Sulla pubblicità dei lavori:
Alessandri Angelo, Presidente ... 2
Seguito dell'audizione del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Stefania Prestigiacomo, sullo stato di attuazione delle politiche in materia di ambiente (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento).
Alessandri Angelo, Presidente ... 2 13 14 19 20
Bratti Alessandro (PD) ... 10 16 17
Ghiglia Agostino (PdL) ... 19
Iannuzzi Tino (PD) ... 14
Mariani Raffaella (PD) ... 19
Piffari Sergio Michele (IdV) ... 18
Prestigiacomo Stefania, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 2 10 14 17 20
Realacci Ermete (PD) ... 13 14
Tortoli Roberto (PdL) ... 16
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Futuro e Libertà per l’Italia: FLI; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l’Italia: Misto-ApI; Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia, I Popolari di Italia Domani: Misto-Noi Sud-PID; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Repubblicani, Azionisti. Alleanza di Centro: Misto-RAAdC.
Resoconto stenografico
AUDIZIONE
La seduta comincia alle 13,55.
PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, il seguito dell'audizione del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Stefania Prestigiacomo, sullo stato di attuazione delle politiche in materia di ambiente.
Ricordo che nella precedente seduta del 20 ottobre scorso erano stati formulati quesiti e osservazioni sui quali il Ministro si era riservato di rispondere nella seduta odierna.
Darei subito la parola al Ministro Prestigiacomo, che ringrazio per la sua presenza, per la replica.
STEFANIA PRESTIGIACOMO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Saluto gli onorevoli colleghi. Ho riunito le tematiche sollevate dai vari parlamentari, e quindi risponderò non ai singoli parlamentari ma per argomenti.
Gli onorevoli Mariani, Zamparutti e Braga avevano sollevato nel loro intervento alcuni quesiti relativamente alla questione della difesa del suolo. Ritengo di dover integrare quanto ho avuto modo di esporre nello svolgimento della mia relazione, ricordando cioè che, all'indomani dell'approvazione della legge finanziaria del 2010, è stato destinato al dissesto idrogeologico uno stanziamento previsto dal CIPE, che fa riferimento ai fondi FAS, pari a un miliardo di euro. Una quota di queste somme è stata utilizzata dalla Protezione civile per l'emergenza in Toscana, 100 milioni di euro, che sarebbero dovuti rientrare - mi auguro che rientreranno, in ogni caso data la situazione di emergenza ho dato parere favorevole all'utilizzo di queste risorse - per il resto il Ministero dell'ambiente ha avviato le consultazioni con tutte le regioni, con le Autorità di bacino, col Dipartimento della Protezione civile per arrivare, regione per regione, a definire
quali sono i progetti che richiedono un intervento prioritario per la prevenzione e per la mitigazione di tale rischio.
Lo strumento che abbiamo scelto, a differenza del passato, è quello dell'Accordo di programma. Come sapete, infatti, in passato i fondi venivano elargiti direttamente dal Ministero ai comuni. La scelta dipende dalla volontà di mettere innanzitutto a sistema tutto il bagaglio di informazioni in possesso delle regioni, che agivano ciascuna per conto proprio senza un coordinamento da parte del Ministero, per eseguire una verifica sullo stato delle priorità e per raddoppiare le risorse finanziarie da destinare, atteso che appunto le regioni hanno nei loro fondi una quota dedicata alla difesa del suolo. L'Accordo di
programma consente, quindi, di sommare alle risorse statali le risorse regionali.
Gli interventi vengono individuati di concerto con la Protezione civile nazionale e le protezioni civili regionali. Naturalmente, a questo lavoro istruttorio collaborano le Autorità di bacino interessate sulla base delle effettive criticità del territorio con l'obiettivo di mettere in sicurezza le situazioni di maggiore rischio a noi note.
Con il piano sono state programmate sia le risorse disponibili nella legge finanziaria del 2010 sia quelle disponibili nel bilancio del Ministero per le annualità 2009-2010, per un totale complessivo, quindi, di 1.300 milioni di euro, a cui, come dicevo, devono essere aggiunte le risorse delle regioni che - va riconosciuto - stanno rispondendo molto bene a questo nuovo approccio e a questo nuovo modello di intervento.
L'attribuzione delle risorse viene effettuata applicando dei coefficienti di ripartizione che sono coerenti con le raccomandazioni della Corte dei conti e che prevedono due tipi di coefficienti di ripartizione: uno è quello superficie/popolazione - prima di partire con le consultazioni con le regioni abbiamo ipotizzato un riparto che teneva conto di questo principio - e uno correttivo, che però era legato alla reale situazione di dissesto idrogeologico del territorio sulla base di quanto indicato nei PAI ( Piani stralcio per l'Assetto Idrogeologico).
Ad oggi sono stati siglati otto Accordi di programma - mi riservo di far pervenire una relazione più dettagliata al riguardo - con le regioni Sicilia, Lazio, Liguria, Abruzzo, Lombardia Emilia-Romagna, Umbria e Toscana; la prossima settimana firmeremo con le regioni Campania e Calabria e sono in via di definizione gli accordi con il Veneto ed il Piemonte. Quello del Piemonte è quasi definito; per quello del Veneto stiamo ancora aspettando la definizione degli interventi anche alla luce di quanto è accaduto in questi giorni. Hanno, infatti, voluto rivedere completamente tutte le emergenze segnalate nel PAI, e quindi c'è un leggero ritardo, ma, come avevo detto, completeremo tutto questo lavoro entro l'anno. Con la firma di questi altri quattro accordi di programma tutte le principali regioni saranno state coperte. Ovviamente, completeremo con le regioni più piccole.
Per quanto riguarda l'osservazione relativa alle priorità e agli interventi finanziati negli accordi che non ricadono nelle aree PAI - era stato l'onorevole Braga a fare nel suo intervento questa segnalazione e si riferiva al caso specifico del Lazio - faccio presente che questo tipo di realtà è diffuso anche in altre regioni d'Italia. Non tutti i PAI erano, infatti, aggiornati, e quindi durante questo lavoro, sempre con la presenza delle Autorità di bacino, sono stati inseriti nuovi interventi. Cito l'esempio di Ventotene che, come sapete, è stata interessata da un evento di frane drammatico, e non risultava nell'elenco del PAI. È chiaro, quindi, che dobbiamo, sulla base delle informazioni che a mano a mano arrivano, apportare i dovuti aggiornamenti.
Credo che l'intervento dell'onorevole Braga fosse riferito anche ad una valutazione economica delle necessità. Effettivamente, le risorse necessarie che oggi abbiamo sulla base delle indicazioni del PAI sono pari a 44 miliardi di euro; quando consideriamo realtà al di fuori dei PAI ciò significa che effettivamente le risorse necessarie sono superiori a quelle fino a ora stimate e valutate perché il territorio cambia e anche l'intervento antropico continua a creare dei problemi. Soprattutto, infatti, quando non è rispettoso di una serie di parametri, il territorio viene alterato e quindi questi piani vanno continuamente aggiornati.
Per quanto riguarda la durata temporale delle risorse destinate al dissesto idrogeologico - l'onorevole Zamparutti ha fatto riferimento ai fondi FAS perché io nell'intervento ho parlato di triennio - come sapete nella delibera CIPE del 6 novembre 2009 si parla di risorse FAS fino al 2013, quindi mi sono limitata a fare il conteggio: essendo ormai alla fine del 2010 e non avendo ancora speso queste risorse, questi fondi devono intendersi per il triennio semplicemente perché la delibera FAS è fino al 2013. A questi fondi vanno, però, aggiunti comunque quelli previsti in bilancio
per la difesa del suolo, che sono chiaramente diminuiti. Non ci troviamo nella situazione delle bonifiche, con le quali siamo a zero, ma quasi.
È stata mantenuta una cifra inferiore ai 60 milioni di euro per i prossimi tre anni a fronte dei 250 milioni di euro all'anno che mediamente sono stati spesi. L'onorevole faceva riferimento a uno stanziamento di 500 milioni di euro fatto durante il Governo Prodi, ma anche quell'intervento, credo di 540 milioni di euro, era comunque pluriennale, non era un intervento previsto per una sola annualità. Io posso dire che negli ultimi dieci anni sono stati spesi mediamente 250 milioni di euro all'anno, quindi comunque questo intervento resta di portata straordinaria perché va oltretutto sommato alle risorse delle regioni. In ogni caso, resta indispensabile mettere a regime nel bilancio e dare stabilità al programma di difesa del suolo. Non possiamo considerare sufficiente questo miliardo di euro, dobbiamo infatti programmare come finanziare tutti quegli interventi che sono rimasti fuori dagli accordi di programma e che sono tantissimi perché
ovviamente, essendoci un riparto a livello nazionale, abbiamo definito una certa cifra regione per regione, alla quale si sommano i soldi delle regioni. Resta un numero veramente importante di interventi che sono rimasti fuori. Quelli vanno in qualche modo finanziati.
Per quanto riguarda il tema dell'acqua - sono intervenuti gli onorevoli Mariani e Bratti - come ho detto durante la relazione, abbiamo adottato i Piani di Gestione dei distretti idrografici e questa era una grandissima inadempienza da parte delle Autorità di bacino che ci aveva messo in mora nei confronti dell'Europa. Abbiamo fatto un lavoro attraverso l'emanazione di provvedimenti, di sollecito e contatto continui con le autorità di bacino, e abbiamo provveduto all'atto fondamentale senza il quale l'esistenza dell'autorità di bacino stessa risulta inutile: è nel piano di gestione, infatti, che si effettua l'analisi del corpo idrico, che si indicano le misure per raggiungere gli obiettivi fissati. Questo segna una soluzione di continuità rispetto ai ritardi che ormai erano una costante per il nostro Paese.
