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Resoconti stenografici delle audizioni

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Commissione VI
19.
Giovedì 21 gennaio 2010
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Conte Gianfranco, Presidente ... 3

Audizione del direttore del Dipartimento delle finanze del Ministero dell'economia e delle finanze, sulle tematiche relative all'andamento delle entrate tributarie (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):

Conte Gianfranco, Presidente ... 3 7 9 10 11 12 13 14 17 18
Causi Marco (PD) ... 9 13 14
D'Antoni Sergio Antonio (PD) ... 10 11
Fluvi Alberto (PD) ... 11 16 17 18
Lapecorella Fabrizia, Direttore del Dipartimento delle finanze del Ministero dell'economia e delle finanze ... 3 7 13 14 16 17 18
Ventucci Cosimo (PdL) ... 10 17

ALLEGATO: Documentazione consegnata dal direttore del Dipartimento delle finanze del Ministero dell'economia e delle finanze ... 19
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Repubblicani; Regionalisti, Popolari: Misto-RRP; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI.

[Avanti]
COMMISSIONE VI
FINANZE

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di giovedì 21 gennaio 2010


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO CONTE

La seduta comincia alle 14,45.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione del direttore del Dipartimento delle finanze del Ministero dell'economia e delle finanze, sulle tematiche relative all'andamento delle entrate tributarie.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del direttore del Dipartimento delle finanze del Ministero dell'economia e delle finanze, sulle tematiche relative all'andamento delle entrate tributarie.
La professoressa Lapecorella ha lasciato a nostra disposizione una copia del Bollettino delle entrate tributarie; non appena disponibile, sarà posta in distribuzione l'ulteriore documentazione predisposta.
Do la parola alla professoressa Lapecorella, che è accompagnata dalla dottoressa Patrizia Nardi e dal dottor Giovanni D'Avanzo.

FABRIZIA LAPECORELLA, Direttore del Dipartimento delle finanze del Ministero dell'economia e delle finanze. Signor presidente, prima di riferire analiticamente sull'andamento delle entrate tributarie, debbo premettere che nell'ultimo documento di finanza pubblica, la Relazione previsionale e programmatica pubblicata alla fine del mese di settembre del 2009, le entrate tributarie della pubblica amministrazione per l'anno 2009 sono state stimate in circa 444 miliardi di euro.
I risultati relativi all'intero anno 2009 non sono ancora disponibili. In particolare, per le entrate tributarie monitorate dal Dipartimento delle finanze mancano alcune informazioni relative al gettito del mese di dicembre 2009. Mancano del tutto, invece, le informazioni riguardanti le entrate non monitorate direttamente dal Dipartimento delle finanze, in quanto non di nostra competenza. Si tratta, più specificamente, delle entrate da rimborsi e da compensazioni, nonché delle entrate relative ad alcuni tributi locali, tra le quali sono importanti quelle derivanti dall'ICI, sul cui andamento fornisce ragguagli periodici l'Istat.
L'analisi sulla quale riferirò oggi è concentrata, quindi, sull'andamento delle entrate dell'anno 2009, con riferimento al periodo gennaio-novembre. Nella prima parte della relazione vorrei offrire alla Commissione un quadro di insieme circa l'andamento delle entrate tributarie, che monitoriamo mensilmente, dando notizia dei dati rilevati attraverso la pubblicazione degli stessi nel Bollettino delle entrate tributarie.
Le entrate tributarie erariali registrate nel periodo gennaio-novembre 2009 evidenziano una flessione del gettito del 3,9 per cento, pari a circa 15 miliardi di euro.
Nel primo grafico a pagina 3 della relazione l'andamento dei tassi di variazione cumulati delle entrate mostra una


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prima parte dell'anno in cui il gettito, dopo un crollo superiore al 6 per cento, registrato a febbraio, ha dato forti segnali di ripresa fino al mese di giugno.
Nel trimestre tra giugno e agosto, il gettito delle entrate tributarie totali, confrontato con il gettito del periodo corrispondente dell'anno precedente - quindi, confrontato nel suo andamento tendenziale -, ha mostrato una tendenza alla stabilizzazione intorno al -2,5 per cento: partendo dal punto più basso del -6,6 per cento, toccato a febbraio, arriviamo, nel trimestre giugno-agosto, ad una stabilizzazione intorno ad un valore del -2,5 per cento.
Negli ultimi tre mesi osservati - settembre, ottobre e novembre - si è registrata una nuova, lieve flessione.
La scomposizione del gettito delle imposte tributarie erariali tra imposte dirette e imposte indirette indica che l'andamento delle entrate totali è essenzialmente determinato, nella sua evoluzione mensile, dall'andamento delle imposte dirette. È ben noto che tali imposte sono le più importanti del sistema tributario italiano, come ha recentemente rimarcato il Ministro Tremonti. In particolare, all'interno del nostro sistema tributario, l'imposta più importante è l'IRE, l'imposta sui redditi delle persone fisiche (ciò ci caratterizza anche rispetto ad altri Paesi europei).
Le curve che descrivono l'andamento del gettito delle entrate tributarie totali e l'andamento del gettito delle imposte dirette sono praticamente sovrapponibili. L'andamento delle imposte indirette, invece, che è influenzato in larga misura dal gettito dell'imposta sul valore aggiunto, determina una traslazione verso il basso, quindi una caduta del livello del gettito delle entrate tributarie totali.
Riassumendo le diverse fasi dell'evoluzione del gettito, di cui vi ho detto, abbiamo una prima parte dell'anno che inizia molto male, con il punto più basso nel mese di febbraio, poi una ripresa abbastanza significativa fino al mese di giugno, un trimestre intermedio di stabilizzazione nei mesi da giugno ad agosto e, successivamente, una lieve flessione. Queste variazioni sono riconducibili a fattori normativi, istituzionali ed economici, che hanno interessato principalmente le ritenute dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, l'autoliquidazione dell'imposta sul reddito e dell'imposta sul reddito delle società, e alcune imposte addizionali e sostitutive a carattere straordinario.
Per poter interpretare l'andamento tendenziale del gettito nel 2009, il confronto va fatto con i periodi corrispondenti dell'anno precedente. Un elemento significativo, nonché un fattore istituzionale rilevante nella spiegazione dell'andamento del gettito dell'IRE, è relativo al rinnovo contrattuale in alcuni importanti comparti del settore privato, avvenuto all'inizio del 2008.
Pertanto, le entrate per ritenute sui redditi di lavoro dipendente erano significativamente aumentate nel 2008, sia per l'aumento previsto dal contratto sia per la corresponsione dei relativi arretrati. In questo senso, il confronto con i primi mesi del 2009 evidenzia una flessione, che è essenzialmente influenzata da tale fattore istituzionale.
Per converso, nella parte centrale del 2009 sono stati rinnovati i contratti collettivi in alcuni importanti comparti del settore pubblico - Ministeri, scuola e università - e ciò, insieme al contemporaneo ricorso agli ammortizzatori sociali, ha contribuito, da una parte, al mantenimento dei livelli occupazionali e, dall'altra, alla stabilizzazione del gettito delle ritenute sul lavoro dipendente, che quindi, nonostante la crisi, ha mostrato una buona tenuta per tutto l'anno 2009.
Il secondo semestre del 2009, in coincidenza con le scadenze di versamento delle imposte autoliquidate, è stato caratterizzato dall'andamento non brillante dell'IRE e dell'IRES (ovvero le imposte sul reddito delle persone fisiche e sul reddito delle società).
I fattori che spiegano l'andamento non brillante di queste due importanti imposte del nostro sistema tributario sono essenzialmente di natura normativa.
La rappresentazione grafica di quanto ho appena illustrato è contenuta nei primi


