Sulla pubblicità dei lavori:
Pescante Mario, Presidente ... 3
Seguito dell'audizione del Ministro per le politiche europee, Anna Maria Bernini Bovicelli, sulle linee programmatiche del suo Dicastero
Pescante Mario, Presidente ... 3 9 12 14
Bernini Bovicelli Anna Maria, Ministro per le politiche europee ... 3 8 13
Consiglio Nunziante (LNP) ... 11
Farinone Enrico (PD) ... 12
Formichella Nicola (PdL) ... 3 10
Gozi Sandro (PD) ... 8 10
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Italia dei Valori: IdV; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione): PT; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A.
Resoconto stenografico
AUDIZIONE
La seduta comincia alle 14,35.
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, il seguito dell'audizione del Ministro per le politiche europee, onorevole Anna Maria Bernini Bovicelli sulle linee programmatiche del suo Dicastero.
Do la parola all'onorevole Formichella.
NICOLA FORMICHELLA. Come gruppo del PdL rinunciamo alla richiesta che avevamo avanzato di intervenire prima della relazione del Ministro e ci riserviamo di farlo al termine.
ANNA MARIA BERNINI BOVICELLI, Ministro per le politiche europee. Ringrazio il presidente e i colleghi di questa estensione di opportunità che mi è stata concessa. Già nell'interessantissimo dibattito che si è sviluppato in occasione del nostro ultimo incontro sono emerse alcune suggestioni. La discussione è stata necessariamente compressa dagli interessanti interventi, che hanno preceduto l'indicazione delle linee programmatiche della sottoscritta.
Vorrei solamente ricordare nella parte più generale (poi mi permetterò di scendere nello specifico delle sollecitazioni fornite dai colleghi commissari) alcuni aspetti delle linee programmatiche, per fare una rapidissimo richiamo sintetico per punti degli obiettivi, che peraltro sono stati condivisi dai colleghi commissari.
Ho trovato molto utile da parte del presidente anticipare, rispetto alle indicazioni di linee programmatiche da parte mia, una discussione che ha in parte toccato alcuni degli aspetti delle linee programmatiche stesse.
Ci sono state delle ricorrenze negli interventi, indipendentemente dalla matrice di intervento. La principale ricorrenza è stata l'esigenza da tutti avvertita, che peraltro era emersa anche nel corso della discussione sulla risoluzione relativa alla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nel processo ascendente e discendente, di rafforzamento del ruolo centrale del Parlamento nella produzione della normativa comunitaria, una partecipazione agli atti normativi dell'Unione in sede sia ascendente che discendente, con un'istanza, comprensibile e assolutamente condivisa dal Dipartimento che mi onoro di rappresentare, di definizione, di formule, di elementi di trasparenza, di maggiore chiarezza sull'informativa, sulla comunicazione di documenti, identificazione di priorità, trattazione prioritaria di dossier trasversali in ordine di importanza.
Abbiamo temi urgenti, di bruciante attualità, che stanno passando attraverso
l'Europa. Pensiamo al bilancio pluriennale dell'Unione europea, alle prospettive finanziarie 2014-2020, di cui non possiamo non discutere e che toccano ovviamente in maniera tangenziale diversi ambiti di operatività, ma che richiedono quello sforzo di coordinamento che caratterizza la ragione sociale del nostro Dipartimento, rispetto alla quale il Parlamento deve svolgere la sua funzione sovrana.
Se i colleghi lo ritengono opportuno, mi permetterò comunque di rassegnare un breve scritto, che è la sintesi delle risposte che vi elencherò a breve nel prosieguo del nostro incontro. In questo scritto ribadisco la nostra ferma intenzione di concorrere con il Parlamento alla determinazione di un ruolo più significativo, di una voce più forte e soprattutto più corale, coesa e coordinata dell'Italia all'interno degli organi dell'Unione europea.
Vi assicuro che questa non è una formula di stile: la scorsa settimana ho avuto l'opportunità di praticare un Consiglio competitività in Europa ed è non solo possibile, ma assolutamente indispensabile coordinare le nostre voci a livello domestico, perché, se le voci non sono coordinate a livello domestico, giungono disarmoniche a livello di organi comunitari e legittimano l'Europa ad assumere decisioni a prescindere dalle voci stesse.
Voglio costringermi a procedere con ordine, perché il corso dei pensieri mi porta ad affrontare vari temi. Ora sto guardando l'onorevole Consiglio, che insieme all'onorevole Gottardo ha posto il problema degli enti locali. Quello è proprio un momento di rafforzamento nel coordinamento, di messa a sistema di tutte le voci, per fare in modo che quando giungono in Europa sia nella fase ascendente sia nella fase discendente siano calofoniche e non cacofoniche.
Questo è capitato su diversi dossier, dove la cosiddetta «società civile» ha rappresentato le proprie istanze in maniera diversa: la Confindustria la pensava in un certo modo, una rappresentanza di settore su determinati ambiti merceologici la pensava in un altro, le rappresentanze dei consumatori la pensavano in un altro modo ancora, la politica era divisa. Questi sono percorsi pericolosi, perché inducono l'organigramma comunitario a pensare di potere lato sensu decidere per noi o comunque indurci a decisioni non totalmente condivise.
Abbiamo già testato il momento del coordinamento. Mi riferisco spesso, perché lo considero importantissimo in tal senso, al primo atto di coordinamento parlamentare e Parlamento-Governo: la nostra risoluzione ci dà la misura di come ci si possa coordinare, lo si possa fare su temi condivisi, lo si possa fare con un'attività di mediazione importante anzi indispensabile anche su temi dove le nostre soluzioni possono essere diverse.
