Sulla pubblicità dei lavori:
Franco Narducci, Presidente ... 3
Audizione del sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Alfredo Mantica, sul processo di razionalizzazione della rete degli Uffici all'estero (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati):
Narducci Franco, Presidente ... 3 7 8 12 13
Farina Gianni (PD) ... 8
Fedi Marco (PD) ... 7 8
Garavini Laura (PD) ... 7 10 11
Mantica Alfredo, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri ... 3 8 11 12
Picchi Guglielmo (PdL) ... 9
Porta Fabio (PD) ... 11
Randazzo Nino (PD) ... 10
Razzi Antonio (IdV) ... 10
ALLEGATI:
Allegato 1: Testo dell'intervento del deputato Aldo Di Biagio ... 14
Allegato 2: Testo integrale dell'intervento del deputato Marco Fedi ... 16
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Repubblicani; Regionalisti, Popolari: Misto-RRP; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Noi Sud/Lega Sud Ausonia: Misto-NS/LS Ausonia.
Resoconto stenografico
AUDIZIONE
La seduta comincia alle 10,35.
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati, l'audizione del sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Alfredo Mantica, sul processo di razionalizzazione della rete degli Uffici all'estero.
Su richiesta del collega Di Biagio, assente per concomitanti impegni parlamentari, autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna del testo del suo intervento (vedi allegato 1).
Il sottosegretario Mantica è già stato udito sullo stesso tema nelle sedute del 10 e del 24 giugno scorso dalle Commissioni riunite affari esteri di Camera e Senato. Presso entrambi i rami del Parlamento sono stati successivamente adottati atti di indirizzo su tale materia e precisamente: la risoluzione Narducci ed altri, approvata dalla Commissione affari esteri della Camera il 21 luglio 2009, e le mozioni Micheloni ed altri e Pedica ed altri approvate dall'assemblea del Senato il 10 dicembre 2009. Una delegazione delle due Commissioni si è nel frattempo recata a Bruxelles, il 27 e 28 ottobre 2009, per verificare la funzionalità dei servizi consolari a distanza.
Saluto e ringrazio per la sua disponibilità, anche a nome del presidente Dini, il sottosegretario Mantica, al quale do la parola, ricordando ai colleghi che l'inizio delle votazioni presso l'Assemblea della Camera è previsto per le ore 11,30.
ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Buongiorno. Questa audizione avviene anche in attuazione di risoluzioni approvate all'unanimità dalle due Commissioni, per fornire un aggiornamento continuo e costante nei confronti del Parlamento sulla razionalizzazione della rete all'estero. Tale aggiornamento è doveroso prima di un consiglio di amministrazione che si terrà al Ministero e che deciderà le operazioni del secondo semestre del 2010.
Ricordo che finora abbiamo parlato anche del 2011, ma come atti amministrativi erano stati messi in campo solo decisioni relative al primo semestre del 2010. Successivamente, vi fornirò le informazione in proposito.
Stiamo già facendo una serie di investimenti, anche per ribadire un concetto più volte esposto, perché si stanno ampliando le installazioni degli sportelli polifunzionali, cioè dei sistemi informativi consolari (SIFCO), a cominciare da Berna e Berlino. Quindi, è sempre in moto un meccanismo di cui non abbiamo spesso parlato.
Questi sistemi di sportello polifunzionale saranno installati in tutti i consolati
europei entro il 2010, certamente quelli di Belgio e Germania, e che gli sportelli polifunzionali legati al sistema informativo, che abbiamo visto peraltro nel corso della missione a Bruxelles, saranno installati in tutti i consolati italiani entro il 2011. Questa parte sta quindi continuando la sua attività.
Tutto questo non avviene senza costi, pertanto oggi stiamo già investendo le risorse che ci auguriamo di recuperare nelle operazioni che stiamo svolgendo, a conferma di quanto il Governo ha dichiarato sin dal primo incontro sul tema, ovvero che di risparmio si trattava, nella misura in cui veniva reinvestito in una razionalizzazione della rete, che trova al suo interno le fonti necessarie per l'operazione.
La razionalizzazione continua. Abbiamo svolto tutte le operazioni richieste, i colloqui con le autorità locali in Germania, gli incontri dall'ambasciatore con i responsabili dei vari Land, gli incontri in Svizzera, in Belgio, gli accertamenti che stiamo facendo sulle singole sedi, cioè è in atto un intenso lavoro per rispondere alle osservazioni formulate in questa sede.
Vi ricordo che, mentre stiamo facendo questa operazione, è nato il processo di integrazione europea, un servizio europeo per l'azione esterna, di cui in bisognerà tenere conto, anche perché questo comporterà nel tempo una diminuita esigenza di servizi e di adempimenti consolari nazionali. Stiamo andando verso un'integrazione europea sempre più spinta e, come già anticipato in Germania, ci potrebbero essere documenti di carattere europeo comuni a tutti i cittadini residenti in Europa.
C'è uno sviluppo di attività commerciali, di nuovi mercati e nuove situazioni, che richiedono diverse e nuove posizioni di presenza sul territorio da parte delle strutture del Ministero. Cito per esempio - è sui giornali di questa mattina e si tratta di un'area che normalmente non veniva trattata - la zona doganale che verrà aperta dall'Italia in Bielorussia per il mercato comune bielorusso, russo e kazako di quasi 200 milioni di persone. Ovviamente, si aprono nuove e importanti questioni.
Tutto questo non è un fenomeno solo italiano. Potremmo fare un elenco di tutti i Paesi soprattutto europei che stanno razionalizzando le loro reti periferiche. Alcuni prevedono addirittura chiusure di ambasciate bilaterali in Europa, essendo Paesi membri dell'Unione europea, mentre ribadisco che il Governo italiano resta dell'idea di avere relazioni bilaterali e quindi sedi in tutti i Paesi aderenti all'Unione europea e in prospettiva di quelli che potranno entrare nell'Unione europea, come l'Islanda.
Desidero fornirvi un'informazione di cui abbiamo poco discusso: entro il 28 giugno si realizzeranno i sistemi di passaporto ordinario e passaporto temporaneo con il sistema biometrico. Ciò significa che una parte importante del Ministero affari esteri e della rete consolare in questo momento è impegnata per la realizzazione di un obiettivo posto in sede europea.
