Sulla pubblicità dei lavori:
Alessandri Angelo, Presidente ... 3
Seguito dell'audizione del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Stefania Prestigiacomo, in tema di politiche inerenti i cambiamenti climatici, la difesa del suolo, la gestione del ciclo dei rifiuti nelle aree a rischio di emergenza, la riorganizzazione dell'ISPRA e la revisione del codice ambientale
Alessandri Angelo, Presidente ... 3 12 16 19
Foti Tommaso (PdL) ... 13
Ghiglia Agostino (PdL) ... 15
Libè Mauro (UdC) ... 4
Margiotta Salvatore (PD) ... 3 4
Mariani Raffaella (PD) ... 8
Motta Carmen (PD) ... 10
Nucara Francesco (Misto-RRP) ... 13
Prestigiacomo Stefania, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 3 4 16
Realacci Ermete (PD) ... 6 15
Scalera Giuseppe (PdL) ... 15
Scilipoti Domenico (IdV) ... 11 12
Togni Renato Walter (LNP) ... 14
Tortoli Roberto (PdL) ... 15
Zamparutti Elisabetta (PD) ... 5
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Repubblicani; Regionalisti, Popolari: Misto-RRP.
Resoconto stenografico
AUDIZIONE
La seduta comincia alle 15,10.
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, il seguito dell'audizione del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Stefania Prestigiacomo, in tema di politiche inerenti i cambiamenti climatici, la difesa del suolo, la gestione del ciclo dei rifiuti nelle aree a rischio di emergenza, la riorganizzazione dell'ISPRA e la revisione del codice ambientale.
Ricordo che nella precedente seduta il Ministro Prestigiacomo ha concluso la propria relazione. Do quindi la parola ai deputati che intendono intervenire per formulare quesiti e svolgere osservazioni, cominciando dal deputato Margiotta.
SALVATORE MARGIOTTA. Anzitutto volevo sapere, dal presidente e dal Ministro, come intendono organizzare i lavori.
Poniamo le domande e il Ministro risponde questa sera; oppure, come aveva lasciato intravedere nella scorsa occasione, intende ritornare?
PRESIDENTE. Nel corso di una chiacchierata informale, il Ministro mi diceva che, dati anche i vari impegni che ci attendono, potremmo presentare oggi tutte le domande, dandole anche la possibilità di approfondirle. In breve tempo, poi, tornerà a risponderci, eventualmente in maniera più approfondita su alcuni temi.
STEFANIA PRESTIGIACOMO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Buon pomeriggio colleghi. Ovviamente, essendo qui presente, se sarò in grado di rispondere alle vostre richieste di intervento - immagino che, oltre a porre domande, verranno formulati dei commenti, in generale, alla relazione -, lo farò.
È chiaro che, se vengono poste domande specifiche, sulle quali ho bisogno di acquisire delle informazioni, tornerò in Commissione a rispondere.
SALVATORE MARGIOTTA. Ministro, inizio io rivolgendole alcune domande riguardanti Copenhagen e i cambiamenti climatici, a cui è stata dedicata l'ultima parte della sua relazione.
Oggi, abbiamo approvato una mozione all'unanimità, o quasi, alla Camera, con il parere favorevole del Governo e, in questi giorni, abbiamo lavorato insieme al sottosegretario Menia.
Da questo punto di vista, la Camera è soddisfatta di aver potuto trovare l'unità su questi temi.
Come ho detto, però, devo porle alcune questioni. Vengo alla prima. Da qualche giorno è stato depositato, presso la Commissione, così come previsto dall'articolo 26 del decreto legge n. 159 del 2007, il documento (che dovrebbe essere allegato ogni anno al DPEF) sugli indirizzi e sullo stato di attuazione degli impegni per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, in coerenza con gli obiettivi del protocollo di Kyoto.
Da una lettura che ho fatto del documento, emerge abbastanza chiaramente che, mentre nella scorsa legislatura, in maniera particolare nelle leggi finanziarie per il 2007 e per il 2008, sono state messe in campo alcune azioni concrete, in questa stentiamo ancora a concretizzare degli impegni.
Pertanto, chiederei al Ministro che cosa prevede di fare nei prossimi tempi della legislatura.
In secondo luogo, nella prima audizione che ha tenuto in Commissione, ella si è soffermata sulla necessità di sostenere la produzione di energie rinnovabili, dal solare al geotermico, dall'eolico alle biomasse, dal riciclo dei rifiuti all'idroelettrico.
Anche su questo, in attuazione del suo impegno - che ovviamente apprezziamo -, ad oggi, non mi pare che siano state realizzate azioni concrete.
La terza questione che vorrei sottoporle - per noi del Pd molto importante - è quella relativa al credito di imposta del 55 per cento per le ristrutturazioni edilizie effettuate nel segno dell'efficientamento energetico degli edifici.
Anche di questo tema, nella manovra finanziaria per il 2010 presentata dal Governo non vi è traccia.
STEFANIA PRESTIGIACOMO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Non vi è traccia?
SALVATORE MARGIOTTA. No, non vi è traccia e, al riguardo, le chiedo se sarà possibile recuperare tale strumento nel corso dell'iter della finanziaria. Vi è poi una questione, rispetto alla quale siamo solidali con il Ministro, ossia quella della riduzione dei fondi. Tuttavia, dobbiamo sottolineare come le risorse per il Ministero dell'ambiente, per quanto concerne la riduzione dell'inquinamento, sono passate dagli oltre 800 milioni di euro dell'ultima legge finanziaria predisposta del Governo Prodi per l'anno 2008, ai 150 milioni di euro previsti dall'attuale Governo per il 2010; mentre i fondi per lo sviluppo sostenibile sono scesi da oltre 300 a 66 milioni di euro.
È possibile prevedere un'inversione di rotta in tal senso?
Inoltre, lei stessa ha fatto riferimento al fondo rotativo di Kyoto, stanziato dal Governo Prodi nella legge finanziaria per il 2007. Esso prevede 600 milioni di euro per tre anni, e, secondo la sua stessa affermazione, potrebbe mobilitare investimenti nelle fonti rinnovabili e nell'efficienza energetica per oltre 3 miliardi di euro.
È possibile prevedere i tempi di attivazione di tale fondo rotativo?
Infine - e concludo davvero -, l'Italia è il Paese con il maggior numero di infrazioni in materia ambientale e il minor numero di investimenti per combattere i cambiamenti climatici e sostenere le energie pulite. Andiamo a Copenhagen con questo cattivo biglietto da visita, evidentemente accumulato negli anni e non solo per responsabilità del Governo attuale.
Riusciremo a invertire la tendenza nel prossimo futuro?
MAURO LIBÈ. Signor Ministro, la ringrazio per la sua relazione di dieci giorni fa. Vorrei porre alcune rapide domande su quanto ci ha detto nel nostro precedente incontro, facendo una premessa. Oggi abbiamo votato all'unanimità una mozione in Parlamento. Lo ritengo un fatto positivo, perché si è dato per acquisito, da parte di tutti, che esistono determinati problemi rispetto ai cambiamenti climatici.
Io che non sono un catastrofista, e non lo sarò mai, ritengo che, con la giusta ottica, questa tematica vada affrontata.
Inoltre, abbiamo individuato una serie di punti, sui quali ci troviamo tutti d'accordo.
È ovvio che vi sono ancora alcuni argomenti, sui quali i diversi schieramenti hanno posizioni differenti. Mi riferisco, ad esempio, al tema del nucleare rispetto al quale, insieme al mio gruppo, sono totalmente schierato in senso favorevole, ma penso anche alla questione di come trovare - lei ne ha parlato diverse volte - il giusto equilibrio tra la tutela dell'ambiente e lo sviluppo di un Paese. Del resto, la competitività non solo all'interno del Paese, ma anche globale, ci impone questo.
