Sulla pubblicità dei lavori:
Grassi Gero, Presidente ... 3
Audizione del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, professoressa Elsa Fornero, in merito alle iniziative del suo Dicastero in materia di contrasto alla violenza sulle donne, anche alla luce dei recenti fatti di cronaca (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Grassi Gero, Presidente ... 3 8 10 12
Binetti Paola (UdCpTP) ... 12
Bossa Luisa (PD) ... 12
Castellani Carla (PdL) ... 10
Fornero Elsa, Ministro del lavoro e delle politiche sociali ... 3 12
Miotto Anna Margherita (PD) ... 12
Molteni Laura (LNP) ... 11 12
Murer Delia (PD) ... 8
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, Democrazia Cristiana): PT; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia: Misto-NPSud; Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare:
Misto-FCP; Misto-Liberali per l'Italia-PLI: Misto-LI-PLI; Misto-Grande Sud-PPA: Misto-G.Sud-PPA; Misto-Iniziativa Liberale: Misto-IL.
Resoconto stenografico
AUDIZIONE
La seduta comincia alle 14,35.
PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, professoressa Elsa Fornero, in merito alle iniziative del suo dicastero in materia di contrasto alla violenza sulle donne, anche alla luce dei recenti fatti di cronaca.
Do subito la parola al Ministro per lo svolgimento della relazione.
ELSA FORNERO, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Buongiorno a tutti. Sono contenta di avere nuovamente l'occasione di essere con voi. Avrei anche desiderato avere più occasioni di incontro, perché i temi che questa Commissione tratta sono molto importanti e rilevanti dal punto di vista del benessere delle persone e, quindi, non vorrei darvi l'impressione che questo ministero e questo Ministro considerino, invece, preminenti i temi strettamente economico-finanziari.
C'è anche una coincidenza rispetto a un'iniziativa a cui ieri ho partecipato, che riguardava l'estensione di un progetto pilota di ascolto delle donne vittime di azioni di stalking, un'iniziativa svolta in collaborazione tra diverse Istituzioni e anche privati.
In quell'occasione - che, come ricordato, si riferisce a ieri - ho ascoltato anche dalla lettura di testi letti da parlamentari donne molte testimonianze di vittime di violenza fisica e psicologica, testimonianze toccanti e drammatiche che puntano tutte nella direzione di un'azione necessaria e cogente di sensibilizzazione nei confronti di questo tema.
Abbiamo anche ricordato il fatto che, grazie ad azioni che sono state intraprese già in passato e a una sensibilità maggiore, molte donne sono riuscite a uscire da questa spirale perversa di vittime che finiscono spesso e volentieri per autopunirsi, per una sorta di vincolo psicologico all'uscita da queste situazioni. Molte sono state protagoniste di storie sofferte, ma con un finale positivo. Altre, purtroppo, hanno avuto, invece, un finale drammatico, compreso il fatto di diventare vittime estreme, fino all'uccisione, di violenza.
Oggi voi mi chiedete che cosa noi, come ministero, facciamo rispetto a questo tema. Posso riferire che il fatto che l'audizione si tenga a ridosso di fatti che hanno occupato le cronache non ci fa perdere di vista la circostanza che su questi temi non esistono azioni di breve termine che possano conseguire risultati immediati.
Io credo che l'unico modo per lavorare su questi temi sia quello di continuare,
passo dopo passo, azione dopo azione, sensibilizzazione dopo sensibilizzazione, punizione dopo punizione, segnalazione dopo segnalazione, rispetto a un tema che non ci piace e che magari ci offende. Penso veramente che dobbiamo compiere un percorso.
Questo percorso è già cominciato, Per fortuna, in questo Paese non siamo all'anno zero. Spesso ci si lamenta delle condizioni del Paese, ma in questo ambito io credo che un percorso sia già stato compiuto. Si tratta di non perdere di vista l'obiettivo, che è quello di affermare i diritti delle persone, uomini o donne che siano, al rispetto da parte degli altri, che è esattamente la negazione della violenza.
L'azione richiesta con molte singole iniziative, tutte convergenti, è finalizzata a immettere dentro ciascuno di noi la convinzione che la base dei rapporti tra le persone, indipendentemente dal loro genere, sia il rispetto dell'altro. Questo è ciò che io credo sia fatto.
Ciò premesso, senza voler entrare su temi molto generali, voglio ricordare alcune questioni di inquadramento, in primo luogo il fatto che - anche questo non va perso di vista - culturalmente o, se volete, per mancanza di una cultura, il tema della violenza contro le donne è recente. La violenza contro le donne è sempre esistita, ma non è stata considerata un problema sociale, né un reato per molto tempo.
