Sulla pubblicità dei lavori:
Aprea Valentina, Presidente ... 3
Seguito dell'audizione del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, con delega per lo sport, Rocco Crimi, su questioni inerenti il settore dello sport (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Aprea Valentina, Presidente ... 3 7
Crimi Rocco, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con delega per lo sport ... 3
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per l'Autonomia: Misto-MpA; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-Repubblicani: Misto-LD-R.
Resoconto stenografico
AUDIZIONE
La seduta comincia alle 9.
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'audizione del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, con delega per lo sport, Rocco Crimi, su questioni inerenti al settore dello sport.
ROCCO CRIMI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, con delega per lo sport. Signor presidente e onorevoli colleghi, ringrazio anzitutto per il seguito odierno dell'audizione che mi consente di tornare su alcune tematiche e sui rilievi e le osservazioni formulati in occasione dell'illustrazione delle linee programmatiche del Governo nella materia dello sport.
Ritengo doveroso premettere che questo Esecutivo ha considerato talmente prioritaria l'esigenza di delegificazione, da affidare una specifica delega di Governo al Ministro della semplificazione normativa e, pertanto, ogni prezioso contributo e suggerimento che perverrà da codesta onorevole Commissione, costituirà l'occasione per provvedere al riordino e all'armonizzazione in chiave sistematica della normativa esistente, piuttosto che di ulteriori interventi legislativi «a pioggia». L'iniziale disinteresse di molti dei soggetti coinvolti ha infatti determinato uno sviluppo non sempre organico della materia e dei rapporti tra lo sport, mondo tradizionalmente autonomo, e il diritto. Il codice unico dello sport segnerebbe dunque un risultato significativo, per quanto ambizioso, in tale direzione.
Nello specifico dei temi trattati nel corso del dibattito preliminarmente meritano risposta i molteplici rilievi concernenti i fondi e gli stanziamenti di bilancio, oggetto degli interventi degli onorevoli Lolli, Barbaro, Ciocchetti, Rossa, Barbieri.
Ricordo che l'articolo 60, comma 1, del decreto-legge n. 112 del 2008 prevede una riduzione lineare delle dotazioni finanziarie delle missioni di spesa di tutti i Ministeri, tra cui figura anche la missione relativa allo sport. La riduzione prevista deve, tuttavia, essere letta all'interno di una razionalizzazione della spesa pubblica che ha interessato tutti i Ministeri.
Nel riaffermare l'impegno del Governo a garantire il più convinto sostegno al movimento sportivo, in considerazione della funzione di elevata importanza sociale dell'attività sportiva, devo però precisare di seguito i rimedi adottati alle decurtazioni della legge finanziaria per l'anno in corso, onde assicurare allo sport l'effettiva autonomia finanziaria e i mezzi necessari, ma sempre e soltanto attraverso fondi finalizzati.
Per quanto concerne il contributo al comitato italiano paraolimpico, originariamente previsto dall'articolo 2, comma 568
della legge finanziaria per l'anno 2008, nella misura di 2 milioni di euro per l'anno 2008 e di 1 milione di euro per ciascuno degli anni 2009 e 2010, poi definanziato con il decreto-legge 27 maggio 2008, n. 93, occorre precisare che in forza di un emendamento approvato dalle Commissioni riunite bilancio e finanze della Camera durante l'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, è stato previsto in favore del suddetto comitato un contributo di 3 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008, 2009 e 2010. Un contributo, quindi, di entità superiore a quello del quale era stata prevista la riduzione che - riteniamo - potrà consentire, anche attraverso il credito bancario, la realizzazione della «città dello sport», dedicata agli sport paralimpici. Ritengo, pertanto, che l'onorevole Lolli, come anche gli altri colleghi, possano ritenersi soddisfatti al riguardo.
Sempre durante l'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 112 del 2008, le Commissioni hanno approvato un emendamento che ha introdotto l'articolo 63-bis. L'articolo prevede, con riferimento alle dichiarazioni dei redditi relative al periodo di imposta 2008, che i contribuenti possano destinare il cinque per mille anche alle associazioni sportive dilettantistiche riconosciute ai fini sportivi dal CONI. Il suddetto articolo prevede, più specificatamente, che l'incentivo sia limitato alle sole associazioni sportive che svolgono una rilevante attività di interesse sociale. Il contenuto dei suddetti emendamenti approvati dalle Commissioni riunite bilancio e finanze è stato, inoltre, confermato nel testo del maxi emendamento sul quale la Camera ha già votato la fiducia.
