Sulla pubblicità dei lavori:
Alessandri Angelo, Presidente ... 2
Audizione del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Guido Bertolaso, sulle questioni connesse agli eventi sismici registrati il 23 dicembre 2008 che hanno interessato la zona dell'Appennino settentrionale (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Alessandri Angelo, Presidente ... 2 5 7 14 16
Bertolaso Guido, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri ... 2 5 12 14
Foti Tommaso (PdL) ... 13
Libè Mauro (UdC) ... 8
Marchi Maino (PD) ... 10
Motta Carmen (PD) ... 9
Rainieri Fabio (LNP) ... 13
Realacci Ermete (PD) ... 12
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per l'Autonomia: Misto-MpA; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-Repubblicani: Misto-LD-R.
Resoconto stenografico
AUDIZIONE
La seduta comincia alle 8,40.
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Guido Bertolaso, sulle questioni connesse agli eventi sismici registrati il 23 dicembre 2008 che hanno interessato la zona dell'Appennino settentrionale.
Do la parola al sottosegretario Bertolaso, che ringrazio per la sua presenza.
GUIDO BERTOLASO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Chiedo scusa per il ritardo, ma stavo esaminando le ultime notizie sulla vicenda neve, che come sapete ha interessato, nelle passate 48 ore, gran parte del nord del nostro Paese.
Il terremoto di magnitudo 5.1, con epicentro localizzato nei comuni di Canossa, Vetto e Neviano degli Arduini, tra le province di Parma e Reggio Emilia, che si è verificato il 23 dicembre alle ore 16,24, ha colpito una zona che storicamente, negli ultimi due secoli, stando ai dati sismici a nostra disposizione, è stata interessata da numerosi analoghi eventi.
I precedenti più significativi sono quello del 9 dicembre del 1818, quando il terremoto produsse danni diffusi, ma contenuti, in un'area piuttosto vasta, e quello del 17 settembre 1873, un terremoto profondo che però produsse danni in aree anche molto distanti, dalla Liguria alla Toscana.
Questo evento, come ha ricordato il presidente, è stato avvertito in un'area molto vasta, che va dalla Toscana alla Liguria, e si è esteso a tutta l'Italia settentrionale, in particolare alle regioni Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia.
La rete sismica nazionale dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia lo ha localizzato stimandone la profondità a circa 27 chilometri. Nei giorni successivi, la scossa principale è stata seguita da numerose repliche di magnitudo superiore anche a 3: tra queste, la scossa di grado maggiore, anch'essa molto bene avvertita dalla popolazione, si è verificata nel corso della stessa serata del 23 dicembre, alle ore 22,58, con magnitudo 4.7. Fortunatamente anche questa scossa è stata molto profonda, localizzata a 31 chilometri. Ero a Parma ed ho avvertito - con me erano presenti anche alcuni deputati - nettamente questa replica più importante.
Stando ai dati riferiti dall'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, in merito a una valutazione preliminare sugli effetti del terremoto, è confermato che,
per un evento con ipocentro così profondo, la distribuzione degli effetti è destinata ad essere molto irregolare e influenzata in modo rilevante da «effetti di sito» e da particolari condizioni di vulnerabilità sismica, sicché non si possono escludere casi di danneggiamento, sebbene leggero, anche in località molto distanti dall'area interessata, determinati da situazioni di elevata vulnerabilità sismica e di amplificazione del sito.
Vi consegnerò alcune tabelle perché credo che sia interessante per la Commissione, signor presidente, avere un quadro molto preciso, la fotografia dettagliata dei fenomeni che si sono verificati; ad esempio, è interessante sapere che vi sono state ben 119 repliche nel periodo tra il 23 dicembre e il 7 gennaio. Negli allegati troverete anche le valutazioni tecnico-scientifiche, espresse sia dall'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia che dal nostro Servizio sismico nazionale, sulle conseguenze che si sarebbero potute verificare.
Il rilievo diretto degli effetti macrosismici, aggiornato al 30 dicembre, le verifiche di agibilità che sono state immediatamente iniziate dalle squadre del Nucleo regionale di valutazione (ma anche dai vigili del fuoco e dalle nostre squadre che, come dirò, si sono integrate a quelle locali), nonché le numerose segnalazioni effettuate dai comuni interessati evidenziano situazioni di danneggiamento sporadico che, sebbene distribuite su un'area molto ampia, riguardano in modo sistematico soprattutto l'edilizia monumentale (chiese, castelli, palazzi comunali) e le situazioni di generale degrado preesistenti.
Ricordo, peraltro, che la durata dei segnali che abbiamo registrato attraverso le strumentazioni che nella documentazione sono ben individuate - so che faccio torto ai miei colleghi del Servizio sismico nazionale, ma non posso dilungarmi troppo in questioni squisitamente scientifiche - è stata abbastanza rilevante. Abbiamo registrato, infatti, scosse con una durata anche di 40 secondi, e non è cosa da poco; se fossero state di magnitudo più severa, sicuramente le conseguenze sarebbero state più drammatiche.
Passo a raccontare le attività messe in piedi dal sistema di Protezione civile. Il terremoto si è verificato alle ore 16,23; alle ore 16,25, cioè due minuti dopo - sarà utile che la Commissione prenda atto di questo elemento - la Sala situazioni Italia del Dipartimento della protezione civile veniva avvisata dall'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia dell'evento sismico che si era appena verificato. Già due minuti dopo, dunque, avevamo una prima indicazione: magnitudo pari a 5.2 della scala Richter, con ipocentro localizzato a sei chilometri di profondità.
I dati definitivi ci sono stati comunicati alle ore 17, circa trentacinque minuti dopo rispetto alla prima informazione: magnitudo 5.1, profondità 27 chilometri ed epicentro individuato nei comuni di Vetto, Canossa, Ciano d'Enza in provincia di Reggio Emilia e Neviano degli Arduini in provincia di Parma. Insomma, dopo trentacinque minuti sapevamo praticamente tutto di questo terremoto, dal punto di vista della magnitudo, dell'epicentro, della profondità. Abbiamo così potuto mettere in moto i nostri modelli, che ci consentono di avere i primi scenari e sapere quello che potremo trovare laddove si è verificato il terremoto, con un ragionevolissimo margine di certezza: il numero di eventuali edifici crollati, danneggiati, il numero presunto di feriti e di vittime, di interruzioni di viabilità, di linee elettriche, di comunicazioni e via elencando. Sulla base di questi dati siamo in grado di mettere in piedi la risposta del sistema nazionale
all'emergenza in atto.
In parallelo, mentre si lavora su questi modelli derivanti dalle indicazioni della scossa di terremoto, scatta il sistema nazionale, con le strutture territoriali e le sale operative che si sono allertate in contemporanea con il Dipartimento e con l'unità di crisi che abbiamo aperto pochi minuti dopo la notizia. Mi stavo recando a Napoli per occuparmi di altre materie di cui sono responsabile, ma appena sono stato avvisato dell'evento sismico - alle
ore 16,27 - sono rientrato subito a Roma, in sala operativa, per seguire la vicenda.