Il fatto che si sia presa coscienza che quello della violenza nei confronti delle donne è un problema della società e di qualunque comunità civile, e che l'esercizio della violenza, anche psicologica - non c'è bisogno che la violenza sia fisica - sia un reato è piuttosto recente.
Non devo ricordarlo a voi, che conoscete meglio di me tutte le raccomandazioni del Consiglio d'Europa. Questa istituzione sostiene che la violenza contro le donne è un attacco ai loro diritti e invita tutti gli Stati membri a promuovere la ricerca e la raccolta di dati, nonché la creazione di reti nazionali e internazionali. Si tratta di una raccomandazione che non risale a tre decenni fa, ma è datata 30 aprile 2002. Sono passati dieci anni. Voi potete affermare che dieci anni sono lunghi, ma dieci anni possono anche essere brevi, se si tratta di cambiare l'atteggiamento culturale delle persone e il modo in cui esse vedono i propri rapporti l'una rispetto all'altra.
Vi è stata poi la decisione del Parlamento europeo dell'aprile del 2004, che elabora un programma di azione comunitaria per prevenire e combattere la violenza esercitata contro l'infanzia, i giovani e le donne. Le indicazioni comunitarie hanno costituito lo spunto di riflessione e di analisi - sto solo fornendo alcuni elementi per inquadrare il tema - nel corso della Conferenza internazionale contro la violenza sulle donne tenutasi a Roma su iniziativa della Presidenza italiana del G8 nel settembre del 2009. A partire dal 2002 e a seguire col 2004, il 2009 e la settimana contro la violenza sono state avviate diverse iniziative, che sono ancora in corso.
Che cosa stiamo facendo noi, come ministero? Innanzitutto dobbiamo ricordare che l'approccio che il ministero adotta è un approccio globale. Tale approccio, come ho ricordato prima, riguarda ogni forma di violenza, inclusa, anche se può riguardare relativamente poco la nostra società italiana e il nostro Paese, la violenza nei confronti delle bambine attraverso le mutilazioni genitali femminili.
Ricordo anche che ho partecipato, proprio in occasione della settimana dell'ONU sui diritti delle donne che si è tenuta a New York a fine febbraio, a diversi incontri. Ho visto e sono stata testimone del ruolo molto significativo che l'Italia, sia come Governo, tramite l'ambasciatore, sia con iniziative specifiche - ricordo quella del Presidente Bonino - ha assunto proprio nei confronti della promozione di una risoluzione contro le mutilazioni genitali femminili, cercando di farlo in maniera cooperativa rispetto ai Paesi africani, in modo tale che non sia una sorta di imposizione, ma una presa di coscienza.
Dunque, si oppone un contrasto alla violenza a tutto campo, dalla violenza sessuale
alla tratta, alla violenza domestica, che è forse la forma più subdola e anche quella più difficile da curare, ai maltrattamenti e alle molestie sui luoghi di lavoro. Anche i luoghi di lavoro sono, infatti, un ambiente dove spesso la violenza si esercita.
Noi abbiamo approvato il primo Piano nazionale contro la violenza di genere e lo stalking, anzi voi l'avete approvato, nell'ottobre del 2010 e il Dipartimento per le pari opportunità, a seguito dell'adozione di questo Piano, ha realizzato numerosi interventi volti a sostenere i centri antiviolenza, le case rifugio e gli altri servizi pubblici e privati di aiuto alle donne vittime di violenza.
Siamo di fronte a una consapevolezza, come accennavo prima: spesso chi è vittima di violenza ha paura a parlarne e a volte si vergogna di parlarne, perché, se si è vittima di una violenza da parte di un compagno, di un marito o di un padre, ci si vergogna solitamente a denunciare questo fatto. L'ascolto e il fatto di indurre le persone al dialogo, a parlare, sono molto importanti e, quindi, questi centri, che sono anche centri di ascolto e di sostegno psicologico, sono fondamentali.
L'azione si è esercitata attraverso avvisi pubblici. Ce ne sono stati tre. Un primo avviso pubblico, per un ammontare complessivo di 3 milioni di euro, ha permesso di concedere contributi a 24 progetti, per un valore unitario medio di 140.000 euro. Nello specifico, si tratta di progetti selezionati tra proposte che sono pervenute e che erano in numero di 146. Dunque, sono stati selezionati 24 progetti su 146 presentati con stringenti criteri di merito, progetti presentati dai comuni in partenariato con enti pubblici e organizzazioni del terzo settore, volti alla costruzione e al potenziamento delle reti antiviolenza locali.
Un secondo avviso, per un ammontare complessivo di 10 milioni di euro, è stato rivolto direttamente ai centri antiviolenza che accolgono le donne vittime di abusi e i loro figli minori. In particolare, 6 milioni di euro sono stati destinati a interventi di sostegno a centri antiviolenza e strutture pubbliche e private al fine di ampliare il numero di servizi offerti alle vittime, nonché di favorire la riapertura di alcune strutture che negli ultimi mesi erano state costrette a chiudere per mancanza di fondi.