Sempre quest'anno abbiamo recepito la direttiva 2007/60/CE, relativa alla gestione e alla valutazione dei rischi di alluvione; abbiamo recepito la direttiva 2006/118/CE, relativa alla protezione delle acque sotterranee dall'inquinamento e dal deterioramento. Stiamo anche completando l'iter di recepimento di altre due direttive importanti, la 2008/105/CE, relativa a standard di qualità ambientale nel settore della politica delle acque, e la direttiva 2009/90/CE, che stabilisce specifiche tecniche per le analisi chimiche e il monitoraggio dello stato delle acque.
Direi che non risulta vero, come è stato detto qui in Commissione, che sul settore dell'acqua siamo stati fermi. È vero esattamente il contrario: è stato recuperato un grande ritardo nella gestione di problemi complicati e lasciati in un vicolo cieco. Ricordo che si era completamente interrotto il dialogo con le regioni, che, come sapete, si oppongono alla emanazione del provvedimento che istituisce i distretti. Noi abbiamo riannodato questo rapporto con le regioni e devo dire anche che il Ministero condivide molte delle segnalazioni fatte dalle regioni nelle loro richieste. Stiamo, quindi, cercando, in accordo con le regioni, una strada per colmare anche questo ritardo.
Allo stesso modo, siamo intervenuti sull'attività di regolazione e di vigilanza, che resta importantissima con riferimento al tema del Servizio Idrico Integrato. Voglio dire all'onorevole Bratti che non ho mai asserito che il CoNViRi sia un'authority. Ho svolto un ragionamento diverso sostenendo che, con riferimento al dibattito in corso relativo a un referendum che interviene sull'articolo 23-bis del decreto-legge n. 133 del 2008, provvedimento con il quale si avviano le liberalizzazioni in materia di servizi pubblici locali e anche in materia di acqua, probabilmente è necessario immaginare un diverso modello di regolazione e di vigilanza che potrebbe essere quello di un'authority specifica solo per l'acqua e che potrebbe trasformare l'attuale Conviri, che comunque abbiamo
già rafforzato sostituendo la vecchia commissione di vigilanza, in un'autorità portandolo fuori dal Ministero.
Io sono contraria a tutte le proposte che circolano in questo momento e che ipotizzano l'ampliamento dell'Autorità, ad esempio, dell'energia con un settore per l'acqua perché acqua e energia sono due cose completamente diverse. Essendo l'acqua un bene primario, va trattato in maniera assolutamente diversa, sono completamente diversi i suoi problemi: c'è un problema di costo, importante e che non può essere trattato con il sistema dell'automatismo con il quale viene trattato il costo dell'energia. Ritengo, quindi, che un dibattito si possa aprire, essendo peraltro le authority a costo zero perché si autofinanziano, quindi non ci sarebbe un problema di ulteriori costi per il bilancio dello Stato. Credo che potrebbe rappresentare una risposta a quanti si preoccupano che con l'attuazione dei provvedimenti previsti dall'articolo 23-bis si possa arrivare a un costo dell'acqua non controllato.
Per quanto riguarda la questione degli ATO, io non ho apprezzato il modo con il quale si è intervenuto in un provvedimento, peraltro di semplificazione, che nulla aveva a che fare col merito della problematica relativa agli ATO, problematica che c'è e che riguarda probabilmente di più la questione degli ATO rifiuti che non quella degli ATO idrici. Ho fatto presente che si tratta di una modalità che, tra l'altro, esclude la commissione competente per materia, che è questa, dall'esprimere valutazioni: se, cioè, riteniamo che il modello degli ATO sia un modello da aggiornare, è questa la Commissione che deve trattare questo tema. Ricordiamo che questa modalità di intervento, almeno dal mio punto di vista, che ha richiesto un anno di tempo, di fatto ha ottenuto un effetto contrario perché ha bloccato gli investimenti. È chiaro, infatti, che quando si sa di dover morire viene interrotta tutta
l'attività che si sta portando avanti e quindi adesso probabilmente si opererà con una proroga.
Resta, inoltre, il problema di fondo per cui non è pensabile la soluzione secondo l'articolato approvato dal Parlamento nel provvedimento sulla semplificazione, secondo il quale gli ATO vengono soppressi e le regioni stabiliscono il modello. Questa è, infatti, una competenza che secondo l'articolo 117 della Costituzione appartiene alla competenza dello Stato, è cioè lo Stato che stabilisce il modello di intervento e di gestione, poi il territorio gestisce. Anche quella formulazione, quindi, a mio avviso, presenta dei serissimi problemi di costituzionalità.
Per quanto riguarda la mancata istituzione dei distretti, ho dichiarato che a breve supereremo anche questo problema, e quindi direi che quando chiediamo una proroga della delega non lo facciamo perché non abbiamo fatto nulla in materia di acqua. Intervenire sul codice ambientale è un lavoro molto oneroso. Il Ministero, come voi sapete, non dispone di uffici particolarmente grandi, ma è stato svolto un importante lavoro che ha già prodotti i decreti legislativi che avete esaminato, un lavoro fatto da una commissione di esperti che ha operato a titolo gratuito. Credo, quindi, che sul tema dell'acqua abbiamo fatto tantissimo rispetto al passato e che però un adeguamento del codice anche in questa materia sarebbe importante, anche con il coinvolgimento della Commissione.
Per quanto riguarda il tema del nucleare, ovvero il tema del collegamento tra l'ISPRA e l'Agenzia per la sicurezza nucleare, innanzitutto ci sono state le tanto attese nomine, che ritengo assolutamente di altissimo profilo per varie ragioni, innanzitutto con la figura del presidente, un oncologo di fama mondiale che ha una grandissima competenza scientifica, ma anche, permettetemi di dire, per la scelta bipartisan che il Governo ha voluto fare confermando che quello del nucleare non è un tema che si può affrontare con uno scontro tra maggioranza e opposizione.
Vanno assunte scelte che impegneranno il Paese per i prossimi decenni e io credo che quella a favore di Umberto Veronesi sia una scelta di apertura da parte del Governo che vorrebbe avviare un dibattito serio con l'opposizione sui problemi e non sugli aspetti demagogici. Credo che anche le scelte relative ai componenti del consiglio di amministrazione siano tutte di
altissimo profilo. Per quanto riguarda quelle fatte dal Ministero dell'ambiente, è stato indicato il consigliere Michele Corradino, che è qui presente e che voi già conoscete, che svolge funzioni di capo di gabinetto al momento al Ministero, e che è magistrato e consigliere di Stato.
L'Agenzia per la sicurezza nucleare ha una specifica competenza che è quella della regolazione, e quindi credo che professionalità di questo tipo possano essere preziose. È stato poi indicato il dottor Stefano Dambruoso, magistrato antiterrorismo, che ha svolto incarichi prestigiosi a livello internazionale anche all'ONU, anche con riferimento ad attività sul nucleare. Credo che queste scelte abbiano fugato anche tutti i dubbi e le preoccupazioni che la Commissione aveva.
Per quanto riguarda il trasferimento di di alcune strutture dell'ISPRA all'Agenzia nucleare, che aveva sollevato qualche perplessità da parte di alcuni parlamentari, faccio presente che questo era previsto dalla legge 23 luglio 2009, n. 99, che prevede, come anche lo statuto dell'Agenzia, che alcuni compiti oggi svolti dall'ISPRA attraverso il Dipartimento nucleare, rischio tecnologico e industriale, siano nel futuro svolti dall'Agenzia. Al fine, quindi, di rendere operativa la stessa Agenzia, le strutture dell'ISPRA verranno trasferite all'Agenzia. Questo è quanto voi avete approvato, o comunque avete discusso quando si è trattato di approvare la citata legge n. 99, quindi non è una novità che un pezzo di ISPRA confluirà nell'Agenzia per la sicurezza nucleare.
Per quanto riguarda la richiesta dell'onorevole Benamati in ordine al quadro nazionale sull'adeguamento del nostro sistema di smaltimento e trattamento dei rifiuti, ho già fornito al Parlamento numerose relazioni in questo senso, ma faccio anche presente in sintesi, e poi lascio dei dati più nel dettaglio, che il quadro nazionale che emerge dai dati in nostro possesso, che non sono aggiornati perché i dati del Ministero sono riferiti al 2008 - ci auguriamo con il SISTRI di avere dei dati in tempo reale sulla situazione dei rifiuti a livello nazionale - si registra complessivamente una diminuzione della produzione dei rifiuti urbani, ma anche una situazione differenziata tra nord e sud e che c'è una «sottoinfrastrutturazione» del sud in termini di impianti di smaltimento.
Quanto alla gestione dei rifiuti in Campania, conoscete gli aggiornamenti perché avete seguito la situazione negli ultimi giorni. Credo, però, che magari potremmo organizzare, presidente, una seduta ad hoc dedicata alla situazione della Campania anche con la presenza del Sottosegretario alla Protezione civile che, come sapete, ha gestito direttamente tutta la fase dell'emergenza ed è intervenuto anche in questa fase. Sarà sostituito, ce ne sarà un'altro, ma la competenza resta comunque del Dipartimento. Vorrei rivolgergli un pubblico ringraziamento, sottolineando che ci dispiace moltissimo che vada via perché credo che il sottosegretario Bertolaso sia stato nel tempo una figura molto preziosa per il Paese e per il Governo italiano. Le vicende ultime hanno purtroppo appannato una immagine comunque positiva perché sicuramente i problemi risolti in questi anni sono stati tantissimi. Sento, quindi, come rappresentante
del Governo, ma anche come parlamentare e come cittadina, di dovere rivolgere un ringraziamento al sottosegretario Bertolaso e di dovergli fare gli auguri. Speriamo che possa tornare in qualche modo a mettere a disposizione la sua grande esperienza accumulata in questi anni per il Paese, magari sotto una forma diversa.