In fondo, però, anche gli Stati membri che approcciano gli organi comunitari, siano essi la Commissione o il Consiglio, hanno un kit multi-option, che poi chiamano ipotesi A, B, C. Per questo motivo è molto importante che noi stessi ci abituiamo a questa formula di mediazione, dove a seconda della praticabilità delle diverse ipotesi si giunge, per così dire, con una cassetta degli attrezzi quanto più possibile guarnita.
Il coordinamento Parlamento-Governo ha come atto propedeutico il coordinamento Governo su Governo. In questo senso giustamente sia il Presidente sia i colleghi commissari hanno spesso evidenziato l'importanza, soprattutto su quei famosi dossier multisettoriali, trasversali, di determinare all'interno del Governo quella voce già composita, che ci porta ad affrontare in maniera coordinata temi complessi.
Il CIACE (Comitato interministeriale per gli affari comunitari europei), organismo creato dal contenitore comunitario dalla legge n.11 del 2005 e molto implementato a livello tecnico, perché il Comitato tecnico permanente lavora molto, svolge una funzione di coordinamento a volte non così immediatamente percepibile, ma importantissima. Il Piano nazionale di riforme (PNR) è nato, si è sviluppato ed è stato coordinato all'interno del CIACE, poi sappiamo che qualcosa è accaduto e c'è stata una condivisione.
All'interno del Documento di economia e finanza (DEF), il Ministero dell'economia e delle finanze ha risucchiato anche il PNR, che però non può prescindere dal passaggio CIACE in quanto organismo che ha quella funzione di coordinamento di cui prima si diceva.
L'idea dunque è quella e l'ho condivisa con voi (chiedo scusa, alcune cose sono già state dette, ma mi permetterò di ripeterle): il CIACE ha una funzione tecnico-amministrativa che sta svolgendo egregiamente, a volte anche in maniera silenziosa, quasi subliminale tra le varie amministrazioni centrali e anche gli enti locali territoriali.
La vedevo un po' scettico, onorevole Consiglio, ma le assicuro che vi sono rappresentanze regionali e degli enti locali minori che partecipano insieme ai funzionari alle riunioni del CIACE, ma poi è ovvio che esiste una Conferenza Stato-regioni, esiste una sessione comunitaria della Conferenza Stato-regioni, in cui questi temi vengono istituzionalmente sviluppati e definiti, che deve essere sempre più implementata, per evitare che le Regioni vadano in maniera più o meno casuale in procedura di infrazione, e con loro tutti noi.
Il CIACE ha dunque una sua dimensione tecnico-amministrativa già esistente, pulsante, che deve essere affiancata da una funzione politica. Voglio quindi condividere con voi l'idea di fare del CIACE un pre-Consiglio, un piccolo CIPE che ovviamente non avrà la capacità di appostamento di fondi in bilancio, ma non è quello che vogliamo: noi vogliamo che sia una funzione di coordinamento, che sia una stanza di compensazione comunitaria, dove si fanno valutazioni di compatibilità rispetto al diritto dell'Unione europea.
È qualcosa - e qui mi ricollego a un tema emerso più volte dagli interventi dei colleghi, che riprenderò anche in seguito - che a livello parlamentare si dovrebbe condividere al di là del coordinamento intergovernativo, che caratterizza l'attività del CIACE, rispetto al quale la Francia è maestra.
Come lei aveva accennato, onorevole Gozi, la Francia ha un'ottima struttura di coordinamento interno, che riesce anche rispetto all'Europa a dare un ordinato ordine del giorno - scusate il bisticcio di parole - rispetto alle priorità dei Governi domestici, ma all'interno del CIACE va rivalutato questo momento politico, così come all'interno del Parlamento va rivalutato il ruolo della Commissione politiche europee o affari europei.
Sarebbe importante - ovviamente però questo passa attraverso la necessaria revisione dei regolamenti parlamentari - che, così come succede in Francia, tra CIACE e Parlamento vi fosse un fil rouge di omologa valutazione di compatibilità comunitaria insieme governativa e parlamentare. Dove esistesse - ora non esiste - la bollinatura governativa di compatibilità rispetto al diritto dell'Unione europea, dovrebbe esistere un'analoga bollinatura parlamentare, che nasce ovviamente all'interno della Commissione politiche europee per esprimere una posizione più forte, che non è solo la posizione da auspicio di parere resa in questo momento dalla Commissione, ma è una posizione più forte che sia in grado di arrivare al soglio dell'Aula parlamentare con una valenza significativa.
Quanto all'elemento procedurale, giustamente è stato sottolineato a più riprese da molti di voi come il Trattato di Lisbona stia adesso vivendo il suo momento di implementazione in un momento in cui cambia inevitabilmente lo scenario: uno scenario iniziale di gestione di una Costituzione europea mai completamente metabolizzata si confonde con uno scenario di crisi, che non nasce in Europa ma che l'Europa deve gestire con strumenti vecchi e nuovi, da cui discendono Euro plus e probabilmente altre modalità di adattamento del Trattato che saranno vissute da adesso in poi strada facendo.
A maggior ragione è importante che vi sia anche tra di noi un momento continuativo di coordinamento attraverso spunti, suggestioni che dobbiamo portare all'attenzione dell'Europa.
So che la Camera ha messo a punto grazie alla vostra Commissione, con il pieno sostegno del Governo, una riforma
del quadro normativo di partecipazione dell'Italia al processo di integrazione, che risponde pienamente a queste esigenze. Risponde pienamente a queste esigenze il fatto di velocizzare il percorso affinché tutte queste idee possano avere una loro concretezza. Uno dei concreti auspici che mi sono venuti dal Presidente e dalla Commissione è stato quello di velocizzare il percorso della modifica della legge n.11 del 2005 al Senato, cosa che abbiamo puntualmente fatto.
