Sulla pubblicità dei lavori:
Alessandri Angelo, Presidente ... 3
Audizione del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri Guido Bertolaso in merito ai lavori di bonifica nel tratto di mare antistante l'ex arsenale militare dell'isola della Maddalena (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Alessandri Angelo, Presidente ... 3 12 15 18
Bertolaso Guido, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri ... 3 15 16 17 18
Calvisi Giulio (PD) ... 12 15
Pili Mauro (PdL) ... 17
Zamparutti Elisabetta (PD) ... 16
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Repubblicani; Regionalisti, Popolari: Misto-RRP; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano: Misto-Noi Sud LA-PLI.
Resoconto stenografico
AUDIZIONE
La seduta comincia alle 14.
PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri Guido Bertolaso in merito ai lavori di bonifica nel tratto di mare antistante l'ex arsenale militare dell'isola della Maddalena.
Do subito la parola al sottosegretario Bertolaso, che ringrazio per la sua presenza.
GUIDO BERTOLASO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor presidente, in occasione della recente seduta della Commissione durante la quale ho fornito una serie di informazioni in risposta ad alcune interrogazioni, era stata sollevata l'opportunità di riferire sulla questione delle bonifiche nell'ambito dell'ex arsenale militare della Maddalena.
Lei ricorderà che non solo avevo accettato di buon grado l'ipotesi di riferire in Commissione su questa vicenda, ma avevo anche espresso il vivo auspicio che la Commissione potesse effettuare un sopralluogo in loco, per prendere visione degli interventi e dei lavori che abbiamo realizzato nell'arco di poco meno di 12 mesi.
Spero vivamente che tale sopralluogo possa realizzarsi, anche a seguito delle informazioni e delle delucidazioni che fornirò nel corso di questo mio intervento. Posso assicurare, infatti, che solo recandosi sul posto, prendendo visione dello stato di fatto preesistente (relativamente al quale fornirò la documentazione) e prendendo atto sul posto degli interventi realizzati e della situazione che oggi abbiamo lasciato ai maddalenini, alla Gallura e alla Sardegna, si può fare una valutazione ed esprimere un giudizio obiettivo e sereno su questa vicenda, al di là di tutti gli altri aspetti che ovviamente sono di competenza della magistratura e sui quali, sicuramente, non spetta a me intervenire in questo momento per non interferire sulle attività e sulle indagini in corso.
Se lo riterrete opportuno e ve ne sarà il tempo, procederò alla proiezione di alcune diapositive e di alcuni filmati relativi al lavoro svolto.
Questa audizione, come sappiamo bene, nasce come conseguenza di un'ampia documentazione giornalistica, in seguito alla quale ho anche avuto «l'onore» di essere pubblicato sulla copertina di un noto settimanale del nostro Paese che, con il titolo «Discarica Maddalena», ha cercato ancora una volta di screditare e di valutare la Protezione civile a livello di vera e propria
discarica. Come vedremo dalle immagini, non mi sembra di poter dire che questo abbia un fondamento.
Sono costretto - mi scuso se ruberò del tempo agli onorevoli parlamentari - data la delicatezza dell'argomento e l'assoluta tecnicità di questa vicenda, a leggere una relazione sull'iter delle iniziative, soprattutto riguardo alla bonifica dei siti, lasciando poi, come è mia abitudine, un'ampia documentazione in Commissione, dove saranno riportati in dettaglio la relazione e gli allegati tecnici, compresi i verbali delle Conferenze di servizio, le indagini, i risultati delle analisi, delle caratterizzazioni e quant'altro.
Il ripristino ambientale dell'ex arsenale militare della Maddalena si è sostanziato in due attività: il dragaggio e il ripristino ambientale, propedeutici al completamento della bonifica, dei fondali marini prospicienti l'area dell'ex arsenale, territorio della Marina militare italiana, realizzato alla fine fine dell'800, importante polo militare dove si costruivano addirittura navi da guerra. Nel corso del passato secolo è andato in stato di totale abbandono ed è diventato quindi come un dente cariato, rappresentando una situazione di difficile soluzione nel contesto di un arcipelago che, come sappiamo, è una delle aree ambientali più importanti del nostro Paese e di tutto il Mediterraneo.
Oltre agli interventi di bonifica dei fondali marini, sono stati realizzati anche di interventi di bonifica a terra.
La descrizione dell'attività di bonifica a terra porterà via solo pochi minuti, dal momento che i relativi interventi sono stati conclusi nel corso dell'anno 2008, quando sono iniziate le attività organizzative e di programmazione per il vertice del G8 che, come è noto, si doveva tenere nel luglio 2009 presso l'ex arsenale della Maddalena, su decisione del precedente Governo.
Ciò è avvenuto prima ancora che la zona che vedremo anche nelle immagini, compresa fra il molo, le banchine antistanti Cala Camiciotto, molo Carbone e l'ex deposito di cavi della Telecom, e l'antistante specchio d'acqua fossero individuati come sito di interesse nazionale.
I progetti di bonifica a terra sono stati presentati ed approvati nella Conferenza di servizio, (troverete in allegato la documentazione) e si sono conclusi con una certificazione che è stata emessa il 12 ottobre del 2009 dalla provincia di Olbia Tempio, che recependo le certificazioni dell'Agenzia regionale protezione ambientale (ARPA) della Sardegna e dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, l'ISPRA, attesta il completamento degli interventi di bonifica a terra, ritenendo le opere conformi ai progetti approvati e le aree a terra dell'arsenale militare idonee agli usi legittimi, essendo stati raggiunti gli obiettivi di bonifica e messa in sicurezza permanente dei relativi sedimi.
Quanto alla bonifica a terra, abbiamo realizzato la pulizia di 28 serbatoi e di 20 vasche interrate, con un bilancio di 62.000 tonnellate di materiali raccolti. Il 21 per cento di questi materiali era classificato come pericoloso, perché contenente amianto, idrocarburi o metalli.
Nel periodo delle bonifiche a terra, oltre 2.000 autocarri e 3 navi traghetto hanno fatto la spola quotidianamente fra la Maddalena, la Sardegna e la penisola per trasportare questi materiali presso impianti di smaltimento specializzati. Anche l'intero specchio d'acqua dell'arsenale, un'area di 17 ettari di mare, è stato interessato da interventi di bonifica avviati a ottobre del 2008 e terminati a maggio del 2009.
Questi lavori hanno consentito di dragare 70.000 metri cubi di sedimenti. Tutte le operazioni, sia a terra che in mare, sono state realizzate con il supporto e la supervisione di enti territoriali locali e con il controllo dei tecnici del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.
Detto questo per quanto riguarda l'aspetto delle bonifiche a terra, di cui troverete ampia documentazione sia tecnica che fotografica nel volume che lascerò alla Commissione; passo ora all'aspetto più delicato che è quello delle bonifiche in mare.
Faccio una premessa di carattere tecnico-terminologico che non deve creare ulteriori equivoci o fraintendimenti che potrebbero dare luogo ancora una volta a facili strumentalizzazioni. Il termine «bonifica» viene spesso usato in modo improprio come attività di sanificazione di un'area, vale a dire il complesso degli interventi atti a ristabilire le migliori condizioni igienico-ambientali di un sedime, sia esso terrestre o marino.
In senso tecnico, invece, come sappiamo e come sanno gli onorevoli parlamentari - ma ci stanno anche ascoltando, se ho capito bene, i nostri colleghi della stampa - il termine «bonifica» rappresenta esclusivamente il punto finale, l'avvenuto raggiungimento degli obiettivi di quello che abbiamo sopra definito come ripristino ambientale.
