Sulla pubblicità dei lavori:
Cirielli Edmondo, Presidente ... 3
Audizione del Segretario generale della Difesa, Generale di squadra aerea, Claudio Debertolis, nell'ambito della discussione delle risoluzioni n. 7-00793 Ascierto, sull'attuazione dell'articolo 402 del Decreto del Presidente della Repubblica 15-3-2010 n. 90, con riguardo al rilascio e alla durata delle concessioni per la realizzazione di alloggi di servizio della Difesa, nonché alla determinazione dei canoni per gli alloggi realizzati o ristrutturati e n. 7-00999 De Angelis, sul programma pluriennale di acquisizione di alloggi della Difesa e sulla modalità di gestione e alienazione del patrimonio alloggiativo (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Cirielli Edmondo, Presidente ... 3 5 7 11 16
Ascierto Filippo (PdL) ... 10
De Angelis Marcello (PdL) ... 9 15
Debertolis Claudio, Segretario generale della Difesa ... 3 12 15 16
Gidoni Franco (LNP) ... 11
Noto Francesco Maurizio, Capo Ufficio generale del coordinamento tecnico della Direzione generale dei lavori del demanio ... 5 13 16
Rugghia Antonio (PD) ... 7
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, Democrazia Cristiana): PT; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia: Misto-NPSud; Misto-Fareitalia per la Costituente
Popolare: Misto-FCP; Misto-Liberali per l'Italia-PLI: Misto-LI-PLI; Misto-Grande Sud-PPA: Misto-G.Sud-PPA; Misto-Iniziativa Liberale: Misto-IL.
Resoconto stenografico
AUDIZIONE
La seduta comincia alle 13,50.
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del Segretario generale della difesa, generale di squadra aerea Claudio Debertolis, nell'ambito della discussione delle risoluzioni n. 7-00793 Ascierto, sull'attuazione dell'articolo 402 del Decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 90, con riguardo al rilascio e alla durata delle concessioni per la realizzazione di alloggi di servizio della Difesa, nonché alla determinazione dei canoni per gli alloggi realizzati o ristrutturati, e n. 7-00999 De Angelis, sul programma pluriennale di acquisizione di alloggi della Difesa e sulla modalità di gestione e alienazione del patrimonio alloggiativo.
Prima di iniziare l'audizione rivolgo un saluto e un ringraziamento per la partecipazione ai nostri lavori anche al brigadiere generale Francesco Maurizio Noto, Capo Ufficio generale del coordinamento tecnico della Direzione generale dei lavori del demanio, e al capitano Gabriele Fariselli, aiutante di campo del signor Segretario generale della difesa.
Do, quindi, la parola al generale di squadra aerea Claudio Debertolis per svolgere la sua relazione, al termine della quale potranno far seguito domande e quesiti formulati dai colleghi deputati e la replica da parte del nostro ospite.
CLAUDIO DEBERTOLIS, Segretario generale della Difesa. Signor presidente, onorevoli deputati, rivolgo un cordiale saluto a tutti i componenti della Commissione difesa, a cui va il mio più sentito ringraziamento per avermi concesso la possibilità di essere audito su un tema particolarmente delicato, quale quello degli alloggi militari.
La questione alloggiativa militare è stata in passato più volte oggetto dell'attenzione di questa Commissione e, senza ripercorrere le vicende degli ultimi anni, mi preme rilevare come gli alloggi per la Difesa siano da considerare un elemento imprescindibile. La capacità operativa delle Forze armate, infatti, sarebbe messa in seria discussione qualora non si riuscisse
a garantire la mobilità del personale, oggi più che mai connessa con la possibilità di poter fruire di un alloggio di servizio. Al contempo, va salvaguardata la possibilità per il personale - specie per le nuove categorie di militari in servizio permanente - di poter accedere a soluzioni alloggiative quale forma integrativa di previdenza.
Da ciò il forte interesse della Difesa di potersi avvalere di uno strumento efficace, e al contempo flessibile, che consenta una migliorata gestione del parco alloggiativo esistente nonché, in tempi di profonda revisione dello strumento militare e di spending review, di poter contare su strumenti innovativi per la realizzazione di nuovi complessi alloggiativi in aree di specifica gravitazione delle unità della Difesa.
La norma che ci accingiamo a discutere sembra garantire ambedue le possibilità, favorendo inoltre l'accesso alla casa, elemento di fulcro e centro di gravità per la stabilità dei nuclei familiari, mediante l'innovativa formula dell'acquisto a riscatto a favore del personale in servizio. È stata proprio questa esigenza di affrontare con determinazione e convinzione il problema degli alloggi militari, garantendo la mobilità del personale mediante nuove realizzazioni, che spinse il legislatore a introdurre queste disposizioni nei commi 628-631 della legge n. 244 del 2007 (legge finanziaria per il 2008), successivamente confluite nel Codice dell'ordinamento militare (decreto legislativo n. 66 del 2010).
L'articolo 297 del citato Codice prevede - al fine di adeguare l'esigenza alloggiativa per il personale della Difesa al nuovo modello cosiddetto professionale - la costruzione, l'acquisto e la ristrutturazione di alloggi di servizio da attuarsi mediante un programma pluriennale. La norma individua tre tipologie di alloggi. La prima riguarda gli alloggi da assegnare al personale per il periodo in cui esso ricopre particolare incarichi. La seconda riguarda gli alloggi da assegnare al personale per una durata determinata. Una terza - vera innovazione della norma primaria - è riferita ad alloggi da assegnare con possibilità di opzione di acquisto mediante riscatto.
La realizzazione di quest'ultima fattispecie alloggiativa, come è noto, è normata dall'articolo 402 del Testo unico delle disposizioni regolamentari in materia di ordinamento militare, oggetto di proposte di integrazione e modifica oggi in discussione. Tale articolo prevede che il Ministero della difesa possa consentire al proprio personale di acquistare gli alloggi della categoria a riscatto e definisce, quali modalità realizzative, lo strumento della cooperazione tra appartenenti al Ministero della difesa, lo strumento della concessione di lavori pubblici di cui all'articolo 143 del decreto legislativo n. 163 del 2006 (cosiddetto Codice degli appalti) nonché, con le procedure di cui all'articolo 153 del medesimo decreto, anche altri strumenti previsti dalla legge.
Il quarto comma del citato articolo 402 nella nuova formulazione proposta, con l'aggiunta dopo la parola «realizzati» di «o ristrutturati», non comporta di fatto sostanziali modifiche al campo applicativo della norma, ciò in quanto già all'articolo 297 si prevede che la realizzazione del programma pluriennale per la soluzione delle esigenze alloggiative del personale della Difesa avvenga mediante la costruzione, l'acquisto e la ristrutturazione di alloggi di servizio.
