Sulla pubblicità dei lavori:
Stefani Stefano, Presidente ... 2
Comunicazioni del Governo sul Consiglio europeo del 23 ottobre 2011:
Stefani Stefano, Presidente ... 2 6 11 12
Antonione Roberto (PdL) ... 7
Boniver Margherita (PdL) ... 9
Cambursano Renato (IdV) ... 8
Consiglio Nunziante (LNP) ... 8
Frattini Franco, Ministro degli affari esteri ... 2 11
Pianetta Enrico (PdL) ... 10
Tempestini Francesco (PD) ... 6
Tonini Giorgio (PD) ... 8
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Italia dei Valori: IdV; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione): PT; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A.
Resoconto stenografico
AUDIZIONE
La seduta comincia alle 14.
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 3, comma 6, della legge n. 11 del 4 febbraio 2005, le comunicazioni del Governo sul Consiglio europeo che si terrà a Bruxelles il 23 ottobre prossimo.
Saluto i presidenti e i colleghi delle Commissioni esteri, bilancio e politiche dell'Unione europea di Camera e Senato.
Ricordo che il prossimo Consiglio europeo è chiamato, tra l'altro, a definire la posizione dell'Unione europea per il vertice del G20 di Cannes.
Ringrazio il Ministro Frattini per la consueta disponibilità e lo prego di svolgere la sua relazione.
FRANCO FRATTINI, Ministro degli affari esteri. Grazie, presidente.
Parlando del Consiglio europeo di domenica prossima, che, come sapete, sarà preceduto da una riunione Ecofin e a cui seguirà una riunione dell'Eurogruppo a livello di capi di Stato e di governo, dobbiamo anzitutto esaminare le proposte relative alla crisi economico-finanziaria e alle modalità con cui l'Europa intende rispondere alla grande sfida di rilanciare la competitività e superare la crisi di fiducia, che è uno dei problemi più importanti.
La risposta dell'Italia si baserà sul principio che solamente con più integrazione europea saremo in grado di dare risposte credibili. La linea guida che ispirerà l'azione dell'Italia verso il Consiglio europeo di domenica, anche a seguito delle consultazioni di questi giorni del Presidente Berlusconi con il Presidente Barroso, con il Presidente Van Rompuy e con alcuni capi di Stato e di governo europei, tra cui la Cancelliera Merkel, sarà questa. Il messaggio che già ora l'Italia sta anticipando ai suoi interlocutori è, quindi, quello di realizzare più Europa, più integrazione e più integrazione politica.
Vi sono a nostro avviso alcune questioni prioritarie che corrispondono a quelle messe a punto dal documento e dalla road map per la stabilità e per la crescita che il Presidente della Commissione ha appena presentato.
La prima grande priorità è trovare una soluzione credibile e definitiva per la Grecia, una soluzione che evidentemente possa dissipare ogni dubbio non solo sulla capacità di sostegno dell'Unione europea, ma anche sulla permanenza della Grecia nell'area euro.
La seconda grande priorità è l'attuazione piena delle decisioni del 21 luglio scorso. Quella riunione decise qualcosa di
importante, in particolare per quanto concerne il cosiddetto «Fondo salva Stati», e certamente su quello si incentrerà un'importante discussione. La nostra valutazione è che, grazie alle ratifiche che sono finalmente intervenute, questo fondo debba essere rafforzato attraverso leve finanziarie destinate a moltiplicarne la capienza.
Attualmente parliamo di una facility di 440 miliardi, ma l'obiettivo che credo tutti dovremmo perseguire è aumentare questa disponibilità. Anche nelle ultime ore vi sono state prese di posizione interessanti da parte di importanti partner europei, da ultimo il Ministro tedesco Schäeuble, che ha parlato della possibilità che il fondo passi da 440 a 1.000 miliardi di euro. Certamente occorre che la decisione sia presa.
L'altro aspetto collegato al fondo è l'entrata in vigore del meccanismo europeo di stabilità. Si tratta di un meccanismo che sostituirà in modo permanente il «Fondo salva Stati». Questa financial facility era nata per durare fino al gennaio 2013. La proposta della Commissione è di anticiparne la sostituzione a metà del 2012. È un'altra decisione importante. Io mi auguro che ci siano tutte le condizioni, accogliendo la proposta della Commissione, per rafforzare questo strumento ed eliminare quella sorta di incertezza legata alla sua temporaneità.
La terza grande priorità è la ricapitalizzazione delle banche. Certamente vi sono banche in tutta Europa che si trovano in crisi di liquidità. La Commissione propone che le banche ricorrano prioritariamente a capitali privati e che, ove occorra, si possano avvalere del sostegno di governi nazionali. In altri termini, l'intervento del cosiddetto «Fondo salva Stati» sarebbe il terzo livello. Qualora né i privati né gli Stati fossero in grado di contribuire in modo serio alla ricapitalizzazione, la Commissione propone che sia il «Fondo salva Stati» dell'Europa a intervenire, con una conseguenza per quelle banche, e cioè che bonus e dividendi sarebbero in quel momento ipso iure automaticamente sospesi.