Ecco perché non è corretto affermare che, nonostante la bonifica, l'area risulta essere ancora inquinata, come qualcuno continua a sostenere: se l'area è stata bonificata, non ci può essere inquinamento e, se c'è inquinamento, l'area non è stata bonificata. Ho fatto questa premessa, perché da più parti si afferma che sono stati compiuti interventi di falsa bonifica: questo non è corretto. Sono invece stati compiuti interventi di caratterizzazione, dragaggio, rimozione di sedimenti, asporto di materiale di qualsiasi natura, tutti finalizzati ed essenziali inizialmente per ospitare il vertice del G8 e soprattutto per il raggiungimento dell'obiettivo di bonifica.
Voglio ricordare, dal momento che si è parlato di affermazioni non vere da parte del sottoscritto, che le considerazioni che ho appena espresso sono state oggetto di una dichiarazione che feci il 7 maggio scorso in occasione della conferenza stampa che tenni a Palazzo Chigi, dove ricordavo appunto che tutti gli interventi presso l'area marina dell'ex arsenale erano ancora in corso e che si sarebbero conclusi probabilmente entro la fine di quest'anno.
Queste dichiarazioni sono state riportate in modo corretto da alcuni organi di stampa locale. Per quello che riguarda i fatti, nel corso del mese di settembre 2008 il Dipartimento, avendo avuto contezza nel corso dei lavori della potenziale contaminazione dei fondali marini, aveva interessato prima in via informale poi in via formale i competenti uffici del Ministero dell'ambiente per avviare un procedimento condiviso per il dragaggio e la gestione dei sedimenti.
In relazione alle attività previste dal progetto di adeguamento della portualità marittima che rappresentava una parte importante di tutto il lavoro compreso nelle attività che dovevano essere realizzate per il G8, il Ministero dell'ambiente richiese all'ISPRA il supporto tecnico-scientifico nell'attività di caratterizzazione e ripristino ambientale dei fondali marini di tutta la zona interessante quindi il complesso dell'area militare.
In questa area sono stati programmati interventi finalizzati alle realizzazione di strutture dedicate all'evento: banchine fino al molo Carbone, un'area di colmata e un molo con radice all'estremo ovest dell'area di intervento stessa. Per l'esecuzione di tali opere si è reso necessario il dragaggio dei fondali fino a raggiungere la profondità di imbasamento dei cassoni che sono stati utilizzati per realizzare le banchine fino a quattro metri sotto la superficie per organizzare la gestione di tutte le attività.
L'area dell'ex arsenale venne perimetrata e inserita nella lista dei siti prioritari per la bonifica sia alla luce dell'importante valore ambientale dell'area, ma soprattutto per la complessità e unicità degli interventi programmati, come ho detto, con il supporto e la condivisione delle amministrazioni centrali e locali.
Il 19 novembre 2008, con l'ordinanza n. 3716 venne stabilito che l'area dell'arsenale compresa nell'ambito delle aree che già ho descritto dovesse essere individuata come sito di interesse nazionale; con questa ordinanza abbiamo recepito senza deroghe una legge dello Stato, l'articolo 1, comma 996, della legge 296 del 27 dicembre 2007, legge finanziaria, emanata appositamente per la disciplina delle attività di bonifica e di gestione di sedimenti contaminati ricadenti all'interno delle aree cosiddette SIN.
Nel caso specifico nel novembre del 2008, a seguito della predisposizione e approvazione in Conferenza di servizi del piano di caratterizzazione ambientale dei fondali del tratto di mare antistante l'ex arsenale, è stata avviata l'analisi dei sedimenti dei fondali. Tali attività condotte dall'ISPRA hanno visto la supervisione degli organi di controllo dell'ARPA Sardegna e dei laboratori accreditati SGS di Cagliari. Le indagini mostrarono un'assenza di sedimenti pericolosi, evidenziando allo stesso tempo tracce di contaminazione principalmente riconducibili alla passata attività navale e militare, con la presenza confermata poi sul fondale di materiale vario. Lo potrete vedere, se ne avete voglia e tempo, dalle immagini che proietteremo della ripresa subacquea fatta prima degli interventi nell'area: si vedono copertoni, munizioni, fusti, catenarie varie. C'è di tutto lì, perché dobbiamo ricordarci che quello era un porto della marina
militare che per 110 anni è stato utilizzato per tutte le attività che sono state portate avanti nel corso di due guerre mondiali e questo forse può dare il senso di quello che abbiamo trovato in quei fondali. Vedendo le immagini, ripeto, questo sarà molto più chiaro.
Sulla base delle risultanze chimiche, fisiche ed ecotossicologiche venne predisposto da ISPRA uno studio sui sedimenti contaminati, che suggeriva la rimozione prioritaria del primo stadio di sedimenti per circa cinquanta centimetri nelle darsene interne e lungo la banchina per un quantitativo pari a circa 40.000 metri cubi di materiale.
Per dare attuazione a questi interventi di dragaggio e bonifica, nel corso del mese di dicembre 2008 venne presentato dall'impresa incaricata un progetto che prevedeva il dragaggio di circa 60.000 metri cubi di sedimento e il loro contestuale recupero a seguito di specifici trattamenti di solidificazione e stabilizzazione all'interno di una struttura conterminata, una colmata realizzata ai fini dell'infrastrutturazione portuale. Con quel materiale, quindi, si fabbricava di fatto un grande piazzale prospiciente una struttura, un obbrobrio allora, che poi è stato anch'esso trasformato e che sarebbe dovuto essere il centro catering per la stampa in occasione del G8 e che invece in occasione della Louis Vuitton Cup il mese scorso è diventato il centro per la assistenza di tutte le imbarcazioni che hanno partecipato alle regate della Coppa.
Il progetto venne presentato pubblicamente, recepì le osservazioni e le integrazioni di tutti gli enti competenti, prima in Conferenza dei servizi istruttoria del 19 dicembre 2008 e poi, trovando condivisione e approvazione finale, nella Conferenza di servizi decisoria del 28 gennaio 2009. La relativa documentazione è allegata alla mia relazione.
In sede di approvazione progettuale venne prescritto di adottare tecnologie di dragaggio di tipo ambientale e opportune misure di mitigazione, quali l'utilizzo di veri e propri schermi protettivi galleggianti, al fine di minimizzare al massimo durante lo scavo lo spostamento del materiale in sospensione e quindi eventuali ulteriori impatti sull'ambiente marino.
Nello stesso tempo per monitorare l'intero processo finalizzato alla bonifica e per rilevare qualsiasi anomalia durante la lavorazione nell'area marina, venne previsto un attento piano di monitoraggio della cosiddetta colonna d'acqua; a garanzia degli operatori e dei cittadini, allo scopo di assicurare la tutela della salute pubblica e dell'ambiente, su richiesta degli enti territoriali (ricordiamo il noto problema della base navale americana di sommergibili atomici) sono state anche condotte sui sedimenti apposite indagini radiometriche che hanno mostrato la totale assenza di radioattività in tali materiali. Questo non lo afferma Bertolaso, lo dice l'ISPRA, lo dice l'ARPA, lo dicono i laboratori che hanno competenza e responsabilità nell'esprimere questo genere di valutazione.
Nel gennaio 2009 su richiesta del comune di Maddalena venne anche predisposta una ulteriore integrazione al piano di caratterizzazione ambientale, in modo di andare anche oltre l'area propria dell'arsenale e fare un'analisi sullo stato di qualità dei fondali dell'area circostante
che sono frequentemente utilizzati da barche da diporto o di pescatori, per fare eventuali verifiche su quella che potrebbe essere una situazione preoccupante all'esterno dell'area di nostra competenza.
