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Resoconti stenografici delle audizioni

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Commissione XIII
14.
Mercoledì 30 giugno 2010
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Russo Paolo, Presidente ... 2

Audizione del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Giancarlo Galan, su questioni di competenza del suo Dicastero, con particolare riferimento a quelle concernenti il settore delle quote latte, il comparto suinicolo, il comparto ortofrutticolo e l'UNIRE (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):

Russo Paolo, Presidente ... 2 8 15 16 21 24
Beccalossi Viviana (PdL) ... 16 20
Brandolini Sandro (PD) ... 7 8
Carra Marco (PD) ... 13
Cuomo Antonio (PD) ... 17
Delfino Teresio (UdC) ... 11 17
Di Giuseppe Anita (IdV) ... 11
Dima Giovanni (PdL) ... 16
Fiorio Massimo (PD) ... 12
Fogliato Sebastiano (LNP) ... 8 16
Galan Giancarlo, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali ... 2 7 13 22
Gottardo Isidoro (PdL) ... 14
Negro Giovanna (LNP) ... 13
Oliverio Nicodemo Nazzareno (PD) ... 8 18
Ranieri Fabio (LNP) ... 10
Ruvolo Giuseppe (UdC) ... 19
Zucchi Angelo (PD) ... 14

ALLEGATI:
Allegato 1
: Quote latte - Documento di approfondimento tecnico sui dati utilizzati per il calcolo del prelievo supplementare ... 25
Allegato 2: Documento di approfondimento tecnico sui dati utilizzati per il calcolo del prelievo supplementare ... 45
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Repubblicani; Regionalisti, Popolari: Misto-RRP; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano: Misto-Noi Sud LA-PLI.

[Avanti]
COMMISSIONE XIII
AGRICOLTURA

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di mercoledì 30 giugno 2010


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PAOLO RUSSO

La seduta comincia alle 8,35.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Giancarlo Galan, su questioni di competenza del suo Dicastero, con particolare riferimento a quelle concernenti il settore delle quote latte, il comparto suinicolo, il comparto ortofrutticolo e l'UNIRE.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Giancarlo Galan, su questioni di competenza del suo Dicastero, con particolare riferimento a quelle concernenti il settore delle quote latte, il comparto suinicolo, il comparto ortofrutticolo e l'UNIRE.
Ringrazio il Ministro per aver prontamente accolto la nostra sollecitazione ad avere un'occasione di confronto su una pluralità di questioni che stanno interessando i settori di nostra competenza, e gli do subito la parola.
Al suo intervento potranno far seguito le eventuali domande dei colleghi deputati.
Vi sollecito a utilizzare al meglio il tempo a disposizione, anche perché, come sapete, al termine dell'audizione ci attende l'impegno, assunto in Conferenza dei presidenti di gruppo, di approvare la risoluzione sulla pesca.
Do la parola al Ministro Galan per la sua relazione.

GIANCARLO GALAN, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Per me è indifferente l'argomento dal quale iniziare. Iniziamo subito dal più corposo o da quello meno appassionante, forse il settore suinicolo, che credo scaldi meno gli animi?

PRESIDENTE. Cominciamo dal settore suinicolo.

GIANCARLO GALAN, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Partiamo dal settore suinicolo, anche se immagino che i telespettatori che si trovano di fronte al web avranno un moto di delusione.
Il settore suinicolo, come ognuno di voi sa, attraversa un momento di crisi - un po' lungo, per la verità -, il cui fattore determinante è dato dall'aumento dei costi di produzione e soprattutto dalla differenza del costo della produzione del suino italiano, il suino pesante, rispetto ai suini leggeri. Le altre problematiche sono tare tipiche del settore agricolo, legate allo strapotere della grande distribuzione organizzata, che incide sul prezzo, arrivato a un euro al chilo.
La normativa comunitaria prevede, come uniche forme di sostegno, gli aiuti all'ammasso privato e la restituzione all'esportazione.


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Per quello che concerne gli aiuti all'ammasso privato, la Commissione non ha più ritenuto di prevedere un'analoga misura, nonostante diversi Stati membri ne abbiano presentato richiesta; le restituzioni all'esportazione sono in vigore attualmente solo per i prodotti trasformati tipici della nostra salumeria - prosciutti, salami, salsicce - mentre sono azzerate le restituzioni per le carni fresche e congelate.
L'Italia ha più volte chiesto l'aumento delle restituzioni per i prodotti trasformati, in quanto la misura non è soddisfacente. Essa, infatti, non è sufficiente, né in periodi di crisi, quando il prezzo è particolarmente basso e l'offerta ampia, né quando il tasso di cambio è favorevole. La quota è, dunque, veramente ristretta.
Con il decreto ministeriale dell'8 maggio 2009 sono state varate le norme nazionali di attuazione della Tabella comunitaria di classificazione delle carcasse di suino e con la legge comunitaria 2009 è stato completato il quadro normativo di riferimento del settore suinicolo, prevedendo norme sanzionatorie a carico degli operatori che non ottemperino agli obblighi di classificazione delle carcasse.
In questo modo, come Stato membro, l'Italia ha assolto agli obblighi che la normativa comunitaria le imponeva e gli operatori dispongono, ora, di norme che rendono almeno più trasparenti le transazioni commerciali.
Il Ministero è, altresì, impegnato su altri fronti: per esempio, sull'attuazione dell'accordo di filiera suinicola, sottoscritto da tutte le organizzazioni della filiera.
Per quanto riguarda la classificazione delle carcasse a peso morto, l'operatività del collegamento online coinvolge già oggi una parte rilevante delle strutture di macellazione (sono in fase di svolgimento i corsi di formazione del personale dedicato).
Si pone poi il tema della valorizzazione dei prodotti trasformati, in particolare di quelli DOP e IGP, nonché delle carni fresche.
Per quello che riguarda il percorso di valorizzazione del suino pesante, si stanno definendo le procedure per la proposta di riconoscimento dell'IGP. In tal caso, un'adeguata valorizzazione dei tagli freschi dei suini pesanti, oggi commercializzati in maniera indistinta, potrà permettere un contributo importante all'economia complessiva della filiera suinicola.
Nel primo semestre del 2010 le difficoltà del settore si sono riacutizzate: da un lato, mettono in sofferenza le capacità di collocazione commerciale a prezzi remunerativi dei prodotti finiti; dall'altro, scaricano tensioni lungo la filiera per arrivare al prezzo di acquisto dei suini vivi, oggi, come ricordavo, superiore di pochissimo a un euro.
Alla luce di questi elementi, diventa ancora più importante continuare il lavoro già iniziato fra le regioni e il Ministero. Un'opportunità in più deriva dalla possibilità di dar corpo in questi mesi a uno specifico piano di settore per attuare alcune misure strutturali indispensabili per la filiera.
In particolare, tra le priorità già emerse nei tavoli di filiera, si sottolineano: in primo luogo, l'incremento dell'organizzazione commerciale dell'offerta agricola; in secondo luogo, strumenti di sostegno ai problemi di fragilità finanziaria delle imprese di allevamento; in terzo luogo, la valorizzazione delle carni fresche nazionali, con particolare attenzione al mercato interno, e la promozione all'estero dei prodotti DOP, in primis quello per noi più forte e importante, cioè il prosciutto.
Per quanto riguarda il settore ortofrutticolo, la Commissione europea, alla fine del 2009, ha presentato una proposta di revisione del regolamento sull'organizzazione comune dei mercati agricoli - OCM unica -, che prevede alcune modifiche sostanziali, in particolare sulle misure di prevenzione e gestione delle crisi di mercato e sul calcolo del valore della produzione commercializzata (per gli appassionati di sigle, si tratta della famosa VPC). In relazione a quest'ultimo, è stato previsto di eliminare dal valore della produzione commercializzata la quota dovuta alla valorizzazione


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del prodotto a seguito della trasformazione industriale, operata direttamente dalle organizzazioni di produttori e dalle cooperative a esse associate. Questi argomenti hanno prodotto un lungo e articolato dibattito e confronto, alla fine del quale la Commissione ha proposto una formulazione di compromesso per il calcolo del VPC, che prevede l'applicazione di una percentuale sul fatturato dei prodotti raggruppati per diverse categorie omogenee: succhi di frutta, concentrato di pomodoro, prodotti congelati e via elencando. Con questa proposta, la Commissione intende evidentemente ricondurre il valore dei prodotti trasformati a quello dei prodotti di base, commercializzati allo stato fresco, al fine di evitare distorsioni di concorrenza tra le industrie di trasformazione private e le cooperative di trasformazione operanti all'interno delle organizzazioni dei produttori.
In merito all'altro argomento, invece, ossia la misura di prevenzione e gestione delle crisi, la Commissione ha proposto un adeguamento dei costi logistici del prodotto ritirato e devoluto in beneficenza, accogliendo così una richiesta specifica del nostro Paese, e un aumento dal 5 al 10 per cento della percentuale di scostamento del livello annuale massimo delle quantità di prodotto ritirabili dal mercato.
La proposta di regolamento sarà sottoposta al voto il 13 luglio prossimo.
Per quanto riguarda l'aiuto finanziario nazionale, la Commissione europea, sempre in data 8 giugno 2010, ha autorizzato l'Italia a concedere aiuto finanziario nazionale alle organizzazioni di produttori ortofrutticoli per il 2010, per un importo massimo pari a 48.414.330 euro.
Al momento siamo in attesa - tanto per cambiare - della decisione del Ministero dell'economia e delle finanze sull'effettiva disponibilità dei fondi nazionali.
Vengo all'attività di controllo del settore ortofrutticolo nel 2009-2010. Non so se le tabelle siano a vostra disposizione, ma spero che lo saranno entro breve.
L'ispettorato, nell'ambito del settore ortofrutticolo, effettua controlli di diverse tipologie, che riguardano essenzialmente: la regolarità dei sistemi di etichettatura e di presentazione, con particolare riferimento all'origine del prodotto; la regolare commercializzazione dei prodotti di provenienza estera; il corretto utilizzo di additivi e prodotti fitosanitari, compresi quelli utilizzati per il trattamento superficiale degli agrumi; la regolare commercializzazione dei prodotti DOP e IGP e da agricoltura biologica, mediante il controllo dei processi di certificazione della documentazione amministrativo-contabile detenuta.
I controlli svolti nel settore ortofrutticolo rappresentano circa il 6 per cento di quelli svolti dall'ispettorato nel settore agroalimentare e dei mezzi tecnici per l'agricoltura. I principali illeciti riscontrati nel settore hanno riguardato irregolarità nel sistema di etichettatura, usurpazione, imitazione ed evocazione di denominazioni protette e, infine, violazioni delle norme sulla classificazione commerciale dei prodotti.
Un capitolo a parte è riservato - credo che sia opportuno distribuire le relative tabelle, perché leggerle sarebbe molto noioso - all'azione straordinaria sulla commercializzazione di patate di provenienza estera vendute come italiane.
Il fenomeno della commercializzazione di patate straniere, di origini diverse, etichettate fraudolentemente come italiane, rappresenta una minaccia alla produzione nazionale e soprattutto alle aziende che si comportano legalmente.
È stato avviato nel 2009 - e proseguito nell'anno in corso - un programma straordinario di controllo che ha interessato tutti gli uffici periferici. I controlli hanno riguardato tanto i principali confezionatori, quanto i punti vendita della piccola e grande distribuzione.
Nel corso dell'azione di controllo straordinaria abbiamo effettuato 370 sopralluoghi e gli operatori controllati sono stati 309, di cui 12 produttori e 17 stabilimenti di condizionamento. I campioni prelevati presso i confezionatori sono stati 17, con esito regolare.
Gli esiti dei controlli hanno condotto anche all'inoltro di due notizie di reato