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due diagrammi a pagina 3 della relazione. Come dicevo, la spiegazione dell'andamento non brillante dell'IRE e dell'IRES è riconducibile a fattori normativi - quindi, a modifiche che sono state introdotte nell'ordinamento tributario - e a fattori economici. In particolare, il deterioramento del ciclo economico e la riduzione della base imponibile hanno ridotto sia il gettito delle imposte autoliquidate versate in unica soluzione sia i versamenti rateizzati.
D'altra parte, nel 2009 si sono manifestati pienamente sia gli effetti - in particolare, sulle imposte dirette - dell'entrata in vigore della riforma dell'IRES, introdotta con la legge finanziaria per il 2008, sia del regime fiscale per i contribuenti minimi - sempre previsto dalla legge finanziaria per il 2008 -, ai quali, come ricorderete, è stata concessa una tassazione forfetaria a valere sull'IRPEF, sull'IRAP ed anche, in realtà, sull'IVA.
Infine, bisogna apprezzare come nella parte centrale dell'anno - come potete osservare nel primo grafico del documento - si evidenzi un tasso di variazione positivo del gettito: nel mese di giugno e, in via residuale, nel mese di luglio, le imposte dirette hanno fatto registrare un risultato particolarmente positivo, in conseguenza del versamento di alcune importanti imposte addizionali e sostitutive che hanno dato un gettito di circa 7 miliardi di euro.
In particolare, il dato è riconducibile all'introduzione della possibilità, per i soggetti IAS adopter, di riallineare le differenze tra valori civili e fiscali, a fronte del pagamento di un'imposta sostitutiva (articolo 15 del decreto-legge n. 185 del 2008). Si è trattato di una misura molto importante, accolta favorevolmente dalle imprese, anche in ragione del suo carattere facoltativo. L'ammontare del gettito collegato al prelievo sostitutivo testimonia, del resto, il gradimento da parte delle imprese.
A mio avviso, la misura si è rivelata molto importante anche dal punto di vista economico, nel senso che, in effetti, le entrate associate al riallineamento hanno generato un gettito compatibile con la tenuta dei conti in un momento molto complicato, il momento peggiore della crisi economica. Inoltre, il riallineamento darà maggiore respiro alle imprese nei successivi anni d'imposta, in quanto consentirà di effettuare maggiori ammortamenti. La scommessa è quella di dare alle imprese uno strumento in più per consentire loro di agganciare la ripresa quando questa si manifesterà.
Credo sia importante sottolineare entrambi gli aspetti già evidenziati: da un lato, è stato possibile far affluire risorse al bilancio dello Stato; dall'altro, le imprese potranno disporre di maggiori risorse nel momento in cui dovranno agganciare la ripresa.
Direi che, per quanto riguarda l'analisi del gettito delle imposte dirette, quelli descritti siano i fatti più significativi da ricordare sotto i tre profili che ho individuato all'inizio: istituzionale, normativo ed economico.
Per quanto riguarda le imposte indirette, occorre notare che il loro gettito ha manifestato una costante ripresa dopo il primo bimestre del 2009, che era stato caratterizzato da preoccupanti valori di contrazione se confrontato con il corrispondente bimestre dell'anno precedente. A partire da marzo, tuttavia, si è evidenziato un andamento in leggera ma costante ripresa. Nella parte centrale dell'anno, in corrispondenza del mese di giugno, c'è stata una leggera contrazione, ma poi è ripreso il trend che si era manifestato a marzo.
Dal grafico a pagina 5 del documento consegnato, nel quale si mettono a confronto l'andamento delle imposte indirette e quello dell'IVA, risulta evidente che quest'ultima spiega, in gran parte, l'andamento complessivo delle imposte indirette.
La contrazione del gettito IVA è naturalmente legata al deterioramento del ciclo economico, a livello sia nazionale sia internazionale. Tale deterioramento può facilmente essere osservato con riferimento alle variazioni percentuali trimestrali - congiunturali, in realtà - dei consumi interni e delle importazioni di beni e di


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servizi, i fattori che essenzialmente influenzano l'andamento dell'IVA sugli scambi interni e sulle importazioni.
Se si osserva la rappresentazione dell'andamento dei consumi finali interni e delle importazioni nei trimestri degli anni 2008 e 2009 si nota che, a partire dal terzo trimestre del 2008, entrambe le variabili - consumi finali interni e importazione di beni e servizi - hanno evidenziato una forte flessione, che, per fortuna, sembra attenuarsi e stabilizzarsi già dal secondo trimestre del 2009. Gli effetti della crisi si riflettono anche sull'andamento del gettito degli ultimi mesi del 2009, nei quali è possibile cogliere qualche debole segnale di ripresa e di uscita dalla fase critica.
La flessione dell'IVA va riducendosi lentamente e costantemente già dal mese di luglio. Inoltre, il dato preliminare relativo all'IVA sugli scambi interni del mese di dicembre - che, come dicevo all'inizio, non è ancora definitivo - evidenzia una crescita superiore al 3 per cento. Se tale incremento fosse confermato dai dati definitivi, l'anno 2009 si chiuderebbe con un tasso di variazione annua negativo inferiore al 4 per cento, distante - ma non troppo - dalla variazione annua dei consumi interni, registrata dall'ISTAT, per i primi tre trimestri del 2009, intorno al -2,3 per cento.
Mi piace cogliere l'occasione per fare alcune precisazioni di natura tecnica in merito al confronto tra l'andamento del gettito IVA e l'andamento dei consumi, al quale si è ripetutamente fatto riferimento, l'anno scorso, per inferirne un aumento dei fenomeni evasivi.
A tale proposito, mi sembra importante, dal punto di vista tecnico, sottolineare che non esiste una relazione stabile o regolare tra l'andamento del gettito IVA e l'andamento dei consumi. Osservando le serie storiche dell'andamento dei consumi e del gettito IVA non si riscontra alcun tipo di regolarità.
La circostanza può essere ascrivibile a diversi fattori - oltre che, senza ombra di dubbio, anche al verificarsi di fenomeni evasivi -, molti dei quali sono di natura tecnica, mentre alcuni sono di natura economica. Tuttavia, è un gran peccato che nel dibattito non si colgano le caratteristiche di un'imposta importante come l'IVA che possono giustificare e far meglio comprendere l'andamento del gettito.
Mi piace ricordare, in questa sede, che l'IVA gravante sui consumi delle famiglie rappresenta circa il 70 per cento del gettito complessivo dell'imposta; il restante 30 per cento deriva da altre componenti della base imponibile aggregata. In media, il 15 per cento è rappresentato da investimenti - quindi da consumi intermedi - e la restante quota da acquisti effettuati da imprese e istituzioni che non portano l'IVA in detrazione. Pertanto, la variabilità del gettito IVA dipende anche dall'andamento di tali variabili.
È importante, inoltre, ricordare che il gettito IVA rilevato mensilmente dipende dal meccanismo di riscossione dell'imposta, che è plurifase. In altre parole, i versamenti periodici, per il funzionamento dell'imposta e, in particolare, per il meccanismo di riscossione sottostante, non sono necessariamente contestuali al momento in cui avviene la cessione di beni o la prestazione di servizi.
Per approssimare in modo corretto la base imponibile IVA con i dati di contabilità nazionale - come si fa, in maniera rozza, quando si confrontano i consumi con il gettito IVA -, occorre in ogni caso effettuare numerosi aggiustamenti, per tener conto delle dettagliate specificità della normativa IVA, caratterizzata dall'esistenza di tre aliquote differenziate, di settori esenti e di operazioni non imponibili. Noi sappiamo che l'IVA, così come è applicata nel nostro ordinamento, è ben lontana dall'IVA ideale di cui si parla nei manuali di scienza delle finanze, a causa di specifiche previsioni normative che caratterizzano il prelievo in maniera particolare. Di tutto ciò bisogna tenere conto per approssimare in maniera rigorosa la base imponibile IVA con i dati di contabilità nazionale.
Occorre, infine, prendere atto dei fattori economici: nell'attuale congiuntura economica - com'è stato rilevato dal Governatore della Banca d'Italia nella relazione