Dai famosi nuclei europei, di cui già abbiamo parlato, discendono le sorti di documenti che nascono da informative intergovernative. Quando le amministrazioni centrali forniscono informazioni al Dipartimento, come fanno spesso perché questo è il presupposto del PNR, della relazione programmatica e sarà il presupposto di altri atti attraverso cui noi faremo sentire la nostra voce e dovremo unire le varie voci delle amministrazioni centrali, è importante che esistano dei format, delle formule, un'omogeneità dei dati che riceviamo, per evitare che, com'è capitato in occasione della relazione programmatica, noi si debba svolgere una funzione lato sensu interpretativa, perché i dati che ci vengono dalle diverse amministrazioni non hanno la stessa modalità di trasmissione, gli stessi contenuti e a volte neanche gli stessi contenuti programmatici, che sono invece quelli che il Parlamento vuole
sentire.
Anche qui non mi voglio soffermare oltre, perché vorrei rispondervi. Alcuni colleghi commissari che hanno posto domande non sono presenti ed è per questo che reputerei opportuno lasciare in rassegna lo scritto.
Per evitare di comprimere le vostre osservazioni e i vostri commenti, affronto molto velocemente alcuni punti. Figuriamoci se non siamo d'accordo sulle funzioni di raccordo, in particolare raccordo con le Regioni, ma anche con gli enti locali minori, perché purtroppo recentemente abbiamo ricevuto una lettera di messa in mora dal Commissario Potocnik per l'emergenza rifiuti di Napoli, rispetto alla quale vi anticipo che sia il presidente Caldoro sia il sindaco De Magistris hanno accettato di sedere a un tavolo tecnico presso il Dipartimento delle politiche europee, per affrontare tecnicamente la questione rifiuti, che non si decide «contro», ma si decide facendo ragionamenti tecnici insieme.
Abbiamo già alle spalle una sentenza della Corte di giustizia, che ci sanziona, quindi la prossima sarà purtroppo un'irrogazione di sanzioni pecuniarie che rischiano di corrispondere alla somma stanziata per risolvere l'emergenza rifiuti. Rischiamo infatti di appostare in sanzioni europee l'accantonamento per il Piano dei rifiuti, e questo è assolutamente impossibile.
A fortiori è importante il coordinamento con gli enti locali territoriali sia a livello CIACE, sia a livello di Conferenza Stato-Regioni, che ha ovviamente una sua dimensione comunitaria. Oggi pomeriggio, presso la Segreteria della Conferenza permanente Stato-Regioni si tiene una riunione per riprendere il confronto e definire le modalità di partecipazione delle Regioni e Province autonome ai gruppi di lavoro e ai Comitati del Consiglio e della Commissione europea.
Si tratta quindi di un confronto non solamente con il Governo, ma anche con gli organismi comunitari, però sempre attraverso un passaggio di coordinamento a livello domestico, che eviti quella cacofonia di cui prima si diceva: vediamo di parlare con l'Europa la stessa lingua, altrimenti legittimiamo l'Europa a prendere decisioni a prescindere.
Vengo agli atti di indirizzo, altro tema molto interessante, di cui hanno parlato gli onorevoli Farinone, Gozi, il Presidente Pescante e su cui anche l'onorevole Formichella mi ha interpellato non appena sono stata nominata. Qui c'è da un lato una mancanza di coordinamento interno, da un altro un gap di comunicazione. Spesso approviamo atti di indirizzo su progetti di atti europei, ne approviamo tanti in entrambi i rami del Parlamento, mi sono ovviamente informata e il Dipartimento
è costantemente aggiornato rispetto alla trasmissione all'Europa della voce degli atti di indirizzo.
Non è che non vengano trasmessi all'Europa e recepiti: lo sono, ma spesso non se ne dà conto. Lo sono in una percentuale che non sono in grado di definirvi, perché alcuni di questi atti di indirizzo come tutti noi sappiamo - scusate questo momento di autocoscienza - a volte tendenzialmente si contraddicono o addirittura hanno un negoziato successivo, perché si tratta magari di un work in progress normativo. Tale negoziato successivo modifica l'assetto della norma e quindi rende l'atto di indirizzo obsoleto rispetto a un nuovo testo.
Non è tanto e solo il fatto che siano portati in Europa (e lo sono): il problema è che noi non abbiamo un feedback parlamentare degli atti di indirizzo, cosa che si potrebbe fare attraverso un coordinamento tecnico che vi proponiamo, ossia un coordinamento tra gli uffici della Camera e del Senato e gli uffici del Dipartimento delle politiche europee, in modo da mettere a sistema tutti questi atti e fare in modo che esista un'interconnessione e una comunicazione periodica, che faccia sì che si dia effettivamente riscontro di quello che si è fatto e magari anche della tipologia degli atti di indirizzo che vengono approvati. Di questi abbiamo già un elenco, però sarebbe importante ripartirli per argomenti e capire quali e quanto siano compatibili gli uni con gli altri.
Condivido e la considero una giustissima osservazione: è assolutamente fondamentale che noi si dia riscontro degli atti di indirizzo e che gli atti di indirizzo vengano ulteriormente sistematizzati anche a livello di coordinamento Camera-Senato-Dipartimento.
Per quanto riguarda la partecipazione del Parlamento al processo decisionale cui prima facevo cenno, che è il perno, il giunto centrale delle nostre linee programmatiche, l'importante è l'informazione, la condivisione di atti e documenti, l'istituzionalizzazione di quella periodicità che su certi atti già esiste. Abbiamo ad esempio una relazione annuale rispetto alla quale ci siamo impegnati a essere puntuali per il 2012, anche perché vogliamo sistematizzare i contributi che ci vengono dalle amministrazioni, compulsando anche con una certa decisione attraverso l'autorità politica chi non ce le facesse pervenire.
