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Temi dell'attività Parlamentare

Integrazione
L'integrazione degli stranieri regolari è uno dei princìpi base delle politiche sull'immigrazione. Nella XVI legislatura sono intervenuti in questa materia il "pacchetto sicurezza" ed altri provvedimenti di iniziativa governativa, introducendo tra l'altro l'accordo di integrazione che lo straniero deve sottoscrivere per ottenere il permesso di soggiorno. A livello dell'organizzazione istituzionale, il principio ha portato, nel novembre 2011, alla nomina, finora senza precedenti, di un Ministro senza portafoglio per la cooperazione internazionale e l'integrazione.
L'accordo di integrazione

La legge sulla sicurezza (L. 94/2009) introduce il concetto di “integrazione”, quale processo finalizzato a promuovere la convivenza dei cittadini italiani e di quelli stranieri (art. 1, comma 25). Per ottenere il rilascio del permesso di soggiorno lo straniero deve stipulare un accordo di integrazione (il cosiddetto permessodi soggiorno “a punti”), articolato per crediti, con l'impegno a conseguire specifici obiettivi di integrazione. La perdita integrale dei crediti comporta la revoca del titolo di soggiorno e l’espulsione amministrativa dello straniero. L’accordo di integrazione è diventato operativo con l’adozione del regolamento di attuazione (DPR 14 settembre 2011, n. 179).

Inoltre, il rilascio del permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo, riservato agli stranieri residenti da lungo tempo nel nostro Paese, viene ora subordinato al superamento da parte del richiedente di un test di conoscenza della lingua italiana (art. 1, comma 22, lett. i). Le modalità di svolgimento del test sono state definite con il decreto del Ministro dell’interno 4 giugno 2010.

Le politiche di integrazione dell'Unione europea

Il Trattato di Lisbona ha fornito una base giuridica esplicita per agevolare le politiche di integrazione. L’articolo 79, paragrafo 4 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, pur escludendo qualsiasi armonizzazione delle disposizioni legislative e regolamentari degli Stati membri, attribuisce al Parlamento europeo e il Consiglio la facoltà di stabilire misure volte ad incentivare e sostenere l’azione degli Stati membri al fine di favorire l’integrazione dei cittadini di paesi terzi regolarmente soggiornanti nel territorio.

La strategia Europa 2020 e il programma di Stoccolma per lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia 2010-2014, richiamandosi al Patto europeo per l’immigrazione e l’asilo, riconoscono tutte le potenzialità dell'immigrazione ai fini di un'economia sostenibile e competitiva e individuano come obiettivo politico la reale integrazione degli immigrati regolari, sostenuta dal rispetto e dalla promozione dei diritti umani.

In tale quadro, la Commissione europea ha presentato la comunicazione Agenda europea per l'integrazione nella quale formula raccomandazioni agli Stati membri affinché adottino iniziative volte, tra le altre cose, a perfezionare i metodi per il riconoscimento delle qualifiche e delle competenze dei migranti; favorire la partecipazione degli immigrati con politiche attive del mercato del lavoro; predisporre programmi introduttivi per i nuovi arrivati, come corsi di lingua e di educazione civica; assicurare il rispetto del principio della parità di trattamento.

Ricongiungimento familiare e minori stranieri

La legge sulla sicurezza (art. 1, commi 19 e 22, lett. s e t) incide anche sul ricongiungimento familiare, rendendone più restrittivo l’esercizio, secondo l’indirizzo inaugurato all’inizio della legislatura dal decreto legislativo 160/2008. Questo provvedimento, anch’esso parte del pacchetto sicurezza, prevede, tra l’altro, la possibilità di ricorrere all’esame del DNA per accertare il rapporto di parentela, quando manchi la documentazione o ne sia dubbia l’autenticità.