L'evento, come ho detto, è stato avvertito in un'area molto ampia del Paese, da Milano a Genova e Torino, come testimoniato dalle innumerevoli telefonate che anche noi abbiamo ricevuto da privati cittadini. Sempre nell'arco dei primi 45 minuti abbiamo ricevuto le informazioni dalla regione Emilia-Romagna, dalle prefetture e dalle strutture che si erano immediatamente attivate sul territorio - vigili del fuoco, carabinieri, polizia, guardia di finanza, corpo forestale, capitaneria di porto e forze armate - oltre a tutte le realtà locali, ossia sindaci, assessori, rappresentanti della provincia e del mondo del volontariato.
Peraltro, il sistema del 118 (Servizio sanitario di urgenza ed emergenza medica) ci segnalava l'assenza di richieste di intervento connesse con gli effetti del terremoto. Avevamo contezza, fortunatamente, di una mancanza di crolli veri e propri, ma anche di una probabilità di danni che avrebbero potuto rendere inagibili abitazioni, con la conseguente esigenza di dover sistemare alcuni sfollati.
La viabilità era di fatto sotto controllo. Le Ferrovie, a scopo precauzionale, hanno fermato per un breve tempo la linea Bologna-Piacenza, per controllare la situazione. Non è stato registrato alcun disservizio nella rete elettrica. C'è stata una temporanea interruzione, dovuta probabilmente a un sovraccarico di traffico, della telefonia mobile. Quando un sindaco di un comune della provincia di Reggio Emilia, nel corso della riunione che abbiamo tenuto in prefettura a Parma la sera stessa, si lamentava perché i telefoni cellulari non avevano funzionato per 30 minuti, l'ho considerato un dato estremamente positivo. Indubbiamente quel sindaco per 30 minuti ha avuto qualche difficoltà, ma per quel che ci riguarda, tutto sommato, è una difficoltà abbastanza relativa rispetto alle possibili conseguenze che si sarebbero potute registrare.
I primi comuni nei quali sono stati segnalati danni risultavano essere soprattutto Langhirano, ma anche Quattro Castella, San Polo d'Enza ed altri; successivamente sono giunte le informazioni relative ad altri comuni.
Alle ore 18,30 presso la prefettura di Parma si installava l'unità di crisi e lo stesso succedeva presso la prefettura di Reggio Emilia. Il quadro della situazione che emergeva due ore dopo l'evento sismico evidenziava una capacità del sistema locale di porre in essere una risposta operativa in grado di fronteggiare adeguatamente la prima emergenza, ma anche l'avvio, da parte dei comuni e delle altre istituzioni, di un'attività speditiva di rilievo dell'agibilità e del danno, con l'adozione di varie misure per salvaguardare la popolazione e per informarla sulle situazioni in essere.
Abbiamo allertato, come Dipartimento, il volontariato anche delle regioni limitrofe; gli elicotteri delle forze armate sono stati messi in prontezza, per intervenire in caso di necessità. Quella sera c'era una nebbia piuttosto intensa, in quella zona, quindi sapevamo che, nonostante questo allertamento, poco saremmo riusciti a fare con gli elicotteri.
Sebbene la situazione fosse sotto controllo e relativamente tranquilla, alle ore 18,30 sono partito da Roma in elicottero, sono arrivato in provincia di La Spezia, atterrando nella base della Marina militare, e poi in auto mi sono recato a Parma (a causa della nebbia non potevo atterrare direttamente a Parma), dove abbiamo tenuto una riunione in prefettura, con il presidente della regione, che nel frattempo ci aveva raggiunto da Ravenna, i presidenti delle due province e tutte le componenti del sistema nazionale, insieme ad alcuni parlamentari e moltissimi sindaci delle zone interessate.
Emergevano danni significativi al patrimonio monumentale, con particolare attenzione e preoccupazione per i luoghi di culto - era presente anche il rappresentante della diocesi di Parma - essendo alla vigilia di Natale. Vi era, altresì, l'esigenza di controllare immediatamente lo stato delle scuole; fortunatamente, la chiusura
per le feste natalizie ci consentiva di procedere ai sopralluoghi e alle verifiche necessarie prima della riapertura.
Mi pare che la riunione sia stata estremamente utile anche per impostare il lavoro che è stato poi attivato a partire dal giorno successivo. Si sono svolte diverse riunioni a Parma e Reggio Emilia e sono stati adottati - troverete tutto nella relazione e nelle schede allegate - modelli univoci ed omogenei relativamente alle schede da utilizzare per il rilevamento dei danni. Troppo spesso, infatti, nel passato, ci siamo ritrovati con dati relativi ai danni degli edifici molto disomogenei fra loro, a seconda delle squadre tecniche che avevano effettuato i rilievi. Nel corso di questi anni abbiamo standardizzato anche questi modelli e devo dire che, di fatto, un primo vero esperimento lo abbiamo effettuato in occasione di questo evento, nel quale sono stati davvero esemplari il gioco di squadra, la collaborazione, la sinergia tra vigili del fuoco, protezione civile della regione Emilia-Romagna, Protezione civile nazionale, istituzioni scientifiche. Alcune università,
a partire naturalmente da quelle di Bologna e Parma, hanno messo a disposizione i loro tecnici e i loro professori per svolgere questa attività di rilevamento dei danni, rispetto ai quali già il giorno dopo erano state presentate delle richieste. I vigili del fuoco avevano già ricevuto 107 richieste di prime valutazioni; si avevano già indicazioni di circa venti chiese che erano state segnalate, alcune di esse esaminate e otto dichiarate inagibili. Nei giorni successivi, sempre grazie a questi team composti dalle diverse realtà scientifiche e tecniche del nostro Paese, sono state portate avanti le varie attività, con una maggiore attenzione nei confronti del patrimonio scolastico, sul quale darò tutte le informazioni nel dettaglio.
Per quanto riguarda le scuole - anche per via della tragedia verificatasi nel liceo «Darwin» di Rivoli, fortunatamente ancora viva negli occhi e nella memoria di noi tutti -, abbiamo dedicato ad esse un'attenzione molto particolare. Anche in questo caso abbiamo sperimentato un nuovo modello di schede per la rilevazione, anche speditiva, degli eventuali problemi negli edifici scolastici, che intendiamo adottare per tutte le scuole italiane. Ciò avverrà non sulla base del terremoto di Parma, ma della tragedia del liceo «Darwin» di Rivoli, nell'ambito della quale abbiamo dato una nostra attiva collaborazione al fine di riuscire a migliorare la situazione.
In base alle comunicazioni pervenute dalla regione, alla data del 29 dicembre 2008 le chiese che venivano dichiarate inagibili erano più di trenta nella provincia di Parma e una dozzina circa nella provincia di Reggio Emilia. Alla stessa data, risultavano evacuate 140 persone nella provincia di Parma, di cui 30 già ospitate in albergo e 17 nella provincia di Reggio Calabria.
GUIDO BERTOLASO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Reggio Emilia, chiedo scusa. Purtroppo, per quello che riguarda la mia responsabilità specifica, la mia attenzione è molto più concentrata su Reggio Calabria che su Reggio Emilia.
GUIDO BERTOLASO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Sapete che dico sempre quello che penso. Trascorro più tempo a Reggio Calabria che a Reggio Emilia.