Con riferimento alle riduzioni previste dal testo originario del decreto-legge n. 93 del 2008 dei contributi ai campionati del mondo di ciclismo su pista, pari a 2 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008, 2009 e 2010, e ai campionati mondiali di pallavolo, pari a 3 milioni di euro per ciascuna delle predette annualità, ricordo che nel testo del disegno di legge di conversione del suddetto decreto-legge, già approvato dai due rami del Parlamento, durante l'esame alla Camera si è proceduto al ripristino integrale dei contributi stessi.
Infine, ricordo che l'articolo 63, comma 9, del decreto-legge n. 112 del 2008, prevede il rifinanziamento, nella misura di 450 milioni di euro annui per il triennio 2009-2011, delle risorse attribuite al CONI per il proprio funzionamento.
È inoltre preciso indirizzo di questo Governo valorizzare la pratica sportiva nell'ambito dell'attività scolastica, di concerto con il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, cui è affidato il gravoso compito di riorganizzazione dell'intero comparto scolastico, anche valutando la possibilità di un incremento del numero delle ore settimanali previste dai programmi scolastici per l'insegnamento e lo svolgimento di attività sportiva, in linea con la tendenza europea.
Particolare attenzione sarà dedicata alle osservazioni degli onorevoli Lolli, Barbaro, Ciocchetti, Goisis, Frassinetti, Rossa, Barbieri, Sarubbi, Di Centa, finalizzate a favorire una proficua collaborazione tra gli istituti scolastici e il sistema sportivo, costituito da una molteplicità di associazioni radicate sul territorio e, segnatamente, all'ipotesi di agevolare concretamente l'accesso e l'utilizzazione degli impianti sportivi pubblici agli studenti.
Maggiori e più incisive sinergie andranno ricercate e sviluppate anche con il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali per la più efficace tutela del bene della salute, in attuazione delle politiche di prevenzione e di contenimento della spesa pubblica.
Connesso alla tematica della salute nello sport è sicuramente il fenomeno doping - richiamato in più interventi dagli onorevoli Lolli, Ciocchetti, Frassinetti e Barbieri - le cui potenzialità distruttive, sia per i singoli individui sia per il sistema, non consentono di abbassare la guardia. Va tuttavia ricordato che la vigente normativa in materia offre già agli operatori misure idonee alla repressione del fenomeno.
Fin dai lavori preparatori della legge 14 dicembre 2000, n. 376, sull'assunzione e somministrazione di farmaci dopanti, è emersa infatti l'esigenza «di riportare al centro dell'attenzione l'identità clinico-biologica dell'atleta, riconoscendo che accanto ad un effetto economico sociale del doping (offesa della lealtà sportiva, alterazione delle regole della libera concorrenza, ed altro ancora) esiste un ben più grave problema etico-sanitario legato all'illecita manipolazione del corpo umano ed ai gravi esiti per la salute che questa manipolazione comporta».
Di qui una duplicità d'intenti perseguiti dal legislatore dell'epoca che ha introdotto nel nostro ordinamento il «delitto di doping», sottoponendo a sanzione penale anche l'atleta che assume sostanze dopanti e non solo il somministratore: per un verso, la tutela della lealtà e della regolarità delle competizioni agonistiche e, per altro verso, la tutela sanitaria dell'atleta e dell'attività sportiva. Tali intenti sono ben evidenziati nell'articolo 1 della citata legge, attraverso il richiamo alla finalità di promozione della salute individuale e collettiva dell'attività sportiva e all'osservanza dei princìpi etici e dei valori educativi informatori delle Convenzioni internazionali. Dunque, si tratta di una così chiara e inequivoca opzione di politica criminale da indurre il Comitato olimpico internazionale (C.I.O.), in occasione dei Giochi olimpici invernali Torino 2006, a pretendere dal Governo
misure anche temporanee per «riallineare» le norme italiane a quelle vigenti in altri Stati, dove il doping si configura solo come illecito sportivo e non come reato perseguito penalmente.