Dall'aprile del 2009 - problema talvolta sottovalutato - abbiamo ottenuto una deroga al 28 giugno 2010, quindi fra qualche mese, per l'avvio della normativa comunitaria in materia di passaporto biometrico. Abbiamo fatto una scelta diversa, in contraddizione o comunque non in linea con quanto deciso dagli altri Paesi europei di installare ben 250 sistemi di emissione di passaporto elettronico. Si tratta di 120 installazioni negli uffici consolari all'estero e di 130 negli uffici in Italia, Questure e Commissariati che rilasciano il passaporto. Sono 250 collegamenti. È una tecnologia molto evoluta, che però, per ora, non dà garanzie al 100 per cento, quindi stiamo lavorando intensamente perché questo possa essere realizzato.
Soprattutto in Paesi come l'Argentina o l'Australia entrerà in funzione il cosiddetto «funzionario itinerante», ovvero un dipendente dell'ufficio consolare che, dotato di una postazione mobile, si recherà periodicamente presso i consolati onorari, corrispondenti consolari o sedi di associazioni italiane presenti nella circoscrizione di competenza, per la rilevazione delle impronte dei richiedenti il passaporto, che verranno poi riversate direttamente nella banca dati della nuova sede. Questo è un altro elemento di razionalizzazione all'interno
dei consolati di cui bisogna tenere conto, perché incide nella programmazione delle nostre attività.
Per quanto riguarda il processo di razionalizzazione, in questi ultimi mesi abbiamo compiuto una serie di passi e vi riferisco il quadro della situazione attuale circa le decisioni che stiamo gradualmente assumendo. Parliamo del primo semestre del 2010, di cui avevamo già dato anticipazioni. Si è deciso, in sede di consiglio di amministrazione, il declassamento, da consolato generale a consolato, delle sedi di Basilea e Karachi.
Quanto alla Francia, ribadiamo che verrà chiusa la sede del consolato di Mulhouse. Il trasferimento avverrà a Metz, rispetto alla quale è ancora aperta una doppia ipotesi: o resta uno sportello consolare, ossia un ufficio con due contrattisti, decentrato del consolato, che quindi fa capo al consolato generale di Metz, oppure si fornisce assistenza da Basilea, che è molto più vicina a Mulhouse dello stesso consolato generale. Si tratterebbe di una operazione transfrontaliera, peraltro possibile. Si tratta soprattutto di avere l'accordo da parte delle autorità elvetiche, perché si possa trasferire a Basilea un'assistenza per i cittadini italiani residenti in area francese.
Quando cito una data, si intende «a partire da». Dico questo perché ho già capito che, se riferisco una data come il 1o giugno, il 2 giugno si scatena il finimondo. Chiarisco quindi che a partire dal 1o giugno iniziano le procedure di chiusura del consolato di Mulhouse. L'operazione finirà quando i tempi tecnici, della logistica e dell'organizzazione lo consentiranno, quindi non il 2 giugno del 2010. Ci vorranno due, tre o quattro mesi. Nessuno ci rincorre: non abbiamo cambiali in scadenza, non dobbiamo raggiungere primati olimpici. A partire dal 1o giugno, quindi, sono avviate le procedure di chiusura del consolato di Mulhouse, ancora da definire. Comunque resta una presenza sul territorio, diretta con uno sportello consolare, oppure con assistenza da Basilea.
Per quanto riguarda la Svizzera, ribadiamo la chiusura dell'agenzia consolare di Coira e il trasferimento al consolato di San Gallo a partire dal 1o giugno 2010. Per quanto riguarda il Belgio, ribadiamo la chiusura del consolato di Bruxelles, trasferito presso gli uffici dell'ambasciata di Bruxelles e dell'agenzia consolare di Genk, anche questo a partire dal giugno 2010.
Quanto alla Germania, il caso di Saarbrücken è stato molto evidenziato in questa sede. Con il Land di Saarbrücken abbiamo avuto circa quattro o cinque incontri e c'è una corrispondenza molto complicata. Abbiamo raggiunto un accordo con il Governo del Land di Saarbrücken per utilizzare una struttura del Land e lasciare un ufficio consolare. Il Governo di Saarbrücken si è offeso, dicendo che non accetta l'agenzia consolare. È previsto che realizzeremo lo sportello consolare a Saarbrücken nella sede del Land, ma il Governo italiano non può accettare di dover trattare con governi regionali o locali istituzionali sul tipo di presenza dell'Italia su quel territorio.
Se ci daranno la sede, saremo felicissimi e lasceremo le strutture che noi decideremo. In proposito hanno utilizzato un ragionamento inaccettabile, sostenendo di essere l'unico Land della Germania senza consolato, cosa non vera perché non c'è neppure nella Renania-Palatinato, ma comunque si può chiudere un consolato nel più piccolo Land della Germania se tale è la valutazione del Governo italiano. Trattare con i governi regionali o locali tedeschi che fino all'altro giorno hanno ignorato la mia presenza perché non sapevano nemmeno che ci fossi, mi sembra poco ragionevole, perché confrontarsi con il proprio Parlamento è ben diverso dal confrontarsi con il parlamento del Land di Saarbrücken.
È comunque intenzione del Governo italiano aprire uno sportello consolare in un palazzo, che dovrebbe essere sede del Governo regionale, dove avremo una stanza, a partire dal giugno 2010. Ciò avverrà probabilmente nell'autunno 2010.
In Germania, procediamo nell'intenzione di chiudere sostanzialmente quattro consolati Saarbrücken, Norimberga, Mannheim e Amburgo. Dato che la Germania, per mille ragioni anche di difficoltà obiettive, è il laboratorio nel quale andiamo
fare alcune valutazioni, perché non abbiamo una formula matematica per cui fatto l'integrale al quadrato esce un certo risultato, stiamo valutando con molta attenzione quanto avviene. In Germania, rispetto alle quattro ipotesi di chiusura, abbiamo pensato di fare quattro esperimenti sulle strutture che restano.
Se a Saarbrücken abbiamo pensato a uno sportello consolare, a Mannheim abbiamo deciso di chiudere e di non avere più alcuna struttura, su Amburgo, che come data significa fine 2010 ma più probabilmente inizio 2011, stiamo valutando, con grande partecipazione del governo locale, l'idea di un consolato onorario per quanto riguarda i visti per le attività portuali e di trasferire uno sportello consolare all'interno dell'istituto di cultura di Amburgo, avendo quindi una doppia presenza. Ricordo peraltro che c'è un console onorario a Brema per quanto riguarda i visti dei porti.