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all'autorità giudiziaria e alla redazione di 34 contestazioni amministrative. Sono state sottoposte a sequestro amministrativo quattro partite di patate da consumo, per complessivi 3 mila 188 chilogrammi: 1.887 dall'ufficio di Palermo, 861 da quello di Roma, e 440 da quello di Conegliano.
Passo ora ad affrontare gli argomenti più caldi, per così dire.
La vicenda delle quote latte è nota a tutti. È inutile che riproponga ciò che è già noto e, quindi, che sottolinei le fasi di approvazione del decreto ministeriale che ha dato attuazione alle disposizioni in materia di quote latte recate dal decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5. Credo di dover partire, invece, dagli elementi nuovi o considerati nuovi.
Ci sono state le conclusioni della Commissione sulle quote latte, che non modificava nulla rispetto alla situazione preesistente e alle conclusioni alla base della decisione del 9 aprile 2009.
La novità consiste, però, in una lettera del mio predecessore, il Ministro Zaia, che vi leggo, in quanto breve e non particolarmente nota: «Carissimo colonnello Alonzi» - ossia il comandante del nucleo dei Carabinieri che opera presso il Ministero - «mi riferisco alla relazione conclusiva dei lavori della Commissione di indagine amministrativa da lei presieduta.
Al riguardo, desidero complimentarmi per la competenza e la meticolosità con cui è stato svolto l'incarico affidato alla Commissione e, soprattutto, sottolineare l'importanza dei risultati ottenuti. L'attività di indagine si è distinta per il rigore e l'attenzione che i membri della Commissione hanno saputo profondere nell'adempimento del loro mandato, a tal punto da divenire un modello esemplare a cui ispirare la futura attività di controllo all'interno di un comparto nel quale persistono situazioni di irregolarità e in cui si registrano numerosi contenziosi.
Sulla scorta di tali premesse, pur essendo ben conscio del fatto che la Commissione ha ormai esaurito il mandato affidatole, ritengo doveroso da parte mia chiedere al Comando Carabinieri politiche agricole e alimentari di proseguire con costanza e determinazione l'attività di indagine nel settore.».
Il nucleo ha, quindi, proseguito l'attività di indagine nel settore ed è arrivato a una conclusione, di cui - credo - abbiate tutti conoscenza, perché è stata pubblicata (Commenti).

Non l'avete mai avuta? L'hanno avuta in così tanti in Italia, che mi meraviglio. Ve ne darò una copia.
Le conclusioni contenute in quell'attività di indagine hanno fatto insorgere in alcuni il dubbio che potesse essere non corretto il metodo di calcolo utilizzato per la definizione delle sanzioni contenute nel famoso decreto-legge.
Ho ritenuto mio dovere incaricare sia un dipartimento ministeriale, sia l'AGEA, sia il commissario straordinario di approfondire ancora l'indagine e dissipare ogni dubbio, perché erogare multe e sanzionare senza la certezza del diritto è quanto di più odioso possa verificarsi in un Paese civile.
I risultati che ho preparato hanno consentito di fugare qualsiasi perplessità avanzata nella relazione del comando dei carabinieri e di concludere con assoluta tranquillità che nessun elemento oggettivo induce a mettere in discussione la validità delle procedure svolte negli scorsi anni per l'accertamento del prelievo.
D'altra parte, era già stato chiesto nell'ottobre del 2009 di sospendere i versamenti rateali previsti dalla legge n. 33 del 2009 per consentire ai produttori di affrontare la difficile congiuntura economica; quindi non per il merito, ma per un aiuto al settore.
Al riguardo, ho con me le lettere del Ministero, che credo si possano assolutamente consegnare. In particolare, ne era stata redatta una, di cui vi leggo alcuni brani: «Cara Mariann» - si tratta di Mariann Fischer Boel, allora commissario per l'agricoltura - «le norme nazionali di applicazione della decisione in parola hanno previsto che le rate annuali devono essere versate dai produttori entro il 31 dicembre dell'anno a cui si riferiscono.».


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Poco oltre il Ministro Zaia riteneva, a proposito del versamento della sesta rata, «che sarebbe giusto concedere ai produttori che vi hanno interesse la sospensione del versamento della sesta rata.» sulla base delle difficoltà del settore.
La risposta europea non tarda a pervenire e il 20 novembre arriva una nota, che mi sembra importante rammentare, che leggo: «è incontestabile che il debito deve essere interamente rimborsato mediante rate annuali di uguale importo. Pertanto, nonostante la sua comprensibile volontà di venire in aiuto ai produttori italiani di latte, una dilazione di pagamento della sesta rata risulterebbe contraria al disposto della decisione. Poiché la Commissione non è abilitata a modificare la decisione 2003/530/CE, sono spiacente di non poter accedere alla sua richiesta.».
Si tratta, quindi, di una risposta netta e chiarissima. Conosco bene le difficoltà del settore, anche perché vivo in un luogo molto vicino all'epicentro di questi fatti. Mi dispiace dover togliere qualsiasi illusione e dover riaffermare quanto già certo da tempo, ossia che le sanzioni vanno pagate e vanno rispettate le scadenze imposte e concordate con l'Unione europea.
D'altra parte, il fatto che il settore sia in difficoltà non è dovuto a decisioni di oggi, ma probabilmente di molti anni fa, di cui oggi si pagano le conseguenze.
Con questo credo per davvero, come ho sempre creduto da quando mi sono seduto al mio tavolo, che la questione della vicenda delle quote latte debba considerarsi chiusa dal mio predecessore con la legge n. 33 del 2009.
Passo al tema dell'UNIRE, che qualcuno potrebbe definire come una delle tipiche vicende italiane. Credo di non aver mai assistito, almeno nelle poche questioni di cui mi sono occupato nella vita, a una simile débâcle su ogni fronte.
Tanto per fornire alcuni dati che sono, però, di una chiarezza infinita, l'ippica italiana ha perso, dal 1995 al 2008, il 94 per cento degli spettatori: nel 1995 erano 2 milioni e 617 mila, nel 2008 157 mila. Ha perso, inoltre, quasi la metà dei volumi di gioco: nel 1996 erano 3,36 miliardi di euro, nel 2008 2,27 miliardi e per il 2010 le previsioni prevedono che si scenda sotto la soglia dei 2 miliardi. Eppure, il dato delle scommesse è meno grave di quello del pubblico. Ripeto: il 94 per cento in meno!
I motivi possono essere tantissimi ed esistono indiscutibilmente alcune attenuanti, determinate da alternative più eclatanti nell'offerta del weekend, dalla pervasività del calcio, dal fascino delle scommesse di altro tipo - sul calcio, ad esempio e, quindi, dalla concorrenza di altri tipi di gioco e di scommesse oggettivamente più avvincenti, anche se occorre sapersi rinnovare - nonché dallo stereotipo della non «cristallinità» del mondo ippico e delle gare.
Il settore - questo è, però, l'aspetto grave - ha continuato a impiegare tutte le risorse disponibili senza porre in essere alcuna politica di investimenti per invertire la tendenza in atto. Non è stato fatto nulla, come se tutto andasse bene e l'entità dei proventi del mondo delle scommesse riuscisse a coprire magagne e sprechi.
Il Governo si è fatto carico di un intervento straordinario per affrontare la crisi e ha erogato per ciascuno degli anni 2009 e 2010, con il decreto-legge n. 158 del 2008, la somma di 150 milioni di euro all'anno, che sono stati persi o, come si suole dire, «mangiati».
Nel frattempo, la crisi finanziaria dell'UNIRE ha portato nei primi cinque mesi del 2010 al commissariamento dell'ente, il cui bilancio preventivo 2010 è stato bocciato sia dal collegio sindacale, sia dal Ministero dell'economia e delle finanze. Non mi dilungo sul tema, ma sarò più preciso se qualcuno mi sollecita.
Il commissario Tiziano Baggio, nominato nel marzo del 2010, non ha presentato la proposta di bilancio nei termini di legge, ovvero entro il 30 aprile 2010. Il Ministero dell'economia e delle finanze, con nota del 10 maggio 2010, ha evidenziato la necessità di provvedere rapidamente all'adozione del bilancio. Il Ministero delle politiche agricole, alimentari e


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forestali ha, quindi, sollecitato il commissario ad adottare il bilancio entro il 13 giugno scorso.
Il commissario Baggio ha rassegnato al presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali le sue dimissioni in data 3 giugno. Su mia proposta, con decreto della presidenza del Consiglio dei ministri, otto giorni fa è stato nominato commissario straordinario il consigliere Claudio Zucchelli, attualmente capo del dipartimento affari giuridici e legislativi della presidenza del Consiglio dei ministri. Si tratta di un signore appassionato di ippica, ma non proprietario di cavalli, né di ippodromi, né di fattorie che consegnano foraggio, quindi al di fuori di tale mondo e scelto appositamente anche per questo motivo.
Va precisato, però, che predisporre il bilancio dell'UNIRE non è affatto facile. Personalmente, non auguro a nessuno di essere commissario dell'UNIRE e di dover procedere alla presentazione del relativo bilancio.
La valutazione sul reale deficit dell'UNIRE, che nel 2009 si attestava intorno a 108 milioni di euro, secondo le indicazioni fornite per le vie brevi al commissario, porta almeno a un raddoppio dell'ammontare delle perdite, laddove si calcoli un minore trasferimento di risorse all'UNIRE dovuto alla contabilizzazione degli oneri derivanti dall'arbitrato del 2003 sui minimi garantiti alle agenzie ippiche.
Vi, è, oltretutto, una rettifica sul calcolo degli oneri dovuti all'Amministrazione autonoma dei monopoli dello Stato per la gestione del totalizzatore.
Se si contabilizzano, come probabilmente sarebbe anche giusto fare, i due dati citati, credo che il consigliere Zucchelli debba essere davvero bravo per riuscire a presentare un bilancio.
In un quadro di così grande difficoltà finanziaria, il mantenimento dello status quo appare come minimo non sostenibile e si possono prefigurare, pertanto, due possibili scenari.
Il primo è un intervento legislativo da attuare con decreto-legge entro i prossimi 30 giorni, che modifichi profondamente il meccanismo di finanziamento dell'UNIRE, passando a un sistema di finanziamento del mondo ippico scollegato dalla diretta organizzazione delle scommesse. In sostanza, la gestione delle scommesse sarebbe attribuita tutta all'Amministrazione autonoma dei monopoli dello Stato, mentre all'UNIRE sarebbero assegnate risorse per organizzare gli eventi ippici scollegati dall'andamento delle scommesse, un po' come nel passato.
Nella seconda prospettiva, nel caso in cui non si riuscisse a percorrere la strada del decreto-legge, il nuovo commissario dovrebbe comunque presentare il bilancio 2010, che, alle previsioni di entrata attuali, determinerebbe drastiche riduzioni di trasferimento di risorse al mondo dell'ippica. Si tratterebbe di una scelta evidentemente molto impopolare, ma dal punto di vista contabile assolutamente ineccepibile.
Sono qui anche per sentire le vostre indicazioni. Di certo, se ci si soffermasse, invece che sugli aspetti oggettivi, sugli sprechi commessi, potremmo riempire non una, ma molte trasmissioni televisive.
Una domanda sola, credo retorica, che pongo a voi, come l'ho posta a me stesso, è la seguente: può il mondo dell'ippica, con questi dati, con questa situazione finanziaria, con un meno 94 per cento di spettatori in circa dodici anni, permettersi 43 ippodromi, di cui uno nato l'anno scorso, e 18 mila gare?
Credo che si debba davvero riformare pesantemente il settore se si vuole consentirgli di vivere, cosa che però non è assolutamente stata fatta e l'UNIRE ha continuato a governare - se si può usare questo termine fuori luogo - il mondo dell'ippica come se nulla stesse succedendo.