Sarà molto importante il gruppo di lavoro. Credo molto nel coordinamento e, se metteremo a sistema un gruppo di lavoro Camera-Senato-Dipartimento, si stabiliranno degli appuntamenti programmatici e programmatòri, che saranno molto importanti per scambiarci informazioni e documenti, per fare arrivare istanze al Dipartimento da parte del Parlamento, al di là del contatto di Commissione che c'è e sarà perdurante.
In questo periodo mi è stato chiesto di fare molte audizioni, anche perché, come voi sapete, siamo, di tutti gli ambiti di operatività che caratterizzano non solamente l'attività di Governo, ma anche quella parlamentare, il più importante, perché quando si parla di politiche europee il tema è passepartout. Me ne sono resa conto perché di tutto quello che succede nel bene e nel male quando ci sono le politiche europee noi siamo chiamati a rispondere e a dare spiegazioni. Lo stesso vale per la Commissione parlamentare.
Quanto al tema infrastrutturale, è chiaro che le infrastrutture sono un tema comunitario, l'agricoltura è un tema comunitario: è tutto assolutamente trasversale e questo deve indurci a maggior ragione ad avere una interconnessione, un coordinamento sia Governo-Parlamento sia Governo su Governo nella consapevolezza del Parlamento, per scegliere i dossier giusti per intervenire potentemente.
I dossier europei sono tantissimi, ma su alcuni, che sono assolutamente imprescindibili, il Parlamento non può non dire la sua e il Governo non può non esercitare una funzione di rappresentanza di interessi, perché questo è il senso.
Noi siamo in Europa per rappresentare degli interessi, ed è importante che gli interessi vengano chiariti in sede domestica, perché - scusate se ripeto l'auspicio di prima - più gli interessi sono chiariti a
livello domestico e più sono chiari nel momento in cui li si porge all'Europa.
Dobbiamo fare in modo che non esistano più dossier come il brevetto, in cui magari non riusciamo a capirci tra di noi, arriviamo in Europa e adottiamo un atteggiamento magari non immediatamente assertivo e questo ci comporta un recupero più faticoso a posteriori.
Onorevole Formichella, lei mi chiedeva delle relazioni tecniche. È vero che con la legge n.11 del 2005 esiste un impegno a fornire sui progetti di atti legislativi dell'Unione europea le relazioni tecniche. Ho verificato in queste prime settimane di mandato e mi risulta che in attuazione di queste disposizioni e, sulla base di quanto stabilito da un accordo interistituzionale sottoscritto il 28 gennaio 2008 dall'allora Ministro pro tempore delle politiche europee e dai presidenti delle due Camere, il Dipartimento per le politiche europee e l'Ufficio di segreteria del CIACE abbiano attivato una procedura di cui io do contezza nel documento che vi lascio.
Vi sono trasmissioni bisettimanali, segnalazioni di importanza, ma anche qui non mi voglio dilungare: vi ho descritto analiticamente la procedura che seguiamo che, se non sufficientemente soddisfacente o percepibile, può essere ulteriormente ottimizzata in quell'ottica di coordinamento di cui prima si diceva.
Un altro tema che ci ha lasciato abbastanza stupiti è la riserva di esame parlamentare. Come avrete visto, quando l'onorevole Formichella ha posto questa domanda siamo rimasti colpiti, perché a quanto ne sapeva il Dipartimento era stata fatta un'unica richiesta di esame parlamentare, che era stata portata diligentemente all'attenzione del Consiglio, in tema di regolamento sull'iniziativa legislativa popolare dei cittadini a livello europeo.
Abbiamo poi verificato che sono state fatte ulteriori riserve di esame parlamentare, che però evidentemente nelle more del passaggio tra la Presidenza e il Dipartimento, in carenza di un'autorità politica che è la naturale destinataria della riserva, probabilmente si sono arenate a metà del percorso. Questo non deve ricapitare, perché è evidente che la riserva di esame parlamentare ha una valenza che deve essere rispettata.
Sia l'onorevole Gozi sia l'onorevole Formichella sottolineavano in particolare la necessità di investire, a livello di Dipartimento e quindi di Commissione, sulla governance economica, sulle prospettive finanziarie, sul PNR che adesso ricomincia il suo percorso. Sul PNR abbiamo il problema di questa disposizione, la legge n.39 del 2011, che lo ha letteralmente soffiato al Dipartimento, perché è parte del DEF e quindi è competenza del Ministero dell'economia.
Visto che come sempre si parla del coordinamento, visto che si scrive «sentito il Dipartimento delle politiche europee», allora cercheremo di farci sentire il più possibile e comunque abbiamo già cominciato a collazionare contributi.
SANDRO GOZI. In Parlamento non mi ha sentito nessuno quando ho fatto presente questo problema.
ANNA MARIA BERNINI BOVICELLI, Ministro per le politiche europee. Invece questa volta ci faremo sentire, anzi voi potreste chiamarmi dedicando a questo una vostra audizione, perché sono sempre felice di essere vostra ospite. Se mi invitate sicuramente vengo.
Un tema che ho in parte toccato relativamente al ruolo di questa Commissione e alla portanza più o meno vincolativa - secondo me dovrebbe essere più a livello di bollinatura - del parere di questa Commissione: sono importanti anche i regolamenti parlamentari. L'onorevole Gottardo giustamente diceva che, come è stato evocato anche in altri interventi, esiste una discrasia tra i regolamenti di Camera e Senato, che a volte si percepisce.