Si tratta di un'ipotesi tutta nuova, perché non esiste località nel mondo dove vi sia un consolato onorario e la presenza di un ufficio italiano. Su questo ci sono molte questioni, perché il console onorario limitato al porto comincia ad apparire un concetto strano.
L'idea è di arrivare a questa doppia figura, che però deve essere collocata trovando tra console onorario ed eventuale sportello un giusto equilibrio e un modo facile di comunicare. Per fare un esempio se il console onorario avesse un ufficio sul molo del porto, sarebbe facile, se lo avesse in periferia, verso il centro della Germania, sarebbe difficile spiegare che è il console onorario del porto. D'altronde, il console onorario al momento non c'è, quindi non posso dirvi chi sarà e bisogna trovarne la disponibilità.
A Norimberga, invece, resterebbe un'agenzia consolare, ma facendo un salto in avanti, perché stiamo tentando di fare agenzie consolari molto «asciutte» rispetto a quelle tradizionali, dove, in media, ci sono cinque dipendenti della pubblica amministrazione italiana, cioè del Ministero degli affari esteri, e dai sette agli otto funzionari a contratto. Quando parlo di agenzia consolare (nell'ipotesi di Norimberga), mi riferisco a due funzionari e tre contrattisti. Questo è un esperimento, per vedere se questo meccanismo funzioni e quali vantaggi comporti rispetto allo sportello consolare, dove ci sono solo contrattisti e non dipendenti della pubblica amministrazione.
Queste sono le decisioni assunte dal consiglio di amministrazione, che sostanzialmente ribadiscono le posizioni dei mesi scorsi. Le due grosse novità rispetto alle audizioni precedenti sono il concetto del «a partire dal 1o giugno» per cui queste operazioni slittano a dopo le vacanze (giorno più, giorno meno) e la definizione in corso di ciò che resta sul territorio, a fronte della chiusura.
Rispetto alle chiusure previste nel secondo semestre del 2010 non ci sono novità. Chiuderemo Durban come avevamo deciso. Abbiamo fatto la verifica e c'è una conferma del fatto che, sulla base delle attività svolte, il consolato di Durban resterà un consolato onorario.
Per quanto riguarda la Germania, la data di Mannheim è a partire dall'ottobre 2010. Per Amburgo, diciamo a partire dal 1o gennaio 2011, per cui non so neanche dirvi se lo facciamo nel consiglio di amministrazione del secondo semestre dell'anno e quindi prevederemo eventualmente il 31 dicembre 2010, ma il ragionamento su Amburgo è più complesso e dipenderà molto dal tipo di soluzione che riusciremo a trovare. Quanto al declassamento del consolato generale di Alessandria, non credo che il tema vi affascini, comunque è previsto per l'inverno del 2011.
Per riassumere, in autunno a Durban e Liegi, come era stato deciso, resterà un consolato onorario e Mannheim si chiude; nei mesi successivi Alessandria verrà declassata e ci sarà la trasformazione del consolato di Amburgo. Nel 2011, sono state lasciate le operazioni sulle quali stiamo lavorando, ma ci sono più perplessità, più obiezioni, più momenti critici. Penso all'Australia e agli Stati Uniti per motivi anche di distanza. Restano quindi in programma, tanto non dobbiamo decidere in consiglio di amministrazione.
Quanto all'Australia, stiamo svolgendo un ragionamento di valutazione particolare, diversa, perché non è necessario avere consolati in sedi prestigiose e nei luoghi centrali della città, in grattacieli di centri commerciali. Magari si ottengono le stesse dimensioni in periferia a costi inferiori. È un'ipotesi di ragionamento sulla quale stiamo lavorando in relazione alle quattro sedi australiane. Per gli Stati Uniti si pone il problema di Detroit che tutti conosciamo. Stati Uniti e Australia restano collocati nel 2011. Ne riparleremo quando sarò in grado di darvi informazioni diverse.
Per quanto riguarda Losanna e Ginevra, altra cosa che ancora non abbiamo deciso, andrò personalmente l'8 aprile a Ginevra, per fare una riunione con i funzionari e individuare un'ipotesi di soluzione, se esiste, giacché sembra una vicenda complessa. Comunque, anche di Ginevra e Losanna riparleremo nel 2011. Ho qualche idea su come si possa risolvere il problema.
Allo stesso modo, resta sullo sfondo nel 2010 Manchester per quello che potrebbe restare in questa sede, perché stiamo cercando di trovare nuova struttura al consolato generale di Londra, e non appena avremo trovato una soluzione per Londra potremo parlare di Manchester.
Mi sembra di aver detto tutto e definito quanto riguarda il 2010 con questo concetto di data «a partire dal». Per quanto riguarda il 2011, terrò informato il Parlamento non appena avrò proposte concrete. Per il momento, restano elencati obiettivi che raggiungeremo nella maniera meno traumatica e più razionale possibile soprattutto per quanto riguarda la fruizione dei servizi da parte delle comunità degli italiani all'estero.
Era collocata nel 2011 la chiusura dell'ambasciata di Lusaka, sulla quale potremmo pensare a un esperimento, valutando come possa essere integrata in alcuni casi specifici la rete delle rappresentanze diplomatiche all'estero dell'Unione europea rispetto all'Italia.
Perché nessuno pensi che domani chiudiamo l'ambasciata di Parigi, vorrei precisare che sto parlando di Lusaka, dell'Africa australe, e che l'altra ipotesi può essere l'Africa occidentale o l'America centrale, perché soprattutto nell'Africa australe la rappresentanza europea è in tutte le capitali degli stati presenti, compreso Gaborone, capitale del Botswana, dove non abbiamo neanche il console onorario, compreso Windhoek, capitale della Namibia, compreso il Lesotho. Ha quindi una presenza, dovuta a mille ragioni, molto più radicata sul territorio della nostra.
Se riuscissimo in quest'area o nell'Africa occidentale, dove la situazione è analoga, a integrare una nostra presenza, una cosiddetta antenna, presso sedi dell'Unione europea, potremmo immaginare ipotesi di chiusura di ambasciate nostre bilaterali, costruendo, immaginando, rafforzando quello che potrebbe diventare il «consolato generale hub» ovvero quello di riferimento, con attorno una serie di strutture molto più snelle e funzionali delle attuali. Anche questo è un progetto che stiamo elaborando, non è deciso nulla e sempre rimane in prospettiva l'idea entro il 2011 di venire in Parlamento a presentare un'ipotesi di rete di ambasciate, non di consolati, che potrebbe essere innovativa rispetto ai metodi tradizionali.
