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Resoconti stenografici delle audizioni

Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale
32.
Mercoledì 13 ottobre 2010
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Lo Presti Antonino, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA SITUAZIONE ECONOMICO-FINANZIARIA DEL- LE CASSE PRIVATIZZATE ANCHE IN RELAZIONE ALLA CRISI DEI MERCATI INTERNAZIONALI

Audizione di rappresentanti della Federazione italiana agenti e rappresentanti di commercio (FIARC) e dell'Unione sindacati agenti e rappresentanti di commercio italiani (USARCI):

Lo Presti Antonino, Presidente ... 3 5 8 9 10 12 15
Cazzola Giuliano (PdL) ... 12 13
Cominci Domenica, Presidente nazionale della FIARC ... 3 13
D'Onofrio Fabio, Direttore nazionale della FIARC ... 12
Jannone Giorgio (PdL) ... 11 13
Lannutti Elio (IdV) ... 8 9
Marzolla Antonello, Segretario nazionale dell'USARCI ... 9 10 11 14
Mirizzi Umberto, Presidente dell'USARCI ... 5 12 13
Poli Nedo Lorenzo (UdC) ... 13

ALLEGATO: Documentazione presentata dalla FIARC ... 17

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Seduta del 13/10/2010


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...
Audizione di rappresentanti della Federazione italiana agenti e rappresentanti di commercio (FIARC) e dell'Unione sindacati agenti e rappresentanti di commercio italiani (USARCI).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti della Federazione italiana agenti e rappresentanti di commercio (FIARC) e dell'Unione sindacati agenti e rappresentanti di commercio italiani (USARCI), nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla situazione economico-finanziaria delle casse privatizzate anche in relazione alla crisi dei mercati internazionali.
Ricordo che la FIARC e l'USARCI sono due delle associazioni sindacali di rappresentanza degli agenti e rappresentanti di commercio con 43 mila 831 iscritti al 31.12.2009 la prima, e con 62.524 iscritti, al 31.12.2009, la seconda.
Comunico che per la Federazione italiana agenti e rappresentanti di commercio (FIARC) e per l'Unione sindacati agenti e rappresentanti di commercio italiani (USARCI) sono presenti, rispettivamente, la signora Domenica Cominci, presidente nazionale della FIARC, e il dottor Fabio D'Onofrio, direttore nazionale della FIARC, il dottor Umberto Mirizzi, presidente dell'USARCI, il dottor Antonello Marzolla, segretario nazionale dell'USARCI, e il dottor Massimiliano Baldini, dirigente dell'USARCI.
Do la parola alla signora Domenica Cominci, presidente della FIARC.

DOMENICA COMINCI, Presidente nazionale della FIARC. Signor presidente, onorevoli senatori e deputati, porgo un ringraziamento per l'opportunità che ci avete dato in questa audizione.
Quella di oggi è un'audizione importante, che rientra nell'indagine conoscitiva sulla situazione economica e finanziaria delle casse privatizzate anche in relazione alla crisi dei mercati internazionali e, quindi, sulla Fondazione Enasarco, un ente che per gli agenti e i rappresentanti di commercio ha un grande valore e in cui si riversano molte attese.
Tenendo conto degli obiettivi della Commissione, abbiamo consegnato alla segreteria un documento, elaborato dal nostro Ufficio economico, di analisi sulla situazione della Fondazione Enasarco.
Siamo convinti, però, che in questa sede sia necessaria una premessa. Occorre porre, cioè, l'accento innanzitutto sull'attuale situazione congiunturale, che, come è noto, ha raggiunto, soprattutto negli ultimi anni, livelli di crisi molto forti, con nuovi e pesanti riflessi sulla nostra professione. Crediamo che senza un riferimento alla