In considerazione di quanto precede e tenuto conto che il comma 4 non fa esplicito riferimento all'utilizzo dei canoni provenienti da alloggi ristrutturati, nell'ambito del previsto programma pluriennale l'accoglimento di tale integrazione renderebbe il testo regolamentare perfettamente allineato con il Codice dell'ordinamento militare.
Il settimo comma prevede che le Forze armate, una volta definite le esigenze da soddisfare e individuati gli immobili prescelti per la realizzazione degli alloggi, formino la graduatoria dei potenziali assegnatari, i quali possono costituire delle cooperative ad hoc ovvero appoggiarsi a cooperative già esistenti.
L'integrazione proposta al comma 7 nella sua riformulazione, qualora accolta, potrebbe risultare da stimolo per cooperative già operanti e aventi i requisiti definiti nel formulare proposte di intervento al Ministero della difesa, ciò ovviamente sempre nel rispetto delle finalità della norma, che prevede il soddisfacimento delle esigenze alloggiative del personale di servizio, l'assegnazione sulla base delle graduatorie all'uopo stilate dalle Forze armate e la realizzazione delle opere infrastrutturali nelle località individuate dal Ministero della difesa.
L'ottavo comma, infine, prevede che il Ministero della difesa possa concedere, in favore delle cooperative, il diritto di superficie sul terreno demaniale per la realizzazione delle unità abitative da assegnare ai soci secondo le priorità indicate dalle Forze armate. L'inserimento dopo il comma 8 di un secondo periodo che prevede un tempo di concessione di cinquant'anni, prorogabile una sola volta ferma restando la possibilità di riscattare l'area da parte della cooperativa dopo dieci anni, consentirebbe sostanzialmente di allineare la durata della concessione del diritto di superficie ai novantanove anni ai quali normalmente si fa riferimento per le cooperative nell'ambito di iniziative urbanistiche in campo civile.
D'altronde, l'articolo 143, comma 6, del Codice degli appalti, stabilendo che la concessione ha di regola durata non superiore ai trent'anni, non sembra configurare un limite specifico e generalizzato. Proprio perché nel caso di specie una durata maggiore della concessione comporterebbe una dilazione del pagamento, quindi un canone mensile inferiore e un incentivo ulteriore all'acquisto degli alloggi per il personale a basso reddito, la nuova cornice giuridica derivante dalle modifiche proposte al comma 8 non si porrebbe in aperto contrasto, risultando pienamente coerente con lo spirito della norma.
Pertanto, vorrei concludere il mio intervento confermando che le richieste avanzate nella risoluzione dell'onorevole Ascierto sembrano assolutamente in linea con lo spirito della legge e con l'auspicio che la questione alloggiativa militare possa finalmente trovare un percorso libero da ostacoli.
Per quanto riguarda, invece, la risoluzione dell'onorevole De Angelis, il generale Noto, che si sta occupando della vendita degli alloggi, farà il punto su quanto abbiamo già realizzato in questo campo.
PRESIDENTE. Do ora la parola al generale Francesco Maurizio Noto, Capo Ufficio generale del coordinamento tecnico della Direzione generale dei lavori del demanio.
FRANCESCO MAURIZIO NOTO, Capo Ufficio generale del coordinamento tecnico della Direzione generale dei lavori del demanio. Presidente, onorevoli commissari, non avendo avuto tempo sufficiente per esaminare approfonditamente la risoluzione dell'onorevole De Angelis, tenteremo di proporvi alcune osservazioni generali, riservandoci di trasmettere in seguito un testo scritto, la cui elaborazione è in corso presso l'ufficio legislativo del Ministero della difesa.
Come noto, i commi 628 e 631 della legge n. 244/2007 - la legge finanziaria per il 2008 - in prima applicazione prevedevano, nell'ambito più generale della questione alloggiativa militare, la vendita di almeno 3.000 alloggi, che dovevano essere individuati tra quelli non più necessari alle Forze armate. Ricordo che, al momento dell'adozione della citata legge, il patrimonio alloggiativo delle Forze armate ammontava a poco più di 18.000 unità, mentre il piano - il cui regolamento è stato presentato per il parere a questa Commissione - definiva in circa 55.000 unità il fabbisogno generale delle Forze armate in base al modello professionale.
Dopo una serie di verifiche sulla base dei criteri indicati dalla legge finanziaria per il 2008 sono stati individuati 3.022 alloggi. È la prima volta che un'amministrazione pubblica vende patrimonio alloggiativo pubblico ex se, cioè senza ricorrere a società veicolo o a procedure di cartolarizzazione. È anche la prima volta che un'amministrazione centrale affronta
da sola il meccanismo delle vendite, attualmente in corso presso la nostra direzione generale.
Il primo problema che abbiamo affrontato è stato quello dell'accatastamento. Per la maggior parte gli immobili in uso all'amministrazione della Difesa, siano essi di origine patrimoniale, siano essi rubricati come demanio pubblico dello Stato, non sono accatastati in ragione di una consuetudine. Abbiamo, quindi, provveduto e, attualmente, abbiamo accatastato 2.548 alloggi su 3.022. Prevediamo di terminare le procedure per l'accatastamento dei restanti alloggi entro l'anno.
L'accatastamento avviene mediante un procedimento tecnico, a cui abbiamo proceduto attraverso convenzioni con l'ordine dei geometri e dei periti edili, e mediante un sub-procedimento esterno condotto dall'Agenzia del territorio, che provvede materialmente a fare l'accatastamento. Si tratta di un elemento importante ai fini dell'analisi delle recenti sentenze del giudice amministrativo.
Di questi 2.548 alloggi, 2.371 sono stati inviati all'Agenzia del demanio per la «sdemanializzazione», cioè per poter transitare dalla categoria del demanio a quella del patrimonio ed essere resi realmente disponibili. Con decreto congiunto del direttore dell'Agenzia del demanio e del direttore generale della direzione generale dei lavori e del demanio (GENIODIFE), ne sono già stati trasferiti 2.026. Le perizie di stima sono già state fatte su 2.009 alloggi. Di 1.582 alloggi l'Agenzia del demanio ha determinato il prezzo di vendita secondo gli accordi preventivamente stipulati.
Gli alloggi per i quali il prezzo ha ottenuto il parere di congruità sono 1.223, mentre le offerte di vendita emanate agli occupanti sono 392. Devo precisare che su 3.022 alloggi, circa 1.800 sono occupati, mentre i restanti sono liberi. In 180 casi - su 392 offerte di vendita - abbiamo già ricevuto l'accettazione delle condizioni di vendita e le caparre per un importo pari a circa 3 milioni e 428 mila euro. Per altri 95 alloggi i conduttori hanno manifestato la volontà di proseguire la conduzione in base a una norma che consente di proseguire la conduzione senza acquisizione dell'usufrutto. Per 25 alloggi, invece, ci sono pervenute le opzioni sull'usufrutto.