Credo di aver detto tutto, ma resto a disposizione per eventuali chiarimenti
PRESIDENTE. Grazie, signor sottosegretario. Do la parola ai colleghi che intendano porre quesiti o formulare osservazioni.
LAURA GARAVINI. Sull'ordine dei lavori, vorrei sapere se l'audizione verrà riaggiornata o si concluderà nella giornata di oggi.
PRESIDENTE. Se è possibile si conclude oggi, altrimenti bisognerà valutare.
MARCO FEDI. Sarò breve, per cui chiedo l'autorizzazione alla pubblicazione nel resoconto stenografico del testo integrale del mio intervento, con ulteriori approfondimenti rispetto alle valutazioni sintetiche che sto per fare.
Considero doveroso ringraziarla prima di tutto per aver mantenuto l'impegno di
riferire in merito a questa operazione di razionalizzazione della rete consolare, mentre in passato, rispetto ad analoghi provvedimenti, non abbiamo avuto gli stessi spazi di discussione, e per l'impegno a tornare di nuovo per discutere i futuri passaggi di questa razionalizzazione.
Non posso però non notare come rispetto alla prima impostazione sia cambiato davvero poco, a parte il «partire dal» 1o giugno, quindi una prospettiva di chiusura nell'arco di tre o quattro mesi, nella impostazione generale è mancata qualsiasi modifica sostanziale.
Spero che questo tempo sia stato utile a voi, alla Farnesina, per disegnare le riforme vere, che dovremo discutere tra breve, cioè la riforma del Ministero degli affari esteri, il nuovo decreto che regolerà la vita dei consolati, per darci quel quadro di riferimento che oggi purtroppo è solo teorico. Rispetto a ciò la nostra prima preoccupazione è che, mentre si pensa a una gestione diversa dei consolati, a una razionalizzazione che faccia perno su una maggiore efficienza, sugli investimenti di informatizzazione, procediamo con operazioni di chiusura di consolati, quando tutto il resto ancora è solo teorico, è negli atti della Farnesina, che non sono ancora diventati atti parlamentari, perché sulla riforma e sul nuovo decreto non c'è stato un confronto che invece noi auspichiamo.
Anche su questo, sottosegretario, le chiediamo un impegno per aprire una discussione con le Commissioni competenti di Camera e Senato - non solo con la Commissione affari esteri, perché in quei provvedimenti esisteranno altri profili -, per capire quale sarà il nuovo quadro di riferimento. Solo in quella luce possiamo davvero pensare che chiudere un consolato abbia senso. Personalmente, sono contrario ai consolati onorari. Sa molto di Repubblica delle banane. Credo che l'Italia abbia bisogno di agenzie consolari.
ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Vuol dire che lei considera la Francia una grande Repubblica delle banane!
MARCO FEDI. Mi permetto di esprimere questo giudizio, rispetto al quale è legittimo avere opinioni diverse. Considero invece indispensabile avere agenzie consolari, che siano strutture di servizio, e coordinare meglio tutto il sistema Italia nel mondo.
Si parla dei consolati che devono assistere le imprese, ma abbiamo altre strutture che fanno riferimento non solo all'Istituto per il commercio estero, ma anche alle camere di commercio, che hanno un forte rapporto con la nostra italianità nel mondo. Dobbiamo quindi realizzare un'azione sinergica per poter lavorare meglio all'estero.
Rispetto alle decisioni e a un'analisi politica, credo che dobbiamo accelerare la discussione sulle vere riforme, che riguardano non solo la riforma del Ministero degli affari esteri, il decreto che regolerà la vita e il funzionamento dei consolati nel mondo, ma anche altre questioni, dal modo in cui gestiamo il personale a contratto nel mondo al modo in cui vengono assegnate le sedi al personale di ruolo. Dobbiamo svolgere una riflessione molto più profonda, che ci consentirebbe di fare riforme che non pensino sulla vita delle nostre collettività nel mondo.
PRESIDENTE. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna del testo integrale dell'intervento del deputato Fedi (vedi allegato 2).
GIANNI FARINA. L'audizione è importante, anche se i tempi non ci permettono di svolgere ragionamenti più approfonditi. Colgo l'occasione per salutare il presidente Dini.
Voglio tenere un atteggiamento molto positivo. Quando lei, onorevole sottosegretario, ha illustrato le decisioni che si sta per prendere, ho avuto un atteggiamento di ottimismo. Do per acquisito che la querelle Losanna-Ginevra finalmente stia avendo un iter positivo, un ripensamento che è anche frutto dei suggerimenti della collettività italiana. Accolgo quindi con grande piacere questa decisione di soprassedere
alle annunciate decisioni prese in passato.
Ciò riguarda anche Lille, che lei non ha citato nella sua relazione, per cui anche in quel caso do per acquisito un ripensamento. Diversamente dall'onorevole Fedi, sono molto favorevole al tentativo di istituire consolati onorari ove sia necessario, al di là delle ristrutturazioni e delle chiusure su cui voglio politicamente dire una cosa importante anche in riferimento alla stagione in cui il presidente Dini ebbe la responsabilità del Ministero degli esteri. In quel momento, procedemmo a importanti chiusure in ogni angolo d'Europa esclusa la Germania, e anche questo destò molti sospetti perché sembrò che fosse in atto una guerra tra poveri. Al di là di questo, le chiusure furono attuate attraverso un'informazione e un dibattito che interessò tutte le nostre collettività.
La invito quindi, caro sottosegretario, con un atteggiamento molto positivo a essere presente in occasione delle Commissioni continentali del Consiglio generale degli italiani all'estero e a sollevare questo problema, invitare gli stessi presidenti dei Comites, le associazioni più rappresentative, per realizzare un dibattito serio. Le collettività non sono chiuse ai cambiamenti, ma cercano di capire, vogliono capire perché si faccia una cosa e non un'altra.
