Sulla pubblicità dei lavori:
Conte Gianfranco, Presidente ... 2
Audizione del direttore dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, Raffaele Ferrara, sulle problematiche relative al settore dei giochi (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Conte Gianfranco, Presidente ... 2 7 8 12 19 24
Barbato Francesco (IdV) ... 11 14
Comaroli Silvana Andreina (LNP) ... 8
D'Antoni Sergio Antonio (PD) ... 24
Ferrara Raffaele, Direttore dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato ... 2 8 13 14 20 24
Fluvi Alberto (PD) ... 16
Fogliardi Giampaolo (PD) ... 7
Ventucci Cosimo (PdL) ... 10
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Futuro e Libertà per l’Italia: FLI; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l’Italia: Misto-ApI; Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia, I Popolari di Italia Domani: Misto-Noi Sud-PID; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Repubblicani, Azionisti. Alleanza di Centro: Misto-RAAdC.
Resoconto stenografico
AUDIZIONE
La seduta comincia alle 13,10.
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del direttore generale dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, Raffaele Ferrara, sulle problematiche relative al settore dei giochi.
Il direttore generale è accompagnato dal dottor Antonio Tagliaferri, direttore della direzione per le strategie e direttore ad interim della direzione per i giochi, dal dottor Salvatore Lampone, responsabile per i controlli, l'audit e la sicurezza, dal dottor Roberto Fanelli, responsabile per le attività normative, legali e contenziose, e dal dottor Michele Giannarelli, capo dell'ufficio stampa e relazioni esterne.
Do la parola al direttore generale Ferrara.
RAFFAELE FERRARA, Direttore generale dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato. Signor presidente, innanzitutto, rivolgo un ringraziamento a lei e a tutta la Commissione, perché le audizioni disposte dagli organi parlamentari sono importanti sia per l'Amministrazione che ho il privilegio di guidare sia per i settori economici affidati alle nostre cure.
Il settore dei giochi ha avuto un riconoscimento in sede confindustriale, mediante l'individuazione di una specifica area all'interno dei servizi innovativi e tecnologici. Si tratta, infatti, di una materia che ha grande rilevanza, non soltanto sul piano economico-finanziario, ma anche sotto il profilo sociale. I progressi realizzati a partire dalla prima riforma, avviata nel 2003, indicano con chiarezza che i giochi meritano la massima attenzione sotto ogni profilo: normativo, amministrativo e - mi sia consentito rimarcarlo - anche sociale.
I numeri parlano chiaro, e dicono che il settore attraversa una fase di grande sviluppo: la raccolta, che non risente della crisi, ha un trend positivo crescente, sebbene si registrino anche dati che vanno in controtendenza; infatti, alcuni giochi sono caratterizzati, in alcuni casi per la prima volta, da segnali negativi.
Considerato il panorama diversificato dell'offerta di gioco, credo di dover svolgere alcune premesse di carattere generale, anche per sottolineare le difficoltà che l'Amministrazione dei monopoli è chiamata ad affrontare quotidianamente, con ruoli e compiti anche differenti, i quali richiedono una particolare attenzione anche sotto il profilo dell'organizzazione delle funzioni.
L'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato è un unicum nel panorama delle pubbliche amministrazioni. Come sapete, sono stato per anni direttore dell'Agenzia
delle entrate, la quale ha connotazione, prerogative e competenze precise in uno specifico settore. Invece, i Monopoli di Stato assumono, oggi, una triplice veste. Ciò rende particolarmente interessante e oneroso il nostro compito, ma richiede anche capacità specifiche che l'Amministrazione in questo momento non ha (comunque, ci stiamo adoperando per averle in un prossimo futuro).
Innanzitutto, l'Amministrazione dei monopoli svolge l'attività amministrativa diretta alla regolazione del comparto dei giochi, nel cui ambito deve assicurare la piena competitività tra gli operatori, secondo i principi comunitari.
Inoltre, l'AAMS ha competenze assimilabili a quelle delle agenzie fiscali, in quanto provvede alla contestazione di violazioni e alla riscossione di sanzioni di natura tributaria.
Infine, per molti versi, l'Amministrazione svolge un ruolo di natura imprenditoriale; infatti, essa è controparte contrattuale delle imprese concessionarie nei settori dei giochi e della vendita di tabacchi lavorati.
Oltre a una competenza professionale di particolare qualità e significato, lo svolgimento di tali funzioni richiede, naturalmente, anche una presenza sul territorio.
Per certi versi, il quadro è interessante e gratificante; per altri, determina qualche preoccupazione, perché richiede soluzioni organizzative atte a consentire all'AAMS di svolgere al meglio compiti sempre più rilevanti, attraverso l'impiego razionale delle risorse professionali e materiali di cui dispone.
La disposizione recata dall'articolo 40 del decreto-legge n. 159 del 2007, approvata nella precedente legislatura, prevedeva la trasformazione dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato in agenzia fiscale. Più di recente, abbiamo accolto con molto favore l'inserimento, nell'articolo 2 del decreto-legge n. 40 del 2010, del comma 1-ter, ai sensi del quale, al fine di razionalizzare l'assetto organizzativo dell'amministrazione economico-finanziaria, potenziando l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato in vista della sua trasformazione in agenzia fiscale, disciplinata dalla sezione II del capo II del titolo V del decreto legislativo n. 300 del 1999, è stata disposta la soppressione delle direzioni territoriali dell'economia e delle finanze e il trasferimento, a domanda, del personale ivi in servizio, prioritariamente all'Amministrazione dei monopoli. La conseguente immissione di personale non risolverà tutti i nostri problemi, ma
imprimerà comunque una chiara direzione di marcia al cammino volto a potenziare l'AAMS.
I numeri parlano chiaro. Nel settore dei giochi, come ho già avuto modo di affermare in occasione di una precedente audizione - forse, è bene ripeterlo -, siamo passati da una raccolta complessiva di circa 15 miliardi di euro nel 2003 a una di circa 54-55 miliardi di euro nel 2009.
Siamo davanti a una crescita esponenziale che, oggettivamente, non si può spiegare soltanto con l'aumento del numero di giocatori. È evidente, infatti, che essa è in larga parte ascrivibile - e non poteva che essere così - al recupero all'area del gioco lecito di una fetta consistente di gioco sommerso, illegale, molto spesso clandestino. Con la regolamentazione avviata dagli anni Duemila in avanti ha avuto inizio un percorso che ha portato all'emersione di gran parte (sicuramente non dell'intera quota) di quanto veniva raccolto in modo illecito.
I numeri dicono abbastanza chiaramente che, per arrivare a questi risultati, si è reso necessario compiere la scelta di fondo di porre il sistema legale in grado di competere con quello illegale. In sostanza, è stato previsto un ritorno più vantaggioso per il vincitore (il cosiddetto pay out, la quota della raccolta destinata alla vincita, è stato incrementato e allineato alla media degli standard europei), è stato reso più remunerativo il ritorno economico per gli operatori ed è stata stabilizzata la tassazione.
Il descritto fenomeno si è registrato in maniera più significativa nel settore degli apparecchi da intrattenimento.
Quindi, l'incremento di cui ho riferito è stato reso possibile da una tassazione
equilibrata e stabile nel tempo, da una maggiore certezza per l'operatore di settore, tale da rendere proficuo l'investimento, da una migliore regolamentazione a monte e da una maggiore soddisfazione per i vincitori.
Ciò non significa che sia stata debellata l'illegalità. Anzi, sotto questo profilo, molto si può e si deve ancora fare. Infatti, stiamo studiando sistemi per rendere ancora più incisiva la prevenzione degli illeciti. Tuttavia, il dato fondamentale è che, quando il Parlamento ha ben regolamentato la materia, si sono visti risultati tangibili.
Abbiamo davanti a noi un orizzonte di crescita. Una stima indica, per il 2010, una raccolta nel settore dei giochi di circa 60 miliardi di euro. È in crescita anche il gettito erariale: mi pare sia stata stimata un'entrata di circa 8 miliardi di euro, ma noi pensiamo di arrivare a 8,6-8,7 miliardi di euro. Questi dati, particolarmente significativi, dimostrano che bisogna proseguire sulla strada intrapresa.
Comunque, sul saldo algebrico influisce l'andamento in controtendenza di alcuni giochi.
In alcuni casi, il calo è quasi fisiologico: tra i concorsi a pronostico su eventi sportivi, il Totocalcio ha risentito dello sviluppo di altri giochi, capaci di esercitare l'attrattiva dell'immediatezza, consistente nella possibilità di giocare cash e in tempo reale, senza dover attendere esiti differiti nel tempo.
Abbiamo, però, anche qualche segnale che ci preoccupa e sul quale dobbiamo lavorare, anche se, in questo caso, la soluzione dei problemi dipende soltanto in parte dall'Amministrazione e dal Parlamento.
Fino all'anno scorso, il settore delle scommesse legate a competizioni sportive ha registrato risultati positivi, che probabilmente riuscirà ancora a conseguire nel 2010. Tuttavia, l'elemento di preoccupazione deriva dal fatto che, per la prima volta, cominciamo a registrare dati calanti, pur in presenza di una regolamentazione sostanzialmente rimasta immutata.
Il fenomeno è dovuto, in gran parte, all'attuale situazione di incertezza, nella quale alcuni soggetti, operanti senza concessione, nonché senza licenza per l'esercizio delle scommesse rilasciata dall'autorità di pubblica sicurezza, agiscono in concorrenza con i soggetti regolarmente muniti dei predetti titoli abilitativi.
La questione è sub iudice. Infatti, con le ordinanze n. 2993 e n. 2994 del 10 novembre 2009-25 gennaio 2010, la terza sezione penale della Corte suprema di cassazione ha disposto, ai sensi dell'articolo 234, comma 3, del Trattato CE, la trasmissione degli atti dei due procedimenti alla Corte di giustizia dell'Unione europea, affinché chiarisca, secondo l'interpretazione degli articoli 43 e 49 del Trattato medesimo, quale sia l'estensione delle libertà di stabilimento e di prestazione di servizi e, in particolare, se sia possibile che tale estensione soffra le limitazioni previste dall'ordinamento italiano.
Sotto il profilo concorrenziale, è chiaro che i soggetti operanti senza concessione sono avvantaggiati, in quanto sopportano minori gravami rispetto ai regolari concessionari.
Da questo punto di vista, siamo in attesa di un definitivo chiarimento della Corte di giustizia UE, alla cui decisione ci adegueremo.
Un settore nel quale si era registrato, fino all'inizio del 2009, un calo sensibile e preoccupante è quello del Bingo, nel quale operano quattordici concessionari, con circa 255 sale. Il calo degli introiti stava mettendo in serio pericolo, oltre agli investimenti effettuati nel settore, anche i livelli occupazionali.
I provvedimenti adottati dal Parlamento, tra settembre e ottobre del 2009, si sono rivelati di particolare efficacia, determinando un recupero del 30 per cento circa della raccolta. Questo risultato è stato raggiunto migliorando il pay out per i giocatori e rendendo più remunerativo il settore per gli investitori. Sostanzialmente, sebbene vi sia stata una penalizzazione sul piano erariale, peraltro destinata a essere assorbita in virtù del trend positivo della
raccolta, il Bingo è riuscito a decollare, con un conseguente miglioramento anche dei livelli occupazionali.