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annuale, e anche da noi nel Bollettino delle entrate tributarie, con riferimento al monitoraggio dei dati ISTAT sui consumi di beni durevoli -, la discrepanza tra la dinamica dell'IVA e quella dei consumi è in parte riconducibile ai diversi effetti che la crisi ha prodotto sui consumi di beni durevoli e sui consumi di beni di prima necessità.
I dati sembrano confermare che la crisi ha influito maggiormente sul consumo di beni durevoli, sui quali grava l'aliquota ordinaria del 20 per cento, mentre ha tenuto il consumo dei beni di prima necessita, che, per la gran parte, sono soggetti ad aliquota ridotta (in molti casi, l'aliquota è addirittura quella minima del 4 per cento).
Fatta questa breve digressione, tornerei all'andamento delle imposte. Ho parlato dei due grossi comparti, delle imposte più importanti - dirette e indirette -, individuando quali sono i fattori di natura istituzionale, normativa ed economica che ne hanno determinato l'andamento nel corso del 2009.
Concluderei con una breve panoramica sulle restanti imposte. Un gruppo il cui gettito risente in maniera diretta degli effetti della crisi economica è quello delle imposte sulle transazioni. L'andamento delle imposte sulle transazioni conferma che c'è un grosso legame tra il gettito e la crisi economica: dopo una contrazione, a partire dal terzo trimestre del 2008, si registrano, dal secondo trimestre del 2009, una certa stabilizzazione e una leggera ripresa.
Per altre imposte indirette, il cui gettito non è collegato alla congiuntura, si registrano andamenti positivi per tutto il 2009. Si tratta, in particolare, del prelievo sui giochi - che, a tutto novembre, ha fatto registrare una crescita del 5,6 per cento, pari a 606 milioni di euro -, del prelievo sui tabacchi - che ha fatto registrare una crescita dello 0,7 per cento, pari a 71 milioni di euro -, e dell'imposta sulle successioni e donazioni, che ha fatto registrare una crescita del 24,3 per cento, pari a 78 milioni di euro. Anche le accise hanno evidenziato variazioni positive per quasi tutto l'arco dell'anno: nel mese di novembre, la loro crescita si è attestata al 5,5 per cento.
Avrei concluso la panoramica sulle entrate tributarie, ma mi piacerebbe completare il discorso procedendo a un confronto con le entrate tributarie di altri Paesi.

PRESIDENTE. Direi di concludere questa prima fase dell'audizione con una carrellata sull'andamento delle entrate tributarie internazionali, che ci permetterebbe di confrontare la situazione italiana con quella degli altri Paesi.

FABRIZIA LAPECORELLA, Direttore del Dipartimento delle finanze del Ministero dell'economia e delle finanze. Dall'inizio del 2009 pubblichiamo uno specifico rapporto relativo all'andamento delle entrate tributarie totali di quei Paesi che, come l'Italia, divulgano su siti istituzionali il risultato del monitoraggio del proprio gettito. I Paesi oggetto del confronto sono la Francia, la Germania, l'Irlanda, il Portogallo, il Regno Unito e la Spagna.
I dati pubblicati da ogni Paese sono caratterizzati da omogeneità temporale - nel senso che il gettito rilevato si riferisce alla stessa unità di tempo -, ma possono anche presentare, ovviamente, diversi livelli di aggregazione e di classificazione; per questo motivo, non sono mai utilizzati da noi per fare confronti rispetto a specifiche fattispecie impositive, fatta eccezione per l'IVA, che, essendo un'imposta comunitaria, rende possibile un raffronto tra i sette Paesi oggetto dell'analisi.
L'obiettivo è quello di rendere possibile un confronto immediato dei tassi di variazione tendenziale del gettito tributario nei diversi Paesi.
Naturalmente, per rendere significativo il paragone, non apportiamo correzioni ai dati italiani (al contrario, nel Bollettino delle entrate tributarie, che pubblichiamo mensilmente, dobbiamo tenere conto di sfasamenti temporali, o di altre circostanze, la cui mancata considerazione altererebbe i risultati della comparazione con i corrispondenti periodi dell'anno precedente).


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Mi piace spendere qualche parola sull'importanza e sulla delicatezza di tale analisi: in realtà, credo che essa dia anche un significativo contributo di conoscenza circa la posizione occupata dal nostro Paese nel contesto internazionale più rilevante, vale a dire quello europeo.
L'assenza di dettagli nell'analisi, limitata a un confronto dell'andamento tendenziale, ci consente di illustrare i risultati della comparazione con sufficiente sicurezza. Un caso particolare è quello del mese di novembre: nel 2008, a causa della coincidenza del termine di scadenza del 30 novembre con la domenica, il versamento dell'acconto delle imposte autoliquidate era slittato al 1o dicembre; di conseguenza, il versamento delle medesime imposte, avvenuto nel 2009 alla naturale scadenza del 30 novembre, ha fatto registrare un 1,6 per cento in più che non concorda con il -3,9 da noi riportato nel Bollettino (dove abbiamo tenuto conto dello sfasamento temporale).
La conclusione generale che si ricava dal confronto dei tassi di variazione tendenziale con i maggiori Paesi dell'Unione Europea, è la seguente: l'Italia è il Paese che fa registrare una minore flessione del gettito. La deduzione rimane valida anche tenendo conto del dato omogeneo, del dato corretto, ovvero della flessione del -3,9 per cento, che è la più contenuta ad oggi registrata nei sette Paesi europei considerati. Dopo quello dell'Italia, i risultati migliori sono della Germania (-5,9 per cento) e del Regno Unito (-10,5 per cento).
L'analisi dell'andamento tendenziale delle entrate tributarie nei sette Paesi europei menzionati mostra una chiara suddivisione in due gruppi: per il primo, del quale l'Italia fa parte insieme alla Germania e al Regno Unito, la flessione del gettito - che è comune a tutti i Paesi dell'Unione, per effetto della crisi - si colloca in un range tra lo zero e il -10 per cento; per gli altri Paesi, invece, le oscillazioni sono comprese tra il -10 e addirittura il -25 per cento. In Francia, si registrano un crollo di oltre 17 punti percentuali nel primo quadrimestre del 2009 e un recupero di circa 7 punti nei mesi successivi. Un andamento simile hanno le variazioni del gettito del Portogallo e della Spagna, con crolli significativi nella prima parte dell'anno, seguiti da parziali recuperi.
Oltre a tale confronto, che è il più significativo, nella pubblicazione dedicata alle entrate tributarie internazionali abbiamo effettuato un confronto tra i tassi di variazione del gettito dell'IVA, che è un'imposta comunitaria.
Anche per quel che riguarda l'IVA l'Italia è, insieme alla Germania, e stavolta alla Francia, nel gruppo dei Paesi che fanno registrare le flessioni più contenute.
Si può apprezzare, inoltre, come i Paesi che presentano una flessione più contenuta abbiano anche un andamento dell'imposta più o meno omogeneo, ossia tendente alla stabilizzazione una volta superati i primi tre mesi del 2009, durante i quali sono stati più accentuati gli effetti della crisi economica.
La Germania si distingue da tutti gli altri Paesi perché, nonostante la crisi economica, è riuscita ad avere un gettito IVA costante rispetto a quello dell'anno precedente.
Per concludere molto rapidamente la mia relazione sull'andamento delle entrate tributarie, desidero dire qualcosa riguardo alle previsioni.
Come sapete, l'attività di previsione è svolta regolarmente dal Dipartimento delle finanze in coincidenza con l'evoluzione del ciclo della finanza pubblica. Il processo di elaborazione delle previsioni è basato su un modello dinamico, che utilizza tutte le informazioni disponibili in un dato momento e che consente di effettuare continue revisioni.
Le ultime previsioni ufficiali sono quelle contenute nella Relazione previsionale e programmatica per il 2010, pubblicata a settembre del 2009. Sono state previste entrate tributarie per un totale di 444 miliardi di euro, in flessione del 2,9 per cento rispetto a quelle registrate nel 2008.
Le previsioni saranno aggiornate a breve, tra la fine di gennaio ed i primi di febbraio, in occasione della predisposizione


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del Programma di stabilità. L'aspettativa è quella di una revisione al rialzo della stima, per effetto del miglioramento del quadro macroeconomico. A tale proposito, ricordo che, mentre nella Relazione previsionale e programmatica è previsto un aumento pari allo 0,7 per cento del PIL reale per il 2010, l'ultimo World economic outlook del Fondo monetario internazionale rivede al rialzo le stime relative all'Italia: come già annunciato dal Ministro Tremonti martedì, durante la sua conferenza stampa a Bruxelles, nel nostro Paese si registrerà, nel 2010, una variazione del PIL reale pari al 1 per cento. Evidentemente, ciò prelude ad una revisione al rialzo anche delle stime riferite alle entrate tributarie.

