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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione XIV
7.
Giovedì 5 febbraio 2009
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Consiglio Nunziante, Presidente ... 2

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA PARTECIPAZIONE DELL'ITALIA ALLA FORMAZIONE E ALL'ATTUAZIONE DELLA NORMATIVA E DELLE POLITICHE DELL'UNIONE EUROPEA: ATTUAZIONE DELLA LEGGE N. 11 DEL 2005 E PROSPETTIVE DI RIFORMA

Audizione di rappresentanti della Conferenza dei presidenti delle regioni e delle province autonome:

Consiglio Nunziante, Presidente ... 2 4 5 6 7 8
Bairati Andrea, Coordinatore della commissione affari comunitari e internazionali della Conferenza dei presidenti delle regioni e delle province autonome ... 2 5 7 8
Gozi Sandro (PD) ... 4
Touadi Jean Leonard (PD) ... 5 7
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per l'Autonomia: Misto-MpA; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-Repubblicani: Misto-LD-R.

COMMISSIONE XIV
POLITICHE DELL'UNIONE EUROPEA
Comitato permanente per il monitoraggio sull’attuazione delle politiche dell’UE

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di giovedì 5 febbraio 2009


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE NUNZIANTE CONSIGLIO

La seduta comincia alle 12,20.

(Il Comitato approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito.
(Così rimane stabilito).

Audizione di rappresentanti della Conferenza dei presidenti delle regioni e delle province autonome.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla partecipazione dell'Italia alla formazione e all'attuazione della normativa e delle politiche dell'Unione europea: attuazione della legge n. 11 del 2005 e prospettive di riforma, l'audizione di rappresentanti della Conferenza dei presidenti delle regioni e delle province autonome.
L'audizione odierna presenta una particolare importanza in quanto - dopo quelle delle assemblee regionali, dell'ANCI, dell'UPI e dell'UNCEM - ci consente di approfondire, nel più ampio contesto dell'indagine, uno dei principali filoni di analisi: l'adeguatezza dell'attuale quadro normativo rispetto all'esigenza di garantire la partecipazione delle regioni alla formazione e alla attuazione delle decisioni e delle politiche dell'UE.
Il rafforzamento del ruolo delle regioni ha costituito - voglio sottolinearlo - uno degli elementi di novità più significativi della legge Stucchi, che ha introdotto un apposito complesso di strumenti e procedure, anche al fine di dare attuazione al nuovo Titolo V della Costituzione.
Nell'ambito della nostra indagine vorremmo verificare anzitutto il grado e le modalità di attuazione di questi strumenti da parte delle regioni, anche con riferimento alla collaborazione con i competenti organi statali.
In secondo luogo, intendiamo acquisire elementi utili a valutare se il quadro normativo vigente risulta conforme al nuovo Titolo V della Parte seconda della Costituzione e se ed in quale misura è necessario coordinare la legge Stucchi con la legge La Loggia, che reca anch'essa disposizioni in merito al ruolo delle regioni nella formazione delle decisioni europee.
In terzo luogo, sarebbe utile verificare la possibilità di rafforzare la cooperazione tra le Camere e le regioni, in particolare per quanto attiene all'informazione sulle rispettive attività di fase ascendente e discendente.
Vi prego pertanto di fornirci valutazioni e proposte puntuali di cui terremo sicuramente conto in vista di un'eventuale revisione della legge Stucchi e del regolamento della Camera.
Do la parola all'assessore Bairati.

ANDREA BAIRATI, Coordinatore della commissione affari comunitari e internazionali della Conferenza dei presidenti delle regioni e delle province autonome. Signor presidente, come ricordava nella sua introduzione e come è riportato nel documento che ci è stato trasmesso per delineare la posizione della Conferenza delle