La quarta priorità su cui si dovrà lavorare è la governance dell'euro. Abbiamo un problema importante di rafforzamento politico della governance della zona euro. Io credo che il Presidente Van Rompuy abbia preparato e presentato proposte di riforma della governance importanti, che meritano un esame approfondito, istituzionale da un lato e sostanziale dall'altro.
Come sapete, sul piano politico si dibatte in modo acceso di come rafforzare e se rafforzare l'Eurogruppo, specialmente a livello di capi di Stato e di governo, Eurogruppo che si riunirà domenica prossima. Il Presidente Van Rompuy propone di istituzionalizzare formati quali quello dell'Eurogruppo a livello di capi di Stato e di governo e un segretariato dell'Eurogruppo. Questa proposta ha sollevato obiezioni, ma ha determinato anche posizioni favorevoli. Inizieremo a riflettervi proprio in occasione del prossimo Consiglio europeo.
La necessità di dare una struttura forte all'Eurogruppo è largamente condivisa, ma la posizione italiana è molto chiara. In questa architettura costituzionale di cui stiamo ragionando puntiamo ad attribuire anzitutto un ruolo centrale alla Commissione europea. Nelle scorse settimane e negli scorsi mesi abbiamo assistito a una tendenza abbastanza preoccupante verso pulsioni intergovernative, a scapito dell'approccio comunitario. Io stesso ho ritenuto di esprimere perplessità rispetto a queste posizioni filo-intergovernative che vanno a discapito dell'integrazione comunitaria.
Il rischio che gruppi ristretti di Paesi possano assumere posizioni di isolamento rispetto agli altri, oltre a essere una mia preoccupazione, è la preoccupazione espressa dallo stesso Presidente dell'Eurogruppo Junker. Ancora oggi, è giunta un'importante presa di posizione pubblica da parte del Presidente Delors, che credo tutti conosciamo. Riteniamo di dover condividere la sua analisi circa la necessità di riportare gli organismi e il metodo comunitario al centro della governance europea dell'economia.
Noi pensiamo che nella sostanza la riforma della governance debba riguardare una crescita più forte e più duratura dell'Europa, un piano di rilancio dell'occupazione, un tema quale quello della sorveglianza multilaterale e la solidarietà tra Stati membri.
La solidarietà non concerne soltanto il caso della Grecia, ma rappresenta un problema generale. Al di là dell'architettura costituzionale, sono convinto che dobbiamo pensare a temi sostanziali. Per questo credo che domenica gli Stati membri dovranno indicare le priorità nazionali, convergenti col quadro europeo, sul rigore da un lato e sulla crescita e lo sviluppo dall'altro.
A proposito di come si tradurranno queste riflessioni sostanziali e istituzionali, non possiamo oggi affrettare conclusioni. Io non so se sarà necessaria, per intenderci, una riforma dei trattati, né so se sarà necessario o sufficiente un impegno politico del Consiglio o dei Paesi della zona euro. Ritengo, però, che al di là della forma che queste decisioni assumeranno, ciò che prevarrà è la capacità di metterle in pratica. Dopo il Consiglio del 21 luglio vi sono state esitazioni e vi sono stati ripensamenti.
La quinta delle priorità che la Commissione ci propone di sviluppare guarda all'accelerazione delle politiche di stabilità e di crescita. È chiaro che qui entrano in gioco due fattori. Il consolidamento dei conti pubblici viene individuato dalla Commissione quale obiettivo primario per gli Stati membri. Il secondo, che è l'altra faccia della stessa medaglia, sono le misure per incentivare la crescita in una congiuntura in cui il rigore da solo rischia di non corrispondere in via duratura alle aspettative del sistema economico europeo.
Il Consiglio probabilmente in questa occasione promuoverà alcuni principi guida per tutti i Paesi e credo che sarà utile. Sarebbe già un importante passo avanti se all'esito della discussione, che sarà una discussione politica, verranno messe a fuoco le priorità per l'Europa che gli Stati membri dovrebbero impegnarsi a rispettare e perseguire. Si tratterebbe di priorità politiche e non di diktat imposti. Nella sostanza sarebbero punti di riferimento da cui, a mio avviso, per gli Stati nazionali sarebbe difficile discostarsi.
Avremo un'altra importante riflessione collegata da fare: come rilanciare il mercato unico europeo. È una riflessione importante perché il rapporto elaborato dal professor Monti e trasmesso a Van Rompuy qualche mese fa contiene, ad avviso dell'Italia, indicazioni preziose sulla necessità di rilanciare il mercato interno europeo proprio in un momento in cui l'economia dell'Europa deve ripartire con determinazione.