Sono in programma anche nuovi centri antiviolenza, in particolare quattro al Nord, tre al Centro e cinque al Sud, per un complessivo numero di 12 centri. Il valore unitario di questi interventi va da 200.000 a 400.000 euro. Per quelli nuovi è di 400.000 euro e per la ristrutturazione di centri già esistenti il valore medio unitario è di 200.000 euro.
È stata, inoltre, potenziata la Rete nazionale antiviolenza promossa dal Dipartimento. Tutti questi centri sono collegati al numero di pubblica utilità 1522. Attualmente il numero dei centri antiviolenza che aderiscono ai servizi del numero verde 1522 è pari a 164, mentre le case rifugio sono in numero di 74.
Un terzo avviso, pari a 1.700.000 euro, ha, invece, voluto guardare all'elemento educativo - che è anch'esso estremamente importante rispetto a coloro che vengono in contatto, in aiuto e in ascolto alle donne vittime della violenza, ossia agli operatori di questi centri antiviolenza.
Per tale formazione ci si propone di attivare su tutto il territorio 27 strutture di pronto soccorso in grado di fornire un'assistenza specialistica alle donne vittime di violenza, che andranno ad aggiungersi alle 15 già operative a livello nazionale.
La formazione deve riguardare sia gli operatori sanitari, sia il personale delle Forze dell'ordine (Polizia e Carabinieri) che debbono essere educati a considerare questa una violenza che richiede una modalità particolare di attenzione, una sensibilità particolare, sia gli avvocati, perché si tratta anche di fornire aiuto in sede di procedimento legale alle vittime della violenza.
Mediante quest'ultimo avviso pubblico di 1.700.000 euro dedicato agli operatori sanitari è imminente l'avvio di un percorso formativo specialistico per medici, chirurghi, ginecologi, psichiatri, tirocinanti, medici di base, infermieri specializzati, ostetriche,
operatori sociosanitari, operatori del 118, personale delle organizzazioni di volontariato nelle 27 strutture di pronto soccorso che saranno aperte, localizzate su tutto il territorio nazionale, che si sono appunto aggiudicate i contributi del terzo avviso comune.
Gli interventi formativi hanno carattere pluridisciplinare, ma anche interdisciplinare, in modo da superare la segmentazione delle conoscenze, e sono finalizzati a fornire una conoscenza approfondita del fenomeno della violenza sessuale, domestica, dello stalking e ad aiutare gli operatori nel riconoscere tempestivamente i casi in cui le donne sono vittime di violenza e a fornire alle vittime adeguata assistenza sanitaria.
La nostra memoria va tutta a casi, finiti tragicamente, per cui abbiamo provato strazio, di donne che hanno cercato invano aiuto e che non sono state aiutate. Questo non deve più succedere. Noi non saremo magari in grado di impedire la violenza, perché la violenza è pervasiva, ma dobbiamo essere, e su questo punto dobbiamo essere inflessibili, sicuri di fare tutto ciò che possiamo perché le vittime sappiano che c'è qualcuno che le può ascoltare e aiutare.
Per quanto riguarda la formazione delle Forze di polizia, in virtù di una convenzione stipulata nel corso del 2011 con il Ministero dell'interno, è in corso di attuazione un progetto destinato al personale delle Forze dell'ordine che coinvolge Carabinieri, Polizia di Stato e Guardia di finanza.
Un'ulteriore iniziativa in termini di educazione è quella che riguarda i giovani avvocati residenti nelle regioni della convergenza che intendano conseguire una specifica iniziativa professionale nelle materie attinenti a tutte le forme di violenza contro le donne. Tale iniziativa nasce per fornire un valido sostegno nelle fasi del procedimento civile e penale, finalizzato a creare task force legali sotto la sigla «Avvocati che difendono le donne».
Sempre in un'ottica di aiuto e sostegno economico ai centri di ascolto, di accoglienza e di aiuto alle donne bisogna ricordare il trasferimento di 3 milioni di euro per la ricostruzione delle strutture presenti nei comuni interessati dagli eventi sismici verificatisi il 6 aprile 2009.
C'è poi un altro modo di operare, che è quello di lavorare con il mondo delle associazioni per l'istituzione di un Registro nazionale delle associazioni, degli enti e degli organismi che svolgono attività di assistenza, sostegno, protezione e reinserimento sociale a favore delle vittime di violenza e di stalking. Questo registro è molto importante, perché di nuovo permette di finalizzare meglio tutte le energie e le risorse destinate al contrasto alla violenza e, quindi, anche di monitorare meglio i risultati portati da tali risorse.
