltura e alle aziende. Peraltro, alcuni mesi fa gli stessi argomenti che oggi vengono sottoposti alla nostra attenzione dall'ANCI sono stati oggetto di una mia interrogazione cui non è seguita una risposta da parte del Governo con impegni precisi. Si è divagato sul tema.
Vorrei dire che fino a oggi, rispetto a questo problema dei predatori, le cure palliative sono state tutte messe in atto da


Pag. 5

parte di regioni, di province e di enti locali. Occorre che la questione, soprattutto della distinzione tra il predatore lupo e tutto ciò che è ibrido, sia affrontata con uno strumento legislativo che garantisca mezzi più incisivi, in particolare per il contenimento degli ibridi. È essenziale da due punti di vista: quello di limitare il fenomeno dell'ibridazione rispetto alla tutela del lupo e quello di limitare gli attacchi.
La questione che vorrei chiedere di rappresentare alla delegazione dell'ANCI è la seguente: quali effetti si hanno - un po' il sindaco Morini lo accennava - rispetto al mantenimento del tessuto di impresa sul territorio? Anche a me risulta, infatti, che, a fronte dell'esasperazione degli allevatori, si assiste a una costante chiusura delle aziende. Chiederei quali altre tensioni questo fenomeno sta generando, sempre, naturalmente, tra gli allevatori, ma con aspetti anche di altra natura.
L'esasperazione, infatti, in molti casi porta a fare giustizia in proprio, talvolta causando anche dei danni all'ambiente, in particolar modo con l'abbattimento di frodo del lupo, che va contro, paradossalmente, anche alla direttiva Habitat. Siccome, come diceva il sindaco Morini, anche recentemente si sono verificati - questo è quello che ci hanno detto le cronache - episodi di attacchi a greggi, con le conseguenze che ci venivano rappresentate, vorrei da loro sapere qual è la situazione anche da un punto di vista sociale oltre che ambientale.

MONICA FAENZI. Ringrazio i sindaci della loro presenza, ma voglio ringraziare anche il presidente di questa Commissione, che ha manifestato interesse per questo problema e, come ha annunciato, ha dato seguito a una serie di approfondimenti e di audizioni per individuare una soluzione.
Oltre a rivolgere una domanda precisa ai nostri ospiti, voglio anche dire che quello dei lupi, un problema che viviamo nel territorio maremmano, e soprattutto in alcune zone della Toscana, ma che interessa poi gran parte d'Italia, è di difficile soluzione; non nasce oggi, è nato nel 2008, come sapete. Anche i Governi che ci hanno preceduto hanno sempre trovato difficoltoso individuare una soluzione adeguata. Peraltro, ho avuto modo di confrontarmi anche con molti allevatori, che hanno ritenuto, oltretutto, inadeguate e costose le misure poste in atto dalla regione Toscana, predisposte con recinzioni costosissime, che impongono anche una guardianìa che assorbe risorse economiche non sopportabili dagli allevatori di quel settore.
Credo che le problematiche siano determinate anche dal fatto che si ha una competenza ripartita tra i vari enti, che determina l'incertezza nelle soluzioni. Queste audizioni dovevano servire anche come contributo al Ministero dell'ambiente perché il problema sulla selezione è determinato dal fatto che si dice che questi siano animali ibridi che potrebbero essere abbattuti. Resta, però, il problema di non facile soluzione di discernere il lupo vero e proprio dall'ibrido.
La Commissione, però, si è voluta interessare di questa problematica e stiamo per giungere alla conclusione attraverso il contributo anche vostro e di altri rappresentanti che ci hanno portato all'attenzione questo problema. Ritengo che riusciremo a prendere una decisione in merito.
Voglio, però, rispondere anche al collega Sani. La sua interrogazione non ha ricevuto una risposta vaga, ma la stessa che ho ricevuto personalmente interessando del problema il Ministro Zaia, che mi ha invitato lui stesso a fare un'interrogazione in Assemblea dicendomi che questa era soprattutto una competenza regionale. Diciamoci, quindi, chiaramente, che la regione e la provincia debbono prendersi carico responsabilmente di un problema che interessa loro. La competenza dell'agricoltura, con la riforma del Titolo V, peraltro, è appannaggio della regione, in questo caso della regione Toscana. Con ciò non voglio dire che il Governo non si debba interessare di questo


Pag. 6

problema - ci mancherebbe altro -: dovrà fare la sua parte e la sta facendo attraverso questi approfondimenti.
Vorrei chiedere ai nostri ospiti da quanto la Maremma è assillata dal problema dei lupi.