Ovviamente si dovrà riflettere anche sulla risposta alla crisi economica globale. Io credo che la risposta dell'Europa debba essere una forte ripresa del tema degli accordi di libero scambio. È un tema importante nella prospettiva di un mercato globale da un lato più concorrenziale e dall'altro meglio regolato. Sì, dunque, al libero scambio, ma sulla base di accordi. Credo che questa sarebbe una risposta importante anche per grandi attori globali che chiedono con insistenza di partecipare alle riflessioni che l'Europa sta conducendo. La ripresa del negoziato di Doha è a questo punto necessaria e, a mio avviso, anche urgente.
Un altro grande tema su cui il Consiglio europeo discuterà è quello della partecipazione con una posizione europea unitaria al vertice G20 che, come sapete, si terrà a Cannes, sotto la presidenza di turno della Francia, il 3 e 4 novembre prossimi. Dobbiamo assolutamente evitare che l'Europa si presenti al vertice G20 come una parte del problema del mondo. Per evitare che questo accada, per evitare, quindi, che Paesi emergenti o già emersi discutano con l'Europa dell'Europa, cioè di come l'Europa possa non rappresentare più un problema - ammesso che oggi lo sia -, è evidente che dobbiamo presentarci con proposte non difensive, ma assai avanzate e in grado di contribuire al dibattito globale.
Questo dibattito deve partire dal punto di vista che l'Eurozona è certamente al
centro di dinamiche speculative e di fattori aggressivi, ma è evidente che le turbolenze dei mercati già ora si stanno estendendo a mercati ed economie emergenti. Malgrado i solidi fondamentali macroeconomici, quindi, anche queste economie emergenti o già emerse possono essere vittime di una dinamica viziosa.
L'obiettivo del G20 è per l'Europa quello di ragionare in termini di azione collettiva, e non di gruppi regionali l'uno contrapposto all'altro, e affermare, a mio avviso, quel principio di solidarietà globale che vuol dire che oggi il mondo affronta una crisi che lo riguarda tutto e non soltanto una parte di esso.
Noi ci ponemmo già l'obiettivo della solidarietà planetaria quando, avendo presieduto il G8 de l'Aquila nel 2009, portammo al G20 di quello stesso anno alcune proposte durante la prima fase particolarmente aggressiva della crisi. Esse portarono poi alla prima importante riforma dell'autunno 2010 della governance delle istituzioni finanziarie.
A mio avviso, la posizione su cui l'Europa si dovrebbe ritrovare in vista del vertice di Cannes ha al primo punto la necessità di parlare con una voce sola. I membri europei del G20 dovrebbero adottare una linea comune che sia il frutto condiviso di una sorta di mandato politico da parte di Euro 27. In altre parole, al G20 non possiamo esprimere la voce della Francia, dell'Italia, della Germania o del Regno Unito, dobbiamo esprimere uniti la voce dei ventisette Paesi membri. Questo è il primo obiettivo politico che come Italia ci impegniamo a perseguire.
Il primo obiettivo di sostanza penso sia quello di definire un pacchetto di misure per dare fiducia ai mercati a livello globale e non più solo a livello europeo. Credo, ad esempio, che Europa e Stati Uniti abbiamo un lavoro comune da compiere, quello di affiancare al rigore la crescita. Non è soltanto compito dell'Europa: anche il grande partner americano ha compreso da tempo che la crescita è altrettanto importante del rigore dei conti pubblici.
Da parte dei Paesi emergenti il nostro obiettivo è ottenere il consenso su un principio politico. I Paesi emergenti non possono essere spettatori, debbono comprendere che la nostra instabilità significa anche insicurezza per loro. E debbo dirvi che la consapevolezza di questo l'ho tratta in incontri molto illuminanti con importanti leader cinesi, quali il vice primo ministro e futuro primo ministro della Cina e il vicepresidente e futuro presidente di tale Paese. Li ho incontrati entrambi nel mese di luglio, sentendomi dire che hanno un interesse altrettanto grande alla stabilità della zona euro e, quindi, alla sicurezza del sistema dell'economia europea. Evidentemente ben comprendono che l'insicurezza dell'Europa si riverbera nell'instabilità e nelle difficoltà di questi Paesi, che sono grandi esportatori e grandi produttori.
Il secondo punto che, a mio avviso, l'Europa unita dovrebbe proporre al G20 è una visione non solo condivisa, ma anche non più di breve periodo. Occorrono misure urgenti, come già accennato, ma occorre altresì una visione di lungo periodo.
Questa visione di lungo periodo include una riflessione sul sistema monetario internazionale e sui rapporti tra le varie monete. Si è detto che nel mondo vige un «tripolarismo monetario» costituito da yuan, euro e dollaro. Forse è così, non so quale sia la definizione giusta, ma certamente una riflessione di lungo periodo sugli assetti che le varie valute potranno avere in questo processo meriterebbe di essere affrontata.
Una visione di lungo periodo impone anche il rilancio dei negoziati di Doha, come ho detto, per la libera circolazione delle merci secondo un sistema regolato e non evidentemente un sistema che favorisca, per intenderci, l'oscillazione speculativa dei prezzi.
