Sulla pubblicità dei lavori:
Jannone Giorgio, Presidente ... 2
Audizione del Commissario straordinario e del Direttore generale dell'Istituto Postelegrafonici (IPOST), dottor Rino Tarelli, e dottoressa Simonetta Quaglia, sulla situazione gestionale dell'Istituto Postelegrafonici (IPOST) (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati):
Jannone Giorgio, Presidente ... 2 7 9 10 12 14 16
Cazzola Giuliano (PdL) ... 9 10 12 15
Crenca Giampaolo, Attuario dell'IPOST ... 8
Donaggio Cecilia (PD) ... 11 14
Lannutti Elio (IdV) ... 7 9
Lo Presti Antonino (PdL) ... 11 12 13 15
Motta Carmen (PD) ... 13
Musi Adriano (PD) ... 9
Nerozzi Paolo (PD) ... 13 15
Poli Nedo Lorenzo (UdC) ... 10 12 14
Quaglia Simonetta, Direttore generale dell'IPOST ... 10
Tarelli Rino, Commissario straordinario dell'IPOST ... 2 7 10 11 15
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PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del regolamento, del commissario straordinario e del direttore generale dell'Istituto Postelegrafonici (IPOST), dottor Rino Tarelli e dottoressa Simonetta Quaglia, sulla situazione gestionale dell'Istituto Postelegrafonici (IPOST).
Ricordo che il commissario straordinario e il direttore generale dell'IPOST sono già stati auditi dalla Commissione il 4 febbraio 2009 su aspetti inerenti il bilancio consuntivo 2004-2006, il preventivo 2007 e il bilancio tecnico attuariale.
Do la parola al dottor Rino Tarelli, commissario straordinario dell'IPOST.
RINO TARELLI, Commissario straordinario dell'IPOST. La ringrazio, presidente, e ringrazio la Commissione per l'importante opportunità che mi viene data di rappresentare i fatti più significativi sotto l'aspetto normativo e gestionale dell'IPOST.
I compiti dell'Istituto Postelegrafonici previsti dalla normativa - ricordo il decreto del Presidente della Repubblica n. 542 del 1953 e la legge n. 71 del 1994 - consistono essenzialmente nella promozione e attuazione di forme di previdenza, assistenza, mutualità e credito a favore di tutti i dipendenti di Poste italiane e società collegate, sia del personale dell'ex ruolo degli uffici locali, i cosiddetti ULA, che degli uffici principali, UP, nonché dell'ex personale statale dell'azienda di Stato per i servizi telefonici.
In particolare l'IPOST provvede istituzionalmente all'acquisizione dei contributi e alla liquidazione e al pagamento delle pensioni dirette per limiti di età, anzianità, inabilità fisica, e indirette di reversibilità ai superstiti aventi diritto. Operativamente, per agevolare i nostri pensionati, i pagamenti avvengono presso uno qualsiasi degli uffici postali dislocati sul territorio nazionale o con accredito su conto corrente postale o bancario.
L'istituto, persona giuridica pubblica, organicamente unitario rispetto all'esterno, è suddiviso in separate gestioni, di cui sei ordinarie, ossia quiescenza,
assistenza, fondo credito, mutualità, immobili, cassa integrativa, personale ex-azienda di Stato per i servizi telefonici, e tre stralcio, ossia buonuscita, attività sociali e mense, e restanti attività sociali.
Ogni gestione è autonoma rispetto alle altre, in quanto regolata da norme proprie, alimentata da un distinto finanziamento e garantita nella propria autonomia economico-patrimoniale dal disposto dell'articolo 16 del decreto del Presidente della Repubblica n. 542 del 1953. La norma sancisce, peraltro, il divieto di qualsiasi storno di fondi da una gestione all'altra, a eccezione del caso in cui si verificano le cosiddette occorrenze straordinarie, per le quali sono previste anticipazioni dalla gestione quiescenza alle altre, purché per un tempo determinato e mediante la corresponsione di interessi.
Le gestioni sopra elencate svolgono le seguenti attività. La quiescenza cura la corresponsione delle pensioni a tutto il personale delle Poste italiane e società collegate; delle società collegate del gruppo Poste fanno parte Postel, che opera nel campo dei servizi di posta elettronica ibrida cosiddetta, Poste Vita che opera nel mercato delle polizze vita, Postecom, che sviluppa e gestisce i servizi on line, Bancoposta fondi SGR, che gestisce i fondi comuni di investimento e del personale dipendente IPOST. Nel 2009 il rapporto medio iscritti-pensionati è pari all'1,21 per cento e per il 2010 si prevede un rapporto medio aumentato all'1,22 con 130 mila 609 pensionati e 159 mila 81 iscritti.
L'assistenza provvede all'erogazione di benefici a favore dei figli dei dipendenti postelegrafonici, centri vacanze, borse di studio, sussidi scolastici, corsi di formazione, soggiorni presso centri climatici, soggiorni benessere e viaggi all'estero, all'amministrazione della casa di riposo per anziani e dello studentato. La gestione è alimentata dal contributo dello 0,40 che viene versato dal personale del gruppo Poste italiane e dalle rette della casa di riposo e dello studentato.
A seguito dell'evento sismico che ha colpito l'Abruzzo, con deliberazione commissariale n. 18 del settembre 7 aprile 2009 è stato deciso uno stanziamento straordinario di 5 milioni di euro, al quale hanno accesso tutti gli assistiti, in pensione o in servizio, che hanno subito danni materiali a seguito del terremoto, e un contributo per le spese funerarie di 3 mila euro.
È stato istituito anche un bonus bebé, con la concessione di 300 contributi dell'importo di mille euro a favore dei dipendenti monoreddito del gruppo Poste italiane che abbiano avuto un figlio nel corso del 2008. Detto contributo è stato incrementato fino a un massimo di 3 mila euro per i residenti nelle zone terremotate di Abruzzo. A seguito dell'alluvione che ha colpito alcuni comuni nel messinese, sono state previste a favore degli assistiti le stesse provvidenze già deliberate in occasione del terremoto che ha colpito l'Abruzzo.
Il fondo credito provvede all'erogazione di piccoli prestiti, nella misura di uno a otto mensilità di stipendio netto, e prestiti pluriennali, che possono essere concessi per un importo da determinarsi in relazione alla quota cedibile, costituito da un quinto dello stipendio mensile.
Le fonti di finanziamento del fondo derivano, innanzitutto, dalla trattenuta dello 0,35 per cento operata sullo stipendio dei dipendenti postelegrafonici e da 100 miliardi delle vecchie lire che l'INPDAP ha trasmesso all'IPOST in applicazione dell'articolo 69, comma 19, della legge 23 dicembre 2000, n. 388. Il credito svolge un ruolo importante, sia per la convenienza dei tassi di interesse, che nel 2009 sono passati dal 6 al 5 per cento per i piccoli prestiti e dal 4 al 3,5 per quelli pluriennali, sia per la costante attenzione all'incremento degli ambiti di azione. Altresì, per rendere più semplice e veloce l'accesso al credito, l'IPOST ha attivato la procedura di richiesta di piccolo prestito on line.