PRESIDENTE. Grazie, professoressa Lapecorella.
Do la parola ai colleghi che intendano porre quesiti o formulare osservazioni.

MARCO CAUSI. Ringrazio il direttore generale per la sua illustrazione, che mi ispira, di primissimo acchito, tre domande ed una richiesta.
La prima domanda è relativa alle misure una tantum per il 2009. Ci è stato ricordato che, se non ne tenessimo conto, nel periodo gennaio-novembre 2009 si sarebbe registrata, rispetto allo stesso periodo del 2008, una riduzione del gettito tributario del 5,3 per cento. Di conseguenza, l'una tantum migliora il risultato, portandolo da -5,3 a -3,9.
La principale una tantum, com'è stato ricordato, è l'imposta sostitutiva connessa al riallineamento dei valori di bilancio delle imprese. A tale riguardo, le chiedo, professoressa Lapecorella, se il Dipartimento sia in grado di stimare la perdita di gettito che, rispetto alla legislazione previgente, ci sarà nei prossimi anni. Pongo la domanda perché è evidente che la predetta misura una tantum, rivelatasi vantaggiosa per l'erario nel 2009, comporterà, invece, minori entrate negli anni successivi. Vorrei sapere, quindi, se il Dipartimento disponga di stime relative alla futura riduzione del gettito.
La seconda domanda verte nuovamente sulla questione della forbice tra il gettito dell'IVA e l'andamento dei consumi.
Invero, dei quattro argomenti addotti dal direttore generale a pagina 6 della relazione, per dimostrare che non si può stabilire alcuna correlazione regolare tra gettito IVA e andamento dei consumi, non mi sembra che i primi tre facciano riferimento a eventi in grado di determinare apprezzabili modificazioni da un anno all'altro.
Il quarto argomento, invece, è rilevante da un punto di vista congiunturale. Non ho preso appunti, ma ho fatto qualche conto. Dato che, secondo la Banca d'Italia, i consumi durevoli rappresentano una quota di circa il 10 per cento del totale dei consumi delle famiglie italiane, non riesco a comprendere come la sola contrazione dei consumi di beni durevoli (unico fattore davvero rilevante tra i quattro elencati a pagina 6 della relazione) possa giustificare una riduzione del gettito IVA pari all'8 per cento. Infatti, i consumi si riducono, nel periodo gennaio-novembre, di circa il 2,3 per cento, mentre il gettito dell'IVA si riduce dell'8,4 per cento (più specificamente, l'IVA sugli scambi interni e l'IVA sulle importazioni si riducono, rispettivamente, di circa il 5 per cento e di circa il 30 per cento). Credo, quindi, che la sola contrazione riferita al 10 per cento dell'intero ammontare dei consumi non permetta di spiegare nella sua interezza una forbice che rimane rilevante. Insomma, siamo ancora alla ricerca di altre spiegazioni, che non troviamo nei documenti forniti dal Dipartimento.
È molto interessante il confronto internazionale che il Dipartimento ci fornisce alle pagine 8 e seguenti della relazione. Tuttavia, sarebbe molto importante - avanzo una richiesta formale - che nella prossima relazione siano citate le fonti e i siti Internet dei singoli Stati, in modo da poter avere una cognizione diretta delle fonti documentali utilizzate. Naturalmente, voi del Dipartimento delle finanze siete maestri in materia; tuttavia i confronti internazionali in campo tributario sono molto complicati: poiché le definizioni


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microeconomiche delle entrate tributarie sono diverse dalle definizioni macroeconomiche di contabilità nazionale, i raffronti devono essere effettuati con grande rigore metodologico e i risultati devono essere, come si suole dire, replicabili. In altre parole, tanto la Commissione quanto l'intera opinione pubblica - compresi gli addetti ai lavori e gli esperti che fanno parte della comunità scientifica - devono essere in grado, basandosi su una corretta ed esaustiva indicazione delle fonti, di verificare i dati esposti nei grafici riportati alle pagine 9 e 10 della relazione.
Naturalmente, non sono in grado di procedere a una verifica così su due piedi, ma mi riprometto di effettuarla in seguito. Confesso che, se ci trovassimo in sede di discussione di una tesi di laurea o di altro lavoro scientifico, alcuni divari che emergono dai citati grafici darebbero sentore di errore statistico o definitorio: i range di variazione sono talmente grandi che ci si può chiedere se i confronti siano stati fatti bene. A mio avviso, è sicuramente necessaria una verifica; infatti, i range di variazione sono molto elevati, pur venendo in considerazione Paesi che sono molto simili, anche dal punto di vista dell'andamento macroeconomico. Per tale motivo, invito il Dipartimento ad un confronto, da tenersi in altra sede. Ritengo che sui grafici di cui alle pagine 9 e 10 della relazione un approfondimento sia assolutamente necessario: ai confronti internazionali si deve procedere utilizzando criteri che, da un lato, diano la massima sicurezza sotto il profilo della correttezza metodologica e, dall'altro, consentano una verifica dei risultati ottenuti, per evitare anche a noi di elaborare i nostri orientamenti in base ad assunti sbagliati.

PRESIDENTE. Credo che la professoressa Lapecorella le darà soddisfazione, onorevole Causi. È vero che manca il riferimento alle fonti, ma bisogna avere più fiducia nel nostro Paese.

COSIMO VENTUCCI. Ringrazio anch'io la professoressa Lapecorella e mi scuso di essere stato responsabile del suo ritardo: l'ho incrociata mentre mi recavo in XI Commissione e, scorgendo una bella signora, mi sono intrattenuto a parlare con lei senza rapportarla al suo ruolo.
I dati che ci ha illustrato, professoressa, forniscono una fotografia della situazione che ci fa riflettere.
Al di là dei dati relativi all'andamento delle entrate tributarie, che, ovviamente, andranno scorporati e analizzati anche dal punto di vista sociologico, vorrei porle una domanda: il Ministro Tremonti dice che vuole portare a compimento, entro il 2013, il suo disegno, elaborato già nel 1994. Tuttavia, se il 70 per cento del gettito dell'IVA - 103 miliardi - è riconducibile alle famiglie, le quali non possono portare l'imposta in detrazione, mi domando se il progetto di passare dalla tassazione delle persone alla tassazione delle cose non aggravi ancora di più la condizione dei soggetti meno abbienti. A me pare impressionante che il 70 per cento dell'IVA sia pagato dalle famiglie. Si tratta veramente di una cifra notevole.
Non ho potuto seguire la parte della relazione relativa all'aumento delle imposte di consumo sul gas metano, molto elevate nel 2009. Vorrei sapere se tale aumento sia stato dovuto a un motivo particolare sopravvenuto, ovvero derivi da situazioni precedenti. Mentre altre variazioni appaiono veramente minimali, al di là del dato relativo alla crescita dei giochi, quella riguardante il gas metano mi pare rilevante (bisognerebbe verificare l'incidenza del 35 per cento sugli incassi, ma la percentuale di incremento è comunque importante).
Abbiamo, inoltre, il problema dell'IVA, perché il 70 per cento del gettito viene spalmato - guarda caso - sulle famiglie, e non sulle imprese.