Infine, in questa visione di lungo periodo dal G20 ci si aspetta una parola chiara sul dopo Kyoto e sugli assetti di discipline globali per i cambiamenti climatici e per la protezione dell'ambiente.
Queste sono le grandi questioni che il Consiglio europeo affronterà. La posizione italiana, come ripeto ancora una volta, sarà estremamente chiara. Vogliamo anzitutto
più Europa, più metodo comunitario e un'Europa che parli con una voce sola anzitutto al suo interno e poi nei fora internazionali, a cominciare dal G20.
PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro Frattini e do la parola ai colleghi che vogliano porre quesiti o svolgere osservazioni.
FRANCESCO TEMPESTINI. Signor Ministro, ho ascoltato con attenzione questa sua relazione con luci e ombre, ma in cui mi pare che prevalgano soprattutto i punti interrogativi.
Partiamo da una considerazione di carattere generale. Basta scorrere la stampa internazionale di queste ultime settimane per capire che effettivamente il grande malato, o il grande imputato per altri versi, sulla scena internazionale sta diventando l'Europa. Le ragioni non sono banali, hanno un fondamento e attengono anzitutto alla evidente distanza tra ciò che occorrerebbe fare ed essere e ciò che in realtà si riesce a fare e produrre in termini di decisioni come collettivo europeo.
Questo punto viene sottolineato al di là di qualunque richiamo di parte. Vanno in questo senso le parole di un europeista di primo rango come Trichet e di altri personaggi che evidenziamo come in questo momento ogni giorno che l'Europa perde, dal punto di vista della sua capacità di affrontare e risolvere i nodi più intricati che ha di fronte, è un giorno che aggiunge rischio a rischio.
In questa situazione noi siamo quelli più in difficoltà. Se è vero che è molto disdicevole discutere con l'Europa dell'Europa, noi purtroppo siamo nella condizione che si discute con l'Europa dell'Italia. Non voglio portare avanti questa parte del ragionamento, ma è chiaro che più l'Italia è ferma e non in grado di esprimere un'iniziativa sul versante delle politiche per la crescita, più i nostri problemi diventeranno complicati e si combineranno con le difficoltà europee.
Sono tutte buone notizie quelle che vanno nella direzione dell'aumento della capitalizzazione del «Fondo salva Stati», così come sono buone notizie quelle che vanno nella direzione di una maggiore qualità dell'azione dell'Eurogruppo. Tuttavia, i punti interrogativi sono moltissimi.
La questione delle banche come viene risolta? Allo stato stiamo ancora registrando opinioni molto diverse. Questa indecisione su come affrontare il nodo delle banche - che significa affrontare la questione dei debiti pubblici - resta un problema aperto, come più in generale tutta la mappatura delle questioni che richiederebbero una decisione forte da parte dell'Europa è ancora bloccata dall'indecisione, soprattutto tedesca.
Lei ha detto che la prima necessaria risposta è una maggiore integrazione. Io mi augurerei che il Governo italiano, gettando il cuore oltre l'ostacolo, osasse andare avanti. Migliorare, ad esempio, le procedure dell'Eurogruppo va nella direzione giusta. Forse, però, se si cominciasse a dire che dobbiamo mettere sul tappeto - pur sapendo che è un tema ancora in fase di riflessione - l'istituzione di un Ministro delle finanze europeo, come Paese daremmo un segnale sul fatto che effettivamente i tempi dell'integrazione sono ormai tempi molto stretti.
Condivido l'idea che il Consiglio europeo e il G20 favoriscano una ripresa del libero scambio. In una condizione di contrazione economica come questa c'è il rischio che il libero scambio sia il grande assente e che intorno alla mancata crescita di politiche di libero scambio si annidino, invece, politiche di chiusura, che rappresentano il vero pericolo di questa fase molto negativa della congiuntura internazionale.
Per concludere, noi ci auguriamo che, compresa la riflessione sul sistema monetario, questione per tanti versi matura, il Consiglio dei capi di Stato e di governo, per la centralità della crisi europea - dobbiamo parlare in questi termini -, sia all'altezza della situazione. Occorre una grande risposta istituzionale e politica e occorre una spinta in avanti soprattutto nel senso dell'integrazione. Il nodo è questo, tutto il resto viene di conseguenza.
Abbiamo apprezzato le sue parole e la presa di distanza nei confronti di alcune idee che vanno nella vecchia direzione del direttorio franco-tedesco. Per la verità, questo è il segno della politica dei partiti conservatori europei che non riescono a uscire dal recinto di politiche «nazionali».
Forse è questo il vero problema che abbiamo di fronte.
ROBERTO ANTONIONE. Voglio ringraziare il Ministro degli affari esteri per la sua puntualissima relazione. Svolgerò alcune riflessioni, anticipando che siamo in perfetta sintonia con le strategie che il Governo ci ha illustrato rispetto a questi importanti appuntamenti.