Infine, in data 23 settembre 2009 è stata rinnovata con la banca Monte dei Paschi di Siena la convenzione intesa ad agevolare l'accesso ai prestiti da parte dei pensionati e dei dipendenti IPOST, prevedendo
condizioni di finanziamento molto favorevoli rispetto a quanto si può trovare sul mercato.
La mutualità gestisce i fondi assicurativi costituiti volontariamente dai lavoratori postelegrafonici e si articola su due fondi: riposo e vita. Le prestazioni sono costituite dal pagamento di un capitale dovuto in base a distinte modalità, a seconda del fondo di adesione. Gli iscritti possono richiedere, altresì, anticipazioni sui fondi che vengono concessi in relazione al capitale sottoscritto.
Con delibera commissariale n. 37 del 12 giugno 2009 è stato approvato il nuovo statuto del fondo, che consente l'iscrizione fino all'età massima di settantacinque anni, prevedendola, altresì, per il coniuge o convivente del dipendente o pensionato. È prevista, inoltre, la possibilità di richiedere, in base al capitale sottoscritto, sussidi per una serie di prestazioni sanitarie.
La gestione immobili provvede all'amministrazione dei beni immobili appartenenti alle varie gestioni, ivi compresa quella dell'ex Cassa integrativa dell'azienda di Stato per i servizi telefonici. Dal 1991 l'IPOST ha avviato il piano di dismissione del patrimonio immobiliare residenziale e il processo di cartolarizzazione si è concluso a marzo 2009 con la restituzione di parte degli immobili non venduti all'ente. Il valore di detti immobili, così come determinato dall'Agenzia del territorio, è pari a 16.609.748,71 euro, che saranno iscritti nello stato patrimoniale dell'ente alla chiusura del conto consuntivo 2009.
L'IPOST ha continuato nell'attività di vendita dei cespiti commerciali, per i quali le procedure d'asta erano già in fase avanzata, dando mandato al Consorzio G 1, già gestore delle vendite commerciali.
È in corso la sottoscrizione di una convenzione con l'Agenzia del territorio e con l'Agenzia del demanio, finalizzata alla gestione economica efficiente e remunerativa del portafoglio immobiliare, ulteriormente incrementatosi a seguito delle riacquisizioni degli immobili residuali delle operazioni SCIP 1 e SCIP 2, ai sensi dell'articolo 43 bis del decreto legge n. 207 del 2008, secondo una visione dinamica dello stesso quale risorsa strategica della gestione finanziaria dell'ente ai fini della creazione di reddito.
La cassa integrativa ex azienda di Stato per i servizi telefonici curava l'erogazione di trattamenti pensionistici integrativi a favore dell'ex personale statale di detta azienda ai sensi del decreto legislativo del Capo provvisorio dello Stato n. 134 del 22 gennaio 1947, come modificato dall'articolo 36 della legge n. 325 del 1968 e dall'articolo 8 della legge n. 674 del 1973. A seguito della sua soppressione, avvenuta a decorrere dal 1o gennaio 1993, ai sensi della legge n. 58 del 29 gennaio 1992, sono stati trasferiti all'IPOST i compiti spettanti alla Cassa integrativa di previdenza per il personale telefonico statale, secondo quanto previsto dall'articolo 6, comma 2, della citata legge. I pensionati sono attualmente 275 e la gestione è alimentata esclusivamente dagli interessi sugli investimenti in titoli di Poste Vita.
Tre gestioni sono in fase di liquidazione: la gestione buonuscita, affidata per la gestione separata e ordinaria al Commissario per la gestione del fondo buonuscita delle Poste Italiane SpA, appositamente nominato dal Ministro delle comunicazioni, e due gestioni stralcio, attività sociali e restanti attività sociali. Per queste due ultime gestioni sono in corso incontri con Poste Italiane per definire i termini dell'accordo per la liquidazione definitiva delle stesse, i cui fondi dovrebbero confluire nel fondo di amministrazione della gestione assistenza per finanziare interventi sociali a favore dei dipendenti del gruppo Poste italiane. In particolare, si prevede la costruzione di asili nido da collocare sul territorio nazionale, in città da definire con accordi tra le parti.
Per la ex gestione buonuscita si sta provvedendo a effettuare i dovuti trasferimenti patrimoniali e sono in corso accordi con il Commissario per la gestione buonuscita, intesi al trasferimento
a detta gestione di un immobile sito a Messina e all'acquisto, per la compensazione, di un immobile a Pesaro per poterlo destinare poi al soggiorno di nuclei familiari dei nostri assistiti. In questo contesto, l'IPOST, nonostante la razionalizzazione degli assetti organizzativi abbia indotto a un taglio complessivo di 41 unità di personale e un dirigente, ha proseguito nel processo di efficientamento, garantendo un incremento dell'efficacia e dell'efficienza dei processi interni, mirato a garantire un miglioramento continuo.
La naturale evoluzione di questo nuovo percorso intrapreso è stata l'elaborazione di un piano strategico, adottato con la deliberazione commissariale n. 51 del 24 settembre 2009. Nel piano, senza perdere di vista la centralità dell'utente quale fattore critico di successo, si affiancano alle strategie di razionalizzazione interna strategie di riposizionamento, che consentono all'IPOST di proporsi come unico ente previdenziale di riferimento per tutto il mercato postale.
Gli effetti di questi processi di razionalizzazione e ripristino possono essere amplificati attraverso il riutilizzo delle specializzazioni presenti in altri enti del settore, assicurando un rilevante miglioramento dei livelli qualitativi dei servizi offerti dalla pubblica amministrazione ai cittadini. In questa ottica l'IPOST, tenuto conto anche di quanto disposto dall'articolo 1, comma 7, della legge 247 del 2007, ha intrapreso forme di cooperazione e sinergia con altri enti, finalizzate al conseguimento di risparmi di spesa.
In particolare, l'ente, in data 16 settembre 2009, ha sottoscritto con l'INAIL una convenzione che disciplina le modalità di attuazione di sinergie in materia di fornitura di servizi grafici e di stampa, mentre è del 25 giugno 2009 la convenzione quadro sottoscritta con INPS ed ENPALS per la realizzazione di processi di sinergia in ambito contrattuale, funzionale e logistico-organizzativo, che saranno realizzate dopo specifici protocolli di intesa che indicheranno in dettaglio i tempi della realizzazione e i risultati economici attesi.
Inoltre, al fine di stimare la tenuta finanziaria dell'ente in un periodo futuro di trent'anni, l'IPOST, come già annunciato da una recente audizione, ha proceduto alla stesura di un bilancio tecnico attuariale, che ha analizzato un intervallo di tempo intercorrente dal 31 dicembre 2008 al 31 dicembre 2038.