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regioni - che sull'argomento si è formata tanto in una serie di sedute delle nostre commissioni quanto nella conferenza dei presidenti - l'oggetto di questa audizione non riguarda tanto il merito della legislazione, quanto la sua applicazione. Questo vale sia nella fase ascendente, che disciplina la partecipazione delle regioni alla formazione dei pareri nazionali sulla normativa, sia nella cosiddetta fase discendente, ossia il recepimento e l'attuazione nell'ordinamento nazionale degli obblighi derivanti.
Parto, forse, da una considerazione finale che, lo ripeto, non riguarda tanto il merito della normativa - che, come è stato ricordato, ha introdotto importanti elementi di partecipazione delle regioni alla formazione dei punti di vista -, quanto la sua applicazione. Da un esame attento emerge che, per le materie di nostra competenza, le previsioni di legge sono rimaste in larga parte disattese nella fase attuativa e applicativa e in certi punti - che richiameremo nel corso della nostra relazione - hanno trovato applicazione soltanto episodica. Su questo si concentreranno anche le nostre proposte o sollecitazioni all'attuazione della norma.
La prima questione riguarda il ruolo del CIACE (Comitato interministeriale per gli affari comunitari europei), cui la norma dà un peso rilevante e che, come è noto, secondo la legge dovrebbe definire in maniera esclusiva le posizioni del Governo nazionale, mentre la cosiddetta «posizione nazionale» dovrebbe essere definita in sede di Conferenza Stato-regioni. Fino a oggi, però, il CIACE ha quasi sempre definito la posizione nazionale, poi rappresentata dal Governo a livello UE, tant'è che non esistono, ad oggi, casi di intese in Conferenza Stato-regioni.
Il primo punto che richiamiamo all'attenzione della Commissione è, quindi, la necessità che il Comitato formi le posizioni del Governo, non le posizioni nazionali, e che in Conferenza Stato-regioni siano, quindi, definite le posizioni previste.
Riassumo, ora, un punto generale che riguarda la trasmissione degli atti. Soprattutto la fase ascendente richiede una trasmissione di un'imponente mole di informazioni di non sempre facile utilizzo e, appunto, trasmissione. Mi riferisco al funzionamento della Conferenza dei presidenti delle regioni nelle varie commissioni competenti. Due aspetti della legge n. 11 del 2005 sono stati richiamati nella nostra posizione. L'articolo 5, comma 1, riguarda la trasmissione degli atti ed è stato puntualmente applicato. L'articolo 5, comma 2, prevede, invece, una trasmissione qualificata e tempestiva, quindi un'organizzazione delle informazioni e una loro trasmissione in tempi utili affinché la Conferenza dei presidenti delle regioni possa formare i propri pareri. A nostro avviso, l'articolo 5, comma 2, è ancora largamente inattuato, dal momento che spesso la trasmissione degli atti avviene in maniera un po' aggregata e generica, non tempestiva.
Un'altra questione a cui riserviamo grande importanza riguarda l'articolo 5, comma 7. Esso prevede la costituzione di tavoli di coordinamento nazionali che, però, non sono mai stati convocati. La Conferenza dei presidenti richiama, quindi, all'applicazione dell'articolo 5, comma 7 e, di conseguenza, all'istituzione e alla convocazione di questi tavoli.
Un altro elemento della nostra riflessione riguarda il fatto che la legge comunitaria ha visto attrezzarsi molte regioni con propri dispositivi di legge regionale di sistema. In particolare, in Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Valle d'Aosta, Marche, Umbria e Calabria i consigli regionali hanno già varato dispositivi di legge regionale. In Piemonte, la mia regione, attualmente il consiglio regionale ha in discussione la proposta di legge di adozione delle norme comunitarie. Progressivamente, dunque, il sistema delle regioni sta adeguando i propri ordinamenti a quanto previsto dalla legge n. 11.
Per quanto concerne la fase discendente, noi chiediamo di realizzare il coordinamento Stato-regioni, dando attuazione a un accordo che era stato sancito in sede di Conferenza unificata nel gennaio del 2008, che riguardava le modalità di attuazione degli obblighi derivanti


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dall'appartenenza del nostro Paese alla Comunità europea. Tale accordo prevedeva le garanzie di informazione da parte del Governo nei confronti delle regioni per una tempestiva ed efficace gestione, in questo caso, delle procedure di infrazione. Chiediamo, dunque, l'attuazione di questo accordo.
Un altro punto riguarda la clausola di cedevolezza che, peraltro, è uno degli elementi oggi in discussione; peraltro abbiamo l'espressione del parere sulla legge comunitaria 2009. L'articolo 11, comma 8, esprime in maniera corretta le clausole di cedevolezza, laddove la norma diventa concorrente e non esclusiva. Come proposta di emendamento, noi crediamo che questa norma vada precisata in maniera più puntuale per una sua più corretta applicazione.
Complessivamente la nostra valutazione - lo ripeto - non riguarda il merito della norma, su cui peraltro avevamo espresso pareri positivi, ma una sua più puntuale e corretta applicazione, in particolare nella formazione della posizione nazionale. Questo rappresenta il punto più politico, o meno tecnico, in cui il ruolo della Conferenza Stato-regioni è molto importante e noi riteniamo che esso, fino a oggi, non sia stato recepito in fase attuativa, come invece prevedeva la norma.
Questo è, in sintesi, il tenore della discussione e delle valutazioni fatte in sede di commissioni tecniche dei presidenti. Siamo a vostra disposizione per eventuali chiarimenti e integrazioni.