È del tutto evidente che l'Europa si trova in una situazione di difficoltà complessiva. Come ha ricordato il Ministro, siamo nel mirino di manovre e dinamiche speculative. La diagnosi, cioè la possibilità di risolvere queste questioni con una maggiore integrazione politica, ci sembra la più appropriata a corrispondere alle nostre necessità.
Anch'io credo che il pericolo possa essere quello di ritenere che per risolvere la situazione occorra chiudersi in se stessi e pensare più in piccolo, all'interno di dinamiche nazionali. A mio avviso sarebbe la risposta sbagliata e quindi ho apprezzato moltissimo il fatto che il nostro Governo abbia, invece, capito perfettamente che solo con una politica migliore e più efficace da parte dell'Unione europea si potrà corrispondere alle necessità e alle difficoltà che dobbiamo affrontare.
D'altra parte mi sembra che le priorità individuate nella discussione la dicano lunga sull'approccio complessivo a queste difficoltà. Da questo punto di vista, anch'io, signor Ministro, apprezzo le sue affermazioni, che oggi sono state riprese da Le Monde con un articolo importante a firma di Jacques Delors. Ancora prima lo stesso Junker aveva accolto questo suo intervento definendo non giustificate e certamente non utili le politiche intergovernative, soprattutto quando sono bilaterali, perché in qualche modo contrarie allo spirito comunitario, l'unico che può realmente offrire risposte adeguate. Credo, pertanto, che il suo sforzo e lo sforzo del Governo siano da apprezzare.
La riflessione sulla governance dell'euro, a mio parere, è fondamentale. Se oggi non siamo in grado di avere una politica economica sull'euro, conviene che abdichiamo subito di fronte alle difficoltà presenti. La politica deve fare un passo avanti, non indietro, e francamente non capisco quali scogli incontrino nell'affrontare questi ragionamenti coloro che sono su posizioni più tiepide o addirittura più fredde rispetto alle proposte in discussione. Penso che l'Italia, in qualità di Paese che ha svolto un ruolo determinante nella costruzione europea, debba davvero compiere uno sforzo per far sentire la necessità di procedere in questa direzione.
Condivido totalmente l'obiettivo di portare la discussione concernente il libero scambio sull'esigenza di precisi accordi e regolamentazioni. Se così non fosse, è evidente che rischieremmo di dover affrontare situazioni indubbiamente problematiche.
Penso, signor Ministro, che dovremmo riflettere con molta attenzione sia al nostro interno - e rivolgo al Governo questo invito pressante - sia nello scenario internazionale ed europeo sulla necessità di costruire un piano di crescita. Se non riusciremo a trovare strumenti che ci consentano di rilanciare la nostra economia, tutte le misure che metteremo in atto per fronteggiare l'emergenza risulteranno nel tempo insufficienti a corrispondere alle nostre necessità.
Oggi questo tema è messo in secondo piano per l'urgenza con la quale si devono affrontare il problema della Grecia e altre questioni. È del tutto comprensibile, ma non possiamo dimenticare che, se non saremo in grado di costruire una vera strategia di rilancio dell'economia e della crescita economica del nostro Paese e dell'Europa, tutte queste risposte non saranno sufficienti.
Nel tempo si sono succedute tante strategie, come ad esempio il piano Delors o la strategia di Lisbona. Piuttosto che elaborare tanti piani, forse dovremmo
metterne a punto uno solo più semplice, ma in grado di offrire risposte efficaci e reali. Diversamente, anche dal punto di vista del consenso politico, sulla spinta dell'opinione pubblica, che necessariamente semplifica determinate situazioni, le difficoltà di integrare politicamente l'Unione europea saranno maggiori di quanto ci si aspetti. Sarebbe molto negativo, visto ciò che abbiamo pensato e creduto giusto fare finora.
So che il Ministro è assolutamente convinto di queste strategie e le ha sempre applicate. Chiedo uno sforzo supplementare, offrendo tutta la nostra disponibilità e tutto il sostegno possibile all'azione del Governo in questa direzione.
NUNZIANTE CONSIGLIO. Il Ministro ha giustamente sottolineato che l'Italia sosterrà un ruolo forte della Commissione e del metodo comunitario nell'ambito della nuova governance rafforzata dell'area euro. Noi concordiamo, ma a condizione che i nuovi meccanismi di coordinamento non si traducano in un rafforzamento delle sedi tecnocratiche e in un'ulteriore riduzione delle prerogative dei Parlamenti nazionali.
Ricordo che già il pacchetto sulla governance approvato definitivamente il 4 ottobre scorso rafforza i poteri della Commissione europea, attraverso la regola del voto a maggioranza inversa in seno al Consiglio, per l'applicazione delle sanzioni nell'ambito del Patto di stabilità.
Possiamo, in altri termini, accettare il Ministro europeo dell'economia o un segretariato permanente dell'Eurogruppo soltanto se saranno chiarite le loro responsabilità verso il Parlamento europeo e i Parlamenti nazionali.
Questo è un auspicio e insieme un augurio all'Europa.