Per la gestione quiescenza, premesso che il funzionamento della stessa è determinato dall'esistenza di un equilibrio annuale tra le entrate e le uscite, si è partiti dagli iscritti alla data del 31 dicembre 2008, tenendo conto del numero medio dei contratti a tempo determinato, al fine di giungere a una corretta valutazione del monte contributivo in entrata. Per i pensionati si è tenuto conto del numero degli stessi, sempre alla data del 31 dicembre 2008, sviluppando la collettività di nuovi pensionati in base all'attuale normativa in materia previdenziale.
Nello sviluppo della proiezione è stato svolto un lungo, articolato e complesso lavoro, che ha riguardato l'individuazione di tutti gli elementi che avessero un'incidenza sull'evoluzione della gestione quiescenza, considerando sia la sola platea di dipendenti del gruppo Poste Italiane, sia tenendo conto dell'ipotesi di un allargamento della platea contributiva in conformità alla direttiva n. 97/67/CE concernente regole comuni per lo sviluppo del mercato interno dei servizi postali comunitari e il miglioramento della qualità dei servizi e della direttiva postale del 2008/06/CE, che fissa il termine ultimo per la piena apertura del mercato postale al 31 dicembre 2010.
Mentre nella prima ipotesi, ossia senza tale apertura, il patrimonio netto della gestione raggiunge una fase critica al termine dell'anno 2021, nella seconda ipotesi il patrimonio risulta positivo nell'arco trentennale, attestandosi, al termine dello sviluppo, a circa 89 milioni di euro. Al riguardo, si ritiene opportuno evidenziare che il Consiglio dei Ministri
ha approvato il nuovo istituto per il sostegno al Mezzogiorno, che vedrà la partecipazione anche della società Poste Italiane, che, grazie alla sua organizzazione capillare sul territorio nel sud, assicura il 70 per cento di densità di presenza, un fattore importante per assicurare i servizi alle persone, che, si presume, comporterà anche un ampliamento da parte delle Poste Italiane dell'infrastruttura tecnologica e un aumento della presenza fisica sul territorio.
Quanto sopra potrà, quindi, costituire il presupposto per un potenziale incremento dei lavoratori iscritti al fondo gestito dall'IPOST.
Per la gestione cassa integrativa, per il personale dell'ex azienda di Stato per i servizi telefonici, i risultati ottenuti mostrano che i mezzi a disposizione, costituiti da una polizza di capitalizzazione sottoscritta con Poste Vita a decorrere dal 23 gennaio 2001 e con scadenza al 23 gennaio 2016, sono sufficienti a coprire nel trentennio le prestazioni. Si precisa che la collettività di detta gestione è costituita solo da pensionati e che sono state stimate le sole uscite per decesso.
Anche per il fondo credito, come per la gestione quiescenza, l'analisi è stata effettuata nei due scenari, di platea non allargata e di ampliamento della stessa. In merito alle casistiche, le risultanze hanno mostrato che l'aliquota di prelievo contributivo è superiore a quella necessaria per la copertura delle uscite di parte corrente. In particolare, il patrimonio netto passa da circa 282,9 milioni di euro al 31 dicembre 2008, a un miliardo e 341 milioni di euro al termine dello sviluppo nel caso di platea non allargata, e a circa un miliardo e 560 milioni di euro, considerata l'ipotesi di ampliamento della platea.
Lo sviluppo effettuato per la gestione mutualità dà un risultato di esercizio di parte corrente negativo fino al 2013, che diventa positivo con conseguente crescita del patrimonio della gestione, a decorrere dal 2014.
Quanto sopra, in conseguenza alla modifica regolamentare apportata dal 2010 con delibera commissariale n. 37 del 12 giugno 2009, con la quale è stato approvato il nuovo statuto del fondo, mostra come anche in questa ipotesi l'allargamento della platea comporti notevoli miglioramenti, con risultati positivi a decorrere dal 2013 anziché 2014, con un patrimonio di circa 131,6 milioni di euro al 31 dicembre 2008 contro i circa 119,8 milioni di euro in caso di platea non allargata.
La particolarità della gestione assistenza, istituita al fine di provvedere all'erogazione di benefici di natura assistenziale, ha implicato la costruzione di uno sviluppo trentennale che, tenendo presenti le partite finanziarie di entrata corrente e di uscita corrente, consentisse di stimare l'ammontare annualmente a discrezione dell'ente per l'erogazione di detti benefici. In particolare, partendo da circa 6 milioni di euro del 2009 nel caso di platea non allargata, tale ammontare va a 13,2 milioni di euro nel 2038, mentre nel caso di allargamento della platea si arriverebbe nel trentennio a circa 15,4 milioni di euro.
Conclusivamente, è evidente che l'istituto per oltre un decennio non ha difficoltà finanziarie e che in questo arco temporale verranno a maturazione altri elementi che sosterranno ancor di più l'IPOST, quali, per esempio, la partecipazione della società Poste al nuovo istituto per il sostegno al Mezzogiorno, come precisato sopra, e anche l'allargamento del settore postale, con conseguente ampliamento della platea contributiva, tenendo conto che sarà assicurato un contratto unico di comparto per tutti i lavoratori postali.
Tale allargamento, per il quale già si è avviata la creazione di un contratto unico di comparto, come dicevo, servirà a garantire a tutti coloro che opereranno nel settore postale gli stessi diritti di cui oggi godono i lavoratori postelegrafonici, secondo un principio di solidarietà endocategoriale, che è alla base del sistema previdenziale, offrendo una rete di tutela superiore a quella garantita da altre gestioni, senza alcun onere aggiuntivo a
carico del datore di lavoro ed evitando, in tal modo, anche eventuali comportamenti di concorrenza sleale che si sostanzierebbero nella possibilità di applicare condizioni previdenziali diverse rispetto a quelle dei postelegrafonici nei confronti di lavoratori che opereranno comunque nel settore postale.
In funzione di quanto sopra sintetizzato, la platea contributiva si amplierebbe di circa 21 mila dipendenti, che potrebbero crescere fino a raggiungere un numero di circa 30 mila nel 2015, gestiti da soggetti diversi dalla società Poste Italiane, ai quali si estenderebbe l'iscrizione all'IPOST ai fini previdenziali, oltre che per le prestazioni legate al credito, all'assistenza e alla mutualità.
Vi ringrazio molto per la paziente attenzione e lascio la parola al direttore generale per tutti gli eventuali approfondimenti tecnici che qui possano occorrere.
PRESIDENTE. Do la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
ELIO LANNUTTI. Signor presidente, sarò molto breve, perché la relazione è stata esaustiva. Non è la prima volta che ascoltiamo questi dati, tuttavia vorrei porre un paio di richieste di puntualizzazione.