Con riferimento ai rifiuti urbani, gli ultimi dati confermano, quindi, una contrazione della produzione dei rifiuti urbani. Abbiamo avuto per tanti anni una crescita di questi rifiuti. Dicevo che questa diminuzione è più forte al nord che non al sud. Restano tuttavia i problemi relativi alla carenza di impianti nel Mezzogiorno.
Ho con me una serie di dati e di tabelle di cui voglio risparmiarvi la lettura - che ho già fatto, tra l'altro, in Parlamento ripetute volte, anche nella Commissione speciale presieduta da Pecorella - quindi li lascio agli atti della Commissione.
Veniamo alla questione sollevata dall'onorevole Bratti, che invocava la necessità
di un ruolo più forte, più pregnante del Ministero relativamente alla gestione dei rifiuti. Su questo devo dire che il Ministero non manca di svolgere il suo ruolo di indirizzo e di coordinamento e che, però, se non è seguito da un'attività degli enti competenti, che sono le regioni, è difficile che questo ruolo possa da solo garantire dei risultati.
Un ruolo diverso del Ministero dell'ambiente sulla tematica dei rifiuti, un ruolo che prescinda dalla dichiarazione dello stato di emergenza, dove il Governo interviene direttamente, può essere ipotizzato soltanto con una modifica della legge attuale; diversamente, si andrebbero a ledere prerogative costituzionalmente riconosciute alle regioni. Si potrebbe pensare ad un intervento laddove si registrino scostamenti tra gli obiettivi da raggiungere sulla base della normativa vigente rispetto alla situazione di fatto, intervento che preveda una sorta di accompagnamento o un supporto alle regioni interessate nella redazione dei piani; ma a legislazione vigente, senza una dichiarazione di stato di emergenza, il Governo non può intervenire con tali modalità.
Tuttavia, con riferimento, ad esempio, agli adeguamenti dei piani che le regioni dovranno formulare a seguito dell'approvazione di una nuova direttiva europea sui rifiuti, stiamo pensando all'adozione di un apposito decreto che preveda linee guida per la predisposizione dei piani in modo da garantire una uniformità, almeno quella redazionale, che consenta l'adeguata trattazione di tutti gli aspetti da considerare ai fini dell'implementazione del ciclo integrato dei rifiuti.
Ancora, nel tentativo di rafforzare il ruolo di coordinamento centrale va inquadrato la previsione della legge n. 99, che prevede, come ho detto anche durante la relazione, la cabina di regìa nazionale per il coordinamento dei piani regionali degli inceneritori e dei rifiuti urbani residuati dalla raccolta differenziata.
Infine, mi preme ricordare che le attività del Ministero per quanto riguarda la gestione integrata dei rifiuti non si limitano, ovviamente, a quanto detto: il Ministero svolge il proprio ruolo di indirizzo e coordinamento dettando per tutti i settori disposizioni di carattere generale, come recentemente è avvenuto con la circolare, ad esempio, sul trattamento dei rifiuti urbani prima della messa in discarica anche mediante la predisposizione di pareri su singole problematiche.
Per quanto riguarda la questione dei parchi e dell'antinquinamento marino sollevata dall'onorevole Realacci, vorrei ricordare che sui parchi, come sapete, esisteva l'emendamento parlamentare Fallica, che risolveva la questione creata dalla legge, ripristinando le risorse per i sistema parchi. Non mi risulta che sia stato ritirato e comunque la questione dei parchi deve essere risolta all'interno del provvedimento relativo. Lì c'è stato un chiaro errore. Conoscete l'iter meglio di me: si è operato un taglio su spese insopprimibili, che invece vanno onorate; se anche non si dovessero, quindi, correggere le tabelle, comunque, la Ragioneria dovrebbe farvi fronte. Ritengo, quindi, il problema ormai chiarito all'interno del Governo e che la questione sarà risolta.
Semmai, il problema più generale che resta ancora aperto e sul quale stiamo discutendo è dato da tutto il resto. Non può essere considerato, infatti, una conquista il mantenimento delle risorse per pagare gli stipendi. Questo si commenta da sé. Voglio, peraltro, ricordare che ieri si è svolta un'importante assemblea organizzata dal presidente di Federparchi, Sammuri, che ha riunito tutti i presidenti dei parchi in una sede della Camera dei deputati, a cui sono intervenuti molti parlamentari. Si è trattato di un'occasione per discutere innanzitutto dell'urgenza, del fatto contingente del finanziamento che deve essere ripristinato nelle tabelle. Si è detto anche che ormai i tempi sono maturi per ipotizzare un intervento sulla normativa dei parchi perché la legge dei parchi è una buona legge ma datata.
Inoltre, in prospettiva avremo sempre meno risorse pubbliche e probabilmente forse più parchi. Uno dei risultati di Nagoya alla Conferenza internazionale ONU sulla biodiversità, infatti, è stato proprio quello di fissare degli obiettivi a livello mondiale di aree protette per garantire
che si interrompa la perdita di biodiversità. Dovranno essere discussi dei parametri a livello europeo. L'Italia ha già una percentuale abbastanza alta perché più del 10 per cento del territorio è area protetta. Credo che l'obiettivo sia quello del 2020 e vada dal 10 al 20 per cento. Ne discuteremo poi in sede europea. La realtà è che, però, come dicevo, avremo sempre meno risorse pubbliche e probabilmente più aree da tutelare, quindi dovremmo intervenire per consentire ai parchi di creare autonomamente delle fonti di reddito. Si può farlo e, assieme anche ai parchi, che stanno studiando a loro volta una proposta, penseremo a qualche idea che non leda e non metta in discussione il fatto che i parchi restino pubblici, ma che dia anche la possibilità di mettere in piedi iniziative e attività che portino proventi aggiuntivi alla gestione dei parchi.
Un altro problema discusso ieri è stato quello relativo alla governance, che è un problema reale se pensate che continuiamo ad avere una serie di parchi commissariati. Questo non va bene. Ho detto ieri che quando si protraggono a lungo le situazioni di commissariamento questo significa comunque accentrare nelle mani di una sola persona la gestione del parco e si ha, come sapete, anche un forte potere di veto rispetto allo sviluppo del territorio. Il meccanismo di governance è, dunque, molto complicato perché impone intese tra il Governo nazionale e le regioni a volte impossibili da trovare mentre la responsabilità resta comunque in capo al Governo.
Mi segnalano, inoltre, gli stessi presidenti dei parchi che, laddove si risolva il problema con le regioni e si riescano a nominare i presidenti, complicatissima è tutta la fase di nomina del consiglio direttivo della comunità del parco, per cui possono passare anche anni prima che il quadro di governance sia completato, col rischio che nel frattempo vada in scadenza la carica di presidente. Si tratta, ripeto, di un meccanismo troppo complicato. Forse si voleva garantire la rappresentanza all'interno di questi consigli di tutto il territorio, ma dovremmo trovare un modo più spedito di procedere e meccanismi che devono prevedere delle scadenze: se non si giunge a soluzione entro una certa data, si interviene e si provvede a nominare, o vanno previsti dei criteri per una rappresentanza dei comuni maggiormente presenti nelle aree. Insomma, io credo che esista la possibilità di semplificare anche questo profilo.
Per quanto riguarda l'antinquinamento, l'onorevole Realacci chiedeva lumi sulla situazione del famoso contratto con la Castalia. Per anni si è andato avanti con proroghe e questo non è più possibile perché bisognava bandire la gara. Noi siamo assolutamente d'accordo sul fatto che si debba procedere con gara e, purtroppo, siamo stati bloccati dal venir meno delle risorse. Abbiamo, quindi, dovuto a lungo discutere col Ministero dell'economia e delle finanze per ottenere una cifra congrua. La cifra attuale con la quale è stata fatta la gara è cifra più piccola rispetto a quella del passato, quindi abbiamo dovuto ridurre anche il contratto, ma pensiamo che sia comunque un buon contratto. A giorni sarà conclusa la gara e ne conosceremo l'esito.
Nelle more abbiamo cercato di ottenere l'autorizzazione della Corte dei conti a fare un contratto ponte, che serve a garantire, in caso di emergenza, un pronto intervento. L'ultimo contratto-ponte è scaduto, ci era stato detto che era l'ultimo possibile e quindi ne abbiamo predisposto un altro. Probabilmente ci sarà dato il parere favorevole da parte della Corte dei conti essendo proprio l'ultimo contratto-ponte ed essendo ormai esperite tutte le procedure previste per la gara. In ogni caso, io posso assicurare che, nel caso malaugurato di un' emergenza, il Ministero potrebbe comunque chiamare la Guardia costiera, fare intervenire d'urgenza sul singolo fatto, e quindi non ci sarebbe un problema per questi pochi giorni.
Mi auguro, in ogni caso, che a breve avremo finalmente risolto questo annoso problema dell'assenza di procedure regolari di gara su un servizio importantissimo, che è stato svolto in maniera eccellente in questi anni da Castalia. Ricordo l'ultimo intervento importante - già questa
estate sono stati fatti tantissimi piccoli interventi di cui si è parlato poco anche per non creare un allarme essendo il nostro un Paese che vive di turismo - che è stato quello sul Lambro, dove i mezzi di Castalia hanno evitato che il petrolio e gli idrocarburi arrivassero fino alla foce del Po.