GIORGIO TONINI. Come ha già detto il collega Tempestini, signor Ministro, abbiamo ascoltato con piacere alcune parti della sua riflessione e in particolare due punti, il bisogno di più Europa e di più Europa comunitaria, affinché l'Europa stessa possa dare un contributo alla soluzione della crisi globale.
È stata citata l'intervista a Delors, il quale dice anche esplicitamente che la BCE ha fatto bene a richiamare l'Italia ai suoi doveri. Credo, quindi, che in questo momento il vero europeismo dell'Italia si misuri nella nostra capacità di essere responsabili di fronte ai vincoli europei, che sono vincoli interni e non esterni.
Solo se riusciremo a convincere le opinioni pubbliche dei Paesi del nord Europa che stiamo facendo sul serio, potremo conquistare gli Eurobond, lo strumento anche simbolico, forse perfino sovraccaricato di aspettative, che dà il senso di un'Europa che lavora per la crescita e non soltanto per il risanamento. Il risanamento è strumento anche per la crescita.
Mi fermo qui, presidente, ma vorrei sollevare una questione sull'ordine dei lavori. Sono giorni e giorni che con strumenti diversi, quali interrogazioni e interventi in Commissione, sia alla Camera che al Senato, poniamo il problema della nostra missione in Libia, che è scaduta il 30 settembre. Credo che sia un fatto grave prima di tutto dal punto di vista della legalità. Come testimonia il comunicato dello stato maggiore del 14 ottobre scorso, nostre forze aeree e navali stanno operando in quel teatro senza l'esplicito mandato del Parlamento.
È una situazione incomprensibile che interviene su un aspetto molto delicato come la nostra presenza militare all'estero, sulla quale è sempre stato tenuto un atteggiamento di estrema lealtà da parte delle grandi forze politiche che si sono alternate al governo del Paese. Questa lealtà ora sta venendo meno. Noi lanciamo un grave allarme e chiediamo anche alla sua intelligenza politica di dare una risposta seria.
Il Senato ha chiesto un'informativa, ma qui si tratta di un «buco» legislativo che deve essere colmato.
RENATO CAMBURSANO. Grazie, Ministro Frattini.
Quanto lei ha detto è sicuramente credibile. Tuttavia, non si può estendere a tutta la coalizione di centrodestra il credo
nell'Europa a cui si è richiamato in apertura e in conclusione. Non possiamo dimenticare l'euroscetticismo che ha pervaso per tanti anni alcune forze politiche che la sostengono.
Ha fatto bene a richiamare la necessità di una solidarietà globale, soprattutto all'interno dell'Europa. È un richiamo doveroso a cui abbiamo risposto in termini positivi nei confronti della Grecia, quando circa due anni fa ne ha avuto bisogno. Sarebbe auspicabile che avvenisse altrettanto, ma vale sempre il famoso detto «aiutanti, che il ciel ti aiuta».
Arrivo al punto. Ho letto da qualche parte - credo su Il Sole 24 Ore o dintorni - che la Cancelliera Merkel avrebbe dichiarato testualmente «che il Consiglio europeo non sarà quello decisivo». Se questa fosse la «soluzione finale» dello scenario da lei, Ministro, auspicato, e cioè unitarietà di intenti, di voci e di obiettivi, ci sarebbe da aspettarsi di più e di peggio sia dal Consiglio europeo sia soprattutto dal G20 dell'inizio di novembre.
Condivido con lei che la perdurante crisi europea sta diventando un fattore di grave ritardo per la ripresa globale. È necessario che l'Europa prenda coscienza delle proprie difficoltà e risolva innanzitutto i propri problemi. Tuttavia, non possiamo non guardarci allo specchio, non possiamo cioè non considerare come stia l'Italia dentro l'Europa.
L'Italia è in Europa un fattore di difficoltà aggiuntivo. Deve sostanzialmente superare, a mio modesto parere, due handicap, il primo dei quali è il quadro politico. Il Governo ha, sì, ottenuto la fiducia, ma una cosa è la fiducia politica, altra cosa è la fiducia internazionale sul fronte economico. Questa la si conquista, non la si ottiene all'interno del Parlamento.
L'altro grave handicap è quello del track record deludente. Come lei ha detto, a questo si rimedia in parte consolidando i conti pubblici, che le manovre estive hanno tentato di mettere in salvo. Manca però una parte a cui la famosa lettera ancora una volta ci richiamava, cioè la necessità di affrontare alcuni problemi critici e di risolverli una volta per tutte. È stata citata espressamente la questione delle pensioni ed è stata citata la «patrimoniale», che rappresenta una lama lunga nello stomaco del Presidente del Consiglio. Credo che si debbano risolvere definitivamente tali questioni e volevo conoscere il suo parere al proposito. (Commenti)
Certo, c'è anche il lavoro. Accetto il confronto; se si leggono gli emendamenti che ho proposto alla manovra di agosto, quella che è arrivata in Aula a settembre, si troverà la mia risposta alla questione del lavoro.