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Vorrei soltanto sapere se il Dipartimento disponga di un quadro relativo all'andamento dell'evasione, cioè del fenomeno contrario rispetto a quello che costituisce oggetto dell'audizione odierna.
Come ha giustamente rilevato, professoressa Lapecorella, l'andamento delle entrate,


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sia pure caratterizzato da luci e ombre, è accettabile in un momento di crisi. Il quadro preciso dell'andamento delle entrate nei mesi più colpiti dalla crisi è ben visibile.
Per quanto concerne l'evasione, essa dovrebbe attestarsi intorno ai 100 miliardi di euro, come hanno confermato le recenti pubblicazioni del 2008 e del 2007.

PRESIDENTE. Chi ha fornito tale dato?

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Il Ministero dell'economia e delle finanze. Non mi invento nulla: mi sto riferendo a stime pubblicate da tutti i giornali. Si parla di un imponibile che sfugge a tassazione di 200 miliardi e, quindi, di un'evasione di 100 miliardi. Queste informazioni sono state diffuse da tutti i giornali, dal Corriere della Sera a Il Sole 24 Ore.

PRESIDENTE. La settimana prossima incontreremo il dottor Befera.

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Poiché si può fare una valutazione sulle entrate, vorrei sapere se sia possibile effettuare una valutazione anche sull'andamento dell'evasione. Questa domanda nasce proprio dalla sua puntuale relazione, professoressa, della quale la ringraziamo. Mi chiedo, in particolare, se dal lavoro sul quale si basa il documento che ci è stato consegnato si possa ricavare anche qualche indicazione circa l'andamento dell'evasione fiscale: è aumentata? È diminuita?
Non intendo attizzare, con voi, una polemica di tipo politico, ma a nostro giudizio l'evasione è aumentata, essendo venuti meno alcuni strumenti come la tracciabilità dei pagamenti, che consentivano di contrastarla (anche se il Governo sostiene il contrario).
Vorrei sapere, su un piano tecnico, se il Dipartimento abbia un'idea esatta di come sia andata la partita dell'evasione, che per me è decisiva.
Ricollegandomi al precedente intervento dell'onorevole Ventucci, rilevo come il suo discorso relativo agli oneri che gravano sulle famiglie sia direttamente collegato a un preciso presupposto: a mio avviso, per abbassare le tasse bisogna recuperare l'evasione, altrimenti non c'è niente da fare (ma questo è un altro dibattito).
I dati molto puntuali che il Dipartimento ha fornito e il fatto che i generi di prima necessità hanno avuto quel preciso andamento cui si fa riferimento nella relazione dimostrano come sia complicato spostare la tassazione dalle persone alle cose, anche per il modo in cui è strutturata l'IVA nel nostro Paese. Per certi versi, in alcuni settori, come quello del turismo, bisognerebbe abbassare la tassazione, per consentire alle nostre imprese di essere più concorrenziali. Il turismo, ad esempio, è uno dei comparti in cui subiamo una concorrenza sleale da parte di altri Paesi, come la Spagna, che applicano un'IVA più bassa.
Non si capisce, quindi, come potremmo trasferire l'imposizione dalle persone alle cose. Il Ministro Tremonti è innamorato di questa idea, ed anche il sindacato da cui provengo la sostiene. Io, però, vorrei capire bene. Non intendiamo mettervi in discussione come fonte, ma i dati che ci fornite inducono a ritenere difficile, se non impossibile, realizzare tale disegno, mentre la grande partita della lotta all'evasione consentirebbe sul serio l'attuazione di un piano di diminuzione delle tasse. Questo è un tema politico, per cui preferisco fermarmi qui.

ALBERTO FLUVI. Anch'io vorrei ringraziare la professoressa Lapecorella per averci offerto un quadro esaustivo sull'andamento delle entrate.
Se possibile, vorrei chiederle qualche precisazione.
Alcuni quotidiani - penso soprattutto al Corriere della Sera - hanno pubblicato i dati relativi all'IRE, suddivisi per redditi da lavoro dipendente, autonomo e via dicendo. Se anche il Dipartimento ne dispone, chiedo se sia possibile ottenerli nei prossimi giorni.
Dalla lettura della relazione e del Bollettino mensile - valido fino a novembre;


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per dicembre, vedremo in seguito - mi sembra di poter inferire, con riferimento al complesso dell'IRE, che vi sono stati una tenuta delle entrate derivanti da lavoro dipendente e pensioni e un calo, se non un crollo, delle altre entrate, in particolare di quelle derivanti dai redditi di lavoro autonomo, nonché delle entrate IRES e IVA.
Desidero porre una domanda innanzitutto sull'IRES. Lei, professoressa, ha fatto giustamente notare che questo è il primo anno in cui sono entrate in vigore le modifiche normative introdotte dalla legge finanziaria per il 2008. Vorrei sapere, in particolare, se il dato relativo all'IRES sia scomponibile. Mi spiego meglio: è possibile sapere quale frazione del 21,4 per cento in meno di gettito IRES deriva dalle modifiche normative e quanta parte, invece, è da imputare agli effetti del ciclo economico?
Per quanto concerne l'IVA, professoressa, mi preme precisare che ogni eventuale accento polemico, in quanto frutto del dibattito politico in corso, non è ovviamente rivolto a lei. Personalmente, apprezzo tutti i suoi sforzi e, onestamente, anche la sua ostinazione. Nell'audizione del 12 novembre ho posto la medesima questione. Oggi mi sembra ancora più evidente, nonostante le giustificazioni da lei addotte, corrette dal punto di vista scientifico, la discrepanza tra l'andamento dei consumi, l'andamento del PIL e le entrate IVA. Come dicevo all'inizio del mio intervento, il grosso delle entrate proviene da soggetti - lavoratori dipendenti e pensionati - che non hanno, dal punto di vista dell'imposizione, grandi possibilità di manovra o di scelta, mentre in altri campi si verifica una diminuzione o addirittura un crollo del gettito, a seconda delle imposte considerate.
Premesso che la mia valutazione, diversamente dalle sue argomentazioni, professoressa, è più empirica che basata su dati scientifici, credo di poter affermare che ci troviamo di fronte a una ripresa dell'evasione fiscale, che qualche Ministro ha definito come una sorta di ammortizzatore sociale. Non voglio fare polemica, ma penso che la mia affermazione trovi conferma nei dati contenuti nel Bollettino.
Mi sia consentito accennare brevemente ad altre due questioni.
Innanzitutto, le chiedo, professoressa, se siano disponibili indicazioni specifiche relative al nuovo regime per i contribuenti minimi introdotto dalla legge finanziaria per il 2008. Negli anni precedenti sono stati verosimilmente soggetti all'applicazione degli studi di settore contribuenti i quali, ricorrendo i prescritti requisiti (uno dei quali è avere conseguito ricavi o percepito compensi non superiori a 30.000 euro nell'anno solare precedente), hanno potuto accedere al nuovo regime. Vorrei sapere, in particolare, quanti soggetti sono passati al regime semplificato, se sia possibile confrontare le posizioni precedenti con quelle attuali e, infine, quale differenza di gettito abbia determinato l'applicazione delle nuove disposizioni.
Concludo il mio intervento con una considerazione sui giochi, il cui gettito è in forte crescita. Ciò mi induce a prospettare la seguente alternativa: o siamo di fronte a uno degli effetti della crisi, la quale spinge molti a tentare la fortuna con i pochi spiccioli di cui dispongono, oppure si tratta del recupero di un sommerso che, nel settore dei giochi, è sicuramente significativo. Non so se lei, professoressa - forse, dovrei rivolgere la domanda al direttore dell'AAMS -, sappia dirmi quanti dei 600 milioni di euro di maggiori entrate derivino dall'una o dall'altra voce.