Vengo alla questione del conto energia sollevata dall'onorevole Bratti quando ha chiesto quali fossero le competenze del Ministero dell'ambiente e quali quelle del Ministero dello sviluppo economico. Le competenze sono molto chiare perché sono scritte nelle norme, quindi non possono esserci dubbi al riguardo: quasi sempre il Ministero dell'ambiente è chiamato a concertare, che non vuol dire dare approvare il lavoro fatto - abbiamo spiegato che per noi «concertare» significa «condividere» una serie di provvedimenti che riguardano la tematica dell'energia, in particolare quelle relative alle fonti rinnovabili - e negli ultimi anni ha mantenuto un atteggiamento molto attivo e anche molto propositivo al riguardo. Credo, quindi, che abbiamo svolto un buon lavoro.
L'onorevole Bratti chiedeva dove finisse il 55 per cento: ci stiamo battendo assieme al Ministro Romani per una proroga, dovrebbe essere il provvedimento Milleproroghe a prorogare tale incentivo. La discussione è ancora in corso, come sapete, e conoscete i problemi che ci sono. Io credo che questa sia una misura importantissima e che probabilmente il 55 per cento di detrazione rappresenti il vero «Piano casa» perché è la leva vera che spinge a fare le ristrutturazioni. Mi auguro, quindi, che questa importante detrazione possa essere mantenuta.
L'onorevole Bratti si è riferito, poi, specificamente all'avvocato Pelaggi e ai suoi incarichi. Non voglio fare finta che questo riferimento non sia stato fatto anche perché trovo veramente ingiusti alcuni dei commenti che sono circolati in questo periodo con riferimento al capo della segreteria tecnica del Ministero dell'ambiente: si tratta di una persona di comprovata esperienza in molti campi che riguardano il mondo delle imprese, delle grandi organizzazioni imprenditoriali, in ambito universitario, all'interno dei quali ha rivestito incarichi di gestione e responsabilità di indubbio rilievo per la risoluzione di problematiche e situazioni complesse. Le sue nomine, tutte fiduciarie, sono maturate all'interno di contesti di emergenza, per i quali il trascinarsi nel tempo di situazioni irrisolte ha determinato forti disagi e forti inefficienze con gravi conseguenze sulla qualità della vita in alcuni importanti territori del Paese.
Mi riferisco, in particolare, alla situazione delle isole Eolie, di cui l'avvocato Pelaggi è stato nominato Commissario all'emergenza idrica nel febbraio del 2009 per affrontare una situazione emergenziale che risale alla fine degli anni Novanta e che tutti i commissari che si sono succeduti dal 2002 in poi non hanno risolto, compresi i prefetti. In un anno di lavoro si è bandita la prima gara per la realizzazione delle opere relative al dissalatore di Lipari con relativo impianto fotovoltaico e a breve inizieranno i lavori; entro la fine dell'anno verrà bandita la seconda gara di appalto per la realizzazione dei depuratori di Lipari e di Vulcano. In meno di due anni, dunque, sono state avviate opere che da più di undici anni erano state programmate e che nessun commissario era riuscito a portare a termine, con la conseguenza che la mancata realizzazione di queste infrastrutture ha fatto pagare allo Stato italiano e alla regione siciliana milioni
di euro che potranno essere risparmiati per il trasporto dell'acqua in queste isole.
Analoga considerazione riguarda la nomina dell'avvocato Pelaggi a direttore dell'area marina protetta delle Egadi intervenuta ad agosto del 2009 a seguito di un periodo di gravi difficoltà gestionali che la Commissione dovrebbe conoscere bene. Lì esisteva, infatti, una vera e propria diatriba irrisolvibile tra il comune di Favignana, quello di Trapani, la provincia di Trapani. Bisognava mandare qualcuno del Ministero «a mettere pace». Anche in questo caso, in un solo anno l'avvocato Pelaggi ha portato a compimento, dopo diciassette anni, il regolamento di esecuzione e di organizzazione. Questa che era
l'area marina protetta più grande d'Europa non aveva un regolamento, ossia è stata una finta area marina protetta per diciassette anni. Abbiamo mandato con l'incarico di commissario l'avvocato Pelaggi, è stato approvato il regolamento, dopodiché lui ha lasciato l'incarico: gli incarichi, infatti, vengono conferiti per raggiungere degli obiettivi, una volta raggiunti i quali l'incarico finisce.
Per quanto riguarda, infine, la nomina dell'avvocato Pelaggi a commissario delegato per la bonifica dell'ex area SISAS di Pioltello-Rodano, è doveroso precisare che questa nomina è giunta a seguito di una vicenda che si trascina, anche questa, da oltre dieci anni, con risultati che tutti sapete, ma anche con gravi conseguenze economiche per il Paese. La Commissione europea ha, infatti, avviato sin dal 2001 una procedura di infrazione comunitaria relativa alla mancata bonifica del sito e, nonostante le azioni intraprese in ordine alle attività di messa in sicurezza dell'area, a settembre del 2004 la Corte di giustizia della Comunità europea ha pronunciato una sentenza di condanna nei confronti del nostro Paese.
A seguito di tale condanna la Commissione ha successivamente aperto una nuova - è molto importante - procedura di infrazione a luglio del 2005 per mancato adempimento di quanto previsto nella sentenza di condanna e ha emanato un successivo parere motivato a dicembre del 2005. Nel corso del 2006 è stata avviata con curatela fallimentare, tra la ex SISAS e i soggetti privati interessati, una trattativa per la cessione dell'area ex SISAS attraverso un atto transattivo che poneva a carico dell'acquirente privato ogni onere connesso alla bonifica del sito.
Nel mese di aprile del 2010, a fronte della incapacità manifestata da parte del soggetto privato tenuto alla bonifica, avendo solo attuato la rimozione dei rifiuti della discarica C, su richiesta della regione Lombardia, è stato dichiarato lo stato di emergenza ed è stato nominato successivamente, a maggio del 2010, Luigi Pelaggi quale commissario delegato. Il primo impellente impegno è stato quello di bandire una gara d'appalto per la rimozione dei rifiuti nelle discariche A e B in modo da intervenire sulle criticità oggetto dell'infrazione. A fine luglio di quest'anno è stata bandita la gara europea; a settembre è stata aggiudicata la gara e nello stesso mese sono stati avviati i lavori di rimozione dei rifiuti delle discariche A e B; la conclusione è fissata al massimo al 31 marzo 2011.
Da tutto ciò si evince chiaramente che la gestione del commissario delegato ha in soli cinque mesi impresso una accelerazione inaudita per le operazioni di bonifica. Basti pensare che dalla pubblicazione della gara d'appalto all'inizio dei lavori sono trascorsi meno di due mesi e che l'ATI affidataria ha rimosso più di 20.000 tonnellate di rifiuti. È ovviamente una corsa contro il tempo che ci impone di recuperare rapidamente i ritardi lavorando di sabato e domenica e a cui ci si sta dedicando facendo ricorso a tutte le procedure utili per anticipare la data del termine dei lavori ed evitare le conseguenze delle sanzioni previste dalla Commissione per il mancato rispetto dei termini indicati.
Inoltre, il capo della segreteria tecnica è componente del consiglio di amministrazione della SOGESID, una società in house del Ministero e sulla quale l'amministrazione esercita un controllo analogo a quello svolto sui propri servizi. Non credo che questo costituisca motivo di incompatibilità con il lavoro che svolge perché essere componente del consiglio di amministrazione della SOGESID, oltre a creare uno collegamento utile con il Ministero, non è un impegno oneroso visto che il consiglio di amministrazione non si riunisce tutte le settimane.
Per completezza, ricordo che l'avvocato Pelaggi ha anche altri incarichi, ma questi non dipendono dal Ministero dell'ambiente, riguardano la sua sfera personale e credo che si debba a questo rispetto.
Per quanto riguarda il tema sollevato dall'onorevole Realacci...
ALESSANDRO BRATTI. Va bene che l'avvocato Pelaggi è molto bravo, però...
STEFANIA PRESTIGIACOMO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.
Sono contenta, onorevole, che abbia capito che è bravo.
L'onorevole Realacci chiedeva di aggiornare la Commissione sulla situazione del provvedimento antismog di cui avevamo parlato in passato. Dico subito che abbiamo fatto tutto quello che dovevamo fare: abbiamo dapprima predisposto un disegno di legge che abbiamo sottoposto informalmente a una valutazione della Commissione europea per capire se le misure che stavamo intraprendendo erano in linea con i suoi rilievi e suggerimenti; informalmente ci è stato detto che queste misure potevano essere considerate sufficienti; il Consiglio dei ministri, infatti, nel luglio ha approvato un disegno di legge in tal senso che prevede una serie di interventi, con coperture finanziarie, però, che ancora non erano state ben definite.
Tuttavia, la notizia importante data dalla Comunità europea è che quel provvedimento deve essere trasformato in misure, cioè in decreto-legge perché altrimenti la Comunità europea riprenderà la procedura di infrazione in quanto non si possono attendere i tempi di approvazione di un disegno di legge. Abbiamo trasformato il disegno di legge in decreto-legge, quindi, già valutato dal Consiglio dei ministri, ma c'erano ancora dei problemi relativi alla copertura di alcuni interventi che non erano stati risolti. Bisogna, infatti, capire che non può essere il Ministero dell'ambiente a finanziare un piano di questo tipo, che prevede comunque un forte coinvolgimento del settore dei trasporti. È chiaro che ciascun ministero deve fare la propria parte.
Alcune misure, che riguardano soprattutto il settore agricolo, sono state adottate già in decreti legislativi, anche quelli, già nel mese di luglio, e sono stati apprezzati dalla Commissione europea. È chiaro, però, che adesso bisogna essere consequenziali e approvare in Consiglio dei ministri questo decreto-legge comunque definito e consegnato alla Presidenza del Consiglio.