Le attività di dragaggio e la gestione dei materiali iniziavano nel mese di febbraio 2009: sono state condotte tramite l'utilizzo di una motonave draga dotata di pozzo di carico, escavatore con braccio munito di benna chiusa, utilizzati per i dragaggi ambientali.
Le operazioni di dragaggio ci sono sempre svolte con la supervisione dell'ARPA Sardegna e della provincia di Olbia Tempio che hanno redatto specifici verbali sull'attività in corso.
Tutti i materiali dragati sono stati portati preliminarmente a terra in vasche di stoccaggio impermeabilizzate in modo da controllare nuovamente in cumulo le caratteristiche chimiche, per stabilirne la corretta gestione.
Le concentrazioni riscontrate hanno permesso di classificare tutto il volume di sedimento analizzato come non pericoloso e, laddove necessario, i sedimenti sono stati sottoposti a un trattamento di tipo biologico per accelerare il processo di degradazione degli idrocarburi. Quando era presente l'arsenale militare potete immaginare che cosa accadeva ogni giorno in quel porto quando c'erano carichi di carburante, si sostituiva l'olio, si tiravano fuori i motori, si dovevano aprire barche e navi di medie e piccole dimensioni per gli interventi di riparazione.
Di fatto la situazione dal punto di vista dell'inquinamento da idrocarburi pagava lo scotto di 110 anni di utilizzazione di quel tipo.
Successivamente per la loro totalità i sedimenti sono stati vagliati e separati in maniera da allontanare tutti i trovanti presenti, compresi i residui di origine bellica, e quindi trattati con un sistema di stabilizzazione e solidificazione. Questa tecnologia, brevetto finlandese, innovativa a livello europeo e mondiale, ha permesso di coniugare le esigenze di tipo geotecnico e strutturale con quelle di natura ambientale per minimizzare il rilascio delle sostanze inquinanti nella matrice prodotta.
Tutti i materiali così trattati, divenuti inerti e stabilizzati, sono stati defluiti all'interno di strutture di contenimento che, come previsto dalla norma, sono state costruite al fine di garantire la tutela delle aree marine circostanti.
Le operazioni di dragaggio si sono concluse fra la fine del mese di aprile e la prima decade del mese di maggio 2009.
Le operazioni di gestione e trattamento dei sedimenti a terra in vasca di colmata sono state affidate a una società specializzata, l'impresa ICOP, proprietaria della macchina e del brevetto finlandese per la solidificazione e la stabilizzazione dei sedimenti.
Per accelerare le operazioni di trattamento e chiusura della cassa di colmata e per migliorare le caratteristiche di portanza della cassa stessa è stato realizzato un reticolo di arginature interne per consentire la divisione lotti del materiale da trattare, favorendone quindi la logistica e le tempistiche di esecuzione.
Nel corso del mese di giugno 2009, al termine del trattamento di tutti i materiali contenuti all'interno della colmata, si è provveduto a precaricare i materiali trattati per consentire l'assestamento strutturale del piazzale, perché vi ho ricordato abbiamo fatto un grande piazzale con questa vasca di colmata, e poi si è chiuso, così come da progetto, con un doppio strato di HPDE - tessuto non tessuto - per garantire l'impermeabilizzazione del sistema; sopra l'impermeabilizzazione è stato posto un doppio strato costituito da misto stabilizzato e misto cementato, con un sistema di drenaggio superficiale per consentire la raccolta delle acque meteoriche.
Al termine di tutte le operazioni sono state elaborate strategie di caratterizzazione specifiche per verificare il fondo scavo dei sedimenti marini e per la composizione dei materiali della cassa di colmata, per definire gli standard ambientali e strutturali raggiunti in ottemperanza a quanto stabilito appunto dall'ordinanza di
cui ho già parlato. Tali indagini sono state mirate a garantire la sicurezza e la tutela della salute e dell'ambiente.
Nel dettaglio sono stati eseguiti i seguenti interventi: caratterizzazione chimico-fisica dei materiali contenuti nella cassa; rilievo batimetrico dei fondali marini dopo il dragaggio; verifica delle caratteristiche chimico-fisiche dei sedimenti del fondo scavo nei fondali dragati.
Per quanto concerne le indagini di caratterizzazione della cassa di colmata, sono state condotte dalla società CMG testing per il campionamento e dai laboratori SGS di Cagliari per la determinazione delle analisi chimiche. Tutte le operazioni si sono svolte sotto la supervisione degli organi di controllo dell'ISPRA, dell'ARPA e della provincia di Olbia Tempio. A seguito delle risultanze analitiche l'ISPRA ha provveduto a eseguire, ai sensi del decreto ministeriale 7 novembre 2008, la relativa analisi di rischio il cui risultato presentato nel corso della Conferenza di servizi del 30 giugno 2009 ha evidenziato che le concentrazioni residue di inquinanti presenti nella vasca di colmata risultano compatibili a seguito del trattamento dei sedimenti e del completamento della vasca con la copertura finale, con eventuale attività di tipo portuale.
Tale analisi di rischi è stata elaborata per maggior cautela impostando uno scenario di riferimento di tipo residenziale che prevede l'utilizzo dei parametri di esposizione maggiormente conservativi.
Per quanto riguarda invece gli interventi di dragaggio in ottemperanza a quanto stabilito appunto dal decreto che disciplina gli interventi di bonifica nei siti SIN, sono state condotte le verifiche di fondo scavo sui fondali marini per valutare la rispondenza dell'esecuzione dei lavori con quanto pianificato nel progetto e, più nel dettaglio, per costituire l'esatto nuovo assetto batimetrico e la caratterizzazione chimico-fisica dei sedimenti presenti nel fondo scavo.
A seguito dell'avvenuto dragaggio del giugno 2009 sono state condotte le indagini batimetriche di cosiddetta seconda pianta, da confrontare con i rilievi eseguiti ne mese di aprile del 2008, quindi prima degli interventi dell'Università di Roma La Sapienza, che aveva usato una metodologia Multibeam continua.
Tale attività, eseguita sotto la supervisione dell'ISPRA, con strumentazione Singlebeam hanno evidenziato un'estrema variabilità nell'andamento del fondale e hanno mostrato anomalie inspiegabili nel confronto con i livelli di prima pianta effettuati con il metodo Multibeam.
Tali discordanze sono state imputate principalmente alla differente metodologia utilizzata per effettuare il livello batimetrico finale. Infatti il rilievo Singlebeam, nonostante si sia cercato di coprire la maggior parte dell'estensione possibile, non è in grado di fornire parametri confrontabili con quell'altra tecnologia.
L'ISPRA nei primi mesi del 2010 ha provveduto a elaborare i dati nelle aree soprattutto del centro dello specchio acqueo chiedendo una serie di altri approfondimenti; in prima istanza si è osservata sulla batimetria una variabilità rispetto agli spessori di sedimento dragato che varia fra i venti centimetri e i due metri.
Per quello che riguarda le indagini chimico-fisiche per i sedimenti del fondo scavo al termine delle operazioni di dragaggio è stata realizzata una campagna di caratterizzazione col supporto dell'ISPRA e la supervisione degli enti territoriali di controllo.
Queste attività hanno eseguito una metodologia di campionamento con un reticolo a maglie regolari che coprivano l'intera area di dragaggio e bonifica dalla quale prelevare, tramite un operatore subacqueo, i sedimenti superficiali.
Anche in questo caso è stata effettuata una serie di interventi dei quali sono riportati i risultati; c'è stata la difficoltà per l'operatore subacqueo a fare dei campionamenti anche laddove di fatto non c'era materiale disciolto ma semplicemente granitico.