La tecnica moderna consente anche di sviluppare certi servizi a distanza, ma proprio l'integrazione europea ci costringe ad attuare un servizio di prossimità, perché sono in atto cambiamenti che chiamano a nuove responsabilità le nostre istituzioni anche sul piano sociale. Viviamo un momento sociale terrificante anche in Europa, non solo nel resto del mondo. Le istituzioni italiane hanno anche questo compito di tutela dei cittadini italiani, soprattutto per quanto riguarda l'applicazione delle direttive europee. Nell'ambito delle ristrutturazioni delle istituzioni italiane consolari, è necessario tener conto anche di questo nuovo aspetto di 2,5 milioni di cittadini europei di origine italiana, che hanno determinati problemi e devono essere tutelati. Credo che la riflessione su questo aspetto ci porterà ad assumere decisioni su eventuali chiusure, diverse da quelle che abbiamo ipotizzato.
Dobbiamo approfittare di questo momento molto significativo. Credo nell'Unione europea, ma questo deve avvenire con quei cittadini che non sono più emigrati, sono cittadini europei, hanno esigenze nuove alle quali dobbiamo rispondere.
GUGLIELMO PICCHI. Ringrazio il Governo per essere venuto a riferire. Considero molto apprezzabile il cambiamento di metodo, ossia mantenere sempre informato il Parlamento e interagire. Credo che la pausa di sei mesi dall'approvazione della risoluzione in luglio abbia fatto bene, e che le novità, seppur non completamente soddisfacenti, facciano vedere un utile cambio di passo, che credo la maggioranza apprezzi.
Apprezzo gli sforzi per trovare soluzione a Mulhouse e andare incontro all'ipotesi di consolato transfrontaliero, soluzione molto più intelligente del mandare le persone a Metz, a centinaia di chilometri. anche in considerazione del fatto che la Svizzera fa parte dell'area Schengen. Concordo su molte delle soluzioni prospettate. Credo che si possa fare ancora meglio.
Se è vero che è entrato in vigore il Trattato di Lisbona, ci sono nuovi processi, e stiamo dando attuazione al servizio europeo per l'azione esterna, rilevo però che i documenti comuni europei sono di là da venire. Quando avremo la possibilità di avere documenti unici in tutta Europa, sarò il primo a dire che gli sportelli consolari, le agenzie consolari e i consolati sono inutili. Fino a quel momento, non credo che si possa anticipare troppo un processo che è di là da venire.
Apprezzo la possibilità di avere il funzionario itinerante, che considero una soluzione pragmatica per venire incontro alle esigenze del passaporto biometrico in tutti quegli Stati nei quali non è possibile avere una capillare presenza consolare per motivi di costi. Credo che debba essere intensificato e non abbandonato il dialogo
con le istituzioni locali, per quanto possa essere non particolarmente piacevole, come nel caso di Saarbrücken. Ritengo che il Governo italiano per tutelare le proprie collettività debba anche dialogare con i governi regionali e trovare le soluzioni ottimali per mantenere una presenza sul territorio.
Il punto sollevato dall'onorevole Fedi circa la riforma del Ministero degli affari esteri è dirimente: dobbiamo individuare quale consolato vogliamo avere, per poi decidere quale presenza ci debba essere sul territorio. Non abbiamo il tabù della chiusura del consolato, ma vogliamo sapere cosa andrà a fare il consolato e i servizi consolari nell'ambito della riforma.
Il finanziamento della rappresentanza italiana all'estero è un problema non solo del Ministero degli esteri, ma anche di altri Ministeri. Bisogna pensare tutti insieme non più solo a compartimenti stagni la nostra presenza all'estero. Non vedo perché non si possa pensare come coinvolgere nel finanziamento della rappresentanza all'estero anche le Regioni.
ANTONIO RAZZI. Ho apprezzato il suo intervento, signor sottosegretario, in merito all'esigenza di rivedere le ambasciate in Europa. Dopo il Trattato di Lisbona, considero giusto riconsiderare quante ambasciate debbano essere presenti in Europa.
Ho fatto diverse interpellanze ad alcune delle quali lei mi ha già risposto, mentre per altre aspetto ancora risposte. Non condivido la chiusura di Coira, anche perché è un'importantissima città transfrontaliera. Lei ha accennato al ritardo relativo a Losanna, per cui ho presentato un'interpellanza, in cui affermo la mia non condivisione.
Allo stesso modo, non ho condiviso la chiusura di Lucerna nel 2000, per la quale ho fatto un'interpellanza per valutare la possibilità di avere un consolato onorario, visto che ci sono oltre 30 imprese italiane e oltre 20.000 italiani che devono andare a Zurigo, città molto trafficata distante 60 chilometri, quando invece quello di Wettingen è aperto con meno di 17.000 italiani, pur essendo a pochi chilometri da Zurigo.
Come ho chiesto nella mia interpellanza, non voglio la chiusura di Neuchatel, né di Losanna, né di Coira, di nessuno dei consolati presenti in Svizzera, che non appartiene all'Unione europea, pertanto è importante tenere aperti i consolati, le agenzie, gli sportelli o i consolati onorari. Poiché a Lucerna esiste una casa d'Italia che non costa niente, un palazzo enorme, mi chiedo perché non istituire un consolato onorario e offrire servizi agli oltre 20.000 italiani, visto che a Zurigo ci sono oltre 130.000 italiani e si alleggerirebbe il lavoro che è molto compromesso. Addirittura ci si potrebbe aggiungere anche il cantone di Zug, per cui garantirebbe un grande servizio alla comunità che risiede nella Svizzera centrale.
NINO RANDAZZO. Vorrei chiedere un semplice chiarimento. Vorrei sapere se in questo quadro generale del processo di riforma del Ministero degli affari esteri, siamo solo alla prima fase di un percorso di chiusure o accorpamenti di sedi consolari o sia tutto qui il ridimensionamento prevedibile a breve e medio termine della rete consolare. Credo si abbia il diritto di saperlo fin da ora.
LAURA GARAVINI. Non posso che unirmi al collega Fedi nell'esprimere la perplessità rispetto all'aggiornamento che lei oggi ci ha illustrato. Se nella prima fase di presentazione della proposta di razionalizzazione da lei esposta nei mesi scorsi ci eravamo trovati di fronte a una proposta che non ci dava l'idea di un piano organico, razionale, che tenesse conto delle esigenze nei diversi territori, con l'aggiornamento oggi illustrato ci induce non solo a ribadire i dubbi che le avevamo espresso nella prima fase, ma addirittura a confrontarci con un peggioramento della situazione.