Attesa la situazione del nostro bilancio, non possiamo essere noi a risolvere la questione delle risorse finanziarie; quindi è necessario che il Governo, nella sua collegialità, si faccia carico di questo problema.
L'onorevole Motta ci chiedeva che fine avesse fatto il progetto strategico speciale «Valle del fiume Po»: il progetto resta in piedi, abbiamo anzi portato avanti una serie di azioni in accordo con l'Autorità di bacino del fiume Po; resta in piedi il protocollo d'intesa con il Ministero che sottoscriveremo in tempi molto brevi; le risorse che erano state previste precedentemente dal CIPE non sono più disponibili ma ci siamo fatti carico di richiedere il finanziamento al CIPE nel contesto della riprogrammazione dei fondi FAS. Come sapete, le risorse del CIPE sono state tutte ridefinite dal Governo. Effettivamente, c'era uno stanziamento importante, di 180 milioni di euro per il fiume Po, il piano resta valido, noi andiamo avanti, ma dobbiamo trovare la copertura finanziaria.
Per quanto riguarda ancora l'onorevole Motta, ci chiedeva informazioni relativamente al decommissioning della centrale nucleare di Caorso: le attività di disattivazione della centrale sono regolate da un decreto del Ministero dello sviluppo economico; la Sogin (Società gestioni impianti nucleari) fu autorizzata a svolgere una serie di attività che di fatto hanno poi trovato attuazione soltanto negli ultimi anni. Va ricordato, al riguardo, il trasferimento di tutto il combustibile nucleare irraggiato presente sull'impianto verso la Francia ai fini del riprocessamento dello stesso, operazioni che si sono sviluppate nell'ambito di una campagna che è durata due anni e mezzo e si sono concluse nel giugno del 2010; sono state svolte sotto la vigilanza dell'ISPRA attività di smantellamento dei componenti dell'edificio turbina, di realizzazione di una stazione di gestione materiali, di abbattimento di alcuni edifici di servizio, tra i
quali il camino per il rilascio degli affluenti gassosi, di trattamento di rifiuti radioattivi pregressi, quindi il lavoro sta andando avanti.
Nell'ambito dell'autorizzazione conferita dal decreto del 2000 restano da svolgersi alcune attività di trattamento e condizionamento dei rifiuti presenti; successivamente
potrà avviarsi la disattivazione dell'isola nucleare per la quale la Sogin ha già inviato istanza al Ministero dello sviluppo economico.
L'onorevole Margiotta chiedeva informazioni relativamente alla deposito nazionale delle scorie radioattive: occorre premettere che tra le esigenze primarie del nostro Paese vi è quella di assicurare una gestione dei rifiuti radioattivi in linea con quanto previsto dalla Convenzione congiunta sulla gestione in sicurezza dei rifiuti radioattivi e del combustibile irraggiato, di completare il decommissioning delle installazioni nucleari, di onorare gli impegni internazionali assunti sul rientro dei residui risultanti dal trattamento del combustibile nucleare inviato all'estero ai fini di riprocessamento, di gestire in sicurezza i rifiuti di origine ospedaliera e industriale che si producono ogni anno.
La tipologia di deposito ritenuta realizzabile in Italia consiste nel deposito di tipo superficiale, destinato allo smaltimento dei rifiuti radioattivi di media e bassa attività e allo stoccaggio di lungo termine dei rifiuti ad alta attività. Si tratta di una tipologia di deposito già realizzata in molti altri Paesi.
In merito alle aree di possibile localizzazione del deposito, c'è una procedura, stabilita dal decreto legislativo 15 febbraio 2010, n. 31, che garantisce un alto livello di partecipazione e si basa sulla formulazione di autocandidature.
I siti idonei saranno individuati dalla Sogin sulla base dei criteri elaborati dall'Agenzia internazionale per l'energia atomica e dell'Agenzia per la sicurezza nucleare nonché dalle risultanze delle valutazioni ambientali strategiche.
Gli onorevoli Mondello, Bratti, Zamparutti e Piffari chiedevano informazioni sullo stato delle bonifiche: credo di aver detto tantissimo durante la relazione sul tema delle bonifiche, quindi mi limito a qualche informazione ulteriore, ma la materia è complessa. Sappiamo, infatti, che abbiamo una dimensione territoriale importante, il 3 per cento del territorio nazionale. la materia è, tuttavia, complessa soprattutto per la tipologia qualitativa e quantitativa di contaminazione che caratterizza tutti questi siti. La direzione competente sta, innanzitutto, informatizzando tutti i dati relativi alle migliaia di documenti presentati dalle imprese e dai soggetti pubblici negli ultimi dieci anni, peraltro in formato solo cartaceo.
Per evitare definitivamente la situazione di scarsa chiarezza sullo stato di attuazione delle bonifiche, coi primi dati disponibili ho già evidenziato come in porzioni considerevoli di siti di interesse nazionale siano state realizzati caratterizzazioni, interventi di messa in sicurezza, e siano stati approvati progetti definitivi di bonifica.
È un periodo di scarsa disponibilità di risorse e quindi è fondamentale puntare, per il futuro, sullo strumento della transazione globale, in grado di dare certezze alle imprese relativamente all'approvazione dei progetti di bonifica e alla restituzione e gli usi legittimi delle aree di proprietà, consentendo in tal modo di riutilizzare quella parte del nostro territorio già infrastrutturata per la realizzazione di investimenti produttivi sostenibili in grado di attirare capitale privato.
In tale prospettiva, rispondendo a una specifica richiesta dell'onorevole Bratti, posso confermare che sono in corso di interlocuzione con ENI, Syndial e altre società che fanno capo ad esse, contatti per definire una transazione globale, anche quelli di carattere economico che però al momento non sono ancora pienamente definiti. Non posso, quindi, confermare le informazioni che circolano anche su Internet perché stiamo lavorando a questo tipo di transazione, non per tutti i diciassette siti, ma per una prima porzione di siti. Personalmente, ritengo questo uno strumento essenziale. Ovviamente, i proventi di queste transazioni, come del resto è avvenuto anche in passato, dovrebbero essere, saranno anzi totalmente - questa è una delle condizioni - devoluti a favore degli interventi di bonifica e di risanamento nelle aree per le quali si vanno a fare le transazioni.
Credo che questo tema, sul quale siamo intervenuti per introdurre lo strumento della transazione globale, sia forse uno dei più importanti perché da moltissimi anni
si discute su questi grandi siti nazionali, molto inquinati, senza arrivare a nessuna soluzione. Intervengono poi le procure e non sempre si risolvono i problemi. Ritengo, quindi, che la transazione globale sollecita l'impresa a fare la transazione perché chiude definitivamente un contenzioso che fino a ora ha fatto spendere comunque un mare di soldi o allo Stato, a seconda di come sono andate le cose, o alle imprese in termini di spese legali. Le cifre di cui si parla sono pazzesche, altissime e noi dobbiamo evitare che ci sia chi guadagna dal contenzioso, dobbiamo trovare una soluzione di equilibrio, la transazione va fatta utilizzando dei parametri che siano assolutamente trasparenti.
Peraltro, il procedimento previsto dalla norma che abbiamo introdotto lo scorso anno prevede una serie di passaggi, per cui quello che il Ministero dell'ambiente definisce con i soggetti privati comunque passa al vaglio della Presidenza del Consiglio, sono previsti i pareri degli altri ministeri, è previsto anche l'intervento delle comunità locali. È chiaro, infatti, che una procedura, per essere globale, deve prevedere vari passaggi, un procedimento molto complicato. Noi faremo tutto in maniera trasparente e credo che così potremo finalmente reperire le risorse per cominciare a realizzare in questi siti le bonifiche necessarie che possono non soltanto restituire i territori agli usi legittimi, ma restituire alla cittadinanza, alle comunità locali i territori bonificati che possono essere reimpiegati per la reindustrializzazione.
PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro Prestigiacomo per la relazione svolta. Do ora la parola ai colleghi che intendano intervenire per svolgere brevi puntualizzazioni.
ERMETE REALACCI. Ci auguriamo di poter incontrare il Ministro, compatibilmente con l'andamento della situazione politica e del Governo, più spesso, in maniera da rendere anche più serrati i confronti. Naturalmente lo ringrazio per l'intervento. Molte delle precisazioni sono utili, e penso anche alle assicurazioni in merito alla sicurezza da incidenti del mare. Forse è stata un po' troppo sintetica l'illustrazione dei compiti di Pelaggi, ma si può recuperare.
Mi limito a qualche flash - immagino che ne parlerà il collega Iannuzzi - e mi dico anche io d'accordo su un incontro ad hoc sulla vicenda rifiuti in Campania, che rimane molto complicata anche dal punto di vista normativo.
Qui faccio un primo passaggio, Ministro. Lei non deve interpretare come malevola l'attenzione nei confronti del Ministero dell'ambiente. Qui si tratta di un giudizio diverso sull'uso delle deleghe. Siamo tra pochi mesi a un decennio dalla delega ambientale. Il percorso della delega ambientale iniziò, infatti, dieci anni fa con la presentazione da parte del Ministro Matteoli del disegno di delega, fu approvato nella legislatura 2001-2006, poi fu prorogata, e di nuovo ancora. Se non ha funzionato qualche problema c'è. Addirittura, nell'ultima versione era stata resa ancora più espropriante nei confronti del Parlamento perché non c'erano neanche due passaggi, ma un solo passaggio previsto per la Commissione. Se produce delle leggi cattive e delle leggi confuse qualche problema c'è. Allora, bisogna affrontare il problema un po' per tempo e farci lavorare per produrre delle buone leggi dello Stato.