SANDRO BRANDOLINI. Chiedo scusa, signor Ministro. La ringrazio, ma purtroppo, a causa di problemi tecnici, non abbiamo sentito l'ultima parte della sua relazione riferita all'ippica.
Lei ha affermato che ci sono due scenari possibili. Le chiederei di riepilogarli.

GIANCARLO GALAN, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Il


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primo scenario è la netta distinzione fra scommesse e ippica. Il secondo, nel caso in cui non si riesca a varare il decreto-legge, prevede che il nuovo commissario debba comunque presentare il bilancio, che, alle previsioni di entrata attuali, comporterebbe necessariamente drastiche e drammatiche riduzioni dei trasferimenti al mondo dell'ippica. Sarebbero riduzioni molto pesanti, perché la situazione è quella che spero si sia capita. Tertium non datur: se qualcuno, tuttavia, inventa una terza via, ne sono più che felice.

PRESIDENTE. Nel dare la parola a quanti desiderano intervenire per porre quesiti e formulare osservazioni, premesso che ritengo utile riservare dieci minuti di replica per il Ministro, desidero precisare che rimarrebbe mezz'ora di tempo e non oltre per porre domande, dal momento che dobbiamo approvare la risoluzione sulla pesca. Se i capigruppo mi autorizzano, allo scadere dei tre minuti, che sono sufficienti per fare una considerazione e porre una domanda, toglierei la parola.

SEBASTIANO FOGLIATO. Stiamo parlando di problematiche che hanno un risvolto importante per il comparto e per il nostro settore. Ritengo che non possano essere affrontati in una frugale relazione del Ministro e in tre minuti di intervento da parte dei deputati della Commissione i problemi dell'agricoltura del nostro Paese.
Penso che il Ministro debba prendere come buona norma quella di riferire in questa Commissione anche una problematica per volta e che noi dobbiamo trovare il tempo per parlare e dibattere di questioni importanti per il nostro comparto e per il settore primario. Affrontare da parte nostra in appena tre minuti le problematiche relative a quattro argomenti di questa importanza mi sembra veramente riduttivo.

PRESIDENTE. Vorrei ricordare al collega Fogliato che siamo stati noi a volere che il Ministro venisse a relazionare su questi quattro argomenti. Si tratta, quindi, di una nostra sollecitazione.
Comunque, possiamo anche organizzarci diversamente: possiamo dare una quota di tempo per ogni gruppo, lasciando al gruppo la libertà di articolarla come vuole; possiamo decidere di dare un minuto a ogni parlamentare del gruppo e poi ogni gruppo organizza tale tempo come vuole, riservando comunque cinque minuti ai gruppi minori.
Oppure possiamo ascoltare tutte le sollecitazioni che arrivano e rinviare la replica del Ministro ad altra seduta; credo, però, che ciò non sarebbe funzionale alle esigenze della Commissione.

SANDRO BRANDOLINI. Un altro metodo può essere quello di affrontare un tema alla volta, in modo da circoscrivere le questioni.

PRESIDENTE. Il tempo a disposizione è, tuttavia, quello che vi ho riferito.

NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Ma è l'ultimo incontro con questo Ministro?

PRESIDENTE. Temo che sia solo il secondo; avremmo necessità di farne altri.

SANDRO BRANDOLINI. Nello spirito di essere breve, affronterò molto telegraficamente due dei quattro temi proposti, relativi al settore ortofrutticolo e all'UNIRE.
In merito al settore ortofrutticolo, il Ministro, che ringrazio, ha tracciato un quadro preciso della situazione, in particolare rispetto all'Europa. Da questo punto di vista, mi permetto di sottolineare un problema - secondo me fondamentale per la gestione delle crisi - che non trova soluzione nelle due modifiche proposte.
Peraltro, la questione che pongo molto schematicamente è già stata posta all'Unione europea dalle associazioni dei produttori europei. Mi riferisco al fatto che, oltre alla flessibilità - cosa positiva - della quantità di ritiro dal 5 al 10 per cento, pur mantenendo complessivamente il 15 per cento nei tre anni - come era previsto - c'era anche una richiesta di


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raddoppio del prezzo di ritiro. Quello attuale, infatti, non è assolutamente in grado di alleviare le difficoltà di mercato, anche perché, su di esso fa riferimento l'industria di trasformazione. È un prezzo molto basso, di forse 10-15 centesimi, che non copre neanche la metà dei costi.
Senza chiedere risorse aggiuntive all'Europa, dal momento che le risorse sono sempre quelle, raddoppiare il costo di ritiro o trovare un importo più congruo, comunque sempre abbondantemente al di sotto dei costi di produzione, sarebbe funzionale complessivamente a risollevare il settore. Così facendo, si otterrebbe anche più potere contrattuale rispetto all'industria di trasformazione.
Sui prezzi agricoli, ma io parto dal settore ortofrutticolo, sarebbe necessario che finalmente anche in Italia, come è avvenuto in Francia con Sarkozy, venisse introdotta, direttamente dalla presidenza del Consiglio dei ministri, un'iniziativa che chiami la filiera alimentare - parlo in particolare dell'aspetto finale, cioè della grande distribuzione organizzata - a realizzare intese finalizzate al riconoscimento di un prezzo effettivo ai produttori che da tempo ricevono, in tutti i settori, e non solo in quello ortofrutticolo, una remunerazione del prodotto ben inferiore ai costi di produzione.
Per fare ciò - penso che lei conosca la questione quanto noi - in Francia si è raggiunta un'intesa a livello governativo che ha consentito di darsi un decalogo - lo chiamo così - per intervenire, soprattutto laddove, a fronte di una crisi dei prezzi, la grande distribuzione è impegnata a contenere i margini, al fine di mantenere una remunerazione adeguata alla produzione.
Non entro nel merito, perché non ne ho il tempo, tuttavia in Italia già l'anno scorso la Conferenza Stato-regioni aveva approvato un documento che delineava cinque aspetti di intesa che potevano riguardare la filiera, dai produttori alla grande distribuzione.
Sull'UNIRE - vedo che il tempo scorre e, quindi, sarò ancora più telegrafico - a me dispiace, - oserei dire che a noi dispiace - che non ci sia il Ministro Zaia, poiché egli si era impegnato a più riprese a presentare un piano di rilancio e ristrutturazione del settore.
I dati che lei ci ha riferito corrispondono alla verità e a quanto successo in questi anni nel settore e ci saremmo augurati che, dopo tanto decantare la volontà di affrontare il problema, finalmente si fosse presentato il piano industriale, da lei delineato in alcuni suoi aspetti, e che secondo noi è fondamentale per rilanciare il settore.
Non ho difficoltà, ma non è questa l'occasione per approfondire il tema per carenza di tempo, ad affermare che le sue considerazioni sono condivisibili. Forse, se ricerca bene nei ministeri, troverà alcuni suoi colleghi, non del settore agricolo, che hanno sponsorizzato ippodromi, al punto tale che oramai in questo Paese abbiamo più ippodromi che cavalli. Infatti, ci sono giornate di gara, anche numerose, in cui i cavalli devono essere portati da altre realtà, dove ci sono allevamenti e scuderie.
Sono, dunque, perfettamente d'accordo con quello che lei ha rilevato, però è necessario mettere un punto fermo. Siamo arrivati a una situazione in cui bisogna prendere una decisione drastica, che ponga il punto vero e metta in condizione di affrontare in futuro.
Lo scorporo delle scommesse dalle corse può essere una strada, però, se non vogliamo porre a carico della collettività le perdite, come sempre succede in questo Paese, e lasciare ai privati - che sia la SNAI o qualcun altro - gli utili, occorre percorrerla bene. Se le scommesse ippiche accusano un calo, è perché esse comportano costi e dinamiche che per la SNAI non sono convenienti. Anche il contratto fra lo Stato e la SNAI, da questo punto di vista, deve essere tale da riconoscere all'ippica risorse diverse: un bingo non costa nulla, signor Ministro, un superenalotto costa poco, mentre l'ippica implica un'organizzazione e risorse che poi qualcuno - che non può essere lo Stato - deve pagare, lasciando agli altri gli utili.
Si tratta, dunque, di una problematica complessa, che va affrontata. Mi auguro


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che lei sia il Ministro che finalmente possa sostenere di aver affrontato con serietà il tema e di aver delineato un futuro per un settore importante.