FLAVIO MARZIO MORINI, Sindaco di Scansano, delegato dell'ANCI per l'ambiente e la tutela del territorio. Prima di rispondere all'onorevole Sani vorrei fare un'annotazione su quello che diceva l'onorevole Faenzi. Se volessi tediarvi avrei qui un lungo elenco di incontri che si sono avuti, dal 1996 circa fino a oggi, con questa spettabile Commissione, in particolare uno nel settembre del 2001, quando era presidente l'onorevole De Ghislanzoni; nel 2009 c'è stato un secondo incontro, a cui faceva riferimento l'onorevole Sani, a seguito anche di una sua interrogazione a cui il sindaco Bellini era presente.
Esordirò dicendo che a me interessa poco che Governo ci fosse o ci sia su questo argomento, scusate la franchezza, interessa che vengano presi dei provvedimenti e che ci ascoltiate soprattutto per le problematiche sui territori, che non hanno un colore politico, ma - ritorno a quello che diceva l'onorevole Sani - di presidio territoriale, sul quale non bisogna scherzare. Infatti, a meno che il modello di società che si vuole non sia essenzialmente urbano, non possiamo permetterci che questo avvenga.
Per quanto riguarda il fenomeno sociale, vanno sottolineati due aspetti, onorevole Sani, su questo argomento. Il primo riguarda l'abbandono delle campagne da parte di allevatori. Parlo della Maremma, ma potrei parlarle dell'alto Lazio o di una parte dell'Abruzzo, dove hanno risolto magari in altro modo poiché lì c'è un'altra normativa (è un parco), mentre nella Maremma non siamo in zona parco, se non in una parte, quindi sono diversi i modelli e anche le forme di indennizzo. Sostanzialmente, in Maremma vi era una grandissima parte di allevatori provenienti dalla Sardegna, che avevano acquistato grosse aziende. Praticamente non ci sono più. Inoltre, c'è la crisi del prezzo del latte e la crisi del prezzo delle carni - che voi conoscete - che non consentono di superare il livello minimo del sostentamento.
Questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Moltissimi allevatori - parlo per i comuni che conosco meglio, ma ne conosco abbastanza anche a livello nazionale - se ne sono andati, si sono stufati e hanno deciso di vendere le proprie aziende e fare altro anche per questo problema. Il fenomeno sociale scaturisce dal fatto che certe scelte si riflettono sui piccoli plessi scolastici, su piccoli centri abitati e così via. Tutto il modello economico che si muoveva, infatti, su questo viene meno.
Si riflettono anche su un altro tipo di modello, che è il presidio territoriale. In Maremma esiste il termine «serpaio»: noi rischiamo di avere un serpaio nelle parti più belle dell'entroterra del territorio maremmano perché i greggi svolgono una funzione di pulitura dei campi che altri animali non svolgerebbero, i contadini sfruttano i piccoli lembi di terra per prepararli, per la lavorazione, per dare da mangiare nei mesi invernali a quelle greggi con le raccolte che si fanno nei mesi estivi. Tutta questa parte del presidio territoriale non c'è più, non c'è più il presidio agronomico, non c'è più quello dal punto di vista geologico dei territori, quindi tutte quelle sistemazioni, a «ritocchino», a «cavalca poggio», o le «scoline» sui campi che consentivano un drenaggio lieve delle acque verso i fiumi, non ci sono più. Non approfondisco oltre perché comporta una serie di problematiche.
I dati sulle imprese potranno fornirveli meglio i sindaci, le associazioni di categoria. Aggiungo che, di tutti gli animali predati, solo una parte vengono denunciati perché purtroppo ci sono altre problematiche che ben conoscete: se si va a denunciare un fatto, dopo si è soggetti a controlli, allo smaltimento; e per chi paga lo smaltimento c'è poi la verifica di come è avvenuto e anche qui si creano delle problematiche. Sembrava che il problema dei lupi fosse se realizzare cimiteri aziendali