Nondimeno il Governo, come già affermato in più occasioni, condivide l'esigenza di individuare opportuni correttivi tesi al superamento delle difficoltà applicative e di coordinamento degli enti preposti sinora registrate, oltre che all'estensione dell'ambito di applicazione dell'attuale normativa alla pratica sportiva amatoriale, come rilevato dagli onorevoli Lolli e Ciocchetti in particolare. L'Esecutivo promuoverà, inoltre, idonee campagne di comunicazione istituzionale finalizzate ad un'efficace azione di sensibilizzazione rivolta in special modo alle fasce più giovani della popolazione.
Restano da esaminare i rilievi critici formulati con particolare riguardo al calcio, considerato una componente estremamente rilevante del sistema economico nazionale e internazionale. Si tratta di un fenomeno sociale e di uno spettacolo cresciuto tumultuosamente a causa dell'aumento esponenziale dei ricavi provenienti dai diritti televisivi e il cui peso economico ha raggiunto dimensioni tali da collocarlo ai primi posti della classifica dei gruppi industriali italiani. Secondo una recente indagine il giro d'affari dell'«industria-calcio» ammonterebbe a oltre 4 miliardi di euro, se non, secondo stime più generose, addirittura a 6 miliardi di euro.
Nel variegato settore sportivo le società calcistiche costituiscono la categoria prevalente, largamente rappresentativa dell'intero settore, per la rilevanza dimensionale del comparto, ma ancor più per il maggior profilo regolamentare e contrattuale, tanto da costituire il modello organizzativo di riferimento per le altre federazioni, che oggi però impone ineludibilmente la necessità di integrare le tradizionali logiche di gestione con i criteri economico-finanziari propri delle più complesse società a scopo di lucro.
Dunque, stiamo parlando di un modello di sport, spettacolo e business, che tuttavia vive una difficile fase di crisi, non solo finanziaria: difficoltà di riconversione degli stadi in aree polifunzionali aperte sette giorni su sette; mutualità non finalizzata allo sviluppo; abusivismo sia mediatico che di prodotto; pressione fiscale penalizzante per le aziende «labour intensive» come quelle calcistiche, sono soltanto alcuni dei molteplici e concatenati profili di criticità del sistema nel suo complesso, già analiticamente evidenziati dalle indagini conoscitive promosse dalla Camera dei deputati nella precedente legislatura, su cui questo Governo intende confrontarsi.
Per quanto concerne gli impianti sportivi, il Governo assicura che ogni sforzo sarà compiuto per confermare l'impegno
finanziario, già previsto dal precedente Esecutivo, in attuazione della legge 4 aprile 2007, n. 41, con particolare riferimento alla pianificazione e alla riorganizzazione dell'intero comparto dell'impiantistica sportiva, ponendosi l'obiettivo primario di favorire l'ammodernamento e la riqualificazione degli impianti sportivi obsoleti, nonché la realizzazione di nuovi stadi polifunzionali, che promuovano - come auspicato dagli onorevoli Lolli, Barbaro, Frassinetti e, credo, da tutti - l'immagine dello stadio moderno quale luogo di sana aggregazione, piuttosto che teatro di frequenti manifestazioni di violenza e inciviltà e che consentano la patrimonializzazione delle società sportive, valorizzando all'uopo il ruolo dell'Istituto per il credito sportivo.
La presenza e fruibilità di impianti sportivi funzionali e moderni sul territorio nazionale è, peraltro, prerogativa indispensabile per ospitare grandi manifestazioni internazionali, che costituiscono un'occasione irrinunciabile di sviluppo non solo settoriale, ma dell'intero sistema Paese. In proposito, non v'è dubbio che il Governo confermerà il proprio appoggio alla candidatura dell'Italia (già selezionata come seconda classificata) da parte della Federazione italiana giuoco calcio, in caso di rinuncia o di revoca dell'assegnazione ai Paesi ospitanti le fasi finali dei campionati europei di calcio del 2012, così come offrirà il necessario sostegno all'organizzazione degli eventi e delle manifestazioni sportivi previsti dal programma Expo sport di Expo Milano 2015.
Alcune precisazioni sono poi necessarie riguardo alla tematica cruciale della commercializzazione dei diritti televisivi, trattata dagli onorevoli Lolli, Barbaro, Frassinetti, Sarubbi, che costituiscono, come detto, la voce principale dei ricavi delle società professionistiche. La materia, come noto a seguito di un vivace dibattito, è stata recentemente disciplinata dalla legge 19 luglio 2007, n. 106, che ha imposto alla Lega calcio - che ha provveduto in tal senso, trovando una tormentata intesa nell'assemblea del 30 ottobre 2007 - la regolamentazione della ripartizione dei diritti audiovisivi sportivi sulla base di criteri di distribuzione delle risorse in grado di consentire l'equilibrio competitivo tra i soggetti partecipanti alle competizioni sportive.