FABIO RANIERI. Volevo replicare al Ministro in merito alla questione delle quote latte. Innanzitutto, credo che debbano essere lette le considerazioni conclusive della relazione dei carabinieri, che qualcuno sostiene di non avere, ma che è di dominio pubblico: ce l'hanno tutti ed è stata data anche alle associazioni di categoria. Bastava semplicemente chiederla per poterla avere.
Nelle considerazioni conclusive si afferma: «non vi è piena coerenza tra le banche dati ufficiali acquisite né possibilità di completo raffronto dai dati di ciascuna di esse; la mancanza di un dato identificativo coerente e univoco per tutte le aziende in produzione, da adottarsi per tutte le banche dati ufficiali del settore, comportando un'ulteriore difficoltà nell'incrocio dei dati, favorisce fenomeni fraudolenti o elusivi e ostacola la possibilità di investigazioni per prevenire e reprimere eventuali comportamenti illeciti; sono emerse situazioni di anomalia e incongruenza nei confronti tra le diverse banche dati, tali che avrebbero meritato, e meritano ancora, adeguati approfondimenti; pur con le difficoltà segnalate, ne discende un quadro di significativa incoerenza dei dati, in particolare con riferimento alla produzione nazionale, sia consegnata che rettificata (TGMP); raffrontando il numero capi nelle diverse banche dati con la media produttiva provinciale AIA, pur aumentata del 10 per cento in via prudenziale, risulta una differenza produttiva media, rispetto alla produzione totale italiana dichiarata in L1, talmente significativa da mettere in discussione lo stesso splafonamento dello Stato italiano e quindi il prelievo supplementare imputato ai produttori a partire dal 1995-1996 al 2008-2009.» Seguono poi gli allegati.
Quindi, i dati che la Commissione ha utilizzato sono tratti dalle banche dati ufficiali. La BDN è un ente del Ministero della salute autorizzato a occuparsi di tali questioni, l'AIA un ente finanziato con soldi pubblici e il SIAN un ente altrettanto ufficiale. Se mettiamo in discussione i dati di tali enti, mettiamo in discussione tutto il sistema. A questo punto, chiudiamo il SIAN, finanziamo l'AIA - con fondi privati e non più pubblici - e allora possiamo anche chiudere la BDN, perché non compie il suo dovere. Ricordo, per prima cosa, che da queste tre banche dati emergono dati completamente differenti sul numero dei capi delle vacche.
In secondo luogo, la lettera che il Ministro sosteneva essere stata quella che dava mandato ai carabinieri di indagare è, invece, un atto ufficiale - protocollo AOO GAB del Ministro, numero 0001731, del 24 febbraio 2010. Esiste, quindi, un atto ufficiale del Ministero che dà mandato ai carabinieri di effettuare le indagini. Se poi sconfessiamo l'operato dei carabinieri, ciò significa che il Ministero sconfessa se stesso, perché si tratta di organi ufficiali del Ministero.
Il fatto che non si modifica nulla, come ha rilevato il Ministro, è stato «sbugiardato» dalle conclusioni della Commissione di indagine che ho letto all'inizio del mio intervento.
In base a questi dati - se vogliamo, il tema si può approfondire ancora di più - credo che dovrebbero esserci le dovute considerazioni da parte del Ministero, cioè che forse sarebbe il caso di sospendere i versamenti della prima rata della legge n. 33 del 2009 e la sesta della legge n. 119 del 2003, se non altro per riverificare interamente tutto il sistema prima di andare a portare la gente all'esasperazione - questa mattina sono partiti altri trattori dalla provincia di Parma, dal Veneto e dal Piemonte - e verificare se effettivamente i dati che sono stati ricavati dalla relazione siano giusti.
Ricordo anche che il TAR del Lazio, non più di un mese fa, ha emanato una sentenza in cui si sosteneva che la compensazione utilizzata in questi anni era errata, in quanto ne andava utilizzata una lineare, annullando due annualità di multe, 1995-1996 e 1996-1997.


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In merito a tutto ciò, nonché alla relazione del Ministro, chiedo ancora più fortemente, in questo momento, che venga svolta l'audizione del colonnello Alonzi per poter confrontare i dati e le riflessioni contenuti nella sua relazione.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Ministro, svolgo alcune considerazioni sulla sua relazione.
Il quadro che lei ci ha rappresentato è conosciuto da questa Commissione, anche per via delle audizioni che svolgiamo: sentiamo tutti, dagli allevatori ai produttori di nocciole, e destiniamo un'attenzione a tutti i comparti dell'agricoltura.
Mi auguro che in fase di replica ci faccia capire quali sono le soluzioni che lei, come Ministro, contrappone alla grave crisi che investe tutti i comparti dell'agricoltura. Noi ben sappiamo che gli allevamenti suinicoli sono stremati e che gli alti costi di produzione, non solo in questo settore, ma in tutti gli altri comparti, non consentono di ottenere sufficienti ricavi.
Come sappiamo, soltanto il 30 per cento delle cosce trasformate proviene da allevamenti italiani, mentre tutto il resto proviene da allevamenti stranieri. Forse sarebbe il caso di provvedere con norma, come quella relativa all'etichettatura contenuta nel disegno di legge che stiamo aspettando, perché anche in questi casi è importante conoscere la provenienza dei prodotti e garantirne la tracciabilità. Occorre, inoltre, rafforzare la competitività delle imprese per difenderle soprattutto dalla concorrenza straniera.
Lo stesso discorso vale per il settore ortofrutticolo. È giusto tutto ciò che il Ministro sostiene. Anche in questo comparto ci sono costi di produzione molto alti e si pone il problema della criminalità organizzata. In più - anche questo è un problema da affrontare - l'Unione europea penalizza il settore della trasformazione dei prodotti ortofrutticoli Soprattutto, bisogna proporre strategie e politiche economiche che diano un ampio respiro a questo settore.
Per quanto riguarda le quote latte, la situazione non è di certo delle migliori e appare come una storia infinita. La sentenza del TAR del Lazio ha riportato alla luce le preoccupazioni esistenti in un settore a sua volta in grandissima difficoltà, per il quale occorre sicuramente un piano di rilancio. Inoltre, va affrontato anche il problema delle sofisticazioni.
Per quanto riguarda l'indagine svolta dai carabinieri, bisogna vedere se - come si dice - sia nato prima l'uovo o la gallina. Tale indagine era finalizzata soprattutto ad approfondire il calcolo del prelievo supplementare. L'AGEA dice di no, ma bisognerebbe leggere meglio le carte e vedere come stanno le cose. Lo farò e, nel mio piccolo, cercherò di comprendere meglio.
Per quanto riguarda il settore ippico, esiste il problema dell'UNIRE, un ente sicuramente non snello. Ne occorrerebbe forse uno che fungesse da motore del settore, anche perché rappresenta il settore ippico, che dà, a sua volta, importanza al made in Italy. Ci sono ben 50 mila famiglie, con un indotto quindi piuttosto ampio, che lavorano in questo settore. Anche in questo caso occorrono strategie di rilancio, a prescindere dal fatto che l'UNIRE dovrebbe essere un ente che produce e offre un servizio, ma invece non è efficiente e risulta, quindi, chiaro come sia inutile mantenerlo in piedi. La cosa importante è che anche questo settore venga sostenuto.
Mi aspetto che nella sua replica, signor Ministro, emergano alcune soluzioni, perché il settore dell'agricoltura sta bussando alle porte del Governo e vuole risposte. Il Ministero deve affrontare le questioni con grande senso di responsabilità e aiutare tutti i comparti dell'agricoltura a risollevarsi e soprattutto ad affrontare le difficoltà evidenti.

TERESIO DELFINO. Voglio dare atto al Ministro di un approccio molto concreto e serio, nel quale sono emerse una coerenza con la sua attività sul campo, come quando era responsabile della regione Veneto, ma soprattutto una trasparenza e una chiarezza che mancano da tanto tempo in questo Ministero.


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Svolgo solo tre considerazioni. La prima è che la sua valutazione sulla relazione di approfondimento redatta dal comando carabinieri politiche agricole suscita - in tutta onestà - evidenti perplessità rispetto al lavoro che è stato svolto nella relazione stessa. A me pare che avere affidato all'AGEA e al Dipartimento delle politiche europee e internazionali il compito di esaminare quel documento sia stato, a mio avviso e per la mia esperienza, assolutamente corretto e che nel pronunciamento le conclusioni siano state chiare.
Poiché i nostri produttori, anche quelli che protestano, hanno bisogno non di illusioni, ma di certezze, la mia prima domanda è come riusciamo a far capire alle associazioni, ai produttori e alle regioni che devono applicare le leggi n. 119 del 2003 e n. 33 del 2009 in modo definitivo. So di iniziative di assessori regionali che hanno bloccato le intimazioni che l'AGEA ha mandato e mi sembra una follia istituzionale, un'irresponsabilità totale. Bisogna porre in essere un'iniziativa forte, che arrivi alle associazioni, alle istituzioni competenti, regioni e province, nonché ai produttori stessi, che sono assolutamente disorientati.
Passo alla seconda questione. Vorrei sapere - questo era un tema forte nella discussione del decreto-legge del ministro Zaia - quando sarà sbloccato lo stanziamento di milioni di euro a sostegno dei produttori che erano stati penalizzati da questa modalità di procedere. Si ritiene sempre che sia stato tutto giusto; si fa come si può, però c'erano 45 milioni che avrebbero dovuto essere destinati, in particolare, a coloro che si erano sobbarcati pesanti sacrifici per regolare la propria posizione con riferimento alla legge n. 119 del 2003. Le chiederei, signor Ministro, una risposta anche su questo tema.
In ultimo, poiché lei ha parlato anche di altri settori, su cui mi manca un'informazione, vorrei sapere se esistono, e in quale quantità, eventuali fondi comunitari di sostegno alla nostra agricoltura bloccati per la vicenda delle quote latte. Si tratta di una situazione che ogni tanto viene evocata nel settore ortofrutticolo o in altri. Non avendo elementi, chiedo se abbiamo oggi fondi comunitari di sostegno ad altre filiere della nostra agricoltura che possano essere stati bloccati perché l'Italia è inadempiente nella raccolta dei prelievi supplementari.
Si potrebbero aggiungere molte altre osservazioni, ma voglio concludere affermando che il gruppo dell'Unione di Centro sostiene pienamente la linea che lei ha esposto sull'annosa e difficile questione delle quote latte.

MASSIMO FIORIO. Ringrazio il Ministro per essere venuto oggi a questa audizione. Forse sarebbe stato più utile che si fosse affrontato un tema per volta, anche perché le questioni di crisi dei settori sono talmente ampie che rischiamo di dilatare ulteriormente il dibattito, essendo diversi i temi che affrontiamo.
Mi concentro sulla questione delle quote latte. Parafrasando il titolo del film di De Santis Non c'è pace tra gli ulivi, direi che non c'è pace nelle stalle, perché da alcuni dati emersi, non ultimi quelli della relazione dei carabinieri e i dati che arrivano dalla campagna di commercializzazione 2009-2010, l'Italia produrrebbe sotto quota. Rispetto agli 11 milioni di tonnellate che spetterebbero al nostro Paese, la produzione nell'aprile del 2010 sarebbe di 10,5 milioni.
È un quadro che, rispetto alle iniziative da parte del Partito democratico, che ormai più di un mese fa ha predisposto un'interrogazione e, a seguito, una risoluzione, richiede una parola di chiarezza in più riguardo a documenti che circolano, a iniziative differenti sul territorio, a richieste avanzate e a posizioni politiche di partiti che sostengono che la questione si risolverà con soluzioni ancora da intravedere.
Abbiamo apprezzato le parole del Ministro volte a fare chiarezza. Mi sembra, infatti, che la sua posizione sia molto chiara rispetto alla relazione dei carabinieri. È tuttavia una situazione non del tutto pacifica, perché non viene condivisa una relazione dei carabinieri che era stata richiesta dallo stesso Ministero. Chiediamo,


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dunque, alcune informazioni in più per conoscere i motivi per cui il Ministro ritiene la relazione non corretta.
Tale relazione partiva da un incrocio di dati e da un conteggio della quota grassa che consentivano di ritenere che dal 1995 in poi l'Italia producesse in quota e non si verificasse invece lo «splafonamento» di cui in questi anni abbiamo sentito parlare. Credo che questa Commissione e il settore intero abbiano bisogno di alcuni elementi di chiarezza e domando se l'AGEA o i carabinieri possono indicarci il sistema seguito per tali calcoli.
Come ha ricordato il collega Delfino, la legge n. 33 del 2009 aveva previsto 45 milioni di euro per le aziende che avevano acquistato quote e che dovevano rinnovare i prestiti bancari. Chiediamo con forza che tali fondi siano al più presto messi a disposizione.