Quanto ai diritti dei minori, il 14 ottobre 2008 la Camera ha discusso una serie di mozioni sull’accesso degli studenti stranieri alla scuola dell’obbligo . Il testo approvato impegna il Governo, tra l’altro, a rivedere il sistema di accesso, autorizzando l’ingresso previo superamento di test e prove di valutazione, e a istituire “classi di inserimento”.

Anche la VII Commissione cultura della Camera è intervenuta approvando una risoluzione che , al fine di favorire il processo di integrazione dei bambini stranieri con quelli italiani, chiede l’introduzione di un tetto che preveda la presenza nelle classi di non più del 30 per cento di bambini stranieri (Risoluzione 7/140 approvata nella seduta del 6 maggio 2009). Il principio del limite massimo di studenti stranieri è stato recepito dal Governo con la circolare 8 gennaio 2010 dove si stabilisce che il numero degli alunni con cittadinanza non italiana presenti in ciascuna classe non potrà superare di norma il 30 per cento del totale degli iscritti.

La Commissione bicamerale sull’infanzia ha svolto una indagine conoscitiva sulla condizione dei minori stranieri non accompagnati e il 21 aprile 2009 ha approvato una risoluzione (Doc. XXIV-bis, n. 1) che impegna il Governo a rafforzare gli strumenti di tutela.

La legge sulla sicurezza (art. 1, comma 22, lett. v) è intervenuta anche in questa materia con una norma sul rilascio del permesso di soggiorno ai minori non accompagnati, al compimento della maggiore età, prevedendo che questi debbano risultare affidati ad una famiglia o sottoposti a tutela e abbiano intrapreso un percorso di integrazione.

Infine, si segnala la discussione e approvazione alla Camera di una mozione che impegna il Governo a adoperarsi per una effettiva tutela dei minori stranieri senza genitori rintracciati nel territorio nazionale (seduta del 20 ottobre 2010).

La necessità di una maggiore protezione dei minori che entrano nell’Unione europeasenza essere accompagnati da una persona adulta responsabile o che siano lasciati soli una volta nel territorio UE, ha richiesto, da parte delle istituzioni europee, l’adozione di uno specifico Piano d’azione per il periodo 2010-2014. Il Piano d’azione prevede misure volte a: prevenire la tratta dei minori attraverso una più stretta cooperazione con i paesi di transito e di origine; istituire programmi di protezione in prossimità dei paesi di origine per i minori bisognosi di protezione internazionale; elaborare misure di accoglienza e garanzie procedurali specifiche dal momento in cui il minore non accompagnato è individuato alla frontiera esterna UE.

Diritti sociali degli immigrati

Il decreto-legge 112/2008, collegato alla manovra economica, ha inserito gli immigrati a basso reddito tra i soggetti destinatari delle abitazioni del Piano casa, purché risiedano da almeno 10 anni nel territorio nazionale o da 5 anni nella stessa regione e prevede che l’assegno sociale possa essere corrisposto agli stranieri che soggiornino legalmente in Italia da almeno 10 anni.

Il decreto-legge 93/2008 ha ridotto alcune autorizzazioni di spesa, tra cui gli stanziamenti per il Fondo per l’inclusione sociale degli immigrati (peraltro la disposizione che ha istituito tale fondo è stata dichiarata costituzionalmente illegittima dalla sentenza 50/2008 della Corte costituzionale in quanto lesiva delle competenze regionali).

Di particolare rilievo in materia di lavoro l’emanazione di due decreti legislativi, entrambi di recepimento di normative comunitarie. Il primo è finalizzato ad incentivare l’accesso al lavoro di immigrati altamente qualificati e istituisce la cosiddetta carta blu UE che conferisce a tali lavoratori uno status particolare (D.Lgs. 108/2012 che attua la direttiva 2009/50/CE). Il secondo inasprisce le sanzioni nei confronti di datori di lavoro che impiegano cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irregolare (D.Lgs. 109/2012 di attuazione della direttiva 2009/52/CE). Il decreto 109/12 prevede anche una disposizione transitoria volta a permettere ai datori di lavoro di regolarizzare rapporti di lavoro irregolari pregressi.