In questa fase il contenzioso è notevole. Abbiamo sei ricorsi al TAR, di cui due sono arrivati a sentenza lo scorso mese di settembre. Al di là del rilievo sulla stampa che hanno avuto, queste sentenze - che afferiscono a due gruppi di alloggi dell'area di Ostia gestiti dall'Aeronautica militare - affermano la regolarità delle metodologie di vendita e di definizione del prezzo, pur accogliendo il ricorso per quanto attiene all'attribuzione delle spese di accatastamento e per il sub-procedimento con cui è stata assegnata la categoria catastale.
Nel primo caso il giudice amministrativo ha ritenuto che dovesse essere applicata la norma del codice civile che stabilisce che le spese di accatastamento siano a carico del venditore e non dell'acquirente. Il nostro meccanismo prevedeva, invece, che l'amministrazione anticipasse le spese di accatastamento attraverso i periti e si rivalesse poi in sede di rogito. Questo non sarà possibile e, quindi, le spese di accatastamento resteranno a carico dell'amministrazione.
Per quanto riguarda il secondo aspetto, in base alla definizione originaria della legge n. 497/1978, tutti gli alloggi di servizio sono considerati di categoria A3, cioè abitazioni di tipo economico e popolare. Tuttavia, nella procedura di vendita, l'azione tecnica di attribuzione della categoria catastale non è ascrivibile alla Difesa. Infatti essa è stata compiuta dall'Agenzia del territorio sulla scorta delle relazioni tecniche presentate dai geometri.
Posso affermare che la volontà della Difesa è quella di non impugnare le sentenze. Ciò porterebbe alla ridefinizione del prezzo di vendita in base alla categoria A3, con una diminuzione media del prezzo di acquisto calcolata intorno al 5 per cento. Non essendo però la Difesa titolare dell'attribuzione della categoria urbanistica, sono in corso contatti con l'Agenzia del territorio per sondare la loro volontà di impugnare o meno le decisioni.
Esiste, comunque, il problema della possibilità che - non appellandosi - si generi un'azione di ricorso generalizzata. Poiché in Italia ci sono diversi casi di attribuzione, anziché della categoria A3, delle categorie A2 o A1 - case di lusso ce ne sono specialmente in zone centrali di Roma - i tempi di vendita potrebbero subire una dilazione, cosa che non ci auguriamo.
Altra questione che ha determinato l'allungamento dei tempi di vendita è legata al rogito come atto di un'amministrazione pubblica. Abbiamo, in sostanza, un accordo con il notariato per non agire in sede di pubblica amministrazione. Tuttavia, essendo un contratto attivo, il rogito è soggetto al controllo preventivo della Corte dei conti, con il risultato che il rogito del notaio assume validità piena solo dopo la registrazione alla Corte dei conti. Di conseguenza, al momento del rogito l'ipoteca sull'immobile, condizione necessaria per la concessione di un mutuo, non è liberamente iscrivibile. Pertanto, l'atto risulta monco e ostacola l'ottenimento di un mutuo, a cui la generalità degli acquirenti, tranne qualche caso sporadico, intenderebbe fare ricorso.
Già alla fine del 2011 abbiamo tentato - prima in via amministrativa e, poi, in via legislativa - di trovare una soluzione. Nel decreto-legge n. 95 del 2012 è stata quindi inserita la norma che ha reso possibile la validità immediata dell'atto rogato, con l'iscrizione contestuale dell'ipoteca e la concessione del mutuo. Nella legge di conversione, però, è stato previsto un decreto del Ministro che individuasse i criteri di vendita.
Il decreto del Ministro è stato immediatamente adottato e la settimana scorsa ha lasciato la Ragioneria centrale verso la registrazione alla Corte dei conti. Tuttavia, prima dell'estate erano pronti una cinquantina di rogiti che sono rimasti sospesi in attesa dalla registrazione del decreto del Ministro. Contiamo nel mese di novembre, considerando che la Corte dei conti dovrebbe restituirci il decreto alla fine di ottobre, di stipulare almeno 250 rogiti.
Come dicevo, in sede di prima applicazione della norma, sono stati individuati questi 3.000 alloggi. Al momento, sono stati individuati altri alloggi da far rientrare in questo meccanismo, ma ci sembra logico aspettare che la prima tranche di vendite si realizzi definitivamente per oliare il meccanismo prima di procedere al altre vendite. Quelle che vi ho descritto sono solo alcune delle difficoltà che abbiamo incontrato.
A fronte di questo, come spiegato dal generale Debertolis, c'è l'altro problema di realizzare nuovi alloggi. Al riguardo, sono in corso varie iniziative su tutti i fronti, dall'utilizzo dei canoni, a meccanismi concessivi di finanza privata, a convenzioni dirette con i soggetti interessati. Per gli alloggi di servizio in senso stretto è, ad esempio, possibile accedere a determinate facilitazioni urbanistiche sul territorio, mentre gli accordi con i soggetti titolari della potestà urbanistica sul territorio possono dare accesso diretto agli acquirenti.
Ci siamo concentrati specialmente sulle aree a forte tensione urbanistica, come le grandi metropoli, in quanto in tale aree sono maggiori le difficoltà che incontra il nostro personale. Tutte le Forze armate hanno, ad esempio, enormi difficoltà a trasferire il personale verso Roma perché, senza un alloggio a disposizione, la qualità della vita di chi viene trasferito, per via del reddito basso, subisce un immediato impoverimento.
PRESIDENTE. Ringrazio i nostri ospiti e do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
ANTONIO RUGGHIA. Ringrazio il generale Debertolis e il generale Noto per la loro esposizione. Concludendo il suo intervento, il generale Debertolis ha espresso l'auspicio che la questione alloggiativa militare possa finalmente trovare un percorso libero da ostacoli. Vorrei partire da qui.
Credo, infatti, che gli ostacoli debbano essere davvero molto grandi se, a oltre cinque anni dall'approvazione del programma
per la costruzione e ristrutturazione degli alloggi per la Difesa, ci troviamo ancora in una situazione che non possiamo definire positiva. Sono stati fatti pochi passi avanti. Il programma, come lei ricordava, generale, era molto ambizioso. Lo approvammo nel 2007, con la legge finanziaria per il 2008, programmando la costruzione complessivamente di 55.000 alloggi da mettere a disposizione dei militari delle nostre Forze armate per esigenze di servizio e la ristrutturazione di 18.000 unità abitative attualmente a disposizione del Ministero della difesa.