Lei ci dice, per esempio, che c'è un disegno di legge su una questione su cui, peraltro, questa Commissione, assieme alla Commissione trasporti, aveva votato all'unanimità una risoluzione, ossia la questione dell'inquinamento atmosferico, segnatamente delle polveri sottili soprattutto legato alla Pianura padana: noi non ne abbiamo traccia perché al Parlamento non è stato sottoposto quel disegno di legge. Se ci fosse stato sottoposto, magari avremmo avuto anche il tempo adeguato per esaminarlo ed approvarlo senza continuare ad adottare provvedimenti un po' confusi e magari anche inefficaci.
Sulla vicenda dell'Agenzia per la sicurezza nucleare, confermiamo l'interesse ad avere un'Agenzia seria, indipendente, cosa che non è perché dipende troppo dal
Governo, dotata di risorse adeguate, cosa che non è perché le risorse sono inadeguate.
Per quanto riguarda il nucleare, sapete che la posizione è diversa. Noi contrasteremo quel piano e poi decideranno i cittadini, le regioni e le istituzioni cosa fare, quindi su questo non può esserci un punto di condivisione.
Sulla legge di stabilità, Ministro, abbiamo appreso dai giornali che c'è stato anche un confronto serrato in sede di Consiglio dei ministri col Ministro Tremonti, immaginiamo quale possa essere l'oggetto del contendere: vorremmo capire bene come stanno le cose.
Quanto alla detrazione del 55 per cento, vedremo. Peraltro, segnalo che nel progetto di Programma nazionale di riforma per Europa 2020 viene assicurato il prolungamento del 55 per cento, e quindi, siccome dovremmo votarlo assieme alla legge di stabilità, uno dei due documenti si deve adeguare all'altro.
I due temi chiave che riguardano il Ministero e su cui siamo interessati a che lei abbia il sostegno anche da parte di questa Commissione - le politiche ambientali prescindono questo o quel Governo - riguardano la questione della difesa del suolo. Anche se vengono effettivamente assegnati quei fondi, infatti, cosa che ci auguriamo, siamo in ogni caso di fronte a un dimezzamento delle risorse rispetto a quelle che erano state stanziate dal Governo Prodi, che già non erano sufficienti. Si tratterà poi di spenderle bene, perché tante volte sono state spese male. Erano 500 milioni di euro all'anno, ci creda, nell'ultimo stanziamento; questi, se va bene, sono 300 all'anno. Si fidi, altrimenti chiediamo una consulenza a Pelaggi. Ci auguriamo che questi fondi vengano assegnati; è probabile che il lavoro fatto con le regioni produca delle politiche più serie se c'è un'interfaccia continua, però è chiaro che siamo di fronte a
stanziamenti che sono della descritta entità.
Infine, sui parchi, francamente, non ho capito il passaggio tecnico. Vorrei essere rassicurato. Quanto ai commissariamenti, un aiuto dalla Commissione può arrivare. Sappiamo, infatti, che la legge sui parchi ha quegli elementi di farraginosità, ma informare la Commissione sul perché alcuni commissariamenti vengono o non vengono fatti è anche una forma di esercizio di una moral suasion parlamentare e politica che poi serve. Per esempio, io ho fatto un'interrogazione sulla regione Puglia perché mi risulta che in quel caso la regione era disponibile a risolvere la questione delle nomine sui due parchi in questione. Ce ne sono tanti altri e magari un quadro dei commissariamenti e dei problemi aperti può aiutare anche noi a capire se sono affrontabili o meno.
Sui fondi, invece, non ho capito qual è il passaggio. In Commissione avevamo presentato due emendamenti uguali della maggioranza e dell'opposizione. Quello della maggioranza è stato ritirato dicendo che sarebbe stato presentato un emendamento, che è quello di cui si parla adesso in Commissione bilancio. Credo che quell'emendamento debba passare. Adesso non so come questo emendamento si rapporti al maxiemendamento del Governo.
STEFANIA PRESTIGIACOMO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Credo che sia recepito nel maxiemendamento.
ERMETE REALACCI. Siamo contenti se il Governo recepisce nel maxiemendamento questa questione. Vorremmo che la vicenda fosse monitorata un po' in tempo reale. Magari è una situazione in cui anche questa Commissione può essere attiva, perché affidarsi semplicemente al buon cuore della Corte, come sembriamo fare troppo spesso, non è utilissimo.
PRESIDENTE. Do la parola all'onorevole Iannuzzi. Si tratta di una puntualizzazione o di un intervento?
TINO IANNUZZI. Vorrei fare una puntualizzazione presidente. Ringrazio il Ministro, però comprendo e valuto come importante un'audizione mi auguro in tempi rapidissimi con il Sottosegretario alla Protezione civile e con lei sulla questione sempre più drammatica dell'emergenza
rifiuti in Campania. Mi consenta di sottolineare come sia sbagliato e grave che noi svolgiamo come Commissione due audizioni con lei e su questo tema, che è così drammaticamente delicato e ha obiettivamente nella sua difficoltà un respiro e una ricaduta di impatto nazionale, non diciamo nulla. Lo considero comunque un errore.
Avverto, tuttavia, l'esigenza, nella mia responsabilità, di chiederle innanzitutto che cosa accadrà del decreto-legge di cui abbiamo sentito parlare spesso sui giornali, in pre-consiglio la scorsa settimana. Oltretutto, ci sono anche i suoi autorevoli consiglieri: che cosa accadrà domani e dopodomani? Sento anche il dovere di sottolineare alla Commissione, in attesa dell'audizione, i punti della drammaticità della crisi che abbiamo innanzi.
Si è pensato come Governo, col decreto-legge 30 dicembre 2009, n. 195, di disporre la cessazione dell'emergenza per decreto. Per decreto si possono fare molte cose, non modificare, purtroppo, la realtà dei fatti, che inevitabilmente riemerge, e in questo caso è riemersa ed è riesplosa tra le macerie della città di Napoli e di tanti centri della provincia di Napoli. Su questo terreno vi stiamo incalzando, sollecitando a ridisegnare il ciclo delle competenze visto che avete realizzato un monstrum ordinamentale solo in Campania, spogliando e decapitando di ogni attribuzione i comuni in favore delle province, ovviamente - mi sia consentito - per un mero calcolo politico.
Anche per quanto riguarda la riscossione e gestione della TARSU e della TIA, si dà un unicum in Italia, tant'è vero che avete sentito l'esigenza di scrivere una norma transitoria solo per il 2010 e oggi le stesse province guidate dal centrodestra vi chiedono di prorogarla almeno al 2012. Noi diciamo che è giunto il momento, invece, di rivedere l'ordine delle competenze e di restituire ai comuni che, di qualunque schieramento politico e di qualunque colore amministrati in Campania, chiedono il ripristino del loro ruolo, di vedersi riassegnate le loro attribuzioni e competenze.
Voglio sottolinearle che stiamo incalzando il Governo anche con una continua attività di sindacato ispettivo: lo abbiamo fatto ieri con il Sottosegretario Menia per avere dati certi e precisi sul funzionamento del termovalorizzatore di Acerra, su quello che accade alle sue tre linee nell'intervallo tra manutenzione ordinaria e straordinaria. Per gli altri termovalorizzatori dobbiamo ribadire come è stata profondamente sbagliata ed è sbagliata la situazione di conflitto che si è creato costruendo il termovalorizzatore a Salerno visto che era stato attribuito il potere commissariale al sindaco a cavallo tra Governo Prodi e governo Berlusconi e poi successivamente lo si è spogliato di queste attribuzioni in favore del presente della provincia, anche in questo caso creando soltanto un conflitto istituzionale.
Ora non sapete che cosa fare, come risolvere questa questione, si è perduto un altro anno di tempo. Bastava mantenere la competenza così come fissato dall'ordinanza del Presidente del Consiglio da Prodi a Berlusconi.
Abbiamo sottolineato e risottolineiamo come le discariche esistenti siano vicine alla saturazione. Peraltro, i calcoli che ci sono stati forniti anche ieri sulla capacità residua delle discariche ci paiono anche troppo ottimistici. Rileviamo da questo punto di vista l'inefficienza, l'inadeguatezza e l'incapacità delle province a effettuare le scelte per i siti delle discariche. Dovreste giungere alla giusta conclusione, ma fatte un passo indietro notevole, enorme, giusto - attendiamo che lo facciate - di cancellare i siti ingiustificati e irragionevoli che avevate scritto per cava Vitiello a Terzigno, area protetta del Parco del Vesuvio, o Valle della Masseria a Serre dove ci sono già altre due discariche, una vicina alla saturazione e un'altra abbondantemente saturata. Lì i soldi per le compensazioni ambientali e per le bonifiche continuano a non esserci nonostante l'annuncio della prima tranche dei 47 milioni di euro. Lo dico con grande
senso di responsabilità e sto citando fatti.
Da questo punto di vista la situazione è delicatissima e drammatica, altro che emergenza finita! Qual è la posizione del
Governo? Quali sono le scelte del Governo? Qual è finalmente il contributo del Governo e del Ministero per ripristinare una situazione scevra da faziosità, da strumentalizzazioni politiche, da battage mediatici che non hanno più ragion d'essere e per tornare a confrontarsi con la dura realtà dei rifiuti?
