Sulla pubblicità dei lavori:
Dal Lago Manuela, Presidente ... 3
Audizione del Ministro per la coesione territoriale, Fabrizio Barca, sulle misure adottate per la crescita del Paese (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Dal Lago Manuela, Presidente ... 3 4 9 14 17
Conte Gianfranco, Presidente ... 3 4 12 22 27
Abrignani Ignazio (PdL) ... 20
Barca Fabrizio, Ministro per la coesione territoriale ... 3 4 22 25
Causi Marco (PD) ... 16
Cimadoro Gabriele (IdV) ... 17 25
Comaroli Silvana Andreina (LNP) ... 13
Fava Giovanni (LNP) ... 4 10 13
Fugatti Maurizio (LNP) ... 21
Formisano Anna Teresa (UdCpTP) ... 3
Lazzari Luigi (PdL) ... 11 12
Lolli Giovanni (PD) ... 12 13
Mantini Pierluigi (UdCpTP) ... 19
Misiti Aurelio Salvatore (Misto-G.Sud-PPA) ... 20
Montagnoli Alessandro (LNP) ... 22
Pezzotta Savino (UdCpTP) ... 18
Pugliese Marco (Misto-G.Sud-PPA) ... 4 14
Saglia Stefano (PdL) ... 21
Vico Ludovico (PD) ... 22
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, Democrazia Cristiana): PT; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia: Misto-NPSud; Misto-Fareitalia per la Costituente
Popolare: Misto-FCP; Misto-Liberali per l'Italia-PLI: Misto-LI-PLI; Misto-Grande Sud-PPA: Misto-G.Sud-PPA; Misto-Iniziativa Liberale: Misto-IL.
Resoconto stenografico
AUDIZIONE
La seduta comincia alle 13,35.
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del Ministro per la coesione territoriale, Fabrizio Barca.
Ricordo che l'audizione del Ministro è stata richiesta a seguito della presentazione, da parte del Governo, dell'articolo aggiuntivo 67.018 al decreto-legge n. 83 del 2012, recante misure per la crescita del Paese.
Do la parola all'onorevole Formisano, che chiede di intervenire sull'ordine dei lavori.
ANNA TERESA FORMISANO. Vorrei chiedere a lei, presidente, e al collega Conte se, prima di iniziare l'audizione, potesse già stabilirsi un termine per la presentazione dei subemendamenti.
GIANFRANCO CONTE. Onorevole Formisano, le presidenze daranno il giudizio di ammissibilità sull'articolo aggiuntivo nel corso della giornata. Il termine per la presentazione dei subemendamenti che, a questo punto, non può che slittare alla settimana prossima, sarà fissato nella giornata di domani.
PRESIDENTE. Do quindi la parola al Ministro Barca per lo svolgimento della sua relazione.
FABRIZIO BARCA, Ministro per la coesione territoriale. La proposta, fatta sotto forma di emendamento, anticipa la chiusura della fase dell'emergenza al 31 agosto e costruisce la gestione o il governo ordinario di quello che sarà - e in parte già è, guardando i numeri - il più grande cantiere del nostro Paese.
Nella norma, vi è attenzione nei riguardi di due questioni. La prima questione è trovare il punto di bilanciamento fra la tempestività con cui questo cantiere lavorerà per fare entrare le persone nelle case e la qualità della ricostruzione. La seconda riguarda il bilanciamento fra l'interesse locale dei cittadini di tutta l'area del cratere e quello della collettività nazionale che fornisce le risorse. C'è, infatti, un enorme investimento finanziario su quest'area che viene fatto da tutti i cittadini del Paese.
Infine, vorrei precisare che la norma deve rispettare il requisito di non modificare l'impianto che è stato raggiunto, altrimenti altererebbe e bloccherebbe la ricostruzione. Vi è, dunque, la questione del sistema degli indennizzi. In particolare, vi segnalo la scelta del 100 per cento per gli indennizzi, che non è stata presa necessariamente per altri precedenti terremoti,
ma che in questo caso fu decisa tre anni fa.
Illustro, quindi, la norma, segnalandovi, però, alcune ipotesi di riformulazione che vi chiederei gli accogliere.
GIOVANNI FAVA. Signor Ministro, che vengano addirittura proposte delle riformulazioni a un testo sul quale non abbiamo ancora notizie riguardo all'ammissibilità è una delle cose più singolari che mi sia capitato di vedere in questo Parlamento. Aspettiamo prima di sapere quali sono le parti ammissibili; dopodiché, se intenderà proporre delle riformulazioni su queste, potrà farlo senz'altro. Mi sembrerebbe strano, però, se adesso dovessimo occuparci anche delle riformulazioni. Già si fa fatica a leggere un testo che è una specie di opera omnia. Un emendamento è un emendamento, ma questo sembra una legge. Non so se lei ha la mia stessa percezione sull'argomento. Insomma, non possiamo metterci a riformulare qualcosa che stiamo leggendo per la prima volta.
MARCO PUGLIESE. Poiché abbiamo appena avuto il testo, sono d'accordo con il collega che mi ha preceduto. Peraltro, è già stato difficile digerire l'inserimento della norma sul terremoto in un decreto-legge che dovrebbe parlare di crescita e sviluppo per l'Italia e, quindi, di partite IVA. Il testo, poi, è abbastanza ampio, per cui prima di portarlo all'attenzione della Commissione e di ascoltare il Ministro spiegarci i dettagli in questa audizione, chiedo anch'io che ci sia una sorta di verifica interna in Commissione circa l'ammissibilità di questa proposta.
GIANFRANCO CONTE. Onorevole Pugliese e onorevole Fava, proprio in ragione di alcuni profili che ci sembravano discutibili, abbiamo chiesto al Ministro Barca di venire in Commissione a rappresentare la filosofia dell'emendamento proposto. È chiaro che se non conosciamo la filosofia dell'emendamento e le eventuali possibili modifiche che potrebbero essere sottoposte all'esame del Parlamento, non riusciamo a farcene un'idea. Pertanto, suggerirei di ascoltare il Ministro per comprendere le valutazioni che lo hanno portato a presentare questo emendamento. Dopodiché, la discussione proseguirà quando avremo definitivamente chiuso il vaglio di ammissibilità, anche alla luce delle considerazioni che avrà sviluppato oggi il Ministro.
PRESIDENTE. Occorre tenere presente che considereremo le eventuali modifiche rispetto al testo scritto nell'ambito di questo discorso di natura generale, tuttavia le nostre valutazioni le facciamo sull'emendamento così com'è stato presentato.
FABRIZIO BARCA, Ministro per la coesione territoriale. L'emendamento è tenuto nei margini più limitati possibile, stante il compito di assicurare il governo ordinato di una ricostruzione che durerà, come tutte le precedenti, dai 12 ai 15 anni. Stiamo parlando di un cantiere che avrà il suo apice fra uno o due anni e che resterà su tale livelli per sei o sette anni, dopodiché comincerà a degradare, come tutti i precedenti ci dimostrano.
L'articolo 67-bis indica nel 31 agosto - con cinque mesi di anticipo - la chiusura della fase dell'emergenza, assicurando, però, che il commissario e le strutture a esso collegate rimangano in operatività fino al 15 settembre per consentire l'ordinaria amministrazione e il passaggio di consegne. Lo stesso si prevede per quanto riguarda il personale. Difatti, tutto il personale impiegato fino al 31 dicembre dalle attuali ordinanze rimane in operatività per evitare che questo trasferimento, che è ovviamente graduale, determini un'interruzione della ricostruzione.
Il comma 4 prevede che, come di consueto, al termine dell'incarico, il commissario rassegni una relazione dettagliata sullo stato degli interventi e che immediatamente dopo siano disciplinati, con DPCM, tutti i contratti in essere al momento della chiusura.
Sempre riguardo al passaggio di funzioni, il comma 5 prevede che entro il 30 settembre 2012 tutte le residue disponibilità
della contabilità speciale oggi intestate al commissario delegato siano trasferite alle istituzioni, quindi agli enti locali, a cui viene ordinariamente trasferito il compito primario della ricostruzione.
L'articolo centrale è il 67-ter, la cui rubrica è per l'appunto «Gestione ordinaria della ricostruzione». Il comma 1 fissa in tre parole gli obiettivi della ricostruzione. Ogni ricostruzione del passato ha avuto degli obiettivi che servono, ovviamente, alle istituzioni per fare delle scelte. In questo caso, il primo è il completo rientro degli aventi diritto nelle loro case e il ripristino delle funzioni dei servizi pubblici che consentano loro la vita; il secondo è l'attrattività (ricordo, infatti, che L'Aquila e il suo territorio stava in una situazione di disagio economico e sociale molto grave, per cui si tratta di ricostruire delle case in cui la gente abbia voglia di tornare); infine, il terzo è lo sviluppo economico e sociale.
Il comma 2 risponde al requisito di garantire una terzietà. Poiché l'intera collettività nazionale investe sul cratere, è necessario che le cinque funzioni richiamate - promozione e assistenza della qualità della ricostruzione, monitoraggio, informazione ai cittadini, controllo dei processi di ricostruzione e, da ultimo, istruttoria delle richieste di contributo per la ricostruzione degli immobili privati - siano affidate a un soggetto che abbia natura terza, ovvero ai due uffici speciali per la ricostruzione, uno relativo alla sola Aquila e un altro per tutti gli altri comuni del cratere. La natura terza deriva dalla modalità di istituzione. Questa, infatti, avviene previa intesa tra il Ministro per la coesione territoriale, il Ministro dell'economia e delle finanze, il presidente della regione e i presidenti delle province. La costituzione degli uffici è rimessa ai comuni; in un caso al comune interessato, nell'altro ai 56
comuni coinvolti. Queste sono la natura e le funzioni dei due uffici speciali.
Ovviamente, l'ufficio speciale preposto ai 56 comuni, non essendo relativo a un solo comune, ha la funzione di coordinare gli uffici delle aree omogenee. A questo proposito, può essere utile una precisazione terminologica che chiarisca che viene riconfermata la scelta dell'associazione dei comuni in uffici, che noi, come Governo, riteniamo molto positiva e coerente con il nostro recente decreto. Questo potrà richiedere, se lo riterrete, un cambiamento di dizione.
L'altra questione riguarda il fatto che il resto delle funzioni della ricostruzione sono affidate esclusivamente ai comuni, alle province e, per la parte di programmazione, alla regione. Per queste funzioni straordinarie, vi è un cantiere che avrà e spenderà ogni anno circa un miliardo di euro e che, valutando il lavoro di questi tre anni, richiede fino a 352 persone, delle quali 300 a tempo indeterminato e 52 a tempo determinato. La ragione della scelta del tempo indeterminato è ovvia. Non c'è nessuna ricostruzione del passato che abbia lavorato con il tempo determinato perché non ce ne sono le condizioni. Data la sua precarietà, il tempo determinato non garantisce che le persone che lavorano sulla ricostruzione siano le stesse durante l'intero processo. Andremmo, quindi, incontro a contenziosi indicibili, se prolungassimo ulteriormente i contratti. Allo stesso tempo, servono alcuni giovanissimi, pagati poco, e alcuni
professionisti di alta vaglia, pagati molto, che lavorino negli uffici speciali. Di queste persone, 200, tutte a tempo indeterminato, sono assegnate ai comuni. In particolare, 128 sono destinate al comune de L'Aquila e 72 ai comuni delle aree omogenee.
Affinché il Parlamento abbia un'idea, vorrei dire che prevediamo una riduzione del personale impiegato di circa il 45 per cento. Attualmente, lavorano, infatti, sulla ricostruzione 589 persone equivalenti, per un costo superiore a più del doppio di quello previsto nel presente decreto (siamo a 35 milioni all'anno, mentre il costo previsto è di circa 14 milioni di euro). Occorre, tenere conto che, studiando, come sono solito fare, i grafici delle ricostruzioni passate, la ricostruzione raggiunge il suo vertice al terzo anno - ormai ci siamo - e continua in questo modo per
circa 10 anni, dopodiché comincia ad aver bisogno di meno personale perché, nell'ultimo triennio, spende e fa di meno. La nostra proposta determina, dunque, un risparmio rispetto alle soluzioni alternative e rappresenta un miglioramento della qualità del lavoro e dell'incentivo alle persone a lavorare.