L'operazione è stata svolta e a seguito di essa, alla luce di quanto convenuto in una riunione che si è tenuta a Cagliari il 19 novembre 2002, si è ritenuto indispensabile ripetere il campionamento nelle
aree interne scegliendo la magliatura di caratterizzazione delle sezioni di prelievo sulla base delle indagini batimetriche eseguite nel mese di ottobre 2009 che individuano con precisione le aree dragate.
Nello stesso tempo avevamo chiesto un parere agli enti competenti circa gli esiti della caratterizzazione della cosiddetta area esterna, nonché dell'area del porticciolo della Main conference a seguito dell' attività di scavo.
Dalla documentazione depositata si evince che sia l'ARPA Sardegna che l'ISPRA il 21 dicembre 2009 hanno espresso le loro valutazioni, dalle quali emerge che le analisi chimico-fisiche e biologiche non hanno evidenziato situazioni di particolare contaminazione, che gli idrocarburi policiclici aromatici, che sappiamo sono i più pericolosi per la loro potenziale tossicità e cancerogenità sono presenti nell'area in concentrazioni molto basse inferiori o pari ai limiti di quantificazione. Per tale motivo concludevano che nell'area indagata non è necessario avviare interventi di bonifica.
Sempre nell'ambito della relazione dell'ISPRA e dell'ARPA, sulla base delle analisi che erano state eseguite successivamente, è riportato che la caratterizzazione ha evidenziato che rispetto allo stato di contaminazione prima del dragaggio non sono più presenti concentrazioni superiori alla colonna B della tabella contenuta nel decreto legislativo n. 152 del 2006 e le concentrazioni dei contaminanti presenti, anche se si discostano dai valori di riferimento dell'area, possono essere ritenute accettabili in considerazione delle attività che insistono su quest'area destinata principalmente a tipo portuale-turistico-commerciale.
La provincia di Olbia Tempio sulla base dell'istruttoria svolta dai competenti uffici ha deliberato il 22 dicembre 2009 di esprimere parere favorevole per la realizzazione delle infrastrutture a mare riportate nel progetto, cioè quei lavori che erano già a in corso. Ha indicato inoltre, anche per quello che riguardava l'area esterna riportata nella planimetria dell'arsenale, che venissero rispettate una serie di prescrizioni in base alle quali l'area marina precedentemente citata potrà intendersi svincolata definitivamente per la destinazione d'uso portuale e turistico a seguito del raggiungimento degli obiettivi ritenuti idonei dall'ARPA Sardegna e dall'ISPRA; in considerazione delle concentrazioni dei contaminanti presenti e della realizzazione di diversi interventi nell'area sarà programmato un monitoraggio sia a medio che a lungo termine, per verificare l'evoluzione del risanamento dell'area marina, le cui specifiche verranno concordate con gli
enti di controllo essendo in corso di completamento - come ho più volte ricordato - le attività di bonifica dell' area marina cosiddetta interna.
È stato quindi dato mandato a ISPRA, di concerto con ARPA Sardegna e con la provincia di Olbia Tempio, di seguire il prescritto campionamento e dare corso a nuove analisi chimico-fisiche.
Il 12 gennaio 2010, come è noto, venne pubblicata l'ordinanza n. 3828 che recava le procedure per l'organizzazione della Louis Vuitton Cup presso l'isola della Maddalena e indicava le modalità per il completamento degli eventuali e necessari interventi per la bonifica dell'area marina.
Vennero successivamente organizzati incontri con il Ministero dell'ambiente, l'ISPRA e l'ARPA Sardegna, affinché venissero puntualmente portate avanti ulteriori attività di analisi dei sedimenti.
In data 23 aprile 2010 il Dipartimento della Protezione civile nel corso di un apposito incontro (anche questo lo trovate in allegato) consegnò quindi ufficialmente al Ministero dell'ambiente, all'ISPRA, all'ARPA Sardegna e alla provincia di Olbia Tempio tutte le analisi che erano state effettuate in data 29 aprile.
L'ARPA Sardegna ha ufficializzato la validazione dei risultati così come ho anticipato nel corso della riunione di cui parlavo prima.
La discussione degli enti tecnici competenti, effettuata sulla base delle risultanze che ho detto, ha mostrato che le attività di dragaggio sono risultate in linea generale rispondenti con quanto riportato nel progetto, evidenziando alcune anomalie
significative per quello che riguarda la mancata uniformità negli spessori da dragare: in certi punti è stato dragato di più, in altri dove era presente granito o altre materiale particolarmente resistente è stato dragato di meno. Questo è avvenuto anche a causa di condizioni meteorologiche che tra la fine del 2008 e per tutto il 2009 non sono state particolarmente favorevoli.
Il 4 maggio 2010 il Ministero dell'ambiente ha provveduto a inviare a tutte le amministrazioni la bozza delle osservazioni e le prescrizioni da adottare per l'utilizzo provvisorio dello specchio d'acqua interno all'ex arsenale militare per lo svolgimento della manifestazione velica Louis Vuitton Cup. Erano previste una serie di cautele ambientali necessarie a minimizzare la sospensione delle fasi di posa in opera e rimozione dei corpi morti e relativi ancoraggi necessari al posizionamento dei pontili mobili, la limitazione del traffico dei mezzi nautici all'interno dello specchio acqueo relativamente ai natanti autorizzati, la predisposizione degli ormeggi fissi in acqua e in banchina per minimizzare gli impatti derivanti dagli ancoraggi, l'elaborazione di un piano di monitoraggio della colonna d'acqua in corso d'opera per rilevare possibili anomalie in riferimento alla risospensione dei sedimenti.
L'ISPRA ha poi trasmesso al Ministero dell'ambiente e al Dipartimento della Protezione civile il documento sulla verifica di fondo scavo dei fondali e i risultati della caratterizzazione ambientale. Questo documento ha ripercorso tutto lo stato dell'arte in merito alla caratterizzazione chimico-fisica dei fondali post scavo, descrivendo la nuova morfologia e le variazioni rispetto al rilievo che erano state fatte nella prima pianta.
Queste informazioni hanno evidenziato che nella darsena dell'ex arsenale c'è ancora una contaminazione residua per alcuni metalli pesanti e per alcuni composti organici. I parametri arsenico, mercurio e idrocarburi pesanti hanno rappresentato per le aree interne oggetto della verifica di fondo scavo per i superamenti della colonna B della tabella di cui al decreto legislativo n. 152 del 2006, mentre sono rimasti superamenti limitati ad alcune aree a ridosso delle banchine interne per rame, piombo e zinco; sono altresì rimaste per i contaminanti sopra riportati concentrazioni superiori ai valori di riferimento ISPRA, anche in alcune aree ritenute non prioritarie e funzionali ai fini dello scavo per il ripristino ambientale, che andranno assoggettate a un nuovo piano di monitoraggio che dovrà valutare gli effetti del risanamento nel medio e lungo periodo.
In data 17 maggio 2010 il Ministero dell'ambiente dopo un'attenta analisi e documentazione ha chiesto all'ARPA Sardegna e all'ISPRA di fornire ogni indicazione finalizzata al perfezionamento dello stato conoscitivo delle matrici indagate di cui ho detto, ciò al fine di pianificare gli interventi da mettere in atto per la conclusione dell'iter ambientale propedeutico alla definitiva bonifica dei luoghi.
Si è poi tenuta la Louis Vuitton Cup, l'ARPA Sardegna ha segnalato la predisposizione del piano di monitoraggio della colonna d'acqua che era previsto; il 20 giugno è stata eseguita una campagna di monitoraggio durante gli allenamenti delle imbarcazioni che non ha mostrato variazioni rispetto ai valori di riferimento. I risultati del monitoraggio, non appena pronti ed elaborati saranno prontamente valorizzati.