Abbiamo seguito - lo accennava il collega Realacci - e abbiamo anche con franchezza, almeno io, solidarizzato con lei rispetto al Ministro Tremonti nella querelle e nella polemica intercorsa. Voglio qui sottolineare che le responsabilità che si sta assumendo Tremonti rispetto a quello che accade nel Paese sono enormi e immense - voglio sottolinearlo rispetto alla mia coscienza - con un'arroganza e una superbia intellettuale, francamente anche quella inaccettabile e intollerabile, Tremonti sta bloccando tutto. Quei soldi, quel miliardo di euro per il dissesto idrogeologico per risanamento ambientale, finanziato tutto con i soldi destinati al Mezzogiorno, tra le altre cose, è scandalosamente bloccato perché il Ministero dell'economia non l'ha posto in concreta disponibilità del Ministero dell'ambiente, che sta ponendo avanti le attività istruttorie con le regioni, ma rimane il dato del blocco e della paralisi di questi fondi
irragionevole e ingiustificata.
Debbo anche dirle, Ministro, che anche sulla vicenda del 55 per cento le incertezze legate al Ministero dell'economia sono figlie dell'irragionevolezza e della mancanza di volontà di ascoltare, di recepire e di costruire soluzioni ragionevoli. Dalle indagini fornite dall'ENEA, infatti, ai risultati che ci hanno fornito tutte le imprese del settore - lo dico ai colleghi del centrodestra - emerge come il minore introito dei 6 miliardi di euro prodotto dal bonus del 55 per cento è abbondantemente compensato con un surplus economico complessivo tenuto conto comunque del gettito di oltre 3 miliardi di euro in più che emerge nella fiscalità o delle maggiori operazioni che vanno a imposizione, ma anche di quanto se ne deriva in termini di risparmio sulla bolletta energetica nazionale e in termini di incremento del valore degli immobili per la qualità ed efficienza e il risparmio energetico che si producono. Sento il dovere di
sottolineare tutto questo, apprezzando anche la battaglia che lei, Ministro, ha ingaggiato con Tremonti, ma anche sottolineando ineluttabilmente che c'è una responsabilità immensa di quest'ultimo e di un Governo che gli consente un certo comportamento verso il Paese e le sue tante emergenze.
Anche le compensazioni ambientali hanno la stessa sigla e non è difficile prevedere che anche le promesse assunte nel Veneto troveranno lo stesso punto di paralisi e di blocco. Altro che le sue battute inaccettabili e francamente insostenibili sulla cultura drammaticamente emersa anche dal crollo che crea una vergogna nel mondo della Domus dei gladiatori a Pompei!
Anche su questo cogliamo l'occasione di soffermarci e concludo. Stiamo cercando di avere dal suo Ministero uno studio che è stato evocato in una risposta del Sottosegretario Menia a un'interrogazione giusta della collega Dussin del 21 ottobre 2010, uno studio del Ministero dell'ambiente che realizza una mappatura sui territori a rischio idrogeologico sottolineando come ci sia una superficie del 9,8 per cento sottoposta a grave rischio che interessa ben 6.633 comuni: se potessimo con la massima sollecitudine possibile porre a disposizione della Commissione, presidente, questo studio che rappresenta una mappatura tragicamente e terribilmente significativa, che chiama ognuno di noi a doveri e responsabilità, sarebbe estremamente utile.
ROBERTO TORTOLI. Però, colleghi, sull'emergenza rifiuti in Campania servirebbe anche un mea culpa da parte dell'opposizione!
ALESSANDRO BRATTI. Apprezziamo la battaglia che sta facendo, però voglio sottolineare il fatto che, rappresentando il Governo, lei certifica anche con la sua battaglia che a questo Governo del tema ambientale non interessa più di tanto. Se andiamo, infatti, anche a vedere la penalizzazione fatta in questo periodo, il suo Ministero è uno di quelli che viene più colpito dalla decurtazione di fondi.
Tra l'altro, lei stessa ci ha fatto un elenco di desiderata, alcuni dei quali speriamo che si realizzino, ma restano dei desiderata perché per le bonifiche non ci sono risorse e si spera nelle transazioni, del Po parliamo da un anno e mezzo, il progetto c'è ma non ci sono i soldi, per i parchi speriamo di trovare i soldi anche cambiando qualche meccanismo di gestione. Vorrei anche ricordare che sulla questione campana avete firmato un accordo da 520 milioni di euro, metà voi e metà la regione Campania, di cui non ci risulta traccia, se non in minima parte; sul Lambro, che veniva ricordato prima, avete dato parzialmente copertura agli interventi che sono stati fatti. Il suo Governo dimostra, quindi, una forte insensibilità non solo in termini di difesa dell'ambiente, ma anche di opportunità, che lei spesso cita, che l'ambiente potrebbe avere in un ragionamento di rilancio della nostra economia. Mi sembra che proprio
su questo non ci siamo, siamo completamente su un'altra strada.
Inoltre, nessuno ha intenzione di infierire nei confronti di una persona, tra l'altro, c'è un'interrogazione in corso a cui credo bisognerà dare una risposta specifica perché le domande sono tante, e io concordo con lei che i commissariamenti non hanno mai risolto niente quasi da nessun punto di vista. Ora, lei lo ribadisce, però è curioso che in tutta la partita dell'assetto idrogeologico lei ha voluto a tutti i costi un commissario nel rapporto con le regioni.
È più o meno la stessa cosa perché le regioni, soprattutto quelle virtuose, non sono state molto contente del fatto che venga nominato un commissario. Con la mia regione parlo abbastanza spesso, hanno firmato l'accordo; ci interessa anche capire se poi, come veniva ricordato, questi soldi ci sono, però non mi pare corretto il fatto che voi abbiate imposto un commissario . C'è una discussione in atto, non so se l'abbiamo già nominato, ma anche per la regione Toscana è così. Se lei ci dice che questi commissari saranno presidenti della regione o tecnici della regione va bene, ne prendiamo atto, ma non è scritto così in quella legge.
STEFANIA PRESTIGIACOMO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Nominiamo il prefetto Grimaldi, l'ex commissario dell'ISPRA.
ALESSANDRO BRATTI. Come vedete non è Egidi. Io sono stato zitto, ma sapevo che non era lui. Anche qui, quindi, non si capisce il perché di questo procedimento.
Si diceva della questione dei rifiuti e io la sottolineo. Tra l'altro, signor Ministro, non è polemica, ma ogni tanto viene fuori la questione del piano strategico degli impianti: delle volte emerge che si tratta di una specie di cabina di regìa - le parlo delle notizie che circolano - altre volte che si attua un piano strategico. Non sto dicendo che sia una cosa negativa, si tratta solo di capire che cosa significa. C'è un dato interessante: a proposito della scarsità degli impianti, alla Germania, che ha una capacità di circa 24 milioni di tonnellate di smaltimento di rifiuti e che oggi ne brucia 20 milioni, tutti gli anni il nostro comparto industriale dà, non sto parlando dell'emergenza campana, sostanzialmente 1 milione 400.000 tonnellate all'anno per un valore di circa 340-350 milioni di euro all'anno. È pur vero, quindi, che la normativa dà alle regioni una serie di responsabilità, però - lei
lo ha anche detto qualche volta, e noi la sollecitiamo nuovamente - io credo che un lavoro più forte, di coordinamento se si vuole, ma secondo me anche un po' più forte, insieme alle regioni rispetto alla dotazione impiantistica probabilmente deve essere fatto.
Tornando al tema campano, desta un po' di perplessità - spero che stiate monitorando tale situazione - il fatto che emerge l'idea di portare i rifiuti campani, cioè da una regione in emergenza, alla regione Calabria, che è un'altra regione in emergenza. Trovo anche questo abbastanza curioso. Tra l'altro, come più volte è stato ricordato, l'emergenza campana probabilmente, dal punto di vista mediatico, è per mille motivi quella più sottoposta all'attenzione. Vorrei, però, ricordarle che in questo Paese ci sono delle regioni che sono in una situazione di altrettanta gravità, soprattutto quelle dove
il commissariamento si è protratto per tantissimi anni. Si sono spesi moltissimi soldi.
A proposito di soldi, questi commissari, ricordando il ragionamento di prima sull'assetto idrogeologico, saranno pagati con i fondi messi a disposizione: se si fosse riusciti a risparmiare i soldi destinati ai commissari probabilmente oggi quei soldi avrebbero potuto essere utilizzati in maniera diversa.
Concludo, anche se ci sarebbero tante cose da dire. Noi stiamo facendo, signor Ministro, una serie di audizioni anche sulla questione dell'applicazione del decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 334, che riguarda l'applicazione sugli impianti a rischio rilevante. Anche in tale settore normativo mancano, credo, cinque decreti attuativi, di cui uno, che è stato sollecitato più volte, è quello della determinazione delle tariffe di pagamento. Oggi, infatti, questi impianti, che hanno una certa pericolosità, vengono controllati e paga chi paga: mentre su altre questioni le aziende pagano i loro controlli, come previsto dalla direttiva comunitaria, per queste grandi aziende pericolose a oggi c'è un vuoto legislativo che io credo sia assolutamente pericoloso.
Quanto alla questione del Po, ci fa piacere ciò che ha detto e che politicamente difenda il progetto. Non è, infatti, un dettaglio visto che c'è un suo collega di Governo, il sottosegretario Castelli che, come sa bene, rispetto al Po ha tutta un'altra idea, e ci spaventa moltissimo questa opera di bacinizzazione, infrastrutturazione pesante per la navigabilità, che creerebbe non pochi problemi soprattutto sul delta del Po. Ci consola, quindi, sapere almeno che anche se non ci sono i soldi, lei difenderà questo progetto ampiamente condiviso da tutto il sistema degli enti locali rivieraschi.