PRESIDENTE. Il direttore dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato ha affermato che di quelle maggiori entrate, di cui si meraviglia molto, bisognerà avere conferma l'anno prossimo.
Tempo fa chiedemmo di essere aiutati a capire l'effetto delle svariate innovazioni che, ogni anno, entrano sul mercato e danno nuovi stimoli. Sarebbe interessante, sotto il profilo statistico, capire quali effetti abbiano prodotto le novità che si sono succedute nel tempo nel settore dei giochi. Sono talmente tante, in realtà, che non si riesce a coglierne gli effetti sul gettito, anche se i singoli provvedimenti - non


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tutti, però - sono accompagnati da previsioni. In molti casi, si tratta di iniziative spot che non vengono nemmeno valutate dagli uffici competenti.
Se disponessimo di un raffronto con gli anni precedenti, potremmo capire, partendo dal gettito che era stato previsto, quanto hanno inciso effettivamente le innovazioni sulle entrate. È da questo tipo di operazione che si riesce a capire se c'è un recupero di sommerso ovvero se l'innovazione ha prodotto stimoli ulteriori. Win for life, ad esempio, è andato fortissimo all'inizio, ma adesso è in fase calante: forse, non ha inciso sul complesso delle entrate, o forse sì.
Do la parola alla professoressa Lapecorella per la replica.

FABRIZIA LAPECORELLA, Direttore del Dipartimento delle finanze del Ministero dell'economia e delle finanze. Seguirò l'ordine di formulazione delle domande.
All'onorevole Causi rispondo che la relazione tecnica al provvedimento che prevedeva il riallineamento delle differenze tra valori civili e fiscali conteneva non soltanto la stima del maggior gettito derivante dall'applicazione dell'imposta sostitutiva, legato a una determinata ipotesi di adesione da parte dei soggetti interessati, ma anche la corrispondente stima del minore gettito negli anni successivi (nella relazioni tecnica si tiene comunque conto del triennio rilevante). È dunque già nei conti il minore gettito, derivante dai maggiori ammortamenti, relativo agli anni successivi al 2009.
Avrà sicuramente un ulteriore riflesso sui conti il fatto che le adesioni sono state di gran lunga superiori a quelle stimate; comunque, i conti saranno corretti per tenere conto degli effetti prodotti dalle adesioni effettivamente intervenute.

MARCO CAUSI. Più del doppio, se ricordo bene.

FABRIZIA LAPECORELLA, Direttore del Dipartimento delle finanze del Ministero dell'economia e delle finanze. Siamo al triplo: 6,5 contro 2,6.

PRESIDENTE. Bisognerà vedere come andrà la rivalutazione dei beni d'impresa.

FABRIZIA LAPECORELLA, Direttore del Dipartimento delle finanze del Ministero dell'economia e delle finanze. Questo è un altro elemento molto importante.
La relazione tecnica, per ragionevolissima prescrizione del Servizio bilancio, consente di stimare gli effetti diretti della norma. Come ho già precisato, il riallineamento ha già prodotto effetti positivi e porterà frutti ancora migliori negli anni a venire. Si possono immaginare effetti indiretti derivanti dai maggiori ammortamenti, dal maggior reddito e, quindi, dal maggior prelievo IRES (non quantificato in sede di relazione tecnica, perché non si tratta di un dato sufficientemente oggettivo).
Per quanto concerne il box a pagina 6 della relazione, è verissimo che l'ultima osservazione relativa alla divergenza tra il gettito dell'IVA e l'andamento dei consumi - con la quale si evidenziano i diversi effetti prodotti dalla crisi sui consumi di beni durevoli e di beni di prima necessità - rappresenta una spiegazione congiunturale basata su un risultato osservato. Tuttavia, onorevole Causi, la considerazione che fa da premessa all'elencazione dei diversi fattori di natura tecnica ed economica è generale, non congiunturale: ogni volta che si mettono a confronto le due grandezze oggetto di analisi, vale a dire il gettito IVA e l'andamento dei consumi, è opportuno ricordare - è un dato di fatto - che la loro evoluzione non è, dal punto di vista statistico, strettamente correlata.
Credo che l'elenco dei fattori che possono contribuire a spiegare la predetta divergenza, certamente non esaustivo, sia oggettivamente riconducibile alle caratteristiche dell'imposta. La mia riflessione voleva essere un contributo in ordine ai motivi per i quali non si osserva una stretta correlazione, nel tempo, tra le due indicate grandezze. Il punto 4, invece, fa certamente riferimento a un dato congiunturale. Forse, avrei dovuto collegare meglio i primi tre punti con la premessa, che contiene la precisazione circa l'andamento


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delle serie storiche dei consumi e del gettito IVA.
Per quel che riguarda, invece, le fonti utilizzate per confrontare l'andamento delle entrate tributarie internazionali, troverete tutte le indicazioni nella seconda di copertina della copia del Bollettino che vi è stato distribuito. Sono stata, forse, anche un po' noiosa, ma ho voluto spiegare il significato che attribuiamo a tali confronti e il modo in cui procediamo. Nel Bollettino sono indicati i siti Internet dei vari Ministeri degli altri Paesi, dai quali desumiamo le informazioni.
Come Dipartimento delle finanze disponiamo anche di maggiori dettagli sia sul funzionamento delle imposte sia sul significato delle grandezze assunte come riferimento nei diversi Paesi. Ci permettono di acquisire informazioni più specifiche la presenza nei gruppi tecnici degli organismi internazionali e, in particolare, la partecipazione al gruppo tecnico della Commissione europea che lavora alla predisposizione del rapporto annuale denominato Taxation trends in the European Union.
Pur disponendo di tali informazioni, e pur avendo conoscenza del significato dei dati di gettito dei nostri principali partner europei, nella pubblicazione Entrate tributarie internazionali ci limitiamo a confrontare i tassi di variazione tendenziale del complesso delle entrate tributarie e del gettito dell'IVA, che è l'unica imposta armonizzata nei diversi Paesi, nella consapevolezza che il grado di aggregazione, la struttura del sistema impositivo e altre caratteristiche specifiche del prelievo non possono essere colti in maniera efficace quando si procede a confronti internazionali, a meno che non si decida di realizzare uno studio dedicato.
Siccome ci sembra importante avere un'indicazione della tendenza, siamo più che certi che i dati riportati nella pubblicazione Entrate tributarie internazionali adempiano tale compito in maniera corretta, perché - ripeto - corrispondono a quelli pubblicati dai singoli Stati analizzati e, inoltre, sono ricavati dall'attività internazionale alla quale partecipiamo periodicamente, con i nostri colleghi stranieri, nelle sedi degli organismi internazionali.

MARCO CAUSI. È sicura che, nel caso della Francia, non possa essersi verificato un banale errore materiale?

FABRIZIA LAPECORELLA, Direttore del Dipartimento delle finanze del Ministero dell'economia e delle finanze. Il dato della Francia è quello indicato, a meno che non si sia sbagliato all'origine. I nostri commenti sono scarni, proprio per il rispetto dovuto alla fonte istituzionale che utilizziamo. Verificheremo la correttezza del dato diffuso dal Ministère du budget, des comptes publics, de la fonction publique et de la réforme de l'État; potrà farlo anche lei, onorevole Causi, accedendo al sito istituzionale indicato all'interno della nostra pubblicazione.