GIOVANNA NEGRO. Svolgo solo un breve intervento sull'UNIRE. Ho avvertito nelle sue parole, signor Ministro, un'allusione sulla questione del commissario Baggio in relazione a fattorie ed enti. A me non risulta nulla.

GIANCARLO GALAN, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Non ho mai affermato ciò.

GIOVANNA NEGRO. Ha svolto un passaggio di questo tipo, alludendo a situazioni ambigue.
È vero che Baggio ha presentato i bilanci fuori tempo. Credo, però, che, quando c'è un commissario, ciò accade perché la situazione è di difficoltà. Se si vuole risollevare una realtà, bisogna anche condividere alcuni percorsi e ritengo che questa parte sia mancata fra lei e il commissario Baggio, e si è poi visto l'epilogo.
Mi preme, però, sottoporre alla sua attenzione un articolo di ieri su Libero in cui Giorgetti afferma: «stiamo preparando un emendamento, che sto personalmente scrivendo, per chiudere l'UNIRE.» Non mi sembra che la sua relazione abbia parlato di chiusura. Vorrei capire anche questo passaggio, visto che entrambi siete anche veneti.

MARCO CARRA. Sulla suinicoltura, signor Ministro, la settimana scorsa vi è stata l'audizione di buona parte degli attori della filiera e abbiamo avuto modo di sentire le numerose proposte che ci sono state indicate. Una di queste era ed è riferita all'etichettatura e alla tracciabilità, quindi all'elemento che deve distinguere e caratterizzare la nostra produzione rispetto a quella di altri Paesi. Considerando il collegamento con l'Europa, dalla quale non possiamo prescindere in materia di etichettatura, le chiedo se al riguardo il Governo abbia in animo un'iniziativa e come si tenterà di corrispondere a questa forte esigenza, che può essere uno degli elementi idonei a garantire il rilancio del comparto.
La seconda questione, sempre sulla suinicoltura, fa riferimento agli strumenti di sostegno e ai problemi di fragilità finanziaria. Anche questo è un tema che è stato sollevato nell'audizione della scorsa settimana e le organizzazioni hanno chiesto un sostegno ai Consorzi fidi, con l'immissione di risorse fresche. Chiedo se, allo stato dell'arte, il Ministero abbia già un'idea delle risorse che intende mettere a disposizione della filiera e, in caso affermativo, di quantificarle.
Da ultimo, chiudo con una domanda banalissima sulle quote latte. Se la posizione del Ministro, e quindi del Governo, è quella che abbiamo sentito dalle sue parole e che abbiamo letto nella relazione ministeriale che ci stata consegnata - in particolare, faccio riferimento alle conclusioni - mi pare che essa sia in netta contrapposizione rispetto all'esito dell'indagine del nucleo dei carabinieri commissionata dal Ministero stesso in epoche precedenti all'attuale.
In riferimento a quanto accaduto, il Ministero ha in animo di assumere qualche iniziativa rispetto al lavoro del nucleo dei carabinieri? Infatti, le due questioni non stanno insieme, dal mio punto di vista: se c'è una presa di posizione netta e


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inequivocabile da parte del Ministro e dello stesso Governo che va in direzione esattamente opposta rispetto a quella del nucleo dei carabinieri, mi chiedo se nei confronti di quest'ultimo e di chi lo coordina e comanda ci sia l'intenzione di assumere un atto ufficiale.

ANGELO ZUCCHI. Ringrazio il Ministro. Vorrei intervenire sulla questione delle quote latte. Anch'io ritengo che questa vicenda abbia bisogno di una posizione il più possibile chiara. Si tratta di un settore che non ha bisogno di vivere nell'incertezza e che non può continuare a farlo.
Sappiamo che il settore lattiero-caseario sta vivendo un momento di particolare difficoltà. Qui fuori ci sono due ordini di produttori ed entrambi hanno bisogno di una risposta chiara. Ci sono anche i produttori, con i quali ci siamo schierati fin da subito, che hanno compiuto sforzi notevoli per cercare di restare nelle regole indicate dalla legge n. 119 del 2003.
Questi produttori, che si trovano in uno stato di particolare sofferenza, hanno bisogno di sapere, per esempio, se il fondo di 45 milioni previsto nella legge n. 33 del 2009, che sarebbe dovuto servire per sostenere coloro che avevano compiuto investimenti sulle quote, nel frattempo deprezzatesi, e coloro che avevano affittato quote per restare nell'alveo della propria produzione, sia disponibile. Tale fondo, previsto dalla legge n. 33 del 2009, deriva in parte anche dall'accoglimento di rateizzazione degli altri produttori che fin qui non avevano seguito la stessa procedura.
Signor Ministro, sappiamo che la procedura di accettazione della rateizzazione a seguito della legge n. 33 del 2009 è molto lenta. Pare che solo il 5 per cento dei produttori abbiano aderito finora e che molti stiano intraprendendo nuovamente la strada dei ricorsi giuridico-amministrativi, piuttosto che quella di un'adesione. Ciò significa che quel fondo, che avrebbe dovuto alimentarsi proprio con l'adesione alla rateizzazione, probabilmente non troverà una copertura.
Chiedo al Ministro se non ritiene, invece, al di là della copertura individuata nella legge n. 33 del 2009, di reperire risorse, laddove possibile, nel contesto che ci è dato di vivere e rispetto alla situazione di crisi che tutti conosciamo, per cercare di trovare altre forme di copertura affinché si possa procedere all'erogazione di sostegno ai produttori con cui ci siamo da subito schierati.
L'altra domanda riguarda una questione aperta sul prezzo del latte. Voglio sapere dal Ministro se non ritiene, esattamente come si è fatto sul modello francese per l'ortofrutta e come probabilmente si deve cercare di fare in un momento in cui i produttori, i trasformatori e la grande distribuzione non riescono a trovare un punto di intesa - cosa che, in genere, si ripercuote negativamente proprio sui produttori - di intervenire con un ruolo di mediazione attivo nel tentativo di stabilire, all'interno della trattativa dei prezzi del latte, alcuni parametri che possano essere utili alla difesa dei produttori. Per esempio, penso a un'azione che convinca le parti in causa a ragionare sull'indicizzazione del prezzo del latte; su questa, infatti, non si è mai ragionato in Italia, ma forse, con un intervento autorevole come quello del Ministro, la si potrebbe anche attuare.
Credo che non sia possibile cavarsela affermando che le relazioni sono queste e che la questione è chiusa. Se anche lo fosse, adesso dobbiamo capire come procedere per un settore che è profondamente e comunque in crisi.

ISIDORO GOTTARDO. Ringrazio il Ministro per la chiarezza, nonché per la relazione molto franca rispetto ai diversi settori. Credo che dobbiamo cominciare a essere altrettanto franchi fra di noi.
Per esempio - lascerò poi alla collega Beccalossi il compito di approfondire questo tema - sappiamo che le multe delle quote latte non possono essere pagate né oggi, né domani. Lo sapevamo quando abbiamo approvato la legge; sapevamo che quelle aziende non avevano sufficiente redditività e che nessun istituto di credito


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avrebbe concesso denaro a un settore in cui la gran parte delle aziende molto spesso detiene beni patrimoniali già sottoposti a vincoli di altro tipo.
Continuiamo, quindi, a girare attorno all'unico problema: se l'Unione europea dovesse consentire di non fare pagare queste multe - perché succede un fatto nuovo - queste aziende potrebbero avere una prospettiva, diversamente no. Scusate la brutalità, ma è inutile girare all'infinito intorno a una vicenda di questo tipo. Questo è il punto: non di spostare una quota di sei mesi, ma di rimuovere un problema che è evidente a tutti.
Passo alla seconda questione. Credo che la crisi dell'agricoltura oggi in Italia sia una crisi irrisolvibile se non ci sarà una svolta sistemica, che può avvenire solo attraverso un accordo di fondo strategico fra il Governo e le regioni. L'illusione che nell'agricoltura italiana si possa incentivare la quantità è stata un fallimento. Nel latte e in tutti gli altri prodotti noi non saremo mai in grado di recuperare redditività attraverso la quantità. Dobbiamo operare una conversione, avendo il coraggio di compiere scelte che non mutino dopo pochi anni, ma mirate a premiare chi sta sul territorio.
La scelta dell'agricoltore di presidiare il territorio va premiata con misure ecocompatibili e con produzioni che puntino alle eccellenze. In agricoltura nessuno si è mai arricchito, se non coloro che hanno commercializzato l'agricoltura o che hanno commercializzato con l'agricoltura.
Oggi credo che sia giunto il tempo di pensare agli agricoltori e non a tutti coloro, che sono molto spesso i nostri interlocutori, che nel tempo hanno guadagnato in agricoltura e che oggi chiedono di sopravvivere nonostante il sistema non lo consenta più neppure a loro.
Si tratta di concetti molto chiari, che continuiamo a rinviare, pur essendo evidente a tutti noi la situazione.
Sull'UNIRE, signor Ministro, rispetto alle due ipotesi, la prima è quella più logica, dal momento che, accusando il settore un calo di spettatori, lei propone di slegare questo dalle scommesse. Quando un settore entra in crisi, soprattutto nel mondo dello sport, le televisioni finiscono per decidere di seguirne altri, proprio perché lo sport del settore in crisi interessa meno spettatori, e pertanto si genera un meccanismo del tutto evidente. Una volta in televisione si vedevano e ci si appassionava anche a gare di cavalli, oggi invece raramente il grande pubblico può assistervi.
Delle due ipotesi, dunque, la prima mi pare più affascinante, ma c'è un piccolo dettaglio: se la scegliamo, continuiamo a illudere il settore che esso possa sopravvivere anche slegato da una situazione di virtuosità. Credo che bisogna avere il coraggio di mischiare le due ipotesi in una fase transitoria, per arrivare a un meccanismo del tutto evidente.
Chiudo con un ragionamento molto semplice. Il problema che preoccupa non è il KO delle aziende agricole; del resto, in altri Paesi già succede che si portino le chiavi dell'azienda alla banca che l'ha pignorata. Rispetto al nostro Paese esiste, però, un vantaggio, come accade, ad esempio negli Stati Uniti. Questo vantaggio è costituito dal fatto che la banca segue una procedura che porta a riassegnare l'azienda in trenta giorni, ragion per cui, se non si è più in grado di continuare, si portano le chiavi dell'azienda e dopo trenta giorni qualcuno va a ritirarle e si rimette in attività. Da noi, invece, quando vengono riconsegnate le chiavi, tutti gli impianti arrugginiscono e i campi sono completamente da risistemare, perché passano anni. Questo è il dramma.
Ritengo, dunque, che il KO non sia tanto per l'agricoltura, quanto e soprattutto per il ricambio generazionale, che deve garantire il presidio del territorio.