Un altro aspetto che ho ribadito oggi, e ribadiamo, è che come gruppo UDC chiediamo - l'abbiamo dimostrato, e devo dire che anche la Commissione ambiente, nei suoi lavori di questa prima parte di legislatura, ha dimostrato di preferire spesso i punti di incontro a quelli di divisione, rispetto a quanto avviene in altre Commissioni - di lavorare insieme al Ministro, per dare ancora maggiore ruolo alla questione ambientale. E dico questo proprio perché, essendo ad esempio sostenitori del nucleare -ma il ragionamento vale per tutto il resto -, riteniamo che alcune azioni si possano realizzare solo se c'è un Ministero dell'ambiente forte che svolge il proprio ruolo e dà garanzie vere ai cittadini.
Troppe volte ci siamo trovati - non è colpa del ministero, ma del nostro ruolo, e questo vale per la stessa Commissione - a essere bypassati su argomenti di questo genere.
La questione che intendo sollevare è stata riportata anche nell'intervento precedente - e la pongo come prima domanda -, ed è quella dei fondi.
L'importanza del ruolo di un ministero si vede anche dai fondi che gli vengono assegnati, naturalmente perché necessari, non perché diventino uno status symbol. Ministro, lei ha ribadito che le risorse trovate dai fondi FAS e deliberate dal CIPE non devono rientrare nel bilancio storico del Ministero e nelle risorse ordinarie ad esso spettanti per difendere un territorio che ha bisogno di essere migliorato in tutti i suoi aspetti. Perciò mi associo alla domanda posta precedentemente e le chiedo: come facciamo a dare al ministero una vera potenzialità operativa, con fondi adeguati?
Vengo poi agli aspetti più concreti. Ministro, dato che ha parlato dei tempi di emanazione dei decreti attuativi della delega legislativa per la revisione del Codice ambientale, specialmente per quanto riguarda la gestione rifiuti, vorrei avere qualche dettaglio in più in merito.
Inoltre, lei ha fatto riferimento alla necessità - che condivido totalmente - della redazione di un piano idrogeologico in tempi rapidi. Anche in questo caso, ci interesserebbe sapere, a grandi linee, quali sono i tempi e come intende muoversi.
Infine, passo a una questione più specifica, che riguarda anche la sua regione, ossia la Sicilia.
Capisco che istituzionalmente alcune competenze sono diverse rispetto alle altre regioni italiane, tuttavia lei ha fatto delle affermazioni che ci interesserebbe chiarire, a partire da quelle che riguardano il riordino degli ATO, che già hanno dimostrato di funzionare poco, rispetto ai quali lei ha parlato di un loro ampliamento: su questo le chiederei di specificare meglio come si prevede di procedere. Al riguardo, dico che sono d'accordo con una semplificazione, tuttavia bisogna capire come realizzarla organizzativamente. So che siamo in un ambito di competenza che non è del Ministero, ma dal momento che lei ne ha parlato, le pongo una domanda a tal proposito.
Inoltre, vi è una questione che mi preoccupa ancora di più. In due passaggi, lei ha parlato dei timori sul futuro dell'AMIA di Palermo. Dato che non vorremmo che Palermo diventasse un altro caso nazionale come Napoli, le chiedo se quelli citati sono timori reali - ha fatto riferimento perfino a un rischio di fallimento - o se riusciremo a intervenire, sempre ribadendo la peculiarità delle competenze legislative della regione Sicilia.
ELISABETTA ZAMPARUTTI. I colleghi intervenuti prima di me hanno ricordato
l'odierna adozione di una mozione alla Camera, in vista di Copenhagen.
Come ho detto intervenendo in Aula, tengo a ribadire anche adesso che tale mozione non ha tenuto conto di un punto, a mio avviso centrale, per affrontare le questioni ambientali, ossia quello della crescita demografica che ritengo all'origine dei disastri ambientali.
Credo, inoltre, che, anche per le modalità con cui è stata condotta la negoziazione di questa mozione congiunta, non sia stata data la possibilità di porre tale questione, per avere un confronto con gli altri colleghi.
Penso che sia importante parlare di Copenhagen, ma anche comprendere meglio qual è la posizione che il Governo italiano intende assumere su questioni ambientali che si discutono a livello europeo. Pertanto, volevo cogliere quest'occasione, Ministro, per cercare di capire meglio qual è la posizione dell'Italia rispetto ad alcuni punti, a mio avviso molto importanti, su cui verterà il dibattito appunto in ambito europeo.
Mi riferisco ai seguenti argomenti. Sono state presentate delle proposte per l'introduzione di una tassa ambientale che colpisca le emissioni di CO2 da parte dei settori non ETS (Emissions Trading Scheme). Vorrei capire se esiste una posizione dell'Italia rispetto a questa proposta in discussione e anche quale sia la posizione del nostro Governo circa l'introduzione di un cosiddetto «dazio ambientale» sui prodotti che provengono da Paesi extraeuropei, in base al contenuto di emissioni di CO2.
In questa Commissione, abbiamo avuto un'audizione di Confindustria che non ha preso una posizione precisa in merito, rimettendosi a valutazioni tecniche e sollevando un'eventuale contrarietà alle disposizioni dell'Organizzazione mondiale del commercio, la quale tuttavia ha affermato che simili dazi ambientali possono essere accolti, qualora le risorse vengano poi devolute per il sostegno di politiche ambientali nei Paesi in via di sviluppo.
Volevo inoltre capire se, rispetto al dibattito europeo circa il rendere vincolante l'obiettivo dell'efficienza energetica, l'Italia intende sostenere una posizione in questo senso.
Vengo ora all'ultima questione. Il Governo francese in particolare sta ponendo, grazie alla ricchezza del lavoro della Commissione Stiglitz, sul piano internazionale, la necessità di rivedere gli indici di benessere, non vincolandoli più soltanto al prodotto interno lordo, ma cercando di concepire un nuovo indicatore del benessere. La Commissione Stiglitz propone, ad esempio, di tener conto anche della legalità e della qualità ambientale. Vorrei sapere, anche rispetto a questa questione, come si pone l'Italia, perché ritengo che il rivedere gli indicatori di benessere comporti anche la possibilità di orientare l'attuale modello di produzione e di consumo verso un sistema più sostenibile, che sappia usare con maggiore attenzione le risorse naturali non rinnovabili.
ERMETE REALACCI. Signor Ministro, siamo in questi giorni nella fase di discussione della legge finanziaria per il prossimo anno, quindi inevitabilmente una parte delle questioni che porremo cade su questo aspetto, anche a seguito della relazione che lei ci ha presentato e del materiale che ci ha fatto pervenire.
Le segnalo peraltro che, sempre che venga mantenuto il giudizio favorevole espresso dal relatore, presso la Commissione di merito, è intervenuto oggi un emendamento, a prima firma della collega Mariani, che è positivo perché destina una quota certa di risorse - più precisamente, una percentuale fissa di quelle complessivamente destinate alle infrastrutture - alla bonifica dei siti inquinati che, come sappiamo, è uno dei fronti delicati dal punto di vista delle politiche ambientali.
Questa mattina, come veniva ricordato anche dal collega Libè, abbiamo votato, grazie anche alla collaborazione del sottosegretario Menia, una mozione che indica una serie di azioni da intraprendere e che tuttavia devono trovare poi una corrispondenza nelle politiche che in concreto si pongono in essere. Capisco che alcune delle questioni che adesso porrò
non riguardano strettamente il Ministero dell'ambiente, ma in relazione alla questione dei mutamenti climatici tale dicastero dovrebbe svolgere anche un'azione di coordinamento dell'insieme delle azioni del Governo.
Voglio ricordare, al riguardo, che, proprio per questo motivo, avevamo chiesto nelle passate legislature e ottenuto nella scorsa legislatura, che, esattamente come avviene sul fronte delle infrastrutture, in occasione del DPEF, il Ministero dell'ambiente curi una sorta di relazione quadro (il documento previsto dall'articolo 26 del decreto-legge n. 159 del 2007) sull'insieme delle politiche che si mettono in atto sul fronte, appunto, della risposta ai mutamenti climatici. Si tratta di un'azione fondamentale, anche perché è chiaro che non si risponde ai mutamenti climatici con i fondi del Ministero dell'ambiente!
Rispetto a questo tipo di azione, le questioni che vogliamo porre, dalle più piccole alle più grandi, sono le seguenti.