Fra le iniziative assunte dal Governo, oltre a quelle appena descritte che vedono la nostra presenza attiva sul territorio, vi è stata, ovviamente, anche quella di aver già predisposto tutta la documentazione necessaria affinché, nel corso della prima riunione utile, il Consiglio dei ministri possa prendere in esame la richiesta di dichiarazione dello stato di emergenza già inoltrata da parte della Regione Emilia-Romagna e possa, conseguentemente, adottare la relativa ordinanza e partire con i provvedimenti.
La descrizione dettagliata dei danni e delle problematiche individuate evidenzia,
nella provincia di Parma, 30 chiese dichiarate inagibili, di cui solo 5 in modo parziale; altre 50 hanno subìto danni che debbono essere ancora quantificati nel dettaglio; per altre 30 è stata ravvisata l'esigenza di effettuare ulteriori verifiche strutturali. Nella provincia di Reggio Emilia, 18 sono stati gli edifici di culto dichiarati inagibili, mentre 39 debbono ancora essere esaminati in base alle segnalazioni di danni che abbiamo ricevuto.
Per quanto riguarda le scuole - premesso che ci siamo concentrati fino ad oggi sui comuni maggiormente interessati dal sisma -, quelle danneggiate sono 4 nella provincia di Parma, tra le quali è risultata inagibile la scuola elementare del comune di Langhirano, con 16 classi, per complessivi 350 alunni, che sono stati dirottati in altri edifici. Il comune sta predisponendo un progetto, già in corso, per sistemare l'edificio. Le scuole danneggiate in provincia di Reggio Emilia sono 7, di cui 5 parzialmente inagibili e 2 completamente inagibili. Soprattutto, è utile sottolineare che, in questo caso, il sisma ha aggravato le cattive condizioni in cui gli edifici già si trovavano precedentemente.
Altri edifici pubblici sono stati danneggiati. In provincia di Parma è stato dichiarato parzialmente inagibile il palazzo municipale di Langhirano. In provincia di Reggio Emilia sono stati dichiarati parzialmente inagibili il municipio di Vetto e di Viano.
Inoltre, come sempre facciamo, abbiamo dedicato un'attenzione particolare alle condizioni degli edifici storici e monumentali. In particolare, nel comune di Langhirano, il castello di Torrechiara - al momento chiuso al pubblico - costituisce, come molti sanno, un bene storico-monumentale di particolare pregio, essendo uno dei pochi castelli quattrocenteschi ancora integralmente conservati nel nostro Paese. Va segnalato che l'analisi dettagliata del danno e gli interventi urgenti di ripristino sono seguiti direttamente dalla competente sovrintendenza di Parma e Piacenza.
Altri complessi monumentali risultano danneggiati. Per quel che riguarda Parma, il sisma ha interessato il castello di Montechiarugolo e la rocca di Sala Baganza, mentre in provincia di Reggio Emilia sono stati colpiti il Teatro Valli e il castello di Quattro Castella.
Quanto agli edifici privati, nella provincia di Parma risultano evacuate, per inagibilità, 146 persone, per un totale di 53 nuclei familiari; di questi, 30 sono stati alloggiati presso strutture alberghiere. La regione Emilia-Romagna ha assegnato 5 moduli abitativi per consentire ad altrettanti nuclei familiari il mantenimento della dimora, laddove ciò sia richiesto dal tipo di attività lavorative svolte, soprattutto quelle di carattere agricolo. Altri 4 moduli sono in fase di assegnazione.
In provincia di Reggio Emilia sono tuttora evacuate le tre suore dell'eremo di Salvarano, attualmente ospiti di un convitto religioso nel comune di Quattro Castella.
Infine, la regione ha reso noto che, a tutt'oggi, le squadre del Nucleo tecnico di valutazione hanno confermato l'inagibilità degli edifici dichiarati tali nelle prime verifiche dei vigili del fuoco. Nei prossimi giorni verrà disposta la verifica degli edifici privati che hanno subìto dei danni: al momento ci sono, infatti, ancora 1.500 richieste di sopralluoghi nella provincia di Parma e 120 nella provincia di Reggio Emilia.
L'attività di rilevamento dovrebbe concludersi entro i prossimi 40-50 giorni e ne dovrebbe scaturire un quadro analitico delle necessità, anche finanziarie, per gli interventi di ripristino e di miglioramento sismico.
La regione, nella lettera con la quale chiede lo stato di emergenza, sottolinea come la sommaria ricognizione degli effetti del terremoto ponga già in evidenza la concreta necessità di reperire consistenti mezzi finanziari per le azioni di ripristino e di miglioramento sismico delle province interessate.
In conclusione, benché si sia trattato di un terremoto non estremamente violento - anche se, come ho detto, è stato avvertito su una vasta area - esso ha prodotto danni di rilievo, soprattutto per effetto
dell'amplificazione locale del fenomeno, da un lato, e per l'alta vulnerabilità di alcuni edifici storici, dall'altro.
La protezione civile locale, il sistema regionale e la struttura nazionale hanno sicuramente svolto un lavoro più che positivo ed efficace. Avviandomi rapidamente alla conclusione, voglio ricordare che quel territorio era stato seguito con grande attenzione dalla Protezione civile, in particolare per quel che riguardava la situazione dei cosiddetti «luoghi matildici». Già dal 2004, infatti, la Protezione civile aveva stanziato 5 milioni di euro a favore della regione Emilia-Romagna, che hanno consentito la messa in sicurezza di moltissime realtà storiche, fra cui la rupe di Canossa e il borgo di Rossena.
Oggi possiamo affermare che se questi edifici storici non hanno subìto danni da questo terremoto, lo si deve anche a tutto il lavoro di messa in sicurezza fatto in precedenza. È un classico esempio di investimento nel campo della prevenzione, che oggi, però, non è riconosciuto da nessuno perché questi edifici storici non hanno subìto danni; ma se ciò è avvenuto, è proprio grazie al preventivo lavoro svolto. Se non ci fosse stato quel lavoro di prevenzione e di messa in sicurezza, probabilmente questi edifici, i più vulnerabili in assoluto su quel territorio, sarebbero stati completamente demoliti e oggi saremmo qui a protestare sulla loro mancata messa in sicurezza.
Tra le conclusioni che lascio alla vostra attenzione, cito solo questo episodio perché è emblematico di quel che diciamo sempre, cioè dell'esigenza di investire in prevenzione, anche in un territorio come quello dell'Emilia, delle province di Parma e Reggio Emilia, che hanno saputo fronteggiare un fenomeno sismico per il quale se si fosse verificato nel luogo che prima, con un lapsus, ho citato - cioè in un'altra Reggio - ora parleremmo certamente anche di vittime, e non solo di danni, e gli stessi danni sarebbero molto più ingenti rispetto a quelli che sono stati rilevati e che sono ancora in fase di verifica da parte delle strutture tecniche locali.
La quantificazione dei danni, come ho detto, sarà disponibile fra alcune settimane. Ieri è arrivata una comunicazione della presidente della provincia di Reggio Emilia, che parlava di circa 50 milioni di danni. La provincia di Reggio Emilia, come avrete compreso, ha subìto meno danni rispetto a quella di Parma, come si evince dal numero degli sfollati e degli edifici interessati. Mi riserverei di avere, entro la fine di gennaio, la quantificazione definitiva, effettuata insieme alla regione Emilia-Romagna. Comunque, ho già trasmesso al Ministero dell'economia e delle finanze una prima richiesta per avere a disposizione una prima quota di risorse in modo da poter far fronte alle esigenze più urgenti.