Naturalmente, il predetto recupero genera, se non un incremento di gettito relativo al gioco, maggiori entrate a titolo di IRPEF, IRAP, IVA e via discorrendo. Da questo punto di vista, vi è stata una sorta di compensazione, che ha rappresentato un punto di snodo per un settore che denunciava profondi sintomi di crisi.
I due settori che continuano a dare segnali di grande positività sono quelli degli apparecchi da intrattenimento e del gioco on-line.
Pur dando le migliori soddisfazioni sul piano erariale, tali settori richiedono, per quanto ci riguarda, maggiore attenzione.
Citerò un dato significativo, che indica come si sia mosso bene il legislatore su questo fronte. Il settore delle new slot (le videolottery sono ancora in fase sperimentale e, quindi, non sono pienamente operative) ha avuto, nel tempo, un'evoluzione positiva, registrando incrementi medi tra il 10 e il 12 per cento su base annua. Nel 2009, la raccolta delle new slot è stata di 25 miliardi di euro circa, e nei primi dieci mesi del 2010 vi è stato un incremento del 25 per cento (rispetto alla media del 10-11 per cento, c'è un aumento del 13-14 per cento).
Ci siamo chiesti, allora, cosa fosse successo. Ebbene, è successo che finalmente - per fortuna, non sono state più concesse proroghe -, il 15 dicembre del 2009, è stato imposto a tutti i concessionari di sostituire gli apparecchi cosiddetti «comma 6» con apparecchi «comma 6a» o, comunque, di adeguare gli apparecchi con dispositivi di nuova generazione (smart card tecnologicamente più avanzate). Ciò ha determinato un maggior livello di sicurezza, riducendo le possibilità, per chi aveva intenzione di farlo, di muoversi nell'area dell'illegalità.
Quanto è accaduto dimostra che gli aggiornamenti tecnologici sono di particolare importanza in questo settore. È ancora fondamentale, dunque, disporre di strutture adeguate, che sappiano fare prevenzione e anche controllo di tipo tecnologico. La previsione di norme più rigorose sul piano tecnologico ha sicuramente impedito anche a chi l'aveva fatto in passato di continuare a operare in modo illecito.
Come dicevo, le videolottery sono in una fase sperimentale, che riguarda gli attuali dieci concessionari.
In proposito, ricordo che le norme approvate alla fine dell'anno scorso hanno previsto per gli attuali concessionari delle new slot la possibilità, previo pagamento di un importo complessivo di circa 750 milioni di euro, di acquisire videolottery in misura proporzionale (con un rapporto del 14 per cento) al numero di new slot già in loro possesso.
Soltanto nove concessionari hanno ultimato il collaudo, mentre il decimo sta per completarlo. Ci sembra che il trend sia abbastanza positivo: la raccolta media giornaliera si aggira intorno ai 3 milioni di euro. Tuttavia, rinviando il discorso a quando disporremo di dati più precisi, il punto principale, secondo me, riguarda il rapporto che deve esistere tra il mondo delle videolottery e quello delle new slot.
È grande l'attesa da parte degli operatori, soprattutto di quelli tradizionali, poiché c'è un elemento nuovo: in via sperimentale, almeno nella fase di avvio, la tassazione riguardante le videolottery è abbastanza contenuta, ossia non può essere superiore al 2 per cento. Ciò significa che esiste, sotto il profilo della tassazione, un divario particolarmente significativo tra il mondo delle videolottery e quello delle new slot. Per evitare, dunque, che possa determinarsi uno spostamento della raccolta dall'uno all'altro settore, con pregiudizio per l'erario, bisogna studiare i dati e, eventualmente, intervenire per apportare le necessarie correzioni.
Il settore del gioco on-line, che continua a crescere, riguarda sostanzialmente tre aree tipiche: i giochi numerici a totalizzatore nazionale, come il Superenalotto, e le lotterie ad estrazione istantanea, come il «Gratta e Vinci!», ai quali si può giocare sia in modo fisico, presso i rivenditori tradizionali, sia on-line; i cosiddetti «skill games», giochi di abilità a distanza con vincita in denaro, per la gran parte
riconducibili al poker organizzato in forma di torneo, che raggiungono quasi il 90 per cento del totale della raccolta; infine, gli altri giochi a distanza con vincita in denaro (sostanzialmente, si tratta del poker cash, del cosiddetto cash game, non organizzato in forma di torneo, e dei giochi di sorte a quota fissa, che sono di vario tipo).
Per quanto riguarda questi ultimi giochi a distanza, per ottemperare agli obblighi di cui alla direttiva 98/34/CE, come modificata dalla direttiva 98/48/CE (nel settore delle norme e delle regole tecniche e delle regole relative ai servizi dell'informazione è prevista una procedura di informazione), abbiamo notificato a Bruxelles i decreti dirigenziali emanati ai sensi dell'articolo 12, comma 1, lettera f), del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, sui quali gli organi comunitari non hanno formulato osservazioni. Entro la fine dell'anno, o all'inizio dell'anno prossimo, saremo in grado, quindi, di aprire anche questa fetta di mercato ai nuovi operatori eventualmente interessati (in fase di prima attuazione, le concessioni potranno essere stabilite in un numero massimo di duecento).
Il settore del gioco on-line è in forte crescita. Il miglioramento della raccolta, che si aggira intorno al 46-47 per cento, è sicuramente significativo, ma ancora relativo; infatti, non è ancora aperto quello che possiamo considerare il terzo settore dei giochi on-line, che, almeno a livello internazionale (mi riferisco soprattutto al mondo anglosassone, in particolare agli Stati Uniti), riscuote il maggiore interesse da parte del mercato.
Come ho costantemente affermato - ma non è superfluo ribadirlo in questa sede così qualificata -, l'Amministrazione non può limitarsi a prendere atto dei dati positivi della raccolta, ma deve anche considerare il numero delle persone coinvolte e la rilevanza degli interessi in gioco.
Una ricerca del Censis evidenziava che il numero degli italiani che avevano giocato almeno una volta si attestava, nel 2008, intorno al 60 per cento della popolazione (corrispondente a più di 30 milioni di cittadini).
In presenza di una raccolta così importante - 60 miliardi sono 3,5 punti di PIL -, di una filiera che costituisce polo di attrazione di rilevanti interessi imprenditoriali (noi vediamo i concessionari, ma c'è anche un mondo di piccole, medie e grandi imprese che svolge, nei confronti dei concessionari, attività di cessione di beni e di prestazione di servizi) e del coinvolgimento di tanti consumatori (tra questi, soprattutto quelli appartenenti alle fasce più deboli), l'Amministrazione non può porsi soltanto il problema di quanta raccolta si possa realizzare, ma deve anche fare in modo che siano rispettati alcuni principi fondamentali.
Qui entra in gioco il nostro ruolo di organo di prevenzione e di repressione dell'illegalità.
Soprattutto nel settore del gioco on-line, i giovani in generale, e anche i minori, possono sfuggire al controllo, nel senso che le forme di controllo attuabili quando il giocatore è fisicamente presente presso il ricevitore, presso il concessionario o l'intermediario non sono utilizzabili, ovviamente, quando la partecipazione al gioco si realizza attraverso l'accesso, ad esempio dal computer di casa, alla piattaforma di gioco del concessionario.
Abbiamo chiesto e ottenuto la costituzione di un comitato di alta vigilanza per il contrasto del gioco illegale, del quale fanno parte l'Amministrazione, le forze di polizia e, in generale, tutti i soggetti che possono intervenire per impedire o per limitare il fenomeno della ludopatia da gioco compulsivo, soprattutto quando ne sono colpite le persone più deboli e, nell'ambito di queste, i minori.
A mio avviso, dovremmo assumere iniziative per stabilire dei tetti, soprattutto nel settore del gioco on-line. Tuttavia, stiamo ancora valutando tutti gli effetti di un'eventuale opzione in tal senso. Essa presuppone l'effettivo collegamento in rete di tutti gli attori che operano nel comparto, necessario per rilevare in tempo reale i dati di gioco. Era questo il senso
della proposta, da noi avanzata in occasione dell'esame presso il Senato del disegno di legge comunitaria 2008, e inizialmente condivisa dal Governo, di istituire un portale dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato: il collegamento permanente delle infrastrutture hardware e software dei concessionari a un portale unico, gestito dal nostro partner tecnologico, avrebbe reso possibile non soltanto il monitoraggio dell'accesso dei consumatori alla fruizione dei giochi, nonché delle eventuali anomalie di gioco, ma anche l'imposizione di tetti di gioco.
Penso, ad esempio, a un tetto operante nell'ambito del rapporto tra giocatore e singolo concessionario - attualmente, i concessionari sono dieci, ma con le nuove concessioni potranno essere duecento - e anche a un tetto di sistema. Insomma, il giocatore deve avere un limite per quanto riguarda la singola giocata, un altro nel rapporto con il singolo concessionario e, infine, un ulteriore limite esteso a tutto il sistema dei concessionari. È chiaro che la previsione di tali limiti deve essere presidiata da una possibilità di intervento in tempo reale, per bloccare il superamento dei tetti.
La regolamentazione attuale si basa sull'autolimitazione: il giocatore dichiara al concessionario di non voler giocare più di una certa cifra, oltre la quale il sistema automaticamente lo blocca. Tuttavia, il meccanismo è rimesso ancora troppo all'iniziativa e alla libera determinazione del consumatore: può andare bene fino a quando il gioco non degenera nella patologia; se tale confine è oltrepassato, non si può continuare a fare affidamento sull'autodeterminazione dell'interessato, ma è necessario che intervenga il sistema, per impedire la protrazione del comportamento patologico.
Un aspetto sul quale ritengo debba essere fatta chiarezza è il divieto di gioco per i minori, espresso e generalizzato: ai minori deve essere impedito l'accesso non soltanto ad alcune aree di gioco, ma a tutti i giochi, scommesse o concorsi che consentono vincite in denaro. È necessario provvedere, altresì, all'adeguamento del sistema sanzionatorio, oggi carente (peraltro, ci risultano essere poco applicate le sanzioni già previste dal testo unico delle leggi di pubblica sicurezza).
Sul versante sanzionatorio è fondamentale, innanzitutto, la certezza della sanzione. Nel caso di violazione del divieto di gioco per i minori, non possono esserci sconti per nessuno: si devono applicare sanzioni severe, compresa la revoca della concessione. Ricordo un servizio televisivo di qualche tempo fa che proponeva immagini di sale da gioco frequentate da minori.
È necessario, inoltre, che siano certi anche i soggetti competenti ad applicare le sanzioni. Oggi, infatti, si assiste a una sorta di rimpallo di responsabilità. Se del caso, l'Amministrazione può assumersi tale compito, purché - ripeto - vi sia chiarezza sui comportamenti da sanzionare, sulle sanzioni da applicare, tra le quali dovrebbe essere contemplata la chiusura degli esercizi (ricordo che, in caso di mancata emissione degli scontrini fiscali, alla terza infrazione si procedeva alla chiusura dell'esercizio commerciale), e sui soggetti che devono applicarle.