Un altro nodo centrale è quello del decreto sviluppo. Come si presenterà lei o il suo Presidente del Consiglio a quegli appuntamenti importanti se non sarà in grado di dire che risolveremo il problema della messa in sicurezza dei conti, ma anche l'avvio dello sviluppo e della crescita con questi interventi a costo zero? Questa è la situazione.
Mi permetto anch'io di citare Mario Monti: «È ormai convinzione comune - in Europa, in America e in Asia - che non sarà la Grecia a far saltare l'eurozona». Credo di aver fatto capire dove si punti il dito. Le principali responsabilità, quindi, sono attribuite al nostro Governo. A sua volta Alain Minc, consigliere di Sarkozy, ha detto che la fine di Berlusconi riporterà l'Italia al suo posto, al cuore della costruzione europea.
Ho accolto positivamente, Ministro, il suo richiamo alla Francia e alla Germania quando hanno attivato strumenti che noi non condividiamo, cioè le iniziative intergovernative. Ma dovremmo far sentire non un ruggito da coniglio, bensì un ruggito da leone.
Ci riusciremo solo se avremo le carte in regola, se saremo dei leoni e non dei conigli.
MARGHERITA BONIVER. Diversamente dal collega che mi ha appena preceduto, io penso che tutto questo scetticismo e pessimismo sul nostro Paese non aiuti, tanto meno in un quadro certamente poco positivo. Basti pensare che attorno alla crisi greca c'è stato un rimpallo di
responsabilità che si trascina ormai da mesi. Non si comprende che il problema non è tanto l'Europa, quanto evidentemente alcuni meccanismi o cautele politiche, come nel caso della Cancelliera Merkel, che ritardano soluzioni pur sempre di emergenza.
Riprenderò soltanto due punti dell'illustrazione svolta dal Ministro Frattini, che ringrazio, a proposito dell'imminente Consiglio europeo. Questi ineleganti e disutili direttori, come è avvenuto di recente dopo l'incontro tra Merkel e Sarkozy, peraltro due personalità politiche che si detestano, hanno fatto precipitare ulteriormente i mercati. Mi sembra assolutamente doveroso sostenere, come lei Ministro ha fatto, la necessità di ritornare al metodo comunitario, pena perire dietro una scia di contraddizione che non fanno altro che trascinarci verso il basso.
Ho ascoltato con molta attenzione, signor Ministro, ciò che lei ha detto. Ha elencato una lunghissima serie di vertici che si sono susseguiti a partire dal mese di luglio, dall'Eurogruppo all'Ecofin, al G20, che si prepara a riunirsi a Cannes. Io credo che lei abbia perfettamente ragione quando afferma che servono soluzioni credibili, soluzioni credibili che io traduco come soluzioni politiche che possano essere credibili per i nostri cittadini.
Lasciarsi trascinare in un vortice di raccolta di centinaia di miliardi di euro per il «Fondo salva banche» non crea posti di lavoro, ma al contrario li taglia. Abbiamo palesemente bisogno di una nuova Bretton Woods ed è il risultato minimo che ci si augura possa derivare da questa riunione del G20 di Cannes.
Occorre arrivare molto velocemente ad aggredire il cuore del problema, e cioè una speculazione finanziaria priva di qualsiasi regola che ha messo in ginocchio l'economia degli Stati Uniti e sta cercando di deprimere ulteriormente un'economia a bassa crescita qual è un'economia avanzata come quella europea. È una speculazione che continua a dettare le sue regole, magari traducendole in parole paludate. Quando parlano i banchieri dobbiamo metterci sull'attenti, sono d'accordo. Ma è evidente che alcune soluzioni devono essere trovate al tavolo politico della leadership europea.
Queste soluzioni evidentemente pongono in stridente contrapposizione la crescita e la questione del perseguire senza scampo i tagli e l'austerità. È ciò che ha fatto anche il Regno Unito senza avere i conti dell'Italia, degli Stati Uniti o del Giappone, e anche il Regno Unito sta per entrare in una zona di recessione benché non partecipi all'euro.
Dobbiamo, quindi, rovesciare il tavolo e dobbiamo sostenere che continuare ad applicare le forme di tagli e austerità impiegate finora, che non hanno provocato alcun beneficio, ma hanno ulteriormente depresso tutto il quadro economico, è come - permettetemi di dire una cosa un po' stravagante - applicare sanguisughe al corpo di un anoressico: non funziona. Tanto meno può funzionare l'ipotesi di tagliare da un lato e di trovare risorse per lo sviluppo dall'altro, o l'una o l'altra cosa.
A titolo personale, ritengo che l'Europa debba ravvedersi e ritornare sui suoi passi per ricominciare a occuparsi delle esigenze dei propri cittadini. Solo dopo potrà pensare ai problemi creati da operazioni finanziare spericolate che ci hanno messo in ginocchio.