PRESIDENTE. Ringrazio il sottosegretario Bertolaso.
Vorrei solo aggiungere che, lunedì scorso, presso la prefettura di Parma abbiamo tenuto una riunione nella quale è emerso che la quantificazione dei danni - sebbene mancasse ancora la stima di sei comuni, fra cui anche quello più colpito, vale a dire Langhirano - ammontava già a circa 55 milioni di euro.
Mi fa piacere sentire le sue parole, signor sottosegretario, dal momento che io stesso avevo sollevato l'idea, poi recepita da tutti, di provare insieme a fare pressione sul Ministro dell'economia e delle finanze, anche per quanto riguarda i prossimi provvedimenti, per l'immediata messa a disposizione di una cifra iniziale, commisurata peraltro alle inagibilità reali piuttosto che alla stima complessiva dei danni. Del resto, credo che la Protezione civile e gli altri organi abbiano bisogno di verificare completamente quali siano i danni reali del terremoto e quali quelli acuiti dal sisma, ma già esistenti. Comunque, sappiamo bene che in una stima complessiva ci si mette sempre tutto.
Credo, del resto, che ciò che interessa alle province di Parma e Reggio Emilia sia poter intervenire presto sui danni pesanti che hanno colpito edifici storici (ad esempio il castello di Torrechiara), alcuni municipi e alcune chiese, ma la cifra necessaria
certamente non ammonterà ai 150 milioni che risulteranno dalla valutazione complessiva degli interventi da porre in essere tra Reggio Emilia e Parma. Credo, dunque, che in questo quadro potremmo lavorare insieme urgentemente per avere le risorse il prima possibile e magari accelerare i tempi rispetto all'altra volta, quando a Reggio Emilia i soldi reali arrivarono dopo due o tre anni. Forse, lavorando insieme, possiamo riuscire ad ottenerli molto prima.
Come ho già avuto modo di dire nell'incontro di Parma - sentirò in seguito anche il parere del responsabile della protezione civile dell'Emilia-Romagna - già lunedì prossimo potremmo tenere una riunione in cui mettere insieme le province di Reggio Emilia e Parma. Del resto, questa era stata la richiesta dello stesso presidente della provincia di Parma, Vincenzo Bernazzoli, richiesta che non è stata ancora soddisfatta. Ritengo che, come Commissione, possiamo farci carico di questa operazione.
Do ora la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
MAURO LIBÈ. Signor presidente, sarò molto rapido, dal momento che condivido e sottoscrivo la relazione del sottosegretario, che ringrazio non solo per le modalità con le quali è intervenuto, ma anche per la disponibilità dimostrata nel partire e arrivare subito a Parma, in una situazione che, all'inizio, al di là della forza della scossa, era stata sottovalutata. Ciononostante, il sottosegretario si è mosso rapidamente, arrivando immediatamente a Parma, in una giornata sicuramente difficile, e di questo lo voglio ringraziare pubblicamente.
Desidero intervenire perché credo sia necessario riportare in Commissione quanto è emerso dalla riunione tenutasi a Parma lunedì. Ho parlato con il sottosegretario alla fine dell'anno e voglio ribadire in questa sede una considerazione perché i parlamentari di Parma hanno espresso tale volontà ancor prima di me. Noi siamo convinti della necessità di agire e di sostenere l'azione del sottosegretario nel reperimento delle risorse in tempi rapidi; siamo, però, altrettanto convinti che, intervenendo su Parma, occorra dare un segnale - forse non ce n'è bisogno, ma noi continuiamo a sostenerlo - sulla necessità di intervenire sulle reali necessità, evitando l'assalto alla diligenza, come capita in ogni provincia d'Italia. Il fatto di vivere a Parma non deve indurre a ritenere che nella propria realtà non accada; questo fenomeno, infatti, si verifica dappertutto. Io credo - e spero che il mio
pensiero sia condiviso da tutti - che occorra mettersi al lavoro subito, insieme ai presidenti delle province e agli altri soggetti interessati, per indicare le priorità di intervento. È ovvio, poi, che ognuno vorrebbe che a casa propria gli interventi fossero i più ampi possibile.
Condivido, inoltre, non considerandolo affatto pleonastico, il passaggio della relazione del sottosegretario Bertolaso sulla prevenzione. Ce ne dimentichiamo spesso e siamo costretti a intervenire in emergenza, ma il sottosegretario - con il quale pure ho avuto qualche battibecco - ha sempre sostenuto, anche nelle legislature passate, la necessità della prevenzione. In realtà, dimentica di occuparsi di prevenzione chi è al Governo. Non è una questione di colore, il discorso riguarda tutti. L'ordinaria amministrazione porta spesso a trascurare questo aspetto.
Questa Commissione, tuttavia, dovrebbe cominciare per prima a guardare avanti, difendendo iniziative di questo tipo.
Personalmente ritengo che la volontà di intervento che hanno dimostrato i parlamentari e i sindaci nell'ultima riunione svolta a Parma debba essere tramutata in scelte operative. Il problema, infatti, come sottolineato dal presidente, riguarda i tempi per i primi interventi, fermo restando - l'onorevole Motta lo ha detto nell'ultima riunione a Parma - che dopo il primo intervento non possiamo dimenticarci di tutto il resto. La priorità è quella di intervenire subito, ma poi si deve cercare di portare a casa un risultato.
Penso che un segnale di serietà in questa direzione dovrà trovare il sostegno anche dei parlamentari che magari hanno poco interesse nelle zone colpite.
CARMEN MOTTA. Esprimo innanzitutto un sincero ringraziamento al sottosegretario Bertolaso che si è reso disponibile per venire a riferire subito, alla ripresa dei lavori parlamentari. Mi ero permessa di sollecitare in questo senso il presidente della nostra Commissione, sebbene mi rendessi conto che se avessimo svolto questa nostra audizione tra una settimana o due il sottosegretario avrebbe potuto avere un quadro ancor più preciso, soprattutto relativamente alla quantificazione economica necessaria per fronteggiare l'emergenza. Tuttavia, quando abbiamo svolto la riunione con i parlamentari della città di Parma e con i sindaci della provincia, questi ultimi in particolare hanno rivolto un chiaro appello, non tanto in merito alla la certezza dei tempi necessari per sistemare tutto - ci si rende conto, infatti, che occorre tempo e un lavoro di fino per definire tutte le necessità -, quanto
rispetto all'esigenza di avere una prima risposta. Interessa sapere - ad esempio - quando il Consiglio dei ministri potrà dare un segnale, da questo punto di vista, dichiarando lo stato di emergenza. Questo consentirà - a lei in primo luogo, signor sottosegretario - di poter dare una prima risposta per tranquillizzare i sindaci.
I comuni colpiti in provincia di Parma sono 22, come lei sa. In particolare, i più colpiti sono Felino, Sala Baganza e Langhirano, comuni di piccola entità che, ovviamente, non hanno le risorse per affrontare le situazioni scaturite dal sisma.
Le rivolgo, dunque, un appello affinché l'impegno che lei ha assunto (come ha ribadito anche in questa occasione) di sottoporre la richiesta al primo Consiglio dei ministri utile venga onorato. Sarebbe un segnale molto importante.