D'altra parte, se avessimo continuato con i Cococo - questa era l'alternativa - avremmo rinnovato i contratti, ritrovandoci molto contenzioso. In questo caso, invece, facciamo nuovi contratti attraverso un processo di selezione pubblica, riservata - come ci consente la normativa - per il 50 per cento a chi ha già lavorato, come è ovvio che sia visto che sono maturate delle competenze. Gli altri 430 non scelti sono, ovviamente, liberi di concorrere per l'altra quota disponibile, aperta a tutti i cittadini. Ricapitolando, 300 sono scelti con concorso pubblico; di questi, 200 vanno ai comuni - 128 a L'Aquila e 72 agli altri - mentre gli altri, per un massimo di 100, dovrebbero essere distribuiti fino a 40 nelle province essenzialmente per attività di genio civile; fino a 10 nella regione per le limitate, ma essenziali attività di monitoraggio e programmazione, e fino a 50 nei due uffici speciali, 25 in un ufficio e 25 nell'altro.
Negli uffici speciali, oltre a questi 50 addetti a tempo indeterminato, lavorano anche 50 presone a tempo determinato, sempre divise in 25 nell'uno e 25 nell'altro, perché queste sono le strutture di maggiore professionalità e hanno, quindi, bisogno anche di attività professionali che non è necessario assumere in modo fisso all'interno della pubblica amministrazione.
L'ultimo punto, molto importante e delicato, riguarda il destino di queste persone alla fine della ricostruzione. La soluzione offerta contiene solo in parte la risposta perché è relativa alle 100 persone che è previsto vadano negli uffici speciali, nelle province e nelle regioni. Non a caso, si propone che queste persone vengano inserite nel Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per costituire il nucleo di un'attività di calamità e ricostruzione.
Mi voglio soffermare in particolare su questo punto perché credo sia il più serio della proposta. Sono rimasto - lo dico con sincerità - molto sorpreso della casualità con la quale ciò che abbiamo imparato nei precedenti terremoti si è travasato in quello di L'Aquila. Infatti, tutto ciò che è stato fatto lo è stato grazie ai sindaci e al commissario, mentre vi è stata l'assenza assoluta di una modalità sistematica nell'affrontare queste situazioni da parte di un Paese che ha, peraltro, la certezza matematica di avere degli eventi sismici ogni certo numero di anni. Insomma, questo Paese ha costruito una straordinaria capacità di Protezione civile, ma non ha elaborato un sistema codificato di ricostruzione.
Io sono il Ministro della coesione territoriale e posso dirvi che il terremoto di L'Aquila, in cui il problema riguarda il centro storico, è tutt'altra cosa rispetto a quello dell'Emilia, dove si pone la questione delle industrie. Non è pensabile, quindi, che ci sia un modo unico per affrontare i terremoti. Tuttavia, guardando le carte per capire, ho notato che riguardo, per esempio, al modo con cui venivano ristorati i cittadini, in ogni terremoto si è fatto in modo diverso, senza una discussione pubblica. Di conseguenza, in un terremoto si è dato il 100 per cento; in un altro, l'80 per cento in relazione al reddito; in un altro ancora tutte le case, seconde e prime; in un altro, solo le prime. Insomma, è impossibile giustificare ex post perché ci siamo mossi in cinque modi diversi in occasione degli ultimi terremoti.
Allora, l'idea è banale. Occorre imparare dal terremoto di L'Aquila e tramutare questo personale in un gruppo che in futuro può essere utilizzato per lavorare sui prossimi eventi sismici. Ho difeso questa proposta con molto calore. Ciò nonostante, non volendo parlare di riformulazioni, dico che non trovo soddisfacente il modo in cui nella nostra formulazione affrontiamo lo stesso problema per i 200 che lavorano nei comuni. Difatti, al dodicesimo o al tredicesimo anno, cosa faranno queste persone? Certo, magari i quarantacinquenni che
abbiamo preso se ne saranno andati, ma trovo comunque insoddisfacente questo stato di cose. Personalmente, essendo il proponente, ritengo che bisogna trovare una soluzione grazie alla quale, man mano che non servono più, l'alimentazione normale del comune vada ad attingere da questa riserva, affinché lentamente venga assorbita. Non so a partire da quale data ciò possa essere fatto; ne possiamo discutere, altrimenti potrete dire che oltrepasso le mie prerogative.
Ho già parlato della procedura concorsuale e dell'intesa; vengo ora all'articolo 67-quater. Si tratta di un articolo di princìpi e non potrebbe essere diversamente perché, se non lo fosse, entrerebbe all'interno di una materia di natura regionale. Al comma 3, si usa, tuttavia, la cautela di dire che tutte queste disposizioni che contengono princìpi sono comunque cedevoli rispetto a un'eventuale normativa regionale che dovesse subentrare. Ciò detto, sono, appunto, princìpi.
In particolare, al comma 1, vi sono tre principi che sono - ripeto - rientro, attrattività e ripresa socio-economica. Vi sono alcune parole importanti, che, peraltro, già erano nella ricostruzione, come il miglioramento sismico, il risparmio energetico e la sostenibilità ambientale. Sul comma 2 non vi sono grandi innovazioni, ma c'è una codifica di quanto si è sedimentato in questi tre anni.
Riguardo al come ricostruire, si può intervenire in tre modi. In primo luogo, con interventi singoli, per lavori semplici. In secondo luogo, abbiamo i programmi integrati, rispetto ai quali, però, vorrei segnalarvi - mi fa piacere trasmettere l'esperienza fatta in questo periodo - che, anche in alcuni terremoti molto ben governati, vi sono alcuni buchi neri. Per esempio, Nocera Umbra è un buco nero perché c'erano delle abitazioni di una tale complessità che la soluzione privata ha determinato contenzioso e scontro, mentre è evidente che dobbiamo evitare che tra quindici anni ci siano dei pezzi del centro storico de L'Aquila, di Rocca di Mezzo o di Onna ancora in condizioni di non ricostruzione. L'ultima opzione è la possibilità che i proprietari possano scegliere delle premialità, indicate al comma 2, lettera c), e che, nel farlo, scelgano di dare una delega volontaria al comune per quanto riguarda
la progettazione, l'esecuzione e la gestione dei lavori.
Vi risparmio il comma 4 perché non c'è nulla di nuovo rispetto all'attuale assetto. La modalità con cui ci si organizza è quella dei consorzi obbligatori, in mancanza dei quali c'è un subentro del comune.
Vorrei, invece, soffermarmi sul comma 5 perché è doveroso che ne spieghi il senso. Si tratta dell'unico ampliamento - quelli del comma 2 erano premialità urbanistiche classiche, quindi nulla di nuovo, che, ovviamente, se utilizzate da un comune devono essere sottoposte alle ordinarie verifiche di compatibilità con la normativa urbanistica da parte della provincia - in quanto si introduce, per il solo centro storico di L'Aquila, la possibilità che un edificio che non contenga abitazioni primarie e che, quindi, in base alle attuali ordinanze, avendo o solo seconde case o seconde case e attività produttive, non potrebbe beneficiare di alcun contributo pubblico - come per le Marche e l'Umbria - possa godere di un contributo, limitatamente alla parte strutturale e alla facciata, non per quella che riguarda i singoli appartamenti.
Questa scelta è dettata da due ragioni, una di principio e una di fatto, che pure conta. Quella di principio è molto semplice. Esiste, per il centro storico di L'Aquila, una differenza rispetto a tutto il resto, essendo un centro di interesse nazionale. Questo è il primo terremoto, dopo Messina e Reggio Calabria, che devasta un centro monumentale di interesse paesaggistico nazionale. Esiste, quindi, un interesse nazionale, con soldi nazionali, affinché quel centro non abbia buchi. Non possono verificarsi situazioni come quelle che noi economisti chiamiamo «esternalità», cioè un effetto negativo sugli altri di un beneficio pubblico. Dando un contributo, è evidente che beneficiamo il fortunato
cittadino che ha la seconda casa; tuttavia, allo stesso tempo, garantiamo a tutti gli altri cittadini, agli studenti e ai fruitori che non ci sia un orrore all'interno della città, come accade in alcuni luoghi. In questo caso, deve essere, però, utilizzata la delega volontaria di cui alla lettera c), cioè la modalità attuativa deve essere del comune. Il proprietario non può farlo da solo, ma deve affidarne la realizzazione al comune, visto che l'interesse è generale.
Il secondo motivo è di tipo fattuale. Infatti, immediatamente ci siamo chiesti se non stessimo impegnando risorse finanziarie illimitate. Ebbene, la risposta è stata negativa perché abbiamo, per il piano di ricostruzione di L'Aquila, una valutazione dell'impatto che è meno dell'uno per cento. Si tratta, quindi, di una quota marginale rispetto agli interventi. Purtroppo, non abbiamo potuto ottenere dai comuni del resto del territorio un'equivalente valutazione dell'impatto, pertanto non avrei potuto proporre al mio collega del Ministero dell'economia e delle finanze la possibilità di intervenire con la stessa modalità. Queste sono le due ragioni. Quest'ultima è di più basso profilo, ma conta, visto che abbiamo le coperture.
Il comma 6 prevede un intervento già previsto. Grosso modo, fino a oggi abbiamo il 5 per cento delle risorse già assegnate, che, come sapete, ammontano, secondo la nostra valutazione, a 10,4 miliardi, di cui 7,7 per la ricostruzione e più di 2 già in corso di utilizzo, mentre il resto è non ancora assegnato. Ben il 5 per cento delle risorse finora utilizzate è stato destinato ad attività produttive di ricerca. Vogliamo che continui ad essere così, quindi lo scriviamo nella norma in maniera chiara.
Il comma 7 riconosce un diritto necessario, cioè che la morte della persona, successiva alla data del sisma, non comporti per i propri eredi l'estinzione del diritto acquisito.
I commi 8 e 9 introducono dei requisiti di rigore nella ricostruzione. In particolare, l'8 prescrive le informazioni che devono essere contenute nei contratti, secondo una modalità ormai in uso in tutta l'Unione europea, ma che spesso non usiamo, mentre il 9 ribadisce, nella prima metà, l'elenco degli operatori economici interessati all'esecuzione degli interventi di ricostruzione, misura già introdotta con l'ordinanza n. 4013, su mia decisione, quando ho preso, su incarico del Presidente Monti, la responsabilità quale punto di contatto per il commissario. Si tratta, in sostanza, dell'introduzione di una white list, a cui si possano volontariamente iscrivere le ditte che lavorano per la ricostruzione, garantendo i cittadini. Infatti, questi, sapendo che stanno per affidare i lavori a una ditta non iscritta nella white list, magari si domandano se stanno facendo una cosa giusta. Siamo, ovviamente, nel mondo della
volontarietà.
Il comma 9 attribuisce anche quattro importanti funzioni: la semplificazione delle procedure per il riconoscimento dei contributi; l'individuazione di alcuni ulteriori requisiti minimi di capacità dei professionisti (tutte cose, peraltro, già discusse sul territorio con il partenariato economico e sociale); le sanzioni per i tempi di esecuzione, nel caso in cui una ditta che prenda degli impegni a realizzare accumuli troppo lavoro e non realizzi; infine, le condizioni di sicurezza sul lavoro e di alloggio, visto che ci sono già emergenze alloggiative, per cui possiamo solo immaginare cosa accadrà fra sei o nove mesi. Si dice, per esempio, di persone che dormirebbero nelle macchine o che starebbero all'interno di abitazioni dove non si può stare. Ebbene, questi aspetti non sono disciplinabili da norme primarie e vengono quindi affidati a un DPCM.
Da ultimo, abbiamo l'incompatibilità - anche questa è una norma ovvia - delle cariche elettive e politiche dei comuni, della provincia e della regione con l'esercizio di funzioni di attività professionale nell'ambito della ricostruzione.
Tutto viene coperto, a norma dell'articolo 67-septies, con due diverse fonti per oltre 11 milioni di euro, a regime dopo i primi tre anni, perché non c'è più bisogno della copertura per il tempo determinato: 8,7 milioni si hanno dall'utilizzo delle risorse del fondo sperimentale di riequilibrio,
un atto di solidarietà comunale condiviso e discusso con l'ANCI; l'altra parte, di 3,1 milioni, viene coperta con risparmi di spesa ottenuti attraverso un'anticipazione della spending review - si tratta, appunto, di revisione della spesa - di strutture tecniche che sono una di mia diretta dipendenza presso la Presidenza del Consiglio e un'altra di mio avvalimento presso il Ministero dello sviluppo, ovviamente d'intesa con il Ministro Passera.