Su questi temi è difficile avere indicatori precisi ed è, quindi, difficile avere una precisa indicazione dell'efficacia delle misure che si sono intraprese, mentre è molto importante che noi monitoriamo le azioni e focalizziamo tutte le nostre risorse sulle azioni che promettono di essere più efficaci.
C'è ancora, ma l'ho già citata, un'azione di sostegno e anche di facilitazione della conoscenza del numero verde 1522. Voi sapete che questo numero è attivo per 365 giorni l'anno, 24 ore su 24. È accessibile gratuitamente da rete fissa e mobile, con un'accoglienza multilingue. Le operatrici telefoniche forniscono una prima risposta ai bisogni delle vittime e nelle situazioni di emergenza viene attivato immediatamente il trasferimento diretto di chiamata alle Forze dell'ordine. Il numero di pubblica utilità 1522 ha offerto assistenza e orientamento a 80.000 donne vittime di violenza, il 10 per cento delle quali di nazionalità straniera.
È anche prevista nei prossimi mesi una campagna di informazione relativa proprio a questo numero di pubblica utilità e la riprogrammazione a titolo gratuito sulle reti RAI della campagna sullo stalking, sempre coinvolgendo le principali associazioni.
Vogliamo anche sottolineare l'importanza di agire in coerenza con organismi internazionali e, quindi, in linea con le indicazioni e raccomandazioni che ci sono fornite,
per esempio, dal Committee on the Elimination of Discrimination against Women, il cosiddetto CEDAW. Pertanto, il Dipartimento per le pari opportunità ha stilato nello scorso aprile una convenzione con l'ISTAT, che io ritengo sia molto importante, per la realizzazione di una nuova indagine nazionale sulla sicurezza delle donne.
L'indagine si pone come obiettivo quello di fornire, a cinque anni di distanza dalla prima pubblicazione dei dati sul tema della violenza di genere, stime aggiornate sulla violenza fisica, psicologica e sessuale, sulla dinamica della violenza, sulle conseguenze e sui fattori di rischio, perché bisogna anche capirne le cause, con particolare attenzione alla violenza esercitata dal partner, violenza psicologica ed economica. Spesso, infatti, la violenza ha anche un aspetto tendente a soggiogare e a togliere l'indipendenza economica della persona.
Il progetto intende analizzare e approfondire questo tema attraverso l'analisi dei mutamenti dei comportamenti violenti nel tempo. È anche importante capire in risposta a quale tipo di sollecitazione le persone tendono a essere violente ed è importante farlo per permettere il monitoraggio della legge sullo stalking dal punto di vista delle vittime. Infine, è importante anche per individuare i differenziali di violenza rispetto, per esempio, a donne che hanno particolari fragilità, come disabilità, problemi di salute o anche fragilità psicologica.
Poiché io ritengo sempre e in ogni ambito che la conoscenza analitica del problema sia uno strumento essenziale per l'esercizio delle scelte di tipo collettivo politico, penso che l'indagine che abbiamo affidato all'ISTAT e, quindi, a un centro neutro per definizione, che non ha alcuna coloritura nelle analisi che svolge, sia estremamente importante.
Sempre al fine di migliorare la qualità e la quantità dei dati disponibili abbiamo in corso il rinnovo di una nuova convenzione con l'Arma dei carabinieri che consentirà la creazione di una banca dati presso il Dipartimento per un più accurato monitoraggio dei servizi effettivamente erogati dalle strutture aderenti alla Rete antiviolenza del numero di pubblica utilità 1522.
Nei prossimi mesi verrà, inoltre, avviato il monitoraggio proprio sull'andamento delle attività del Piano nazionale contro la violenza e lo stalking attraverso il lavoro che svolgerà il Comitato di monitoraggio. Questo Comitato, previsto dal Piano stesso, è composto da rappresentanti dell'amministrazione statale, delle regioni e delle autonomie locali. Il monitoraggio permetterà di acquisire dati sul tema della violenza, fornendo l'individuazione di possibili sinergie tra soggetti pubblici e privati impegnati nell'erogazione dei servizi.
C'è poi un altro tema sul quale occorre, io credo, lavorare, anche in questo caso, con grande sensibilità ed è il discorso dell'utilizzo dell'immagine femminile nella pubblicità. È un tema delicato nel nostro Paese. Bisogna rispettare le libertà, ma bisogna anche essere inflessibili rispetto ad alcune immagini che sono francamente offensive.
La comunicazione commerciale, lo sappiamo, utilizza spesso il corpo della donna con immagini volgari che contengono implicite o, a volte, esplicite rappresentazioni di violenza e che in modo implicito o esplicito istigano alla violenza, mostrando donne trattate come mero oggetto del desiderio maschile e vilipese.