Noi pensiamo - ne abbiamo già discusso in seno al comitato di alta vigilanza - che la nostra azione debba privilegiare il contrasto delle violazioni al divieto di gioco da parte dei minori e i comportamenti illegali a più alto rischio. Proveremo a impostare, insieme alle forze di polizia, azioni coordinate sul territorio nazionale, miranti a manifestare l'interesse dello Stato a un controllo capillare e non episodico su un settore che richiede la massima attenzione.
PRESIDENTE. Do la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
GIAMPAOLO FOGLIARDI. Più che porre domande, desidero svolgere alcune riflessioni.
Penso che in materia di giochi - non me ne vorrà l'avvocato Ferrara, che non ha alcune colpa, e che ringrazio per la chiara esposizione - il legislatore debba
intervenire in maniera molto risoluta. Benché il settore dei giochi dia i risultati che sappiamo, non è pensabile che fenomeni inaccettabili sul piano etico possano essere giustificati adducendo che la presenza dello Stato nel comparto dei giochi serve a contrastare l'illegalità e a portare gettito nelle casse dello Stato.
Sia nelle grandi città sia nei centri più piccoli - io vivo in un paese popolato da 3.000 anime -, basta entrare in un qualsiasi bar per assistere a una sorta di beatificazione delle slot machine: la gente gioca fin dalle prime ore del mattino senza alcun controllo, limite o regola!
Chi abbia voglia di fare un sondaggio presso i centri sociali o gli assessorati ai servizi sociali dei comuni apprenderà di genitori, di mogli e di mariti disperati (il gioco prende tutti), i quali chiedono l'intervento di centri specializzati.
Mi sta particolarmente a cuore, allora, che rimanga agli atti la mia posizione assolutamente contraria a qualsiasi tipo di sfruttamento attraverso i giochi.
Di fronte alla degenerazione cui assistiamo non ha senso obiettare che, se non fossero stati organizzati giochi leciti - parliamo di una questione che si trascina ormai da tempo, non di una scelta di questa Amministrazione dei monopoli -, la situazione sarebbe peggiorata. È stato liberalizzato l'uso della droga? No. Invece, è stato organizzato un sistema di giochi leciti, sebbene il gioco possa diventare una vera e propria droga.
Mi rendo conto che siamo in un momento in cui i giochi garantiscono entrate notevoli, che permettono di finanziare alcune spese. Tuttavia, nel momento in cui sarà possibile reperire altre fonti di finanziamento, non sarà più giustificato, per lo Stato, utilizzare i giochi come strumento per realizzare gettito.
SILVANA ANDREINA COMAROLI. Innanzitutto, avvocato Ferrara, la ringrazio per la relazione.
Lei ha affermato che si sta facendo molto per contrastare il gioco illegale, che tuttavia esiste ancora. L'Amministrazione ha un'idea delle ragioni che possono indurre i giocatori a preferire il gioco illegale?
Inoltre, poiché mi risulta che vengano diffusi biglietti del «Gratta e vinci!» contraffatti, si sta intervenendo per contrastare tale pratica?
Tralasciando il contenzioso in atto, possiamo dire che, ad oggi, tutti gli apparecchi da intrattenimento sono regolari? Quali controlli state effettuando?
Infine, direttore, lei ha affermato che in alcune aree non vige il divieto di gioco per i minori. Quali sono queste aree, e come mai non esiste il divieto per i minori? Si tratta di una mancanza da parte del legislatore? Come mai si è pensato di introdurre questo divieto per alcuni giochi e non per altri?
PRESIDENTE. Do la parola al direttore generale Ferrara per una prima replica.
RAFFAELE FERRARA, Direttore generale dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato. Per quanto riguarda le valutazioni di ordine etico, esse non sono di spettanza dell'Amministrazione, la quale deve provvedere a dare esecuzione alle leggi, ponendo in essere i prescritti adempimenti. Se le norme prevedessero il divieto di gioco, noi faremmo di tutto per farlo osservare.
Mi è stato chiesto perché, in alcuni casi, si scelga il gioco illegale. È come chiedere perché esista l'evasione fiscale. La risposta più immediata è che vi sono profili di convenienza. È evidente, infatti, che l'operatore illegale, sottraendosi agli obblighi fiscali, può offrire vincite più appetibili.
La risposta, tuttavia, coglie soltanto uno degli aspetti del fenomeno. Alla base della diffusione del gioco illegale si possono individuare, infatti, anche altre ragioni. Le indagini di polizia giudiziaria - la mia affermazione è ancorata a dati concreti - dimostrano che il settore degli apparecchi da intrattenimento suscita un grandissimo interesse nelle organizzazioni criminali, anche di stampo mafioso. Svariati fatti di cronaca depongono chiaramente in tal senso. Proprio per questo motivo può svolgere un ruolo fondamentale il comitato di alta vigilanza istituito presso l'AAMS.
A tale proposito, posso aggiungere che mi sono occupato di antiriciclaggio anche in una precedente esperienza professionale, quando indossavo la divisa con le stellette della Guardia di finanza (ad esempio, a Milano). I settori del gioco e dei pubblici esercizi sono quelli sui quali la criminalità organizzata ha maggiormente puntato la propria attenzione. Non è necessario un grande sforzo per immaginare che le organizzazioni malavitose siano interessate ai settori della vita economica caratterizzati da una raccolta importante di denaro, anche per servirsi di essi esclusivamente a scopo di riciclaggio.
Il gioco illegale può essere legato anche a una componente ambientale. Ho frequentemente affermato che l'illegalità non è un fenomeno omogeneo: vi è l'illegalità che si sviluppa al di fuori della sfera legale, ma vi è anche quella che trova concretizzazione all'interno di un contesto legale. Per rendercene conto, possiamo fare l'esempio di una new slot regolarmente munita di nulla osta, ossia della certificazione di conformità dell'organismo internazionale e via dicendo: se si riesce ad alterare, mediante sofisticate tecnologie, il meccanismo di informazione in base al quale si applica la tassazione, si può sottrarre materia imponibile. In simili casi l'apparecchio è, come si dice in gergo, «taroccato». Siamo già in un ambito illegale, ma vi sono altre fattispecie di illegalità. Infatti, le indagini di polizia giudiziaria hanno dimostrato che, in qualche area a più
alta densità malavitosa, alcuni apparecchi non muniti di nulla osta sono imposti dalla criminalità organizzata: gli operatori, cioè, sono costretti a subire la presenza, accanto all'apparecchio regolarmente dichiarato, di apparecchi non dichiarati, imposti dalla criminalità.
Anche su questo fronte stiamo conducendo campagne di controllo periodico.
A questo proposito, sebbene non mi piaccia piangere miseria, come si suole dire, dovrei forse evidenziare che il rapporto tra la crescita del settore dei giochi e la dotazione organica dell'Amministrazione è stato, nel tempo, inversamente proporzionale: mentre la raccolta aumentava da 15 a 60 miliardi, le nostre unità di personale diminuivano da 1.500 a 1.200! Si può comprendere, allora, quale grave squilibrio esista tra il numero di operatori e di esercizi (oltre 150.000) e la nostra possibilità di schierare forze per svolgere i controlli periodici.
Ciò nonostante, stiamo pensando di monitorare in maniera più puntuale gli apparecchi, affiancando ai nostri addetti anche personale delle forze dell'ordine. Come si può immaginare, un nostro funzionario che si presenta in ambienti ad alta pericolosità mette a rischio la propria incolumità personale (del resto, i casi di aggressione non sono mancati).
Non abbiamo la certezza che tutti gli apparecchi in circolazione siano regolari, ma sappiamo che sono circa 370.000 quelli muniti di nulla osta, di cui circa 350.000-360.000 allocati negli esercizi, e la restante parte in magazzini o presso centri che ne curano la manutenzione ordinaria e straordinaria. Intendiamo effettuare controlli anche per verificare se queste ultime macchine si trovino effettivamente in magazzino.
Una norma voluta dall'Amministrazione, che è stata molto criticata - e capisco anche le ragioni - stabilisce che la permanenza di un apparecchio in magazzino per un periodo superiore a sessanta giorni, anche se discontinua, comporta la revoca del nulla osta. Com'è evidente, la finalità della norma è quella di evitare che l'apparecchio, dichiarato in magazzino, sia utilizzato altrove in maniera illegale.
Dobbiamo svolgere i controlli, e dobbiamo farlo in modo intelligente. Presto potremo divulgare i dati relativi a una ricerca che abbiamo avviato alla fine del 2008, basata su tecniche di analisi di rischio e finalizzata a sviluppare percorsi operativi mirati. Le esperienze precedenti - ne parlavo con l'onorevole Fluvi, qualche tempo fa - ci aiutano anche in questa nuova sperimentazione. Sostanzialmente, abbiamo analizzato i dati relativi all'andamento della raccolta, organizzati per periodi storici e per ambiti territoriali: ad esempio, se due apparecchi dello stesso concessionario collocati in due bar diversi
raccolgono, rispettivamente, cento e cinquanta, pur essendo identico il contesto, il gap di cinquanta potrebbe essere dovuto all'utilizzo di dispositivi atti a ridurre il flusso dei dati veicolati all'AAMS. La verifica che stiamo effettuando sta producendo risultati molto interessanti.
Anche l'affinamento delle tecniche di controllo è un modo per contrastare più efficacemente i fenomeni di illegalità, che, purtroppo, continuano a esistere.
Relativamente ai «Gratta e Vinci!», ricordo di un sequestro di circa due milioni di biglietti contraffatti al confine con la Slovenia. Siamo vigili anche su questo fronte. Comunque, la contraffazione materiale dei biglietti risulta alquanto difficile, perché la stampa è curata dai migliori organismi internazionali.
Un diverso fenomeno, che pure stiamo contrastando, è quello dei concorsi e operazioni a premio effettuati in violazione della normativa vigente in materia. Negli esercizi commerciali sono distribuiti, talvolta, buoni sconto simili ai «Gratta e Vinci!». L'articolo 12, comma 1, lettera o), del decreto-legge n. 39 del 2009 ha previsto sanzioni più severe nei confronti dei soggetti che organizzano concorsi e operazioni a premio vietati o partecipano in qualunque modo alla distribuzione del relativo materiale. Insieme al Ministero dello sviluppo economico, stiamo effettuando controlli per limitare un fenomeno che sottrae materia imponibile all'IVA e all'imposta sui redditi.
COSIMO VENTUCCI. Desidero innanzitutto ringraziare il dottor Ferrara e il suo staff per l'azione che stanno svolgendo nel settore dei giochi.
Essi proseguono un lavoro che ha avuto inizio nel 1998, quando il Ministro delle finanze dell'epoca, Vincenzo Visco, ebbe l'idea di introdurre in Italia il gioco pubblico della tombola, definito Bingo. In tal modo si mise mano, a mio parere, a grosse illegalità che si compivano anche all'interno dei centri anziani o di altri luoghi di aggregazione sociale.
Ricordo che numerosi funzionari dello Stato hanno rischiato molto per bonificare, diciamo così, un comparto connotato da una forte componente di illegalità.