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grave situazione economica che stanno vivendo gli agenti di commercio sia più complicato ragionare di Enasarco.
La nostra è una categoria di professionisti e imprenditori, rappresentata da circa 300 mila agenti e rappresentanti, ai quali alcune statistiche attribuiscono il 60 e altre fino al 70 per cento della movimentazione del PIL commerciale. Essa risulta fondamentale anche in una congiuntura economica attuale, altrimenti - ne siamo convinti - la crisi comporterebbe cali molto più accentuati negli ordinativi di fatturato.
In ogni caso i dati che abbiamo a disposizione segnalano una flessione delle provvigioni, con riduzioni dal 10 al 20 per cento a seconda delle categorie merceologiche. Non abbiamo, però, ancora informazioni sufficienti per poter quantificare e verificare gli effetti strutturali di questa recessione sul nostro settore. Siamo anche noi in attesa dell'evoluzione di questa crisi, che potrebbe portare anche un cambiamento profondo per la categoria, si auspica, ovviamente, per il meglio.
Il nostro Paese notoriamente non è composto da grandi imprese, ma principalmente da un tessuto di piccole e piccolissime imprese e ciò fornisce la possibilità di avere molti agenti sul mercato, anche se sono proprio le piccole e medie imprese le prime ad accusare oggi gli effetti della crisi, soprattutto perché la piccola e media imprenditoria ha maggior difficoltà di accesso al credito, subisce i ritardi di pagamento e incontra, quindi, maggiori problemi nell'operare sul mercato.
Con la crisi in atto e con la previsione di una lenta ripresa dei consumi, infatti, siamo già di fronte a una perdita di 4 mila unità lavorative all'anno. Il nostro timore - in realtà, è un dato di fatto - è che il 2010 si concluderà con una ancor maggior perdita di posti di lavoro e con un ulteriore calo delle provvigioni, il tutto in assenza di una qualsiasi voglia o presenza di ammortizzatori sociali.
Il primo sintomo evidente è dato dal calo del fatturato, che nel 2009, sempre secondo il nostro rapporto, si è chiuso tra il 7 e il 12 per cento, in presenza di un'aggiunta di marcato contenimento dei costi.
Il settore, nel frattempo, aveva già registrato risultati negativi nel fatturato delle imprese, con un calo, fra il 2007 e il 2008, del 7,46 per cento, segno evidente anche nella crisi dei consumi e delle famiglie.
Se, come abbiamo già detto, la radiografia del settore rivela una flessione dello stock di imprese, occorre mettere in evidenza che, oltre alla diminuzione delle persone fisiche, si registra un lieve incremento delle società di capitali operanti nel settore, una tendenza che crediamo sia destinata a protrarsi nel futuro.
Di un punto, comunque, siamo sicuri: questa crisi sta modificando tutto il sistema dell'intermediazione commerciale e sta mettendo in risalto la miopia di alcuni atteggiamenti che si sono costruiti nel passato recente, soprattutto a opera delle case mandanti. Non a caso stiamo registrando un incremento di modifiche unilaterali dei contratti in essere - provvigioni, prodotti, zone - e di tutto un fiorire di contratti, dai co.co.co ai contratti a progetto, che di fatto stanno limitando e distorcendo l'operatività dello stesso agente.
Non disponiamo di un dato contabile del fenomeno. L'elemento che conosciamo e che si evince dalle nostre attività di sportello erogate in tutta Italia è la crescita sempre più numerosa di contratti di tutti i tipi e di tutte le forme, tranne, quindi, contratti d'agenzia, spesso caratterizzati da clausole palesemente vessatorie e ovviamente senza i versamenti obbligatori all'Enasarco.
Le conseguenze di tutto ciò sulle previsioni occupazionali ed economiche per il nostro settore sono preoccupanti. Vi è, quindi, un reale pericolo di precarietà e volatilità nel settore dell'intermediazione commerciale, cui bisogna porre freno con rapidità e risposte nuove.
Abbiamo disegnato un sintetico quadro della situazione, una realtà economica all'interno della quale vive anche la Fondazione, cui non si può rispondere