Prima di illustrare gli ultimi e più recenti sviluppi della vicenda, che è avviata a definitiva conclusione, ricorderò che il Comando dei carabinieri per la tutela ambientale di Sassari, a seguito di un esposto che vede formalizzata la soluzione ambientalista locale, ha acquisito tutta la documentazione amministrativa afferente ai processi di gestione dei materiali di dragaggio e all'operazione di ripristino ambientale dell'area marina dell'ex arsenale, compresi i certificati analitici dei campioni di sedimento di fondo scavo i pareri degli enti competenti, i risultati della caratterizzazione ambientale, la programmazione degli interventi da mettere in atto per la conclusione dell'iter ambientale.
Anche in ordine a quest'ultima iniziativa, per quello che mi riguarda, non posso che manifestare la massima serenità, consapevole della perfetta correttezza e linearità dei percorsi amministrativi intrapresi. Correttezza peraltro testimoniata anche dalla Commissione europea che lo scorso anno, dopo aver avviato inizialmente una procedura di infrazione sulla base di esposti presentati da alcune associazioni ambientaliste locali, ha concluso l'iter ritenendo infondate tali denunce ed esprimendo un giudizio assolutamente positivo in ordine ai lavori realizzati sull'isola nell'ambito dell'ex arsenale della Marina militare.
Veniamo agli atti finali. Lo scorso 2 luglio, con ordinanza n. 3885 è stato disposto il finanziamento alle attività volte alla definitiva bonifica e recupero ambientale dell'area per un importo di 1 milione 300 mila euro e il 14 luglio, la scorsa settimana, in sede di Conferenza di servizi che si è tenuta presso il Ministero dell'ambiente l'amministrazione e gli enti hanno definito l'iter procedurale afferente al completamento degli interventi di bonifica dell'area, stabilendo che ai sensi della vigente normativa il progetto definitivo di bonifica dei fondali i cui atti propedeutici sono in fase di conclusione, sarà sottoposto alla prossima Conferenza dei servizi decisoria in ragione appunto della classificazione dell'area stessa quale sito di interesse nazionale.
Questa è l'oggettiva successione degli eventi. Forse sono stato troppo tecnico e minuzioso, me ne scuso, ma era necessario ristabilire la verità su quello che è stato fatto in questo campo alla Maddalena. La necessità di tornare finalmente a una posizione oggettiva sul contesto, anche cercando quindi di smentire alcuni ipotetici scoop giornalistici mi ha poi indotto a chiedere il 3 luglio scorso l'ausilio del nucleo sommozzatori del Corpo nazionale dei vigili del fuoco per condurre una puntuale verifica dei fondali marini oggetto dell'attività di dragaggio a tutela innanzitutto del primario interesse pubblico ambientale, ma anche nei confronti di chi in quell'ambito ha operato.
Passiamo ora alla proiezione di alcune diapositive che danno in pochi istanti un quadro della situazione preesistente nell'area interessata e di quanto è stato fatto.
Queste sono alcune delle fotografie che abbiamo fatto durante i lavori soprattutto di bonifica a terra dell'arsenale: si vedono vecchi capannoni con migliaia di tonnellate di materiale ferroso di ogni tipo e di ogni genere accatastati un po' dappertutto; si vedono anche le famose big bag dove bisogna stoccare, secondo la normativa, l'amianto e tutto il materiale pericoloso che è stato poi conferito ovviamente in discariche autorizzate.
Andando avanti osserviamo alcune immagini che mostrano la situazione precedente all'inizio dell'attività di bonifica avviate nel luglio-agosto del 2008, che danno un'idea di quello che c'era e mostrano l'attività di rimozione di fusti di oli esausti, materiali di vario genere, un concentrato di tutto quello che è il materiale abbandonato da una struttura militare dopo 110 anni di attività. Inoltre, le diapositive mostrano le piccole strutture che erano state individuate, d'intesa con il sovrintendente ai beni culturali e architettonici della Sardegna, come possibili strutture da abbattere perché prive di valore architettonico e che sono state poi effettivamente eliminate per realizzare altri interventi.
Vediamo nelle immagini che stanno scorrendo ancore, catenarie, rifiuti di materiale ferroso di ogni tipo in aree dove erano, peraltro, presenti in grandi quantità di idrocarburi. L'immagine che viene ora proiettata è abbastanza significativa: si tratta del più grande allevamento di cefali che io abbia mai visto in vita mia, situato all'interno dell'arsenale dato che il depuratore della Maddalena scaricava direttamente dentro l'arsenale.
Colgo l'occasione per ricordare che, fra le altre attività che abbiamo svolto, oltre a garantire la potabilità dell'acqua per l'arcipelago della Maddalena, passando da una disponibilità di di acqua potabile di 150 metri cubi al secondo a 3.500 metri cubi al secondo, abbiamo anche sistemato questo depuratore che come vedete non era particolarmente efficiente,
se non per garantire l'allevamento dei cefali, portando una tubatura a due chilometri di distanza dalla costa a cinquanta metri di profondità.
Proseguendo nella visione delle immagini, osserviamo alcuni dei lavori già avanzati: la struttura che si vede ora nella diapositiva è la Main conference, sotto la quale, secondo progetto dell'architetto Boeri doveva esserci il mare, mentre prima c'era la terra. In questo caso è stata fatta una vera opera di escavazione, non è la bonifica di un ambiente marino inquinato ma è semplicemente un'operazione di prelevamento di terra, al posto della quale è stata portata l'acqua ed è stata fatta la banchinatura.
Nelle diapositive che stanno scorrendo vediamo ora altri materiali: questi sono i cavi elettrici del deposito Telecom che era un obbrobrio, un drammatico pugno nell'occhio di cemento armato, che oscurava fra l'altro la vista di Caprera a tutta questa zona dell'arsenale e impediva anche la visione del compendio Garibaldino.
Abbiamo abbattuto quell'obbrobrio e abbiamo dovuto bonificare tutto il materiale costituito da cavi elettrici e telefonici.
Proseguendo nello scorrimento delle diapositive, vediamo la struttura del cosiddetto autoreparto: immaginate sopra e sotto queste tre colonnati di mattoni le lastre onduline di amianto che facevano un grande capannone dove erano «parcheggiate» le campagnole, i camion e le autobotti della Marina militare dismessi dal 1960 ad oggi.
Il Sovrintendente ai beni culturali della Sardegna ha voluto preservare questi tre archi, che quindi non abbiamo abbattuto, abbiamo eliminato la parte inquinante e intorno è stata realizzata l'area delegati che non so se si vedrà nelle immagini, ma che comunque potete trovare nella documentazione allegata.
Queste che vedete sono alcune piccole segnalazioni di articoli di stampa sullo «spettacolare» albergo della Maddalena, comparsi sugli stessi giornali che poi quotidianamente invece si sono divertiti a dire che alla Maddalena abbiamo fatto una discarica a cielo aperto.
L'immagine ora in visione mi dà l'occasione per ricordare un episodio analogo che riguarda Trapani. Nel 2005 in questa città fu organizzata la Louis Vuitton Cup ed io ebbi anche in quel caso la responsabilità di organizzare l'evento, facendo le fognature, allungando il molo della diga foranea del porto di Trapani e riorganizzando tutto il porto. Oggi Trapani è uno dei posti più frequentati e più in voga di tutta la Sicilia per quello che riguarda appunto la marineria da diporto.