Il fatto che la raccolta complessiva nel settore dei giochi ammonti a 60 miliardi di euro è certamente buona, e il trend gestionale positivo, dal 1998 ad oggi, sta a significare che in dieci anni è stato fatto molto. Direttore Ferrara, nel ringraziarla dei risultati che l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato ha prodotto, le auguro di poter risolvere anche gli attuali problemi di organico, in modo da arginare in maniera sempre più efficace anche fenomenologie come quelle denunciate dal collega Fogliardi, le quali non sono limitate alla circoscrizione nella quale il collega raccoglie le lamentele dei suoi elettori, ma si estendono, purtroppo, a tutta la Penisola.
Nella precedente legislatura, la Commissione finanze - presieduta da Giorgio Benvenuto - si recò in visita presso la Sogei, dove tutti fummo attratti da un server che registrava le giocate effettuate in tutto il Paese. A questo proposito, le chiedo, direttore, se l'AAMS utilizzi i dati della Sogei.
Inoltre, mi consenta di manifestare qualche perplessità in merito a una questione che non riguarda soltanto l'Amministrazione dei monopoli. Non accetto, come parlamentare, l'idea che il compito della pubblica amministrazione sia esclusivamente quello di dare esecuzione alle leggi; ritengo, infatti, che essa dovrebbe anche sollecitare il Parlamento a produrre leggi sempre migliori. Sarebbe accettabile - propongo un esempio generico, che non riguarda il tema di cui stiamo discutendo - se un magistrato, pur avendo assistito alla commissione di un reato, facesse finta di non esserne a conoscenza in mancanza di una denuncia? Non è così che deve funzionare, secondo me, la pubblica amministrazione.
È estremamente delicata - lo riconosco - una situazione che vede 1.200 persone fare fronte ai gravi fenomeni denunciati dai colleghi, i quali hanno delicate implicazioni sociali. Tuttavia, so anche che, in dodici anni, i progressi realizzati dall'informatica
consentono all'Amministrazione dei monopoli di ottimizzare la gestione delle proprie risorse.
Debbo dire che l'audizione odierna mi ha particolarmente soddisfatto. L'unico elemento di insoddisfazione lo traggo dall'atteggiamento di taluni colleghi, i quali sembrano interessarsi più all'aspetto etico che ai successi conseguiti da questo settore dell'amministrazione statale.
FRANCESCO BARBATO. Ringrazio il direttore generale Ferrara per la sua partecipazione all'audizione odierna e per gli utili elementi di informazione che ci ha fornito. Rivolgo un ringraziamento anche al dottor Tagliaferri, che ho avuto modo di incontrare di recente.
Conclusa la fase rituale dei ringraziamenti, non posso non riferire il disagio che si prova quando si mette il naso nel mondo dei giochi.
Direttore, pochi giorni fa, la Direzione distrettuale antimafia di Napoli ha condotto un'operazione denominata «Golden goal». A tale proposito, le porrò una domanda che riguarda la concessionaria Intralot.
La signora Concetta Falcone, responsabile commerciale della predetta concessionaria per le province di Napoli e Salerno, è stata tratta in arresto perché coinvolta nelle attività malavitose del clan D'Alessandro di Castellammare di Stabia. La signora Falcone indicava le procedure da seguire per l'apertura dei nuovi centri scommesse e suggeriva ai vertici dell'organizzazione i nominativi dei prestanome ai quali intestare la titolarità fittizia dei medesimi. Inoltre, la responsabile territoriale della Intralot aveva il compito di smistare sul circuito legale delle scommesse le eventuali perdite subite dall'organizzazione criminale, in caso di grosse vincite realizzate dagli scommettitori che avevano effettuato puntate vincenti avvalendosi di un sistema clandestino appositamente creato.
Signor direttore, lei è a conoscenza di questa situazione e delle vicende della Intralot? Poiché stiamo parlando di agenzie situate a Castellammare di Stabia e a Sorrento, la vostra organizzazione prevede una struttura regionale in Campania o i controlli sono effettuati a livello centrale? Ritenete di essere ben organizzati per monitorare situazioni simili a quella da me segnalata? Soprattutto, per evitare di arrivare dopo la magistratura, considerate che il vostro lavoro è soprattutto quello di vigilare?
Avvocato Ferrara, lei ha riferito con orgoglio, e con toni trionfalistici, dell'impennata della raccolta nel settore dei giochi, che si avvia a diventare, stando alle previsioni, la prima industria italiana: davanti ci sono ancora ENEL ed ENI, ma, considerato che il fatturato dell'ENEL è di circa 60 miliardi, mentre quello dell'ENI ammonta a circa 80 miliardi, li raggiungerete, rispettivamente, entro la fine dell'anno e l'anno prossimo; dietro, ci sono FIAT, Poste italiane e via elencando.
Le domando, quindi, per quale motivo l'AAMS chieda al Governo di non elevare il prelievo erariale unico, sostenendo che ciò scoraggerebbe gli scommettitori e danneggerebbe gli operatori del settore. Lei si preoccupa di garantire agli operatori una tassazione equilibrata, tale da consentire incassi remunerativi. Per quanto mi riguarda, a dire il vero, poiché credo che guadagnare sui giochi sia immorale e antisociale, manderei gli operatori del settore dei giochi a lavorare nelle miniere del Perù.
Al di là di questa considerazione, non capisco come mai, ad esempio per quanto riguarda le videolottery, si continuino a moltiplicare gli operatori, e con quali criteri si «inventino» i dieci nuovi soggetti, tutti riconducibili - così mi sembra di capire - ai concessionari esistenti. Insomma, non mi sembra che il percorso seguito sia sufficientemente trasparente.
Infine, signor direttore, desidero rivolgerle una domanda relativa a un argomento di cui parlerò anche con il presidente Conte, per verificare se sia possibile trasformare la mia idea in una proposta da avanzare alla Presidenza del Consiglio dei ministri.
Poiché il Governo si è avvalso sovente degli spot, stavolta ne chiedo uno io: come
avviene per l'alcol, per la droga, per la sicurezza stradale e per il fumo, chiedo che si realizzi una pubblicità istituzionale basata sul seguente slogan: «Il gioco uccide». In particolare, direttore, le chiedo se sia possibile che l'AAMS, nell'esercizio della propria autonomia operativa, stabilisca l'obbligo, a carico non soltanto delle agenzie e dei centri di nuova apertura, ma anche di quelli già in funzione, di rendere visibile, nei locali di gioco e all'ingresso degli stessi, il messaggio «Il gioco uccide». Si tratterebbe di un'iniziativa analoga a quelle già realizzate da SNAI e Lottomatica a favore del gioco responsabile, finalizzata a sensibilizzare le persone circa i pericoli del gioco.
Le ludopatie si stanno diffondendo sempre più nel nostro Paese: i casi conclamati sono già 100.000 e, all'interno delle fasce di rischio, quella dei giovani fino a ventuno anni è una delle più rappresentate. Quello dei giochi è l'unico settore in cui anche le cosiddette «quote rosa» si stanno incrementando in misura notevole: le donne tra i venticinque e i quarantacinque anni sono le più esposte, poiché, come lei ben spiegava, direttore, i giochi on-line entrano nelle case. Le casalinghe, dunque, sono i soggetti più a rischio tra le donne.
In questo modo, stiamo danneggiando i cittadini: l'Italia si sta trasformando in un Paese di giocatori, che non sa più creare ricchezza. L'AAMS riferisce, con toni trionfalistici, di un incremento della raccolta dei giochi che, ormai, non è più dovuto al recupero all'area legale dei giochi illeciti: paradossalmente, più la gente è disperata, a causa della crisi che stiamo vivendo, più ha bisogno di comprare 1 o 5 euro di sogni e di speranze.
È anche per questo che, come Italia di Valori, abbiamo sottolineato, sia in un emendamento presentato al disegno di legge n. 3778, recante la legge di stabilità 2011, sia nella proposta alternativa di relazione contraria sul medesimo disegno di legge, la necessità di eliminare il prelievo erariale unico, riconducendo la tassazione delle società concessionarie dei giochi al regime fiscale ordinario previsto per la generalità delle società.
A tale proposito, non posso esimermi dal dedicare un accenno alla vexata quaestio della pendenza, presso la Sezione giurisdizionale per il Lazio della Corte dei conti, dei giudizi di responsabilità a carico dei concessionari, per l'AAMS, del servizio pubblico di attivazione e conduzione operativa della rete per la gestione telematica del gioco lecito con vincite in denaro, mediante apparecchi di cui all'articolo 110, comma 6, del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza.
Anche se mi sento stringere il cuore nel toccare l'argomento, perché sono abituato a dare importanza ai rapporti umani, ho il dovere di svolgere al meglio, e con lealtà nei confronti del gruppo parlamentare al quale appartengo, il mio ruolo di deputato. Per questa ragione, direttore, le chiedo - ne abbiamo parlato in conferenza stampa, stamani, insieme all'onorevole Di Pietro, presidente del partito Italia dei Valori - se non ritenga che i vertici dei Monopoli di Stato debbano essere immediatamente rinnovati, disponendo quanto meno una rotazione, come avviene nell'Arma dei carabinieri, nella Guardia di finanza e in altri apparati (anche i parroci, del resto, sono soggetti ad avvicendamenti periodici).
In particolare - mi dispiace porre la questione -, il Procuratore regionale della Corte dei conti ha chiesto che alcuni dirigenti dell'AAMS, tra i quali il dottor Tagliaferri, siano condannati a risarcire al Ministero dell'economia e delle finanze, a titolo di dolo e in solido con i concessionari, un danno che ammonterebbe a svariati milioni di euro. Non è questa una ragione sufficiente per procedere a una rotazione? Se la Corte dei conti ci dice che vi è danno erariale, come può lo Stato chiedere al dottor Tagliaferri di risarcire tale danno e, nel contempo, mantenerlo nell'incarico svolgendo il quale è incorso in responsabilità?
PRESIDENTE. Intervengo non per chiosare, ma per ricordare che sull'iniziativa assunta dalla procura regionale per il
Lazio della Corte dei conti si deve pronunciare la Sezione giurisdizionale.
Poiché sono garantista, aspetterei prima di esprimere giudizi.
RAFFAELE FERRARA, Direttore generale dell'Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato. Onorevole Ventucci, posso dirle che i dati della Sogei sono da noi pienamente utilizzati: l'analisi di rischio alla quale ho fatto cenno poc'anzi si basa proprio sui dati che riceviamo quotidianamente, in tempo reale, dalla Sogei.
Il ruolo dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato non è mai stato meramente passivo, e fin quando sarà affidato a me il compito di guidarla non lo sarà mai. Infatti, ci facciamo spesso promotori di interventi normativi. In questo momento, ad esempio, stiamo studiando una serie di norme volte a rendere più efficaci il contrasto dell'evasione e i controlli, nonché a migliorare il sistema dei giochi.
Quindi, concordo con lei, onorevole Ventucci, e le assicuro che l'Amministrazione si muove nella direzione da lei auspicata.
Onorevole Barbato, mi permetta di dire subito che non ho usato toni trionfalistici: ho semplicemente riferito un dato.
Peraltro, non potrei mai attribuirmi, se non in parte, il merito dei risultati conseguiti, poiché sono alla guida dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato da due anni.