La legge n. 11 del 2005 parla di se stessa e delle sue modifiche, dicendo «in conformità con i regolamenti di Camera e Senato», che però spesso sono diversi. Un altro dei nostri obiettivi - facciamo obiettivi immediati, obiettivi de minimis e obiettivi a medio-lunga gittata, obiettivi de maximis -
che potrebbe fluidificare il percorso di coordinamento è quello di coordinare i regolamenti parlamentari, però questa è una vexata quaestio.
Giungo al tema delle agenzie di rating: tocco questo punto perché soprattutto oggi la cosa mi sta particolarmente a cuore. L'onorevole Pini ha trattato il tema dell'agenzia pubblica europea di rating, altro tema che si sta dibattendo da tempo in Europa, chiedendosi se sia possibile che i destini di milioni di cittadini lavoratori e imprese siano influenzati e determinati da pochi analisti di agenzie di rating, peraltro in patente conflitto di interessi sulla base di criteri analitici non sempre così trasparenti, anzi caratterizzati da una certa opacità, che sono partecipati da società che servono insieme società private e società pubbliche e Stati sovrani. Si tratta quindi di una situazione un po' complessa.
Il tema esiste in Europa, se ne sta discutendo, la Cina si è già fatta la sua agenzia di rating, gli Stati Uniti ci stanno ragionando e nel frattempo hanno avviato una procedura di sanzione presso la locale Consob, la SEC (Security and Exchange Commission), nei confronti dell'agenzia di rating che ha disconfermato i parametri negativi di Lehman Brothers inducendo non già gli speculatori, ma i piccoli risparmiatori a dare affidamento a certi titoli poco prima della crisi.
Tutto ciò premesso, attenzione: il tema dell'agenzia di rating pubblica europea è un altro tema di bruciante attualità, a mio avviso interessante da valutare. Alcuni Stati membri sono più entusiasti e ho già avuto delle bilaterali con i miei colleghi europei, altri lo sono meno, però il tema esiste ed è sul tavolo, quindi può essere interessante anche da parte nostra dedicarvi attenzione.
Per il recepimento in via amministrativa vale il discorso che si faceva prima: anche in questo caso è compito del Dipartimento compulsare la velocizzazione del recepimento in via amministrativa della normativa dell'Unione europea, che a volte è addirittura più lunga, più complessa e farraginosa rispetto al recepimento delle direttive.
A proposito di procedure di infrazione, il numero di 147 citato due settimane fa dal Presidente Pescante è corretto, però, a seguito della decisione adottata la settimana scorsa, laddove abbiamo avuto la procedura di infrazione sui rifiuti, per fortuna abbiamo avuto anche un momento di respiro perché il numero è sceso a 129, infatti il nostro scoreboard è 1,6, che non è male, però dobbiamo continuare a monitorare e a fare attenzione.
Il tema del coordinamento sul recepimento delle direttive è molto importante, come è molto importante la velocizzazione del percorso della legge comunitaria, perché sappiamo che lo split della comunitaria nella parte di recepimento delle direttive scadute o in scadenza e la parte che contiene il diritto dell'Unione sarà un percorso di velocizzazione per un tempestivo recepimento delle direttive.
Ecco, mi fermerei qui, anche perché rischio di sottrarvi tutto il tempo. Vi ringrazio ancora dell'invito e vi ricordo che vale la regola che, se mi invitate, vengo.
PRESIDENTE. Grazie, Ministro Bernini. Mi complimento per la meticolosità; mi permetto, però, di farle rilevare una preoccupazione, che mi auguro possa essere lenita dal suo intervento sulla legge n. 11 del 2005. Sull'iter al Senato ho notizie poco confortanti, che mi auguro infondate. Tuttavia, sarebbe auspicabile stabilire un rapporto diretto con il presidente Vizzini.
Mi auguro - ripeto - di avere una smentita di queste informazioni. Mi rendo, peraltro, perfettamente conto che la sede è molto delicata perché abbiamo toccato temi piuttosto incidenti, per cui sarei, signor Ministro, veramente grato di un suo intervento. Le nostre apprensioni sono più rilevanti a proposito della legge n. 11 del 2005 che rispetto al disegno di legge comunitaria 2010, anche se sembrerebbe inusuale cominciare a discutere, tra poco, della legge comunitaria 2011 senza che sia stata approvata quella per il 2010. A
questo proposito, troverà nella presidente Boldi, che abbiamo già incontrato, la massima disponibilità.
Do la parola ai colleghi che intendano porre quesiti o formulare osservazioni.
SANDRO GOZI. Anch'io ringrazio il Ministro Bernini. Procedo rapidamente, visto che abbiamo poco tempo. Sulle infrazioni abbiamo ricevuto notizie non confortanti nell'ultimo comunicato della Commissione europea, quindi è ovvio l'invito a fare meglio come Italia.
Signor Ministro, lei faceva riferimento agli adattamenti del Trattato di Lisbona Europlus. Ecco, a questo proposito, la inviterei a dare seguito - sono sicuro che lo farà - alla risoluzione unanime della Camera in cui facciamo il punto sulla Convenzione. La nostra, oggi, sembra una posizione da idealisti europei, ma, dato che il presidente Barroso in plenaria a Strasburgo ha posto, diplomaticamente, il tema della revisione dei trattati in futuro e che Angela Merkel ne parla ormai spessissimo, credo sarebbe importante discutere di una nuova revisione dei Trattati per la parte di politica economica e fare, quindi, un salto di qualità. Ciò, del resto, potrebbe anche risultare positivo per l'Italia.