Le immagini sono terminate, ce ne sono molte altre che potete vedere nel libro; se volete possiamo proiettare i filmati, che hanno una durata di pochissimi minuti. Si tratta dei filmati di come era la situazione prima dell'intervento di bonifica e dei filmati del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco. Si tratta di dati ufficiali, non taroccati, che lasciamo agli atti di questa Commissione per verificare quello che abbiamo effettivamente realizzato nell' ambito dell'intervento di competenza nell'ex arsenale.
Come vedete dalle immagini che stanno scorrendo stiamo parlando di due o tre metri di profondità, all'interno dell'arsenale -, ritengo che le immagini parlino da sole - sono state girate nel giugno del 2008, prima degli interventi di bonifica. Si vede di tutto, anche dei proiettili oltre che catene, ancore, materiali ferroso, una quantità illimitata di copertoni che venivano usati come parabordi per molti natanti marittimi.
Si vedranno poi le altre immagini del filmato girato il 2 luglio scorso dai Vigili del fuoco, ovviamente negli stessi punti: abbiamo evidenziato gli stessi punti dove la telecamera è passata due anni fa e dove poi sono passati i vigili del fuoco per mostrare la situazione oggi.
PRESIDENTE. Grazie, sottosegretario Bertolaso.
Do ora la parola ai colleghi che intendono porre quesiti e formulare osservazioni.
GIULIO CALVISI. Vorrei svolgere alcune considerazioni e porre alcune domande
al sottosegretario Bertolaso, premettendo naturalmente che la copiosa documentazione che egli ha fornito necessita naturalmente di uno studio approfondito da parte nostra e quindi ci riserviamo di esprimere un giudizio più compiuto dopo aver letto la documentazione fornita.
Mi piacerebbe anche soffermarmi su alcuni giudizi politici sull'intera vicenda della Maddalena, che il sottosegretario ha vissuto in prima persona sin dall'inizio del suo mandato, che ricordo avvenne durante il Governo Prodi, per poi proseguire sino a ora, assumendo via via diverse funzioni. Mi rendo conto però che i tempi sono ristretti, quindi magari riserverò ad un'altra sede un intervento politico su queste su queste vicende.
Voglio leggere bene la documentazione, però ci sono alcuni dati dai quali non si sfugge e che si evincono anche dall'intervento svolto dal sottosegretario Bertolaso. La certificazione di avvenuta bonifica, questo è il primo punto, è stata data per i lavori svolti a terra, non per quelli eseguiti a mare. In particolare, la provincia di Olbia Tempio ha concesso il nulla osta di avvenuta bonifica solo per l'area a terra dell'ex Arsenale; non è stato dato nessun via libera per le bonifiche a mare. E questo è confermato oggi se è vero che alla fine del suo intervento il sottosegretario Bertolaso diceva che effettivamente in quella zona ancora ci sono dei problemi.
Voglio ricordare che in quello specchio di mare che è stato oggetto di bonifica, almeno fino a una settimana fa (poi non so se è stato rimosso) era previsto il divieto di transito per qualsiasi tipo di imbarcazione a motore. Si tratta a oggi dell'area prospiciente a tutte le strutture ricettive alberghiere che sono state oggetto di ristrutturazione, in qualche caso di costruzione ex novo proprio in vista del G8.
Da questo dato non si sfugge. E quindi è chiaro che le inchieste giornalistiche possono avere toni più o meno o accesi, ma in particolare l'inchiesta fatta dall'Espresso coglie un punto reale: che quella bonifica non è stata completata. Aggiungo che la provincia di Olbia Tempio non ha dato la certificazione di avvenuta bonifica non a caso, ma perché né l'ISPRA né l'ARPA Sardegna hanno dato la documentazione per poterla fare.
La bonifica quindi non è completata, ma si era detto invece che era finita, che addirittura era una bonifica esemplare, costata però 31 milioni di euro.
Mi permetta di affermare questo, sottosegretario Bertolaso, proprio perché in Sardegna e nell'Aula del Parlamento, rivolgendomi a lei e al Presidente del Consiglio, in numerosi atti ispettivi ai quali spesso ha risposto il pur bravissimo sottosegretario Pizza, ho sempre premesso che da parlamentare sardo ritenevo importante che fosse fatto quel tipo di intervento della Protezione civile alla Maddalena con le procedure accelerate, perché solo in questo modo si potevano fare quelle opere di ristrutturazione, di bonifica ambientale, di costruzione di nuove strutture ricettive adatte per essere un punto nodale importante del mercato turistico internazionale.
Non abbiamo quindi mai usato toni esagerati, accesi o di aperta contrarietà, lei lo sa perché ci siamo conosciuti, siamo stati sempre coerenti rispetto al mandato che lei ricevette dal precedente Governo e abbiamo detto che sono state fatte opere importanti.
I problemi sono venuti dopo perché si è scoperto che c'è stato il lavoro nero, che gli appalti sono stati concessi in un certo modo.
Sapevamo è vero della vicenda del segreto militare e delle sue implicazioni in tema di affidamento dei lavori. Tuttavia, a un certo punto, oggi non sappiamo se quel tipo di intervento alla Maddalena è stato fatto secondo i costi richiesti, oppure se effettivamente c'è stato un sovracosto delle opere e delle infrastrutture; non sappiamo se in alcune opere è stata messa cartapesta al posto del cemento armato. Queste cose sono oggetto di indagine della magistratura.
Peraltro, avevamo un po' salvato le bonifiche, ritenendole uno dei più importanti interventi una ambientali fatti in
Italia. Adesso però si scopre che oggettivamente, soprattutto per quanto riguarda le bonifiche a mare ci sono dei problemi. Sottosegretario Bertolaso, io le chiedo se è in grado di smentire la notizia secondo la quale in quello specchio di mare dove sono stati effettuati gli interventi per la bonifica - al di là del fatto che le immagini che oggi ci ha mostrato sono vere (che è stato portato via materiale pericoloso, che sono stati portati via copertoni, in buona sostanza, al di là del fatto che è stato fatto un intervento importante), i dati dell'inquinamento oggi dopo la bonifica effettuata sono superiori a quelli rilevati durante la caratterizzazione prima dell'inizio della bonifica.
In altre parole la caratterizzazione ha fotografato prima dell'intervento i dati relativi all'inquinamento e oggi, dopo l'intervento, al di là del tipo di lavoro che è stato fatto, i dati dell'inquinamento risultano superiori. Pertanto o era sbagliata la caratterizzazione iniziale, che era troppo ottimistica, oppure è stato sbagliato l'intervento di bonifica.
Nell'inchiesta di Fabrizio Gatti su L'espresso, si fa un riferimento preciso su questo punto e si racconta una cosa vera: che sono stati fatti trentuno carotaggi che confermano la presenza dei materiali inquinanti nell'area e mi pare che oggi lo stesso sottosegretario Bertolaso confermi che ci sono dei materiali inquinanti che destano preoccupazione. Io non sono un esperto di bonifica, però se mi dicono che i dati relativi all'inquinamento sono oggi superiori rispetto a quelli precedenti all'inizio della bonifica stessa, un problema me lo pongo.
Per quanto riguarda le 62 mila tonnellate di materiali raccolte, spero che sia vero quello che lei oggi ha dichiarato e cioè che effettivamente tutti i materiali inquinanti prelevati da quell'area, sia a terra che a mare sono stati trasportati nelle discariche autorizzate. Tuttavia sappiamo anche che è in corso un'indagine della magistratura per verificare se effettivamente si sia rispettato questo tipo di procedura.
Per quanto riguarda la base americana, nella Conferenza dei servizi ricorderà il sottosegretario Bertolaso che l'amministrazione provinciale e l'amministrazione comunale della Maddalena proposero che anche la base americana di Santo Stefano fosse dichiarata sito di interesse nazionale. Questo per una serie di motivi, ma in particolare perché (e lei ce lo ha confermato in questa sua relazione) gli accertamenti sui dati di inquinamento per i siti di interesse nazionale in qualche modo sono più incisivi rispetto ai siti che non hanno questo tipo di definizione.