Il piano prevedeva, altresì, l'intervento degli enti locali per dare una destinazione d'uso adeguata agli immobili considerati non più utili alle esigenze della Difesa, nonché il coinvolgimento delle imprese attraverso la finanza di progetto e capitali privati. Si auspicava di dare anche una scossa alla nostra economia. La Difesa avrebbe potuto raccogliere risorse che le sono necessarie e avremmo dato risposta alle richieste e alle necessità dei militari.
Sono passati cinque anni, ma di tutto questo non c'è traccia. I nuovi alloggi non sono stati costruiti, quelli in uso non sono stati ristrutturati e la nostra economia non ha avuto alcuna scossa, quanto mai necessaria in un momento di crisi come quello attuale. Soprattutto non abbiamo dato risposta ai militari, che giustamente rivendicano questa opportunità. Il generale Noto ci ha parlato dei 3.022 alloggi non più ritenuti necessari per le esigenze della Difesa. Si tratta di immobili per i quali sono state avviate le procedure di vendita oppure, come prevede il regolamento del 2010 che il Partito democratico non approvò, è stata garantita agli occupanti la conduzione attraverso il diritto di opzione o di usufrutto?
Mi sembra che sia stata dedicata troppa attenzione a coloro che vengono considerati sine titulo. La sentenza del TAR di questa estate, per altro, mette in discussione questa definizione. Il TAR afferma, infatti, che chi occupa questi alloggi della Difesa fa ciò in forza di un precedente contratto e non sine titulo, come invece noi abbiamo sempre ritenuto ogni volta che abbiamo approvato una norma riguardante la gestione del patrimonio della Difesa.
Tutta questa attenzione ha portato alla situazione rappresentata dal generale Noto: 180 alloggi sono in procinto di essere venduti, 95 sono rimasti ai conduttori e 25 sono quelli su cui gli occupanti hanno rivendicato l'usufrutto. Si tratta di circa 300 alloggi su 3.022, cifre che rendono manifeste le difficoltà espresse dal generale Noto. La materia è complicata e si ha anche a che fare con le giuste richieste degli occupanti di questi appartamenti. Non è un problema che possa riguardare il generale Debertolis o il generale Noto, ma penso che la politica di gestione di questi casi sia stata sbagliata.
Le sentenze, inoltre, dicono che i prezzi di vendita, determinati anche attraverso i nuovi coefficienti catastali, non sono stati individuati in maniera corretta. Se il TAR interviene, bisogna comunque prenderne atto. Apprezzo il fatto che, stando alle parole del generale Noto, non c'è la volontà di opporsi alle decisioni assunte dal tribunale. Penso che sia un fatto positivo che ci permetterà di procedere più velocemente di quanto si sia fatto finora.
Tuttavia - essendo stato sindaco di Ciampino, dove ci sono molti alloggi della Difesa - so che i prezzi di vendita che sono stati determinati sono più alti di quelli di mercato. Non so sulla base di quali criteri siano stati accertati questi valori, ma certamente un appartamento di circa 80 metri quadrati, vecchio di quarant'anni e in condizioni di assoluto degrado, in quel comune non può valere 350.000 euro, un prezzo più alto di quello del libero mercato. Per vendere a chi ha occupato per molti anni un alloggio il prezzo deve essere più appetibile. Tra l'altro erano anche previsti degli abbattimenti.
Qualcosa evidentemente non ha funzionato. Va pure detto che quelle valutazioni sono state fatte in un momento in cui il mercato andava in un'altra direzione. Con le difficoltà attuali, con le complicazioni nel ricorso ai mutui a causa della validità dell'atto rogato di cui ci ha parlato il
generale Noto e così via, è chiaro che nessuno voglia comprare questi alloggi. Almeno nell'area metropolitana di Roma c'è una differenza troppo sensibile tra i valori individuati e i prezzi di vendita. Ciò blocca complessivamente il programma e determina tensioni che potevano essere sicuramente evitate.
Lo stesso vale anche per la determinazione del canone per chi decide di mantenere l'alloggio in conduzione. I prezzi vanno molto oltre l'equo canone e non sono sostenibili da chi, ad esempio, vive di pensione e non può permettersi di pagare 1.300 euro di affitto per la conduzione di un alloggio che fino a poco tempo prima costava poche centinaia di euro. Io sono per affermare una politica di rigore, ma occorrono scelte comprensibili.
Tornando agli ostacoli, cosa pensate che sia necessario per far ripartire questo programma di realizzazione e ristrutturazione del patrimonio della Difesa? Qual è, secondo voi, il principale problema di impostazione di quel programma? Penso che se vogliamo provare a realizzarlo dovremmo fare tesoro delle esperienze negative che si sono verificate in questi anni.
È, quindi, importante la vostra opinione.
MARCELLO DE ANGELIS. Ringrazio i nostri ospiti per la chiarezza della loro relazione. Mi rammarico del fatto che non siamo riusciti a svolgere prima questa audizione. Infatti, questa Commissione sta discutendo del problema degli alloggi da almeno tre anni, da quando cioè ci giunse la richiesta di parere sul regolamento. Io ritengo che su quel provvedimento questa Commissione abbia fatto un lavoro importante, tanto è vero che l'esame durò quattro mesi.
Quando arrivò il regolamento, eravamo tutti quanti consapevoli di dover lavorare a favore del comparto Difesa per dare la possibilità ai dipendenti, militari e civili, di ottenere questo sostegno previdenziale, andando incontro alle esigenze economiche ed evitando che nel caso di un trasferimento si concretizzassero situazioni svantaggiose.
Ci confrontammo però con una realtà che non avevamo approfondito. Molti alloggi che erano stati assegnati come alloggi di servizio nei decenni avevano cambiato la loro natura ed erano stati trasformati dagli occupanti in abitazioni familiari. Di conseguenza ci siamo trovati a dover conciliare le ragioni di entrambe le parti. Come è stato stabilito dalle recenti sentenze, infatti, non c'è qualcuno in torto.
Volevo ricordare al collega Rugghia che, secondo le affermazioni della Corte dei conti, la categoria dei sine titulo esiste secondo i parametri di assegnazione degli alloggi della Difesa, ma la Corte stessa precisa che la non titolarità non equivale ad abusivismo. Di conseguenza gli occupanti non possono essere trattati, a nostro avviso giustamente, come abusivi. È pertanto necessario andare incontro al personale della Difesa, che siamo chiamati a tutelare, stando però ben attenti a non creare un disagio che possa generare una sorta di «bomba sociale» in una fase di crisi in cui avere un tetto è ancora più importante che avere un lavoro.
Abbiamo, quindi, condotto un lavoro certosino cercando di immaginare ogni possibile tutela per ogni possibile categoria, nonché tutte le possibili vie di transazione, dal prolungamento del canone all'acquisto dell'usufrutto il riscatto e così via, oltre alle tutele già stabilite dal codice, ad esempio, per gli ultrasettantenni o per coloro che hanno a carico portatori di handicap.