PRESIDENTE. Grazie, assessore.
Do la parola ai deputati che intendono porre quesiti e formulare osservazioni.

SANDRO GOZI. Ringrazio l'assessore per la sua disponibilità e per le informazioni che ci ha fornito. Devo dire - lui non lo dice, ma, essendo della stessa parte, mi assumo la responsabilità di farlo io - che mi rammarico che la presidente Bresso non sia qui oggi, considerato che, peraltro, abbiamo spostato orari e date per favorire la sua presenza. La sua assenza mi sembra un fatto negativo.
Sulle questioni specifiche, credo che l'assessore abbia sollevato i punti focali del rapporto tra Stato e regioni. Concordo soprattutto con una delle sue osservazioni, quella relativa al fatto che il CIACE deve esprimere una posizione nazionale, non la posizione del Governo. Stiamo, infatti, parlando di un sistema Paese in cui anche le competenze, sia in fase ascendente, ma soprattutto in fase discendente, sono distribuite tra Stato e regioni e, quindi, non può agire come organo unicamente governativo ma come organo del sistema Paese.
Alla luce delle audizioni che stiamo svolgendo e anche in vista delle modifiche che vogliamo apportare alla legge n. 11 del 2005, credo che questo sia un tema da affrontare e sul quale dovremo insistere molto di più. Vorrei capire, alla luce della sua esperienza e delle sue competenze, se l'assessore intende proporre anche modifiche formali del funzionamento del CIACE. Vorrei sapere, insomma, se il problema è solo di atteggiamento o anche di modifiche formali che potrebbero essere opportunamente inserite per favorire un ruolo del CIACE come organo del sistema Paese e non della maggioranza di governo.
Il secondo punto riguarda anche il rapporto tra Governo e Conferenza Stato-regioni. Dal vostro punto di vista, il modo in cui la questione comunitaria è oggi affrontata nelle due fasi è soddisfacente? Alla luce di quanto lei diceva, mi sembra che non lo sia. Anche da questo punto di vista, esistono delle modifiche formali a livello di procedure o anche di composizione di organi, che voi ritenete sarebbe auspicabile apportare?
Un altro aspetto riguarda il fatto che la Conferenza Stato-regioni tiene conto e discute anche delle istanze che le regioni portano avanti in sede europea, soprattutto in fase ascendente, attraverso il Comitato delle regioni. Tra questi diversi luoghi in cui si discutono i processi comunitari prima che divengano legge esiste un raccordo, che può arrivare anche a un coordinamento e a posizioni condivise del sistema Italia? Oppure le regioni, nella


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loro autonomia, ritengono che queste sedi debbano essere tenute ben distinte e che, quindi, non ci sia né la necessità né l'opportunità di stabilire dei meccanismi di dialogo, di coordinamento e di raccordo tra le sedi romane in cui si discute di questioni europee e le varie sedi bruxellesi, in cui si discute e si valutano i processi comunitari?

JEAN LEONARD TOUADI. Mi associo ai ringraziamenti espressi dal mio capogruppo. Assessore, le notizie che lei ci ha fornito non ci confortano dal punto di vista del sistema Paese. Si registra una grande discrepanza tra gli sviluppi dell'Europa nel funzionamento delle istituzioni nazionali e periferiche e l'attuazione, nelle nostre istituzioni, di quei meccanismi che permettono di catturare tutte le potenzialità, le risorse e il dinamismo che l'Europa potrebbe dare alla nostra progettualità, sia periferica che nazionale.
Questa discrepanza si concretizza, addirittura, in un aspetto che, a mio avviso, potrebbe essere migliorato attraverso qualche riunione e una programmazione: la trasmissione dei dati. Considero abbastanza sintomatico che, perfino su questo punto, non si siano raggiunti risultati ottimali, non solo nella trasmissione quantitativa e materiale, ma anche, come diceva lei, nella trasmissione qualificata e in tempi utili. Del resto, i tempi, per quanto riguarda l'Europa, hanno una loro valenza significativa.
Per quanto riguarda le regioni, vorrei sapere di più a proposito delle disposizioni di legge regionale. Lei ha citato tre o quattro regioni che hanno provveduto, mentre la stragrande maggioranza non lo ha fatto. Qui si registra un altro deficit: con i rappresentanti dell'UPI, durante l'ultima audizione, si parlava di quanto l'Europa sia stata importante nello sviluppo delle varie regioni della Spagna. Questo perché in quel Paese hanno saputo mettere a frutto, nelle amministrazioni periferiche, una centralità degli uffici di relazione e di progettazione con l'Europa. Le chiedo, pertanto, se può aggiornarci su questa mappa e darci anche una valutazione sulle ragioni per cui, a suo giudizio, le regioni non hanno attivato queste disposizioni, tenuto conto che sull'agricoltura, più che su altri settori, il peso dell'Europa è avvertito e vissuto dalle istituzioni e dai cittadini.