SERGIO MICHELE PIFFARI. Cerco di stare nelle puntualizzazioni fatte, quindi chiedo scusa se non tocco tante altre questioni. A distanza di un anno - torno sulla questione delle risorse per la difesa idrogeologica - i soldi sono sempre quel miliardo che per fortuna abbiamo trovato e i 300 milioni di euro di arretrati sugli anni precedenti. Siamo a più di 1,3 miliardi di euro. Si è trovato finalmente il criterio di redistribuzione sul territorio, mi pare, tra superficie e popolazione, criterio solito che vediamo ormai da decenni utilizzato con parametri correttivi più o meno diversi.
Alla luce, però, di quanto è emerso nel Veneto, sarebbe stato interessante - e traduco in Veneto - quante «palanche» questo accordo del miliardo possono essere disponibili immediatamente sulla regione. Va bene, infatti, continuare a dire che le risorse ci sono, ma non spenderle perché non abbiamo il conto corrente al Ministero - traduco in modo concreto per chi poi legge i nostri interventi - dal quale poter firmare gli assegni per queste operazioni è come non aver messo niente di fatto a disposizione, e quindi stiamo parlando di impegni teorici anche con le regioni. Anche le regioni, infatti, devono mettere dei soldi sui loro capitoli di spesa, ma se lo Stato non è pronto, alla fine teniamo fermi anche i soldi delle regioni, e magari sono sacrifici che si impongono ai territori.
Le regioni, infatti, a loro volta coinvolgono province, comuni e altri enti sul territorio, bacini imbriferi per gli interventi di difesa idrogeologica. Così facendo, però, non solo non utilizziamo il miliardo, ma ne fermiamo probabilmente altri due sul territorio, quindi non lasciamo intervenire neanche chi ha le risorse. Se, quindi, volessi guardare solo l'aspetto finanziario, dovrei addebitare non il mancato investimento, ma addirittura i danni arrecati perché impedisce ad altri di investire.
L'altra puntualizzazione è sulle bonifiche. Va bene valorizzare le aree, così come la legge ha impostato. Cito un unico esempio, quello di Santa Giulia a Milano: le aree sono state bonificate, qualcuno ha certificato che erano bonificate, qualcuno quindi ha rilasciato le licenze per costruire, qualcuno ha comprato immobili che oggi si trovano sotto sequestro. Il fondo che doveva essere a tutela di eventuali contratti di compravendita è vuoto, non ha risorse, quindi la gente di fatto è
stata «gabbata» due volte, e quindi forse dobbiamo essere molto prudenti anche nell'utilizzo di queste risorse. Alla fine, infatti, si corre, qualcuno spende soldi, però, anziché essere bonificate, abbiamo visto che le aree sono rimaste lì a emettere veleni 24 ore su 24.
Sulla questione nucleare, ribadisco l'esigenza di neutralità di questa Agenzia. Spero che chiunque entri - lo verificheremo nei prossimi giorni visto che dovremo esprimere, ai sensi di legge, il parere su consiglieri e presidente nominati, come abbiamo letto dai giornali - stacchi la spina da qualsiasi altro rapporto, anche da quello con i ministri: o fanno questo o fanno altro. È facile, infatti, che il conflitto interesse scatti anche solo mentre si svolge un'attività congiunta perché non si vuole accelerare o infierire in una maniera o in un'altra.
Chiedo già da adesso, invece, al presidente Alessandri di incontrare al più presto possibile anche il consiglio di amministrazione appena sarà insediato. Mi auguro che ci portino il loro programma, evitando, Ministro, che diventi un conflitto quasi insormontabile come quando abbiamo chiesto un'audizione a Sogesin o ad altri enti dicendo che non possiamo sentirli perché sono alle dirette dipendenze del Ministero, così incartandoci su questioni di lana caprina e in realtà non aiutando questa Commissione a svolgere il proprio compito.
PRESIDENTE. Su questo la norma prevede espressamente di poter audire il presidente e i consiglieri incaricati. Possiamo riunire l'ufficio di presidenza - ne approfitto - con la X Commissione e la settimana prossima decidiamo di audire, a mio avviso ne varrebbe la pena, i soggetti designati come componenti dell'Agenzia.
AGOSTINO GHIGLIA. Vorrei ringraziare il Ministro per la puntualità e la completezza dell'intervento. Vorrei solo fare una chiosa: io sono stato abbastanza attento a quello che hanno detto i colleghi, molte cose sicuramente condivisibili, molte opinabili, il momento è quello che è.
Vorrei solo farmi aiutare dal collega Iannuzzi, che credo sia anche avvocato - lo dico solo perché rimanga agli atti, altrimenti rischiamo, con questa memoria labile, breve e telematica, di perderci i passaggi - sulla circostanza per cui nei giorni passati l'ex presidente della regione e l'attuale sindaco di Napoli sono stati indagati per un reato che non so sia di procurata epidemia o altra fattispecie. Lo dico solo perché, rispetto alla critica che è stata fatta, rispetto all'emergenza, rispetto alle responsabilità attuali del sindaco di Napoli e di altri sindaci della provincia di Napoli, credo che anche la realtà fattuale di questi giorni vada ricordata al di là della polemica politica e ci tenevo a sottolinearla.
RAFFAELLA MARIANI. Non volevo intervenire, presidente, perché i colleghi sono già entrati puntualmente nelle questioni, ma siccome questo è lo spirito e anche il clima politico, allora vorrei fare un appello al Ministero e anche a tutta la maggioranza alla luce di quello che sta avvenendo in queste ore in termini di disastri ambientali, che non si limitano alle due giornate precedenti, per i danni non solo in Veneto, ma in cinque regioni del nostro Paese.
Ministro, la nostra preoccupazione, che riguarda le risorse che oggi dobbiamo trovare per dare una primissima risposta a quelle aree devastate, è che quelle risorse vengano attinte dai famosi 900 milioni di euro del piano straordinario previsto dal Governo, rispetto al quale stiamo ancora attendendo o in queste ore si è avuta una risposta. Lo ricordo non perché si debba fare polemica politica, però ognuno deve ricordare che parte sta: questa polemica risale all'ottobre-novembre dell'anno scorso quando, a seguito dell'evento di Giampilieri, lei chiese al Ministro Tremonti, su sollecitazione anche del sottosegretario Bertolaso - ho ritrovato le agenzie di stampa proprio questa mattina, le ho nella cartellina - di attivare un piano straordinario. Anche in quell'occasione ci fu uno scontro col Ministro dell'economia, che non voleva stanziare le risorse per la difesa del suolo e per un piano straordinario che Dio sa se occorre in questo Paese.
Questo si unisce al taglio delle risorse, essendo oltretutto sempre reiterata la richiesta in un conflitto anche all'interno del Governo e che a noi interessa relativamente. Il Governo, infatti, nel suo insieme deve farsi carico dei bisogni del nostro Paese, delle nostre regioni e delle nostre amministrazioni. Non vorremmo trovarci nuovamente nella situazione di spostare le stesse cifre, con le stesse somme, con la stessa polemica partita dall'ottobre dell'anno scorso anche per il Veneto. Vorremmo che le risorse che saranno stanziate non provengano da vecchi stanziamenti e ci auguriamo che siano una quota considerevole.
Usciamo tutti dall'esperienza dell'alluvione del dicembre dell'anno scorso in Toscana e lei sa bene che vediamo oggi erogati dallo Stato centrale una cinquantina di milioni a ristoro di danni che l'anno scorso furono valutati, per quelle tre regioni che ebbero l'alluvione, in oltre 700 milioni di euro. Per la nostra regione ce ne sono 50 o 60 e se ne occupa la regione. Va detto che queste sono le proporzioni e l'appello che facciamo a tutto il Governo e alla maggioranza è che quegli stessi 900 milioni di euro che servivano per i danni passati da Giampilieri in poi non siano gli stessi a cui si attingono i 300 o i 500 milioni promessi per l'alluvione. Servono nuove risorse e questo va detto sì al Ministro Tremonti, ma vorremmo che anche il Ministero dell'ambiente non cadesse nel tranello per cui sempre vediamo riciclare sempre le stesse risorse senza che mai vengano erogate. Bisognerebbe non prendersi in giro e fino a oggi il Governo lo ha fatto.
PRESIDENTE. Do la parola al Ministro per la replica.
STEFANIA PRESTIGIACOMO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Il Governo non ha preso in giro nessuno anche perché, evidentemente, al Ministero dell'economia non avevano ben chiaro che queste risorse, a differenza delle altre risorse CIPE che distribuivano i FAS, sono finite nella legge finanziaria, quindi non seguivano l'iter delle risorse CIPE. Loro attendevano, quindi, come è stato detto, una richiesta di delibera da parte del Ministero dell'ambiente. Quello che noi attendiamo è «l'apertura» del capitolo di bilancio che, guarda un po', è stata fatta pochi giorni fa. Adesso nel capitolo saranno assegnate le risorse e con il capitolo aperto, noi potremo finalmente dare il via libera ai commissari per iniziare a bandire le gare di progettazione o di appalto delle opere stabilite.
L'iter, tra l'altro, è stato seguito in maniera assolutamente diligente dagli uffici del Ministero dell'ambiente d'accordo con gli uffici del Ministero dell'economia, che ci hanno detto come procedere. Abbiamo una documentazione amplissima che conferma tutti i passaggi fatti in questi mesi.
Faccio presente che ancora la Corte dei conti non ha dato il via libera alla pubblicazione della delibera di stanziamento del miliardo di euro, quindi ancor prima che la delibera del novembre 2009 venga pubblicata in Gazzetta Ufficiale non abbiamo fatto tutto quello che si poteva fare.
PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro Prestigiacomo e dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 15,30.