I risultati di cui stiamo parlando sono frutto, com'è stato ricordato, di un indirizzo di politica legislativa che risale alla fine degli anni Novanta e che è stato portato avanti, con una certa continuità, in tutte le legislature successive. Ad esempio, una delle riforme più importanti per il settore dei giochi - lo dico per riconoscere il merito a chi ce l'ha - fu quella recata dall'articolo 38 del decreto-legge n. 223 del 2006 (cosiddetto decreto Bersani I), che aprì il mondo delle scommesse al mercato.
Non mi entusiasmo, quindi, per i risultati ottenuti; al contrario, cerco di mantenere una certa serenità di giudizio e, se ho dato un'impressione sbagliata, vorrei si prendesse atto che la mia intenzione era soltanto quella di riferire un dato oggettivo.
L'interesse della criminalità organizzata verso il mondo dei giochi e delle scommesse, delle new slot e, probabilmente, anche del gioco on-line è documentato da atti giudiziari.
Sappiamo, onorevole Barbato, che la società Intralot ha sede in Grecia, è attiva in diversi Paesi, al pari di Lottomatica, SNAI e SISAL, ed è presente anche in Italia.
Noi non siamo una forza di polizia: quando acquisiamo i dati relativi alla partecipazione al mondo dei giochi, ci muoviamo pur sempre nell'ambito dell'attività amministrativa di regolazione e controllo del comparto dei giochi. Nello svolgimento di tale attività, dobbiamo seguire le procedure stabilite dalla legge, le quali ci impongono di richiedere agli organi competenti la documentazione attestante il possesso, da parte di coloro che intendono operare nel settore dei giochi, dei prescritti requisiti. Fino a quando la documentazione che riceviamo non è ostativa al rilascio delle concessioni o alla prosecuzione dei rapporti con i concessionari, l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato non ha la potestà di adottare misure interdittive ovvero di anticipare giudizi che spettano agli organi giurisdizionali penali, civili o amministrativi.
L'Amministrazione deve svolgere i propri compiti attenendosi scrupolosamente alle leggi vigenti. Probabilmente, la nostra azione quotidiana è caratterizzata da qualche pecca o deficit, ma posso assicurare che ci sforziamo di applicare la legge al meglio, cercando di mantenere un atteggiamento di serenità e di equidistanza anche quando vengono in considerazione situazioni individuali.
Onorevole Barbato, lei ha citato la vicenda della signora Falcone. Ovviamente, non ho avuto modo di disporre formalmente degli atti giudiziari. Posso avere dei fatti, quindi, una conoscenza basata sulle notizie diffuse dalla stampa, che non sono sufficienti, tuttavia, per poter assumere
decisioni. Garantisco, comunque, che saranno effettuate tutte le verifiche necessarie e che interverremo immediatamente qualora dovessero risultare violazioni di legge, collusioni o connivenze. Come ho già affermato, la nostra attenzione nei confronti delle infiltrazioni della criminalità è alta, e lo sarà ancora di più in futuro.
Per quanto riguarda il prelievo erariale unico, ricostruirne le vicende potrà fornire, forse, qualche ulteriore elemento polemico nei miei confronti.
Alla fine del 2008 - ero da pochissimo alla guida dell'Amministrazione -, un'iniziativa parlamentare condusse all'incremento del PREU, finalizzato a reperire risorse da destinare ad alcuni enti: dall'aliquota del 12 per cento si passò a quella del 13,4 per cento. Si ebbe, allora, la stessa reazione che si è avuta in questi giorni.
Peraltro, per quanto ci riguarda, esponemmo una mera valutazione tecnica, poiché il Parlamento è libero di approvare le norme che ritiene più giuste (che noi saremo sempre pronti ad applicare immediatamente). Anche allora avvertimmo - lo feci io stesso, se non ricordo male, intervenendo in audizione - che un'elevazione del PREU avrebbe potuto generare squilibri all'interno del sistema, fondato su un determinato bilanciamento tra la quota del giocato destinata alle vincite, quella destinata all'erario e quella destinata a coloro che devono investire nel mercato lecito.
Il legislatore recepì le nostre indicazioni. Non so se assumerne il merito o il demerito, ma devo dire di aver mutuato dalla mia esperienza presso l'Agenzia delle entrate il sistema di applicazione del PREU basato su aliquote decrescenti, dal 12,6 per cento fino all'8 per cento, in relazione agli incrementi di raccolta rispetto all'esercizio precedente.
Gli operatori ritengono tuttora che l'introduzione di un elemento di distonia sul fronte del prelievo erariale unico potrebbe generare una contrazione della raccolta.
Ricordo che, ai primi del 2009, i concessionari e i gestori delle new slot giunsero a minacciare una giornata di serrata. Siccome era in gioco circa il 12 per cento di una somma pari a 20 miliardi di euro, come direttore generale dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato mi sono dovuto preoccupare che fosse assicurato il mantenimento del gettito erariale, dal momento che difficilmente si sarebbero potuti recuperare in altro modo 2,5 miliardi di euro.
Effettuammo, quindi, una valutazione meramente tecnica, in linea con il compito dell'Amministrazione, che è quello di mantenere gli equilibri del sistema. A tale valutazione rimase estranea, naturalmente, ogni considerazione di ordine etico o sociale.
Si può certamente discutere, a maggior ragione nella sede parlamentare, della moralità del gioco pubblico - ci mancherebbe altro! -, ma non mi permetterei mai di intervenire su un tema che è avulso dalle mie competenze: in quanto tecnico della materia, devo soltanto fare in modo che il sistema voluto dal legislatore regga. Ebbene, affinché possa reggere, il sistema deve avere quelle caratteristiche che noi riteniamo fondamentali, tra le quali, in primo luogo, una ripartizione equa degli introiti tra i diversi soggetti che lo compongono.
Mi permetto di aggiungere, sul piano tecnico, che il prelievo erariale unico riguarda l'area di gioco. Ciò significa che, oltre al PREU, gli operatori sono chiamati ad assolvere le altre imposte, ossia l'IRES, l'IRAP...
FRANCESCO BARBATO. Organizzeremo una colletta...
RAFFAELE FERRARA, Direttore generale dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato. Non si tratta di organizzare collette. Sosteniamo una tesi diversa, che abbiamo elaborato già da qualche tempo.
Proprio perché il PREU si deve aggiungere alle altre imposte, sarebbe ora di formalizzare, sul piano normativo, la rilevanza immediata e per presunzione legale, ai fini delle imposte dirette, dell'IVA e dell'IRAP, dei ricavi provenienti dal
gioco illegale. In altre parole, se si accerta una sottrazione di base imponibile ai fini del PREU, su tale imponibile deve essere possibile applicare l'IRES, l'IVA e l'IRAP, con i relativi interessi e sanzioni.
Nella mia visione, il PREU è talmente integrato con le altre imposte che lo considero un elemento accessorio, che deve pesare su chi viola la disciplina in materia anche in termini di sanzioni e di responsabilità amministrative.
Per quanto riguarda le VLT, gli attuali concessionari di rete, i quali già potevano, sulla base delle concessioni in essere, sviluppare il mondo delle VLT, hanno dovuto mettere mano al portafoglio (l'esborso è pari a 750 milioni di euro), per poter acquisire un numero di VLT pari al 14 per cento del numero di nulla osta rilasciati per le new slot già in commercio.
La normativa vigente prevede un regime temporaneo, e stabilisce che le nuove gare per le videolottery abbiano inizio a far data dal 16 maggio del prossimo anno. Se la norma sulle VLT fosse nel frattempo abrogata, noi interromperemmo le procedure in atto; in caso contrario, dovremmo dare seguito alle stesse, compiendo quelli che, per noi, si configurerebbero come atti dovuti.
Quanto alla proposta di realizzare una pubblicità istituzionale, sono assolutamente d'accordo. Ricordo, tuttavia, che già oggi va in onda, sui canali RAI, Mediaset, La7 e via dicendo, uno spot - realizzato in collaborazione con il Dipartimento per l'informazione e l'editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri - che invita a non pensare al sogno miracolistico della vincita al gioco, ma a stare con i piedi per terra (l'ho visto, recentemente, anche nelle stazioni ferroviarie e negli aeroporti). Lo slogan «Il gioco uccide» mi sembra un po' forte, ma possiamo anche considerare l'idea.
Premesso che l'AAMS investe nell'ambito delle proprie capacità di bilancio, le iniziative pubblicitarie che promuoviamo su tutti i mezzi di informazione, con i limiti che ho indicato da quando sono direttore generale, sono interamente orientate a richiamare al gioco responsabile e al rispetto (che devono contribuire ad assicurare soprattutto gli adulti) del divieto di gioco per i minori.
Inoltre, abbiamo proposto, in collaborazione con il Ministero della pubblica istruzione e, successivamente, con il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, alcune iniziative di prevenzione nelle scuole di molte regioni italiane. In tal modo, ci siamo avvicinati ai ragazzi non ancora maggiorenni, per sensibilizzarli sui rischi del gioco patologico e per invitarli a sviluppare una coscienza del gioco legale e responsabile. Stiamo anche collaborando a un progetto sulle dipendenze comportamentali coordinato dalle ASL del Piemonte e, a stretto contatto con il Codacons e con Sisal, a un altro progetto che affronta per la prima volta in maniera organica il rapporto tra gioco, giocatori e ludopatia.
Nell'ambito delle nostre competenze e disponibilità, stiamo investendo tutto quello che possiamo per fare in modo che vi sia, da parte del pubblico, un approccio equilibrato al mondo dei giochi.
Sono assolutamente d'accordo con lei, onorevole Barbato, circa la necessità di ampliare il più possibile le campagne di informazione e sensibilizzazione, che considero fondamentali. Possiamo attuare la prevenzione e la repressione nel modo migliore; tuttavia, se non saremo in grado di diffondere un messaggio culturale corretto, non riusciremo mai a conformare anche il fenomeno del gioco pubblico, per quanto possibile, ai principi della legalità e della moralità dei comportamenti.
Per quanto riguarda il suo riferimento alla crisi, è probabile che, nei momenti di particolare difficoltà economica, una piccola percentuale di persone possa cercare di risollevare le proprie sorti ricorrendo al gioco.
Tuttavia, un dato elaborato dal Censis ci dice che la provincia in cui si gioca di più non è la più povera, cioè Enna, ma la più ricca, vale a dire Pavia. Ciò potrebbe indurre a considerare alla stregua di un luogo comune l'opinione che attribuisce alla crisi l'incremento della raccolta dei giochi. Comunque sia, il vecchio adagio
che recitava: «Tra l'affare e il gioco, preferisci il gioco: almeno, hai la speranza di vincere» meriterebbe, forse, di essere rispolverato, perché, in effetti, nei momenti di difficoltà, c'è una maggiore tendenza a guardare alla dea bendata per cercare di risolvere i propri problemi.
Per quanto riguarda i miei collaboratori, onorevole Barbato, non avverto alcun imbarazzo. Sono profondamente convinto che ogni giudizio - in questo caso, quello presso la Corte dei conti, ma la considerazione vale per qualsiasi giudizio, che sia penale, civile, amministrativo, contabile o di responsabilità - debba seguire il suo corso. Proprio per questo motivo, fino a quando non interverrà un giudizio definitivo, non posso - e, francamente, come libero cittadino, non voglio - condannare chicchessia.