In entrambi i casi, abbiamo fatto delle cose che avremmo comunque dovuto fare. Pertanto, non mi dilungo, anche se sono pronto a rispondere delle ragioni. Sono cinque mesi che lavoro su questo. Ho esaminato l'adeguatezza di queste strutture, le critiche e i sostegni alla loro esistenza e quella della nuova fase. Con molta franchezza, mi sono domandato perché dovessimo avere strutture di valutazione da una parte e dall'altra che facevano cose simili. Inoltre, visto che guidavo la cabina di regia già quindici anni fa, quando ero capo dipartimento, per cui - sono molto esplicito - so cosa occorre fare ancora, a gennaio abbiamo voluto intervistare tutti i membri per sentire la loro valutazione, dando a ognuno la possibilità di dire cosa faceva o non faceva, e alla fine abbiamo tirato le somme. Abbiamo solo deciso di anticipare di 20 giorni perché ci è sembrato doveroso. Infatti, è utile accompagnare, a un finanziamento che viene dai
comuni per i comuni, uno centrale per il centro. Il matching non è proprio di uno a uno, ma c'è una parte centrale che va al Ministero delle infrastrutture per cui ci è sembrato doveroso anticipare questo provvedimento.
Se posso, vorrei dire che non trovo perfetto neppure su questo aspetto il testo che ho scritto. In particolare, i commi 2 e 7 dell'articolo 67-quinquies necessitano di una precisazione, perché sono difformi - e mi scuso - i riferimenti alle modalità di selezione, che appaiono più restrittivi per una delle strutture (quella di cui al comma 7) di quanto non lo siano per l'altra (quella di cui al comma 2). In particolare, al comma 7, si parla di elevata, specifica e comprovata specializzazione, cosa che, in maniera anomala, non viene detta per gli altri casi. Di questo - ripeto - mi dispiaccio.
Inoltre, in nessuno dei due commi si menziona che bisogna dare anche attenzione e rilievo alle esperienze maturate all'interno. Sarebbe, infatti, ben strano che in un provvedimento, in cui prevediamo una riserva del 50 per cento per chi ha già lavorato sulla ricostruzione, non rendiamo esplicita una cosa che avremmo fatto comunque, ma che è bene fare tutelati da una norma, ovvero dare attenzione anche alle esperienze maturate.
All'articolo 67-sexies, comma 1, c'è una disposizione che sembra semplice, ma che ci ha fatto - se posso esprimermi in questo modo - impazzire. Mi riferisco ai piani di ricostruzione del centro storico previsti dalla precedente norma. La loro interpretazione è stata, infatti, diversa poiché alcuni comuni hanno ritenuto di realizzare dei piani strategici, non pretendendo di fare un piano particolareggiato urbanistico; altri, invece, hanno ritenuto di fare un piano particolareggiato urbanistico. Con questa norma si intende evitare di danneggiare gli uni e gli altri, senza allontanarci dalla legalità. Chi ha fatto un piano particolareggiato urbanistico riasseverato dalla provincia è giusto che non sia costretto ad attuarlo chiedendo nuove varianti. Chi non l'ha fatto e decide di attuare la sua strategia attraverso una variante urbanistica deve passare attraverso la normativa ordinaria.
Al comma 3 c'è soltanto un chiarimento sul perimetro che, essendo oggetto di contenzioso in questo momento, consente di evitare il prolungarsi di questo contenzioso con improprie aspettative da parte dei cittadini.
Ho concluso; mi scuso per la lunghezza del mio intervento.
PRESIDENTE. La ringrazio, signor Ministro. Se mi consente una battuta, vorrei dire che è un bene cercare di salvaguardare i lavoratori, visto che ce ne sono tanti da tutelare, ma non solo in questo ambito. La battuta viene dal cuore, visto il periodo.
Do ora la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
GIOVANNI FAVA. Parlo a nome del gruppo della Lega Nord per dichiarare tutto il nostro disappunto rispetto sia alle modalità, sia, parzialmente, ai contenuti dell'emendamento che ci è stato sottoposto. Quanto alle modalità - non so se con un lapsus freudiano o solo per fare una battuta spiritosa, che sta anche a dimostrare il tipo di rispetto che si ha nei confronti del Parlamento - il Ministro ha affermato che questa norma poteva anche finire nella spending review. Ecco, non si capisce quale tipo di attinenza possa avere questa norma con i contenuti del decreto-legge che stiamo discutendo. Pertanto, continuo a confidare nella serietà del lavoro svolto dalle presidenze delle Commissioni sul tema dell'ammissibilità.
Continuo, infatti, a nutrire parecchie perplessità sul fatto che questo emendamento possa essere considerato ammissibile, soprattutto perché qui adesso stiamo discutendo di sviluppo economico e di rilancio dell'economia del Paese, mentre al Senato si sta discutendo di spending review. È in quel contesto, quindi, che probabilmente sarebbe stato più opportuno inserire questo provvedimento. Infatti, a parte il cappello iniziale che detta - come correttamente ci è stato ricordato dal Ministro - norme di carattere generale, il cuore di questo provvedimento è rappresentato, in primo luogo, da alcune centinaia di nuove assunzioni (300 o forse di più, se facciamo qualche somma) a tempo indeterminato. Si tratta, quindi, di una scelta in assoluta controtendenza rispetto alla linea tenuta fino a oggi dal Governo in materia analoga.
Non voglio citare la battuta del presidente. Mi fa piacere che vi occupiate di cosa succede a questi signori tra 12 anni. Le chiederei, però, di preoccuparsi di cosa succede a molti italiani in questi giorni, in virtù delle scelte politiche fatte da questo Governo. Ci sono alcune centinaia di migliaia di esodati che non sanno che fine faranno. Non abbiamo solo il problema dei dipendenti della Protezione civile dell'Aquila, con tutto il rispetto per questa gente che lavora e che, giustamente, deve essere tutelata. Deve esserlo, tuttavia, come gli altri, non più degli altri, altrimenti creiamo lavoratori di serie A e di serie B.
Comunque, a parte questo, trovo discutibile che - non si capisce per quale motivo - debbano essere assunti 200 dipendenti in nome e per conto dei comuni ai quali saranno trasferiti, visto che in tutto il resto della pubblica amministrazione abbiamo il blocco delle assunzioni. Ecco, in virtù di quale meccanismo accade questo? È oggettivamente difficile da spiegare e credo che sarà oggetto di una dura battaglia in queste Commissioni riunite perché alcuni termini della questione aprono scenari che ci porteranno molto lontano dal dibattito che pensavamo di affrontare su questo provvedimento.
È, tuttavia, più surreale che il Ministro si dimentichi di dire che l'articolo 67-quinquies introduce un principio nel nostro ordinamento, quello dello spoil system. È vero che esso è evocato da più parti; vorrei, però, che mi spiegasse, signor Ministro, perché presentate come un risparmio un'operazione che riduce da 60 a 50 i collaboratori a vario titolo del Ministero, per cui dite che avete risparmiato dieci unità, quando poi i 60 vengono azzerati e si procede a nuove assunzioni. Si prevede che entro 60 giorni dall'entrata in vigore della norma venga riorganizzato il Nucleo di valutazione degli investimenti pubblici già istituito. In sostanza, quelli che ci sono oggi che fine fanno? Lei mi dirà che potranno partecipare al concorso con le modalità evidenziate, peraltro in modo articolato e, in uno dei due casi, addirittura non adeguato. Mi pare, infatti, di aver capito che
è proprio il punto sul quale si auspicava una riformulazione del testo.
Lei sta dicendo che questo Governo vuole farsi carico di «piantare a casa» gli attuali collaboratori del Ministero al 31 dicembre 2012 e assumerne 50 al posto di
60 perché si risparmierebbe, ottenendo 3 milioni di euro di risparmio che possiamo utilizzare per quelle famose assunzioni a tempo indeterminato che regaleremo ai comuni. Questo è inaccettabile e vìola i principi fondamentali dei rapporti tra la pubblica amministrazione e il personale. È un principio inaccettabile su quale saremo costretti a dare battaglia. Infatti, o si stabilisce una volta per tutte che in questo Paese vige lo spoil system, cioè il nuovo Governo ha titolo e diritto di «piantare a casa» tutti e assumere persone su base pseudofiduciaria oppure, se restano invariate le norme che regolano i rapporti del pubblico impiego allo stato attuale, la vostra proposta è assolutamente inaccettabile. Inoltre, dal mio punto di vista, per certi profili, viola anche il dettato costituzionale.
Infine, che tutto ciò avvenga con un emendamento che viene presentato in un contenitore legislativo assolutamente estraneo, dal punto di vista dei contenuti di cui stiamo parlando oggi, peggiora la situazione. Per cui le chiedo, con grande serenità, di ritirare questo emendamento, portandolo dove è giusto che sia presentato, cioè al Senato, come emendamento alla spending review. In quella sede si discuterà se le modalità che vengono proposte siano più o meno accettabili, anche se io continuo a pensare di no. Mi auguro che in questa sede i presidenti siano i più inflessibili possibile perché abbiamo visto falcidiare centinaia di emendamenti di tutti i colori, non solo dell'opposizione, ma anche della maggioranza, molti dei quali con delle finalità che andavano sicuramente nell'interesse del miglioramento della situazione e dello sviluppo socioeconomico del nostro territorio.
Oggi, a prescindere dalla finalità nobile di dare stabilità nel lungo periodo al tema della ricostruzione del territorio di L'Aquila, che tutti riconosciamo essere prioritaria, credo che sui subemendamenti ci divertiremo perché, se restasse questa formulazione, dovremmo tenere presente che i problemi non si fermano a L'Aquila, ma ce ne sono altri, di analoga materia. A quel punto, mettendoci a discutere, daremo sicuramente battaglia.
LUIGI LAZZARI. Quanto ho ascoltato mi induce a fare una premessa: credo non debba essere ribadito, da parte mia e del mio gruppo, e si dia, invece, per scontato, il forte interesse ad andare incontro a tutti i problemi connessi alla ricostruzione dell'Abruzzo. Tuttavia, rimaniamo delusi, personalmente e come gruppo, rispetto ai percorsi intrapresi per dare soluzione a tali problemi.
Abbiamo constatato - è vero - un piglio efficientista da parte del Ministro. Ciò nonostante, devo obiettivamente sottoscrivere molte delle considerazioni svolte dal collega Fava, pur avendo io e il collega, in questa fase, ruoli completamente diversi.
Signor Ministro, innanzitutto, le domando se sia stato esperito un tentativo di assumere le forze necessarie per la ricostruzione mediante un reclutamento interno alla pubblica amministrazione.
Il fatto è che il Governo, su un tavolo, affronta i temi collegati alla spending review, alla revisione e riorganizzazione della pubblica amministrazione, mentre su un altro ci propone nuove assunzioni. Si badi che queste non ci procurano dispiacere, perché assumere in tempi di crisi è un'iniziativa bellissima, che tutti vorremmo intraprendere. Tuttavia, come facciamo a spiegare il nostro sostegno a un Governo che, da un lato, effettua tagli all'interno della pubblica amministrazione e, dall'altro, ricorre a procedure di assunzione molto sbrigative - tali sembrano quelle che ci propone oggi, signor Ministro -, peraltro non precedute da un serio tentativo di ricognizione e di reclutamento nell'ambito del personale già alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche? Dovrebbe essere proprio quest'ultima, invece, la strada maestra da seguire per dare una risposta reale ai problemi della ricostruzione dell'Abruzzo, evitando - lo dico con
schiettezza, in tutta onestà - di utilizzare strumentalmente i problemi di tale regione per compiere operazioni che nulla
hanno a che vedere con la serietà delle difficoltà che essa deve fronteggiare.
In secondo luogo, le chiedo, signor Ministro, se le misure da lei prospettate siano state in qualche modo concordate con gli enti locali e con la regione Abruzzo.
In terzo luogo, la Protezione civile ha già tentato, quando erano in carica altri Governi, l'esperimento che lei sta cercando di realizzare oggi. I tentativi cui mi riferisco si sono interrotti, non perché mancasse la voglia di portarli a termine, ma perché - mi dispiace doverlo dire - non si può rispondere a ogni nuova esigenza con nuove assunzioni.