Pag. 7

o procedere all'incenerimento delle carcasse. Non è questo il problema dei lupi o dei predatori, ma è diminuirli sul territorio perché le greggi possano fare quello che devono, ossia agnelli, latte o attività economica per i territori.
Per quanto riguarda le competenze, non so se la competenza sia delle province o delle regioni. So che a discutere con la Commissione europea dovrebbe andarci il Ministero dell'ambiente perché, per quanto riguarda la direttiva Habitat, è il ministero competente. Se si deve pensare a uno strumento legislativo che consenta di normare meglio gli ibridi, non credo che dipenda da province o regioni, ma che questa sia una delle sedi deputate per lanciare quest'input e dipende dal ministero competente, che è il Ministero dell'ambiente.
Per il resto, siamo a disposizione per ulteriori incontri o per fornire una documentazione anche sulle varie zone d'Italia. Manderemo quanto prima quella già presente e, in progress, se ci perverranno, manderemo anche le altre.

CORRADO CALLEGARI. Ho ascoltato soprattutto l'ultima parte dell'intervento. Bisogna sapere, in ogni caso, di chi sono le competenze. Posso assicurarle che sono della provincia in accordo con la regione, che provvedono, in base anche ai danni e alle motivazioni...

PRESIDENTE. Mi scusi. Il sindaco è anche responsabile di questo settore nell'ambito dell'ANCI, quindi conosce bene le competenze.

CORRADO CALLEGARI. Ho capito, ma un conto è sollevare problemi che possono avere carattere nazionale, un conto quelli che possono essere risolti a livello regionale. Ci sono altre regioni che hanno dei problemi sulla fauna selvatica e li risolvono autonomamente senza venire qui. Volevo dire questo.

GIANNI BELLINI, Sindaco di Semproniano. Vorrei fare solo due precisazioni. È stato detto tutto a proposito dei nostri problemi. Il danno, come diceva l'onorevole Faenzi, non è di oggi, è oramai da più di un decennio che tende ad aumentare. Non va diminuendo, quindi, e anzi sta aumentando sempre di più. I piccoli coltivatori sono spariti, hanno chiuso, e rimangono le grandi aziende. Come ricordava l'onorevole Sani, qualche giorno fa dalla cronaca abbiamo saputo che proprio vicino al mio comune, il comune di Castell'Azzara, vi era stato l'abbattimento di 30 animali in sei ore, che ha portato le due grandi aziende che avevano subito il danno a dire basta. Nel mio comune rimangono sei aziende che chiuderanno.
A mio avviso, bisogna riportare le aziende agricole a pascolare, invece di recintare 40 ettari frammentati in un'azienda oppure cercare di risolvere il problema con le assicurazioni.
Io posso dire che nel mio comune gestisco un centro recupero animali che è uno dei più famosi in Italia, e saremmo ben lieti di avere un lupo appenninico da prestare ad altre zone o da vedere, sarebbe importante. Si tratta di cani e di lupi, gli ibridi sono riconoscibili solo perché hanno un tipo diverso di attacco. Bisogna fare chiarezza.
Non si possono tenere i coltivatori che chiudono in due ettari le pecore e le governano d'estate e d'inverno. È finito, infatti, il tipo di pastorizia con lo scopo che aveva nel nostro territorio che le pecore andassero a mangiare nelle grandi estensioni di montagna e non ci si faceva altro. Questo da noi non è più possibile: aziende nel mio comune, che hanno 60-70 ettari di montagna con pascoli buonissimi, si vedono costrette a governare le greggi dentro a piccoli recinti. Perdiamo così la qualità del nostro prodotto. Chi veniva da noi perché il prodotto era puro, di pascolo, non ha più questa garanzia perché le nostre pecore vengono governate dentro agli allevamenti. È questo che dobbiamo risolvere velocemente. Le competenze le troveremo, però sicuramente anche il ministero deve darci delle indicazioni valide. È necessario anche uno studio per far


Pag. 8

chiarezza. Abbiamo bisogno di chiarezza perché i nostri cittadini litigano sulla distinzione tra lupo, cane e ibrido, però rimane che due notti fa, poteva anche essere un persona col coltello, sono morte 70 pecore.

PRESIDENTE. D'altronde, se non fosse stata problematica la vicenda, probabilmente questa Commissione non avrebbe ritenuto di avviare un'indagine conoscitiva. Aspettiamo vostre ulteriori riflessioni.
Ringrazio gli auditi e dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 15.

Consulta resoconti delle indagini conoscitive
Consulta gli elenchi delle indagini conoscitive