In primo luogo, nella relazione che lei ci ha inviato, si parlava del ritardo che vi è stato, nella valutazione del registro nazionale delle emissioni di carbonio, perché sono venuti a mancare 10 milioni di euro per attivare quel registro. Non mi pare che nella finanziaria che ci è stata presentata tale somma si sia riappalesata, quindi ci troviamo ancora allo stesso punto.
In secondo luogo, ci sono una serie di misure, appunto trasversali, che rischiano di mettere in discussione l'efficacia delle nostre politiche e anche la credibilità con cui ci presentiamo a Copenhagen.
A proposito di Copenhagen, peraltro, ci piacerebbe sapere se il Presidente del Consiglio sarà presente o meno. Vedo che è in corso un dibattito circa la presenza o meno del Presidente Obama, ma forse faremmo bene ad occuparci anche di cose a noi più vicine. Tra l'altro, registro positivamente che il Presidente del Consiglio ha smesso di dire - come diceva fino a poco tempo fa - che occuparsi di ambiente in un momento di crisi è come farsi la messa in piega quando si ha la polmonite e ora si spertica in azioni a favore della green economy, tanto da sostenere nell'introduzione a un libro che la green economy è il nostro futuro. Speriamo che, se si dovesse recare a Copenhagen, sostenga queste sue ultime affermazioni, espresse quando aveva il Presidente Obama accanto, e non quelle di qualche mese fa.
Tornando alla risposta da dare ai mutamenti climatici e al contenuto della manovra finanziaria per il 2010, rilevo che nel disegno di legge finanziaria, ci sono due o tre punti molto delicati.
Innanzitutto - mi riferisco a un aspetto già ricordato -, non ci sono né fondi sufficienti per coprire per l'anno prossimo il credito d'imposta del 55 per cento per il risparmio energetico e l'efficientamento energetico degli edifici, né nessuna misura di stabilizzazione di questa misura.
Mancano, altresì, una serie di altri stanziamenti che potrebbero essere positivi sotto molti aspetti delle politiche ambientali. Penso, in particolar modo, a quelle a favore dei pendolari e del trasporto pubblico locale.
Inoltre, si corre un rischio molto forte - a cui il Sole 24-Ore dedica oggi un articolo approfondito e rispetto al quale ho avuto modo di scambiare qualche opinione con il sottosegretario Saglia - di indebolimento delle attività relative alla produzione di energia da fonti rinnovabili. Il disegno di legge finanziaria contiene, infatti, una misura «improbabile e capestro», la quale prevede sostanzialmente che le fonti rinnovabili debbano garantire, quando non sono dentro a un certo circuito autorizzativo, l'immagazzinamento dell'energia prodotta. È una misura che non esiste in nessuna parte d'Europa ed è chiaro che fa saltare una buona parte dei piani in corso. Al riguardo, vorremmo capire se il Ministero dell'ambiente ha l'intelligenza e la forza di tenere d'occhio e coordinare questo insieme di politiche, senza le quali - chiedo scusa - si riduce a fare un'azione di educazione, di propaganda, ma non un'azione di governo, che è
quello che invece chiediamo al Ministero dell'ambiente.
Un'ultima questione riguarda un tema che lei, Ministro, aveva cominciato ad
accennare nella passata occasione in cui ci siamo incontrati e che poi ha annunciato più volte sulla stampa, ma che per ora non si è concretizzata, relativamente all'enorme partita della difesa del suolo.
Nella precedente audizione, lei ha parlato del fatto che negli ultimi dieci anni lo stanziamento medio per la difesa del suolo è stato di 250 milioni di euro. Peraltro, senza entrare nel merito, dico che bisogna anche spendere bene i soldi, cosa che tante volte non accade. Il dato medio da lei riferito corrisponde al vero, ma bisogna dire che alla fine del Governo Prodi si era arrivati ad avere stanziamenti per 500 milioni di euro all'anno, mentre per le prossime manovre finanziarie si prevede di scendere sotto i 100 milioni di euro all'anno.
Lei aveva annunciato che circa un miliardo di euro - se non ho capito male -, fra fondi FAS e altri fondi, sarebbe stato in qualche maniera impegnato in materia. Questo annuncio era venuto anche nel corso di una riunione del CIPE.
Vorremmo capire a che punto è questa vicenda, che passaggi ha e se è una circostanza concreta, oppure se è una situazione simile a quelle che di volta in volta fanno riferimento ai fondi che arriveranno dallo scudo fiscale per coprire tutti i vari terreni lasciati aperti. Spero che non sia così perché in questo caso, stando alla voci che girano, non basterebbe lo scudo fiscale, ma ci vorrebbe l'intero bilancio della nazione.
Concludo, rilevando che se è vero che in questo momento le questioni indicate hanno anche una valenza di cronaca, legata anche alla discussione della manovra finanziaria, resta il fatto che passare dai princìpi agli atti di Governo è il compito al quale, al di là delle contingenze, dovremmo sforzarci di applicare il nostro impegno.
RAFFAELLA MARIANI. Desidero anzitutto rappresentare al Ministro un problema che è di cronaca, di queste ore, e che riguarda i lavoratori precari dell'ISPRA.
Ieri, in Aula, abbiamo sollevato questo tema che ha assunto i toni di una situazione di emergenza - ma che non è di questi giorni e che avevamo già posto al Ministro nell'anno passato - che riguarda nello specifico lavoratori altamente qualificati, che a dicembre vedranno interrotto il loro contratto di lavoro: si parla di circa 250 lavoratori che hanno già visto decadere il loro contratto con ISPRA a luglio, ai quali, a dicembre, probabilmente se ne aggiungeranno altri 150.
Ci domandiamo quali iniziative intende mettere in atto il Ministro per non disperdere professionalità che da molti anni stanno lavorando con contratti di vario livello, di vario tipo, all'interno di quell'importante istituto.
Approfittiamo dell'occasione anche per chiederle qual è il destino che si è pensato per l'ISPRA. Ricordo che avevamo svolto una discussione all'interno della nostra Commissione, nel momento in cui il Governo decise di accorpare l'APAT, l'ICRAM e l'INFS nel nuovo istituto, l'ISPRA. Avevamo anche più volte richiesto di avere una più chiara informazione sugli indirizzi, sugli obiettivi e sulla missione che questo nuovo Istituto riorganizzato doveva prendere in riferimento alle politiche ambientali e anche a un ruolo di ricerca.
Tuttavia, abbiamo visto scorrere gli eventi molto da lontano, fino a sapere che anche per quanto riguarda l'emanazione del prescritto regolamento c'è stata una sospensione da parte del Consiglio di Stato. Siamo sempre in attesa di avere informazioni, anche perché questa Commissione dovrà dare un parere sullo schema di regolamento. In questo senso, riteniamo che sarebbe ora di fare anche un approfondimento sul tema delle agenzie ambientali. In questi quasi due anni di legislatura, si è più volte sottolineata la necessità di un ruolo forte delle agenzie ambientali sia nella direzione del controllo, che dell'aiuto e del supporto a territori e ad altri enti.
Da questo punto di vista, tenendo presente che l'emergenza in corso è vitale per i lavoratori precari dell'ISPRA, ci interesserebbe molto capire se vi è la determinazione
di costruire davvero un futuro stabile per un istituto così importante e quali sono le indicazioni del Governo in questo senso.
Un'altra questione che vorrei trattare riguarda il tema dei rifiuti in generale. Più volte abbiamo chiesto al Ministero dell'ambiente di avere una maggiore chiarezza in merito, a partire dalla discussione dei contenuti della legge delega per la revisione del Codice ambientale. In questa Commissione, si è svolto un acceso dibattito per capire come dare un contributo in questa direzione e un aiuto concreto all'applicazione della nuova direttiva comunitaria quadro sui rifiuti.
Oggi, alla luce delle emergenze in atto nel nostro Paese - qualcuno ha fatto riferimento a quelle della Sicilia, ma ricordo che a fine dicembre scadrà il commissariamento per la regione Campania e che molte regioni del centro ci segnalano impellenti necessità legate al rischio di una prossima emergenza rifiuti -, ci domandiamo quali idee abbia il Governo e quali misure intende adottare prima che diventi emergenziale anche la situazione di molte altre regioni.