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con pura propaganda priva di ogni legittimità, come quella di proporre la confluenza all'INPS.
È puro avventurismo politico-sindacale dare un quadro della Fondazione in perenne pericolo, come fa un'organizzazione sindacale che non sottoscrive neanche gli Accordi economici collettivi. Sono atteggiamenti e proposte che non aiutano, anzi, alimentano solo un clima di confusione e di disinformazione e finiscono per non dare la giusta valenza al piano di risanamento avviato già con il commissariamento e ai risultati sino a oggi raggiunti anche con i sacrifici degli agenti per raggiungere l'obiettivo della sostenibilità ai 30 anni, come la legge impone.
In particolare, ci preme ribadire il rispetto al piano di dismissione immobiliare, a nostro avviso un progetto che riesce a tenere insieme due esigenze per noi prioritarie, la salvaguardia del bilancio attuariale della Fondazione e la sua mission, la tutela degli agenti, siano essi inquilini o contribuenti.
Ci piace anche sottolineare l'importanza della scelta compiuta di vendita diretta agli inquilini, convinti che attraverso questa strada sia possibile garantire trasparenza nella gestione e tutela degli attuali inquilini.
Il progetto Mercurio, che abbiamo condiviso, attraverso la sua realizzazione, che auspichiamo nei tempi previsti, ci permetterà di fornire agli agenti servizi sempre più di qualità e, non secondariamente, di raggiungere il livello economico e gestionale determinante per la sopravvivenza dell'ente.
Sulla vicenda Lehman Brothers crediamo che in questa sede sia sufficiente richiamare la posizione espressa dal presidente della Fondazione nella sua audizione presso questa Commissione e il documento chiamato Libro bianco di Anthracite, realizzato dalla KPMG, ente terzo, che dovrebbe essere già agli atti di questa Commissione.
È doveroso per noi, che abbiamo spesso manifestato nel passato forti critiche alla gestione dell'ente, rappresentare in questa autorevole sede il nostro apprezzamento per il lavoro svolto dal Consiglio di amministrazione attualmente in carica, in linea, d'altronde, con il documento sottoscritto da tutte le organizzazioni sindacali di parte agente e di parte datoriale al Ministero del lavoro e delle politiche sociali al termine del commissariamento.
In questi ultimi quattro anni, con l'ultima consiliatura, uscita da un commissariamento di cui tutti ricordiamo le ragioni, si è indubbiamente avviata una nuova e diversa gestione dell'ente. Siamo consapevoli che siamo solo all'inizio, ma la strada intrapresa ci fa guardare al futuro con più fiducia.
Il nostro interesse come associazione di categoria degli agenti è di avere un ente di previdenza complementare, che garantisca servizi di qualità come, per esempio, l'assicurazione sanitaria e la previdenza, sia oggi, sia domani. Grazie.

PRESIDENTE. Ringrazio la nostra ospite per la sua relazione. Se i colleghi sono d'accordo, suggerirei di sentire anche il dottor Umberto Mirizzi, in modo tale da avere un quadro complessivo sul contenuto degli interventi degli ospiti oggi presenti e di procedere poi alle domande.
Do la parola al dottor Umberto Mirizzi, presidente dell'USARCI.

UMBERTO MIRIZZI, Presidente dell'USARCI. Grazie Presidente. Intendo premettere che l'USARCI esprime all'interno della Fondazione Enasarco due consiglieri di amministrazione: al primo è demandato un indirizzo prevalentemente politico, al secondo è, invece, riservato un ruolo più specificatamente tecnico attraverso la veste di coordinatore del Comitato patrimoniale. In osservanza di tale doppio contributo, anche la presente audizione è scomposta in due differenti paragrafi, il primo politico, che sarà sviluppato dal presidente dell'USARCI, il secondo più tecnico, che sarà, invece, sviluppato dal segretario nazionale dell'USARCI, nonché coordinatore del Comitato patrimoniale e consigliere di amministrazione della Fondazione.