PRESIDENTE. Do la parola all'assessore Bairati per la replica.

ANDREA BAIRATI, Coordinatore della commissione affari comunitari e internazionali della Conferenza dei presidenti delle regioni e delle province autonome. Vi ringrazio per le osservazioni formulate. Intanto distinguerei, nella riflessione e nella risposta, due piani: il primo di ordine politico-culturale e il secondo più di ordine tecnico-organizzativo (su questo potremo, magari, fare anche delle precisazioni di carattere tecnico).
Dico subito che la presidente Bresso è ovviamente dispiaciuta per non essere qui, ma questa audizione è stata rinviata talmente tante volte che, alla fine, è capitata nei giorni peggiori della crisi industriale del Piemonte. La presidente è stata trattenuta da chiusure che, in questi giorni, si sono presentate in maniera dolorosa e improvvisa, ma penso che non mancherà occasione affinché venga audita da questa Commissione.
La considerazione di carattere politico-culturale è che, a mio modo di vedere, non esiste ancora un portato chiaro e sedimentato di qual è il valore dell'apporto dei diversi livelli istituzionali alla costruzione degli atti e delle posizioni nazionali di una politica complessiva qual è quella comunitaria. Ciò mi pare particolarmente evidente in questi giorni, in cui tutti i Governi richiamano l'importanza di una politica comunitaria per affrontare una crisi che ha un valore globale, trattandosi appunto di una crisi di domanda globale.
In questi giorni, dunque, assume maggiore evidenza la fragilità di un sistema come quello nazionale più che altro rispetto alla consapevolezza culturale della partecipazione dei diversi livelli istituzionali alla costruzione di una posizione