Peraltro, le rivolgo questa richiesta anche perché, come lei ha potuto verificare, c'è stata a livello locale una collaborazione straordinaria con i livelli nazionali della Protezione civile e perché nelle province di Parma e di Reggio c'è stata una risposta da parte di tutte le istituzioni che lei ha definito eccellente. Non voglio usare lo stesso aggettivo, ma sicuramente si è riscontrato un atteggiamento efficiente. Per questo vorrei che a questa virtuosità e a questa capacità di risposta e di sinergia di tutte le istituzioni territoriali corrispondesse, da parte del Governo, una prima risposta altrettanto efficiente. Sono d'accordo con il presidente della Commissione quando afferma che abbiamo bisogno di tempo per definire una quantificazione complessiva, ma è necessario che il Governo, da questo punto di vista, dia un primo segnale per impedire che questi comuni si sentano soli e per fare in modo che la regione
- che anticipa, come lei saprà, somme per i primi interventi di emergenza - possa contare su un quadro di risorse adeguato per intervenire.
Sono altresì d'accordo con il collega Libè e voglio dire molto apertamente, senza parafrasi e giri di parole, che nessuno vuole gonfiare cifre o far rientrare nell'evento terremoto questioni diverse. Tuttavia, come lei, sottosegretario, avrà potuto riscontrare attraverso i report che sicuramente in questi giorni l'hanno tenuta aggiornata, purtroppo i danni si aggiungono giorno dopo giorno e sono danni rilevanti. Abbiamo circa 150 persone sfollate; 30 nuclei familiari sono alloggiati in albergo.
Oltre alle emergenze che riguardano opere architettoniche di estremo valore (penso, ad esempio, al castello di Torrechiara), i comuni e le province hanno la necessità di dare soprattutto una prima risposta a chi è senza casa e di ripristinare l'attività ordinaria degli uffici pubblici coinvolti, a partire dalla riapertura delle scuole. Questi, a mio avviso, sono i due elementi che possono dare un segnale di grande attenzione e di volontà, da parte del Governo, di affrontare la situazione.
Secondo una prima stima che riguarda la provincia di Reggio Emilia, i danni quantificati ammonterebbero a 55 milioni di euro. L'assessore provinciale alla protezione civile della provincia di Parma -
di cui lei conosce la serietà - ha fatto una prima stima di circa 100 milioni di euro. Non so se questa stima sia sopravvalutata o sottovalutata, ma penso che si avvicini comunque alla realtà. Infatti, oltre agli edifici pubblici totalmente o parzialmente inagibili, abbiamo attività produttive danneggiate. I dati riferiti - parlo sempre della provincia di Parma - parlano di 110 chiese danneggiate, di cui 30 completamente inagibili, 150 persone evacuate (55 nuclei familiari, di cui 30 ospitati in albergo o presso familiari). Inoltre, come diceva lei, signor sottosegretario, ci sono circa 1.500 richieste di verifica di stabilità di edifici rivolte da privati ai comuni.
Gli interventi effettuati dai vigili del fuoco sono stati 500 e 140 quelli effettuati con le verifiche dai servizi tecnici di bacino. L'importo che ho citato, dunque, emerge da questa prima analisi effettuata sul territorio.
Concludo con un'ultima considerazione, anche per lasciare spazio agli altri colleghi. Come lei, signor sottosegretario, ha detto il 23 dicembre scorso in prefettura a Parma e come ha ribadito anche oggi, non dobbiamo considerare questo evento sismico un terremoto di serie B. Se questo terremoto si fosse verificato in altre zone del Paese, con condizioni abitative e di prevenzione più precarie, si sarebbero registrati non solo danni alle cose, ma anche vittime. L'assenza di vittime, in questa occasione, dobbiamo attribuirla senz'altro a una condizione ottimale, ma anche alla fortuna (in questi casi è sempre così).
A mio parere, dobbiamo continuare a lavorare in modo sinergico - e i parlamentari delle due province sono a completa disposizione - perché ho notato che sui media nazionali questo evento sismico, dopo la prima notizia, è stato completamente dimenticato. Insomma, non se n'è più parlato.
Siccome in Emilia-Romagna, a Parma come a Reggio, si pensa evidentemente che si possa fare da soli, o quasi, qualcuno immagina che le situazioni possano essere affrontate e risolte in loco. Così non è, come lei sa. Abbiamo bisogno, invece, di tutte le competenze di livello nazionale, regionale e locale. Non vorrei che questa scarsa attenzione mediatica facesse cadere il nostro impegno sulle condizioni che si sono determinate. Non vogliamo enfatizzare la situazione, ma chiediamo che questo evento - si è trattato di un evento importante - non sia considerato un fatto locale, ma un evento di carattere nazionale.
Pertanto, sul piano della ricognizione totale necessaria per avere un quadro definitivo e per poter intervenire con le dovute risorse, si deve tener conto che c'è stata una risposta assolutamente efficiente da parte delle istituzioni locali, in forte continuità con il livello nazionale.
Per questo motivo, signor sottosegretario, ci aspettiamo che lei possa al più presto dirci - affinché possiamo comunicarlo alle realtà locali - quando il Governo potrà mettere a disposizione delle risorse, e quante, per affrontare le prime emergenze che io e il presidente della Commissione abbiamo indicato.
La ringrazio nuovamente per la sua collaborazione e per la prontezza nel venire a riferire in questa Commissione.
MAINO MARCHI. Ringrazio anch'io il sottosegretario sia per la sua presenza immediata, a seguito del verificarsi del terremoto, a Parma e Reggio Emilia, sia per la sua presenza in questa sede. Ringrazio anche il presidente della Commissione per aver calendarizzato questa audizione.
Credo che in questa fase sia importante un confronto. È vero che ci troviamo di fronte a un evento che non ha fatto registrare vittime, ma certamente il livello dei danni comincia a diventare alto, stando alle rilevazioni in corso.
Anche la dimensione territoriale dell'evento è di una certa entità: nella relazione della provincia di Reggio Emilia, che ho avuto la possibilità di leggere oggi, i comuni in cui sono segnalati danni sono 28 su 45. Si tratta, ovviamente, dei comuni della zona dell'epicentro, quindi della fascia
collinare, ma anche di comuni della montagna e della pianura, alcuni dei quali vicini al Po.
La fascia interessata dal sisma è, dunque, estesa. Come è stato già evidenziato, si sta compiendo un lavoro serio di collaborazione tra i vari livelli istituzionali. Si sono svolte, ad esempio, due riunioni in cui sono stati coinvolti anche i parlamentari, il 24 e il 30 dicembre.
Adesso si comincia ad avere una stima più precisa, anche se in corso di completamento, dei danni. Credo che stia emergendo l'esigenza di un intervento da parte dello Stato di una certa consistenza. Come è stato sottolineato, c'è stata collaborazione e capacità di reagire da parte del sistema locale per far fronte alle necessità fin dai primi momenti. Ovviamente, però, sul piano locale c'è anche attesa affinché a questo impegno e a questa virtuosità corrisponda un analogo intervento da parte dello Stato.
Nella nostra provincia si è appena verificato un altro evento che ha riguardato una strada statale, che ha determinato l'interruzione completa dei collegamenti tra il comune di Collagna e il Cerreto, che è una zona turistica. In questa fase hanno fatto fronte gli enti locali ripristinando una viabilità molto vecchia, che comunque permettesse il ripristino di collegamenti indispensabili. Ma non è che si può far fronte alle emergenze sempre in questo modo, quindi ci si aspetta al più presto la dichiarazione dello stato di emergenza, a seguito della richiesta della regione Emilia-Romagna, con gli interventi conseguenti.