Pur senza coinvolgere in questo giudizio la Commissione, avendo svolto le funzioni di relatore su quel provvedimento, mi rendo però conto che in tal modo abbiamo bloccato la situazione anziché sbloccarla. Per tutelare gli occupanti - cosa che vogliamo ancora fare - abbiamo generato difficoltà ulteriori alla realizzazione di un piano che, come giustamente ricordava il collega Rugghia, stava già languendo. Poiché siamo nel 2012, e il piano avrebbe dovuto essere realizzato nel triennio 2008-2010, mi pare evidente che
quell'approccio strategico non abbia portato i risultati che tutti quanti auspicavamo.
È stata volontà mia e di altri colleghi che l'hanno firmata presentare - sulla scia della risoluzione dell'onorevole Ascierto, che riguarda specificamente le cooperative - un'altra risoluzione che riprendesse in considerazione tutto il problema. A nostro avviso vale la pena riconsiderare e chiarire un progetto che va nell'interesse della Difesa e non deve necessariamente confliggere con gli interessi dei conduttori.
La relazione del generale Debertolis ha riacceso un mio dubbio. La Difesa, nel caso del rogito come della vendita e in tutte le interlocuzioni con gli occupanti o con chi vuole realizzare immobili, siano essi privati o cooperative, è attore diretto o è attore per conto della pubblica amministrazione? Il dubbio è causato dal passaggio della relazione in cui si dice che il comma 4 non fa esplicito riferimento all'utilizzo dei canoni provenienti da alloggi ristrutturati nell'ambito del previsto programma pluriennale. Le chiedo allora, generale, se i canoni riscossi confluiscono in un fondo dedicato agli scopi della Difesa o se vanno, invece, al Ministero dell'economia e delle finanze (MEF).
I nuovi immobili che si realizzeranno potranno essere venduti da cooperative? Poiché si fa esplicitamente riferimento alla possibilità di concedere alle cooperative terreni demaniali, spero che gli alloggi realizzati saranno prevalentemente di servizio e non delle speculazioni edilizie camuffate. È un dubbio che abbiamo sollevato anche in Commissione quando abbiamo affrontato il primo esame della risoluzione dell'onorevole Ascierto.
Esistono dei meccanismo di garanzia? Nella sua relazione, generale Debertolis, menzionava la concessione e la prorogabilità della concessione e sottolineava quanto questo potrebbe incidere sulla dilazione del riscatto del terreno. Con i soggetti privati è più facile mettersi d'accordo affinché parte della superficie edificata sia destinata ad alloggi di servizio per la Difesa. Vorremmo che anche con le cooperative le cose fossero sufficientemente chiare. Se il personale della Difesa si associa per realizzare alloggi di servizio, questi dovranno rispondere prioritariamente alle esigenze delle Forze armate e non essere riscattabili o vendibili, altrimenti le cooperative diventerebbero delle imprese edili.
Ricollegandomi al discorso relativo al controllo della Corte dei conti, vorrei capire - ciò è importante per noi - se l'amministrazione della Difesa intenda vendere tali alloggi ai conduttori per destinare i proventi delle vendite alla realizzazione dei nuovi alloggi di cui necessita. La nostra visione - orientata a semplificare le cose - ha sempre privilegiato la vendita anche a un prezzo basso al fine di fare cassa e poter così realizzare i 55.000 alloggi previsti dal piano.
Arrivo così al problema della categoria catastale. La ragione per la quale l'Agenzia del territorio decide che questi immobili sono o non sono di categoria A3 è legata al loro stato attuale o all'origine della costruzione? È legata al fatto che si tratta di immobili la cui funzione in origine era previdenziale e quindi rientrante nella categoria dell'edilizia sociale oppure sono valutazioni attuali? La questione è dirimente.
Se la categoria catastale è determinata dal fatto che un alloggio è considerato adesso, per la sua ubicazione o per il suo stato, alloggio di lusso è una cosa. Ma, se questi alloggi sono stati costruiti o acquisiti dalla Difesa nell'ottica di un ente previdenziale, la categoria ha un senso etico che prevale sul dato economico.
È, quindi, importante sapere ciò.
FILIPPO ASCIERTO. Ringrazio i nostri ospiti per l'esposizione particolarmente chiara.
Vorrei dire all'onorevole De Angelis che questo percorso non dura da cinque anni, ma da almeno un decennio. Gli alloggi per i militari sono una necessità primaria dell'istituzione. La risoluzione a mia firma pone l'attenzione sulla possibilità di affidare alle cooperative la creazione di ulteriori alloggi. L'alloggio che il militare acquisisce o occupa è sempre collegato
all'attività che svolge in quel luogo e io sono dell'avviso che il militare debba diventare proprietario dell'alloggio, altrimenti non ha senso parlare di cooperative. Si metterebbe in moto un meccanismo tale per cui la Difesa si caricherebbe di un peso che in questo momento non può e non vuole avere. È importante non solo che si creino delle cooperative, ma anche che quelle già esistenti abbiano la possibilità di agire, cosa che fino a oggi, per scarsa chiarezza normativa, non è accaduta.
Sappiamo che ci devono essere delle graduatorie. A che punto è la Difesa? Ha già cominciato a stilarle? Dato che in molte aree demaniali ci sono caserme che sono state dismesse e che è diminuito il personale, si potrebbe ipotizzare che anche coloro che non sono più in servizio e talvolta occupano alloggi sine titulo possano entrare nella cooperativa? Se acquistassero un altro alloggio, lasciando quello in cui vivono, sboccherebbero questa situazione che sta creando un problema alla Difesa.
Vi chiedo, quindi, se sia possibile estendere le graduatorie anche a coloro che sono cessati dal servizio, ma occupano immobili militari, oppure a militari in congedo.
FRANCO GIDONI. Francamente, pensavo che i dati che ci avreste portato sarebbero stati peggiori. Devo invece riscontrare che, quanto meno, il processo è partito e che il meccanismo, come diceva il generale Noto, si sta oliando. Alcuni aspetti che in fase di estensione di precedenti risoluzioni avevamo forse sottovalutato oggi tornano alla luce.
Dalla relazione del generale Debertolis mi pare innanzitutto di capire che, rispetto alle previsioni della legge, non c'è stata grande disponibilità o vicinanza da parte degli enti locali nelle operazioni di riqualificazione. La collaborazione con gli enti locali sarebbe mancata, nonostante lo spirito della legge. Si pensava, infatti, che il privato avrebbe avuto interesse ad affiancare il pubblico negli interventi su aree una volta di prima periferia e oggi inglobate nella prima cintura urbana a patto che gli enti locali rivedessero i propri piani regolatori per rendere edificabili terreni che prima non lo erano. A tal proposito, vorrei sapere da voi come sono i rapporti con gli enti locali.