Inoltre, questo tema dei rifiuti, come lei, Ministro, aveva d'altronde riferito in una delle sue audizioni, richiede anche la necessità di predisporre un piano nazionale. Dal canto nostro, riteniamo che il piano nazionale debba anzitutto prevenire situazioni che si stanno aggravando. Sul tema dei rifiuti, tuttavia, così come sul tema delle bonifiche e, non ultimo, sulla questione dell'applicabilità dell'IVA alla TARSU e alla TIA - le ricordo, in proposito, che agli atti di sindacato ispettivo presentati per capire quali fossero le intenzioni del Governo dopo la sentenza n. 238 del 2009 della Corte costituzionale si è risposto solo con un rimpallo di competenze fra Ministero dell'ambiente e Ministero delle finanze -, non siamo riusciti ad avere spiegazioni dal Ministero, né, quindi, a dare indicazioni concrete sul territorio. Ed è proprio questo stato di incertezza e di mancanza di informazioni che ha contribuito a far sì che
sorgessero comitati spontanei di cittadini e che le organizzazioni dei consumatori si organizzassero per non far pagare il dovuto ai cittadini.
Sarebbe dunque necessario un chiarimento da parte del Governo anche su questa questione.
L'onorevole Realacci ha fatto riferimento alla nostra richiesta, sotto forma di emendamento al disegno di legge finanziaria per il 2010, di istituire un fondo per le bonifiche industriali. Riteniamo che questo sia un tema veramente sentito da tutti i territori del nostro Paese. Abbiamo chiesto che tale fondo si alimenti con una percentuale delle risorse destinate alla realizzazione delle infrastrutture. Tuttavia, ricordo che 3 miliardi di euro stanziati dal Governo precedente per le bonifiche sono stati sottratti dall'attuale Governo ai fondi FAS - lasciando in ambasce moltissime delle principali aree industriali da bonificare del nostro Paese - e che tali risorse non sono state ancora riallocate.
In questo senso, occorrerebbe almeno un segnale di collaborazione anche da parte del Ministero dello sviluppo economico. Si parla, infatti, di salubrità di quelle aree e di quei territori, ma anche di sviluppo economico e occupazione. Occorre considerare, infatti, che tali aree industriali in alcuni casi troverebbero anche la possibilità di essere riedificate e reindustrializzate, ma che - senza bonifiche - non hanno la possibilità di farlo velocemente.
Sorvolo sul tema della gestione dei servizi idrici, perché abbiamo svolto proprio nei giorni scorsi una discussione in merito, anche noi abbiamo impostato in modo che non fosse assolutamente ideologica.
Tuttavia, alla luce della delega che il Governo ha per la revisione del decreto legislativo n. 152 del 2006, riteniamo che sia necessario fare un approfondimento in proposito. Ne abbiamo parlato in questa Commissione e vorremmo che il Ministero dell'ambiente comprendesse fino in fondo l'importanza non solo della gestione delle acque, ma anche della necessità di individuare risorse e aiuti per avere un quadro complessivo di interventi sulla questione
delle risorse idriche, dalla tutela e controllo delle risorse, fino al ciclo integrato. Mi chiedo dunque se il ministero abbia un'idea in merito.
Attendevamo risultati che Il Comitato di vigilanza sulle risorse idriche aveva lasciato intravedere nella relazione presentata al Parlamento l'estate scorsa, nella quale era stato fatto un bilancio della cosiddetta «legge Galli». Tra l'altro, nella relazione vi erano riferimenti anche a un metodo normalizzato e a possibili decreti del Ministero dell'ambiente che dovevano dare indicazioni su alcune questioni salienti come, ad esempio, l'organizzazione dei distretti o la gestione delle acque più in generale.
Vorremmo dunque sapere a che punto sono tutte queste partite.
L'ultimissima questione che le voglio elencare, Ministro, riguarda la lotta all'inquinamento atmosferico e, dunque, la qualità dell'aria. Il nostro Paese è in infrazione rispetto a tale tema che allarma soprattutto la pianura padana. Per le quattro regioni coinvolte, che sono molto sviluppate economicamente, ma anche abbastanza a rischio dal punto di vista della qualità dell'aria, questo diventa un tema di grande emergenza, rispetto al quale - anche se nessuno ha la bacchetta magica - chiediamo al Governo se vi sono indirizzi e direttive in tal senso. Nella manovra finanziaria in discussione non abbiamo trovato nulla che andasse in quella direzione e ce ne dispiace, anche perché tale tema, insieme a quello dei grandi fiumi, dovrebbe essere preso in considerazione.
Della difesa del suolo e dell'aspettativa che tutti abbiamo verso un decreto che possa coprire le esigenze di un Paese con un rischio idrogeologico veramente molto alto ha già parlato l'onorevole Realacci. In proposito, chiedo solo per quando si prevede l'emanazione di questo decreto-legge che, oltre a coprire l'emergenza della Sicilia dopo gli eventi devastanti di Messina, allarma molte altre regioni del nostro Paese.
Come Commissione abbiamo svolto un'indagine conoscitiva su tale argomento e prodotto un articolato documento finale con delle precise sollecitazioni al Governo. Vorremmo pertanto che venissero dei segnali concreti anche in questa direzione.
CARMEN MOTTA. Signor presidente, sarò molto breve, anche perché intendo sottoporre alla signora Ministro una questione specifica e non ribadire le problematiche sollevate da altri colleghi.
Quella che vorrei trattare è una questione che ho già sottoposto al Ministero con una interrogazione - ovviamente, mi verrà data una risposta specifica - e che riguarda la realizzazione di un importante progetto per il fiume Po. Colgo l'occasione della sua presenza, signora Ministro, contando sul fatto che nella sua risposta possa allargare l'ambito del suo intervento, cosa che invece un'interrogazione restringe molto.
La questione è la seguente: l'Autorità di bacino del fiume Po, nel maggio del 2005, ha sottoscritto con la consulta delle province rivierasche del Po, un protocollo d'intesa che ha dato origine a un progetto strategico speciale per il fiume Po che, con delibera CIPE, ha avuto un finanziamento, nel dicembre 2007, di 180 milioni, a valere sulle risorse FAS.
Saprà altrettanto, signora Ministro, che purtroppo, con il decreto legge n. 112 del 2008, è stato istituito, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, un fondo per il finanziamento di interventi strategici in cui sono confluiti anche i fondi del piano strategico speciale per il fiume Po, denominato «Valle del fiume Po», del quale, da quel momento, si sono perse le tracce.
Le sottopongo questo problema, perché lei converrà, signora Ministro, che dalla realizzazione di questo progetto strategico speciale dipendono direttamente gli obiettivi di miglioramento delle condizioni di sicurezza delle popolazioni rivierasche, ovviamente attraverso il completamento della sistemazione ambientale e anche del riassetto idrogeologico dell'asta del fiume Po.
Questo progetto ovviamente prevedeva anche un potenziamento della rete ecologica, della conservazione qualitativa e
quantitativa della risorsa idrica del fiume e di promozione delle risorse ambientali e storico-culturali presenti lungo l'asta del fiume. In sostanza, quindi, vi era un riferimento anche al turismo fluviale.
Concludo dicendo, signora Ministro, che queste risorse erano importantissime e indispensabili per attuare gli obiettivi che ho succintamente citato e sarebbe importantissimo avere un'idea di dove sono finite queste risorse e se ancora si intende dare corso a questo progetto, tenuto conto che la commissione tecnica di verifica di impatto ambientale ha espresso il proprio parere e che quindi l'iter sarebbe pressoché concluso. Si tratta ora di dare corso alla sua realizzazione con lo stanziamento concreto delle risorse.
Dico questo, anche perché il gruppo della Lega nord - la signora Ministro lo saprà anche per una visita di ministri di questo Governo effettuata poche settimane fa lungo il fiume - ha presentato recentemente una proposta sul fiume Po che prevede interventi molto impegnativi, per rendere interamente navigabile il fiume, prevedendo sbarramenti lungo l'asse del fiume e immaginando quindi infrastrutture che, al di là della valutazione positiva o negativa che si può dare a questa proposta, hanno un impatto molto significativo dal punto di vista ambientale e dell'intero equilibrio del fiume.