In particolare, sulla persona di Antonio Tagliaferri metto le mani sul fuoco: lo difenderò a spada tratta e, fin quando ci sarò io alla guida dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, egli collaborerà con me.
Ho avuto modo di prendere visione degli atti processuali e, quindi, possiamo discuterne con cognizione di causa. La cosa peggiore che ci possa accadere è quella di esprimere giudizi ex post: nell'ambito di una valutazione dei comportamenti degli uomini, tali giudizi possono rivelarsi fuorvianti, qualora siano espressi senza tenere conto anche dei contesti all'interno dei quali quei comportamenti sono stati assunti. Io ho gestito fino a 36.000 persone, e spesso mi sono reso conto di carenze, di pecche, soltanto dopo, quando non facevo più parte del medesimo contesto.
Il dottor Tagliaferri, mi dà fastidio anche parlarne, dal momento che è presente, è stato catapultato - il termine è improprio, ma rende bene il concetto - in una realtà diversa da quella cui era destinato. Infatti, come l'onorevole Barbato sa, perché ne abbiamo già parlato, il dottor Tagliaferri avrebbe dovuto ricoprire l'incarico di capo del personale. Tuttavia, a causa delle carenze di organico, che in quel momento ponevano problemi molto seri, è stato «riciclato» - questa volta uso il termine in senso positivo -, affinché si occupasse di un mondo, quello dei giochi, che non era il suo. In quel ruolo, ha fatto quello che gli è stato possibile fare.
La vicenda delle new slot, all'attenzione della Corte dei conti, è stata analizzata sotto diversi profili. Volendo, potremmo anche ripercorrerla velocemente. Posso senz'altro affermare, però, anche alla luce degli atti e della mia conoscenza personale del dottor Tagliaferri, che sono soddisfatto e orgoglioso di avvalermi di una persona che mi ha sempre garantito una totale disponibilità. Non vedo, quindi, alcuna ragione per assumere nei suoi confronti, sulla base dell'atto che ha aperto il giudizio di responsabilità (legittimo, ma pur sempre semplicemente introduttivo del giudizio), iniziative che sarebbero, peraltro, difficili da adottare. Intendo dire che, non avendo l'Amministrazione la struttura di un'agenzia, ma essendo ancora condizionata dai vecchi meccanismi propri delle aziende autonome, disporre rotazioni è, nel nostro caso, più complesso.
Tuttavia, la complessità conta poco in questo caso: il dottor Tagliaferri merita la mia fiducia, l'ha meritata e spero possa continuare a meritarla.
Ad ogni buon conto, al di là delle vicende specifiche, l'onorevole Barbato ha ragione: la rotazione degli incarichi dirigenziali costituisce un principio fondamentale di buona amministrazione. Ne sono talmente convinto che, in queste ultime ore, ho adottato provvedimenti con i quali ho disposto l'avvicendamento, ovviamente in un'ottica di sostenibilità, di dirigenti che hanno gestito alcuni settori per troppo tempo.
ALBERTO FLUVI. Ringrazio il direttore generale Ferrara e i suoi collaboratori per quanto ci è stato riferito e per quanto stanno facendo in un settore oggettivamente molto delicato come quello dei giochi (sebbene, ovviamente, l'Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato non si occupi soltanto di giochi).
Da qualche anno a questa parte, abbiamo accettato la scommessa di rendere
il gioco legale più conveniente di quello illegale: è da una decina d'anni che stiamo lavorando con impegno per conseguire tale risultato.
Ebbene, direttore, lei ha affermato che, entro la fine dell'anno, la raccolta dei giochi dovrebbe attestarsi intorno ai 60 miliardi di euro. Mi auguro che il trend positivo continui. Tuttavia, credo sia difficile stabilire in quale misura abbiano influito sull'andamento favorevole della raccolta il recupero del gioco illegale e l'aumento del numero dei giocatori. Quanta parte dell'incremento della raccolta è dovuta al primo fattore, e quanta al secondo? Comunque, in questi ultimi anni, il gioco illegale è stato contrastato in maniera più efficace, perché è diventato molto più conveniente, rispetto al passato, scommettere in maniera onesta e legale.
A mio avviso, le cifre da lei esposte, direttore, devono farci riflettere.
Quando facciamo riferimento a 60 miliardi di euro, che equivalgono a quattro punti di PIL, non possiamo pensare al settore dei giochi - ovviamente, la critica non è rivolta a lei, né all'Amministrazione, ma al Governo - come a una sorta di gallina dalle uova d'oro, altrimenti rischiamo di non raggiungere l'obiettivo cui miriamo.
Se pensiamo ai giochi solamente come a un comparto da spremere, ampliando a dismisura le possibilità di gioco, non facciamo altro che indicare un'errata direzione di marcia. Non dovrebbe essere questo, invece, il compito dello Stato (e non penso al modello dello Stato etico).
Da questo punto di vista, è inevitabile nutrire qualche preoccupazione, dal momento che siamo costretti a intervenire sul settore dei giochi per finanziare qualunque intervento, dalle missioni internazionali alla ricostruzione in Abruzzo (probabilmente, ce ne renderemo conto meglio tra qualche giorno; anzi le chiedo qualche anticipazione sulle misure a cui state lavorando). Peraltro, più utilizziamo i giochi in questo modo, più si allarga, di fronte a noi, un campo di intervento di cui dobbiamo necessariamente cominciare ad occuparci: quello delle ludopatie.
Fatta questa premessa di carattere generale, direttore, vengo alle domande che desidero porle.
Il settore dei giochi va assumendo dimensioni sempre più importanti. I dati che ho scaricato dal sito dell'Amministrazione dicono che, a settembre 2010, si è registrato, rispetto a settembre 2009, un incremento della raccolta del 13 per cento, mentre l'incremento del 2009 rispetto al 2008 era stato del 14,4 per cento. Insomma, tutto lascia pensare che probabilmente, alla fine del 2010, si registrerà un ulteriore aumento, ancora a due cifre.
Davanti a simili numeri, credo che non sia più procrastinabile la trasformazione dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato in agenzia fiscale. Al di là della buona volontà dei funzionari e dei direttori, al di là della buona volontà e della bravura del dottor Ferrara e dei suoi collaboratori, se non mettiamo in campo una strumentazione adeguata, la struttura non sarà mai attrezzata per far fronte a una mole di lavoro enormemente accresciuta e, quindi, per svolgere al meglio i propri compiti di regolazione e di controllo.
In secondo luogo, si è fatto giustamente riferimento al tema della tutela dei minori, cui tutti sembrano interessati. A tale proposito, l'accordo che hanno recentemente stipulato Lottomatica e Poste italiane Spa, per l'installazione di distributori automatici di «Gratta e Vinci!» presso gli uffici postali, mi fornisce lo spunto per porre la seguente domanda: com'è possibile garantire l'osservanza del divieto di gioco per i minori se il distributore automatico, almeno per quanto ne sappiamo finora, non offre alcuna possibilità di controllo? Non esistono dispositivi per selezionare la domanda, ossia per verificare l'età del giocatore. Quindi, possiamo anche parlare di tutela dei minori o, allargando il campo, del problema del gioco compulsivo, ma con la consapevolezza che non esiste alcuno strumento di controllo.
Passando ad altro argomento, il decreto-legge n. 40 del 2010 ha stabilito che le procedure occorrenti per un nuovo affidamento in concessione della rete per la
gestione telematica del gioco lecito, prevista dall'articolo 14-bis, comma 4, del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 640, sono avviate a far data dal 16 maggio 2011.
Sicuramente, l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato è tenuta ad applicare la nuova normativa. Nel frattempo, sono stati sottoscritti gli atti aggiuntivi alla convenzione di concessione con i concessionari (le fideiussioni valgono fino al 31 dicembre del prossimo anno), i quali chiedono un ulteriore slittamento di tre mesi delle concessioni.
Ora, siccome l'Amministrazione ha dichiarato più volte di essere già pronta per indire le gare e di non avere necessità di ulteriore tempo, al di là del fatto che gli atti aggiuntivi recano il termine del 31 dicembre 2011 (mi riferisco a quelli firmati il 5 ottobre di quest'anno), quando prevedete di concludere la gara per i nuovi concessionari?
Cambiando argomento, è recentemente pervenuto, da parte dell'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, un Atto di segnalazione al Governo e al Parlamento (ai sensi dell'articolo 6, comma 7, lettera e), del decreto legislativo n. 163 del 2006) relativo alla procedura di selezione per l'affidamento in concessione dell'esercizio dei giochi pubblici denominati «lotterie nazionali ad estrazione istantanea» (i «Gratta e Vinci!»).
Contro il bando di gara aveva proposto ricorso giurisdizionale la SISAL, che aveva ottenuto dal TAR per il Lazio l'annullamento dell'atto impugnato. Tutti conosciamo l'esito dell'appello proposto dal Ministero dell'economia e delle finanze - Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato e dal Consorzio lotterie nazionali: la sentenza del TAR è stata riformata dal Consiglio di Stato. Peraltro, i giudici di Palazzo Spada hanno ritenuto contraria alla disciplina comunitaria la norma recata dall'articolo 21, comma 5, del decreto-legge n. 78 del 2009 - che disponeva la prosecuzione della concessione in essere fino al 31 dicembre 2012 - e, in accoglimento dell'appello incidentale della SISAL, hanno annullato il bando e l'allegato capitolato d'oneri, limitatamente alla parte in cui prevedevano tale prosecuzione.
Insomma, la concessione per l'esercizio delle lotterie nazionali ad estrazione istantanea (i «Gratta e Vinci!») è stata nuovamente affidata al Consorzio lotterie nazionali (essenzialmente, Lottomatica), unico partecipante alla gara anche dopo la modifica del bando e la riapertura dei termini, successivamente alla pronuncia del Consiglio di Stato.
Al di là della vicenda specifica, nel predetto Atto di segnalazione dell'Autorità di vigilanza si leggono affermazioni che non possono lasciare indifferenti.
Sostanzialmente, l'Autorità afferma che la ripartizione uniforme del cosiddetto «diritto di ingresso», la richiesta di convenzioni in esclusiva con i punti vendita, la previsione del raggiungimento, ai fini della prosecuzione della concessione, di quote di mercato particolarmente selettive e i limiti alla pubblicità appaiono elementi idonei, singolarmente e complessivamente, ad innalzare elevate barriere all'ingresso di nuovi operatori.
Poiché dal 16 maggio del prossimo anno ripartiranno le procedure di gara, in quali modi è possibile tenere conto, per il futuro, delle argomentazioni sviluppate dall'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici?
Venendo a un tema sul quale anche lei si è soffermato, direttore, concordo sulla necessità di introdurre dei tetti: ai montepremi, alle singole giocate, alle giocate complessive e via dicendo. Credo che le vicende del Superenalotto debbano insegnarci qualcosa: è chiaro che la crescita del jackpot stimola a giocare di più. Ricordo quello che accadde, qualche anno fa, quando sulla ruota del Lotto di Venezia un numero accumulò un ritardo mai verificatosi in precedenza: alcuni, pur di continuare a giocare, si indebitarono con le banche! Se non si impone un tetto, fenomeni simili saranno destinati a ripetersi.