È successo che gli americani se ne sono andati e hanno certificato se stessi, questa è la verità. Gli americani sono andati via dalla Maddalena e hanno dichiarato che era tutto a posto. Non è così ed è una delle cose che voglio approfondire e studiare. Lei fa riferimento a una relazione sul sito fornito da ISPRA e ARPA Sardegna: vedremo, io sono preoccupato per quell'area perché non si capisce il motivo per cui la Marina militare italiana abbia inquinato tanto mentre gli americani che avevano i sommergibili atomici no. Francamente è una storiella difficile da credere.
Un'ultima considerazione per quanto riguarda le bonifiche, se non sono terminate e quindi non siamo in presenza di quella bonifica esemplare che era stata dichiarata in vista del G8, vanno completate. Quanto costa completare queste bonifiche?
Sulla stampa nazionale sarda è apparsa la notizia che il costo di completamento delle bonifiche a mare si aggirava intorno ai sei, sette milioni di euro. A me sembrava già poco così, ora mi pare di aver capito che lei quantifica almeno una parte di questo costo in 1 milione e 800 mila euro. Chiedo qualche approfondimento in più su questo su questo punto, perché è chiaro che tutto quello che è stato fatto è sicuramente costato molto più del dovuto e sicuramente qualche cosa di illecito è accaduto per tutti i lavori che sono stati fatti.
Non sto naturalmente chiamando in causa le sue responsabilità perché mi auguro che venga accertare la sua completa
estraneità ai fatti. Le faccio questo augurio, sottosegretario Bertolaso, però è chiaro che è accaduto qualche cosa che ha confinato con l'illecito, questo mi sembra ormai che emerga con chiarezza.
Ora è necessario completare i lavori per le strutture ricettive di tipo turistico, sappiamo che resta aperto il problema del centro congressi, dell'albergo nell'area dell'ex arsenale e anche del porto turistico e sappiamo che tutto rischia di rimanere fermo ancora per un anno, come mi pare di capire. Anche per quanto riguarda l'ex ospedale militare ci sono dei problemi, dato che ancora non è stata bandita la gara d'appalto per l'affidamento in concessione dei lavori e quindi c'è una serie di problemi.
È chiaro che se vogliamo essere coerenti con l'obiettivo iniziale di fare dell'isola della Maddalena la Davos del Mediterraneo, una perla del Mediterraneo, un polo di attrazione turistico internazionale di altissimo livello, bisogna superare i ritardi e completare ciò che è necessario. Il punto dal quale bisogna partire è sicuramente il completamento delle opere di bonifica.
La ringrazio per i chiarimenti che vorrà darmi.
PRESIDENTE. Do la parola al sottosegretario Bertolaso per la sua replica.
GUIDO BERTOLASO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il primo a dire che la bonifica in mare non è stata completata sono stato io; l'ho detto in tempi non sospetti.
Non siamo in un'aula di tribunale, però solamente per amore di chiarezza devo dire che durante la conferenza stampa del 7 maggio 2010 mi hanno rivolto la stessa domanda sulle bonifiche e come risulta dal file audio-video che possiamo ascoltare subito, questo è quanto ho detto il 7 maggio.
Non mi pare che ci siano stati scoop che hanno evidenziato una affermazione che io non avessi già fatto in tempi non sospetti, proprio in ragione della nostra volontà di concludere gli interventi di bonifica in mare di cui appunto alla Conferenza dei servizi della settimana scorsa.
A noi risulta che lo stanziamento che abbiamo previsto sia sufficiente per ultimare la bonifica in mare. Se la stampa locale sostiene il contrario vedremo.
GIULIO CALVISI. A quanto ammonta questo stanziamento?
GUIDO BERTOLASO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Noi abbiamo stanziato ora 1 milione 300 mila euro. Come ho detto è stata fatta la prima Conferenza di servizi, deve essere fatta la Conferenza di servizi finale, quella cosiddetta decisoria, che avrà luogo immagino ai primi di settembre. A progetti ultimati e approvati avremo la quantificazione definitiva: ritengo di poter dire che se il costo non sarà di 1 milione e 300 mila euro, arriverà al massimo a due milioni di euro, non credo proprio che arriveremo alle cifre che lei ha citato come riportato dalla stampa.
Per quanto riguarda il problema giustissimo della radioattività, di quello che hanno fatto gli americani, io mi sono limitato a sottolineare quello che è successo nell'area di nostra competenza, quindi nella cosiddetta area dell'ex arsenale della Marina militare.
Più in generale, la questione da lei sollevata rimanda all'attuazione di un accordo di programma, che lei sicuramente conosce, onorevole Calvisi, fra la regione Sardegna e il Ministero della difesa, oggetto di un'annosa problematica, che grazie ai buoni uffici del Ministro della difesa pro tempore Parisi, ma anche del commissario per il G8, riuscimmo infine a chiudere, accordo di programma che ha rappresentato sicuramente un momento importantissimo per tutta la Sardegna, giacché stabiliva il passaggio alla regione di una lunga serie di servitù militari o di strutture militari, come quella in questione, che da anni erano oggetto di un contenzioso anche piuttosto acceso.
GIULIO CALVISI. Per la cronaca, dovevano passare alla piena disponibilità
della regione Sardegna secondo quell'accordo di programma 54 strutture: ne sono passate solo tre o quattro.
GUIDO BERTOLASO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. È vero, c'è un lungo elenco di strutture, compreso l'ospedale militare di Cagliari, che addirittura l'allora Presidente pro tempore Soru voleva che fossi io a riprendere dalla Marina militare, che era d'accordo, per farne un grande albergo a Cagliari.
Si trattava di una cosa giusta che eravamo disponibili a fare, ma feci notare al Presidente Soru che non era quella la mia attività primaria e già essere coinvolti nella questione dell'ex arsenale della Maddalena ci costava qualche difficoltà. Decidemmo di farlo in considerazione del fatto che riqualificare quel dente cariato, come ha detto lei giustamente, nella Davos del Mediterraneo, sarebbe stata per La Maddalena e per la Sardegna una cosa assolutamente straordinaria, così come è stato straordinario avere realizzato la cosa in dieci mesi. Sicuramente ci saranno errori e la magistratura valuterà. Segnalo, tuttavia, che come la Commissione europea ha chiuso il processo di infrazione comunitaria sui problemi ambientali, ha anche chiuso il processo di infrazione sulle modalità dell'appalto per le attività svolte alla Maddalena, riconoscendo che le procedure di appalto dei lavori della Maddalena sono state
assolutamente coerenti con la normativa comunitaria. Se sono state fatte delle cose scorrette, valuterà la magistratura, ma per quello che riguarda le modalità degli appalti - uso i suoi termini -, la Commissione europea ha riconosciuto la piena corrispondenza delle modalità di appalto alla normativa comunitaria, quindi vedremo quale sarà la conclusione della vicenda.
Per quanto riguarda la questione «cartapesta o cemento armato», le segnalo che su nove collaudi relativi ai lavori realizzati alla Maddalena già cinque sono stati ultimati e certificati, quattro sono in fase di conclusione e i collaudi verranno chiusi entro il prossimo mese di agosto. Se qualcuno quindi avesse realizzato opere in cartapesta invece che in cemento armato, ho ragione di credere che i collaudatori che mettono la loro firma su quello che certificano avrebbero sicuramente avuto motivo di discutere.