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comune. Non si tratta di una considerazione di carattere geografico; anche il sistema delle regioni possiede degli elementi di obiettiva fragilità che stiamo cercando di correggere, ma che ciascuno corregge con le proprie leve e a modo proprio, e che comunque non fa eccezione nel panorama politico nazionale. Mi riferisco a un Paese che, a mio modo di vedere, non è ancora perfettamente consapevole di quanto è importante partecipare alla costruzione della propria posizione sugli atti comunitari e che spesso vede l'Europa come un polmone di risorse. Se dovessimo dirlo con un linguaggio ingegneristico, le risorse sono la «derivata terza», dal momento che arrivano alla fine; prima, però, c'è un complesso, faticoso, ma doveroso percorso di costruzione del proprio punto di vista. Questo vale tanto a livello centrale, quanto a livello periferico. Vi sono diverse modulazioni, ovviamente, nel senso che ci sono regioni più sensibili e regioni che lo sono meno, circostanza che spiega perché sette regioni, di fatto, hanno costruito una propria posizione e le altre non l'hanno fatto e perché sono in corso lunghi percorsi di confronto politico per arrivare a formare una legislazione regionale.
Questo si traduce nel fatto che nel funzionamento degli organi a cui facciamo riferimento, e del CIACE in particolare, non esiste ancora nessun automatismo con cui questi organismi funzionano e, quindi, dovrebbero concorrere in maniera istituzionalmente automatica alla costruzione di una posizione. Tutto avviene per un gioco di sollecitazioni reciproche mentre, anche leggendo attentamente la norma, dovrebbe trattarsi di un meccanismo istituzionalmente previsto e automaticamente organizzato.
Ad esempio, la mancata costituzione dei tavoli di coordinamento è un'ulteriore dimostrazione del fatto che la norma è disattesa, ma anche del fatto che quell'automatismo organizzativo che è indispensabile per arrivare a formare una posizione, come diceva l'onorevole Touadi, nei tempi dovuti e giusti non ha ancora trovato una sua attuazione.
La nostra è, quindi, una posizione di richiamo politico generale con riferimento alla sensibilità del Governo, ma è anche una posizione con elementi autocritici rispetto al nostro funzionamento. Non stiamo dicendo che noi funzioniamo perfettamente rispetto a questa tematica. Dall'altro lato, diciamo che, siccome la norma è complessivamente buona, essa va corredata da automatismi funzionali. Chi ha responsabilità di coordinamento e guida del CIACE deve predisporre un meccanismo che preveda una consultazione automatica e periodica delle regioni e non un funzionamento regolato da sollecitazioni episodiche che avvengono ovviamente e normalmente quando siamo in ritardo.
Vi cito un banale esempio: oggi dobbiamo affrontare l'ennesimo ritardo nazionale di recepimento, all'interno dei programmi transnazionali dell'Obiettivo 3, di una norma di valutazione e controllo. Siamo ultimi rispetto a questo recepimento. Solitamente arriviamo penultimi, perché la Grecia provvede al nostro salvataggio morale, ma in questo caso non abbiamo neanche questo salvataggio. Siamo buonissimi ultimi, il che rappresenta l'ennesima rivelazione e dimostrazione di quanto siamo disattenti rispetto a questioni che hanno anche una rilevanza finanziaria, centrale e regionale. In questo caso, per esempio, rischiamo di buttare via 2,5 milioni di euro - che non sono una cifra straordinaria, ma restano pur sempre 2,5 milioni di euro - per il mancato recepimento di un regolamento che non abbiamo scritto e approvato nei tempi dovuti. Questo esemplifica un po' il quadro generale.
Noi crediamo che la questione europea debba essere più fortemente al centro del lavoro istituzionale e anche della riflessione politica, su base nazionale e regionale. E questo deve poi tradursi, visto che la norma esiste, in automatismi.

PRESIDENTE. Desidero rivolgerle anch'io alcune domande. Vorrei innanzitutto


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sapere se la Conferenza svolge funzioni di coordinamento della partecipazione regionale alla fase ascendente.
Inoltre, chiedo se le regioni sono coinvolte con i propri rappresentanti nelle riunioni dei comitati e dei gruppi di lavoro del Consiglio.

ANDREA BAIRATI, Coordinatore della commissione affari comunitari e internazionali della Conferenza dei presidenti delle regioni e delle province autonome. La Conferenza dei presidenti delle regioni svolge il ruolo di coordinamento. Noi abbiamo una commissione dedicata, presieduta dalla presidente e da chi vi parla in delega, che svolge un ruolo di coordinamento e anche di regolazione dei flussi informativi in fase ricettiva, di formazione dei pareri e di trasmissione. Si tratta, quindi, del luogo istituzionale in cui le regioni formano, prima in sede tecnica e poi in sede politica, la loro posizione.
Per quanto riguarda la seconda questione, desidero fare un inciso. Abbiamo sollecitato e siamo stati poi debitamente coinvolti dal Governo nell'indicazione in sede tecnica - vado a memoria - di più di 1.024 tra commissioni e gruppi (forse sono addirittura di più), di varia natura, spessore e rilievo. Alcuni, infatti, hanno rilievo generale per tutte le regioni, altri hanno una natura più tecnico-specifica. Noi abbiamo realizzato una prima tornata di indicazioni e, quindi, di nostri tecnici che partecipano alle commissioni. Non abbiamo ancora completato il quadro delle nomine. C'è, pertanto, un ulteriore piano su cui dovremo lavorare molto, perché la partecipazione deve essere effettiva e non formale.
C'è, quindi, un problema nazionale e regionale di coerenza tra le competenze e i tavoli a cui si partecipa. Vi è, inoltre, un obbligo di partecipazione che non sempre riusciamo a soddisfare e anche un obbligo di reportistica e di riferimento ai sistemi regionali e nazionali del lavoro che svolgono i tavoli, i gruppi, i comitati di diverso livello e spessore, che non sempre riusciamo a garantire. Dico questo a completamento di un quadro caratterizzato troppo spesso da frammentarietà ed episodicità, laddove, invece, dovrebbe essere connotato da una sistematicità automatica di partecipazione.