ENRICO PIANETTA. Sarò breve perché i temi sono già stati sviluppati dai miei colleghi.
Vorrei ritornare sulla questione sollevata con forza dal Ministro per quanto attiene alla gestione comunitaria. È un fatto strategico e fondamentale per la vita dell'Europa. Del resto, i nostri padri costituenti all'articolo 11 avevano evidenziato che l'Italia «consente (...) alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo». Ciò vuol dire che esisteva già un'idea federativa che l'Italia ha messo sempre in atto.
Checché ne dica il collega Cambursano, è stato sempre un suo cavallo di battaglia, ministro, stimolare l'Europa a parlare con
una voce sola, come dimostra il suo sforzo in occasione della recente mozione palestinese alle Nazioni Unite. È un impegno che porta avanti con grande determinazione e passione politica. Non volerlo riconoscere significa non conoscere la realtà dell'atteggiamento del nostro Governo e del Ministro Frattini in particolare.
Il Ministro ha assunto, peraltro, una posizione di risoluto contrasto nei confronti dell'asse franco-tedesco. La Francia in questo momento è un Paese estremamente debole, basti pensare che oggi il suo spread ha superato i cento punti. Credo, quindi, che anche la Francia abbia la convenienza e la capacità di mettere in atto una volontà e un metodo comunitari.
Ritengo inoltre che in previsione del G20 non debba essere considerata secondaria la posizione dei Paesi emergenti. C'è, ad esempio, una disattenzione e una non assunzione di responsabilità da parte di questi Paesi nei confronti degli aiuti internazionali. Credo che uno dei punti centrali del prossimo forum di Busan dovrebbe essere il coinvolgimento di questi Paesi. Ne va della capacità e della possibilità di realizzare gli equilibri mondiali. Come ha ben detto il Ministro, non si può pensare che Paesi con una tale capacità ed evoluzione economica non si assumano piena responsabilità in ordine a una compartecipazione finalizzata soprattutto all'efficacia degli aiuti.
Credo, quindi, che al G20 l'Europa debba sottolineare in particolar modo il coinvolgimento e la corresponsabilità di questi Paesi rispetto all'economia del mondo, affinché non siano esclusivamente degli spettatori.
PRESIDENTE. Ringrazio tutti i colleghi intervenuti.
Mi permetta, Ministro, di aggiungere qualcosa e di chiederle una precisazione.
Ha iniziato il suo intervento auspicando una soluzione per la Grecia e la sua permanenza nell'area dell'euro. Avrebbe qualcosa da aggiungere su questo argomento, al di là di quanto si apprende dalla stampa?
In seconda battuta, lei ha invocato la ripresa del Doha Round. Anche alla luce di quanto successo finora, io sono molto pessimista perché nulla si è mai concluso. L'Organizzazione mondiale del commercio è assolutamente carente e penso che ci sarebbe davvero bisogno di sedersi attorno un tavolo e cominciare a lavorare in quel senso. Lei, signor Ministro, si dichiara ottimista, speranzoso o pessimista come lo sono io?
La ringrazio per il suo intervento e le cedo la parola per la replica.
FRANCO FRATTINI, Ministro degli affari esteri. Credo che tutti i contributi che sono stati offerti alla discussione siano positivi. Ne traggo la convinzione che esista un saldo e forte sostegno alla posizione convintamente europeista che privilegia il metodo comunitario, l'unità dell'Europa, la posizione chiara sul rafforzamento dei poteri della Commissione e sulla salvaguardia dei poteri di controllo dei Parlamenti nazionali e del Parlamento europeo.
Condivido i molti spunti emersi sull'importanza di tenere uniti rigore e crescita e mi associo alle preoccupazioni espresse a proposito delle frasi di coloro che hanno sostenuto che questo Consiglio europeo potrebbe non essere decisivo. A mio avviso questo Consiglio dovrà poter offrire soluzioni decisive e condivise, altrimenti lasceremmo l'Europa in una situazione di diffusa incertezza e di dubbio e non affronteremmo il tema della fiducia.
Per quanto riguarda i temi posti dal presidente Stefani, non possiamo essere pessimisti circa la ripresa del Doha Round. Dobbiamo lavorare perché si ottenga un risultato. I fatti pregressi non ci danno ragione, purtroppo, perché sono prevalsi veti incrociati e difficoltà. Ciò non di meno, credo che anche i Paesi emergenti debbano capire che, se non lavoriamo tutti insieme per creare una circolazione competitiva
dei beni, sarà un problema per tutti. Lo sforzo per realizzare questa solidarietà è indispensabile.
Lavoreremo in queste direzioni e su tutti i temi che voi oggi avete sollevato. È senz'altro al di fuori del tema di questa seduta il richiamo del senatore Tonini, che ovviamente faccio mio. Immagino che sugli aspetti della missione militare il Ministro della difesa sia pronto, come io ho fatto molte volte, a chiarire tutti i vostri dubbi.
Non credo esistano problemi di sostanza.
PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro Frattini e dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 15.