Sottolineo, quindi, il paradosso secondo il quale, prima ancora di poter dare corso al citato progetto strategico speciale, su cui tutte le province rivierasche erano d'accordo con l'Autorità di bacino fiume Po, si sta già parlando di un altro progetto molto diverso. Segnalo, infine, che, a valere su queste risorse, che ammontavano 180 milioni, molte province avevano già fatto progetti specifici molto delineati, molto ben strutturati che attendevano soltanto l'erogazione delle risorse.
In sostanza, le chiedo dunque se è possibile sapere se questi 180 milioni sono andati completamente persi o meno, se è possibile recuperarne una parte, se quel protocollo di intesa ha ancora valore per il ministero e se quindi il ministero intende in questo modo non solo recuperare le risorse, ma anche dare corso al protocollo e al progetto stesso.
DOMENICO SCILIPOTI. Sarò brevissimo, anche perché credo alla buona fede, alla buona volontà da parte del Ministro, quando affronta degli argomenti che riguardano il tema specifico di sua competenza che è l'ambiente.
Nella mozione votato oggi all'unanimità dalla Camera, per quanto riguarda la problematica della tutela del clima, nell'interesse collegiale di tutti noi, vi sono state tantissime dichiarazioni di buoni intenti che, tuttavia, spesso non corrispondono alla realtà. Mi riferisco ad alcuni passaggi e dichiarazioni espressi da parte del Ministro e ad alcuni fatti che sono invece realmente presenti sul territorio.
Quando sento dire che di qui a poco si inaugurerà una centrale a carbone e sento parlare del carbone bianco pulito in provincia di Latina, rimango perplesso.
Quando mi accorgo che sul territorio nazionale viene effettuata una raccolta di pneumatici, l'80 per cento dei quali, come sappiamo, va fuori dall'Italia, ma dal 20 al 30 per cento va invece all'interno di un inceneritore in Lombardia, rimango ugualmente perplesso.
Colgo allora l'occasione, con il cuore, ma non per amore di polemica, per porre delle domande al rappresentante più alto del nostro Governo e del popolo italiano, riferendomi in modo particolare a una situazione che esiste a Siracusa.
Il 5 novembre, l'organizzazione mondiale di salute ha steso una relazione, nella quale sono stati presentati dei dati veramente catastrofici e in cui si dice che è automaticamente accertato che l'aumento di incidenza per tumori nella zona di Siracusa è pari al 6 per cento in più del normale.
Continuo anche con un'altra riflessione, che il Ministro conosce perfettamente, circa la Valle del Mela. Siamo stati sanzionati dalla Comunità europea perché in tale area, ossia il triangolo che va da Messina a Patti, l'inquinamento non è dato da CO2, ma da SO2, altamente tossico e
nocivo per la salute. Siamo stati sanzionati e la regione Sicilia ha risposto che si sta provvedendo.
Tuttavia, l'alta percentuale dei tumori e di malattia degenerative in quella zona è pari al 7,8 per cento.
Continuo con il mio ragionamento.
Quando sento dire che gli americani stanno installando l'antenna MOUS in provincia di Caltanissetta, precisamente a Niscemi, rimango perplesso.
Infatti, se il nostro Governo non prende una posizione e non chiarisce la situazione di queste antenne e di quelle che potrebbero essere le conseguenze, certamente mi aspetterei qualche chiarimento in merito.
Il fatto che si parli della situazione di Messina, senza ricordarci dei terremotati del 1908 - sono 3.240 persone - che abitano ancora nelle case con il soffitto in eternit, è veramente vergognoso e assurdo.
PRESIDENTE. Sono gli stessi del 1908?
DOMENICO SCILIPOTI. No, non sono gli stessi del 1908. Pregherei la Commissione, visto che nei prossimi giorni sarà a Messina, di andare a vedere e verificare. Tante persone infatti avranno attuato una procedura non molto legale, ma ci sono anche tanti padri di famiglia che vivono veramente in situazioni disastrose non per colpa loro, ma per la politica locale. A questo punto, non voglio addossare la responsabilità al Ministro, ma quantomeno auspico che intervenga.
Ho fatto un'interpellanza parlamentare per dire al Ministro che a Mazzarrà Sant'Andrea, in provincia di Messina, esiste una discarica dove è presente amianto e molto probabilmente rifiuti radioattivi che sono interrati e non si interviene.
Nella Valle del Mela esiste una fabbrica dove si è interrato da anni...
PRESIDENTE. Onorevole Scilipoti, visto i tempi ristretti chiederei che vengano rivolte domande politiche al Ministro.
DOMENICO SCILIPOTI. Presidente, la mia è una riflessione complessiva, proprio dal punto di vista politico. Infatti, se effettivamente c'è la volontà politica di risolvere i problemi, non bastano le dichiarazioni. Ecco perché svolgo queste riflessioni.
Se si continua ad inquinare con CO2 e con tutte le altre sostanze tossiche, come si può pensare di migliorare il clima? Non sarà mai possibile.
Si parla della tutela delle acque, ma si sa che in Italia esistono dodici laghi inquinati da alga rossa che produce un'alta tossina letale per la vita, perché inquina le falde acquifere. Potrei andare avanti ed elencare tantissimi altri esempi.
Non voglio fare polemica, per cui chiedo che questi fatti vengano riportati sul piano politico. La politica, infatti, non deve essere fatta solo di parole, ma deve anche realizzare concretamente delle azioni. Quando si hanno delle buone intenzioni e si resta sul territorio in una situazione di caos e a rischio, certamente non si attua una politica nell'interesse dell'ambiente.
Siccome sono convinto, e fino a prova contrario rimarrò di tale opinione, che da parte del Ministro c'è la buona volontà di risolvere dei problemi, dico che per fare questo non si può continuare ad avere il cromo esavalente nell'acqua della provincia di Bergamo e tante altre situazioni simili.
Mi auguro, signor Ministro, che oltre alle belle parole e alle intenzioni, si possa intervenire veramente. Penso ora alla sua dichiarazione, riportata dal Sole 24-Ore tre giorni fa, con la quale accusava il Governo precedente, in modo particolare il suo predecessore Pecoraro Scanio, di essersi comportato in modo scorretto perché in una riunione alla Comunità europea aveva detto che l'Italia si impegnava a diminuire l'inquinamento non del 5, ma dell'8 per cento. Ha mosso le sue critiche e ha affermato che gli operatori dell'industria italiana dovevano prendersela con Pecoraro Scanio e con il Governo precedente, perché non potevano continuare a inquinare. Io penso, invece, che l'atteggiamento del Governo precedente è stato
corretto nel dire che dobbiamo inquinare meno e consequenzialmente siamo i primi a voler fare un passo del genere.
Buona creanza politica vorrebbe che chi viene dopo non critichi il predecessore, ma intervenga seriamente e concretamente per portare avanti il suo operato nel modo più corretto e serio possibile.
Dal punto di vista politico, il problema non è prendere posizioni che ci portano su versanti completamente diversi per scontrarci, ma sui temi dell'ambiente dovremmo essere tutti uniti e compatti per trovare soluzioni nell'interesse della collettività. Questa era una mia piccola riflessione che non voleva essere di scontro e neanche polemica. Abbiamo affrontato spesso tali argomenti, ma di rado abbiamo ottenuto risposta.
TOMMASO FOTI. Signor presidente, svolgo molto brevemente alcune considerazioni.
La prima è la seguente. La mozione approvata questa mattina sui cambiamenti climatici ha glissato, per ragioni di opportunità, in ordine al tema del nucleare. Nella dichiarazione di voto, il collega Ghiglia, a nome del PdL, ha ribadito la nostra posizione favorevole al nucleare di terza generazione. In proposito, atteso che l'atto di indirizzo per la SOGIN dovrebbe essere già stato dato, o è imminente, da parte del Ministero dello sviluppo economico, chiedo in che modo il Ministero dell'ambiente intenda sviluppare un rapporto con il Ministero dello sviluppo economico, perché mi pare che il dicastero che lei rappresenta non possa essere escluso dall'avvio del nucleare in Italia.