In proposito desidero evidenziare che il più volte citato Piano nazionale prevede la promozione di iniziative utili a tutelare l'immagine della donna e il suo utilizzo nella comunicazione pubblicitaria. So anche che vi sono iniziative in Parlamento. Bisognerà che ci raccordiamo rispetto a queste iniziative, in modo da far convergere gli sforzi e non disperderli.
Il Parlamento europeo, con la risoluzione del 3 settembre 2008, ha chiesto agli Stati membri di intensificare gli sforzi affinché la pubblicità sia tesa alla valorizzazione della figura femminile e del ruolo delle donne nella società e a provvedere con mezzi idonei a garantire il rispetto della dignità umana e dell'integrità della persona affinché la pubblicità non veicoli
messaggi discriminatori, né contenga elementi che, valutati nel loro contesto, approvino, esaltino o inducano alla violenza contro le donne.
Presso il Dipartimento delle pari opportunità stiamo progettando un tavolo tecnico paritetico per l'elaborazione di una proposta di codice di autoregolamentazione recante le linee guida del rispetto della figura femminile nei media.
Nell'ambito delle iniziative di azione e informazione cito, inoltre, il tema - che è ultimo solo per citazione, ma non certo per importanza - dell'istituzione presso le scuole di ogni ordine e grado, questa è a sua volta un'iniziativa estremamente importante, della settimana contro la violenza.
Io ho sempre pensato, ma credo che questo sia un pensiero condiviso, che bisogna cominciare dai bambini, dai piccoli. Sono loro che possono capire che la diversità è un valore e non un motivo di derisione, di sopraffazione o di esercizio della violenza. Credo che in questo la scuola giochi un ruolo fondamentale e ritengo che l'iniziativa della settimana contro la violenza possa servire a sensibilizzare gli insegnanti, ma anche tutto il corpo scolastico rispetto al tema.
Questi sono i temi su cui siamo stati impegnati. Spero di aver fornito un quadro, che rappresenta un mosaico di tanti tasselli. Io non credo all'azione dirompente, che non serve. Servono, invece, come ho affermato prima, passi costanti e continui. Bisogna che l'attenzione non venga meno, che ogni forma di discriminazione e di violenza venga segnalata e stigmatizzata, che non ci sia tolleranza, che non ci sia ammiccamento, che cambi il nostro modo di pensare nonché il modo di trasmettere questo ai più giovani, ai più piccoli, come un valore positivo.
Sotto questo profilo c'è una continuità, indipendentemente dal colore dei Governi, di un tipo o dell'altro, ma anche tecnici. Mi pare che il nostro Paese stia procedendo su una direzione che non può che essere condivisa e anche intensificata, sempre tenendo conto che abbiamo poche risorse da destinare, perché le risorse si stanno, purtroppo, restringendo per tutte le politiche di assistenza alle persone e al loro benessere. Proprio per questo motivo dobbiamo aumentare le sinergie tra tutti gli attori e tutti i programmi. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie, signor Ministro.
Do la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
DELIA MURER. Grazie, signora Ministro, per questa illustrazione. Quando noi abbiamo richiesto l'audizione, eravamo fortemente convinti che servisse una svolta, un'assunzione di responsabilità più forte, sia del Parlamento, sia del Governo, sui temi della violenza contro le donne, proprio perché l'escalation fortissima che avviene in questo momento ci richiama tutti a una responsabilità.
Questa Commissione nei mesi scorsi ha discusso ampiamente del tema ed è arrivata a votare unanimemente una risoluzione che chiedeva al Ministro e al Governo nel suo insieme, perché il tema investe anche altri ministeri e non solo il suo, di compiere un salto di qualità.
Condivido con lei il fatto che non servono azioni eclatanti, ma una grande volontà di interrompere una situazione grave. Il tema della violenza vede una grande escalation, è un grandissimo problema, legato al fatto che la violenza, in particolare e in prevalenza, avviene all'interno delle famiglie e che c'è una grande debolezza nelle risposte.
Tale debolezza deriva da un mancato riconoscimento della violenza di genere come di una violazione dei diritti umani, come ci chiede la comunità internazionale. Su questo punto non c'è un'acquisizione. Lei ricordava gli aspetti culturali, ma io credo che anche la legislazione debba assumere questo elemento.
Nella nostra risoluzione noi chiedevamo al Governo - sono state presentate diverse interrogazioni in Aula e noi su questo punto siamo insoddisfatti della lentezza con cui il Governo procede - l'adesione in tempi brevi dell'Italia alla Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione
e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, convenzione che è stata stipulata a Istanbul l'11 maggio 2011.
A me spiace che lei nel suo intervento abbia citato le diverse risoluzioni del Parlamento europeo, ma non abbia fatto riferimento a questa convenzione. Più volte il Governo ci ha dato - parlo del Governo nella sua totalità ovviamente, non solo di lei - assicurazioni, non più tardi giovedì scorso in Aula.