PRESIDENTE. Non voglio interloquire con il collega Gottardo riguardo alle sue condivisibili ragioni, ma nel suo intervento si è fatto cenno a un tema che riguarda l'UNIRE, che è stato già in parte affrontato al Senato e sul quale vi è già stata un'espressione di voto. Credo che nella


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valutazione complessiva il Governo debba tenere in conto anche quanto compiuto in Senato.
Intervenendo sull'ordine dei lavori, ricordo che sono ancora iscritti a parlare i colleghi Fogliato, Cuomo, Oliverio e Beccalossi.

VIVIANA BECCALOSSI. Presidente, capisco la cortesia di farmi intervenire per ultima, però, poiché l'ultima volta sono intervenuta in splendida solitudine, mi rimetto alla sua buona coscienza.

PRESIDENTE. Non ho uno strumento diverso rispetto alla mia sensibilità e alla mia coscienza, ma solo quello di poter dare ordinatamente la parola.

GIOVANNI DIMA. Non perdiamo comunque l'occasione di votare la risoluzione sulla pesca. Lo dico perché è giusto dare una risposta in merito.

PRESIDENTE. Non è un problema che può appartenere solo a questa presidenza.

SEBASTIANO FOGLIATO. Ringrazio il signor Ministro di essere qui oggi a parlare di problematiche che riguardano il nostro settore primario.
Innanzitutto, il nostro è un settore variegato, caratterizzato da problematiche differenti, che penso debbano essere approfondite una per volta con il giusto tempo e non nei pochi secondi che mi è consentito di intervenire per parlare di situazioni importantissime per il nostro Paese.
Ho ascoltato la relazione del signor Ministro, a partire dai suini e dal settore ortofrutticolo, per arrivare all'UNIRE e, in ultimo, al settore lattiero-caseario. Nei pochi secondi che mi rimangono devo scegliere un argomento su cui parlare, altrimenti non riuscirei a sintetizzare il tutto.
Intanto voglio significare che la problematica del settore lattiero-caseario non è una problematica di parte, o che interessa solo qualcuno, ma investe l'intero comparto. Ci dobbiamo abituare a ragionare in questi termini. Il problema non è di chi ha compiuto la rateizzazione prima, con la legge n. 119 del 2003, o di chi l'ha fatta o la farà dopo; oggi la crisi di questo settore investe tutto il comparto.
Abbiamo assistito a un modo di procedere un po' irrituale in quest'audizione, signor Ministro, leggendo lettere del suo predecessore; ritengo che si tratti di un procedimento irrituale e non corretto.
Abbiamo, inoltre, sentito il parere personale da lei espresso sulla relazione del comando carabinieri delle politiche agricole, che, a nostro avviso, contiene invece spunti di riflessione interessanti. È inutile ostinarsi di fronte anche all'evidenza dei fatti e di quanto è successo in passato ad affermare che le aziende debbano comunque pagare pur in un momento di difficoltà per il settore. Penso che sarebbe bene approfondire questa relazione, anziché liquidarla, come lei ha fatto, signor Ministro.
Possiamo anche esserci sbagliati nel comunicare questi dati in passato; non intendiamo, almeno da nostra parte, processare nessuno per aver sbagliato o per essere stato tratto in inganno nel comunicarli, ma vogliamo affrontare serenamente il problema. Ritengo che sia da cogliere per il settore in crisi l'opportunità di far venire alla luce i dati comunicati in modo sbagliato e prendere la palla al balzo per sollevare le sorti delle nostre aziende. La Lega ha presentato una risoluzione in questa Commissione per chiedere una moratoria per svolgere gli opportuni approfondimenti e decidere se le multe debbano essere pagate o no.
Sulla base delle considerazioni della relazione dei carabinieri, riteniamo che debba essere fatta ulteriore chiarezza e che la tematica debba essere approfondita. Penso che sia un'opportunità da cogliere e vedo nell'atteggiamento di coloro, anche di associazioni di categoria importanti, che hanno proposto di sospendere i pagamenti della legge n. 119 del 2003 e della legge n. 33 del 2009 in attesa di chiarimenti, una posizione percorribile e di buonsenso,


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che in questo momento di particolare gravità serve al nostro settore soprattutto per avere respiro sufficiente.
Come affermiamo da molto tempo, basta moltiplicare il numero delle vacche presenti nel nostro Paese per la produzione media di latte per ottenere, come già accaduto negli anni passati, un dato inferiore del 20-30 per cento alla quota di latte che il nostro Paese dichiara all'Unione europea.
Sulla base di ciò e con il supporto delle conclusioni della relazione, la situazione non va banalizzata; la invito quindi, signor Ministro, a svolgere le opportune considerazioni e valutazioni sulla tesi esposta in questa relazione, da cui possono trarre spunti importanti, senza bollarla a priori come un documento che intimi agli allevatori di non illudersi di poter evitare il pagamento delle multe.
Ci sono persone che su questo tema vengono solo per difendersi, come il nostro collega Delfino, che vediamo in Commissione solo quando si parla di quote latte e che ha ringraziato per la trasparenza. Non so a chi si riferisse. Di certo lui, quando è stato sottosegretario di Stato al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, è stato carente proprio sulla trasparenza. Mi sembra che ci siano state anche indagini che l'hanno riguardato e che sono durate diversi anni.
Lui viene a parlare di trasparenza in Commissione, ma la Commissione va frequentata e non si viene qui soltanto a fare pistolotti quando si parla di quote latte (Commenti del deputato Teresio Delfino). C'è un mondo che si deve difendere e che ha gestito questo sistema delle quote latte, e uno che, invece, vuole fare chiarezza. Il collega Delfino sta tra coloro che si devono difendere.

TERESIO DELFINO. Sei volgare, vergognati!

ANTONIO CUOMO. Signor Ministro, vorrei partire da una considerazione. Quando era governatore della regione Veneto, lei si è costruito la fama di essere un decisionista e un politico molto pragmatico. Proprio alla luce di questo dato, che ho mutuato dai giornali e dalla televisione, sono rimasto molto insoddisfatto dal metodo di lavoro della sua relazione.
Lei stamattina ci ha fornito alcune considerazioni su diversi settori, tutti importanti. Al riguardo, condivido quanto affermato dal collega Fogliato che sostiene la nostra volontà di affrontare problemi importanti e che vale la pena che per ognuno di questi si metta a disposizione il tempo necessario per essere sviscerato nella sua interezza. Arrivare qui e tenere una relazione scialba non serve a nulla. Mi auguro moltissimo che nella sua replica riusciremo ad avere alcuni elementi concreti di come intenda dare risposte alla soluzione di alcuni problemi.
Cerco velocemente di toccarne due. Il primo riguarda il settore suinicolo, dove, anche alla luce di un dato fornitoci dalla collega Di Giuseppe, siamo in presenza di un prodotto tipico nazionale di grande qualità, tra cui anche prodotti DOP, come il prosciutto. Sappiamo inoltre che in Italia utilizziamo soltanto il 30 per cento della produzione nazionale, mentre il 70 per cento viene importato da paesi esteri.
Mi pongo, allora, una domanda, signor Ministro, e la rivolgo a lei. Poiché è Ministro delle politiche agricole ambientali e forestali da poco tempo, cominciamo a mettere in atto e a promuovere una strategia affinché in questo Paese la produzione locale e nazionale, possa salire dal 30 per cento, fino al 60-70-80 per cento.
Qual è la percezione essenziale di questa strategia? Si tratta di aumentare l'attività di allevamento del nostro Paese e, di conseguenza, di creare occupazione. Il vero problema è che in Italia la disoccupazione aumenta mentre le aziende diminuiscono e vanno in crisi.
Rispetto a questo punto, mi aspetto da un politico pragmatico quale lei è, con l'assistenza della sua struttura ministeriale, l'avvio di un provvedimento capace di dare incentivi a tutte le produzioni nazionali, dal nord al sud, nel campo dell'allevamento suinicolo. La gente, se siamo in grado di mettere in atto una politica tendenzialmente inversa rispetto


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alla riduzione della percentuale di questo settore, riuscirà a percepire questo aspetto. Probabilmente rispetto a dieci anni fa la quota si è abbassata; forse dieci anni fa la quota degli allevamenti nazionali era del 50 per cento, mentre oggi sono scesi al 30 per cento.
L'altro aspetto riguarda le quote latte. Rispondendo ai colleghi della Lega, sono convinto che il problema non sia più solo del settentrione - parlo da uomo del sud - ma del Paese e non possiamo trascinarlo con misure sempre provvisorie.
È vero che molti imprenditori interessati da questo problema vivono nella Padania, ma credo che dobbiamo finalmente attribuire un impegno concreto e definito rispetto a questo tema. C'è la pericolosa tendenza che vede molti imprenditori del nord cominciare a investire fuori dalle mura nazionali. Parlo di quelli del nord, non del sud. Questa tendenza diventerà devastante se non provvediamo immediatamente a dare soluzioni vere.
Il problema delle quote latte riguarda una parte massiccia degli imprenditori settentrionali, che vanno salvaguardati, perché salvaguardare loro significa dare una spinta in più rispetto all'economia non solo settentrionale, ma anche nazionale.
Da questi spunti generali - non mi piace entrare troppo nel merito della vicenda perché avrei bisogno dell'ausilio dei tecnici - mi aspetterei da lei, signor Ministro, risposte concrete, serie, con indicazioni specifiche.
Non me ne vogliano i miei colleghi del Partito Democratico, ma uno degli elementi essenziali che la gente percepisce della politica berlusconiana - che poi molte volte viene smentita dai fatti - è che Berlusconi parla spiegando nei dettagli i processi, le azioni e i risultati. Come dicevo, viene poi smentito, perché spesso le sue previsioni non si realizzano, tuttavia dobbiamo metterci nelle condizioni di fare lo stesso. Dal Ministro delle politiche agricole, ambientali e forestali mi aspetterei soluzioni certe, in riferimento ai tempi, all'azione e alla soluzione.
Questo è il modo con cui mi sento di interloquire con un Ministro e di invitare anche tutti i colleghi a rendere utile il lavoro che svolgiamo in questa Commissione. Sentire tante piccole cose dette nelle relazioni che preparano i tecnici non serve a niente. Il Paese è in una situazione di crisi.
Anche rispetto all'ippica, prendiamo una decisione! Non possiamo avere un settore che ogni anno produce un passivo.

NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Signor presidente, vorrei ringraziare il Ministro per aver dichiarato di voler venire in Assemblea, in Parlamento per rispetto delle prerogative dei parlamentari.
Ho pensato che la solita montagna dovesse partorire il topolino, invece oggi non è stato così, perché il Ministro è stato chiaro. Ha parlato chiaramente, esprimendo un giudizio netto sulla relazione dei Carabinieri. Inoltre, ha fatto emergere a chiare note che la maggioranza non c'è, si è sfaldata: da una parte c'è il PdL e, dall'altra, la Lega, che ha contestato l'esito del giudizio del Ministro. Anche quando ha presentato la documentazione alla Commissione, per la quale lo ringrazio, il Ministro ci ha fatto capire che cosa è cambiato.
Ad esempio, la lettera del Ministro Zaia alla Fischer Boel inizia con «Cara Mariann», mentre lei risponde «Egregio dottor Zaia, la ringrazio sentitamente». Questo tenore dimostra la grande capacità che avevamo, come Italia, nell'interloquire con la Comunità europea. È vero, però, che questo è solo uno dei problemi.
Ringrazio anche il collega Gottardo per aver chiaramente ammesso che la soluzione data con riferimento alla normativa delle quote latte - che avevamo contestato - era effettivamente inadeguata. Sapevamo, infatti, che le multe non potevano essere pagate e che quella soluzione legislativa non era adeguata a risolvere i problemi che tutto il comparto lattiero-caseario presentava.
In effetti, i problemi ci sono, come è stato rilevato dai colleghi Zucchi, Fiorio e Carra. I problemi ci sono e la crisi del


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settore è grave. È anche vero che ci sono tantissimi settori in crisi e forse è anche per questo motivo che ci siamo tanto appassionati a quest'audizione, in quanto ci sono alcune risposte che dobbiamo dare, signor Ministro.
Se il latte costa così poco alla stalla e le nostre signore lo comprano a caro prezzo in latteria, significa che c'è un problema, che non può essere addebitato solo all'allargamento della forbice tra il prezzo al consumo e quello alla stalla. C'è un altro problema che bisogna risolvere, e probabilmente la soluzione avanzata dal collega Zucchi di stanziare intanto i fondi disponibili - i 45 milioni di euro - è una prima risposta.
Signor presidente, l'altro giorno si è svolta l'audizione dei rappresentanti del comparto suinicolo e si vedeva proprio plasticamente una polverizzazione incredibile dell'offerta. Bisogna lavorare su questo punto.
Questi produttori ci hanno chiesto con forza etichettatura e tracciabilità. La maggioranza ci ha chiesto di rinviare l'esame della proposta di legge C. 2260 perché non sapevamo che fondi siano disponibili. Vogliamo riprendere questo ragionamento oppure no? Vogliamo parlare di tale proposta e dell'etichettatura? Probabilmente si risolverebbe, o almeno si affronterebbe, il problema della crisi dei suini in Italia.
Inoltre, gli stessi allevatori hanno sollevato il tema della modifica del decreto sulla vicenda dei prodotti derivati dai suini. Ci sono tanti problemi che bisogna risolvere con attenzione.
Avremmo preferito, signor Ministro, che quando si è tenuta in Parlamento la discussione sulla mozione che riguardava la crisi agroalimentare, lei fosse stato presente, per un motivo molto semplice, perché probabilmente in quell'occasione si sarebbe potuti giungere a una soluzione di condivisione. I settori in crisi sono tanti e non hanno colore politico. C'è un settore completamente in crisi, che è tutta l'agricoltura. Avremmo potuto trovare anche alcune soluzioni di condivisione, invece si è andati al muro contro muro, senza trovare una soluzione, né le condizioni per unirci nell'affrontare alcuni problemi.
In ultimo, signor Ministro, sappiamo che cosa è successo al Senato sull'UNIRE. Conosciamo anche le sue dichiarazioni su Buonitalia e quelle del Presidente Scarpa. Probabilmente - anche su questo punto immagino che la Lega si differenzi nel giudizio politico dal PdL - si pone il problema di un eccessivo numero di tali enti e della loro razionalizzazione. Parliamo sempre dell'elevato costo della politica. Ebbene, perché non proviamo a compiere una razionalizzazione di questi enti, che sono tanti, costosi, spesso con competenze sovrapposte e che non hanno oggi alcuna ragione di esistere?
Signor Ministro, i problemi sono dunque numerosi, come i settori e i comparti in crisi nell'agricoltura. Proviamo ad affrontarli uno per uno, tenendo in considerazione che probabilmente tali problemi si risolvono se c'è un impegno concreto del Parlamento, nonché del Governo. Occorre stanziare risorse, come è stato fatto in altre nazioni europee.

GIUSEPPE RUVOLO. La ringrazio, presidente, per avermi dato l'opportunità di intervenire. Non avrei voluto farlo dopo il puntuale intervento del collega Delfino, ma purtroppo, il linguaggio e l'azione di alcuni colleghi me lo impongono.
Signor Ministro, la ringrazio non perché è presente - è un suo dovere venire qui - ma perché ci ha fornito una documentazione molto articolata, grazie alla quale finalmente riusciamo a capire, con riferimento alle quote latte, che cosa è avvenuto. Sono state, infatti, portate a conoscenza della Commissione alcune lettere interlocutorie tra il ministro Zaia e la signora Fischer Boel.
Confermo ancora una volta la nostra posizione. Non ho domande da porre perché sottoscrivo quelle dell'onorevole Delfino. Lei ci offre ancora una volta un quadro molto chiaro: da una parte c'è chi combatte una lotta di religione e, dall'altra, chi, invece, guarda con grande obiettività allo stato dell'arte.


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Si vuole tentare ancora una volta di confondere tutto, anche con le provocazioni. Non voglio difendere nessuno, perché non ho titolo a farlo. Dico che si vuole solo alzare un polverone sull'integrità morale di colleghi da parte di chi non ha nulla da dire se non per creare, appunto, un polverone inutile.
Sulla vicenda delle quote latte abbiamo tenuto sempre una linea molto chiara. Coloro che non hanno rispettato il plafond per noi sono soggetti che assolutamente vanno condannati e non beneficiati. Vanno invece sostenuti, come abbiamo affermato tantissime volte, ragion per cui ricerchiamo le origini di questo fondo per risarcirli, coloro i quali hanno investito i loro soldi e i loro capitali sia nelle quote di acquisto sia in quelle di affitto.
Questa querelle deve finire, signor Ministro. Lei è stato chiarissimo e noi lo siamo più di lei: aspettiamo una sua risposta con una parola definitiva su un tema che ha turbato profondamente l'Italia, nonché le più alte cariche di questo Paese, a cominciare dal Presidente Fini, nella vicenda della direzione del PdL di alcuni mesi fa.
Questi sono i fatti. Oggi noi vogliamo risposte concrete. Non ho altro da aggiungere.

VIVIANA BECCALOSSI. Condivido molte considerazioni svolte dal mio collega Gottardo. Procedendo per flash, comincio con la suinicoltura.
Signor Ministro, abbiamo avuto modo di sentire in audizione buona parte della filiera suinicola, la quale ci ha chiesto l'etichettatura per quanto riguarda le carni suine, una maggiore difesa da parte delle leggi e del Governo per i nostri prodotti DOP e IGP realizzati con carne suina e, infine, un piano nazionale di rilancio del settore suinicolo, al netto di quegli accordi che erano stati stipulati in passato, peraltro al Ministero, con l'intera filiera suinicola e che poi non furono rispettati da parte della filiera stessa.
Di conseguenza, mi auguro che si possa quanto prima riaprire questo tavolo e capire se e perché ciò che già in passato era stato siglato, concordato e firmato, non è stato rispettato e se lo si può riprendere esattamente da dove era stato lasciato.
Sulla questione UNIRE, non mi stancherò mai di ribadire come la politica abbia la necessità di prendere atto di una situazione di un settore che perde oltre il 90 per cento delle scommesse e che vive di queste. In una situazione economica difficile come quella attuale, non possiamo pensare di salvare un settore che non attira più l'interesse della gente. Se si vuole separare la questione dei cavalli, degli allevamenti, dei veterinari da quella delle scommesse, dico che non ho la soluzione in tasca e, infatti, non sono ministro. Ritengo, però, che forse in passato si sia cercato di salvare un settore che invece la realtà stava affondando.
Vorrei ricordare a me stessa, prima che a voi, che non più tardi dell'anno scorso abbiamo stanziato, in un momento di crisi importante come questa, 150 milioni di euro per l'UNIRE, a fronte di un business plan sempre promesso e che io non ho mai visto. Forse mi sono distratta, però credo di essere stata in buona compagnia.
Oggi, nonostante i 150 milioni stanziati, di fatto a fondo perduto, per questo settore, non mi sembra che il bilancio di UNIRE sia messo bene; al contrario, credo che abbia circa 200 milioni di euro di buco.
Rimango convinta che questo sia uno degli enti che vanno assolutamente rivisitati. Lo si vuole rifondare, separare e annettere in parte al Ministero? Sono assolutamente d'accordo.
Sulle scommesse non mi pronuncio, perché sono personalmente contraria a ogni tipo di gioco basato sulle scommesse, come ho già affermato in più occasioni. Credo che sia un fenomeno sociale, non politico ed economico, di cui prima o poi si vedranno i danni, perché sta rovinando migliaia di famiglie. Ci sono pensionati che si giocano buona parte della pensione alle macchinette o alle scommesse. È una questione assolutamente grave.
Sempre parlando dell'UNIRE e di enti inutili - per usare un gergo giornalistico


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che non sempre si addice - ossia di quelli di cui, tanto per intenderci, si parla all'interno della manovra per poter cercare di fare un po' di risparmio e magari di cassa, ritengo che anche Buonitalia debba essere rivisitata, non perché non abbia lavorato bene, ma perché sappiamo che gestisce risorse del settore agroalimentare che sono a lei affidate dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e che questo passaggio in più, rispetto al costo di quel benedetto contributo che va all'imprenditore, ci costa da solo - secondo quanto mi riferiscono - almeno il 12 per cento.
Ritengo, dunque, che, se si può evitare un passaggio in più e recuperare risorse da lasciare o al Ministero, o, meglio ancora, al settore agroalimentare, ciò sarebbe cosa buona e giusta. Non condanno Buonitalia, che, lo ricordo, è stato un ente voluto con forza dall'allora ministro Alemanno e portato avanti con ancora più forza dal Ministro Zaia. In un momento di crisi economica, in cui continuiamo a tagliare risorse, mi chiedo, però, perché tenere in vita un ente che ci costa, solo per la sua gestione, almeno il 12 per cento.
La terza considerazione riguarda la questione delle quote latte. Signor Ministro, purtroppo mi occupo di questa annosa vicenda da oltre dieci anni e dunque non mi spaventano le diatribe politiche in merito, né le manifestazioni (non mi fanno paura i trattori nelle strade o negli aeroporti), né le minacce ai comizi. Sostengo semplicemente che la politica deve essere coerente e che chi governa deve dimostrare, come e più degli altri, di rispettare le regole e di farle rispettare.
Questo settore ha bisogno di chiarezza, ha bisogno che si affermi una volta per tutte, come qualcuno ha già fatto in passato, che se ci sono delle regole, esse devono essere rispettate, oppure si deve cercare di cambiarle.
Ritengo che oggi più che mai bisogna ribadire che chi ha rispettato la legge n. 119 del 2003 non possa e non debba essere sbeffeggiato da chi non l'ha fatto prima e da chi ha fatto finta poi, con la legge n. 33 del 2009, voluta dal Ministro Zaia, di aderire a rateizzazioni senza poi farlo davvero, ricominciando a frequentare il TAR del Lazio che per troppo tempo ha creato dubbi.
Era da alcuni anni che finalmente il TAR del Lazio non dettava legge per quanto riguardava la politica delle quote latte, perché la politica aveva dato risposte serie; le regioni avevano lavorato insieme, creando un meccanismo virtuoso, che prevedeva che chi non pagava le multe sulle quote latte non potesse accedere ai premi della PAC.
Oggi qualcuno per l'ennesima volta ha illuso persone che fanno fatica, perché per troppi anni hanno accumulato multe e per le quali oggi - forse da questo punto di vista ha ragione il collega Gottardo - diventa ancora più difficile di prima pagare le multe pregresse, facendo credere che la politica avrebbe trovato una soluzione. È stato un errore gravissimo.
Infine, bene ha detto chi mi ha preceduto. Abbiamo fatto digerire - ribadisco una volta per tutte di averlo votato per ragioni di maggioranza e non per convinzione politica e gradisco che rimanga a verbale - alla maggioranza degli agricoltori che non hanno né tempo né voglia di andare con i trattori sotto il Pirellone, sulla A4, a Malpensa o a Linate a manifestare, una polpetta avvelenata sulla questione della legge n. 33 del 2009, promettendo loro un fondo di 45 milioni che avrebbe risarcito coloro che avevano già aderito in precedenza alla rateizzazione. Dove sono questi 45 milioni di euro? Questo fondo avrebbe dovuto essere finanziato con chi vi aveva aderito prima.
L'AGEA ha fatto tutto quanto era sua competenza, o meglio dovere, per recuperare tali risorse? Vorrei dal Ministro una risposta a questo riguardo.