Tra l'altro, com'è già stato evidenziato, si cerca di far passare come finalizzata a procurare un risparmio di spesa un'operazione che non ha, in realtà, tale effetto, perché si tratta semplicemente di sostituire alcune persone con altre. Ritengo che, se le strutture non servono, sia meglio chiuderle, procedendo con l'accetta e mandando tutti a casa; in caso contrario, anche oggi ci sono persone in grado di mantenerle aperte e di farle produrre.
Ancora, le chiedo se sia vero, signor Ministro...
PRESIDENTE. Invito i presenti a non discutere tra loro mentre il collega Lazzari svolge il proprio intervento.
LUIGI LAZZARI. Lo ritengo utile anche per i colleghi, perché stiamo trattando un tema che è stato introdotto nel dibattito inaspettatamente e che, proprio per tale motivo, merita di essere esaminato in tutte le sue sfaccettature, prima di procedere a ogni ulteriore valutazione.
Le chiedevo, quindi, signor Ministro, se abbia già proceduto, negli ultimi giorni, o nelle ultime settimane - non saprei essere più preciso al riguardo - a nomine di soggetti che vanno a sostituire altre persone all'interno dei nuclei, ovvero a ricoprire incarichi senza contenuto. Troverei contraddittorio, infatti, effettuare nuove nomine all'interno degli stessi organi nel momento in cui si va a ristrutturare e a comprimere la spesa.
Da ultimo, abbiamo ancora profonde riserve sull'ammissibilità e sull'opportunità dell'intervento proposto, che avrebbe meritato, e meriterebbe, un percorso totalmente diverso da quello che è stato prescelto. Se l'articolo aggiuntivo 67.018 dovesse entrare a far parte delle proposte emendative da esaminare nel prosieguo dell'iter, ci impegniamo a indicarle altre strade per realizzare risparmi di spesa. Posto l'obiettivo del conseguimento di risparmi di spesa, voglio sperare che ci sia la disponibilità a discuterne da parte del Governo.
In conclusione, vorremmo conoscere, in anteprima, quale sia, in proposito, il parere della Ragioneria generale dello Stato, perché i provvedimenti proposti mi sembrano estremamente impegnativi sotto il profilo del rispetto degli equilibri di finanza pubblica.
PRESIDENTE. Avrà notato, collega Lazzari, che il provvedimento reca la bollinatura della Ragioneria generale dello Stato. Comunque, si tratta di questione distinta da quella dell'ammissibilità dell'articolo aggiuntivo 67.018.
GIOVANNI LOLLI. Prima di tutto, desidero ringraziare il Ministro Barca, non soltanto per quanto dirò nel merito, ma anche perché, in una situazione ancora molto complicata - venendo in considerazione un terremoto che ha colpito una città capoluogo di regione, con tutte le conseguenze del caso, tra le quali i ritardi che sarebbe inutile nascondere -, abbiamo bisogno di un'interlocuzione continua con il Governo e di un'attenzione ulteriore.
Va riconosciuto al precedente Governo di essere stato molto presente, in particolare nella persona del dottor Gianni Letta. Tuttavia, oggi siamo di fronte a un salto di qualità, perché il Governo in carica decide di incaricare formalmente e istituzionalmente un Ministro, mentre un Dipartimento
avrà il compito di coordinare e indirizzare le attività volte alla ricostruzione e allo sviluppo della regione Abruzzo. Naturalmente, ciò non risolverà tutti i problemi, ma rappresenta sicuramente un buon avvio.
Riguardo alla norma, posso dire che a L'Aquila ne abbiamo urgente bisogno.
Vorrei ricordare che in VIII Commissione era da tempo in discussione un provvedimento in materia, basato su un testo di iniziativa popolare e su altre proposte di legge presentate da altri gruppi. Si era arrivati a un testo unificato, e un Comitato ristretto stava lavorando in un clima di sostanziale concordia. Ebbene, il testo che il Governo ha presentato recepisce, e in parte aggiorna, il lavoro che era stato svolto dalla Commissione VIII.
Capisco gli argomenti prospettati dai colleghi. Ho sentito chiedere, ad esempio, perché si sia scelto di presentare una proposta emendativa al decreto-legge in esame, e se non si potesse procedere per via legislativa ordinaria. La risposta è che c'è un'urgenza assoluta, derivante da almeno due ragioni.
In primo luogo, occorre considerare che a L'Aquila stiamo continuando a seguire la folle impostazione - tralasciamo di indicare chi l'ha proposta e chi, invece, era contrario - secondo la quale le regole e gli strumenti dell'emergenza possono essere utilizzati per fare la ricostruzione. Questo ha prodotto una conflittualità continua e una netta frattura tra poteri e responsabilità. Insomma, non si sa mai di chi siano le responsabilità, e si assiste a un continuo scaricabarile. Cito un esempio. Per i beni culturali, un vicecommissario e la Soprintendenza sono arrivati a denunciarsi. Tanto è assurda questa situazione che tutti abbiamo votato a favore, qualche giorno fa, del provvedimento sulla Protezione civile, che vieta, per il futuro, il ricorso agli strumenti dell'emergenza. Invece, per quanto riguarda l'Abruzzo, siamo ancora su quel piano.
In più, il commissario, che è il presidente della regione, si è dimesso. Attualmente, quindi, ci troviamo in una situazione di assoluta vacanza di poteri e di regole. Se non interviene immediatamente un nuovo sistema di governance, il rischio è che si paralizzi tutto.
Le misure presentate, anche per quanto mi riguarda, possono e devono essere migliorate.
Faccio presente che mi atterrò, nel prosieguo dell'esame del provvedimento, al criterio che mi accingo a indicare. Sul territorio c'è una discussione molto ampia: tutte le amministrazioni comunali, di destra e di sinistra, e il consiglio comunale di L'Aquila, hanno elaborato, all'unanimità, alcune proposte di modifica del testo. Di conseguenza, io e altri colleghi, non soltanto della mia parte politica, porteremo avanti le richieste che provengono dal territorio.
SILVANA ANDREINA COMAROLI. Noi no!
GIOVANNI LOLLI. Mi riferisco ai parlamentari che hanno fatto parte del Comitato ristretto della Commissione Ambiente, territorio e lavori pubblici e che hanno lavorato con il Ministro. In quella sede, tutti i partiti sono rappresentati; poi, se qualcuno ha ritenuto di non partecipare, sono problemi suoi.
Personalmente, apprezzo molto, perché considero importantissimo il tema, l'accenno del Ministro ai problemi della governance e del ruolo dei comuni. Va benissimo che ci siano due uffici. Tuttavia, deve essere chiarito che non si vuole creare una situazione di potere duale, la quale genererebbe ulteriore conflittualità. Insomma, seguiamo pure la filosofia secondo la quale al centro ci sono i comuni, ma la provincia e la regione hanno un enorme ruolo. Pensiamo, per esempio, che la provincia di L'Aquila ha delegato per intero la gestione al Genio civile, che rappresenta uno strumento decisivo per la ricostruzione. La regione, a sua volta, dovrebbe approvare alcune norme, in modo particolare in materia urbanistica.
Per quanto riguarda il personale, vedo un equivoco nella discussione che si sta
svolgendo oggi. Nessuno di noi - certamente non il Ministro, né io - viene qui a porre il problema del destino dei 600 assunti precari. Devo fare un'affermazione un po' cattiva: non me ne importa niente! Per dirlo meglio, mi preoccupa molto poco questo problema, mentre mi interessa moltissimo come funzionano le cose. Ciò premesso, questi 600 precari stanno lavorando, ad esempio, presso un comune, L'Aquila, che ha una pianta organica di 610 unità di personale e 370 dipendenti di ruolo. Ho voluto confrontare tale situazione con quella di un comune omologo, Potenza, che è grande come L'Aquila e, come questa, è capoluogo di regione. Ebbene, Potenza ha in pianta organica, ed effettivamente a ruolo, 610 dipendenti. Non chiedo assolutamente che si colmi tale vuoto. Aggiungo che non si tratta di salvare i precari: non mi interessa, perché non stiamo proponendo alcuna sanatoria. Vi dovete rendere conto, però, che il comune di
L'Aquila, e gli altri, così come stanno messi, non ce la possono fare.
Chi non ha proposte specifiche su questo punto, si deve assumere la responsabilità di dire che la ricostruzione si ferma. Non so se possiate immaginare il lavoro che, oltre all'attività ordinaria, si va a scaricare in particolare sul comune di L'Aquila, chiamato a gestire una gigantesca e complicatissima vicenda.
Anziché chiedere una sanatoria, mi sembra serio stabilire che il personale che serve si recluta attraverso concorsi. Oppure pensate che si debba continuare ad andare avanti con i 600 precari?
Sugli altri problemi, che attengono maggiormente al merito, parlerò più avanti, quando illustrerò le mie proposte emendative.
PRESIDENTE. Informo che alle 15 il Ministro dovrà essere in Assemblea per rispondere a un'interpellanza urgente. Poiché gli interventi sono numerosi, egli ha già chiesto di posticipare la trattazione del predetto atto di sindacato ispettivo, per permettere a tutti di avere una risposta.
Pregherei, pertanto, di svolgere interventi più sintetici.
MARCO PUGLIESE. Faccio mio il richiamo del Presidente Napolitano, il quale, stamani, ha rivolto un appello al Paese, e al Governo in particolare, affinché si avvii un confronto aperto sulle politiche industriali, necessario per rilanciare la crescita dell'economia italiana.
Pur rendendomi conto delle tante difficoltà, riesco a comprendere, da politico ma anche da imprenditore, le ragioni che militano a favore dell'ammissibilità dell'articolo aggiuntivo 67.018, presentato dallo stesso Governo a un decreto-legge che reca misure urgenti per la crescita Paese e che, pertanto, dovrebbe essere rivolto, in particolare, propri a chi, in questo momento, sta aspettando risposte.
Provenendo dall'Irpinia, ed essendo stato testimone del terremoto del 1980 - anche se, all'epoca, avevo soltanto nove anni -, posso immaginare quanto sia grave la situazione a L'Aquila e in Abruzzo. Apprezzo, quindi, il buonsenso che lei ha dimostrato, signor Ministro, quando ha deciso di impegnarsi per risolvere una situazione alquanto complicata e disordinata.
L'articolo aggiuntivo 67.018 stabilisce alcuni punti fermi, che eviteranno al Paese, ne sono convinto, gli orrori in cui si incorse in occasione del sisma del 1980. Si riuscirà, magari, anche a riservare una particolare attenzione ai terremotati dell'Emilia-Romagna, cui sono specificamente rivolte le disposizioni recate dal decreto-legge n. 74 del 2012, approvato ieri dall'Assemblea della Camera.
Emerge, tuttavia, un punto che non mi convince, e che sarà, probabilmente, oggetto di discussione. Mi riferisco all'articolo 67-quinquies, concernente i risparmi di spesa. Vanno bene le nuove assunzioni, perché gli enti territoriali dovranno avvalersi di professionalità tecniche capaci di far fronte alle esigenze della ricostruzione. Vanno bene anche le nuove assunzioni a
tempo determinato, perché i lavori di ricostruzione non coinvolgono soltanto le imprese, ma anche gli uffici tecnici. Sarebbe auspicabile che anche il personale con contratto a termine passasse a tempo indeterminato, per non ripetere quanto è successo in Irpinia, dove, a distanza di tanti anni, è stata decisa la chiusura dell'unico centro di monitoraggio sismico del territorio, il Centro irpino per l'innovazione nel monitoraggio ambientale (CIMA), nonostante ancora oggi la terra tremi.
Con riferimento all'articolo 67-quinquies, le pongo, signor Ministro, un quesito di natura squisitamente tecnica, che potrà suscitare, forse, l'interesse di qualche giudice del lavoro intento a seguire l'audizione odierna sulla web tv della Camera dei deputati.
Lei ha parlato di un risparmio di spesa di 3,1 milioni di euro, derivante dagli interventi, giustificati dalle insoddisfacenti performance, relativi a taluni uffici tecnici. In particolare, l'articolo 67-quinquies prevede che tutti gli incarichi e i contratti relativi al personale e ai componenti del Nucleo tecnico di valutazione e verifica degli investimenti pubblici cessano dal 31 dicembre 2012. Non ha considerato, tuttavia, i costi derivanti da eventuali controversie che il predetto personale potrà promuovere in sede giurisdizionale. Se tutti si rivolgeranno al giudice del lavoro - come penso faranno, dal momento che la scadenza prevista dai contratti è più lunga -, avranno buone probabilità di avere ragione, con la conseguenza che il Ministero dovrà pagare una somma anche superiore ai previsti 3,1 milioni di euro di risparmio.