Sulla questione dei dati relativi all' inquinamento che oggi sarebbe peggiore di prima, non ho elementi: io mi sono limitato a riferire - e lo trovate nella documentazione depositata - tutte le certificazioni dell'ARPA, dell'ISPRA e dei laboratori certificati e autorizzati dal Ministero dell'ambiente che hanno caratterizzato nel corso di questi due anni tutti i lavori che sono stati fatti. Sta a voi valutare se gli elementi e le sostanze inquinanti di oggi sono superiori rispetto a quelle di ieri; a me francamente non risulta anche perché, come dicevo prima, con questo completamento delle opere di bonifica che faremo nel corso dei prossimi mesi riteniamo che entro la fine dell'anno, soprattutto se il maestrale ci aiuta, o al massimo entro febbraio tutto sarà ultimato.
Mi sembra difficile immaginare che oggi il livello di inquinamento sia maggiore. Fra l'altro lei ha ragione, l'acqua è trasparente rispetto a due anni fa, quando invece era opaca. Può darsi che questo non sia un segnale positivo di mancanza di inquinamento e sono d'accordo, però le analisi parlano chiaro e quindi tranne alcuni punti dove bisogna finire i lavori, per il resto mi sembra che si sia portato avanti comunque un lavoro molto significativo.
Spero di essere stato esauriente, ho lasciato un'ampia documentazione e comunque prima della chiusura estiva o ai primi di settembre, alla ripresa dei lavori, sono pronto a tornare per rispondere a chiarimenti, domande e osservazioni. Sarebbe bello tenere alla Maddalena la prossima riunione della Commissione: sarebbe così più facile per me spiegare quanto è stato realizzato e a voi comprendere quali possono essere gli eventuali problemi ancora aperti.
ELISABETTA ZAMPARUTTI. Il mio giudizio è che la Protezione civile ha avuto
un comportamento inappropriato per quanto riguarda l'esecuzione dei lavori in questione.
In concreto, con riferimento a quanto riferito dal settimanale l'Espresso ed a quanto lei ci ha riferito oggi in questa audizione, le chiedo: rispetto ai dati del livello di inquinamento ambientale - dati principalmente dell'ISPRA che, mi pare di aver compreso, è stato l'ente principalmente preposto ai controlli -, che forma di pubblicità hanno avuto questi dati che oggi noi riceviamo? Chi conosceva questi dati? Che forma di pubblicità e di conoscibilità hanno avuto le analisi?
Inoltre, con riferimento ad un altro reportage, sempre dell'Espresso, del dicembre 2008, nel quale si dava notizia, in merito allo smaltimento dell'amianto, del fatto che 365 quintali di amianto e di macerie sarebbero stati portati nella discarica di Bolotana in provincia di Nuoro, vorrei sapere se può confermare questo dato.
Poi, ovviamente, anch'io mi riservo di leggere con attenzione la sua relazione e di porre eventualmente in un altro momento ulteriori domande.
GUIDO BERTOLASO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. I dati sono pubblici, sono stati sempre presentati in Conferenza dei servizi, quindi basta chiederli - immagino all'ISPRA o all'ARPA - ed essi sono a disposizione di tutti. Noi non mettiamo sul sito questi dati, perché sono relativi ad attività collaterali rispetto a quelle propriamente di competenza della Protezione civile. Per quello che riguarda lo smaltimento del materiale che è stato asportato alla Maddalena, non sono certo io che porto l'amianto in una discarica o in un'altra. Lì c'è una società che vince una regolare gara d'appalto ed è la società che poi risponde di quelle che sono le attività che porta avanti: conferimenti in discarica e quant'altro. Se ci sono stati degli errori, delle carenze o, peggio, un mancato rispetto delle normative,
saranno le autorità di polizia che lo stabiliranno. Non credo che ci sia nulla da aggiungere rispetto a questo.
Noi ci siamo preoccupati che sul posto venissero fatti con continuità tutti i controlli sia sui lavoratori, e qui mi permetto di fare un inciso per rispondere all'onorevole Calvisi che ha fatto cenno al lavoro nero. Al riguardo, dico che si tratta di pochi casi rispetto a un numero di ore/lavoro e di operai impiegati in dodici mesi che ha superato il milione di ore/lavoro e che ha visto anche 2.000 operai impiegati contemporaneamente (24 ore su 24, sabato e domenica, natale e Ferragosto compresi), senza che si verificasse il minimo incidente sul lavoro. E mi permetto di aggiungere che questo è un dato talmente positivo che naturalmente mai nessuno citerà.
Quanto detto per i controlli in materia di sicurezza sul lavoro vale anche per le attività di monitoraggio e controllo sulle attività di dragaggio e bonifica: sul posto c'era l'ISPRA, c'era l'ARPA e c'erano i tecnici del NOE. Poi, dopo che questo materiale usciva dai cantieri su mezzi autorizzati e a norma, non era certo nostra responsabilità controllare dove andassero.
MAURO PILI. Io volevo sapere se esiste agli atti un progetto preliminare (relativo alle questioni sia tecniche che finanziarie) realizzato al momento in cui è stato deciso di realizzare il G8 alla Maddalena. In altre parole, le chiedo se prima dell'avvio di tutti gli interventi che sono stati fatti dalla sua struttura (e che sono documentati in tutti questi atti), sia stato effettuato uno studio progettuale che indicasse gli interventi da realizzare.
Le chiedo questo, signor sottosegretario, perché più volte ho sostenuto la tesi che l'individuazione della Maddalena come sede del G8 è stato sì un colpo di teatro importante, ma forse in quel momento non si era valutato attentamente tutte le problematiche tecniche e tutte risorse che sarebbero state effettivamente necessarie, se è vero che nell'attuale legislatura si è reso necessario uno specifico atto legislativo
per stanziare tutte le risorse necessarie. Sotto questo profilo, credo quindi che sia importante sapere anche se al momento della decisione iniziale ci fu un'identificazione puntuale degli interventi poi effettivamente realizzati e oggi da lei richiamati.
GUIDO BERTOLASO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Ma come lei sa onorevole Pili, la decisione di localizzare il G8 alla Maddalena fu una decisione esclusivamente politica, derivante dalla volontà di individuare nuovi strumenti di sviluppo per un territorio dal quale gli americani se ne erano andati. Per questo si riteneva, giustamente a mio avviso, che bisognasse sostituire la presenza militare straniera con attività capaci di garantire lo sviluppo turistico-ambientale del territorio. In tal senso, la decisione politica, a mio avviso, ha fatto premio su qualsiasi altra valutazione. Conseguentemente a quella decisione politica, ripeto a mio avviso giusta, sono state avviate tutte le attività progettuali necessarie per definire nel dettaglio i lavori che si sarebbero dovuti fare.
Questo fu fatto dunque successivamente alla scelta politica e non ci fu uno studio di fattibilità preliminare. Ovviamente, questo fatto, in qualche modo, qualche problema l'ha creato, anche se intervenire - come ho detto - in una struttura militare nella quale in 110 anni si era fatto di tutto, ha inevitabilmente comportato la scoperta di situazioni - soprattutto dal punto di vista della bonifica dei siti - molto complicate, drammaticamente difficili da risolvere, inevitabilmente ignote nel momento in cui era stato di fare questo intervento.
È stato, dunque, sicuramente un lavoro in alcuni casi portato avanti in corso d'opera, anche perché la data del G8 era fissata da tempo e quella data bisognava rispettarla: il G8 o si faceva oppure non si faceva! Poi effettivamente lì non si è fatto, ma sappiamo, purtroppo, che non si è fatto per altre tragiche ragioni.
PRESIDENTE. Ringrazio il sottosegretario Bertolaso.
Dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 15,20.