Quello delle cooperative, sollevato dal collega Ascierto, è davvero un problema. Se all'interno di aree demaniali, quindi vicino a installazioni militari, diamo la possibilità di costruire alloggi di servizio che poi resteranno al personale al termine della carriera, passando poi agli eredi, nel volgere di un paio di generazioni ci troveremo con alloggi attigui a installazioni militari non più a disposizione del personale in servizio.
Se la soluzione delle cooperative, da un lato, ha il pregio di coinvolgere il personale e di far reperire rapidamente fondi per avviare gli interventi, dall'altro potrebbe rivelarsi un'arma a doppio taglio, innescando un meccanismo tale per cui dovremo costruire altri alloggi e sempre più distanti. Credo che occorra ragionarci sopra. Nel mondo del lavoro ci sono cooperative in cui i patti sono chiari fin dall'inizio. Chi partecipa sa che, quando andrà in pensione, dovrà lasciare il suo alloggio e che gli subentrerà il primo avente diritto in graduatoria, da cui sarà risarcito in base a un certo meccanismo.
Mi lascia, inoltre, perplesso la questione delle classificazioni catastali. Condivido il fatto che il Ministero della Difesa non impugni le sentenze del TAR, ma non mi sembra così equo che alcuni fortunati abbiano vinto la lotteria degli alloggi aggiudicandosi come A3 un prestigioso appartamento A1 in una zona centrale di Roma. Per il principio di equità e trasparenza che dovrebbe permeare queste operazioni, mi sembra un'ingiustizia verso i colleghi. È un altro capitolo aperto che forse dovremmo considerare in un provvedimento legislativo.
È una questione di equità. Non si vuol certo affermare che chi occupa quegli appartamenti non vi abbia diritto.
PRESIDENTE. Vorrei porre una domanda sulle prospettive future. Esistono
studi o si è mai pensato di studiare la realizzazione, visto che abbiamo un esercito professionale, di cittadelle militari, non necessariamente all'interno delle città, che siano autosufficienti e magari interforze, così da affrontare complessivamente il problema dei beni della Difesa?
Esistono migliaia di caserme sparse in tutta Italia e, spesso, non si riesce a garantirne la manutenzione. Concentrando gli alloggi si potrebbe dare un servizio migliore alle Forze armate nel complesso, affrontare in maniera decisiva il problema dell'alloggio collegato a chi è realmente in servizio, nonché instaurare un migliore rapporto con le pubbliche amministrazioni e le comunità locali, che spesso si battono per la permanenza delle caserme, ma devono poi poter realizzare strutture adeguate. Negli Stati Uniti paradossalmente, pur essendo l'esercito americano assai più grande del nostro, ci sono meno caserme, ma molto più grandi.
Do ora la parola ai nostri ospiti per la replica.
CLAUDIO DEBERTOLIS, Segretario generale della Difesa. Inizio dalle prime domande relative agli ostacoli incontrati e ai prezzi fuori mercato. La realtà è che, quando la Difesa si mette in moto per realizzare ciò che le normative sembrano consentirle, si deve confrontare con una miriade di situazioni in cui non è protagonista, dovendo attendere le decisioni che altri prendono. Dunque, proprio nel momento in cui si cerca di essere più asettici possibile, si incontrano tali inconvenienti.
Il meccanismo per stabilire il prezzo è stato costruito con criteri che avrebbero dovuto portare a prezzi giusti e, per altro, orientati verso il basso. In certe zone, invece, il mercato si sta comportando diversamente da quanto previsto. Le fluttuazioni del mercato possono essere sfasate rispetto alle valutazioni risultanti dai meccanismi che abbiamo scelto. È una realtà che affronteremo, forse prevedendo ulteriori correttivi. Penso che nel complesso i prezzi siano stati individuati correttamente, ma ci sono stati segnalati casi, seppure pochi, in cui tra il mercato e le nostre valutazioni esiste una differenza effettiva. È un problema che affronteremo.
Il confronto con gli altri soggetti a cui la legge ci chiede di uniformarci per raggiungere gli obiettivi è la causa di questo lungo ritardo, ma rende possibile anche un accumulo di esperienze. Probabilmente elaboreremo un resoconto, un lesson learned, per capire cosa sia possibile fare e quale normativa ritoccare per accelerare i tempi. È anche vero, però, che ogni volta che si tocca qualcosa cercando di eliminare un ostacolo spesso se ne crea un altro, come è successo per la vendita degli alloggi.
Il fatto che la Corte dei conti abbia stabilito che il rogito del notaio non è immediatamente valido, inducendo le banche a non concedere i mutui, ha ritardato di quasi un anno il raggiungimento dei nostri obiettivi e ancora il problema non è risolto. Se non avessimo incontrato questa difficoltà, avremmo già venduto molti alloggi. Invece abbiamo soltanto ricevuto le caparre. Sono tutti esempi di quanto il nostro sistema sia farraginoso. Le leggi di semplificazione che verranno proposte potranno eliminare alcuni di questi ostacoli, ma la nostra volontà di raggiungere rapidamente gli obiettivi purtroppo si scontra con questa realtà. Conoscendo le persone che ci hanno lavorato e la loro dedizione, ritengo che sia una realtà non dovuta a scarsa volontà della Difesa.
Ciò si lega al rapporto con le autorità locali. La cooperazione delle autorità locali in genere non c'è stata. A Bari, ad esempio, era stata avviata un'iniziativa sfruttando il terzo meccanismo previsto dalle norme in materia. Si tratta di un meccanismo - l'ho già menzionato nell'intervento introduttivo - che coinvolge i privati e sembrerebbe molto efficiente perché è il privato a fornire il diritto di superficie. Come dicevo, era stato fatto un progetto che teoricamente ci avrebbe consentito di costruire a costi molto appetibili per una zona ad alta densità come la città di Bari, ma siamo entrati in contenzioso con il sindaco. Ci sono state sentenze del TAR e del Consiglio di Stato e la cosa non è ancora partita. È un esempio tra tanti.
Posso solo dire che a fronte di queste esperienze stiamo migliorando sempre di più i nostri meccanismi. Abbiamo per altro previsto una ristrutturazione per incrementare la nostra efficienza e flessibilità. Pur essendo una pubblica amministrazione, ci troviamo a fronteggiare altre pubbliche amministrazioni o altre autorità pubbliche. La lezione è quella di imparare a muoverci al di fuori delle strette competenze della Difesa per raggiungere i risultati attesi. Per rimuovere gli ostacoli dovremo capire, in base alle esperienze di questi anni, se siano possibili ulteriori perfezionamenti, ma la prima azione dobbiamo compierla noi stessi cercando di migliorare il nostro modo di operare.