PRESIDENTE. Permettetemi di inserirmi nella discussione.
A pagina 5 della pubblicazione Entrate tributarie internazionali si può trovare conferma di un dato che è stato riportato anche dalla stampa. È stata fatta una proiezione secondo la quale, a parità di PIL, il gettito IVA della Francia è molto più alto rispetto a quello dell'Italia, anche se i valori non sono esattamente uguali. Il grafico mostra che il dato relativo al gettito IVA è davvero enorme: se si tratta di 180 miliardi di euro, applicando il tasso di variazione si ottiene una cifra elevatissima. Le entrate tributarie totali previste per il 2009 si avvicinano ai 250 miliardi di euro e l'IVA è tra i 150 e i 200 miliardi. Il dato dell'IVA è completamente diverso dal nostro.

MARCO CAUSI. Potrebbe riferirsi alla somma delle altre imposte. Mi ha colpito il 20 per cento della Francia, un dato che ritengo opportuno approfondire.

FABRIZIA LAPECORELLA, Direttore del Dipartimento delle finanze del Ministero dell'economia e delle finanze. In Francia, un grosso calo delle entrate tributarie c'è.


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Il Ministero francese lo spiega con il minor gettito dell'imposta sui redditi delle società.
Rispondo all'onorevole Ventucci e anche ad altri deputati che hanno formulato domande circa la compatibilità dell'attuale quadro delle entrate con l'ipotesi di spostare la tassazione dalle persone alle cose. Ricordo che il Ministro Tremonti ne ha parlato - richiamando l'analisi condotta nel Libro bianco -, ma non ha prefigurato alcuna effettiva ipotesi di realizzazione. Il Ministro, nell'intervenire agli stati generali sulla fiscalità di CISL e UIL, ha delineato un percorso e un quadro più complesso, riferendosi a modifiche del prelievo che possano interessare in maniera differenziata basi imponibili diverse, colpendo in maniera più significativa alcuni tipi di transazioni e privilegiando altri ambiti, come, ad esempio, l'ambiente.
Facciamo uno sforzo inutile se cerchiamo di immaginare quali effetti potrebbero derivare dal finanziamento di una riforma molto importante del sistema tributario mediante un banale aumento delle attuali aliquote IVA.
Per quanto riguarda il carattere regressivo dell'IVA, dal punto di vista strettamente tecnico, ritengo sia nota la possibilità di modulare tale imposta in maniera tale da compensare gli effetti depressivi che, invece, manovre più aggressive potrebbero produrre.
D'altronde, dietro l'idea di riformare il sistema tributario vi è la consapevolezza che nel nostro Paese è da sempre elevato il livello dell'evasione, collegata, tra l'altro, anche ad alcune caratteristiche tecniche del prelievo, per lo meno se si ha riguardo alle imposte più significative. Ciò porta inevitabilmente a prendere in considerazione modalità di imposizione alternative. Peraltro, chi evade le imposte, alla fine, il reddito in qualche modo lo consuma; probabilmente, quindi, non è né stupido né banale pensare di colpire il consumo. Per quanto riguarda le modalità di attuazione di una simile riforma, sono sicura che emergeranno negli ampi e interessanti dibattiti che avremo occasione di ascoltare e commentare.
Quanto all'andamento dell'evasione, mi preme dire due cose. Gli unici dati collegati all'evasione, che il Dipartimento delle finanze gestisce e pubblica, sono relativi ai ruoli connessi alle attività di accertamento e di controllo, pubblicati anche nel Bollettino. Ho volutamente omesso ogni riferimento a tali entrate, che hanno fatto registrare un'ottima performance nel corso del 2009, perché esse sono di competenza dell'Agenzia delle entrate. Ve ne parlerà il direttore dell'Agenzia, Attilio Befera. I dati si riferiscono, come ben sapete, ad attività di accertamento e di controllo che non sono necessariamente svolte nell'anno in cui si materializza il gettito.
Un quadro più chiaro e più oggettivo del recupero dell'evasione fiscale potrà fornirlo il direttore dell'Agenzia delle entrate quando sarà possibile quantificare il risultato delle attività di accertamento poste in essere durante l'anno.
Per quanto riguarda il Dipartimento delle finanze, abbiamo già sottolineato l'anno scorso, quando abbiamo fornito il nostro contributo alla predisposizione della Relazione concernente i risultati derivanti dalla lotta all'evasione fiscale, quanto sia complessa l'interpretazione dei dati; in particolare, abbiamo ritenuto di dover evidenziare come fosse una semplificazione eccessiva quella di considerare come risultato della lotta all'evasione la differenza tra il gettito previsto, al netto delle manovre, e il gettito realizzato. In realtà, tale gettito è stato considerato un risultato della lotta all'evasione in quanto è stato attribuito ad un miglioramento dell'adempimento volontario da parte dei contribuenti. In altra sede parlamentare ho avuto modo di sottolineare come sia possibile effettuare una valutazione quantitativa dell'adempimento volontario (sebbene si tratti comunque di un'attività complicata); pertanto, le affermazioni in base alle quali certi interventi di policy portano a migliorare l'adempimento volontario vanno testate e misurate in maniera più oggettiva.
In tutta franchezza, credo che il dato più immediato sia quello relativo al risultato delle attività di accertamento e controllo


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poste in essere dall'Agenzia nell'ultimo anno, sul quale vi riferirà sicuramente il dottor Befera.
Nell'ambito dei nessi tra tassazione sulle cose ed evasione viene in rilievo anche il tema della migliore allocazione delle risorse dell'Amministrazione finanziaria.
Alcuni tipi di prelievo, forse inutilmente complessi, come l'attuale prelievo sulle persone fisiche, comportano ingenti costi per i contribuenti e rilevanti costi di gestione per l'Amministrazione finanziaria. La semplificazione, di cui si parla, ad esempio, nello studio elaborato dal Ministro Tremonti, avrebbe anche l'effetto di liberare significative risorse da dedicare al contrasto all'evasione. Anche questo è un importante collegamento di cui bisogna tenere conto.
Per quel che riguarda, invece, le domande poste dall'onorevole Fluvi, nel sito Internet del Dipartimento sono pubblicate le statistiche concernenti le principali imposte - tra le quali quelle dedicate all'imposta sulle persone fisiche -, dalle quali è possibile ricavare, tra l'altro, la ripartizione del carico tributario tra i contribuenti, distinti per tipo di reddito prevalente. Consultando tali statistiche si riesce a sapere, quindi, a quanto ammonta l'imposta versata da chi è prevalentemente lavoratore autonomo e da chi è prevalentemente pensionato o lavoratore dipendente. Le statistiche fiscali sono uno strumento molto importante, e per noi molto costoso, al quale stiamo ancora lavorando, per migliorarne la fruibilità e la semplicità. Se avrà la pazienza di dedicare un po' di tempo alla navigazione all'interno del nostro sito, onorevole Fluvi, vi troverà tutte le informazioni che le interessano.
Venendo al confronto tra la tenuta delle ritenute sui redditi di lavoro dipendente e la minor tenuta dell'imposta pagata dai lavoratori autonomi, direi che si tratta di un effetto connaturato all'IRE. Un aspetto interessante che ho avuto modo di osservare rileggendo il Libro bianco del Ministro Tremonti del 1994 è che i dati relativi al contributo dato al gettito IRPEF dai diversi soggetti, rilevati alla metà degli anni Novanta, sono esattamente identici a quelli dell'anno 2007, secondo gli ultimi dati disponibili.
In altre parole, tutti gli sforzi interpretativi e gli interventi che hanno riguardato l'IRPEF nel corso di questi ultimi decenni, che si sono susseguiti in gran numero (voi che lavorate in Parlamento ne siete assolutamente consapevoli), sono stati totalmente irrilevanti: non hanno spostato di un millimetro l'effetto del prelievo, che grava storicamente sui lavoratori dipendenti e sui pensionati.
È inutile andare a cercare gli autonomi: non ci sono mai stati; hanno sempre contribuito in maniera non rilevante al gettito dell'imposta più importante del nostro sistema tributario. L'IRE è un'imposta che colpisce il reddito complessivo dei lavoratori dipendenti e dei pensionati. Questa è storia. Di fatto, nel commentare l'andamento del gettito, ci accorgiamo che, se tengono le ritenute sui redditi dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, tiene il gettito dell'IRE.