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L'Enasarco è nel nostro Paese l'esempio storico di ente negoziale bilaterale che assicura da oltre 70 anni la previdenza integrativa e alcune prestazioni di assistenza alla categoria degli agenti di commercio. Il decreto legislativo n. 509/1994 ha trasformato l'Enasarco da ente di diritto pubblico a fondazione di natura privata, trasformazione fortemente voluta da tutte, nessuna esclusa, le organizzazioni sindacali, sia degli agenti, sia delle ditte mandanti.
Detta trasformazione in soggetto privato è stata avversata all'epoca solamente da una sparuta componente di avvocati dipendenti dell'Enasarco, che, con la trasformazione, non avrebbero più potuto mantenere la doppia funzione di dirigenti dell'Enasarco e, contemporaneamente, di avvocati liberi professionisti iscritti al loro istituito elenco speciale.
Uno di essi era anche membro da molti mandati del Consiglio di amministrazione dell'Enasarco in rappresentanza del personale ed è proprio quest'ultimo soggetto che ha promosso la costituzione di una nuova Associazione di agenti di commercio, di cui attualmente è Segretario generale.
Detta associazione è oggi l'unica, nemmeno firmataria degli accordi economici collettivi, a sostenere la tesi, avversata fortemente da tutta la categoria, di far confluire il nostro fondo pensione nell'INPS.
Questa organizzazione, audita per prima da codesta Commissione, a sostegno della propria tesi contesta dati relativi all'Enasarco catastrofici e sostiene perdite patrimoniali su investimenti falsi e ripetutamente oggetto di interpellanze parlamentari di diversa provenienza, senza che però mai si sia appurata in alcun modo la veridicità di quanto asserito. Fino a oggi, all'opposto, è sempre stato puntualmente provato il contrario e questo intervento dell'USARCI va proprio nel senso di smentire quella visione falsamente catastrofica riportata sull'Enasarco.
Dalla sua costituzione a oggi l'Enasarco non ha mai rappresentato, né direttamente, né indirettamente, un peso economico per il bilancio dello Stato, non essendo mai stato destinatario di risorse pubbliche per l'espletamento del proprio compito statutario.
Vero è, invece, il contrario, ossia che l'Enasarco si è prestato allo svolgere ruoli che sarebbero stati specificatamente demandati ad altri, quali, primo fra tutti, quello di aver supportato in modo strabordante rispetto a quello che avrebbe dovuto essere un corretto rapporto degli investimenti, la politica della casa del nostro Paese.
Va sottolineato che l'ingente patrimonio immobiliare, concentrato prevalentemente nelle città di Roma e Milano e composto per la maggior parte da residenziale popolare, è stato acquistato durante la vita pubblica dell'Enasarco. Da quando l'ente si è trasformato in fondazione, infatti, non è più stato acquistato alcun immobile e ciò anche in considerazione del fatto che all'epoca della privatizzazione il patrimonio era composto per circa l'80 per cento da immobili la cui resa si attestava allora, come oggi, a circa l'1 per cento lordo.
È assolutamente evidente che nessun fondo pensione può assicurare prestazioni contando su una resa del patrimonio accumulato poco sopra l'unità lorda e che, inoltre, operando con una zavorra immobiliare tanto importante, non possa nemmeno detrarre fiscalmente i costi di mantenimento degli immobili, i costi di manutenzione e l'imposta comunale sugli immobili.
A ciò va aggiunto che proprio le recenti disposizioni di legge hanno disposto anche per l'Enasarco l'osservanza di un equilibrio trentennale del bilancio tecnico, il che può essere dimostrato solamente facendo emergere dal patrimonio immobiliare le plusvalenze implicite, ottenibili solo attraverso la dismissione dello stesso patrimonio.
Questa Commissione ha già audito mesi fa il presidente e il direttore generale della Fondazione Enasarco e, pertanto, ha già acquisito la conoscenza sulle modalità e sulle metodologie di massima trasparenza,