Per quanto riguarda le domande sui fondi poste dall'onorevole De Angelis, credo che i fondi vengano da noi utilizzati e non tornino al MEF. Sul punto, comunque, il generale Noto potrà spiegare i dettagli.
FRANCESCO MAURIZIO NOTO, Capo Ufficio generale del coordinamento tecnico della Direzione generale dei lavori del demanio. Occorre distinguere. Una quota dei canoni degli alloggi rientra direttamente al MEF; l'altra quota - che rientra sempre al MEF - viene riassegnata in parte al fondo per la manutenzione e in parte al fondo per la costruzione degli alloggi; una terza quota dovrebbe andare al fondo casa. Dico dovrebbe perché spesso ciò non accade.
Per il fondo casa abbiamo tre linee di finanziamento, di cui un'annualità è per altro in perenzione amministrativa. La realtà è che, nonostante le diverse procedure pubbliche e le diverse azioni di persuasione che abbiamo condotto verso soggetti finanziari, non abbiamo trovato il soggetto finanziario capace di veicolare la concessione dei mutui. In questo momento sul fondo casa sono accreditati in competenza circa 3,5 milioni di euro ma, poiché il volume finanziario è troppo piccolo, nessuno si è reso disponibile a veicolarlo. Abbiamo proposto sia la concessione dell'intero mutuo, sia la partecipazione al mutuo facendo fronte agli interessi passivi in modo da aumentare la platea, ma entrambe le soluzioni si sono rivelate scarsamente appetibili.
Stiamo, quindi, tastando la disponibilità di soggetti pubblici, come ad esempio la Cassa depositi e prestiti, e stiamo anche verificando se esistano le condizioni per una gestione autarchica, attraverso nostri soggetti, ma al riguardo esiste qualche problema. Dobbiamo verificare esattamente quale meccanismo, legislativo o di secondo livello, ce lo impedisca. È un tema molto delicato. Come si sa, il meccanismo delle riassegnazioni da parte del MEF è estremamente aleatorio. Il rientro reale delle risorse nei fondi della Difesa è quindi molto ridotto.
La norma su cui abbiamo lavorato è frutto di un lavoro congiunto e faceva parte di un disegno legislativo molto più vasto e organico, poi condensato in cinque commi della legge finanziaria per il 2008. La previsione è a largo spettro e introduce questa nuova forma di alloggio di servizio che transita in proprietà, accanto alle forme preesistenti dell'alloggio in assegnazione temporanea e per incarico specifico, che restano invece di proprietà dell'amministrazione in funzione di quella visione della mobilità del personale tipica dello strumento militare precedente alla riforma della leva. Gli alloggi erano, infatti, pensati per ufficiali e sottufficiali, mentre la leva era accasermata e non aveva bisogno di abitazioni familiari.
La vera novità è, dunque, quella degli alloggi «a riscatto». Li chiamiamo così per semplicità, ma questa dizione, tra norme e regolamento, ha assunto diverse connotazioni. Si è anche più volte parlato impropriamente di alloggi a riscatto realizzati con il metodo cooperativo. In realtà quelli realizzati dalle cooperative non sono alloggi a riscatto. È una forzatura quella di adottare il metodo delle cooperative per assegnare alloggi di proprietà. Non è etimologicamente esatto.
Il discorso degli alloggi in concessione si lega alla dismissione dei sedimi, un problema che riguarda la nuova postura delle Forze armate. Come sapete, la revisione dello strumento militare è tuttora in corso. Concentrare il personale - e qui
rispondo alla domanda del presidente Cirielli - per la Difesa è un nice to have, sia per motivi di ordine tecnico, in quanto si riducono gli oneri, sia per motivi di ordine operativo, perché lo strumento militare non è più destinato a operare sul territorio nazionale, ma al di fuori di esso. Inoltre non esiste ormai più la minaccia che possa agire sulle concentrazioni di truppe.
Per farlo occorrono però le risorse e noi le abbiamo cercate sia nella scorsa legislatura, sia in quella attuale. Abbiamo cercato il dialogo con le amministrazioni locali e qualche volta ci siamo riusciti. Vi faccio l'esempio delle due province autonome di Trento e Bolzano. Mentre con la provincia autonoma di Bolzano è in fase avanzata di realizzazione un imponente programma di accentramento del valore di circa 200 milioni di euro, il programma per liberare tre caserme della città di Trento nell'ambito di un accordo di programma intergovernativo e interistituzionale non è nemmeno iniziato.
Analogamente, importanti iniziative con la provincia di Aosta sono in fase iniziale di realizzazione dopo cinque anni dalla stipula dell'accordo di programma e a Pisa, dove ci sono tre caserme nel tessuto urbano, di cui una sul Lungarno, riscontriamo difficoltà enormi. In generale i comuni che fanno da stazione appaltante faticano a riallocare le funzioni degli immobili. Le abbiamo provate tutte, ma esistono evidenti difficoltà nel processo urbanistico di valorizzazione degli edifici. Mi fermo qui perché questo argomento delle dismissioni è a latere e meriterebbe un approfondimento specifico.
Quanto ai prezzi di mercato, essi derivano dall'Osservatorio del mercato immobiliare (OMI), che prevede minimi e massimi. Il prezzo base, su cui si applicano gli sconti, viene individuato al centro della metà inferiore della forchetta. I prezzi medi risultano, quindi, pari al 25 per cento della forchetta a partire dal basso. Si tratta di un accordo con l'Agenzia del demanio formalizzato secondo quando stabilisce il regolamento.
Su questo 25 per cento si applica lo sconto del 30 per cento netto per tutti, indipendentemente dalla situazione, e lo sconto aggiuntivo dal 10 al 25 per cento a seconda della situazione reddituale virtuale dei soggetti occupanti. Dico virtuale perché su questo reddito si agisce in due direzioni opposte: infatti, il reddito viene diminuito in base alla consistenza familiare e alla presenza nel nucleo familiare di portatori di handicap e viene aumentato in base alla lunghezza del tempo di occupazione senza titolo. Quanto ai sine titulo, nessuno li ha considerati come abusivi. Partecipano infatti alle procedure di vendita perché fin dalla stesura della norma originaria la definizione di conduttori di fatto dell'appartamento aveva permesso di superare il problema.
I prezzi sono di mercato, ma certo è che in qualche situazione urbana, come nella prima cintura periferica di Roma, la valutazione dell'OMI è alta.
La classificazione A2 o A3 si basa sulla situazione reale. L'Agenzia del territorio ha un programma che produce l'accatastamento in modo automatizzato. Noi non intendiamo ricorrere contro le sentenze, ma può darsi che l'Agenzia del territorio ricorra per difendere questa che è una sua procedura codificata. All'origine gli alloggi sono stati realizzati in categoria A3. La legge n. 497/1978 stabilisce, infatti, che gli alloggi, fin quando sono di servizio, sono da considerarsi come A3. All'epoca la definizione della categoria catastale afferiva alla determinazione dell'equo canone. Tuttavia, la legge sull'equo canone non trova più applicazione e con essa sono decaduti quei meccanismi di calcolo dei canoni d'affitto. Una delle difficoltà attuali è proprio la definizione dei canoni di mercato, che è stata imposta per legge.