Vedo, nella relazione scritta, che l'ultimo bilancio tecnico, al 31 dicembre 2008, è stato trasmesso nel settembre del 2009, e noto, per esempio, alcune ipotesi evolutive, economiche e finanziarie dove si espongono alcuni parametri che non ritengo siano attuali. Credo, per esempio, che i parametri utilizzati nel 2009-2010 vedano un PIL dell'1,60 per cento, un'inflazione del 2 per cento e addirittura un PIL nominale del 3,60 per cento; nel 2011 e 2020 abbiamo all'1,70 per cento il PIL reale e a 3,70 quello nominale; nel 2031 e 2040 1,10 per cento il PIL reale, l'inflazione sempre al 2 per cento, il PIL nominale al 3,10 per cento.
Proiezioni come queste sono ottimistiche, in una fase critica sia del mercato del lavoro, sia del bilancio pubblico e del debito pubblico, che sono destinati a crescere, sia motu proprio, perché aumentano gli interessi che bisogna pagare, anche se in quest'anno - vado a memoria - dagli 81 miliardi di interessi che avevamo pagato l'anno scorso si scende a 75 per rifinanziare il debito. Nel 2012 arriviamo a prevedere, nei dati che sono stati forniti dal Ministero dell'economia e delle finanze, 100 miliardi di interessi. I tassi di interesse saranno, quindi, destinati ad aumentare.
Questa fase di credito facile alle banche, a tassi di interesse irripetibili, a breve è destinata a fare posto a tassi che raggiungeranno quelli passati, al 4 o 4,25 per cento, in un paio di anni. Io chiedo al presidente e alla dottoressa Quaglia se questi dati non siano troppo ottimistici, perché incidono anche sui bilanci.
Passo ora alle cartolarizzazioni. L'invenduto è pari a 16,8 milioni di euro, la convenzione con l'Agenzia del territorio è una buona iniziativa per razionalizzare la situazione, però mi interessa qualcosa in più su SCIP 1 e SCIP 2. Queste sono sempre le solite domande che noi poniamo su un'operazione molto criticata, almeno da noi dell'Italia dei Valori, e sul fatto che questo Ministro dell'economia ha compiuto operazioni, restituendo agli enti gli immobili invenduti, non proprio appetibili, con alcune criticità e, quindi, di difficile collocazione.
Vedo anche che avete buoni rapporti, e naturalmente non poteva essere altrimenti, con Poste Vita, anche se presenta alcune criticità per aver avuto alcuni prodotti molto criticabili. Vorrei solo chiedere un chiarimento su questi punti.
RINO TARELLI, Commissario straordinario dell'IPOST. Riguardo ai dati tecnici iniziali, cederò la parola al nostro collaboratore, il professor Crenca.
Riguardo a SCIP 1 e SCIP 2, noi abbiamo ottemperato a quanto la legge ha disposto. L'invenduto che è stato restituito effettivamente consta per lo più di cantine e soffitte. Ci sono alcuni appartamenti e negozi, che però sono veramente
una piccola parte e sono gravati da un contenzioso tuttora in corso. La grande parte, il 90 per cento del restituito, sono cantine e soffitte.
Con l'accordo che abbiamo stipulato con l'Agenzia del territorio e con quella del demanio intendiamo organizzarci, perché così come sono tali immobili non frutterebbero niente e, anzi, avrebbero un costo di gestione via via crescente nel tempo. Ecco perché ci siamo preoccupati di stipulare tale accordo, per organizzare anche, eventualmente, le trasformazioni possibili, in modo da poterle realizzare nelle vendite.
Per il resto noi siamo stati chiamati e abbiamo ottemperato a SCIP 1 e SCIP 2 secondo le direttive ricevute. Non potevamo fare altro.
Lascio ora la parola al professor Crenca per l'altra sua richiesta, che è molto più tecnica.
GIAMPAOLO CRENCA, Attuario dell'IPOST. Buongiorno. Sono l'attuario che ha sostenuto IPOST in questa valutazione. Rispondo alla domanda, iniziando con una premessa rapidissima. Le valutazioni attuariali, soprattutto di questo tipo, che si estendono per un lunghissimo periodo - in questo caso trent'anni - inevitabilmente, e non solo in questo caso, tendono a formulare ipotesi di natura media. Quando elaboriamo valutazioni al 31 dicembre 2008 proiettandole per trent'anni non dobbiamo - consentitemi questo termine - mai farci influenzare da quello che sta succedendo oggi, ma cercare di svolgere una valutazione che possa, in media, rappresentare il futuro. Pongo questa come premessa fondamentale. Tutte le ipotesi sono ispirate a questo.
Nel caso in specie, la questione era abbastanza complessa perché, come lei ha giustamente evidenziato, tale valutazione è capitata in un momento di crisi generalizzata, che non riguarda peraltro solo il nostro Paese. Poiché non abbiamo la sfera di cristallo per poter prevedere oggettivamente quale potrà essere il PIL nei prossimi trenta anni, abbiamo preferito, scientemente, riferirci alle ipotesi ufficiali - che al momento non mi risultano smentite - della Conferenza dei servizi tra Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali e Ministero dell'economia e delle finanze per l'individuazione dei parametri per la redazione dei bilanci tecnici, sulla base delle ipotesi adottate a livello nazionale per l'intero sistema pubblico, con dati ufficiali del 15 aprile 2008. Lo abbiamo fatto, però, con un'avvertenza, che tengo a precisare, ossia che si tratta di un elemento di prudenzialità, perché la variazione del PIL
agisce sul montante contributivo, peraltro nel solo sistema contributivo - qui abbiamo retributivo, misto e contributivo - e prende un pezzo della valutazione, rimanendo prudenziale perché va ad aumentare le pensioni.
Questa doppia consapevolezza, di avere un riferimento ufficiale e non pensato da noi e questo elemento di prudenzialità, ci ha convinto che questa fosse l'ipotesi base.
Per quanto riguarda, invece, l'inflazione - come lei ha giustamente osservato viene presentata la somma del PIL reale e dell'inflazione, che dà il PIL finale - fino a quando non è cominciata la crisi tutti noi attuari, non solo io ma anche i miei colleghi (sono anche consigliere dell'ordine e ho una visione abbastanza aperta della nostra professione) utilizzavamo circa il 2 per cento come proiezione futura, come dato di stabilità complessiva per i venti o trent'anni, perché di questo stiamo parlando e non di uno o due. Stiamo parlando di un'inflazione media per venti o trenta anni.
Ritorno al ragionamento di prima. È vero che c'è stato un movimento dell'inflazione nell'ultimo anno o anno e mezzo, e neanche io, come voi, ho la sfera di cristallo, però oggettivamente, per il ragionamento iniziale secondo cui le nostre valutazioni non devono mai essere influenzate dal contingente, ma devono guardare alla storia del passato e proiettarsi nel futuro, il 2 per cento, per quanto ci concerne, è ancora un'ipotesi che riteniamo ragionevole.