Introduco velocemente la seconda domanda. Penso che nell'audizione sia stato meritoriamente messo in risalto il comportamento del Ministro e del Presidente del Consiglio rispetto alle emissioni di CO2 e alle previsioni che erano state fatte circa il mettere in ginocchio l'impresa italiana, nel momento stesso in cui alcune grandi potenze, come Stati Uniti, India e Cina, evitano di porsi la questione.
Volevo chiedere al ministero di continuare in questa azione saggia e di prudenza e di non dimenticare il tema delle emissioni di CO2, ma al tempo stesso di non dare adito ad atteggiamenti o a provvedimenti come quelli del passato che rischiavano creare grandi difficoltà all'industria italiana.
La terza considerazione è molto breve. Rispetto al miliardo di euro che dovrebbe essere nelle disponibilità del Ministero per la difesa del suolo, vorrei sapere se è già stato pensato un criterio in ragione del quale far fronte alle emergenze più significative, tenuto conto che alcune partite sono ancora aperte. Difatti, abbiamo delle situazioni di disagio e di disastro ambientale che si sono verificate, anche nel corso del 2008, e che non hanno ricevuto dalla protezione civile neanche la copertura economica per i primi interventi d'urgenza.
FRANCESCO NUCARA. Signor presidente, partirò da una considerazione puntuale che riguarda la difesa del suolo.
Dalla relazione del Ministro, ho notato che sono state recepite molte delle istanze che avevamo segnalato all'esito dell'indagine conoscitiva svolta dalla Commissione; non tutte per la verità, però è importante che si affronti il problema.
Oggi, il finanziamento per risolvere un problema in materia di difesa del suolo avviene attraverso la seguente procedura: il comune, l'autorità di bacino o la regione presenta la richiesta al ministero per il finanziamento di un'opera che riguarda la difesa del suolo e l'assetto idrogeologico. Successivamente, con un accordo interistituzionale tra il ministero e la regione, si danno queste risorse finanziarie.
Nell'indagine conoscitiva, abbiamo tentato di ribaltare questo concetto, che le richieste devono arrivare tutte attraverso le autorità di bacino, le quali sono titolate a gestire il piano di assetto idrogeologico.
Nel documento conclusivo dell'indagine conoscitiva, abbiamo anche indicato che forse bisogna ascoltare meno le regioni, per evitare - vedo che questo aspetto è riportato anche nella sua relazione - che gli interessi localistici ci portino a finanziare opere inutili. Nell'ultimo decreto di
ripartizione delle risorse finanziarie, per quanto riguarda l'assetto idrogeologico della mia regione, la Calabria, vi erano ad esempio assegnazioni per 100.000 euro che servivano, forse, a realizzare qualche piazza in qualche comune, ma che non servivano assolutamente a risolvere alcun problema nel settore dell'assetto idrogeologico del territorio. Concludo, quindi, su questo punto dicendo che se proprio le regioni vogliono fare interventi di questo tipo, allora dovrebbero mettere a disposizione le loro risorse, dal momento che ne hanno di proprie.
Signor Ministro, io ritengo che, dal punto di vista del metodo, è molto facile affrontare il problema della messa in sicurezza del territorio dal rischio idrogeologico, anche con risorse finanziarie scarse. Nel sito Internet del Ministero dell'ambiente, infatti, sono riportate tutte le zone, una per una, puntuali, che hanno un rischio dal più elevato al meno elevato (R4, R3, R2).
Con le regioni, dunque, si deve fare il discorso della priorità delle zone a rischio elevato, non delle priorità a seconda delle clientele degli assessori regionali.
I colleghi in Commissione affermano che le risorse sono poche. A parte il fatto che lei ha illustrato quanto si sta impegnando per avere dal Ministero dell'economia risorse aggiuntive a quelle - scarse - che già ci sono, il problema ha riguardato tutti i Governi. La difesa del suolo non ha interessato mai nessuno. Ogni volta che si devono trovare risorse finanziarie si tolgono alla difesa del suolo. Questo vale per questo Governo, per quello precedente e per quello precedente ancora.
Se pensiamo che, con una previsione ottimistica, ci vogliono 40 - più realisticamente 50 - miliardi di euro per mettere in sicurezza lo Stato italiano, forse riusciamo a capire che è difficile realizzare questo. Il problema vero è che qualunque Governo deve comprendere, e soprattutto lo deve capire il Parlamento, che il Ministero dell'ambiente è un ministero centrale nell'attività di ogni Governo.
Vengo da un viaggio istituzionale in Cina, dove ho rappresento la Camera dei deputati, su indicazioni del presidente Gianfranco Fini, presso l'Assemblea popolare cinese.
Ho parlato con il vicepresidente della Commissione ambiente della Cina. In quel Paese, per fatto istituzionale, i presidenti e i vicepresidenti della Commissione contano molto di più dei ministri e dei viceministri dell'ambiente. Loro sostengo che il problema delle centrali nucleari appartiene al Ministero dell'ambiente. Quando ho posto loro il problema della CO2, mi hanno risposto che se vogliamo l'aria pulita dobbiamo fare le centrali nucleari. Tutto passa da lì.
Personalmente, infatti, connetto anche il problema dei rifiuti alla pressione antropica e all'inquinamento delle falde acquifere. Noi che siamo meridionali, signor Ministro, sappiamo che molta dell'acqua per uso civile arriva dalle falde acquifere, quindi se la inquiniamo non possiamo utilizzarla.
Il punto centrale è che fino a quando la politica italiana, non questo o quel Governo - ora siamo in Commissione ambiente e difendiamo l'ambiente, ma se noi stessi deputati ci allontanassimo e andassimo in Commissione industria, forse difenderemmo l'industria -, fino a quando la politica italiana non comprenderà che il Ministero dell'ambiente deve essere l'asse centrale della politica di sviluppo del nostro Paese all'interno del Governo, avremo sempre a che fare con i problemi di cui stiamo parlando. Il ruolo del Ministero dell'ambiente deve essere centrale per lo sviluppo civile, ambientale e industriale del Paese.
Ad ogni modo, per quanto riguarda la difesa del suolo, credo che la Commissione abbia svolto un buon lavoro e mi auguro che gli uffici del ministero possano seguire le indicazioni che troveranno nel documento conclusivo dell'indagine conoscitiva approvato il 3 novembre scorso.
RENATO WALTER TOGNI. Sarò velocissimo, anche perché qui abbiamo trattato di tutto e di più, escludendo solo la scomparsa dei dinosauri dal pianeta.
Vorrei formulare una domanda precisa. Dato che lo Stato incamera parecchie risorse dal CIP 6, secondo lei - per finanziare alcune delle problematiche maggiori di cui abbiamo discusso diverse volte in questa Commissione, come i finanziamenti per le relazioni internazionali, la mobilità sostenibile, le bonifiche e i progetti di legge, come quello che a noi sta particolarmente a cuore relativo al sistema casa qualità - non sarebbe il caso di porre in essere un'azione perché parte di quelle risorse venissero destinate al Ministero dell'ambiente?
Se occorre attuare un'azione in questo senso, naturalmente la Lega darà il proprio pieno sostegno.
AGOSTINO GHIGLIA. Signor presidente, intervengo brevemente. Mi risparmierei la riflessione sull'utilità di audizioni di questo genere, che sinceramente sembrano una Treccani di domande che...
ERMETE REALACCI. Certo, se fossero fatte con cadenza meno che annuale!
AGOSTINO GHIGLIA. Ma non è quello il problema! Era solo una riflessione.
Formulerò alcune brevi questioni. Nel programma cittadinanza è stata inserita l'educazione ambientale. Quali saranno le prossime mosse del ministero, per cercare di renderla una materia a sé stante, vista l'importanza crescente che la questione ambientale assumerà nella nostra società?
Chiedo inoltre se vi sono già degli sviluppi rispetto al fondamentale progetto Sistri, che il ministero ha sottoscritto per la tracciabilità dei rifiuti; cosa per cui credo che vada reso merito al Ministro Prestigiacomo.