Concludo il mio intervento con una considerazione relativa alla tassazione.
Lei sa perfettamente, direttore, che intervenire sulle aliquote del prelievo erariale unico significa favorire o svantaggiare un settore. In un determinato periodo, vi era la necessità di stimolare la crescita di un determinato segmento, ovviamente a scapito di altri: quando il perimetro è definito, se cresce uno degli elementi che stanno al suo interno, un altro si riduce.
In genere, sono portato a ritenere che il fisco debba essere neutrale, ossia non debba essere utilizzato come strumento per incentivare lo sviluppo di un comparto ai danni di un altro (nel nostro caso, delle videolottery ai danni delle slot). A mio avviso, dovremmo riflettere ulteriormente su questo aspetto, perché rischiamo di svantaggiare, rispetto ad altre, le aziende che hanno fatto investimenti nelle slot. Credo, quindi, che dovremmo pensare a una sorta di livellamento del terreno di gioco.
Un'altra questione delicata è posta dal fatto che i dieci concessionari, da un lato, si appoggiano sui gestori e, dall'altro, hanno anche la possibilità di avere sale proprie e di fare concorrenza sleale a questi ultimi. I concessionari sostengono costi superiori, ma quando svolgono la medesima attività dei gestori devono sottostare alle stesse regole.
PRESIDENTE. Personalmente, sono contrario al modo in cui è strutturato il prelievo erariale unico. A mio avviso, se lavorassimo sul concetto «coin in/coin out», e tassassimo soltanto l'utile, arriveremmo direttamente all'equità di cui parlava l'onorevole Fluvi.
Fatta questa puntualizzazione, desidero manifestare anch'io la mia più totale fiducia nel dottor Tagliaferri, soprattutto in considerazione degli oneri di cui si è dovuto far carico in questi anni. Non bisogna dimenticare, infatti, che l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato si è trovata a far fronte, probabilmente senza avere nemmeno competenze adeguate, alla riorganizzazione di un settore interessato da una crescita impetuosa. Comunque, la fase iniziale è ormai superata. Nel tempo, sono state affinate le tecniche di regolazione e di controllo, e oggi abbiamo davanti a noi un comparto che funziona.
Trovo molto curioso che il collega Barbato, insieme a Di Pietro, sottolinei la necessità di trasformare l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato in agenzia. Ricordo al collega che quando i francesi hanno deciso di creare un'agenzia, l'hanno fatto copiando largamente il sistema italiano. Quindi, abbiamo già un'agenzia, sebbene non ancora strutturata.
A proposito delle vicende organizzative, vorrei che ci riferisse, direttore, le ultime novità in questo campo.
L'articolo 2, comma 1-ter, del decreto-legge n. 40 del 2010 stabilisce che il personale in servizio presso le direzioni territoriali dell'economia e delle finanze è trasferito, a domanda, prioritariamente all'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, anche in soprannumero, con riassorbimento al momento della cessazione dal servizio a qualunque titolo.
Mi piacerebbe sapere a che punto è il processo delineato dalla norma, e se transiterà all'AAMS anche il personale di livello dirigenziale. Se, infatti, l'intenzione è quella di creare una rete territoriale, non basteranno soltanto gli impiegati e i funzionari, per quanto solerti, ma sarà necessario anche individuare qualcuno che possa opportunamente dirigerli.
In secondo luogo, so che l'Amministrazione ha sottoscritto una convenzione con la SIAE. Oltre che conoscere i risultati di tale collaborazione, mi piacerebbe anche sapere se il rapporto con la SIAE sia visto in funzione dell'organizzazione di una rete territoriale o se esso rientri semplicemente nel novero delle iniziative da assumere, anche con alcuni corpi di polizia, per avviare sul territorio un programma di controlli degli apparecchi da divertimento e intrattenimento.
Inoltre, vorrei sapere quanto investe l'AAMS per realizzare studi sulle ludopatie e progetti concernenti, in generale, tutti i problemi legati al gioco. Sarebbe interessante avere un'idea più precisa del vostro
impegno in tale direzione, espresso da un numero percentuale riferito al volume delle entrate.
La legge francese n. 2010-476, del 12 maggio 2010, che ha istituito l'Autorité de régulation des jeux en ligne (ARJEL), prevede, all'articolo 43, sanzioni severe, quali la riduzione di un anno della durata della concessione, la sospensione per tre mesi e addirittura il ritiro definitivo della concessione, che possono essere sostituite o accompagnate da sanzioni pecuniarie.
Non crede, direttore, che sia arrivato il tempo di strutturare un corpo di sanzioni, nei settori dei giochi e dei tabacchi, volto a punire con severità chi contravvenga ai divieti posti a tutela dei minori?
Un'ultima questione riguarda l'ippica. Il settore attraversa una profonda crisi, dalla quale non riesce a venire fuori. Per quanto ne so, quelli che corrono non riescono a riscuotere le somme vinte da qualche mese, e non hanno concrete prospettive di riscuoterle nei prossimi mesi. Com'è possibile che, da un lato, la gente corra ormai gratis e, dall'altro, l'UNIRE continui ad avere problemi di bilancio così seri?
RAFFAELE FERRARA, Direttore generale dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato. Onorevole Fluvi, per quanto riguarda l'organizzazione dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, si potrebbero adottare diversi modelli.
Tuttavia, siccome il modello dell'agenzia è stato sperimentato validamente nel settore dell'amministrazione finanziaria - le agenzie sono state comunque in grado di dare risposte, quanto meno in termini di riconversione culturale -, penso che quella della trasformazione in agenzia sia la strada più celere per arrivare a organizzare una struttura che porti risorse e, soprattutto, che sia dotata di strumenti flessibili.
Il vero problema è posto dalle vorticose trasformazioni, tecnologiche, normative e, ovviamente, anche sociali, che caratterizzano il nostro tempo: a queste deve corrispondere un'organizzazione che abbia la capacità di adeguarsi rapidamente ai cambiamenti, continui e repentini, della realtà da governare. Ebbene, quella dell'agenzia è una formula organizzatoria che, quanto meno, consente di dare risposte rapide ai problemi determinati da un mondo in continua evoluzione.
Quanto ai distributori automatici, e all'accordo tra il Gruppo Lottomatica e Poste italiane Spa, dico subito che non sono d'accordo sull'utilizzo del distributore automatico di sigarette o di altro, in assenza di sistemi certificati idonei a garantire l'identificazione del soggetto che chiede l'erogazione del prodotto. Peraltro, neanche l'adozione di tali sistemi darebbe garanzie assolute, in quanto sono stato testimone, per quanto riguarda la vendita di sigarette in tabaccheria, di episodi non regolari.
Comunque, la vendita di «Gratta e Vinci!» mediante distributori automatici deve essere ammessa nella sola ipotesi in cui gli apparecchi siano muniti di sistemi atti ad accertare, con sufficiente grado di certezza, l'identificazione dell'acquirente. Pertanto, chiederemo a Lottomatica, concessionaria delle lotterie nazionali ad estrazione istantanea, di fornire le massime garanzie, sotto il profilo tecnologico, circa il rispetto del generale divieto di gioco per i minori. Pretenderemo dal concessionario l'impiego di strumenti di identificazione idonei ad impedire l'accesso ai distributori automatici da parte dei minori.
Per quanto riguarda le nuove concessioni, poiché l'articolo 21, comma 7, del decreto-legge n. 78 del 2009 stabiliva che il Ministero dell'economia e delle finanze - Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato avrebbe dovuto avviare entro il 15 settembre 2010 le procedure occorrenti per un nuovo affidamento in concessione della rete per la gestione telematica del gioco lecito, eravamo pronti già prima dell'estate. Successivamente, l'articolo 2, comma 2-sexies, del decreto-legge n. 40 del 2010 ha stabilito che le predette procedure di selezione siano avviate a far data dal 16 maggio 2011. Penso che, nel giro di un paio di mesi, saremo in grado
di dare attuazione a tale disposizione. Naturalmente, dovremo seguire la procedura di informazione prevista dalla normativa comunitaria in materia di norme e regole tecniche relative ai servizi dell'informazione, per evitare l'apertura di una procedura di infrazione nei nostri confronti. Insomma, ci sono dei tempi tecnici, ma le assicuro che saremo pronti, anche perché ci possiamo basare sulla precedente esperienza.
A tale proposito, vorrei affrontare l'argomento della segnalazione inviata al Governo e al Parlamento dall'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture. Innanzitutto, mi sia consentita una battuta: sarebbe bene che le autorità di vigilanza si pronunciassero quando i procedimenti sono in corso.
Comunque, anche in questo caso, siamo pronti a valutare le indicazioni di chiunque, sebbene mi sembri che la predetta Autorità non avesse competenze specifiche in materia.
Peraltro, non è superfluo ricordare che le questioni relative all'affidamento in concessione dell'esercizio di lotterie nazionali ad estrazione istantanea, di cui si è occupata anche l'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, sono state sottoposte al TAR per il Lazio, all'Antitrust e alla Commissione europea. In altre parole, SISAL Spa ha promosso in tutte le sedi, come era legittimo che facesse, tutte le iniziative ritenute idonee a tutelare i propri interessi.
Non entro nel merito dell'Atto di segnalazione, perché esso non è diretto all'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, ma al Governo e al Parlamento. L'Autorità prende in esame, infatti, alcune norme presenti nell'articolo 21 del decreto-legge n. 78 del 2009.
L'Atto contiene un esplicito riferimento all'AAMS laddove ha ricondotto all'esercizio di un potere discrezionale dell'Amministrazione medesima alcuni elementi di criticità rilevati nella lex specialis della gara. Francamente, non sono assolutamente d'accordo con l'Autorità: abbiamo attuato esattamente quanto previsto dal legislatore. Le disposizioni di legge definivano il contenuto del bando in maniera tanto puntuale da non lasciarci alcun margine di discrezionalità.
Sempre a questo proposito, ritengo di dover puntualizzare un aspetto che sembra essere sfuggito a molti: il procedimento giurisdizionale conclusosi davanti al Consiglio di Stato aveva ad oggetto la legittimità del bando di gara, vale a dire di un provvedimento dell'Amministrazione, la quale ha proposto appello principale per la riforma della sentenza di annullamento pronunciata dal TAR. Quindi, la parte vittoriosa nel giudizio è l'Amministrazione, la quale ha difeso con successo la legittimità di un proprio provvedimento.
Anche il Consorzio lotterie nazionali (Lottomatica) ha proposto appello, ma dopo che la sentenza di primo grado era stata già impugnata dall'AAMS.
Insomma, con la sentenza 23 marzo 2010, n. 1705, la IV Sezione del Consiglio di Stato ha riconosciuto la perfetta legittimità delle procedure di cui al bando di gara, predisposto dall'Amministrazione attenendosi pedissequamente alle citate disposizioni di legge. Poiché ho letto e riletto la decisione del Consiglio di Stato, quella di primo grado e i ricorsi presentati, mi creda, onorevole Fluvi, se le dico che non vi erano margini per effettuare valutazioni diverse: abbiamo rispettato precise prescrizioni di legge.