Voglio, inoltre, sottolineare la nostra soddisfazione per la sua presenza all'ultimo Consiglio «Competitività». Speriamo che anche altri suoi colleghi la imitino. Voglio infatti, ribadire a lei e al Governo che a Bruxelles c'è sempre più sconcerto per le assenze dei Ministri in occasione delle riunioni dei Consigli. Normalmente, mandano dei sottosegretari, spesso appena nominati, oppure il rappresentante permanente, com'è capitato all'ultimo Consiglio affari generali. Ecco, questo non aiuta, contribuendo a rendere quasi inutile - in assenza di un Ministro che lo difenda - il lavoro che lei, giustamente, si prefigge di svolgere in termini di coordinamento, interesse nazionale, identificazione di una posizione e quant'altro. Questo è un problema molto importante, che crediamo lei debba sollevare in Consiglio dei Ministri.
L'altro punto che vorrei toccare - non per avere una risposta oggi - è relativo al problema, evidente e sempre più crescente, di coordinamento della posizione italiana nel negoziato del Programma finanziario multiannuale. Difatti, da una parte, vi è la linea rigorista dell'Italia, anche se con un non paper, attraverso la firma apposta dal sottosegretario Mantica alla posizione dei rigoristi; dall'altra, vi è la posizione che il Ministro Fitto e il Ministro Romano hanno presentato in Parlamento sulla politica agricola e sulla politica di coesione. È evidente che sarà, a nostro parere, molto arduo costruire delle alleanze con due posizioni contraddittorie e difficilmente conciliabili. Difatti, non possiamo sostenere, da una parte, che il bilancio in termini reali non va aumentato e, dall'altra, che vogliamo mantenere questo livello di politiche di coesione, questa PAC (Politica agricola comune) e che non accettiamo i criteri
di supervisione della PAC stessa. Queste sono posizioni condivise da quei Paesi rigoristi con cui sosteniamo la linea generale di non innalzamento del bilancio. Insomma, è veramente un problema aperto.
Da ultimo, le chiedo di comunicarci - non oggi - la posizione del Governo sulla sentenza di ieri della Corte di giustizia sul caso Premier League contro Karen Murphy, che ha un impatto, a prima vista, molto rilevante sul mondo dello sport e anche sulla libera circolazione dei servizi e sui diritti televisivi. Sarebbe, quindi, importante conoscere la valutazione del Governo anche su questo.
NICOLA FORMICHELLA. Vorrei anch'io ringraziare il Ministro dell'esposizione e della risposta puntuale a tutte le nostre domande, oltre che della chiarezza e della concretezza con cui ha posto l'accento sugli argomenti che stiamo trattando dall'inizio della legislatura. Vorrei formulare tre considerazioni.
In primo luogo, vorrei dire che sono assolutamente d'accordo con un punto rilevato dall'onorevole Gozi, quindi facciamo nostra, come Gruppo del PdL, la richiesta al Ministro di coordinare e incoraggiare
l'intervento degli altri colleghi del Governo, altrimenti crediamo anche noi che possa essere messo in discussione il lavoro positivo che sta cominciando a fare.
Vengo alla seconda considerazione, anche questa espressa in veste di capogruppo del PdL. Credo che lei, signor Ministro, dovrebbe - anche alla luce di quanto affermato dal presidente Pescante - farsi promotrice di un coordinamento più efficace tra la nostra Commissione e quella del Senato; questo non solo per la questione della riforma della legge n. 11 del 2005, ma anche perché non possiamo accettare che tra poco iniziamo a discutere della legge comunitaria 2011, mentre al Senato è ancora ferma la legge comunitaria 2010. Questo non capita in nessun altro Paese europeo. Dovremmo, quindi, dare un corso diverso ai lavori, soprattutto perché tutti immaginiamo le motivazioni che ci sono dietro e non le possiamo assolutamente accettare. Peraltro, ciò va anche in direzione del fatto che quando andiamo a fare delle missioni all'estero - ed è capitato proprio qualche giorno fa - ci troviamo spesso in contrasto con il Senato. Insomma,
succede che il nostro Paese esprime due posizioni diverse, una della Camera e una del Senato. Credo, perciò, signor Ministro, che debba prendere in considerazione anche questo aspetto.
Riguardo alla terza considerazione, credo sia utile comprendere le iniziative di alleanza del nostro Paese nell'ambito dell'Europa. Ora, non so se vogliamo organizzare un incontro informale con i capigruppo o rimandare la discussione alla prossima audizione.
Oltretutto, veniamo da una «due giorni» a Varsavia per l'assemblea della COSAC (Conferenza degli organi specializzati in affari comunitari) dove abbiamo potuto sperimentare questa situazione sulla nostra pelle; infatti, siamo stati l'unico Parlamento che ha votato contro la prima parte della risoluzione finale perché nella metodologia di svolgimento dei lavori l'arroganza dei tedeschi, che ha influenzato la presidenza polacca, ha mortificato le aspettative e le richieste di altri Paesi, tra cui, in particolare, quelle del nostro Parlamento e del Parlamento europeo.
Chiediamo, quindi, di confrontarci con il Ministro su questo argomento. Insomma, vorremmo sapere con quali Paesi possiamo mostrare una maggiore affinità quando siamo all'estero e, se è possibile, vorremmo dare il nostro contributo di parlamentari nelle missioni all'estero per rafforzare delle alleanze strategiche utili a far ottenere risultati positivi al nostro Paese. Grazie.
NUNZIANTE CONSIGLIO. Vorrei fare solo alcune considerazioni e una precisazione. In primo luogo, però, mi complimento con il Ministro perché - lo dico da presidente delle tranvie elettriche - avevamo bisogno di un «treno». Battute a parte, lei è impressionante sotto l'aspetto della preparazione.