Rispetto, poi, alla Carta di Siracusa sulla biodiversità, che è stato un successo per il Governo durante il G8 ambientale, chiedo quali sono le attività conseguenti.
Infine, è evidente che anche noi siamo solidali con il Ministro nel chiedere maggiore risorse per il comparto ambiente considerato nel suo complesso.
GIUSEPPE SCALERA. Volevo porre molte domande, ma cercherò di farne soltanto due.
Vengo alla prima. Quando parliamo di difesa del suolo, non dobbiamo dimenticare che ci troviamo davanti a una realtà di livello nazionale, nella quale le struttura di tipo geologico e geomorfologico finiscono per essere particolarmente delicate. Pertanto, molti dei problemi esistenti nascono soprattutto dalla costituzione di natura geomorfologica e dalla conformazione geolitologica del Paese. Rivolgo una domanda volante, su questo piano, al Ministro. In Campania, a Ischia, abbiamo avuto una serie di problemi collegati a quel tipo di territorio. Mi chiedevo dunque quali interventi fossero stati programmati, per quanto riguarda una realtà così delicata e importante, anche in chiave turistica, a livello internazionale.
La seconda domanda è collegata in maniera diretta agli incendi boschivi. Nell'ambito degli ultimi anni - faccio riferimento al 2007 -, abbiamo avuto soltanto 596 persone denunciate e soltanto 13 sono state tratte in arresto. Il Ministero dell'economia fa ferimento, per gli ultimi anni, a una spesa che viaggia sulla soglia di 658 milioni di euro, al di là dei danni alle persone, agli immobili, alle aziende, ai posti di lavoro, al paesaggio e a tutto quello che naturalmente gli incendi boschivi finiscono per determinare.
Chiedo al Ministro quali tipi di interventi sono stati programmati per quanto riguarda il futuro, anche nell'ambito della difesa del suolo collegata agli incendi boschivi.
ROBERTO TORTOLI. A questo punto diventa difficile rivolgerle altre domande, in quanto ne sono state formulate in gran numero.
Voglio solo svolgere una riflessione e magari dare un suggerimento. Faccio parte di questa Commissione, salvo il periodo passato come sottosegretario al Ministero dell'ambiente, ormai da quindici anni.
Ho ascoltato i temi che si sono toccati oggi e le domande che le sono state rivolte; sono le stesse che vengono ripetute da quindici anni. Purtroppo, viene rappresentata una situazione che è caratteristica del nostro Paese. Sto parlando dell'assetto
idrogeologico, del problema della qualità dell'acqua, dell'aria, delle bonifiche, dei rifiuti e quant'altro.
Tutto questo mi fa pensare che sia arrivato il momento - ed è questo il motivo per cui oggi mi sono astenuto sulla mozione presenta in Aula da maggioranza e opposizione - di abbandonare il politicamente corretto a tutti costi e di riconoscere che il nostro Paese ha delle priorità.
Pertanto, occorre cominciare a pensare a queste priorità e smettere di inseguire le chimere di un politicamente corretto che ci porta a valutare il cambiamento climatico come la tragedia o il pericolo sul quale bisogna investire risorse.
Credo che sia molto più importante che il Ministero dell'ambiente, dopo tanti anni, prenda atto del fatto che nel nostro Paese occorre lavorare nella direzione dell'assetto idrogeologico: 44 miliardi sono una cifra enorme ma se è vero, come è vero, che negli ultimi venti anni si sono spesi 147 miliardi per i terremoti, allora è giusto che si cominci a mettere in sicurezza il nostro Paese dal rischio idrogeologico.
Come dicevo, mi sono astenuto nella mozione di oggi, ma non perché non condivida gli impegni si chiedevano al Governo e a lei come Ministro dell'ambiente.
Al contrario, li condivido e trovo corretto e giusto che l'Italia, come l'Europa, faccia una serie di scelte di tipo ambientale e lavori in quella direzione. Del resto, fa parte della tradizione europea e italiana avere sempre un'attenzione particolare sulla qualità del prodotto e dei processi produttivi, sia per quanto riguarda gli aspetti sociali, che quelli ambientali.
Non sono d'accordo, tuttavia, sul porsi degli obiettivi che possono essere invece un danno per il nostro Paese e non condivido neanche tutta la parte di premessa della mozione di oggi che, ripeto, era nel solco del politicamente corretto e che non conviene al nostro Paese.
Secondo i dati, infatti, nel 2030 l'Europa inciderà per il 9 per cento per quanto riguarda le immissioni di CO2 in atmosfera, gli Stati Uniti d'America per il 14 per cento, la Cina e l'India per il 37 per cento e gli altri Paesi in via di sviluppo per il 40 per cento. Stando così le cose, ritengo che il nostro Paese non deve seguire le chimere, perché non se lo può permettere. Deve fare una politica ambientale seria, ma attenta ed equilibrata.
PRESIDENTE. Abbiamo esaurito gli interventi. Stando a quello che abbiamo sentito, credo che nel prossimo incontro potremo senz'altro cercare di delineare un quadro sui contenuti e sui temi che saranno oggetto della delega legislativa per la revisione del decreto legislativo n. 152 del 2006. Inoltre, ritengo che potremo ricevere anche alcune risposte generali e fare il punto della situazione in previsione di Copenaghen.
Do la parola al Ministro per alcune considerazioni sui temi oggetto dell'audizione.
STEFANIA PRESTIGIACOMO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Presidente, desidero ringraziare tutti i colleghi per gli interventi svolti, per le domande poste sui temi di carattere generale, sui temi di maggiore attualità, ma anche i colleghi che hanno approfittato della mia presenza per porre delle domande specifiche.
Non ho tempo. Ovviamente, dobbiamo concludere questa audizione al più presto, secondo me, anche perché, vista la concordia che si è sviluppata su alcune tematiche in Commissione, con riferimento alla discussione della manovra finanziaria per il 2010, penso che sia molto urgente capire quali spazi di collaborazione con l'opposizione ci possano essere.
Del resto, è vero che - sono dati ormai noti a tutti - il bilancio del nostro Ministero è stato tagliato in maniera insostenibile, anche rispetto alle previsioni dello scorso anno, tuttavia sono anche stati conquistati importanti finanziamenti per la difesa del suolo.
Da questo punto di vista, capisco l'onorevole Tortoli quando afferma che ci sono delle priorità. Senza dubbio, intervenire sulla difesa del suolo è per il nostro Paese una priorità assoluta, perché non possiamo
consentire che ci siano ancora persone che perdono la vita sotto le frane. Quindi, questo problema va aggredito in maniera urgente e immediata.
Abbiamo svolto un certo lavoro che spero di poter proseguire anche con le regioni. Metteremo in campo un finanziamento di almeno 2,5 miliardi, che non sono i 40 miliardi che servono al Paese, ma sicuramente rappresentano un piano straordinario mai realizzato prima.
Ovviamente, dovremo attuarlo attraverso la collaborazione con gli enti locali, ascoltando le autorità di bacino che realizzano i piani di assetto idrogeologico (PAI), ma anche effettuando un'azione di controllo e di verifica delle richieste del territorio che non sempre corrispondono a un reale dissesto idrogeologico.
Siccome questa volta le risorse saranno consistenti, ma non sufficienti per coprire l'intero fabbisogno, dovremmo molto responsabilmente fare un elenco delle priorità tra le priorità.
Inoltre, è mia intenzione fare in modo che gli interventi che vengono finanziati si realizzino dalla A alla Z. Non è possibile continuare a finanziare pezzi di progetti e poi rinviare a successive annualità il loro completamento, perché questo ha prodotto quello che è sotto gli occhi di tutti.
Sui cambiamenti climatici, apprezzo il lavoro che è stato svolto e la mozione approvata oggi dalla Camera. Posso capire alcune motivazioni che hanno portato a delle scelte individuali, pur nel quadro di una condivisione dell'obiettivo di fondo, tuttavia, apprezzo molto il lavoro che ha fatto il Parlamento. Infatti, che alla vigilia di Copenhagen, dalla Camera dei deputati italiani venga una mozione unitaria è molto incoraggiante per noi negoziatori.