Per quanto riguarda le cooperative, abbiamo rilevato che il meccanismo uscito dal regolamento - escludendo il problema di considerare la cooperativa come uno dei mezzi per realizzare alloggi a riscatto - è troppo rigido a causa del fatto di dover mettere a disposizione il sedime, cioè un bene demaniale, con tutti gli oneri erariali che esso comporta. Desidero subito fugare il dubbio che la nostra amministrazione voglia favorire speculazioni
edilizie. Per definire l'onere erariale la norma prevedeva soltanto un metodo: il personale doveva riunirsi in cooperativa o riferirsi a una cooperativa già esistente.
Questo sistema è obiettivamente troppo rigido. Pensare a una graduatoria nazionale non avrebbe senso perché l'interesse alla casa è locale. Di conseguenza, servirebbe una progettualità dell'amministrazione, che dovrebbe valutare le necessità di un'area e quali aree mettere a disposizione, formulando poi una proposta al personale interessato. Abbiamo cercato di prevedere un procedimento per questo processo ed è attualmente in adozione un decreto ministeriale che definisce i meccanismi.
Siamo favorevoli ad allargare la previsione regolamentare a cooperative già esistenti che si facciano promotrici di questa azione. L'importante è che abbiano un libro soci di aventi titolo. Questa è la principale tutela contro la speculazione edilizia. L'iniziativa può essere affidata a un soggetto cooperativo già esistente a patto che sia costituito da aventi titolo. Per avere titolo il personale militare o civile deve essere in servizio. Se devono essere ceduti sedimi per la costruzione di alloggi di servizio, riteniamo che al momento dell'adesione all'iniziativa cooperativa il personale debba essere in servizio.
Nel caso di alloggi, occupati da sine titulo, che la Difesa ha interesse a recuperare senza adottare comunque procedure coercitive, pensiamo che siano più opportune iniziative dove non vengano messi a disposizione terreni dell'amministrazione. Altre iniziative, come quella di Bari a cui accennava il generale Debertolis, non coinvolgono beni demaniali e non comportano quindi oneri erariali.
Crediamo, quindi, che sia opportuno inserire in questo tipo di iniziative il personale ormai in quiescenza che occupa alloggi sine titulo.
CLAUDIO DEBERTOLIS, Segretario generale della Difesa. Vorrei fare alcune considerazioni conclusive. Questa vicenda presenta situazioni in cui occorre raggiungere un certo equilibrio. Da un lato, occorre impedire le speculazioni edilizie, dall'altro, favorire il personale in quiescenza, che ha speso la sua vita in divisa e che potrebbe avere bisogno di una casa. Penso che i meccanismi attualmente a disposizione e il modo in cui stiamo riformando le Forze armate, concentrando e spostando reparti, possano dare risposta a tutte queste esigenze.
Una zona, anche demaniale, che si svuotasse di personale in servizio e che per questo sarebbe comunque ceduta, potrebbe essere adatta per la realizzazione di alloggi destinati al personale che lascia il servizio. Continueremo a studiare. Ritengo che la normativa non abbia ancora prodotto un risultato evidente a causa dei tantissimi lacci che ci hanno rallentato. Non credo però che potessero essere previste norme migliori di quelle introdotte.
È bene ricordare che la problematica degli alloggi va avanti da vent'anni. Se ne parlava già quando Ministro della difesa era l'onorevole Andreatta. Penso che abbiamo preso la strada giusta e che con pochi perfezionamenti potremo raggiungere dei risultati. Il fatto che alcune case vengono vendute a riscatto può produrre un circolo virtuoso e consentire di costruire nuovi alloggi per il personale in servizio, dando a chiunque arrivi nelle Forze armate la prospettiva di avere una casa.
È ciò a cui punteremo.
MARCELLO DE ANGELIS. Chiedo scusa, generale. Ho due domande semplicissime.
Difesa Spa, rivista e ripensata, è uno strumento che potrebbe risolvere il problema, a mio avviso esiziale, del non protagonismo della Difesa. Potrebbe essere utilizzato per far sì che la Difesa sia attore diretto nella vendita o nel recepimento dei canoni?
Il richiamo del TAR alla legge n. 497 del 1978 è all'origine del problema sottolineato dal collega Gidoni a proposito del fatto che un appartamento di lusso nel centro di Roma viene classificato come
quelli della Cecchignola, perché tutti gli alloggi furono concepiti come una necessità sociale, oppure no?
CLAUDIO DEBERTOLIS, Segretario generale della Difesa. Difesa Spa è uno strumento creato per permettere alla Difesa di vendere dei servizi. Non entra in questo campo in cui la normativa ci consente di avere un flusso finanziario regolato diversamente. Difesa Spa non è la risposta a questo.
Per quanto riguarda il TAR, il problema esiste. Abbiamo alloggi che di base dovrebbero essere A3, ma che, trovandosi in zone pregiate, diventano A2 o A1. Riuscire a regolare questa situazione non è così semplice. Ritengo che l'esperienza di queste due sentenze ci farà riflettere sull'opportunità di definire un criterio per evitare casi eclatanti, favorendo comunque il personale.
Come detto, alla Difesa interessa vendere senza speculare.
FRANCESCO MAURIZIO NOTO, Capo Ufficio generale del coordinamento tecnico della Direzione generale dei lavori del demanio. Le classificazioni superiori si applicano agli alloggi oggetto di sentenza. A meno di ulteriori ricorsi, non impiegheremo criteri generalizzati di abbassamento del livello catastale. I rarissimi casi di alloggi A1 resteranno A1. Non penso che chi occupa questi alloggi abbia la «faccia tosta» di porre il problema.
Gestire questi alloggi classificati di lusso è stato delicato fin dall'origine. Avevamo addirittura previsto uno specifico metodo di vendita e di attuazione dell'opzione. Successivamente questo discorso è scomparso, ma all'inizio noi prevedevamo di metterli all'asta e che il conduttore esercitasse l'opzione sul prezzo spuntato. L'idea era proprio quella di evitare che ci fossero trattamenti di favore. Nel regolamento questa proposta è stata molto mitigata. È rimasto il diritto di scelta originaria del conduttore, ma questi pochi alloggi resteranno A1 perché sono di lusso.
In generale non abbasseremo la categoria catastale a meno che non saremo costretti da provvedimenti giurisdizionali.
PRESIDENTE. Ringrazio gli intervenuti e dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 15,15.