La mia proposta - che trae spunto da una perplessità comune a molte parti politiche - è di non rinunciare a giovani i quali stanno svolgendo in maniera professionale la loro attività, presso l'Unità tecnica finanza di progetto, per creare il Nucleo per la valutazione dei fabbisogni e dei piani e programmi di investimenti pubblici e delle operazioni di partenariato pubblico e privato, che si avvarrà di altri professionisti. L'istituendo Nucleo non può avvalersi dei giovani che già lavorano presso l'Unità da sopprimere? Oppure, poiché si tratta di personale sotto contratto, non lo si può utilizzare per soddisfare le esigenze di carattere tecnico del territorio abruzzese?
Ripetendo una scelta scellerata che si sta compiendo, ultimamente, in diversi settori, rischiamo di diminuire, illusoriamente, costi che, al contrario, saranno incrementati da probabili contenziosi. Insomma, la revisione della spesa deve seguire un criterio di razionalità. Se risparmiamo da una parte, alimentando il contenzioso dall'altra, fra qualche anno non avremo più un'economia di 3,1 milioni di euro, ma un aggravio pari a circa il doppio di quanto immaginiamo, a torto, di risparmiare.
Ascoltando i miei colleghi dell'Abruzzo, ho capito, da imprenditore, da politico del Sud, ma anche da «terremotato», la grande emergenza che sta vivendo l'Abruzzo, rispetto alla quale la mia solidarietà è totale.
Proporrei, pertanto, di rivedere il testo dell'articolo aggiuntivo, soprattutto per quanto riguarda l'articolo 67-quinquies, che causerebbe la perdita dell'occupazione per tanti giovani, con tutte le conseguenze sociali connesse a una simile evenienza.
Del resto, signor Ministro, lei ha affermato di sapere già, quando era capo di gabinetto, dell'esistenza di dipartimenti in eccedenza. Allora, da bravo tecnico qual è, cerchi di riconvertire i giovani che oggi lavorano presso l'Unità tecnica finanza di progetto e la Segreteria tecnica per la programmazione economica, consentendo loro di impegnarsi in un lavoro finalizzato a migliorare la qualità della vita dei terremotati dell'Abruzzo. Operando in tal modo, avrà il voto favorevole della componente Grande Sud-PPA del gruppo Misto, ma anche un supporto forte, affinché siano approvate più efficaci normative di prevenzione, di cui questo Paese ha tanto bisogno. A tale proposito, ricordo che Grande Sud-PPA ha presentato una proposta di legge per la messa in sicurezza degli edifici e delle piccole e medie infrastrutture situati
nelle regioni del Sud a maggiore rischio sismico, che potrebbe far risparmiare moltissimo allo Stato.
Invito, quindi, a rivedere l'articolo 67-quinquies, che porterà non un risparmio, ma un aumento dei costi, derivante dai numerosi contenziosi cui il personale a contratto darà vita in seguito all'interruzione del rapporto di lavoro con gli uffici di cui si propone la soppressione.
MARCO CAUSI. Esordisco dicendo subito, a nome del gruppo del Partito Democratico, che non ci associamo per nulla al profluvio di critiche, anche minuscole e capziose, che finora abbiamo ascoltato.
Poiché è stato fatto un esplicito riferimento a perplessità o lagnanze comuni a tutti i gruppi politici, voglio chiarire questo aspetto subito, e ufficialmente. Capisco che siamo nel tempio della legislazione, nel luogo dove si fanno le leggi; tuttavia, permettetemi di dichiarare che, non essendo giurista, mi piace guardare al merito delle proposte che il Ministro Barca e il Governo ci hanno presentato ed esposto. Da questo punto di vista, colgo molti elementi interessanti. Poi, magari, potremo entrare nei particolari.
Un primo elemento di interesse è che le proposte di cui stiamo discorrendo sono basate su un'analisi razionale degli interventi attuati in occasione dei precedenti eventi sismici. Se il Ministro potesse farci avere il materiale di cui ha tenuto conto, dandoci la possibilità di consultarlo, ci fornirebbe qualche elemento di conoscenza in più. Peraltro, ci siamo sempre chiesti perché mai, in Italia, ogni volta che c'è un terremoto, dovremmo inventarci un'organizzazione diversa, mentre sarebbe preferibile, forse, mettere in atto quanto ci hanno insegnato le esperienze passate.
In secondo luogo, troviamo molto interessante il superamento della logica emergenziale. Mi stupisce come esponenti della maggioranza che ha sostenuto il precedente Governo - il quale ha attribuito agli uffici emergenziali connotati di ordinarietà - esprimano, oggi, soltanto critiche di fronte a un tentativo, molto ragionevole, di uscire dalla fase emergenziale, innovando, nel contempo, i meccanismi di funzionamento della pubblica amministrazione.
Da quest'ultimo punto di vista, ho l'impressione - non so se il Ministro la confermerà - che l'istituzione di un ufficio speciale si ispiri a una logica di innovazione amministrativa molto interessante anche sotto il profilo del federalismo. Difatti, si tratta di coniugare un'attività amministrativa di livello locale, che coinvolge cinquantasei comuni, con un'attività svolta a livello centrale. Insomma, in luogo di un ufficio centrale o locale, c'è un ufficio speciale, istituito con l'intesa di tutti i livelli di governo. Molto spesso, il nostro federalismo, nel quale si sostanzia un modello di Repubblica multilivello, muore, per così dire, a causa della tendenza di ciascun livello (regione, provincia, comune) a fare qualcosa per conto proprio. Per contro, mi sembra un'esperienza interessante istituire strutture amministrative unitarie e co-governate, che esprimano un partenariato pubblico-pubblico, cui partecipano tutti i livelli di
governo.
Infine, gli accenni dei presidenti delle due Commissioni alla questione dell'ammissibilità, che sembrerebbe ancora aperta, mi permettono di segnalare che un approccio formalistico e capzioso potrebbe risultare incomprensibile in relazione a una proposta emendativa come quella presentata dal Governo.
Siamo al cospetto, signori presidenti, non di un provvedimento avente natura finanziaria, il cui esame deve svolgersi, giustamente, all'interno di rigidi paletti, ma di un decreto-legge di tipo ordinamentale, recante tantissimi microinterventi.
Tutti noi sappiamo che approvare il decreto-legge n. 83 del 2012 non basterà a trarci fuori dal dramma macrofinanziario e macroeconomico in cui siamo immersi (questa situazione riguarda, peraltro, non soltanto noi, ma l'intera Europa).
Sappiamo anche, però, che i microinterventi (in materia di diritto fallimentare, di project bond e via dicendo), poco a poco, nel medio periodo, possono sbloccare tanti settori importanti dell'economia italiana.
Perché, allora, limitare l'innesto di ulteriori misure su un veicolo che presenta le caratteristiche evidenziate? Nessuno lo capirebbe. Non capirebbe il Paese, e faremmo fare al Parlamento un'ennesima figuraccia.
L'invito che vi rivolgo, signori presidenti, è di badare al sodo quando vi accingerete a valutare l'ammissibilità dell'articolo aggiuntivo 67.018 del Governo: ci è stata presentata una proposta interessante per uscire dall'emergenza a L'Aquila, nonché per impostare un intervento che, nel merito e nel metodo, è assolutamente coerente con gli obiettivi del decreto-legge al nostro esame.
PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'onorevole Cimadoro, mi corre l'obbligo, onorevole Causi, di ricordare che il criterio cui lei ha fatto riferimento è stato già seguito sia per il decreto-legge n. 1 del 2012, recante disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività, sia per il decreto-legge n. 5 del 2012, recante disposizioni urgenti in materia di semplificazione e di sviluppo. Probabilmente, i «poveri» presidenti - mi sia consentito usare tale insolita aggettivazione - avrebbero ammesso tutte le proposte emendative presentate.
L'onorevole Fava ha svolto una considerazione sulla quale concordo: con grande sincerità, e tanto per essere chiari, ci sono proposte emendative che sembrano più attinenti al decreto-legge in esame rispetto a quella presentata dal Governo.
Comunque, nelle valutazioni di ammissibilità, i presidenti si sono attenuti anche alle indicazioni contenute in una recente sentenza della Corte costituzionale - che non condivido, perché la considero assolutamente lesiva della libertà del Parlamento - cui ha fatto seguito una lettera del Presidente Napolitano ai Presidenti delle Camere, che neppure condivido. Posso dire che, da quel momento in poi, per quanto riguarda l'ammissibilità degli emendamenti, ci muoviamo in base agli indirizzi dati, più che alle nostre volontà.
Il rispetto dei regolamenti delle Camere vale per tutti, anche per tutti i parlamentari, non soltanto per il Governo. In particolare, i criteri per la valutazione di ammissibilità degli emendamenti non possono essere applicati in un modo o in un altro a seconda che la proposta emendativa da valutare incontri o meno il nostro favore.
Mi scuso, ma dovevo fare questa precisazione, per ribadire che cerchiamo di procedere con la maggior correttezza possibile, talvolta anche mandando giù grossi bocconi amari. Il Ministro mi parlava di democrazia e degli effetti di talune sentenze. Ebbene, considero poco democratico il modo in cui ci è stato imposto un certo comportamento.
Ciò precisato, i presidenti delle Commissioni esprimeranno le proprie valutazioni, onorevole Causi, circa l'ammissibilità, in tutto o in parte, dell'articolo aggiuntivo 67.018 del Governo.
GABRIELE CIMADORO. La ringrazio della puntualizzazione, signor presidente.
Quando si è minoranza, più rumore si fa, meglio è. Seguire questo criterio può andare bene in una situazione normale, nella quale non ci troviamo. Vorrei farlo capire all'onorevole Fava. Essendo un uomo intelligente, egli potrebbe anche comprendere che, quando ci si occupa di terremoti, non è in gioco il bello o il brutto, l'ammissibilità o meno. L'articolo aggiuntivo «ci sta», come si suole dire, ma, anche se non ci stesse, si deve fare uno sforzo per farcelo stare, perché guadagnare dieci o quindici giorni rispetto alle decisioni da prendere può voler dire guadagnare anni rispetto alle decisioni prese in passato.
Dopo di che, se dovessi svolgere il mio ruolo di minoranza, in quanto deputato di Italia dei Valori, ripeterei anch'io quanto ha detto Fava, con l'intento di rallentare l'iniziativa. Non mi sembra, però, il caso di comportarsi in tal modo. Riguardo al terremoto, abbiamo già dimostrato la nostra disponibilità in Assemblea, votando a favore della conversione del decreto-legge n. 74 del 2012, recante interventi urgenti
in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici che hanno interessato il territorio delle province di Bologna, Modena, Ferrara, Mantova, Reggio Emilia e Rovigo. Insomma, bisogna avere un minimo di coerenza e comprendere che si tratta di un'emergenza, quindi di un caso eccezionale. Ciò vale soprattutto per L'Aquila, che è stata trascurata.
Il Ministro dice di aver tirato le somme di un lavoro durato cinque mesi. Ho capito, quando è entrato nei particolari, che conosce bene il problema. Gli do atto, quindi, dell'impegno profuso.
Scopro, tuttavia, che la Protezione civile era tutta un'invenzione. Pensavo, infatti, che alle spalle della Protezione civile esistesse già una struttura di riferimento e di supporto, anche amministrativo; invece, scopro adesso che tale struttura va creata. Allora, se è così, e lei, signor Ministro, per la contezza che ha della vicenda, ritiene opportuno operare nel modo che ci ha prospettato, a fronte di dati precisi e specifici, faccio mia la domanda che qualche collega le ha già rivolto: cosa ne sarà dei dipendenti degli uffici da sopprimere? Dove andranno a finire? Vorremmo saperlo, anche perché sul territorio ci stiamo battendo per recuperare o per mettere in sicurezza alcune aziende. A tale proposito, ricordo che sono già moltissimi i tavoli costituiti presso il Ministero competente. Cominciamo, quindi, con il chiarire quale sorte toccherà ai predetti dipendenti e se sia possibile recuperarli.