Termino dicendo - come ho esposto con molta chiarezza più volte anche all'IPOST - che tali valutazioni attuariali, sempre, non solo in questo caso ma in qualsiasi altro tipo di valutazione che elaboriamo professionalmente, hanno un valore al 31 dicembre 2008, con le ipotesi che ragionevolmente sono state avanzate in quel momento in modo proiettivo. Ciò, tradotto, significa che è essenziale per chiunque, in questo caso IPOST, monitorare: ogni uno, due o tre anni è assolutamente necessario, in particolare su fondi di questo tipo, che venga svolta una nuova verifica, perché gli scenari demografici cambiano, come pure quelli finanziari e dell'economia, e anche sui dipendenti agiscono i movimenti e il turnover. Le ipotesi che oggi sono sicuramente per noi ragionevoli potrebbero non esserlo più fra tre anni, ed è sicuramente essenziale - è una mia raccomandazione professionale - che, ogni periodo, venga effettuato
un monitoraggio.
GIULIANO CAZZOLA. La considerazione del senatore Lannutti è stimolante e credo che la risposta fornita sia corretta. Vorrei ricordargli che, se ci mettiamo su questo terreno, il primo problema che dovremmo affrontare non è l'IPOST, ma la previdenza obbligatoria del lavoro dipendente, dal momento che le previsioni di tenuta della riforma Dini e degli interventi correttivi intervenuti datano alla fine degli anni Novanta.
Non c'è dubbio che i parametri individuati per vedere la sostenibilità del sistema nel tempo sono largamente cambiati. Se ci mettessimo a considerare i parametri macroeconomici di oggi come uno scenario stabile e duraturo, il primo problema non sarebbero le sorti dell'IPOST, ma della previdenza in Italia.
Rimando, comunque, a un grafico che era contenuto nel documento di programmazione economica finanziaria, che fornisce tale indicazione, mostrando che la gobba che avrebbe dovuto presentarsi nel 2035 in realtà si presenterà l'anno prossimo. Questo dovrebbe aprirci ad altre considerazioni sullo scenario della previdenza obbligatoria in Italia, purtroppo non solo riferito all'IPOST.
ADRIANO MUSI. Io vorrei solo formulare una considerazione su ciò che ho ascoltato, in particolare negli interventi dei colleghi. Credo che l'esattezza delle valutazioni svolte dal presidente Tarelli insieme al professor Crenca ponga un problema diverso, non tanto di come finisce la previdenza pubblica, ma il Paese.
Credo che non si possa pensare di assistere passivamente a uno sviluppo del PIL medio dell'1,2-1,3 per cento rispetto al 2040. Si pone un problema delicato di sviluppo dell'occupazione, dell'economia, e quindi del bilancio pubblico, non riferito solo alla previdenza pubblica. Il vero problema, che è sempre stato posto all'attenzione, è come si rilanci lo sviluppo di questo Paese con PIL che siano adeguati alla media europea, non tanto a una media mediterranea.
Il collega Lannutti conosce il problema delicato di quali politiche di sviluppo si pongono al Paese, perché, se questa proiezione fosse attendibile - lo ripeto - il problema non sarebbe la previdenza pubblica in sé ma la sorte del bilancio pubblico di questo Paese. Non è un problema dell'IPOST.
PRESIDENTE. Più stringiamo l'orizzonte temporale, più focalizziamo i problemi, più lo allarghiamo, più essi diventano macroproblemi. Da ogni angolo di visuale avete tutti ragione. È l'angolo visuale, più o meno ristretto, a cambiare.
ELIO LANNUTTI. Vorrei solo dire che io penso che un parlamentare abbia il dovere di porre questa domanda. Poi ci possono essere le risposte, però penso che il dovere di porre tali questioni sia nelle prerogative di chi ha dimestichezza di conti, e quindi anche di scenari e di possibilità di arrivare a pagare le prestazioni. La mia è solo una precisazione.
GIULIANO CAZZOLA. Infatti, ho detto che lei ha fatto bene a formularla.
PRESIDENTE. Lo scenario generale, nazionale, europeo e mondiale è preoccupante sotto ogni profilo. Entrambi sostenete posizioni estremamente corrette. La mia premessa era questa, poi le considerazioni dell'onorevole Cazzola sono sempre particolarmente apprezzabili.
NEDO LORENZO POLI. Sul personale a tempo determinato delle Poste, si sa quante sono le persone che sono sempre interessate?
SIMONETTA QUAGLIA, Direttore generale dell'IPOST. Per il tempo determinato sono mediamente 3 mila all'anno, secondo dati ufficiali comunicati da Poste Italiane.
GIULIANO CAZZOLA. Che pagano i contributi.
NEDO LORENZO POLI. L'unico elemento che si evidenzia, anche nella relazione del commissario, è un problema di stabilità sul futuro dell'ente, perché se non viene aumentata la platea degli iscritti, si verifica uno squilibrio sul suo andamento.
Risulta in essere l'accordo per creare un contratto unico di tutte le Poste e sarebbe pensabile che, se esiste un tale contratto che gestisce tutto il settore, i dipendenti che ne fanno parte vanno all'IPOST oppure vanno all'INPS. Vorrei capire questi aspetti per trovare la stabilità nel futuro; diversamente, mentre i conti oggi sono in equilibrio, mi sembra che tra dodici anni non lo saranno più. Il futuro dell'ente va programmato in funzione delle prerogative per garantire l'equilibrio trentennale oppure no. Si tratta di un problema che va affrontato, da quanto ho capito, ed è essenziale per il futuro dell'ente, anche per capire come intende muoversi l'IPOST e se la Commissione deve prendere iniziative per comprendere, sulla base di questi dati, che non ci sono possibilità di tenerlo in equilibrio se manca la platea degli iscritti.
RINO TARELLI, Commissario straordinario dell'IPOST. Noi, come istituto, a oggi stiamo gestendo quanto la legge ci ha consegnato di fare, e posso affermare che la nostra gestione è sana, perché abbiamo un equilibrio su tutto il versante economico-finanziario, facciamo fronte a tutti gli impegni, abbiamo un personale molto ridotto e che abbiamo diminuito ulteriormente, e abbiamo svolto tutti i lavori che occorrevano per le sinergie. Data la situazione, possiamo offrire tranquillamente assicurazioni.
Il punto che si pone è un altro. Noi viviamo di pensionati e dipendenti in servizio. Nel momento in cui si stabilisce che i servizi postali non sono più tutti di competenza dell'ente Poste Italiane, ma una parte, non tanto piccola ma abbastanza importante, viene invece lasciata andare, devoluta, assegnata ad altre società - se ne conteranno circa 500, a pieno regime - ciò comporterà che Poste non svolgerà più una parte delle attività che oggi svolge e non avrà più bisogno del personale che oggi impiega per tali attività. Conseguentemente, le nuove società si dovranno dotare di nuovo personale per svolgere tali servizi.
Contemporaneamente, noi avremo allora, non per nostra scelta o evoluzione, ma come conseguenza di tali decisioni, avremo da un lato l'intera platea di pensionati e pensionandi a nostro carico, ma, dall'altro, non avremo più il riequilibrio delle assunzioni, perché una parte delle attività andrà fuori dall'istituto, insieme al suo personale.