In questo momento, nessuno può dire quale sarà l'esito di Copenhagen, perché ormai si negozia quasi ininterrottamente. È prevista la presenza ad una cena di lavoro dei Capi di Governo e dei Capi di Stato per il giorno 16 dicembre. Questo, secondo la presidenza danese, significa che il negoziato si deve concludere il giorno prima. Non si può lasciare in mano ai Capi di Stato un negoziato con una serie di problematiche ancora aperte. Non è questo il senso dell'invito che la presidenza danese ha fatto ai Capi di Stato e di Governo.
Ritengo che il Presidente Silvio Berlusconi sarà presente. Alcuni presidenti europei hanno già dato conferma della loro presenza. Si pensava di coinvolgere i Capi di Stato e di Governo in vista di un accordo, dal momento che questo sembrava possibile. Dopo la riunione APEC di Singapore, c'è stato un momento di sbandamento. Tuttavia, sono molto fiduciosa, perché penso che a Copenhagen ci sarà un risultato importante, anche se l'accordo verrà definito in due tempi.
Penso che facciamo male a giudicare Copenhagen come un fallimento, perché questo indebolirebbe anche la spinta che c'è a livello mondiale ad aggredire la questione delle emissioni di CO2, a fare una politica che comunque tutti i Paesi stanno attuando, inclusa la Cina.
Penso che prima di Copenhagen la Cina varerà un piano nazionale per il prossimo decennio di riduzione di emissioni, probabilmente quindi si presenterà a Copenhagen con degli impegni già assunti.
Di sicuro l'Italia fa parte dell'Europa e non si sottrae agli impegni. Quello che non deve accadere, tuttavia, - lo dico in maniera molto chiara - è che si faccia il protocollo di Kyoto 2. Non possiamo consentire, infatti, che per alcuni Paesi ci siano impegni legalmente vincolanti e per altri impegni solo politici. A questo noi non ci staremo, ma saremo pronti ad accettare il passaggio dal 20 al 30 per cento, se ci sarà un accordo legalmente vincolante per tutti e se, all'interno dei Paesi sviluppati, gli impegni di riduzione saranno comparabili.
In altre parole, chiediamo che anche gli Stati Uniti facciano di più. Altrimenti, ci rifacciamo alle conclusioni del Consiglio europeo, laddove si dice che il passaggio dal 20 al 30 per cento è legato a questo accordo globale. Diversamente, si può parlare anche di un 30 per cento, ma si vedrà se attuarlo entro il 2030.
D'altro canto, in base alle conclusioni del pacchetto 20-20-20 del Consiglio europeo
del dicembre dello scorso anno, questo passaggio va ratificato dal Parlamento europeo e dalla Commissione, quindi il passaggio dal 20 al 30 per cento non è così automatico.
Per quanto riguarda tutti gli altri temi, come le questioni del Po e dell'ISPRA, mi riservo di portare dei dati più approfonditi e di rispondere esattamente alle domande poste dai colleghi.
In generale, direi che non siamo messi così male dal punto di vista degli impegni e anche del lavoro svolto in questo anno.
Devo dire di essere stata veramente contenta, l'altro ieri, quando mi sono arrivati dei dati assolutamente straordinari rispetto a due parametri, due indicatori che non possono essere considerati di parte. Uno di essi è il numero delle infrazioni comunitarie, che si sono ridotte del 33 per cento. Addirittura, negli ultimi due mesi, non si è aperta nessuna procedura di infrazione nei confronti dell'Italia.
Come sappiamo, siamo sempre stati «campioni» in Europa per le procedure di infrazione, la maggior parte delle quali erano proprio in campo ambientale.
Credo dunque che questo sia il frutto del fatto che molte procedure sono state chiuse e che ne sono state aperte molte meno nel corso di quest'anno, ma ritengo anche che una politica dell'ambiente dialogante, anche con il mondo produttivo, abbia portato a una maggiore responsabilità. È evidente infatti che ci sono meno procedure di infrazione e questo è un grande risultato.
Il secondo risultato importantissimo è che i dati relativi alle emissioni di CO2 finalmente si disaccoppiano dal PIL. Questo è un passaggio assolutamente rilevante che dobbiamo analizzare meglio sul piano scientifico e tecnico, per capirne i meccanismi, ma non c'è dubbio che è un cambiamento di trend. Ciò significa che i tanti investimenti e le infrastrutture che si sono realizzate hanno contribuito a un cambiamento di trend.
Come detto, dunque, le emissioni di CO2 non crescono più in maniera collegata al PIL, ma in modo diverso. Questo vuol dire che abbiamo davvero la possibilità di fare una politica di contenimento delle emissioni di CO2 che richiede, ovviamente, una regia.
La regia si può anche fare con due paginette allegate al DPF, ma secondo me questa va attuata innanzitutto nella quotidianità. La nostra azione è consistita - non voglio dirlo per fare una critica al precedente Governo - nel riattivare presso il CIPE la cabina di regia che affidava al Ministero dell'ambiente il coordinamento delle politiche di tutto il Governo.
Come vado ripetendo sempre, infatti, è impensabile che una politica di contenimento della CO2 possa essere attribuita all'attività di un solo ministero. Tutti siamo chiamati a impegnarci e a dare un contributo. Dagli enti locali, alle imprese, ai singoli cittadini, tutti possiamo contribuire alla riduzione delle emissioni di CO2. Ovviamente, serve una strategia Paese, altrimenti questo trend non cambierà mai. Quindi, la cabina di regia è finalmente ripartita e anche il fondo rotativo di Kyoto, che, è vero, era stato stanziato dal precedente Governo, ma non era mai stato attivato.
Non è stato semplice farlo, ma posso dire che ormai l'iter si è finalmente concluso e che a gennaio saranno disponibili 600 milioni di euro presso la Cassa depositi e prestiti. Questi fondi saranno dati a un tasso veramente conveniente, cofinanzieranno investimenti nell'innovazione tecnologica e davvero mobilizzeranno - abbiamo calcolato - investimenti per almeno 3 miliardi di euro.
Quello di cui parlo, infatti, è un fondo di rotazione che quindi si rialimenta.
È chiaro che sarebbe opportuno, anche in occasione dell'approvazione della manovra finanziaria, prevedere degli stanziamenti per i cambiamenti climatici, anche per presentarci in maniera adeguata a Copenaghen. È chiaro, tuttavia, che se ci sarà l'accordo, questo sarà anche basato su un contributo che i Paesi sviluppati dovranno dare in favore dei Paesi in via di sviluppo.
Non si parla più di centinaia di billion, ma di un fast start, un piccolo contributo iniziale e immediato da mettere subito in
campo. Ovviamente, l'Italia dovrà fare la sua parte, nell'ambito della quota europea. Quindi, che nella manovra finanziaria ci sia o meno un capitolo sui cambiamenti climatici, saremo comunque chiamati a svolgere un ruolo. In questo senso, credo che sarebbe opportuno considerare uno stanziamento anche nella legge finanziaria per il prossimo anno, perché il fondo rotativo è un'iniziativa ottima, ma se ne possono fare molte altre anche aggiuntive.
Volevo già darvi un minimo di risposte, perché mi sembrava doveroso, ma mi riservo di affrontare le restanti questioni in un altro momento. Tornerei la prossima settimana, ma mi dicono che non è certo che ci saranno lavori parlamentari.
Anche quello della carbon tax è un tema da approfondire. È chiaro che l'alternativa alla carbon tax, all'accordo globale quindi, è una misura contro la delocalizzazione delle imprese, che è stata pensata e proposta dai francesi in questo senso, ma l'argomento va approfondito. Anzi, la Commissione potrebbe darci un aiuto da questo punto di vista.
In conclusione, do la mia disponibilità per concludere l'audizione martedì prossimo, sempre che per quella giornata la Commissione sia convocata.
PRESIDENTE. Nel ringraziare il Ministro Prestigiacomo per la disponibilità manifestata e riservandomi di concordare con lei la data per la conclusione dell'audizione, rinvio il seguito della stessa ad altra seduta.
La seduta termina alle 16,25.