Il sottosegretario agli esteri Staffan De Mistura ha risposto a un'interrogazione dell'onorevole Mogherini e di tante di noi affermando che c'erano ritardi e aspetti solo burocratici e che comunque anche lui - passatemi questo termine - era un pochino imbarazzato nel dover sostenere che condivideva pienamente il fatto che il nostro Paese doveva aderire alla convenzione, ma che questi ritardi burocratici impedivano ancora tale adesione.
Mi permetto di risollevare questo tema, chiedendo che ci sia una piena assunzione di responsabilità. Poiché la convenzione è stata già firmata da numerosi altri Paesi, credo che il nostro Paese compirebbe un'azione giusta firmando la convenzione e assumendosi gli impegni precisi di azione che la convenzione richiede agli Stati membri, proprio a partire dal fatto di riconoscere la violenza di genere e la violenza contro le donne come una violazione dei diritti umani. Ciò vale in tutte le accezioni. Ovviamente non parliamo solo della violenza fisica, ma di tantissimi altri aspetti.
Passando a un'altra richiesta della nostra risoluzione, lei ha fatto riferimento al Comitato previsto per svolgere l'analisi del Piano antiviolenza e del suo procedere. Noi avremmo voluto informazioni maggiori sull'attività del Comitato stesso.
Secondo una notizia che ci veniva comunicata nel dibattito e anche in base alla richiesta della sottosegretaria Guerra, noi avevamo rinunciato a scrivere nella nostra risoluzione il fatto di istituire un osservatorio, per conferire più poteri a un organismo che già esiste, senza volere aggiungere organismi a organismi.
Vorremmo, però, capire di più sulle modalità del suo funzionamento. Ci piace molto che ci sia la presenza degli enti locali e delle regioni, però io vorrei anche capire se le riunioni del Comitato prevedono la presenza della Rete dei centri antiviolenza oppure no. Credo che questo sia un punto importante e mi permetto di osservare che forse sarebbe il caso che noi procedessimo a istituzionalizzare questo Comitato, perché non ha una formalizzazione. È previsto dal Piano, ma non ha questo tipo di riconoscimento formale.
C'è un altro punto che vorrei sottolineare e che mi pare piuttosto preoccupante, un elemento emerso nel dibattito nella nostra Commissione che ha visto una convergenza di tutte le forze politiche, dopo una discussione approfondita. La risoluzione è molto ricca di spunti generali che non voglio riprendere. Voglio riprendere solo i punti relativi agli impegni.
Noi abbiamo richiesto che si profonda il massimo impegno per individuare risorse finanziarie per ripristinare la dotazione del Fondo contro la violenza alle donne. Noi sappiamo che in questo momento il fondo ha ben scarse risorse e mi fa piacere sapere che c'è stato lo stanziamento riferito alle regioni investite dal terremoto. Credo che questo sia un elemento di novità importante.
Non è possibile, però, che noi sosteniamo che il tema della violenza debba diventare una priorità del Governo e del Parlamento, ma poi non dotiamo di risorse le iniziative per prevenire e sostenere l'azione antiviolenza.
Mi pare molto importante la pubblicizzazione del numero 1522 e tutta l'azione relativa, come mi pare importante il richiamo che la ministra ha svolto ai bandi che sono stati promossi. Erano bandi ancora del 2011, quindi del precedente Governo, che prevedevano iniziative sia a sostegno dei centri antiviolenza e delle case rifugio esistenti, sia la possibile creazione, soprattutto in zone dove si era scoperti, di nuove case rifugio e di nuovi centri antiviolenza.
Mi permetto di osservare che questo stanziamento permetterà un'azione per un
periodo breve. Io ricordo che molte delle case rifugio e dei centri antiviolenza sono gestiti da associazioni. La rete delle amministrazioni comunali in questo momento, grazie alla situazione finanziaria, ma anche per via del Patto di stabilità, nonché per i forti tagli apportati al Fondo sociale, non ha le risorse per tenere in piedi questa rete.
Io ho partecipato a diversi incontri e molte donne che gestiscono questi centri mi hanno riferito che probabilmente, con questo bando, la loro attività potrà continuare per un anno o un anno e mezzo. Che cosa succederà tra un anno e mezzo? Noi assumiamo una responsabilità, ma dobbiamo capire ciò che abbiamo fatto fino a oggi e ciò che potremmo fare nel tempo. Per questo motivo ieri sottolineavo il punto, cui anche lei ha fatto riferimento, delle risorse e dei bandi, per affermare che bisogna ricostituire un fondo nazionale e pensare anche alle risorse che regioni e comuni possono avere da destinare a queste azioni.