Si ha infatti l'impressione che si stia cercando semplicemente di rattoppare la situazione, senza fornire però risposte organiche e senza individuare misure di razionalizzazione rispondenti a un piano
prospettico, di sviluppo e di miglioramento della rete consolare. Le misure proposte non produrranno risparmi considerevoli; già nelle precedenti audizioni le abbiamo citato una serie di esempi in cui i trasferimenti di sede comporteranno addirittura ulteriori costi, e non corrisponderanno a un piano razionale di gestione dei servizi sul territorio. Alla luce di tutto questo, non posso che sottolineare quanto già espresso dall'onorevole Fedi in relazione a una grossa perplessità e a una grossa preoccupazione rispetto al piano da lei oggi delineato.
Le vorrei porre un quesito molto semplice, forse anche banale, per sapere come mai si stia procedendo con questo piano di razionalizzazione che, attraverso l'approvazione in questa Commissione della risoluzione Narducci ed altri, il Governo si era impegnato a congelare per tre anni.
ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Su questo lei afferma il falso e lo sa perfettamente. Il Governo si era solo impegnato a riconsiderare la razionalizzazione.
LAURA GARAVINI. Sta di fatto che, alla luce delle nostre richieste in più sedi ribadite, non si nota una rivisitazione dei piani a suo tempo enunciati. Vado nel dettaglio. Lei considera riprovevole che le autorità tedesche pretendano di imporci una scelta nel Land di Saarbrücken. Anche in quel caso, signor sottosegretario, sin dall'inizio le avevamo sottolineato come già all'epoca fossero state espresse disponibilità da diverse autorità locali tedesche. D'altro lato, era chiaro sin dall'inizio che era una sorta di elemosina che lo Stato italiano andava a chiedere alle autorità locali. Ci si sarebbe quindi dovuti chiedere sin dall'inizio se fosse opportuno a livello diplomatico ricorrere a un tale stratagemma, pur di salvare il salvabile.
C'è stata comunque la disponibilità di una serie di autorità quali ad esempio le regioni, giacché nel Land della Saar c'è stato il Presidente regionale Peter Müller; nel Land di Amburgo è venuta l'intera delegazione del Consiglio comunale e sono venuti anche qui alla Camera, occasione sprecata perché nessun esponente del Governo si è assunto l'onere almeno di accoglierli e di dire loro che il Governo non era disponibile ad andare loro incontro. A questi si aggiungano il Consiglio comunale di Norimberga e il Presidente del Land della Baviera, il più grande della Germania, Horst Seehofer.
È stata anche presenta una richiesta al Ministro Frattini per il mantenimento della sede consolare di Norimberga. Ci sono state numerose autorevoli autorità e preoccupa che adesso all'improvviso ci si inventi soluzioni che lasciano sinceramente il tempo che trovano. Ad esempio, concordo pienamente nel considerare opinabile inventare un consolato onorario, dove sarebbe più opportuno mantenere un'agenzia consolare, con cui garantire una forma strutturata, con maggiore esperienza.
Mi consenta quindi, signor sottosegretario, di esprimerle grande preoccupazione rispetto al piano che lei oggi ci ha illustrato.
FABIO PORTA. Cerco di svolgere solo una considerazione, ringraziando il sottosegretario per avere mantenuto il suo impegno di riferire alle Commissioni riunite. Evidenzio semplicemente il paradosso di questo processo di razionalizzazione, che dovrebbe presupporre non soltanto dei tagli, ma anche un impegno di potenziamento della rete consolare, mentre da un anno e mezzo stiamo soltanto parlando di chiusure di sedi.
Non aggiungo nulla alle preoccupazioni espresse dai miei colleghi. Evidenzio soltanto come il caso delle sedi consolari dell'America Latina, che credo di conoscere meglio di altri, dimostri che stiamo continuando soltanto a individuare dove ottenere risparmi senza investire in nulla. Penso alla drammatica situazione dei sequestri in Venezuela, alla comunità argentina che è più grande di quella di diverse regioni italiane, alla geostrategicità economica del Brasile.
Vorrei chiedere al sottosegretario quando parleremo anche di rafforzamento
e potenziamento strategico della nostra rete consolare e non di tagli.
Tra qualche giorno, il Presidente del Consiglio sarà in Brasile presso la nostra ambasciata. Faccio una battuta, che tuttavia è drammaticamente vera. È stato sospeso il contratto di giardinaggio e sono comparsi scorpioni velenosi nei bagni dell'ambasciata e le zanzare portatrici della dengue, malattia dalle conseguenze anche mortali, si sono moltiplicate del 700 per cento. Tengo alla salute del nostro Primo Ministro, ma cerchiamo, non solo per lui ma anche per i nostri impiegati e la nostra collettività, di potenziare le sedi consolari all'estero non soltanto quelle dell'America Latina.
PRESIDENTE. La risoluzione Narducci ed altri si proponeva non di scatenare la guerra tra poveri, ma di tenere in considerazione tutta la rete consolare suggerendo soluzioni. Credo che questo sia negli atti. In secondo luogo, credo che quello che conta siano gli atti consolari, per cui è opportuno valutare quanti atti consolari siano prodotti in un anno da ciascun consolato. Tra l'altro, le ambasciate ci forniscono continuamente tabelle con gli atti consolari prodotti.
Apprezzo molto lo sforzo compiuto dal Governo indicando alternative a questo problema, che pone questioni molto importanti. Abbiamo visto il ricorso all'informatizzazione, ma continuiamo a dire con umiltà e soprattutto in termini dialogici - perché credo che qui nessuno possa arrogarsi su una partita così importante il diritto di dire quale sia la soluzione -, che gli interessi vitali e strategici dell'Italia, tenendo conto del gran numero di persone italiane di origine e delle comunità che non tutti i Paesi hanno e che sono una ricchezza, risiedano nei declassamenti, dove si deve declassare, e nella modifica delle strutture delle agenzie consolari.
Condivido le sue considerazioni, perché conosco agenzie dove con tre persone si produce un enorme numero di atti consolari. Da questo punto di vista, credo che si debba assolutamente considerare, anche in termini prospettici come sede dei terminal informatici per cui basterebbero queste piccole microstrutture, la possibilità di mantenere la presenza dello Stato con le agenzie.
Per quanto riguarda i consoli onorari, ricordo che in Francia i parlamentari eletti all'estero sono eletti con un voto di secondo grado che non è il suffragio universale. Noi abbiamo il voto all'estero e credo che il Governo debba fare ogni sforzo per evitare che sorgano ulteriori divisioni e conflitti nelle comunità. I consoli onorari, soprattutto in Europa, rappresentano un potenziale fattore di aumento di divisione nella comunità. Credo che responsabilmente qualsiasi Governo, per il bene del nostro Paese, debba evitare un rischio di questo genere.