Credo, peraltro, che siamo di fronte a un sistema, per quanto riguarda la valutazione dei danni, ormai collaudato, che può permetterci di affrontare questi problemi con la tranquillità e la serietà necessarie. Anche io mi unisco, quindi, alla richiesta che venga compiuto al più presto il primo atto da parte del Governo con la dichiarazione dello stato di emergenza - come richiesto dalla regione Emilia-Romagna - e, successivamente, con lo stanziamento delle risorse per gli interventi necessari.
Adesso abbiamo le prime stime; lei parlava, poc'anzi, di una quantificazione - risulta anche a me - pari a circa 50 milioni di euro per quanto riguarda la provincia di Reggio Emilia. Ovviamente, in questa stima si fa riferimento anche al miglioramento sismico, e, probabilmente, circa la metà della somma indicata riguarda proprio questo aspetto e l'altra metà le azioni di pronto intervento e di ripristino.
Su questo piano mi permetto di fare una sottolineatura. Credo anch'io che sia necessario ottenere una disponibilità di prime risorse per gli interventi più urgenti, che sono, appunto, quelli di pronto intervento e quelli di ripristino. In una zona come questa, però, credo sia altrettanto importante intervenire anche con misure di prevenzione e di miglioramento complessivo degli edifici su cui sono stati rilevati dei problemi. Da un lato, infatti, questa zona, come lei ha precisato, non è nuova a fenomeni di questo genere, in quanto è già stata colpita in altre occasioni, dall'altro, ci sono stati nel recente passato interventi di prevenzione che hanno permesso di ridurre enormemente i possibili danni del sisma.
Ad esempio, nel mio comune, Correggio, che è abbastanza lontano dall'epicentro, ma che fu, invece, epicentro di un terremoto nel 1996, l'insieme degli interventi effettuati allora ha fatto sì che, in questo caso, tutti gli edifici su cui si era intervenuti in precedenza non abbiano riportato alcun danno. Gli unici danni si sono avuti su alcuni edifici dove, invece, non si era effettuato alcun intervento.
Credo che, nello stilare un programma di intervento, che naturalmente avrà bisogno di adeguati tempi di attuazione, sia necessario considerare anche questo aspetto, che ritengo fondamentale.
Non intendo aggiungere altre considerazioni a quanto già sottolineato dall'onorevole Motta. Credo che su questo punto ci sia la piena disponibilità di collaborazione da parte di tutti. Esiste, dunque, la duplice esigenza di realizzare i primi atti e definire i primi stanziamenti in tempi celeri, rispettando la tempistica già individuata
senza andare oltre, e di stilare un programma di interventi che, in base alle stime, comprenda anche la prevenzione.
In questo caso, la prevenzione ha una finalità certa, dal momento che sappiamo che si tratta di zone dove periodicamente si verificano eventi di questo genere. Dunque, se si interviene, si avrà un beneficio in termini di riduzione dei danni quando, purtroppo, eventi di questo genere tornano a verificarsi.
ERMETE REALACCI. Vorrei sottolineare soltanto alcuni aspetti, anche perché i colleghi hanno descritto puntualmente tutte le questioni, che credo siano ampiamente condivise.
Se non ho capito male, l'ipotesi è che entro gennaio, grosso modo, il Consiglio dei ministri possa assumere qualche orientamento...
GUIDO BERTOLASO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Nel primo Consiglio dei ministri utile. Non so se si terrà domani...
ERMETE REALACCI. Bene, anche prima, quindi.
GUIDO BERTOLASO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Sì, nel primo Consiglio utile.
ERMETE REALACCI. Meglio.
Anch'io esprimo i miei complimenti per la gestione complessiva dell'emergenza, con la consueta efficacia, da parte della Protezione civile italiana.
Invito a valutare alcune misure che potrebbero essere utili ai comuni. Ad esempio, non so se è praticabile, ma la sospensione del patto di stabilità interno credo che in qualche caso sarebbe necessaria, perché le spese che vanno sostenute difficilmente potranno rientrare nei bilanci ordinari dei comuni. Quindi, bisogna valutare seriamente un'ipotesi del genere.
Vorrei, comunque, sottolineare alcuni punti. In primo luogo, per quanto riguarda la prevenzione, signor sottosegretario, lei ha ricordato, come aveva già fatto in qualche dichiarazione ai giornali, che quanto è accaduto in quella zona avrebbe avuto conseguenze molto più gravi se fosse accaduto in altre parti del Paese. Sappiamo che il nostro Paese è molto delicato dal punto di vista sismico. Sappiamo, al tempo stesso, che nei luoghi dove si è intervenuti con consolidamenti antisismici gli effetti sono molto più controllabili.
Quel che le chiedo, signor sottosegretario - e in questo senso ho presentato anche una interrogazione in occasione del centenario del terremoto di Messina - è se non sia il caso di valutare l'opportunità di attivare, oltre ad un intervento particolare e straordinario sugli edifici pubblici, a cominciare, chiaramente, da quelli più sensibili e più delicati, come scuole, ospedali eccetera, anche forme di intervento che coinvolgano gli stessi cittadini nella messa in sicurezza della propria abitazione, soprattutto nelle aree più critiche. Speriamo che non accada durante la nostra vita, ma sappiamo tutti che alcune aree del Paese saranno, in ogni caso, investite da terremoti disastrosi; questo è un dato certo, che vale per l'area dello Stretto di Messina, che lei prima citava, come per altre aree d'Italia.
Mi domando se non sia il caso di prevedere, allora, l'attivazione di uno strumento che ha già dimostrato una sua efficacia e che mi auguro in questi giorni venga confermato e ripristinato nella discussione sul cosiddetto «decreto anticrisi». Mi riferisco allo strumento del credito di imposta del 55 per cento per interventi - nel caso specifico, erano legati al risparmio energetico e all'utilizzo di fonti rinnovabili, ma c'è una coerenza di fondo fra questi interventi, anche dal punto di vista ingegneristico - che servano a dare alle famiglie che risiedono nelle aree dove più alto è il rischio sismico un contributo per mettere in sicurezza, progressivamente, il patrimonio edilizio esistente. Questo mi sembra uno dei punti su cui il Paese deve concentrare la propria attenzione, perché è una questione con cui, in ogni caso, dovremo fare i conti.
Infine, signor sottosegretario, vorrei affrontare una questione che, l'ultima volta
che lei è venuto qui, aveva suscitato una sorta di polemica, con una serie di prese di posizione e di assicurazioni. Mi riferisco al ripristino dei fondi per la Protezione civile che in sede di legge finanziaria erano stati pesantemente tagliati e che avevamo chiesto venissero ripristinati. A che punto siamo, da questo punto di vista? Vorrei sapere se il provvedimento d'urgenza preannunciato dal Governo risolva la questione o sia ancora insufficiente e che impegni ha raccolto in materia. Lei aveva addirittura minacciato le dimissioni se non ci fosse stato il ripristino di questi fondi. Vorremmo capire, dunque, cosa è accaduto.