Il punto è che l'IPOST è stata pensata per i lavoratori delle attività postali italiane. Questa è la ratio. Poiché si pensa a un contratto unico di comparto, e quindi l'unità di questo settore viene ancora immaginata, io credo che sarebbe conseguente anche l'unità di iscrizione all'ente previdenziale, per mantenere l'impostazione originaria di un ente unico per tutti i postelegrafonici. Poiché essi non afferiscono più soltanto a Poste Italiane, ma anche ad altre società, la platea contributiva per l'Istituto dovrebbe essere estesa a tutti coloro i quali comunque
continuano a far parte del settore, coerentemente anche col contratto unico di comparto.
Si tratta di un punto dirimente che non riguarda la gestione o le decisioni dell'istituto, ma è una scelta politica.
ANTONINO LO PRESTI. La scelta è politica, ha perfettamente ragione ed era questo il punto che dovevamo essenzialmente affrontare. Mi scusi, presidente, ma credo che l'interlocuzione sia necessaria.
Non sarà sfuggito ad alcuno dei colleghi che l'impostazione che è stata data dalla relazione del presidente Tarelli porta, evidentemente, alla seguente conclusione: l'IPOST è sostenibile per i prossimi dodici anni, perché il debito latente può essere affrontato con l'attuale sistema, che a ripartizione funziona, ma sarà poi messo in crisi per il fatto che l'esternalizzazione - chiamiamola così - di alcuni servizi a società private che svolgono attività di carattere postale produrrà un'interruzione nel flusso necessario ad alimentare il sistema a ripartizione.
Questo è il punto politico che si deve evidenziare e di cui credo dovremmo prendere coscienza tutti, perché poi la decisione spetta alla politica: o l'IPOST continua, a esaurimento del patrimonio, a pagare le pensioni residue, fino a quando non interverrà lo Stato a dare loro soluzione, e dovrà chiudere perché ci sarà un turnover sempre più limitato che non potrà far sì che si autosostenga e possa assolvere al debito che già è elevato, oppure, come suggerito dal collega Poli - e credo che anche lei, presidente, abbia toccato il punto - i soggetti che opereranno in regime di outsourcing presso le società private dovranno essere inquadrati nell'ambito del settore postelegrafonico e quindi avranno l'obbligo di contribuire al sostentamento del sistema pensionistico gestito dall'IPOST. La politica dovrà assumere una decisione.
RINO TARELLI, Commissario straordinario dell'IPOST. Io concludo la mia osservazione, e la ringrazio, onorevole Lo Presti. L'IPOST, nel suo genere, è molto anomalo, perché non eroga solo pensioni, ma ha gamma di strumenti sociali molto apprezzata dai lavoratori: parliamo di mutualità, di assistenza, di credito, che noi svolgiamo con le nostre risorse. È un piccolo ente che è stato sempre, e continua a essere da noi gestito come un'azienda vera e propria: poco personale, molta qualità e conti in ordine. Finché la situazione è quella che ci è stata consegnata, andiamo avanti così. Cambiando questa situazione in modo istituzionale, è evidente che si apre un problema, non perché noi entriamo in crisi ma perché cambiano le condizioni che ci sono state date.
Noi speriamo vivamente che, così come si è pensato a un contratto unico di comparto, si continui a pensare a un unico istituto previdenziale.
CECILIA DONAGGIO. Alcune considerazioni sono già state formulate dal vicepresidente Lo Presti e credo che la risposta del presidente Tarelli sia coerente con le preoccupazioni espresse.
Nel prossimo anno siamo in presenza dell'avvio del processo di liberalizzazione. Noi abbiamo svolto - faccio parte anche dell'VIII Commissione - alcune audizioni con il presidente di Poste Italiane per capire esattamente ciò che avverrà all'interno di questo comparto e le risposte sono ancora tutte in sospeso. Si delinea, sostanzialmente, il riproporsi di un monopolio di Poste Italiane per quanto riguarda l'erogazione del servizio una riduzione degli spazi per quanto riguarda la liberalizzazione e le attività delle società che si muovono nell'ambito del settore.
Io penso che sarebbe utile - riguardavo ora la nostra audizione precedente - avere anche un'audizione della dirigenza delle Poste, per capire esattamente verso quale indirizzo ci si sta muovendo, quale potrebbe essere la ricaduta dei processi che si stanno delineando nell'ambito del processo di liberalizzazione rispetto al comparto e come sarà la sua strutturazione e definizione finale. Questo ci darà un'idea più chiara di quali possano
essere anche le conseguenze che inevitabilmente si ripercuoteranno su tutte le attività, sul sistema previdenziale e sul trattamento dei lavoratori, per il quale non è sufficiente solo la questione del contratto unico.
Occorre anche capire se siamo nella condizione di intraprendere una strada che permetta di arrivare a tale contratto, perché non mi pare che in questo momento le condizioni o la discussione portino in questa direzione.
PRESIDENTE. Voi chiamavate in causa la politica, come dicevano l'onorevole Lo Presti e la senatrice Dosaggio. Voi dite che si amplia la platea dei soggetti che intervengono in questi servizi, anche per le liberalizzazioni dovute alla normativa europea, ma nel contempo non sapete se le entrate susseguenti a tale liberalizzazione arriveranno in capo all'IPOST, che invece continua a erogare i servizi.
Chiamando in causa la politica, che è rappresentata ai massimi livelli dai parlamentari - questa Commissione cerca sempre di interagire e proporre soluzioni - mi chiedevo quale tipo di azione possiamo svolgere in questo senso. Che cosa possiamo fare per aiutare ad arrivare a questa soluzione del contratto unico? Quale tipo di impulso, legislativo o di altra natura, possiamo offrire?
ANTONINO LO PRESTI. Credo, presidente, che sia uno stimolo legislativo, perché dal momento che saranno società private a gestire tali attività, automaticamente i lavoratori verranno inseriti nel settore privato e quindi attratti nell'orbita dell'INPS. Solo l'intervento legislativo può imporre l'obbligo di iscriversi in quella cassa. Non credo che ci siano altre opzioni, né che un contratto di comparto possa prevedere tale obbligo di iscrizione, che deve essere attuato per legge.
La politica - in primis il Governo e poi, se crede, la maggioranza - deve compiere una scelta: o l'IPOST si accompagna all'autoliquidazione e i dipendenti vengono recuperati all'interno della grande macchina dell'INPS, oppure tali lavoratori, per scelta politica e quindi attraverso un provvedimento di legge, vengono obbligati a iscriversi all'IPOST e le società dovranno pagargli i contributi. Non ci sono problemi di nessun genere, come aggravi di costi, spese od oneri particolari per lo Stato.
PRESIDENTE. In realtà è un problema abbastanza complesso, perché queste società oggi già esistono e si trovano in un regime fuori IPOST.