PRESIDENTE. La presidente Bresso ha partecipato, quale capo delegazione italiana, ad alcuni incontri e riunioni formali dei ministri per la pianificazione territoriale. Mi chiedo, tuttavia, se non sia più importante e conti effettivamente la partecipazione ai gruppi.

ANDREA BAIRATI, Coordinatore della commissione affari comunitari e internazionali della Conferenza dei presidenti delle regioni e delle province autonome. Concordo con lei, presidente, e ribadisco quanto dicevo poc'anzi. La partecipazione di un presidente o dei presidenti a livello politico ha il duplice valore di rappresentanza politica e di terminale di un percorso organizzativamente complesso, qual è quello che richiamavamo nel mio intervento e nelle osservazioni degli onorevoli della Commissione.
Ovviamente, più la fase ascendente è poco sistematica, più il terminale politico di partecipazione rileva e riflette un percorso che in altri Paesi è organizzato e partecipato politicamente e culturalmente in altro modo.
Peraltro, se c'è un'europeista convinta è proprio la presidente Bresso; gli altri lo sono meno. In qualche modo, dunque, una certa sensibilità sopperisce ad alcune carenze. Dobbiamo, però, considerare la situazione da un punto di vista politico complessivo e, quindi, confermo la mia valutazione.

JEAN LEONARD TOUADI. Il quadro che abbiamo delineato, che meriterebbe da parte della Commissione un approfondimento, anche con il Governo, rispetto ad alcuni impegni di pertinenza prettamente governativa (tavoli di coordinamento nazionali e via dicendo), ha come corollario una corsa delle regioni ad aprire uffici a Bruxelles, con qualche elemento, per alcuni, un po' folklorico.


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Ebbene, proprio questo quadro potrebbe riempire o svuotare di contenuti la presenza delle regioni a Bruxelles. Se, infatti, questa presenza non è accompagnata da un lavoro a monte di programmazione e coordinamento con il Governo, rischia davvero di diventare una folle corsa ad accaparrarsi i progetti, senza avere presente una strategia nazionale, una fissazione delle priorità e una metodologia complessiva per rapportarci, come Paese, nell'ambito dell'Unione europea.

PRESIDENTE. Esiste un raccordo sistematico tra la Conferenza e il Comitato delle regioni, in particolare con la delegazione italiana?

ANDREA BAIRATI, Coordinatore della commissione affari comunitari e internazionali della Conferenza dei presidenti delle regioni e delle province autonome. Esiste un collegamento perché abbiamo un nostro rappresentante, sia tecnico che politico. Quella funzione è, quindi, soddisfatta.
Non posso che concordare con la considerazione dell'onorevole Touadi. Credo - ma questo è oggetto di dibattito politico - che quanto sta accadendo in questi giorni su un problema di complessità e di portata gigantesca rappresenti l'occasione per riflettere anche sul fatto che abbiamo toccato con mano l'insufficienza della portata delle politiche nazionali rispetto alla dimensione di certi problemi. Ovviamente, alcune questioni, come le iniziative da assumere per affrontare la crisi, mettono in evidenza quanto anche misure regionali siano largamente insufficienti e inadeguate ad affrontare problemi che hanno una portata complessa. Questo dovrebbe convincere il Paese che una rappresentanza - gli uffici di cui lei parla - legata a sensibilità e punti di vista diversi che le regioni italiane hanno sull'Europa non costruisce quella presenza, quella coerenza rispetto alla costruzione delle politiche che in altri Paesi è, invece, ben presente alla sensibilità politica dei diversi schieramenti.
Il fatto, quindi, che il nostro Paese abbia a Bruxelles un arcipelago di presenze che corrispondono ad arcipelaghi di posizioni, spesso scoordinate non solo dalla rappresentanza nazionale, ma anche, come invece accade in altri Paesi, dalla legittima rappresentanza di interessi economici che lì devono trovare la giusta sede di espressione, è cronachisticamente uno degli elementi che dobbiamo registrare per dire che la legge esiste e che, se fosse applicata correttamente, ci consentirebbe di compiere un significativo passo avanti rispetto a questo tema.
La Conferenza esprime la sua pienissima disponibilità a lavorare perché quell'attuazione trovi effettivamente corso e ci faccia compiere un passo avanti in questa direzione.

PRESIDENTE. Desidero ringraziarla per la sua disponibilità ed inviare un saluto della Commissione alla presidente Bresso. Avremo modo di fare buon uso della vostra relazione.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 12,55.

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