FABIO RAINIERI. Innanzitutto esprimo un ringraziamento al sottosegretario per la prontezza con cui ha accolto la richiesta della Commissione di partecipare a questa audizione.
Mi associo alle considerazioni espresse dai colleghi di Parma, Libè e Motta. Credo che il Governo debba dare un segnale di concretezza, così come ha fatto in altre occasioni, in una situazione che, come i dati dimostrano, risulta piuttosto seria e pericolosa per molte delle attività produttive presenti su quel territorio, che in molti casi, trattandosi spesso di aziende agricole e allevamenti, è difficile spostare.
Credo, soprattutto, che sia necessario intervenire sulla scuola di Langhirano, i cui bambini, per fortuna, come lei ha sottolineato, non erano presenti in quella giornata e non sono presenti neanche in questi giorni di vacanze forzate (se non sbaglio, le lezioni riprenderanno lunedì) in cui sono state individuate soluzioni di emergenza. Ritengo fondamentale che il primo intervento, che auspichiamo e crediamo sarà veloce, venga destinato a queste priorità: alle scuole e agli edifici sedi di attività produttive; in un secondo momento, una volta conclusa la valutazione dei tecnici - ancora in via di svolgimento, siamo più o meno alla metà della valutazione dei danni - si interverrà sul resto.
Con questo non intendo stabilire una graduatoria tra le priorità, ma certamente chi ha un'attività non può interromperla, altrimenti al danno subìto aggiungerebbe quello derivante dalla mancata attività e non riuscirebbe più a riprendersi nel proprio lavoro.
Mi auguro che il Governo dia un segnale di concretezza e di celerità e che i primi interventi economici vengano destinati al più presto, e su un canale privilegiato, indubbiamente alle scuole, ma anche a chi ha un'attività sul territorio e non può fare a meno di continuare a lavorare. Chiedo, dunque, che questi soggetti godano di una sorta di privilegio.
TOMMASO FOTI. Interverrò molto brevemente. Ringrazio anch'io il sottosegretario Bertolaso. Da parte mia, ho attinto le notizie più che altro dalla stampa, perché a Piacenza abbiamo avvertito soltanto le scosse ma, fortunatamente, non abbiamo registrato situazioni pericolose come quelle verificatesi in altre zone, sebbene abbiamo comuni attigui a quelli dove sono stati denunciati dei danni.
Devo dare atto al sottosegretario di essersi mosso molto bene, ma direi che, nel complesso, tutto il sistema si è mosso bene. Tutto sommato, rispetto ad eventi precedenti, questa volta, anche a livello di danni materiali, si è registrato un impatto inferiore rispetto a quello che avrebbe potuto verificarsi.
L'unico aspetto che mi permetto di sottolineare, signor sottosegretario, è che nella distribuzione delle risorse vanno individuati, certamente, interventi selettivi, ma bisogna anche avere il coraggio di spiegare che dove continuano a crollare le case forse è meglio non costruirne più. In queste aree, infatti, vi sono situazioni che si ripetono non soltanto in occasione di terremoti, ma anche di frane, che sistematicamente incidono su un certo crinale e che, evidentemente, necessitano di due operazioni: da una parte, la messa in sicurezza con tutti i criteri antisismici, come si ricordava in precedenza, e dall'altra la presa d'atto che, probabilmente, in certe situazioni è meglio agire in altro modo.
Per quanto riguarda, inoltre, gli edifici pubblici e in particolare le chiese, ritengo
che i finanziamenti debbano essere indirizzati immediatamente alla riapertura delle chiese che erano aperte al culto. Se vogliamo compiere un'operazione seria, ritengo si debba iniziare da queste e poi passare a quelle che erano chiuse e che, dunque, possono anche aspettare tempi più lunghi - la seconda o terza tranche finanziaria - per essere sistemate.
PRESIDENTE. Desidero solo aggiungere - ho fatto anche il tecnico di consolidamento - un aspetto: sappiamo tutti, quando si va a fare una stima, che riparare una lesione che non provoca inagibilità costa 2 mila euro, rifare un consolidamento costa 100 mila euro, rifare il consolidamento del fabbricato intero, compresi i tirantaggi e le sottomurazioni, costa 4 milioni di euro. Anche nel quantificare i danni, quindi, bisogna avere un minimo di cautela.
Credo che sia importante, comunque, che tutti insieme, come Commissione e in modo bipartisan, si cerchi di lavorare affinché vi sia una quantificazione complessiva, fra Parma e Reggio Emilia, delle inagibilità reali, che riguardano tre o quattro chiese veramente chiuse per provincia, alcune scuole e il castello di Torrechiara. Ci sono, poi, alcuni sfollati la cui casa è inagibile. Queste sono le urgenze reali da affrontare urgentemente.
Per tutto il resto, le valutazioni devono essere condotte in maniera serena dalle province di Reggio Emilia e Parma, che dispongono di ottimi tecnici e di ottime professionalità in grado di effettuare una stima complessiva che ci permetta, col tempo, di erogare i contributi.
So per esperienza che ci sono contributi del terremoto del 1996 con i quali nessuno ha realizzato gli interventi. Spesso le spese vengono gonfiate perché, giacché ci si trova, si cerca di rifare tutto. Ebbene, credo che lo Stato debba valutare attentamente ciò che serve, non ciò che è inutile. Dobbiamo tutti compiere un lavoro responsabile, sapendo che ci sono interventi urgenti sui quali dobbiamo concentrarci. Per il resto, avremo tempo per intervenire con la dovuta calma.
Do la parola al sottosegretario Bertolaso per la replica.
GUIDO BERTOLASO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Ringrazio tutti per le considerazioni, i giudizi e le proposte formulate, che non posso che condividere appieno, dal momento che si tratta di argomenti di cui non si parla certo per la prima volta in quest'aula.
Credo che la trasparenza sui criteri di individuazione dei danni reali e sulle modalità di indennizzo per chi li ha subiti non dovrebbe provocare problemi nell'ambito territoriale di cui stiamo parlando. Conosciamo bene le realtà che sono state interessate, ne ho personalmente apprezzato più volte la serietà e non nutro, quindi, particolari preoccupazioni.
In altre occasioni, mi sono trovato a ricoprire, all'inizio, l'incarico di commissario in situazioni di emergenza, passando poi il testimone alle realtà locali e, dopo una prima fase di estremo rigore, quando sono intervenute le realtà locali purtroppo c'è stata una sorta di allargamento dei criteri per l'individuazione dei danni. Questo, comunque, fa parte del passato. Quel che posso dire è che noi - come abbiamo fatto in altre situazioni, lo faremo anche in questa - attiveremo tutti i meccanismi di verifica, monitoraggio e controllo necessari per garantire un uso più che adeguato e mirato delle poche risorse di cui possiamo disporre.
Confermo che il primo Consiglio dei ministri - non ho ancora ricevuto la convocazione, non so se si terrà domani o martedì prossimo - adotterà la dichiarazione dello stato di emergenza, che abbiamo già trasmesso a Palazzo Chigi. Stiamo già elaborando la bozza di ordinanza; sarà pronta dopo che la vedremo insieme al presidente della regione, ai due presidenti delle province e alle autorità locali interessate.