ALBERTO FLUVI. Le chiedo scusa, professoressa, ma vorrei aprire una parentesi: non le ho posto la domanda per evidenziare ciò che, come ha avuto occasione di ribadire lei stessa, è già evidente storicamente. Potremmo anche soffermarci su tale aspetto, ma non è questo il mio intento.
Le chiedo, tuttavia, come possa affermare che la crisi si è ripercossa sull'IRES e sull'IVA, ma non sui lavoratori dipendenti: stando a quanto ha affermato, il calo dell'IRE sui redditi dei lavoratori dipendenti non è un effetto della crisi, mentre lo è il calo dell'IRES e dell'IVA.

FABRIZIA LAPECORELLA, Direttore del Dipartimento delle finanze del Ministero dell'economia e delle finanze. Io osservo il gettito delle ritenute, che ho evidenziato in un apposito diagramma dedicato all'andamento delle stesse (si tratta del grafico a pagina 4 della relazione).
Ho anche illustrato i fattori istituzionali ai quali sono riconducibili le diverse fasi dell'evoluzione del gettito: nel 2008


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sono stati stipulati rinnovi contrattuali in alcuni importanti comparti del settore privato; nel 2009, invece, vi è stato il rinnovo dei contratti collettivi di alcuni comparti del settore pubblico.
Evidentemente, gli ammortizzatori hanno funzionato, altrimenti non sarebbero state versate le ritenute. Se ci sono le ritenute, vuol dire che hanno funzionato gli ammortizzatori. Ovviamente, si vedono anche gli effetti del rinnovo dei contratti del settore pubblico.

PRESIDENTE. Non ci aspettiamo che riconosciate come siamo stati bravi, ma insomma...

COSIMO VENTUCCI. Professoressa, nelle tabelle relative alle entrate tributarie internazionali mancano due Paesi che a me stanno particolarmente a cuore, soprattutto per l'imposta sul valore aggiunto: l'Olanda e il Belgio.

FABRIZIA LAPECORELLA, Direttore del Dipartimento delle finanze del Ministero dell'economia e delle finanze. Onorevole Ventucci, per l'Olanda e il Belgio non vi sono dati disponibili.

COSIMO VENTUCCI. Ho sollevato la questione per una mia deformazione professionale: diciamo che li considero i due Paesi «contrabbandieri» dell'Unione europea. Vorrei conoscere i dati IVA di Olanda e Belgio.

FABRIZIA LAPECORELLA, Direttore del Dipartimento delle finanze del Ministero dell'economia e delle finanze. Le farò avere i dati dell'IVA risultanti dal rapporto Taxation trends in the European Union.

COSIMO VENTUCCI. Sarebbe importante, dal momento che è passato un provvedimento sul made in Italy che grida vendetta sul piano dei rapporti internazionali.

FABRIZIA LAPECORELLA, Direttore del Dipartimento delle finanze del Ministero dell'economia e delle finanze. Purtroppo, non vi sono altri dati.
Concluderei rispondendo alle altre due domande poste dall'onorevole Fluvi. Una riguardava la possibilità di disaggregare, nell'analisi dell'IRES, gli effetti normativi dagli effetti economici. Non soltanto è tecnicamente possibile farlo, ma effettuare il calcolo è persino banale. Per avere una prima indicazione, si può avere riguardo a dati che sono già pubblici. Mi riferisco alla stima degli effetti contenuta nella relazione tecnica di accompagnamento al provvedimento che ha introdotto l'IRES. Aggiungo, onorevole Fluvi, che abbiamo rivisto quei calcoli. Ebbene, abbiamo potuto verificare, aggiornando i dati, che il costo della riforma era significativamente più alto - di qualche miliardo - di quello calcolato all'atto della preparazione della relazione tecnica.

PRESIDENTE. Che significa «qualche»?

FABRIZIA LAPECORELLA, Direttore del Dipartimento delle finanze del Ministero dell'economia e delle finanze. Significa 4 o 5 miliardi.

PRESIDENTE. Anche i calcoli relativi all'IRAP erano sbagliati di «qualche» miliardo, mi pare.

FABRIZIA LAPECORELLA, Direttore del Dipartimento delle finanze del Ministero dell'economia e delle finanze. Anche quelli dell'ICI.

ALBERTO FLUVI. Se la riduzione dell'IRES, che da più parti si diceva essere compensata da un allargamento della base imponibile, è costata qualche miliardo in più rispetto a quanto previsto nella relazione tecnica, si è trattato, sostanzialmente, di una diminuzione dell'aliquota, che non è stata affatto compensata dall'allargamento della base imponibile.

FABRIZIA LAPECORELLA, Direttore del Dipartimento delle finanze del Ministero dell'economia e delle finanze. Esatto.
Tornando al box a pagina 6 della relazione, debbo innanzitutto premettere


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che non intendo inserirmi nella polemica riguardante la ripresa dell'evasione. Vorrei soltanto precisare, dal punto di vista tecnico - di mia competenza -, che esiste evidentemente un quinto fattore in grado di spiegare la divergenza tra l'andamento del gettito e quello dei consumi: l'evasione, la cui esistenza è talmente ovvia da non richiedere alcuna indicazione. In ogni caso, vi sono altri fattori, tecnici e congiunturali, che ho ritenuto opportuno elencare, per dare un contributo alla riflessione sulle cause della predetta discordanza.

ALBERTO FLUVI. Approfitto della gentilezza e della disponibilità della professoressa Lapecorella per porle un'ulteriore domanda.
Come lei sa, professoressa, stiamo esaminando un provvedimento volto a introdurre la cosiddetta cedolare secca sui redditi da locazione. Si tratta di un'iniziativa trasversale, perché sono state presentate proposte di legge da parte di tutti i gruppi della Commissione. Abbiamo approvato un testo base e abbiamo richiesto al Governo una relazione tecnica per quantificare il costo dell'intervento. Preciso che l'intervento non riguarda tutte le locazioni, ma i soli contratti a canone concordato (quindi, una fetta molto piccola del mercato delle locazioni).
Ovviamente, la scelta di maggioranza e opposizione è dovuta al fatto che la situazione della finanza pubblica è quella che è, ragion per cui non è possibile, in questo momento, far gravare sulla stessa ulteriori oneri.
Le chiedo, professoressa, se possa fornirci un'indicazione circa i costi per l'erario di un provvedimento di tale natura.

FABRIZIA LAPECORELLA, Direttore del Dipartimento delle finanze del Ministero dell'economia e delle finanze. Non sono in grado di darle una risposta adesso, onorevole Fluvi. Il costo del provvedimento si può calcolare ma, in tutta franchezza, non posso determinarlo in questo momento.

PRESIDENTE. Ottenere questi dati ci consentirebbe di procedere nell'esame del provvedimento.
Ringrazio la professoressa Lapecorella per la sua esposizione. Vorrei pregare l'amico Fluvi di non dire che l'unica vera riduzione delle tasse l'ha fatta il centrosinistra, perché questo ci creerebbe qualche imbarazzo...

FABRIZIA LAPECORELLA, Direttore del Dipartimento delle finanze del Ministero dell'economia e delle finanze. Le misure di ampliamento della base imponibile sono state particolarmente penalizzanti per le imprese, come sapete. Il limite alla deducibilità degli interessi passivi è reale e, nel momento della crisi - è pura sfortuna, è congiuntura -, è stato veramente pesante. Speriamo di avere compensato in qualche altro modo.

PRESIDENTE. Ringrazio la professoressa Lapecorella anche per la documentazione consegnata, della quale autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico (vedi allegato), e dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 16,15.

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VIII Commissione (Ambiente, territorio e lavori pubblici)

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