Sul punto il Governo non potrà che seguire con attenzione la fase di attuazione della prevista disciplina transitoria da parte della Lega calcio e gli effetti che tale riforma avrà sul sistema.
Si terranno inoltre nella dovuta considerazione gli sviluppi del giudizio promosso dall'emittente satellitare Sky Italia srl nei confronti dell'Italia dinanzi alla Commissione europea per la presunta contrarietà del disegno legislativo 9 gennaio 2008, n. 9 con il trattato CE. Al riguardo informo che sono già state predisposte le osservazioni richieste dalla Commissione europea in merito alla denuncia presentata da Sky.
Passando ora ad affrontare la questione dello status giuridico dei calciatori, affrontata dagli onorevoli Lolli, Barbaro, Ciocchetti, Goisis, Frassinetti, Rossa e Sarubbi, va premesso che in tutta Europa si distingue il settore professionistico da quello dilettantistico e amatoriale: il primo, come già ricordato, produce spettacolo, risponde a logiche imprenditoriali e aziendali, si finanzia prevalentemente con la vendita dei diritti televisivi, lo sviluppo del marchio e le attività commerciali connesse, si quota in borsa, genera rilevanti ricadute occupazionali, economiche e fiscali; al secondo competono, invece, insostituibili funzioni sociali, promozionali ed educative, che assolve potendo contare su modelli organizzativi semplificati, altamente flessibili e sulla passione e la dedizione di un gran numero di volontari.
Il Governo vuole innanzi tutto esprimere il più convinto apprezzamento all'opera svolta da tutti coloro che offrono il proprio prezioso contributo nel settore dilettantistico e amatoriale, spesso vero baluardo per la salvaguardia dei giovani, specie in aree disagiate, da derive delinquenziali. Intende inoltre riaffermare la necessità di recuperare la spinta innovatrice - che pare qui ampiamente condivisa - che aveva ispirato le misure a sostegno
dell'attività sportiva dilettantesca e amatoriale previste dalla legge finanziaria n. 289 del 2002.
Al contempo sottoporrà a revisione critica la legge 23 marzo 1981, n. 91, che detta una specifica disciplina per l'attività degli sportivi professionisti, riconducendola al rapporto di lavoro subordinato, tenendo conto di tutte le criticità espresse - e in gran parte condivisibili - nel quadro, ovviamente, della normativa comunitaria e di settore, con particolare riguardo alla fiscalità e al trattamento previdenziale e assicurativo. La dovuta attenzione sarà dedicata alla vicenda Sportass, come sollecitato dagli onorevoli Lolli e Barbaro. Infatti, tale tipologia di contratto risulta effettivamente atipica, presentando molteplici e innegabili anomalie che derivano storicamente dalle modifiche apportate in sede di approvazione del progetto di legge originario, che collocava - invece - il rapporto sportivo nella sfera del rapporto di lavoro autonomo.
Sempre con riferimento allo status dei calciatori e alla criticata decisione del consiglio federale della FIGC di innalzare il numero di calciatori extracomunitari tesserabili da ogni squadra di serie A e ai conseguenti riflessi sull'attività giovanile e dei vivai, non può che essere riaffermata l'autonomia dell'ordinamento sportivo, scolpita nell'articolo 1 della legge 17 ottobre 2003, n. 280, e la necessità di salvaguardare gli ambiti di disciplina riservati alla potestà normativa ad esso interna.
Nel rinnovare il proprio caloroso augurio alla squadra olimpica italiana, il Governo, pur esprimendo preoccupazione per la difficile situazione politica corrente in Tibet, conferma di ritenere doveroso l'invio di una propria delegazione alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Pechino, considerando tale manifestazione sportiva un'occasione irrinunciabile di fratellanza tra i popoli.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole sottosegretario Ci associamo agli auguri da lei formulati in questa occasione alla squadra olimpica nazionale. Seguiremo le gare e speriamo che il suo augurio possa essere di buon auspicio anche con riferimento ai problemi legati a quell'area del mondo.
Dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 9,30.