Abbiamo chiesto, per i primi interventi urgenti, uno stanziamento di 15 milioni di euro al Ministero dell'economia e delle finanze e non vedo ragioni per le quali non vi debba essere una risposta
immediata da parte del ministero competente.
Quantificheremo i danni entro la fine di questo mese e in seguito si dovrà lavorare per avere le ulteriori poste economiche che serviranno per andare avanti.
Sapete tutti che un terremoto di questo genere è molto subdolo, poiché, come avete ricordato, non fa notizia: se ci fossero stati dieci morti la notizia sarebbe ancora, probabilmente, su qualche pagina di cronaca. Questo non è accaduto - meno male! - e ovviamente l'evento sismico il giorno dopo è stato dimenticato, come è successo per il terremoto del lago di Garda e in tante altre situazioni del passato, dalle quali, tutto sommato, non abbiamo imparato molto. Ci è andata bene che questi episodi si siano verificati in talune zone d'Italia dove non si sono registrate vittime, ma perciò sono stati dimenticati.
Il rischio, dunque, di un terremoto di questo tipo è il disinteresse. Naturalmente il disinteresse non è da parte nostra: voglio garantire, come ho detto quella sera, che non ci sono emergenze di serie A e di serie B e che la stessa attenzione che abbiamo posto in altre situazioni porremo anche in questa. Sono convinto, quindi, che riusciremo poi a trovare anche le altre risorse per gli interventi necessari.
Sappiamo, come avete ricordato anche voi, che lesioni e danni da ricondurre al sisma del 23 dicembre potranno anche emergere tra qualche giorno o tra qualche settimana e che la sistemazione, la ristrutturazione, la restituzione a una completa agibilità di edifici storici, anche vetusti per certi versi, è un lavoro difficilissimo, che potrà richiedere, in alcuni casi, non solo mesi, ma anche qualche anno. Peraltro, anche se imponiamo procedure accelerate, giustamente la sovrintendenza vorrà dare le sue indicazioni, le sue prescrizioni; le autorità di bacino daranno le proprie ... Insomma, conosciamo lo scenario che ci aspetta, quindi escluderei di dover chiedere 150 milioni per i danni per il 2009; sarebbe più intelligente immaginare di spalmare le cifre relative ai danni complessivi nell'arco di uno o due anni, in modo da consentire quella pianificazione, quella programmazione e quella certezza di risorse che nel passato, purtroppo,
sono mancate in più occasioni.
Infatti, dopo la prima ondata di solidarietà e di partecipazione, alcune situazioni di criticità sono state completamente dimenticate. Le ho vissute sulla mia pelle, mi sono personalmente occupato di alcuni sfollati che non hanno mai più avuto la casa o l'azienda agricola dopo averle perse per una colata di fango, una frana, un dissesto, un piccolo terremoto, un incendio eccetera. È uno scenario che fa parte delle nostre attività quotidiane.
Quanto alle aziende agricole, come ho detto, la regione è subito intervenuta mettendo a disposizione cinque moduli abitativi per quegli agricoltori che ovviamente non potevano lasciare il luogo di lavoro. Naturalmente su questo bisognerà lavorare e fare in modo che vi sia la massima attenzione; sono comunque convinto, data la cultura di quel territorio, che non vi saranno problemi neppure da questo punto di vista.
Per quanto riguarda il discorso della messa in sicurezza, dico molto serenamente che se avessi, in questo momento, 500 milioni di euro per compiere attività di messa in sicurezza delle zone a maggior rischio sismico non andrei certo a investirli nelle province di Parma e Reggio Emilia, ma in altre zone del nostro Paese.
Credo che il meccanismo proposto dall'onorevole Realacci sia assolutamente condivisibile. È stato applicato negli anni Novanta per la messa in sicurezza di edifici privati, ma, sempre negli anni Novanta, uno dei primi tagli operato nelle mille finanziarie passate ha riguardato proprio questo ambito d'intervento. Negli ultimi sette anni e mezzo, ai diversi Governi che si sono alternati ho sempre chiesto di avere risorse da destinare a questo genere di attività, ma purtroppo la crisi e le difficoltà economiche non l'hanno mai consentito.
Per concludere rispondo all'ultima domanda dell'onorevole Realacci. Ringrazio questa Commissione e i parlamentari. Non avevo voglia di fare polemica quando sono venuto qui prima di Natale. In quell'occasione
feci delle affermazioni a microfono spento, come ricorderete, dopo che tutti voi avevate sollecitato una serie di misure finalizzate a risolvere le mille emergenze che avevano afflitto il nostro Paese negli ultimi 40-50 giorni. Questo ha comportato un provvedimento importante, in quanto nel decreto-legge di fine anno sono stati stanziati 100 milioni di euro - non sono poca cosa considerata la situazione attuale - che io avevo chiesto fossero ripartiti fra il ripristino dei danni delle emergenze meteorologiche passate e una piccola reintegrazione del nostro fondo, che è stato - come sapete - decimato. Il decreto-legge, tuttavia, parla solo di 100 milioni di euro per le emergenze; dunque per quello che riguarda il fondo nazionale e il fondo regionale siamo ancora in attesa di ricevere ulteriori informazioni dal competente ministero, sebbene ci siano state assicurazioni molto chiare da parte del Presidente del Consiglio.
È ben evidente che noi utilizzeremo questi 100 milioni di euro, che dovrebbero essere versati nel Fondo nazionale della Protezione civile nei prossimi giorni, per far fronte alle emergenze più immediate, ma anche per far funzionare la Protezione civile. Lo dico pubblicamente perché sfido chiunque a impedirmi di garantire il funzionamento della macchina della Protezione civile che, anche nel corso di queste ultime quarantotto ore - considerato tutto quello che è successo nel nord Italia - ha dimostrato - mi pare di poter dire - di saper funzionare e di saper fronteggiare anche situazioni abbastanza critiche e difficili.
Se questo è possibile, lo facciamo sicuramente perché vogliamo metterci le medagliette sul petto, ma poi dobbiamo anche dire grazie a quelle decine di migliaia di persone delle varie istituzioni e del mondo del volontariato che stanno lì con i piedi nella neve, nell'acqua e nel fango. E per ringraziare tutte queste persone dobbiamo trovare il sistema per fare in modo che la volta successiva, quando dovremo affrontare la prossima emergenza, tornino con la stessa disponibilità, con la stessa prontezza e con lo stesso entusiasmo.
Ecco per quale ragione ritengo, al momento, di poter andare avanti con i finanziamenti che sono stati ritenuti necessari, fermo restando che in primavera dovremo rivedere le cose, se non vi saranno state modifiche. Non credo, infatti, di dover consultare la sfera di cristallo per prevedere una primavera in cui dovremo affrontare le conseguenze dei milioni di metri cubi di neve che abbiamo in questo momento, per la gioia di tutti gli sciatori, sulle nostre montagne, e un'estate in cui i Canadair saranno costretti a girare per cercare di ridurre al massimo i rischi degli incendi boschivi.
Tutto questo fa parte del nostro lavoro ed io non me ne lamento. Siamo in grado di affrontare tutte le problematiche nel migliore dei modi, ma abbiamo bisogno anche di quei piccolissimi aiuti economici necessari per riuscire a tenere il sistema in condizioni tali da garantire sicurezza a tutti gli italiani.
PRESIDENTE. Ringrazio il sottosegretario Bertolaso e dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 9,50.