C'è qualcuno che costa più di altri? In questa fase difficile, caratterizzata da penuria di risorse, si era detto che il costo massimo di un dirigente dovesse essere pari a quello del parlamentare: dovrebbe andare bene, visto che siamo considerati «casta», quindi di più alto livello. D'altro canto, occorre considerare che sono migliaia i volontari sul territorio, i quali svolgono attività a favore dei terremotati senza percepire un euro. Se, quindi, un dirigente dovesse percepire, a titolo analogo, più di 200.000 euro all'anno, questo diventerebbe un problema per tutti: la responsabilità ricadrebbe sui parlamentari e sul palazzo.
Comunque, signor Ministro, la ringrazio dell'impegno da lei profuso per risolvere i problemi causati dal terremoto in Abruzzo. Ritenendo l'iniziativa importantissima - anche se, forse, non specificamente attinente ai temi in discussione -, credo sia opportuno tradurla in atto al più presto.
SAVINO PEZZOTTA. Ringrazio il Ministro per la chiarezza dell'esposizione.
Da un punto di vista meramente metodologico, avrei preferito che le misure contemplate dall'articolo aggiuntivo 67.018 fossero confluite in uno specifico provvedimento. Tuttavia, ogni tanto, dobbiamo fare appello a quello che, da lombardi, potremmo definire un sano pragmatismo, guardando la realtà per quella è, e soprattutto tenendo conto delle esigenze e delle necessità cui spetta a noi dare risposte.
Forse, ho una visione limitata, ma non trovo che vi sia contraddizione tra l'articolo aggiuntivo presentato dal Governo e i temi dello sviluppo. Oserei affermare, anzi, che esiste, tra essi, un legame molto profondo. Ascoltando con attenzione le argomentazioni sviluppate dal Ministro, ci accorgiamo, infatti, che egli propone una metodologia d'intervento realmente innovativa per un Paese come il nostro. Credo che questo sia l'aspetto, di rilievo politico, idoneo a giustificare la convinzione che ho poc'anzi espresso.
Con riferimento all'intervento del collega Lulli, credo che l'urgenza faccia premio su ogni altra considerazione.
Ciò vale anche per quanto riguarda la questione occupazionale: vanno bene le assunzioni, o una stabilizzazione dei rapporti di lavoro, affinché nessuno rimanga pregiudicato. Non legherei questo argomento alla revisione della spesa, perché ci stiamo occupando di una situazione che esula da tale ambito. Eviterei, pertanto, di creare confusione. Il provvedimento che ci è stato illustrato riguarda una situazione specifica, in relazione alla quale prevede un'organizzazione e una governance di un particolare tipo. Esso ha una dinamica propria, indipendente dalle questioni concernenti
la revisione della spesa. Poi, nessuno deve rimanere a piedi, come si suole dire, ognuno deve trovare una sua collocazione, ma chiediamo, nello stesso tempo, che vi siano le competenze necessarie.
Non entro nel merito della questione dell'ammissibilità: tocca ai presidenti decidere. Verificato che non vi è contraddizione tra il contenuto dell'articolo aggiuntivo e lo sviluppo, anche in ragione degli elementi innovativi di cui ho detto, se posso dare un consiglio, o esprimere un parere, credo sia il caso di consigliare ai presidenti - preciso che si tratta soltanto di un consiglio - di esprimersi nel senso dell'ammissibilità.
Tenendo conto delle polemiche di questi giorni, mi interesserebbe capire, in termini un po' più precisi, come sia delineato il processo di concertazione e di governance.
Entreremo nel merito quando il testo sarà stato dichiarato ammissibile: farlo prima di conoscere la decisione dei presidenti mi sembra fuori luogo. Per quanto mi riguarda, chiedo che l'articolo aggiuntivo sia considerato ammissibile. In caso di valutazione positiva, ci esprimeremo con maggiore chiarezza. Il problema vero - ripeto quanto ho avuto occasione di affermare ieri sera - è rappresentato dal fattore tempo: più in fretta facciamo, meglio è per la gente, ma, forse, anche per l'immagine che possiamo dare della politica e di noi stessi.
PIERLUIGI MANTINI. Il collega Pezzotta ha già svolto alcune considerazioni che condivido interamente e, pertanto, potrò intervenire molto brevemente, come conviene. Con i colleghi Armando Dionisi e Anna Teresa Formisano abbiamo predisposto alcune proposte emendative, in linea con i lavori svolti con il Ministro Barca e con un Comitato ristretto di parlamentari costituito presso la VIII Commissione. Il testo predisposto dal Governo è un po' divergente rispetto agli indirizzi fondamentali convenuti in quella sede e, quindi, nel corso della discussione, avremo modo di tornarci su.
Tuttavia, mi rendo conto che la questione preliminare è più urgente. Per quanto mi riguarda, non faccio altro che richiamare le considerazioni di buona sostanza e di ragionevolezza appena svolte dal collega Pezzotta. Non c'è ombra di dubbio che vi sia poco da almanaccare in punto di costituzionalità sulla sentenza della Corte costituzionale n. 22 del 2012, che pone indubbiamente alcuni limiti al Parlamento nel corso dell'esame dei decreti-legge. Certo, è oggettivo il fatto che questa materia sia connessa allo sviluppo. Quante volte abbiamo detto che gli interventi di ricostruzione - purtroppo non solo a L'Aquila e in Abruzzo - sono addirittura un'occasione anticiclica per favorire l'economia e per sviluppare il territorio?
Concludo ribadendo che la nostra posizione è nettamente favorevole all'ammissibilità dell'articolo aggiuntivo in questione, fermo restando che, nel corso dell'esame di merito, approfondiremo alcuni aspetti. Proprio in virtù del lavoro svolto e dal momento che so che il Ministro e i colleghi che vi hanno partecipato conoscono la materia, mi permetto di enunciare brevemente solo alcune considerazioni.
Innanzitutto, condivido la necessità che venga affrontato questo tema, sebbene nelle ristrettezze degli strumenti legislativi a disposizione. È chiaro che, se a distanza di quasi tre anni e mezzo si è ancora in un regime di commissariamento straordinario, ciò rappresenta un problema per tutto il Paese. Bisogna, pertanto, superare questa fase di governance speciale e straordinaria.
Sono d'accordo anche sull'istituzione degli uffici speciali, ma - come il Ministro sa - abbiamo presentato alcune proposte emendative in merito. A nostro avviso, la soluzione migliore è che questi uffici siano sostanzialmente a direzione statale, secondo il modello di una «unità-Italia per la ricostruzione». In questo momento vengono
impiegati massicciamente in Abruzzo e a L'Aquila, mediante procedure che non potranno che comportare la collaborazione o l'«avvalimento», - per usare un termine stratificato nella legislazione già dagli anni Venti - da parte del comune. Quest'ultimo si avvale, appunto, di tali uffici, che restano, però, a più netta direzione statale, sebbene permangano le intese e le altre procedure di concertazione. Infine, insisteremo molto anche sulle norme di semplificazione urbanistica e amministrativa che, a nostro avviso, non sono sufficienti.
AURELIO SALVATORE MISITI. I ritardi di L'Aquila sono sotto gli occhi di tutti. Abbiamo lavorato circa sei mesi in Commissione per elaborare un provvedimento. A questo proposito, dobbiamo essere grati al relatore Ghiglia, che era riuscito a predisporre un provvedimento abbastanza esaustivo. Altri avvenimenti hanno determinato un cambiamento di direzione in Commissione. Occorre anche ringraziare il Comitato ristretto che ha lavorato in Commissione e che poi si è messo a disposizione del Ministero. Non posso, quindi, che dare un giudizio positivo dell'attività svolta dalla Commissione, che ha permesso allo stesso Ministro e ai suoi collaboratori di avere argomenti da poter inserire nell'articolo aggiuntivo in questione.
L'articolo aggiuntivo del Governo 67.018 mira ad inserire il Capo X-bis, composto di sei articoli, dall'articolo 67-bis all'articolo 67-septies, tutti finalizzati allo sviluppo: su questo non c'è dubbio. Forse un articolo è finalizzato più al risparmio, ma gli altri sono mirati a sostenere lo sviluppo. Credo, pertanto, che l'articolo aggiuntivo del Governo sia assolutamente ammissibile.
Oggi il Ministro ha illustrato il provvedimento. L'onorevole Pugliese ha espresso un giudizio positivo e ha annunciato il voto favorevole del gruppo Misto-Grande Sud. Confermo in pieno tale valutazione perché nel provvedimento si supera la questione emergenziale, attuando alcune norme che recentemente abbiamo licenziato e che ieri il Senato ha definitivamente approvato, con l'approvazione definitiva del provvedimento recante la riforma della Protezione civile.
Bisogna soprattutto evidenziare che l'articolo aggiuntivo 67.018 predisposto dal Governo elimina le cause dei ritardi della ricostruzione de L'Aquila, perché interpreta bene i piani di ricostruzione e permette di avviare immediatamente l'utilizzo dei 2,5 miliardi di euro che giacciono.
Riguardo al personale, sarebbe stato forse preferibile inserire altrove l'articolo 67-quinquies, ma si tratta di norme sulle quali possiamo ancora decidere. Non credo che il Ministro Barca si scandalizzi se diciamo che, nel corso della discussione in Assemblea o in Commissione, potremmo anche modificare alcune proposte del Governo, che, per la verità, non abbiamo precedentemente concordato. Ciò significa, comunque, che l'articolo 67-quinquies reca disposizioni di contenimento della spesa perché, se i fondi fossero destinati a livello locale, potrebbero essere considerati all'interno del Patto di stabilità. In questo senso, il Ministro Barca ha proposto quest'eccezione, con la quale sono perfettamente d'accordo.
IGNAZIO ABRIGNANI. Non parlo a nome del mio gruppo, ma a titolo personale. Ho letto il testo dell'articolo aggiuntivo del Governo: sono assolutamente d'accordo nel merito, anche se avrei utilizzato un altro strumento per l'introduzione delle norme in esso contenute. Premesso che sono sostenitore di questo Governo da tempi non sospetti, pretendo da questo stesso Governo correttezza nelle scelte. Pertanto, anch'io torno a parlare dell'articolo aggiuntivo 67.018, nel quale leggo che, in relazione all'intera operazione relativa all'Abruzzo, si determinano risparmi di spesa - alcuni dei quali attraverso la soppressione di due nuclei di valutazione, composti da soggetti di dimostrata professionalità -, con un risparmio complessivo, secondo quanto riportato alla lettera a) dell'articolo 67-septies, di 932.000 euro. Ora, signor Ministro, penso che per ottenere un risparmio di 932.000 euro basterebbe
spostare un ufficio del suo Ministero in una caserma vuota non utilizzata.
Inoltre, esaminando il testo dell'articolo aggiuntivo, non si evince che questi nuclei non servono più, ma che vengono semplicemente ristrutturati: per il primo si prevedono 25 addetti, mentre il secondo passerebbe dai 60 attuali a 50, con un risparmio che non si riesce a percepire. Insomma, non capisco cosa possano significare dieci persone in più o in meno rispetto al problema dell'Abruzzo. Per la correttezza di cui parlavo prima, pretendo che le cose vengano chiamate con il proprio nome: questo, a mio avviso, è un classico esempio di spoil system, cioè chi arriva rimuove le persone non gradite per collocarvi quelle di sua indicazione. Me lo aspettavo forse da un Governo politico, ma certamente non da un Governo tecnico: probabilmente, però, dobbiamo rivedere questo tipo di impostazione.
Inoltre - concludo -, nel momento in cui si mettono per strada 60 persone, occorre capire anche con quale motivazione ciò avviene. Faccio l'avvocato, quindi vorrei capire con quali motivazioni si manda via una persona che ha un contratto della durata ancora di un anno, specie se quel progetto si rimette in piedi con l'assunzione di altre 50 persone. Soprattutto, però, mi piacerebbe sapere quanto avete stanziato a bilancio per i contenziosi che deriveranno da questa operazione.
MAURIZIO FUGATTI. Per il mio gruppo ha già parlato il collega Fava. Vorrei, però, aggiungere due brevi osservazioni. In primo luogo, risulta interessante - occorrerà poi capire se si è favorevoli o meno - l'istituzionalizzazione del terremoto che lei ha previsto. In pratica, lei dice che il terremoto ci sarà e, quindi, dobbiamo prevedere una sorta di Protezione civile del terremoto: si tratta di una novità sulla quale ritengo si debba discutere.