NEDO LORENZO POLI. Se è in fase di discussione il contratto unico di comparto ed esiste l'accordo fra le parti sociali di andare avanti in questo senso, se esiste un disegno di legge in cui il comparto relativo ha i servizi delle Poste su tutto il territorio nazionale, esso fa riferimento per la previdenza e l'assistenza all'IPOST. È indubbiamente una scelta politica.
PRESIDENTE. Voi vi relazionate con consulenti di spessore. Se ci possono aiutare a studiare un testo, che poi noi presentiamo in maniera bipartisan alle rispettive Camere, questa potrebbe essere una soluzione. Vediamo se possiamo esservi d'aiuto, oltre che audirvi per ascoltare le questioni.
GIULIANO CAZZOLA. Ammesso che sia utile scegliere questa strada, perché se ci sono trasformazioni nel mercato del lavoro - noi abbiamo audito anche i vertici dell'INPDAP - secondo me la risposta può essere anche quella di un'unificazione nell'ente previdenziale. Mi dispiace dirlo all'amico Tarelli, ma io credo che la Commissione abbia svolto la sua elaborazione migliore nella passata legislatura, quando ha prefigurato un diverso riassetto del sistema previdenziale, individuando alcuni grandi comparti che danno risposta a questi problemi, non sul versante di come si salvano alcune situazioni particolari, ma di come si trova un ordinamento nel quale anche la mobilità sia più funzionale. Io mi domando se la strada migliore non sia quella del grande INPS.
ANTONINO LO PRESTI. È una posizione rispettabilissima, dal momento che è proprio la politica a dover decidere. Credo che il confronto vada avviato quanto prima.
Mi riallaccio alle osservazioni dell'onorevole Cazzola: è vero che, nella scorsa legislatura, questa Commissione ha sviluppato un'ipotesi di razionalizzazione del sistema previdenziale, ma è altrettanto vero che a oggi nessuna di tali indicazioni è stata ancora raccolta dai Governi che si sono succeduti. Siamo a bocce ferme, come si suol dire. Si parla di tavoli tecnici, che si riuniscono forse per tenere sedute spiritiche, perché in realtà non producono niente. Dunque, a maggior ragione, credo che questa Commissione oggi possa svolgere un ruolo - non vorrei usare un termine improprio - di mediazione, dove potersi almeno confrontare e sviluppare alcune ipotesi di lavoro, perché questo problema non riguarda solo l'IPOST, ma anche altre realtà previdenziali.
Io non ho una posizione aprioristica a favore del mantenimento di tale impostazione o di una razionalizzazione nel senso espresso dall'onorevole Cazzola, però è necessario cominciare a parlarne. Ci vuole una sede, presidente, dove queste problematiche vengano affrontate. Si fa sempre fronte sempre a questa o a quell'altra emergenza di natura sempre diversa, ma non si affronta mai, in una visione globale, un problema come quello di cui stiamo discutendo oggi.
PAOLO NEROZZI. Vi sono forse alcune non conoscenze che sarebbe bene mettere in campo.
Un conto è il discorso del collega Cazzola, per cui se il Parlamento, la politica, decide di creare un ente unico - che faccia capo a tutti, compreso l'INPDAP - è una sua decisione. Se questa decisione non c'è, però, noi non possiamo emanare leggine particolari, perché il problema è delegato alle parti: se esse definiscono un contratto unico, come diceva il presidente Tarelli, e quindi vi inseriscono una previdenza collegata, a questo punto la scelta è questa. Se noi intervenissimo esternamente, prima che le parti abbiano deciso, basta che una parte imprenditoriale decida di non appoggiare più il contratto unico e salta tutto.
Non immaginiamo un'onnipotenza che non abbiamo, come politica. L'unica onnipotenza è quella cui si riferiva Giuliano Cazzola, su cui si può discutere. Io personalmente - Tarelli lo sa - per disciplina avevo una posizione diversa, ma su questo punto sono d'accordo da sempre con l'onorevole Cazzola. Bisogna, però, che il contratto sia unico e che le parti si adoperino, altrimenti distruggiamo il lavoro del presidente Tarelli, perché se noi interveniamo e un terzo delle controparti sostiene di non volere più il contratto unico salta tutto in aria e mettiamo in discussione anche il lavoro sindacale.
ANTONINO LO PRESTI. Sì, ma, mentre il medico discute il malato se ne va. Il problema è che abbiamo di fronte un periodo molto limitato.
PAOLO NEROZZI. Se ne va lo stesso, perché se io sono una parte privata e decido di non fare il contratto unico, il malato se n'è già andato. Dal momento, però, che penso - come sosteneva il presidente Tarelli - che si vada verso il contratto unico, aiutiamolo, evitando di prendere iniziative intempestive.
ANTONINO LO PRESTI. Siamo d'accordo.
PAOLO NEROZZI. A meno che non si segua la strada indicata da Cazzola, che è determinata da buonsenso, ma che, proprio per questo, non si attuerà mai. È un'altra linea, però.
CARMEN MOTTA. Saluto il presidente Tarelli, che ci ha fornito quest'ampia visione. Il senatore Nerozzi ha preceduto le mie considerazioni: noi possiamo sicuramente, come Commissione, coadiuvare e agevolare i provvedimenti che riteniamo
più opportuni, appresi i problemi che ci vengono sottoposti durante queste audizioni, però sono assolutamente d'accordo con il senatore Nerozzi. C'è una parte contrattuale, che riguarda le parti, sulla quale noi possiamo, secondo me, intervenire molto poco.
Al contrario, presidente, possiamo attivarci in un'altra direzione, che ci riguarda: dobbiamo rappresentare al Governo - che dovrebbe venire qui nella figura del ministro competente - che i problemi di IPOST, come di altri enti, pongono questioni per le quali si deve scegliere una strada.
La precedente legislatura si è conclusa precocemente e si può discutere se abbia operato o meno. Come sa benissimo il vicepresidente Lo Presti, che ha lavorato in modo assolutamente encomiabile alla stesura di un'ipotesi e di una conclusione dei lavori di questa Commissione, è il Governo che ci deve indicare quale strada dobbiamo e vogliamo scegliere, e con esso dobbiamo, eventualmente, interloquire, anche alla luce di quello che apprendiamo in queste audizioni.
Sicuramente, presidente, il nostro interlocutore deve essere il Governo, che ci deve far capire che strada vuole scegliere e al quale dobbiamo rappresentare che ci sono istituti come l'IPOST, per i quali non ci sono terze vie: o c'è la possibilità di essere referenti dell'intero comparto, o, diversamente, è quasi obbligatorio che la strada diventi un'altra. Noi dobbiamo avere la possibilità di rappresentare al Governo queste nostre conoscenze. Io avrei la necessità di capire finalmente dal Governo che cosa intende fare, perché credo che questo sia il punto. Mi sembra che noi abbiamo bisogno, presidente, più che di presentare una proposta di legge - lo ribadisco, sono d'accordo con Nerozzi - di avere risposte per capire che cosa intende fare il Governo per il futuro previdenziale di questi enti.