Già in precedenza la Camera aveva affrontato in diverse occasioni la questione dello sfruttamento dei lavoratori immigrati: prima in sede di esame della proposta di direttiva comunitaria, poi approvata e recepita dal citato D.Lgs. 109/2012 (Commissioni riunite I e II seduta del 26 novembre 2008), successivamente l’Assemblea della Camera, nell'aprile 2010, ha discusso e votato alcune mozioni incentrate sulle politiche migratorie e di integrazione e per il contrasto al lavoro irregolare. Tutte le mozioni sono accomunate dalla richiesta di moltiplicare gli sforzi per combattere lo sfruttamento dei lavoratori stranieri.

Nell’ambito delle iniziative dell’Unione europea a sostegno dell’immigrazione legale, il 13 dicembre 2011 è stata definitivamente approvata la direttiva 2011/98/UE relativa a una procedura per il rilascio di un permesso unico di soggiorno e lavoro e a un insieme comune di diritti per i lavoratori di paesi terzi che soggiornano legalmente in uno Stato membro, che dovrà essere recepita negli ordinamenti nazionali entro il 25 dicembre 2013. Prosegue invece l’esame di due proposte di direttiva rispettivamente dedicate alle condizioni di ingresso e soggiorno dei lavoratori stagionali (COM(2010)379) e alle condizioni di ingresso e soggiorno di cittadini di paesi terzi nell’ambito di trasferimenti intrasocietari (COM(2010)379. Nel marzo  2012 la Commissione europea ha inoltre presentato una comunicazione relativa alla dimensione esterna del coordinamento in materia di sicurezza sociale nell'Unione europea (COM(2012)153), al fine di sviluppare un approccio comune che garantisca la tutela dei diritti dei lavoratori provenienti da paesi terzi, con particolare riferimento all'assistenza sociale, sanitaria e ai regimi pensionistici.

Si ricorda che, nel corso della XVI legislatura, la citata proposta di direttiva sul lavoro stagionale (COM(2010)379) è stata esaminata dalla Camera dei deputati. In particolare, il 6 ottobre 2010 la Commissione Politiche dell’UE ha adottato un documento di conformità della proposta al principio di sussidiarietà. L’esame di merito presso la Commissione Affari costituzionali si è concluso il 25 novembre 2010 con l’adozione di un documento finale. Il documento finale sottolinea la necessità che la disciplina europea sia dotata di una flessibilità adeguata alle caratteristiche peculiari di ciascun sistema produttivo nazionale, soprattutto in riferimento alla durata minima e massima del permesso di lavoro in particolare nel settore agricolo.

Il Ministro per la cooperazione e l'integrazione

Nel novembre 2011, per la prima volta, con il Governo Monti, è stato nominato un Ministro senza portafoglio per la cooperazione internazionale e l’integrazione nella persona di Andrea Riccardi.

Il Ministro, illustrando le linee programmatiche nel corso dell'audizione alla Commissione Affari Costituzionali della Camera l’11 gennaio 2012, ha sottolineato la necessità di passare da una considerazione emergenziale dell'immigrazione alla maturazione dell'idea di integrazione. Tra le questioni affrontate dal Ministro, la concessione della cittadinanza dei minorenni, figli di cittadini stranieri; l’insegnamento dell’italiano agli immigrati; la graduazione dei costi di permesso di soggiorno.

Tra gli atti del nuovo Governo in materia di integrazione si ricorda la Strategia nazionale d’inclusione dei Rom, dei Sinti e dei Caminanti presentata il 28 febbraio 2012. Il piano attua la comunicazione della Commissione europea del 5 aprile 2011 “Quadro dell'UE per le strategie nazionali di integrazione dei Rom fino al 2020”.