PRESIDENTE. Per rispetto dei tempi, sottrarrò il fastidio delle mie considerazioni e valutazioni e delle mie eventuali sollecitazioni, chiedendo, viceversa, al Ministro di rispondere, se ritiene, alle utili sollecitazioni venute da più parti.
Do, dunque, la parola al Ministro Galan per la replica.


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GIANCARLO GALAN, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Il compito non è facile, come ognuno può immaginare.
Tengo a svolgere una precisazione che riguarda un nome, una persona, su cui desidero fare chiarezza. Non ho mai criticato il commissario Baggio, anzi, anche dal punto di vista della simpatia personale, l'ho trovato bravo ed efficiente. Mi sono incontrato con lui a lungo e il pregio che gli attribuivo era quello di non avere interessi nel mondo dell'ippica, che è per me la premessa indispensabile per poter operare con equità.
A un certo momento, si è dimesso, con mia grande delusione, con una lettera in cui sosteneva che il motivo delle sue dimissioni era lo scarso dialogo con il Ministero e col Ministro. Non è vero, anzi, metterò a disposizione di tutti l'elenco dei contatti che ci sono stati.
Mi è personalmente dispiaciuto, ma ho ottemperato a una regola che ho sempre osservato in tutta la mia vita: quando qualcuno mi mette sul tavolo le sue dimissioni, io le accetto. L'ho fatto per quindici anni e intendo farlo per tutti gli anni in cui ciò mi sarà possibile. Me le hanno presentate in pochi, difatti. Mi aspettavo che, alla nomina del nuovo Ministro, tutti coloro che ricoprivano incarichi di tipo fiduciario mettessero a disposizione il loro mandato. L'hanno fatto soltanto in due, che io ho confermato senza neppure conoscerli, solo per questo aspetto.
Passo brevemente agli altri settori. Qualcuno mi ha invitato a recarmi nelle porcilaie. Ci sono andato e ho capito che non era un settore che procurasse grandi entusiasmi a chi lo gestiva e ho imparato alcune cose.
Mi scuso se ci si attendeva più chiarezza. Sono settori difficili e non è l'unico settore in crisi. Occorrerà agire sul piano della filiera e riuscire ad applicare alcune idee innovative. Ho cercato di elencarne alcune.
Ho notato che il tema della commercializzazione di patate di provenienza estera ha suscitato molto meno entusiasmo nei componenti di questa Commissione e che l'ortofrutta merita un approfondimento, data l'importanza del settore.
Non voglio, però, togliere tempo alla questione clou, perché di tutto mi si può accusare, ma non di non essere chiaro. Riepilogo i fatti. Nel corso del 2009 si diede origine a una commissione d'indagine i cui lavori sono terminati nel tardo autunno dello stesso anno e che nessuno ha citato. Eppure era chiara la non conclusione, o meglio l'impossibilità di arrivare a una conclusione per rimettere in discussione il conteggio delle quote dovute nel passato.
A quel punto, il mio predecessore, pur riconoscendo la bontà del lavoro svolto, ha incaricato una parte di coloro che componevano la commissione di svolgere un approfondimento.
Quando sono arrivato al Ministero, ho preso talmente sul serio l'approfondimento del nucleo dei carabinieri del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, che ho incaricato tre enti - l'AGEA, il dipartimento e il commissario delle quote latte - di approfondire la relazione.
Le conclusioni sono state di una chiarezza sconcertante. Ne leggo solo un pezzo. Premetto che sarà anche irrituale, ma che tutto quello che c'è al Ministero, compreso il cedolino del mio stipendio - che non ho visto neppure io - è a disposizione di chi lo paga, cioè dei cittadini italiani, del Parlamento. Non mi allontanerò di una virgola da questo atteggiamento, che spiega anche altre questioni.
Dunque, le conclusioni dell'AGEA sono: «Va, in primo luogo, rilevata la coerenza sussistente tra i dati della banca dati nazionale bovina gestita dal Ministero della salute e i dati relativi al settore lattiero-caseario detenuti nel sistema informativo dell'AGEA, anagrafe delle aziende del SIAN. Le due banche dati colloquiano, infatti, con modalità di interscambio definite e consolidate, che ne garantiscono l'allineamento, consentendo di rappresentare in modo esaustivo l'intero comparto produttivo.». Inoltre,


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l'AGEA svolge, come forse avrete avuto modo di vedere, alcune altre considerazioni.
Le conclusioni più chiare sono, però, quelle del dipartimento: «Allo stato, nessun elemento oggettivo può, tuttavia, supportare l'ipotesi che in passato si siano verificate irregolari indicazioni del tenore di materia grassa di entità tale da incidere in modo apprezzabile sul calcolo del prelievo imputato ai produttori. Per quanto, invece, concerne l'ipotesi di un fenomeno di sovradimensionamento della produzione dichiarata rispetto a quella reale, allo stato si ritiene di poter concludere che gli elementi esaminati non confortano tale ipotesi. L'assunto di considerare insussistente, o quanto meno sospetta, tutta la produzione dichiarata in esubero rispetto alla resa media dell'AIA aumentata del 10 per cento non appare fondato, a prescindere da qualsiasi valutazione sull'esaustività e precisione del parco lattifero attribuito a ciascuna azienda nelle elaborazioni contenute nella relazione del Comando.
Anche per tale aspetto, pertanto, nessun elemento oggettivo contenuto nella relazione può supportare, allo stato, l'ipotesi che negli anni scorsi si sia verificata, nel quadro dell'applicazione del regime delle quote latte, un'errata quantificazione della produzione nazionale.»
Le conclusioni sono in una lettera che, per rispetto al Parlamento, era pronta martedì scorso. Per le note vicende, non si è tenuta l'audizione e ho, quindi, chiesto di spostarla. È datata 30 giugno, cioè oggi, e partirà non appena quest'audizione sarà conclusa. Sono un liberale tardo-ottocentesco e uso queste forme di riguardo nei confronti delle istituzioni. La lettera è indirizzata alle regioni e alle province autonome e a tutte le associazioni rappresentative della categoria. L'avrete alla fine di questa relazione.
C'è stata, dunque, una commissione d'indagine che è arrivata ad alcune conclusioni. Esse sono state approfondite con ben tre ulteriori studi commissionati all'AGEA, al commissario delle quote latte e al dipartimento, che arrivano tutti a una precisa conclusione.
Si è chiesto al Commissario europeo di posticipare o di non pagare le quote e la risposta è stata durissima: non solo vanno pagate, ma non è accettata neppure una dilazione del pagamento. Che cosa si vuole di più?
A questo punto, credo che ci sia solo un atteggiamento pericoloso. Direi questo alle persone angosciate, che io capisco, comprese quelle che stanno marciando sotto casa mia a Cinto Euganeo. Le inviterei a pranzo - non è molto rituale, né elegante - per spiegare a loro che tutto quanto poteva essere fatto è stato fatto. Credo che la legge n. 33 del 2009 sia l'atto migliore, il più compiuto, il massimo possibile e forse qualcosa addirittura al di là di quello che poteva essere concesso.
Oggi la situazione è di una chiarezza tale che credo che sarebbe davvero un esempio di cattiva politica, nonché di poca correttezza, continuare a illudere alcune persone, che vedono la loro vita minacciata.
Un po' come è stato fatto - lasciatemelo dire - per quanto riguarda la pesca. Sapete che nel corso degli anni, quando era già vietato l'esercizio di alcuni tipi di pesca, alcune regioni - ho l'elenco, che non leggo, ma questa volta sono del nord, del sud e del centro senza alcuna differenza geografica - hanno finanziato strumenti e metodi di pesca illegali? Si può illudere la gente, i pescatori, in questo modo?
Un grande dispiacere c'è sempre, soprattutto quando un intero settore è in difficoltà, ma credo di poter affermare che la vicenda quote latte si sia conclusa con la legge n. 33 del 2009, che è quanto di meglio potesse essere compiuto da chi mi ha preceduto.
Chiudo con una sola annotazione. Sull'UNIRE, per rispondere all'onorevole Negro, nessuno mi ha chiesto un'intervista o dichiarazioni. Ho visto che tanti, soprattutto la stampa cosiddetta amica - per fortuna che lo è - ha scritto molto, addirittura intervistando docenti di organizzazione


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aziendale per capire i rapporti che potevano esserci o meno. Io non ho mai rilasciato un'intervista o una dichiarazione sull'UNIRE e sull'ippica semplicemente perché nessun giornalista me l'ha mai chiesta. Non ho, quindi, dichiarato che l'UNIRE va cancellata, o forse vorrei affermare che l'UNIRE è una cosa e il mondo dell'ippica un'altra. Forse il mondo dell'ippica ha alcune possibilità di salvarsi in più se non c'è l'UNIRE. Questo è un pensiero assolutamente personale.
A proposito di Buonitalia, ritengo che essa abbia svolto un buon lavoro, ma anche che non ci sia bisogno di una società che costa ai produttori, all'agricoltura, il 12 per cento di quello che investono - parliamo di decine di milioni di euro - quando lo stesso lavoro può essere svolto da un piccolissimo nucleo di dipendenti direttamente del Ministero.
Permettetemi, ma se un ministro vuole cambiare il presidente di una società, dispone di altri strumenti prima di cancellare la società stessa. Non è quello il motivo: ritengo che sia stato svolto un buon lavoro, ma credo che, date le circostanze, sia sbagliato togliere il 12 per cento di finanziamenti e possibilità al mondo dell'agricoltura, quando si può benissimo, a mio avviso, farne a meno.

PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro e i colleghi per il dibattito vivace e articolato. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione prodotta (vedi allegati).
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 10,45.

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