Do la parola al sottosegretario Mantica per la replica.
ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Rispondo a Randazzo. Il Governo non ha in mente di compiere un'altra operazione dal 1o gennaio 2012, ma credo che dobbiamo entrare nell'ordine di idee che la razionalizzazione, l'innovazione, le modifiche della rete consolare siano un fatto continuo e costante. Oggi, se lei mi chiede cosa si farà nel 2012, le rispondo che non lo so, ma non mi sento di dire che questa è un'operazione che chiude la razionalizzazione della rete consolare, perché probabilmente nel tempo nasceranno altre esigenze.
Credo che solo il nostro Paese abbia avuto nel tempo questa idea di immutabilità della rete, perché per gli altri Paesi è normale aprire, chiudere ed eventualmente riaprire sedi. Al momento, non ci sono programmi dopo il 31 dicembre 2011, però con tutta lealtà le dico che non escludo che dopo quella data si possa parlare di altro.
Questo mi consente di rispondere all'onorevole Fedi. Capisco che c'è un nesso, una relazione tra riforma del Ministero e rete consolare. È chiaro che, se chiudo cinque consolati, metto in discussione cinque cariche o cinque possibilità per un diplomatico di fare carriera, ma questo ragionamento è fatto sulla base delle presenze
italiane (quanti visti, quanti documenti, quanti passaporti, quali distanze), oserei dire un fatto fisico e non un fatto di merito, di carriera, culturale. Sono in gioco le presenze sul territorio e l'efficienza dei nostri servizi. Non voglio dire che siano questioni disgiunte, però viaggiano abbastanza separatamente. Se, per ipotesi, a Parigi trasferisco nella residenza dell'ambasciatore tutti gli uffici commerciali, non è un problema che incide su un'eventuale riforma.
A proposito di uffici commerciali, quando mi si dice che ci sono le Camere di Commercio, mi viene in mente il detto milanese secondo cui il pasticcere fa il suo mestiere. Ho un consolato a Timisoara, che ha ragion d'essere solo perché ci sono aziende italiane che danno lavoro a 200 mila romeni, e fa visti, aiuta gli operatori italiani. Non mi posso basare sulle Camere di commercio, che svolgono un altro mestiere.
Potrei discutere con lei delle forme di integrazione tra la rete consolare delle ambasciate e gli uffici dell'ICE. Questo è un altro discorso, su cui le posso dare ragione, a meno che il dibattito si ampli, ma non è che uno sostituisca l'altro.
Francamente, onorevole Garavini, devo dire che con lei ho dei problemi, nel senso che abbiamo detto che si risparmia e lei mi ha detto che non si può fare una razionalizzazione per risparmiare. Mi ha detto questa mattina che non si può fare una razionalizzazione, se non si risparmia. Se dico che si investe, lei dice che non si deve investire. A questo punto, mi dica lei quale strada debba percorrere, perché delle tre che avevo in mente tutte sono state bloccate.
In più, non nascondiamo dietro cose false la realtà. Le operazioni dei Land tedeschi sono operazioni di immagine dei Land tedeschi, in cui gli italiani non hanno assolutamente niente a che fare. Ogni Land tedesco vuole il consolato d'Italia, perché è l'ambasciata d'Italia presso il Land: è di una semplicità mostruosa. Il Land di Saarbrücken non solo ha detto che, se non si tratta di un consolato, non ci avrebbe dato la sede in affitto, ma ha aggiunto che non dovremmo fare l'agenzia consolare a Norimberga, perché in Baviera basta Monaco. Essendo un Land a pari di un altro Land, ognuno deve avere un consolato. Questa è la logica.
Tengo conto di questa logica, capisco che è importante avere buoni rapporti e cercherò di trovare una soluzione con il Land di Saarbrücken, al quale peraltro abbiamo spiegato che un consolato generale di Francia è meno di uno sportello consolare nostro, ma ha solo un grande cartello, e che, se vogliono una targa di questo tipo, gliela faccio anche in oro zecchino, ma poi dentro ci sono due impiegati.
A parte le molte chiacchiere, nessuno, tranne il Land della Saar, ha offerto strutture, sedi, istituzioni a prezzi che non siano di mercato. A prezzi di mercato, devo dire onestamente che siamo capaci anche noi di andare in un'agenzia a cercare dei locali in affitto. Anche il Land di Amburgo è venuto, ci ha raccontato la storia che il suo è il primo consolato dopo l'unità d'Italia, ma in sostanza non è emerso molto.
La Germania mi sembra nelle attenzioni del Governo, perché su questo Paese, quasi ancor più che sulla Svizzera - do ragione all'onorevole Razzi - abbiamo fatto un grosso sforzo di razionalizzazione.
PRESIDENTE. Nel ringraziare il sottosegretario Mantica per la disponibilità manifestata, dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 11,40.
ALLEGATO 1
ALDO DI BIAGIO. Ci ritroviamo insieme a riflettere su iniziative importanti dalle quali dipende il futuro stesso dell'organizzazione delle nostre comunità oltre confine.
Innanzitutto mi preme evidenziare che le dinamiche di razionalizzazione sollecitate dall'Amministrazione e coinvolgenti la rete estera del Ministero degli esteri e le sacche di spreco che la condizionano sotto il profilo gestionale, organizzativo e logistico rappresentano un orientamento condivisibile ed auspicabile, in linea con quanto tracciato dal Governo nell'ambito della razionalizzazione ed ottimizzazione delle potenzialità della Pubblica Amministrazione.
Allo stesso tempo il concetto di razionalizzazione non deve coincidere con quello di «taglio indiscriminato» poiché la programmazione della chiusura di un consolato, se è assente a monte un esame approfondito dei dati che lo caratterizzano, in termini di entrate e di spese e di riscontro alla comunità italiana, è da considerarsi per l'appunto «indiscriminata» collocandosi al di sopra di qualsivoglia logica di razionalizzazione.
Insieme ai colleghi eletti all'estero sono state predisposte molteplici iniziative parlamentari volte proprio a riflettere con il Governo degli aspetti più critici di questo progetto.