La precisazione è relativa alla questione del CIACE in riferimento ai raccordi tra Governo e Regione, a proposito dei quali avevo dichiarato che non erano stati pienamente attuati; ecco volevo dire che è stato fatto del lavoro, ma non in maniera puntuale come ci aspettavamo.
Per quanto riguarda il Trattato di Lisbona, ieri e l'altro ieri, nell'ambito della COSAC di Varsavia abbiamo sentito più volte parlare di crisi, di più Europa, di meno Europa, di maggiori rapporti tra gli Stati, nel senso di maggiore compartecipazione alle «disgrazie» di qualche Paese. Tuttavia, credo che il Trattato di Lisbona, nonostante abbia solamente due anni, non potrebbe aver avuto migliore collaudo di un impatto quale quello dell'attuale crisi. Ritengo, infatti, che se qualcosa di buono rimarrà di questo Trattato, sarà veramente importante. Insomma, con uno tsunami di questo tipo poteva capitare qualcosa di drammatico, invece rimarrà del buono, che va assunto come base di partenza.
Mi dispiace molto apprendere che vi sono difficoltà in merito alla riforma della legge n. 11 del 2005, anche perché probabilmente abbiamo fatto - signor presidente - troppo in fretta e troppo bene il lavoro di rivisitazione di questo testo e ho
dispiacere che al Senato non ci sia la necessaria attenzione al compito che abbiamo svolto. Cercheremo, comunque, di capire in che termini la legge si sia insabbiata.
Vorrei chiudere con una considerazione. Signor Ministro, non so se abbia già potuto verificare il lavoro dei due Comitati preceduti dal sottoscritto e dall'onorevole Gozi. Ecco, anche in quel caso abbiamo svolto un discreto lavoro - anche se si dice che chi si loda si imbroda - proprio sulla legge n. 11. Credo che anche questo strumento, una volta nelle sue mani, potrebbe consentirle di essere ulteriormente supportata da questa Commissione.
ENRICO FARINONE. Vorrei fare solo una battuta. Avendo letto il testo del suo intervento della volta scorsa e ascoltato le risposte puntuali di oggi, posso dire che apprezzo molto il tono complessivo sia per la buona volontà, per la determinazione e per l'energia sia per l'ottima disponibilità a un lavoro cooperativo con le Commissioni del Senato e della Camera. Dunque, le rinnovo il mio augurio di buon lavoro.
Tuttavia, al tempo stesso, credo che non dobbiamo chiedere al Ministro più di tanto rispetto ai nostri rapporti con l'omologa Commissione del Senato. Questo è un problema - presidente Pescante - che dobbiamo affrontare noi. Certo, se poi il Ministro mette una buona parola, tanto di guadagnato. Siccome, però, vi sono rapporti non facili da tre anni, ritengo sia un problema nostro, più che del Ministro, che, come ha detto fugacemente nel corso del suo intervento, avrà altri problemi esterni, ma anche interni al Governo del quale fa parte. Difatti, incombe il peso rilevantissimo del Ministero dell'economia - come il Ministro ha detto fra le righe - e di un Governo molto interessato a tutt'altre faccende.
Mi auguro, quindi, che la sua presenza riuscirà, anche all'interno della compagine governativa, a dare più forza a un'idea di Europa che in questi ultimi 18-24 mesi è stata espressa in modo molto vacuo da parte del Governo italiano a Bruxelles. Ovviamente, se porterà un contributo importante, le daremo una mano in maniera bipartisan. Per questa ragione - presidente Pescante - ritengo che, per quanto riguarda i rapporti con l'omologa Commissione del Senato, dovremmo cavarcela da soli.
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, mi permetto di rettificare quanto ha detto l'onorevole Consiglio: lei, Ministro, non è un treno, bensì la motrice. In secondo luogo, vorrei notare che l'onorevole Farinone le ha rivolto dei complimenti e ciò è particolarmente apprezzabile, visto che provengono dall'opposizione. Forse non sapeva che i lavori della nostra Commissione sono pubblici e quindi ciò sarà testimoniato sia sul sito che nella ripresa televisiva. Faccio questa battuta perché questo è lo spirito della nostra Commissione, che si era concretizzato in due provvedimenti, che erano, appunto, la riforma della legge n. 11 del 2005 e la legge comunitaria 2010. In particolare, la riforma della legge n. 11 è passata all'unanimità, ma è stata la sintesi di cinque diverse proposte di legge di cinque diversi gruppi. Se, poi, di fronte ad
atteggiamenti provenienti da qualche altra parte, in ragione di aspetti causidici o strettamente costituzionali, i lavori del Parlamento si fermano, ho la sensazione che vi sia un problema serio da affrontare a proposito di questo sistema che si chiama «bicamerale perfetto», mentre è assolutamente imperfetto.
Insomma, se persino i provvedimenti approvati quasi all'unanimità in Parlamento, come la legge comunitaria 2010, giacciono nell'altra Camera, vuol dire che succede qualcosa di grave. Non è solo un problema di Commissioni, ma una questione che dovrebbe porsi anche l'altro ramo del Parlamento. Del resto, dovendo dare risposte ai cittadini, non è facile spiegare questi ritardi incomprensibili. Ecco, mentre prima ero stato molto cauto, ora devo dire che ci sono serie difficoltà per la legge n. 11. Questo è un discorso quasi imbarazzante, pertanto la pregherei - con l'aggressività, ma anche con il garbo e lo stile che la contraddistinguono e che
abbiamo molto apprezzato - di intervenire.