Molte volte in cui è successo un fatto molto violento e negativo nei confronti di donne che hanno denunciato il compagno e che poi hanno avuto un esito molto violento è avvenuto anche il fatto che queste donne non si sono potute allontanare, o non hanno potuto allontanare i loro mariti, dal domicilio. Se noi non abbiamo situazioni di sostegno, certamente ciò non può verificarsi.
Vorrei ricordare che il Fondo per le pari opportunità nel 2008 era di 64 milioni e che oggi è di 12. Stiamo procedendo in questo senso. Non parlo del Fondo per le politiche sociali, che ha visto una diminuzione drastica. Questi temi sono connessi anche agli strumenti che noi mettiamo in essere per sostenere le donne che subiscono violenza e per costruire una nuova modalità.
Credo che questi siano punti molto rilevanti, su cui chiediamo un ulteriore impegno al Governo, oltre a quello che lei ci ha già illustrato.
Chiediamo complessivamente un'azione a 360 gradi anche su tutti gli aspetti sanitari e dell'organizzazione della sanità. Nella nostra risoluzione avevamo introdotto anche la proposta di estendere l'esperienza compiuta in alcune ASL della Toscana dei codici rosa all'interno del pronto soccorso, ma questa è una materia di cui potremo parlare anche col Ministro Balduzzi.
PRESIDENTE. Sono previsti ancora gli interventi delle onorevoli Castellani, Molteni e Bossa, ma il Ministro mi fa presente che alle 15,30 deve allontanarsi per altro impegno istituzionale.
Ovviamente non voglio soffocare il dibattito; pertanto, se non sarà possibile concluderlo oggi, dovremo concordare una data e prevedere un seguito dell'audizione, anche perché il Ministro avrà il diritto-dovere di replicare.
CARLA CASTELLANI. Interverrò brevissimamente. Ringrazio il Ministro per la sua relazione. Credo che in un momento di difficoltà economica si stia facendo tutto ciò che potenzialmente le risorse ci consentono di fare.
È altrettanto vero, però, che noi, come Parlamento, abbiamo affrontato in maniera pressoché unanime e approvato il disegno di legge sullo stalking, che, a mio avviso, è un punto fermo di sensibilizzazione non solo del mondo femminile, ma anche del mondo maschile. Avendo introdotto un reato, sicuramente ciò può fungere da freno ad alcune violenze che sono, purtroppo, insite spesso nell'animo umano.
Io, però, penso che possiamo fare anche qualcosa di più, soprattutto noi donne. Intanto possiamo acquisire una maggiore consapevolezza dei nostri diritti, senza aspettare esclusivamente delle tutele. Lo si può fare attraverso un percorso culturale, certamente a cominciare dalle scuole, ma anche facendo sì che in questo Paese la disoccupazione femminile, che è ad altissimi livelli, si attenui nel corso del tempo, perché la libertà economica di una donna e la sua possibilità di lavorare non solo le conferiscono molta autostima, ma la rendono anche libera di poter decidere del suo futuro senza dover subire un particolare tipo di violenza.
Chiedo al Governo, nello spazio che rimane, di adoperarsi e di porre tutto l'impegno possibile affinché il mondo femminile possa uscire da questa situazione e lavorare. Credo che questo, insieme a una trasformazione culturale riguardo ai propri diritti, che deve partire già dalle scuole, sia il miglior percorso naturale per portare fuori le donne, almeno in parte, da questo problema.
L'intervento della collega Murer, che io apprezzo, a mio avviso va un po' nell'ordine della soluzione burocratica del problema. Noi abbiamo visto nel corso di tutti questi anni che le sole soluzioni burocratiche aggravano il problema e non lo risolvono.
LAURA MOLTENI. Ringrazio anch'io il Ministro per essere venuta oggi in audizione. Sarò brevissima, quasi telegrafica, perché ci aspetta una riunione di gruppo che è iniziata mezz'ora fa. Svolgo soltanto alcune considerazioni.
Anche noi siamo sottoscrittori della risoluzione sulla violenza sulle donne, che è stata approvata in questa Commissione, risoluzione che è stata condivisa trasversalmente tra maggioranza e opposizione e tra tutti i gruppi presenti in questa Commissione.
Sono dell'idea anch'io che vada portata avanti, innanzitutto a partire dalle scuole, una cultura della consapevolezza dei diritti e dei doveri delle persone, una cultura del rispetto verso gli altri, verso il genere femminile, verso l'essere donna, però, secondo me, considerato che tante violenze sono attuate anche da persone straniere che arrivano sul nostro territorio con culture molto diverse dalle nostre, alcune ben poco condivisibili per i valori diversi che portano, bisogna agire anche in questa direzione.
Noi abbiamo una cultura che, per quanto riguarda la famiglia, è legata al diritto di famiglia e al rispetto della donna. Questi valori non sono, invece, portati avanti da altre culture, che ben conosciamo.