Peraltro, ricordo che il Consiglio di Stato si era pronunciato in sede consultiva, qualche mese prima, a favore della legittimità di un eventuale rinnovo della concessione in essere. Se avessimo avuto interesse a privilegiare il concessionario precedente, non avremmo suggerito una norma che ci imponesse di avviare le procedure per una nuova concessione, ma avremmo rinnovato la concessione vigente, in ciò confortati dal parere reso dal Consiglio di Stato. Invece, abbiamo proposto all'autorità di Governo e al Parlamento di prevedere l'avvio di una nuova procedura di selezione, allo scopo di aprire il mercato delle lotterie nazionali ad estrazione istantanea ad altri concessionari (avevamo previsto che potessero essere fino a un massimo di quattro). L'abbiamo fatto per
il «Gratta e Vinci!» e lo faremo per le altre concessioni in scadenza, perché riteniamo che il mercato debba essere aperto e competitivo, senza monopoli o esclusive.
Tornando ai criteri previsti per l'aggiudicazione della concessione, partivamo da una distribuzione del «Gratta e Vinci!», con il vecchio concessionario, articolata su circa 47.000 punti vendita. Poiché i potenziali punti di vendita potrebbero essere più o meno 100.000, e la nostra esigenza era quella di allargare la base distributiva, abbiamo preteso - riproducendo sostanzialmente nel bando il disposto del citato articolo 21, comma 3, lettera c), del decreto-legge n. 78 del 2009 - che gli aspiranti concessionari garantissero una capillarità della distribuzione attraverso una rete su tutto il territorio nazionale, esclusiva per il concessionario, costituita da un numero non inferiore a 10.000 punti di vendita, da attivare entro il 31 dicembre 2010.
Perché l'esclusiva? Se una stessa tabaccheria distribuisse biglietti di lotterie ad estrazione istantanea di quattro concessionari, la gestione amministrativa diventerebbe pressoché impraticabile. Da questa considerazione nasceva, dunque, la previsione del criterio di esclusività, che garantisce la trasparenza e l'allargamento della base distributiva.
Nel predisporre il bando, abbiamo fatto ciò che le norme ci imponevano di fare. Tutto il resto non era possibile.
In particolare, non si poteva prevedere una ripartizione del diritto di ingresso in proporzione delle quote di mercato dei partecipanti alla gara, come indicato dall'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, nonché dal TAR nella sentenza di primo grado.
Invero, se l'articolo 21, comma 3, lettera a), del decreto-legge n. 78 del 2009 fissa, come criterio prioritario ai fini dell'individuazione dell'offerta economicamente più vantaggiosa, il rialzo delle offerte rispetto ad una base predefinita che assicuri, comunque, entrate complessivamente non inferiori a 500 milioni di euro nell'anno 2009 e a 300 milioni di euro nell'anno 2010, indipendentemente dal numero finale dei soggetti aggiudicatari, non potevo cambiare io la norma, altrimenti avrei violato la legge e qualcuno avrebbe potuto chiamarmi a rispondere del reato di abuso d'ufficio.
Non è possibile esprimersi in maniera apodittica su aspetti che richiedono un necessario approfondimento tecnico. Mi stupisce che, dopo una pronuncia del Consiglio di Stato, dopo una sostanziale archiviazione dell'Antitrust (si poteva ipotizzare una violazione della concorrenza), dopo quattro mesi dalla conclusione della vicenda, un'autorità inviti il Governo e il Parlamento, non noi, a tenere conto, per il futuro, di criticità che non sono state ritenute tali nella sede giurisdizionale amministrativa. Noi teniamo conto di tutte le indicazioni, ma nei limiti in cui le leggi lo consentono.
Passando ad altro argomento, l'ascesa del jackpot del Superenalotto non porta maggiore raccolta, tant'è vero che quest'anno, rispetto al 2009 (dato di settembre), abbiamo una raccolta inferiore. Il dato storico dimostra che la crescita del jackpot non è un fattore che determina, di per sé, un aumento della raccolta: nel 2010, nonostante si sia accumulato un jackpot di quasi 177 milioni di euro, abbiamo una raccolta in linea con il 2008.
Ciò non significa che non si possa pensare a una distribuzione diversa dei premi. Ricordo, però, che quando, qualche anno fa, si stabilì un tetto al jackpot, ne conseguì un abbattimento della raccolta del 30 per cento, e il Governo fu costretto a rimuovere, con l'articolo 15 del decreto-legge n. 452 del 2001, il limite precedentemente introdotto.
Per quanto riguarda il prelievo erariale unico, anch'io ritengo che il sistema di tassazione debba essere rivisto.
Ci sono figure - l'onorevole Fluvi citava i gestori - che meriterebbero un riconoscimento formale. Noi vorremmo avere una sorta di albo di soggetti qualificati. Il gestore è colui che distribuisce, installa e gestisce, presso pubblici esercizi, circoli e associazioni autorizzate, gli apparecchi da
intrattenimento, sulla base di un rapporto contrattuale con il concessionario. Se, dunque, chiediamo al concessionario il possesso di determinati requisiti di moralità e professionalità, dobbiamo prevedere che gli stessi requisiti siano posseduti anche dagli altri soggetti che operano all'interno della filiera. Se ci fermiamo al concessionario, si possono verificare episodi come quelli denunciati dall'onorevole Barbato: Intralot è un soggetto che ha tutti i requisiti di legge per operare nel settore dei giochi, ma qualcuno che entra in rapporto con Intralot potrebbe non averli.
Sotto questo profilo, l'elaborazione dell'annunciato testo unico delle disposizioni in materia di giochi potrebbe essere l'occasione giusta per una revisione organica del sistema e anche del regime di tassazione. Quindi, l'idea di rivedere la tassazione mi trova assolutamente d'accordo. Noi siamo pronti a metterci al lavoro anche su questo versante. Devo dire che alcune associazioni, tra cui quella presieduta da Giorgio Benvenuto, ci hanno chiesto di istituire un gruppo di lavoro, del quale fa parte il dottor Fanelli, per la definizione di alcune proposte in materia.
Signor presidente, al 29 ottobre, circa 1.800, tra funzionari, dipendenti e dirigenti delle direzioni territoriali dell'economia e delle finanze, hanno chiesto di essere trasferiti presso l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato. Ne siamo soddisfatti, ma si tratta di personale che dovrà essere opportunamente formato. Il trasferimento ci consentirà di istituire, nelle province in cui non siamo ancora presenti, nuove sezioni distaccate delle sedi regionali. Non istituiremo, probabilmente, un numero di sezioni distaccate uguale a quello delle direzioni territoriali soppresse (vale a dire, 103), ma saranno comunque molti i nostri nuovi uffici che andranno a presidiare il territorio.
Purtroppo, i dirigenti sono soltanto tredici. A tale proposito, senza voler piangere miseria, vorrei ricordare che l'Amministrazione ha soltanto ventiquattro dirigenti su tutto il territorio nazionale. Considerate che l'Agenzia del territorio, un'agenzia importante, ha circa 10.000 unità di personale e quasi trecento dirigenti. Io sono pronto al sacrificio, ma non vorrei che fosse inutile. Comunque, stiamo cercando di fare fronte a ogni esigenza.
Quello che stiamo per compiere è un passo importante. Possiamo procedere sulla strada che abbiamo imboccato, ma è ancora presto per tirare le prime conclusioni.
Per quanto riguarda la collaborazione della SIAE, devo dire che è stata una buona intuizione del legislatore quella di consentire, con l'articolo 15, comma 8-quaterdecies, del decreto-legge n. 8 del 2009, la stipula di una convenzione per affidare a tale ente l'accertamento e i controlli in materia di prelievo erariale unico. I nostri uffici - il cui lavoro non risulta penalizzato ma, al contrario, enfatizzato - svolgono tutte le attività di cosiddetto «retro-ufficio» (o back office) relative alla valutazione degli atti di segnalazione e dell'ulteriore documentazione reperita dagli incaricati SIAE durante l'attività di accertamento.
La collaborazione della SIAE e delle forze di polizia e le nuove immissioni di personale sono tutti elementi che assicureranno un presidio più efficace del territorio.
Per quanto riguarda la comunicazione istituzionale, un settore dell'Amministrazione si occupa delle sponsorizzazioni e delle campagne pubblicitarie. Nel 2010, abbiamo investito 3.700.000 euro nell'acquisto di spazi pubblicitari sui principali mezzi di informazione, per pubblicizzare non il logo dell'AAMS - non ci interessa, non è necessario che lo Stato pubblicizzi se stesso -, ma un messaggio preciso. Invito la Commissione a verificare come la pubblicità promossa dall'Amministrazione sui mezzi di informazione faccia sempre riferimento al gioco legale e responsabile e, soprattutto, al divieto di gioco per i minori. Di questo tipo sono i messaggi che pubblicizziamo o le iniziative che sponsorizziamo. Lo spot televisivo al quale ho accennato in precedenza non è costato nulla, perché lo abbiamo realizzato con il Dipartimento per l'informazione e l'editoria della Presidenza del Consiglio.
Le sanzioni vanno riviste, signor presidente. Come prevede la normativa più recente, le sanzioni devono essere ispirate ai criteri della ragionevolezza e della proporzionalità, ma devono anche punire con maggior rigore le violazioni particolarmente gravi (ad esempio, consentire l'accesso al gioco ai minori, sottrarre imponibile fiscale, colludere con la criminalità organizzata).
Una rimodulazione dell'apparato sanzionatorio è possibile: anche in questo caso, il testo unico potrebbe essere lo strumento idoneo.
SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Fuori sacco, per così dire, ci può dire quanto darà il settore dei giochi per la manovra?
RAFFAELE FERRARA, Direttore dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato. Non lo so. Posso tranquillamente affermare che noi abbiamo lavorato soprattutto al cosiddetto pacchetto antievasione: abbiamo cercato di affinare gli strumenti normativi, allo scopo di colpire sacche di evasione ancora rilevanti.
SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Avete fatto dei calcoli?
RAFFAELE FERRARA, Direttore dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato. Per fare dei calcoli, dovremo aspettare di sapere se il pacchetto di misure antievasione sarà realizzato per intero o soltanto in parte.
Per quanto riguarda l'ippica, sarei tentato di chiederle, signor presidente, di poter rispondere a un'altra domanda. Sono favorevole alla stabilizzazione per un numero «n» di anni, come si è fatto per il CONI. Peraltro, i 150 milioni di euro di finanziamento sono stati garantiti all'UNIRE per il 2010 e anche per il 2011.
Più in generale, l'ippica ha bisogno di una rimodulazione dello spettacolo che fa da traino alle scommesse (le scommesse sportive funzionano perché il calcio stimola le giocate). Se non migliora questo aspetto, il settore rischia di trovarsi nella situazione del cane che si morde la coda.
Noi siamo pronti a dare il nostro contributo alla soluzione dei problemi dell'ippica, se ci sarà chiesto. Avevamo pensato anche alla possibilità di rendere più appetibile il pay out delle scommesse ippiche. L'erario, ma forse anche l'UNIRE, potrebbe pensare a una rimodulazione delle quote, in una logica di razionalizzazione dei costi.
PRESIDENTE. Ringrazio il direttore generale dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato e dichiaro conclusa l'interessante audizione odierna.
La seduta termina alle 15,15.