In secondo luogo, le considerazioni relative allo spoil system ci sembrano chiare. Le chiedo se ritiene opportuno, signor Ministro, visti gli incarichi che ha ricoperto precedentemente, che un provvedimento di questo tipo porti la sua firma, in un'ipotesi di riorganizzazione, in cui lei è stato e magari sarà impegnato. A parti inverse, sicuramente qualche altro ministro sarebbe stato pesantemente attaccato. Insomma, ravvede motivi di non opportunità che il decreto sia sottoscritto anche da parte sua?
STEFANO SAGLIA. Innanzitutto, respingiamo gli interventi di quei colleghi che ritengono di dividere questo dibattito tra coloro che sono favorevoli e coloro che sono contrari a risolvere le emergenze in Abruzzo. Questa, infatti, mi sembra una lettura capziosa degli interventi politici e istituzionali. Il dato di fatto è uno solo: secondo la logica che abbiamo seguito all'indomani della lettera del Presidente Napolitano relativa ai criteri di ammissibilità degli emendamenti riferiti ai decreti-legge, in questo caso l'articolo aggiuntivo 67.018 del Governo è inammissibile. È stato dichiarato ammissibile perché i gruppi parlamentari, con la dignità del Parlamento, ritengono che un tema di tale rilevanza possa essere trattato. Sarà, quindi, cura di ognuno, anche attraverso questi interventi, spiegare ai Presidenti la propria attenzione e la propria valutazione in
merito all'ammissibilità dell'articolo aggiuntivo. Va da sé che tale impostazione riguarderà tutti gli emendamenti concernenti il terremoto. Tuttavia, va anche da sé che non si può evocare, per giustificare l'ammissibilità dell'emendamento, il tema dello sviluppo. Altrimenti, oggi saremmo qui a discutere di duemila emendamenti (non di mille, come in questo caso).
Per concludere, è evidente che tutto ciò che riguarda l'emergenza, la semplificazione e l'accelerazione degli interventi ci trova consenzienti, ma siamo molto perplessi su tutto ciò che concerne la riorganizzazione degli uffici, perché lo strumento principe che un ministro ha per riordinare gli uffici del proprio o di altri Ministeri, d'intesa con altri Ministri, è la riorganizzazione attraverso un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, come
previsto dalla normativa. Intervenire con un altro strumento sarebbe evidentemente una forzatura, ammissibile nella misura in cui il Parlamento lo condivide.
PRESIDENTE. Lei sa che alcune di quelle strutture sono state istituite per legge e, quindi, bisognerebbe intervenire per legge. Peraltro, riguardo ai criteri di ammissibilità, le perplessità manifestate ci hanno indotto a svolgere una valutazione approfondita e, per tale motivo, ringrazio il Ministro che ci ha dato l'opportunità di discuterne pubblicamente. Naturalmente, non basta che tutti i gruppi siano d'accordo. Si tratta, infatti, di un'operazione in deroga, in quanto vi è una connessione rilevabile, circostanza che ci porterebbe a svolgere una valutazione positiva.
Vi comunico, intanto, che gli emendamenti segnalati sono 485.
LUDOVICO VICO. Come affermava l'onorevole Saglia, l'articolo aggiuntivo 67.018 del Governo acquista un senso all'indomani dell'approvazione del decreto-legge per il terremoto in Emilia-Romagna, che mette ordine in tantissimi settori nel nostro Paese, anche a fronte delle norme contenute nel provvedimento riguardante il riordino della Protezione civile, che resta ancora debole, e delle gestioni dei terremoti negli ultimi lustri. Peraltro, un tentativo di omogeneità rispetto a questi terribili e nefasti eventi si pone anche come un atto di coerenza.
Detto ciò, considerando - se ho capito bene - che si ricorre alle risorse del Fondo sperimentale di riequilibrio, come previsto alla lettera b) dell'articolo 67-septies, ritengo opportuno approfondire in maniera adeguata le disposizioni in esso contenute.
ALESSANDRO MONTAGNOLI. Condivido quanto affermato dal collega Fava. Vorrei sapere, però, se sia fissato un costo complessivo con riferimento al contributo per la riparazione e il miglioramento sismico riconosciuto all'unità immobiliare diversa dall'abitazione principale, di cui all'articolo 67-quater, comma 5. Mi sembra che la mancata quantificazione renda la previsione troppo generica. È vero che c'è un limite di spesa, ma se poi si presenta un progetto da 100.000, 200.000 o mezzo milione di euro, cosa succede? Penso che occorra chiarire questo aspetto, nel rispetto di tutti.
PRESIDENTE. Do la parola al Ministro Barca per una breve replica.
FABRIZIO BARCA, Ministro per la coesione territoriale. Rispondo esclusivamente in relazione alle questioni di merito che questa discussione, di cui vi sono grato, ha dato l'occasione di fare emergere.
Parto dall'ultima osservazione: riguardo agli indennizzi richiamati dall'onorevole Montagnoli si applica il criterio che vale per tutti gli altri, cioè la congruità, che è già stabilita in relazione all'effettiva natura dei danni riportati e ai costi della ricostruzione. Insomma, si applica il criterio che vale per tutto il resto. Proprio a tal fine è necessario avere un ufficio speciale per la ricostruzione che sia responsabile della valutazione di congruità, come fino al 31 dicembre lo sarà la filiera a cui è stato affidato questo compito.
Peraltro, la sua domanda, onorevole Montagnoli, mi dà modo di ricordare che siamo nel pieno di una ricostruzione. Occorre, però, accelerarla e farla passare dalle periferie ai centri storici. Per quanto riguarda le periferie, infatti, nel caso di L'Aquila - per essere cauti in questa sede - la ricostruzione è arrivata ai due terzi di tutti gli edifici che hanno subito danni strutturali, visto che quelli che hanno subito danni minori di tipo A e B sono già stati oggetto di indennizzo, secondo modalità prescritte, che prevedono che un soggetto esterno valuti la congruità della richiesta e del progetto presentato. Proprio il venir meno della modalità della filiera, fino ad oggi seguita, rende necessario un soggetto terzo, poiché non sarebbe corretto che noi, comunità nazionale, affidassimo al comune questo compito, caricandolo di una responsabilità e schiacciandolo in una condizione in cui, per primo,
non vorrebbe trovarsi. La ringrazio, quindi, per
il quesito che mi ha consentito di svolgere questo chiarimento.
Rispondo rapidamente ai quesiti relativi ai temi dello sviluppo, dell'urgenza, della concertazione, degli uffici e dei nuclei.
Per quanto riguarda lo sviluppo, che costituisce l'argomento più importante, stiamo parlando di una percentuale pari allo 0,12-0,15 per cento del PIL nazionale; in qualche caso si potrebbe arrivare allo 0,2 per cento. Lo affermo perché, nel caso emiliano, è andato di moda parlare dell'1,5 del PIL. Insomma, per tornare a Keynes e a quando facevamo i «conticini» in Banca d'Italia, si tratta di un pezzo di moltiplicatore dello sviluppo. Non c'è null'altro in un ciclo economico. Adesso c'è qualcuno che dice che il ciclo economico è cambiato, ma io non ci credo.
Non c'è null'altro che faccia ripartire di più i cicli economici che l'attività di costruzione. Non mi riferisco, ovviamente, alle «buche» di Keynes, cioè bucare per costruire perché quelle poi rimangono, ma alle cose di qualità, mettendo, insieme, appunto, qualità e quantità.
Mi scuso per non averlo detto, ma è stato spiegato molto meglio da alcuni di voi che in questo provvedimento c'è un'operazione di quantità, nel senso che riparte il moltiplicatore keynesiano, si fanno costruzioni. Ci sarà a L'Aquila - per questo dobbiamo occuparci anche della sicurezza - un volume di costruzioni che non c'è e non ci sarà - ahimè - in nessun'altra parte del Paese. Poi, però, c'è un profilo di qualità perché non ci interessa soltanto ricostruire. In questo risiede la delicatezza dell'operazione, da cui gli uffici speciali. Mi fa molto piacere che ciò sia stato rilevato con forza.
Ho saltato questo punto perché non volevo abusare della vostra pazienza, ma è il comma 1 dell'articolo 67-quater, in cui si parla dei principi della ricostruzione. Parliamo, per esempio, di efficientamento energetico. Ho evocato la bellissima relazione di Ignazio Visco e le sue ultime parole dell'intervista al Corriere della Sera che ci ricorda che il Paese ha bisogno di un grande sistema di investimenti nel patrimonio immobiliare; va efficientato e reso sismicamente resistente; va, poi, fatto un intervento per evitare il dissesto idrogeologico. Questo è un prototipo - non chiamiamolo esperimento, perché in Italia se ne fanno pure troppi - in cui si «parrà la nobilitate» nostra, quindi del Governo nazionale, ma anche dei comuni e degli uffici speciali nel realizzare una modalità di ricostruzione che sia sicura per i lavoratori e qualitativa per i cittadini.
Mi fa molto piacere condividere e segnalare alla presidenza uno dei contributi che abbiamo voluto raccogliere attorno a questo. In particolare, ci sono due contributi internazionali che ci hanno invitato a riflettere che si tratta di un'occasione straordinaria. Fino a poco tempo fa, andava di moda parlare bene della Spagna; adesso va di moda parlare bene della Germania. Ebbene, parliamone bene, ma teniamo conto che la Germania è ripartita dalle città, cioè dalla ricostruzione straordinaria delle città massacrate dell'Est. La ricostruzione è stata il volano, non solo per la costruzione, ma per l'attrazione. Personalmente, conosco Jena, che è città e università, perché vi ho passato una settima per lavoro. Guarda caso, è analoga alla storia de L'Aquila ed è quello che abbiamo in mente per L'Aquila. Del resto, non si costruisce indipendentemente da chi si ospiterà. Si parla di uno
sviluppo dell'università che già oggi è residenziale per 6.000 studenti e potrebbe diventarlo per 20.000. Dico questo con sincerità. Infatti, se mi fossi trovato a constatarlo leggendolo sul giornale e non da ministro proponente, che ovviamente è di parte, direi che questo è un intervento fortemente di sviluppo.
Ricordo rapidamente dell'urgenza, ma non mi ci soffermo, anche perché è stata richiamata in maniera molto precisa. Dico solo una la parola: certezza! Le autorità, i cittadini o i condomini che presentano progetti hanno bisogno di conoscere in tempi rapidi quali siano le condizioni per realizzare un determinato intervento, indipendentemente dalle maggioranze parlamentari o dal Governo in carica. Insomma, occorre che essi sappiano se si
continua come prima, cosa cambia e quali sono le opportunità. Bisogna, però, che si sappia nei prossimi 60 giorni, lo dobbiamo a questi cittadini. Non voglio sembrare retorico perché in quella città ci ho passato gli ultimi cinque mesi. Lo dobbiamo prima di tutto alla popolazione anziana e giovane di quella città, che non si può permettere di aspettare altro tempo.