Peraltro, l'onorevole Consiglio ha detto che ci siamo mossi con fretta; forse voleva dire con tempestività. A ogni modo, quel lavoro è ottimo ed è stato approvato all'unanimità anche dalla Camera. In sintesi, abbiamo bisogno di lei, Ministro.
Do la parola al Ministro Bernini per la replica.
ANNA MARIA BERNINI BOVICELLI, Ministro per le politiche europee. Mi limito ad alcuni richiami in merito alle vostre osservazioni. Prima di tutto, ringrazio l'onorevole Farinone perché apprezzo moltissimo anche l'invito allo stimolo. È vero, peraltro, che, se esiste un'esigenza di più fluido coordinamento fra le Commissioni dei due rami del Parlamento, un'iniziativa parlamentare può essere più adeguata.
Mi permetto di segnalare, a titolo di mero suggerimento non governativo, proprio nell'ottica di quel coordinamento di cui si diceva, che potrebbe essere utile - noi lo facevamo spesso nelle Commissioni affari costituzionali - fare delle congiunte su temi importanti come le prospettive finanziarie.
Faccio fatica, onorevole Gozi, a rispondere subito alla sua domanda perché si riferisce a un work in progress. In questo senso, il non paper ha avuto una «non firma». In realtà, l'Italia non è l'unico Stato membro a non assumere una posizione rispetto alle prospettive finanziarie - anche la Francia manifesta un atteggiamento attendista - perché i due temi che lei ha giustamente segnalato, la PAC e alcuni altri dossier in discussione, indurranno la valutazione sulla necessità di restringimento o meno del bilancio dell'Unione e quindi dei singoli Stati membri.
Ecco, questo è un tema che potrebbe rappresentare uno dei momenti di coordinamento tra Camera e Senato, visto che in quell'ambito non si può parlare con voci diverse. Il piccolo richiamo all'autocritica nei confronti dei due rami del Parlamento era volto proprio a verificare che - come confermava, invece, l'onorevole Formichella - non vi siano posizioni diverse da parte della Camera e del Senato su temi che devono essere trattati con un coordinamento tale che ci renda credibili. Pertanto, una suggestione su un tema del genere può essere oggetto di una Commissione congiunta. Non so se abbiate una consuetudine in questo senso. Dal canto nostro, nelle Commissioni congiunte affari costituzionali di Camera e Senato abbiamo toccato dei dossier piuttosto caldi. Vi esorto, insomma, a lavorare sulle congiunte.
D'altra parte, non conosco il tema che mi rappresentate. Francamente, non sapevo vi fossero intralci sulla riforma della legge n.11 del 2005. A ogni modo, mi attiverò oggi per domani e chiederò un appuntamento con il presidente Vizzini per capire an, quomodo e quando. Tuttavia, se esiste un impedimento, questo non riguarda il Governo, che deve - è vero - facilitare i rapporti e cercare di sciogliere il nodo. Si tratta, perciò, di un momento di discrasia tra le due Commissioni dei due rami del Parlamento che si è verificato strada facendo e che cercheremo di risolvere o quantomeno di capire di che cosa si tratta.
In merito alla partecipazione ai Consigli dell'Unione Europea condivido che bisogna essere presenti, rappresentativi e lavorare sui dossier. Segnalo, però, che anche da parte degli altri Stati membri ho visto rappresentanze a livello di sottosegretario o di rappresentanti permanenti. Questo può succedere. Per quanto mi riguarda, ho fatto cinque interventi nell'ambito del Consiglio «Competitività» e ho notato che, in alcuni casi, cambiavano i Ministri, c'erano sottosegretari o anche funzionari. In particolare, sono intervenuta in merito a un documento di auspicio sulla piccola media e impresa e un atto di indirizzo del commissario Tajani; ho fatto un intervento piuttosto intenso sui brevetti, non tanto sulla matrice linguistica, quanto sul fatto che si sta discutendo se creare una giurisdizione brevettuale europea su cui abbiamo manifestato diverse perplessità, che insistono pure sulla cooperazione rafforzata per la matrice
linguistica.
Insomma, abbiamo tenuto una posizione piuttosto assertiva. Ebbene, in quel caso la Spagna non era rappresentata; e pensate che gli unici a opporsi alla cooperazione rafforzata siamo stati noi e la Spagna. Dico questo perché - ripeto - può capitare.
È vero, del resto, che esiste un asse tra Polonia e Germania. Si parlava prima di dossier. Non voglio portarvi via troppo tempo, ma voglio dire, onorevole Formichella, che mi sono resa conto che il concerto europeo chiama accordi sui singoli dossier, ovvero non tutti gli argomenti chiamano accordi tra gli stessi Stati membri. Ci sono delle assonanze o delle dissonanze a seconda dei temi che si discutono.
Per quanto riguarda il brevetto, sicuramente facciamo asse con la Spagna, però mentre alla colazione riservata a cui partecipavano solamente i diretti interessati, quindi Ministri e sottosegretari, c'era anche la Spagna, nella plenaria del Consiglio la Spagna era assente, quindi sono intervenuta solo io. Ecco, può capitare, anche se non dovrebbe succedere. Ribadisco, però, che l'attività di coordinamento deve essere valutata volta per volta, dossier su dossier. Pertanto, anche sulle alleanze - si tratta pur sempre di un negoziato, le cui regole sono omnibus worldwide uguali - bisogna ragionare volta per volta. Credo che questo valga anche per il contesto che lei descriveva.
Rimango ovviamente a disposizione sul resto. L'impegno che assumo a brevissimo è di verificare se esiste un impasse sulla legge n. 11 che, nel caso, deve essere risolto immediatamente.
PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro e dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 15,30.