PRESIDENTE. Infatti, la mia domanda era provocatoria, perché si è chiamata in causa la politica. Su questo tema occorre intervenire a livello di Esecutivo.
NEDO LORENZO POLI. Io credo che il Governo, con la nomina dei commissari a tutti gli enti, abbia già scelto la strada di lasciarli aperti, perché ha conferito compiti ben precisi a tutti i commissari attuali nella riorganizzazione e nel rilancio degli enti stessi.
La volontà del Governo non è, dunque, quella di andare verso l'ente unico, perché avrebbe già compiuto passi in tale direzione. Quello che vogliamo dire noi è che compete certamente alle parti sociali definire la trattativa e il contratto unico, però l'ente che oggi gestisce in tutto il territorio il servizio postale, l'IPOST, non dà costi superiori rispetto a quelli dell'iscrizione all'INPS. L'azienda del comparto guarda solo i costi per iscriversi all'uno piuttosto che all'altro, il nome dell'ente non interessa. Se a oggi le parti sociali, tra cui c'è un accordo, hanno ritenuto opportuno che ci sia l'IPOST, a loro andrà bene anche questo ente. Al di là delle scelte che il Governo dovrà compiere, io credo che dobbiamo affrontare la questione di dare stabilità all'IPOST.
Non siamo nella Commissione lavoro, ma se ascoltiamo l'audizione dell'insediamento del Ministro del lavoro, egli non affermava di andare verso un ente unico, ma di lasciare la pluralità degli enti, come confermato con la nomina dei commissari.
CECILIA DONAGGIO. Ritorno su una proposta che avevo provato ad avanzare e mi auguro che il presidente la raccolga.
Io penso che dovremmo insistere per aiutare il percorso della definizione del contratto unico. In essa c'è l'adesione anche volontaria di tutti i sottoscrittori e quindi delle rappresentanze anche delle aziende che stipulano questo contratto, all'iscrizione dei propri lavoratori all'ente di previdenza. Credo che questo sia in linea con quanto è scritto nella relazione sulla simulazione, con e senza allargamento della platea. Ciò che va evidenziato è anche, dal punto di vista dell'economicità, il valore. Vengono messe in evidenza le due aliquote di equilibrio.
Dovremmo insistere nel convincere ad attuare l'allargamento della platea, e quindi l'adesione volontaria, delle aziende che ci sono, ora che si apre il processo di liberalizzazione e anche di quelle che si potrebbero aggiungere, perché immaginiamo che il processo di liberalizzazione non riguardi soltanto ciò che c'è oggi ma quello che potrebbe essere domani. Dal momento che esso si attua per ridurre l'incidenza dei costi rispetto all'erogazione del servizio, ci sono tanti modi per ottenere tale risultato e penso che noi dovremmo fare in modo di impedire che si ottenga a spese delle tutele sociali.
Dal momento che stiamo parlando di questo, se ho capito bene, penso che prima di intervenire con un provvedimento legislativo forse noi potremmo svolgere un ruolo, svolgendo un'audizione dell'ente Poste, ma anche le rappresentanze delle associazioni e delle aziende che lavorano nel settore postale, e manifestando la nostra volontà e la nostra incentivazione affinché si definisca un'intesa di adesione a IPOST che sia di corollario al contratto unico. Si tratterebbe, quindi, di uno schema aperto e non chiuso, che riguarderebbe non solo le attuali imprese, ma la prospettiva della liberalizzazione sulle tutele sociali di questo settore.
Poi possiamo porci anche il problema dell'eventuale necessità di un intervento legislativo, ma francamente io sperimenterei, invece, un'opera di moral suasion - come si dice - nello spingere verso il contratto unico e uno schema di adesione al fondo IPOST da parte di tutte le imprese, di quelle di oggi e di quelle future, che si dovessero raccordare con lo sviluppo del mercato del sistema postale.
Sto svolgendo considerazioni piuttosto semplici, ma mi sembra che questa sia la strada maestra, che ci impedisce di creare magari mostri giuridici che ci aprano questioni su altri versanti.
GIULIANO CAZZOLA. Occorrerebbe comunque una legge, perché non si aderisce a un sistema di previdenza obbligatoria per via contrattuale. Un contratto che auspicasse ciò sarebbe un aiuto molto valido sul piano politico, però l'adesione a un sistema contributivo è determinata dalla legge.
PAOLO NEROZZI. Sì, ma dopo, perché noi dobbiamo aiutare il processo che il contratto unico si faccia comunque.
ANTONINO LO PRESTI. Diciamo tutti le stesse cose. Siamo assolutamente d'accordo su tutto, perché abbiamo una posizione di buon senso. Se il nostro ordinamento fosse attrezzato per accoglierla, nei sensi prospettati dalla senatrice Donaggio, sarebbe ideale, però ha ragione Cazzola e l'ho detto anche io: ci vuole una norma che obblighi all'iscrizione.
RINO TARELLI, Commissario straordinario dell'IPOST. Come è ovvio, io non entro nelle valutazioni che non mi competono. Quelle politiche competono ai commissari e io ho piena fiducia nelle loro valutazioni, qualunque esse siano. Su di me grava anche il sospetto del Cicero pro domo sua e, in effetti, a questo non posso sottrarmi.
Ho una lunga esperienza e ho trascorso un lungo pezzo di vita a ragionare anche di questioni sociali all'interno dell'aspetto pubblicistico - Giuliano Cazzola lo sa bene, perché ci siamo incontrati spesso a discutere di questi temi. Quello in cui ho sempre creduto è che il valore del servizio pubblico fosse da distinguere dall'esercizio dell'attività pubblica. Il punto rimane questo per me: credo che la flessibilità a cui tutti stiamo guardando credo comporti la specializzazione. In Europa, in generale, è così, non esiste un ente unico generale di previdenza, ma il panorama è ricco di specializzazioni e flessibilità.
Se dobbiamo pensare ad aziende pubbliche, come sarebbe il caso di fare, allora - giustamente il Ministro in carica non l'ha ribadito e penso che questo ragionamento sia anche corretto - la specializzazione e la flessibilità comportano un'aziendalizzazione dei servizi che dobbiamo porre.
Non si tratta più di avere interventi dello Stato a sostegno, come succederebbe all'IPOST nel caso fosse lasciato in una situazione ibrida, per cui da una parte sarebbe ente unico di riferimento dei servizi postali, dall'altra responsabile solo di un pezzo e non dell'altro. Ciò comporterebbe successivamente l'intervento del bilancio dello Stato, mentre, invece, a tutt'oggi e per i prossimi dodici anni, noi siamo in grado di gestire le attività che ci sono state affidate, e sulle quali vorremmo essere giudicati, senza nessun costo pubblico né aggiunta di spesa per i datori di lavoro. Io ribadisco solamente questo, perché credo, da questo punto di vista, di aver maturato un'opinione, che vi offro. Ringrazio per l'attenzione.
PRESIDENTE. Ringrazio gli auditi e dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 9.40.
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