Riguardo alla concertazione, di cui mi è stato chiesto, devo dire che è stata una mia mancanza nell'esposizione. Mi fa piacere, però, che mi sia stato chiesto perché questa è stata intensa da parte non solo mia, ma anche della struttura di cui mi sono avvalso, che appartiene alla Presidenza del Consiglio. Su questo mi soffermo perché c'è stata una domanda molto interessante. Preciso che non si è avuto nessun aumento di personale, ma abbiamo preso un pezzo della struttura dello Stato e l'abbiamo messa, dalla mattina alla sera, su L'Aquila. Peraltro, mi è andata bene perché capitava che la persona che avevo messo a capo di quella struttura due settimane prima di avere l'incarico su L'Aquila fosse quella giusta. Poteva andarmi male, invece mi è andata bene! Quella struttura passa a L'Aquila due giorni a settimana; ha incontrato tutte le parti; le ha incontrate nuovamente perché i primi
incontri vanno sempre male, soprattutto in una città che ha avuto la percezione di un forte centralismo e ha avuto la sensazione di decisioni prese altrove. È stato necessario far capire che non vi era un nuovo centralismo, ma che c'era della gente che veniva lì a lavorare, a sentire che cosa loro pensassero. Si trattava di ingegneri, architetti, sindacati, Confindustria e tanti altri. Vi è stato, quindi, un forte e intenso lavoro con il partenariato economico e sociale. Inoltre, abbiamo elaborato tre rapporti, che sono stati esposti alla città in forma pubblica. Peraltro, due di questi sono disponibili sul sito, uno pro bono, cioè ottenuto gratuitamente, elaborato da urbanisti e da giuristi, e uno che ho pagato perché si trattava di fare molte elaborazioni statistiche, essendo un rapporto economico. Ovviamente, mettendoli insieme, abbiamo notato che dicevano cose diverse, come tutti, ma poi alla fine abbiamo deciso
con il contributo - mi scuso di non averlo sottolineato - della Commissione parlamentare (che ha altro da dire adesso sul testo, ma che molto ha detto nella fase di elaborazione), che ci ha consentito, specie su alcune questioni delicate che ho citato, come il Piano di ricostruzione, di evitare l'accademismo in cui si erano infilati non soltanto diversi professori che avevano scritto e riscritto su questi temi, ma anche un pochino la città. Lavorare con loro è stato per me un piacere, quindi sono lieto di ritrovarmi in questa sala con loro. È stata una collaborazione importante. So che continuerà, nel merito, per i punti che si ritengono ancora perfettibili. Non ho citato le istituzioni locali, ma ça va sans dire, visto che, peraltro, ne è piena la stampa. Ricordo la collaborazione molto stretta con il commissario delegato per la ricostruzione, Gianni Chiodi, anche nella sua veste di Presidente della regione Abruzzo; con
Gaetano Fontana, con cui lavoro da vent'anni e con cui è stato personalmente interessante ritrovarmi a discutere, che ha contribuito a mettere in campo le idee; con il sindaco de L'Aquila, Massimo Cialente, che il Ministro Tremonti mi ha fatto conoscere nel 2009 e con gli altri sindaci, soprattutto per evitare il centralismo de L'Aquila che era un problema molto sentito in quel territorio. Pertanto, vi è stato notevole collaborazione.
Mi scuso se mi sono dilungato ma, visto che sono stato invitato a farlo, ci tenevo a rimarcare questo aspetto.
Restano due punti. Riguardo agli uffici speciali, è stata fatta una domanda corretta. Rispetto all'idea che ci sia bisogno di un luogo in cui si sedimenti la competenza della ricostruzione, osservo che non siamo ancora maturi per realizzare un organismo del genere. Non c'è la presunzione di farlo oggi, ma c'è la consapevolezza che una parte del personale che dobbiamo impiegare in relazione al terremoto possa essere utilizzata anche in futuro per qualcosa che ancora non possiamo definire. Sarebbe, peraltro, improprio che questo
provvedimento si prefiggesse di raggiungere questo obiettivo. Tuttavia, nel momento in cui dobbiamo avere persone a tempo determinato per L'Aquila, bisogna mettere in chiaro che saranno mobili. C'è, quindi, bisogno di una cultura della mobilità da parte delle persone che prenderemo. Poi, tra quattro anni, quando avremo imparato a usare gli uffici speciali per la ricostruzione, probabilmente saremo maturi per fare il passo cui si faceva riferimento.
Avrei una seconda battuta sugli uffici speciali. Al momento - ho sentito, però, che ci sono altre opinioni - ci è sembrato che la soluzione migliore fosse un chiaro incardinamento nei comuni per evitare il rischio della ricostituzione di un dualismo tra organi fissati dal centro e istituzioni locali elette. Personalmente, uso da vent'anni la pratica dell'intesa e degli accordi istituzionali nell'amministrazione e mi sembra sia la strada corretta. Tuttavia, se ci sono altri spunti su questo aspetto, potranno essere approfonditi nell'eventuale discussione.
Vorrei dire un'ultima cosa riguardo al personale. Per il centro, si tratta solo di reclutamento interno, come è chiarito al comma 8 dell'articolo 67-ter: «Gli uffici periferici delle amministrazioni centrali operanti sul territorio della regione Abruzzo (...), possono essere potenziati attraverso il trasferimento, a domanda e previo assenso (...)». Tutta la parte centrale è fatta esattamente in questo modo. Peraltro, ho organizzato in questo modo anche con il Dipartimento della coesione territoriale; ugualmente ha fatto il Ministero dei beni culturali perché ha già ricevuto il trasferimento di risorse dal vicecommissario, cessato dal proprio incarico circa quattro mesi fa. Allo stesso modo dovranno fare il provveditorato e il Ministero dell'interno, se riterrà di potenziare in maniera più stabile la sicurezza del territorio, nonché alcuni enti previdenziali, se ci sono alcuni profili di lavoro. Tutto
questo va fatto a risorse date, come è stato detto.
Ciò che non è mai stato fatto in occasione di nessun terremoto e che non abbiamo ritenuto si possa fare neanche in questo caso è gestire 1,5 miliardi di euro, garantendo i soggetti che facciano la valutazione di congruità, i soggetti che alzino il livello della qualità della ricostruzione, il monitoraggio e il controllo di tutte le funzioni cui ho accennato. A oggi, quelle funzioni non sono reperibili e neanche attuabili. L'unica operazione possibile era di utilizzare le professionalità, in caso fossero liberi e ancora disponibili, di coloro che hanno operato per altre emergenze sismiche del Friuli, delle Marche, dell'Umbria e qualcuno un po' invecchiato dell'Irpinia. Queste condizioni non c'erano perché, con mia sorpresa, ho scoperto che il terremoto delle Marche è vivo, nel senso che in questo momento la ricostruzione è pienamente in attività. Hanno dato alcune unità in prestito all'Emilia
per alcune settimane, ma non c'è oggi un corpo di persone reclutabile con quelle competenze che sia trasferibile. Ci sono, invece, 600 giovani che hanno già lavorato in quel territorio. Non possiamo, però, assumerli tutti, ma solo 150, cioè una parte molto piccola, con la riserva del 50 per cento destinata a loro. Poi, se ce ne saranno altri 100 o 150 straordinariamente bravi, si prenderanno tutti i posti.
GABRIELE CIMADORO. Quanti sono quelli delle Marche?
FABRIZIO BARCA, Ministro per la coesione territoriale. Nella sola regione Marche, ci sono 110 persone aggiuntive che oggi, dodici anni dopo, lavorano sulla coda pesante del terremoto. Purtroppo, come ho constatato girando per il territorio, la ricostruzione è piena di buchi (per esempio a Nocera Umbra o a Fabriano), quindi ha una coda lunga. Non voglio entrare, però, nei dettagli.
Il personale, quindi, era necessario. La scelta di prendere personale a tempo indeterminato risponde alla possibilità di selezionarlo, evitando anche il contenzioso che si sarebbe prodotto, se avessimo prorogato oltre il terzo anno queste figure. In più, avremmo dovuto prorogare tutti perché un provvedimento di proroga ha carattere
generale, e francamente non sono tutti bravi. Il bando ci consente di selezionare il meglio che la ricostruzione ha saputo dare; è meritocratico, stabilizzante, certo e sembra essere la soluzione migliore.
Riguardo al costo massimo, credo di aver fatto male a indicarlo. Si dà quello che una persona si merita; se si riterrà di ridurre questo massimo, il Governo è più che aperto a una riduzione dell'importo. Il punto è evitare di non perdere professionalità altissime. Personalmente, per quanto riguarda l'organizzazione del lavoro, visto che devo dare l'intesa all'ufficio speciale, mi muoverò perché vi siano livelli differenziati di retribuzione. Per un giovane trentenne andare a lavorare alla ricostruzione è un terno al lotto, per cui si possono anche dare 25.000 euro; viceversa, se si vuole prendere un senior che governi bene quella struttura, occorre una bella cifra. Comunque, se vogliamo togliere quell'indicazione, sono favorevole, non avendo mai capito la logica del tetto massimo scritto in una legge.
Riguardo al Nucleo di valutazione dei fabbisogni e dei piani e programmi di investimenti pubblici e delle operazioni di partenariato pubblico e privato (articolo 67-quinquies), che ha attirato tanta attenzione, vorrei dire che questa disposizione non è centrale in un provvedimento finalizzato al rilancio, alla ricostruzione e allo sviluppo de L'Aquila, quindi, se il Parlamento maturerà, con l'assenso e la bollinatura della Ragioneria generale, possibilità di diversa copertura, sarò l'ultimo a oppormi. Ritengo comunque che questa sia un'ottima copertura, altrimenti non l'avrei proposta. Vorrei, dunque, difenderla, anche se poi possiamo discuterne. È un'ottima copertura perché questo personale non è della pubblica amministrazione. Sarei stato pazzo, se non fosse stato così. Sono persone con cui si fanno contratti da uno a un massimo di quattro anni. Sotto questo aspetto, feci male - sono, infatti, parzialmente
responsabile, da qui la questione di un eventuale conflitto di interesse, su cui mi soffermerò a breve - quando suggerii, quindici anni fa, al Ministro Ciampi di dare parere contrario sul fatto che fossero rinnovabili oltre il secondo mandato perché abbiamo creato, almeno nell'aspettativa, un errore. Queste sono strutture di alta tecnica; sono contratti a breve termine; sono alti professionisti e devono sapere che vanno e vengono, ma soprattutto devono essere molto capaci e, appunto, di alta professionalità.
Se il Governo propone e il Parlamento decide, di chiudere un'unità non si fa spoil system. Non c'è nulla da spogliare, anche perché - ripeto - questi non sono dipendenti dell'amministrazione. Si chiude perché si ritiene che quell'unità non sia più necessaria, sia incongrua e ridondante. Avrete notato, che una di esse, il NARS (Nucleo di consulenza per l'attuazione e regolazione dei servizi di pubblica utilità) nell'ambito del CIPE, non è toccata perché oggi serve più di prima. Mi sono chiesto se con l'istituzione dell'Agenzia dei trasporti il NARS fosse ancora utile; abbiamo ritenuto che continuasse a svolgere una funzione rilevante. Difatti, abbiamo bandito selezioni solo con riferimento al NARS. Vi faccio notare che ho fatto effettuare una selezione pubblica: sono giunti i curricula di 100 persone e tutto è stato fatto in modo trasparente. Non mi risulta che questo sia il
modo con cui sono state selezionate le persone che in questo momento vi lavorano, buone o cattive che siano. Chiarito che non stiamo parlando di spoil system, bensì di valutazioni che non riguardano le persone, ma l'utilità delle unità, si è ritenuto che quella proposta fosse utile.
Per il resto, non vi sono rischi di contenzioso. Nel 1998 Carlo Azeglio Ciampi ritenne che non fossero più utili alcune strutture tecniche e le chiuse, affidandomi il ruolo di capo dipartimento della nuova unità e chiedendomi di selezionare - cosa che facemmo in modo pubblico - delle persone. Non ci fu un solo ricorso perché non c'era nulla su cui ricorrere. Non vi sono, quindi, somme da mettere in conto per il contenzioso.
Concludo, precisando perché abbiamo pensato a questa copertura. Ci è sembrato appropriato non perché questo sia un
provvedimento di spending review - sarebbe quantomeno ultroneo - ma perché, nel momento in cui abbiamo ritenuto di dover proporre uffici speciali e personale per la ricostruzione a livello centrale (Ministero delle infrastrutture), abbiamo ritenuto di non farlo gravare su altri, se non su noi stessi. Ci siamo quindi chiesti se all'interno dell'amministrazione centrale vi fosse possibilità di trasferimento delle persone tra diverse strutture tecniche. L'idea suggerita di riutilizzare professionalità è interessante. Questo, però, può avvenire in una maniera pubblica. Se vi è una figura professionale che lavora in queste strutture e si vuole candidare per andare a lavorare nelle nuove unità speciali, lo può fare attraverso selezioni pubbliche. In quel caso, saremo lieti di considerarle.
Quanto al presunto conflitto di interessi, credo che, se fosse stato vero ciò che è stato affermato, si sarebbe posto un problema, per la ragione che avrei avuto troppa informazione e anche troppi pregiudizi sulle strutture stesse. La ragione per cui ho ritenuto di poterlo fare è che sono sette anni che lavoro al Ministero dell'economia, lontano dalle due unità, l'una al Ministero dello sviluppo economico e l'altra alla Presidenza del Consiglio.
PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro, al quale faremo avere un elenco di tutte le strutture pubbliche che non servono!
Dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 15,35.