Ricordiamo - infatti - che con il voto all'unanimità dalla III Commissione con la risoluzione del 21 luglio 2009, il Governo si è impegnato a rivedere il piano di razionalizzazione della rete consolare, e - precisamente - a riconsiderare le modalità di razionalizzazione degli uffici consolari all'estero, promuovendo un'accelerazione del processo di revisione e ammodernamento delle procedure amministrative, nonché l'informatizzazione destinata al funzionamento del «consolato digitale».
Ritengo che il consolato digitale, sia un progetto lodevole poiché rappresenta la giusta commistione tra innovazione tecnologica ed efficienza amministrativa, ma allo stesso tempo ritengo che una valutazione circa la fattibilità dello stesso presentato dal Governo ai parlamentari italiani eletti all'estero nonché ai membri delle commissione affari esteri di Camera e Senato lo scorso 26 ottobre a Bruxelles e considerato dal Governo strumento idoneo a soddisfare le esigenze dei cittadini i cui consolati di riferimento saranno chiusi, potrebbe essere valutata soltanto sul medio-lungo periodo.
Siamo qui per ribadire che le strutture consolari rappresentano un riferimento imprescindibile ed insostituibile per le comunità italiane nel Mondo, sia sotto il profilo economico-amministrativo, che sotto il profilo culturale.
Proprio in virtù di tali aspetti il progetto di chiusura o declassamento di alcune sedi diplomatico-consolari oltre confine, presentato da sottosegretario Mantica alle Commissioni riunite lo scorso 10 giugno 2009, avrebbe potuto essere oggetto di dibattito o di analisi condivisa tra i referenti parlamentari, ma così non è stato.
Di contro dallo scorso 10 giugno 2009 si sono moltiplicate - soprattutto in Europa - manifestazioni di protesta ed iniziative, da parte dei connazionali oltre confine, volte a sensibilizzare le istituzioni Italiane al fine di rivedere i termini di queste progettualità.
A ciò si aggiunge il fatto che alcuni referenti istituzionali dei territori che ospitano i consolati oggetto di chiusura - soprattutto in Germania - si sono espressi in maniera formale tramite l'ambasciata d'Italia a Berlino per il mantenimento
delle istituzioni italiane, inoltre - nel caso del Consolato di Saarbrücken - il Presidente Müller ha offerto di accogliere gratuitamente la struttura consolare nei locali della cancelleria di Stato.
La prospettata chiusura delle sedi ha innalzato un polverone mediatico, politico e sociale forse più elevato di quanto si potesse immaginare e questa audience deve condurci ad una ulteriore e rinnovata riflessione condivisa che parta proprio dal rivedere insieme, in questa sede, i termini di questa razionalizzazione.
Innanzitutto mi auguro che vi sia un confronto parlamentare propedeutico a qualsivoglia direttiva o ipotesi di progettualità riguardante il futuro organizzativo della nostra rete diplomatico-consolare oltre confine. In seconda analisi mi preme condividere con Lei, senatore, che egregiamente rappresenta l'amministrazione, la priorità di riflettere ancora una volta sulle dinamiche di questa progettualità che coinvolge alcune nostre imprescindibili strutture consolari. L'invito è quello di avviare un'analisi dei dati tecnici di alcune strutture consolari, la cui chiusura potrebbe arrecare pesanti criticità sia sul versante dei servizi alle nostre comunità oltre confine, che su quello della tenuta delle relazioni diplomatiche con i Paesi ospitanti. Sono certo che il pragmatismo che sta caratterizzando le scelte di questo Esecutivo possa ben conciliare con alcune valutazioni strategiche sollevate da questa assemblea.
ALLEGATO 2
MARCO FEDI. Credo possa essere utile fare insieme una riflessione politica scevra da posizioni precostituite, anche se non sarà facile, poiché questa seconda tappa del processo di razionalizzazione della rete consolare arriva quando le nostre, almeno le mie, opinioni sono ben formate, quando abbiamo acquisito ulteriori informazioni di natura finanziaria - rispetto alle scelte del Governo - ad esempio sulle indennità di sede, quando abbiamo appreso anche di un progetto di riforma del Ministero degli Affari esteri, che dovremo approfondire, rispetto al quale - spero - il Partito Democratico intenda porsi con grande apertura, verificando però puntualmente le proposte. E senza sconti a Governo e maggioranza.
Ecco, la critica credo più severa che possiamo rivolgere alla proposta di razionalizzazione è che presuppone un quadro di riferimento che non esiste. Che è solo teorico. Siamo ad esaminare una proposta di razionalizzazione della rete diplomatico-consolare nel mondo quando gli altri tasselli - dalle riforme sulle procedure alla efficienza amministrativa, dalla semplificazione amministrativa alla funzionalità gestionale - sono ben lungi dall'essere posizionati e verificati.
In sostanza la realtà che descrivete - efficienza, informatizzazione, accorpamento, snellimento, autonomia gestionale, gestione delle risorse umane e finanziarie, gestione del patrimonio immobiliare - fanno parte di una sospirata wish list ma debbono ancora non solo essere pienamente realizzate, in qualche caso debbono ancora partire!
Potremmo passare ad una elencazione di problematiche inerenti la rete diplomatico-consolare - dal personale a contratto, fondamentale per la sopravvivenza della rete - oggi e ancor più domani - che attende diritti sindacali, oggettivi in termini di retribuzioni e condizioni di lavoro, e legati anche alla rappresentanza sindacale; le modalità con cui si assegna il personale di ruolo - anche diplomatico - alle sedi estere; la gestione degli uffici consolari; l'arretratezza dei sistemi informatici; le difficoltà di comunicazione con le altre pubbliche amministrazioni dello Stato; ecco faremmo un notevole passo avanti se cominciassimo ad affrontare i problemi veri, a rendere davvero efficiente il sistema e poi a razionalizzare come naturale conseguenza. Non siamo in quella situazione. Prendiamo atto della sostanziale conferma delle chiusure e declassamenti, con la forte preoccupazione che ciò che è stato risparmiato oggi sarà oggetto di
attenzione nel prossimo futuro e con la consapevolezza che siamo ancora lontani dal mettere in campo un vero tentativo di ripensare la nostra rete nel mondo.
Aggiungo a questi elementi di valutazione anche la mia convinzione che si possa fare «sistema» con ICE e Camere di Commercio - che ricevono finanziamenti dal nostro Paese - per offrire una rete di sostegno alle nostre imprese caratterizzata da best practices e conoscenza delle realtà locali: un progetto di rafforzamento delle potenzialità che abbiamo nel mondo.