Non è possibile poter prevedere negli accordi bilaterali con i diversi Paesi che a mano a mano si vanno a sottoscrivere e a rivedere, per esempio, il fatto che colui che da straniero sul nostro territorio commette reati di un determinato tipo di violenza contro la persona sia rinviato a casa sua e non gli sia più concesso di poter rientrare nel nostro Paese? Mi riferisco al momento in cui questi personaggi sono nel nostro Paese da stranieri e non sono cittadini italiani.
Io credo che sia importante poter verificare questa situazione e far sì che essi scontino le pene nei loro Paesi. So che ci sono alcuni accordi per i quali è possibile che chi commette reati sul nostro territorio possa poi, se non ricordo male - chiedo una verifica sulla questione - scontare alcune pene a casa propria.
Secondo me, questo è importante, aldilà ovviamente di alcune convenzioni e risoluzioni e della questione di portare avanti i diritti umani impiegando più o meno fondi. Io penso che alcuni segnali vadano dati e che si debbano portare avanti attività anche attraverso i consolati che ci sono sul nostro territorio, ivi compresi i consolati onorari, in modo tale che chi viene nel nostro Paese sappia che deve seguire una cultura di rispetto anche di quelle norme non scritte, ma che fanno parte degli usi e delle consuetudini del vivere civile locale.
Analogamente, è importante fornire ai consolati alcune notizie e informazioni grazie alle quali, qualora vi fossero donne che subiscono violenze, esse possano far valere i loro diritti e rivolgersi, prima che si arrivi alle situazioni più estreme, per essere tutelate nella loro richiesta d'aiuto alle istituzioni che attengono a queste tematiche.
Occorrono segnali precisi di un dato tipo, oltre al fatto della questione di Internet. Sarebbe importante, per esempio, che tutte le donne fossero a conoscenza di tutto ciò che possono attivare. Va benissimo la campagna informativa a mezzo televisione o a mezzo Internet, oltre che con tutti i mezzi possibili. È opportuno che si possano attivare tutte le strutture di riferimento nel momento in cui le donne si
trovano a essere vittime di violenza, che non è solo violenza sessuale, ma anche psicologica e di altro tipo.
LUISA BOSSA. Signora Ministra, credo che lei sappia che la risoluzione è stata votata all'unanimità e, dunque, vorrei rilevare che il reato è un reato a prescindere dal colore della pelle, sia per chi lo commette, sia per chi lo subisce. Dissento, dunque, profondamente dalle considerazioni della collega Molteni.
Pongo una domanda e chiudo. Perché il suo ministero ha revocato il 24 aprile di quest'anno la procedura per la concessione dei contributi per le politiche a favore delle pari opportunità di genere, la cui scadenza era prevista per il 15 agosto di quest'anno?
ANNA MARGHERITA MIOTTO. Intervengo semplicemente, presidente, per aggiungermi alla sollecitazione già formulata in maniera molto esplicita dalla collega Murer.
Signor Ministro, le rivolgo una preghiera. Dal maggio dell'anno scorso sono passati tanti mesi. Per la ratifica serve un po' di tempo, ma per la firma della convenzione del Consiglio d'Europa bastano pochi minuti. Abbiamo approvato tanti decreti in poche ore. Il Governo giungerebbe ventiduesimo, perché 21 Paesi l'hanno già preceduto in Europa e potrebbe compiere rapidamente questo gesto che, secondo me, sarebbe, ancorché in ritardo, molto apprezzato. Io credo che la sua determinazione nei confronti del Ministero degli affari esteri possa essere significativa.
PAOLA BINETTI. Mi unisco soltanto a questa richiesta delle colleghe, citando una scadenza. Poiché da maggio a novembre 2012 la presidenza del Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa spetta all'Albania, ricordo che a Tirana, nel prossimo mese di settembre, si terrà un incontro in tale sede, che avrà ad oggetto questi temi. Sarebbe un segnale positivo se l'Italia comunicasse di aver firmato questa convenzione.
LAURA MOLTENI. Vorrei intervenire per fatto personale. Il mio non è assolutamente un intervento discriminatorio.
PRESIDENTE. Signor Ministro, gli interventi sono esauriti. Se intende concludere oggi, possiamo procedere; se, viceversa, ritiene di doversi allontanare, dovremo prevedere un seguito dell'audizione. So che ha un impegno, ma credo che in dieci minuti o un quarto d'ora potremmo chiudere l'audizione.
ELSA FORNERO, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Se devo rispondere ora, devo farlo in pochi minuti. Se preferite che la replica prenda un po' più di tempo tornerò un'altra volta. Grazie per la comprensione.
PRESIDENTE. Grazie, Ministro. Rinvio pertanto il seguito dell'audizione ad altra seduta.
La seduta termina alle 15,35.