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di garanzia e di rispetto assoluto degli inquilini con cui si procederà nelle operazioni di dismissione.
Ritengo, pertanto, che sia solamente mio dovere sottolineare a codesta Commissione il parere totalmente favorevole con cui l'USARCI ha appoggiato l'intero progetto delle dismissioni. Le dismissioni immobiliari sono, quindi, necessarie per la vita del nostro fondo, sia per rendere tangibile la plusvalenza patrimoniale indispensabile per l'ottenimento dei requisiti legali del bilancio tecnico, sia per mettere a giusto reddito lo stesso a tassi che rispettino le necessità dei bilanci attuariali.
Il lifting del nostro fondo pensione non sta avvenendo solamente attraverso le dismissioni immobiliari. Esso è iniziato ben prima e con atti di grande responsabilità dell'intera categoria delle parti sociali che la rappresentano e del Consiglio di amministrazione, che ha avuto il coraggio e la lungimiranza di assumere importanti decisioni.
Nell'arco di ben cinque riforme regolamentari, infatti, è stata spostata l'età pensionabile a 65 anni per gli uomini e a 60 per le donne, come è stato portato da 15 a 20 anni il requisito minimo di anni contributivi per ottenere la pensione.
È stato adottato, inoltre, nel rispetto del principio del pro quota, il sistema contributivo di calcolo delle pensioni. È stato disposto l'aumento dei contributi e l'introduzione di un contributo di solidarietà nella misura dell'1 per cento.
Molto si è anche discusso sulle posizioni cosiddette silenti, ovvero sulle posizioni previdenziali che non raggiungono il requisito minimo di anni coperti da contributi per dar luogo al diritto della prestazione. Non si è però ricordato che chi non raggiunge il requisito minimo dei 20 anni può proseguire volontariamente con i propri versamenti, a condizione che ne presenti domanda entro i due anni successivi a quello della cessazione dell'attività.
Non si è rilevato che la contribuzione volontaria è prevista dal nostro Regolamento in due misure, quella massima rappresentata dalla media dei contributi effettivamente versati nei tre anni precedenti la cessazione e quella minima nella misura di 65 euro al mese.
Si è anche molto parlato, sovente a sproposito, degli investimenti mobiliari effettuati dall'Enasarco dando particolare ribalta al titolo Anthracite. Di Anthracite non si è affermato che la Fondazione ha predisposto un Libro bianco realizzato dalla KPMG Consulting, nel quale è elencato e riportato ogni minimo fatto, documento e decisione che adesso si riferisce. Detto Libro bianco è stato redatto allo scopo di essere consultato liberamente da chi ne abbia titolo, come, per esempio, i ministeri competenti al controllo o i membri di codesta Commissione.
Dal suddetto documento si può rilevare che Enasarco non aveva investito alcunché nella banca Lehman Brothers, che invece prestava la sola copertura sulle eventuali perdite derivanti dagli investimenti del veicolo Anthracite.
Enasarco ha contratto la copertura di Anthracite con la Lehman Brothers quando il rating della banca era una tripla A ed è uscito dalle procedure relative al fallimento Lehman Brothers non assestando a bilancio alcuna perdita, ma, anzi, con una plusvalenza contabile di 19 milioni di euro, ferme restando le valutazioni di mercato dei titoli contenuti nel veicolo.
Ciò che più ci amareggia quale organizzazione di categoria è che, anziché aver considerato l'Enasarco il danneggiato dell'imprevedibile e fulmineo fallimento della banca d'affari statunitense, con la quale intrattenevano rapporti di pari natura a quelli dell'Enasarco anche Comuni, Province, Regioni, nonché lo stesso Ministero dell'economia e delle finanze, esso sia stato additato da più parti quale causa del problema, come a sostenere che a causare il fallimento Parmalat siano stati i risparmiatori e non la società.
Nel corso delle audizioni condotte da codesta Commissione si è anche parlato della fortissima crisi che ha colpito la nostra categoria, la quale, come è noto, intermedia nel suo complesso circa il 70 per cento del prodotto interno del nostro


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Paese e che, pertanto, ha subìto dalla crisi mondiale un duro colpo, per ciò che concerne sia il volume complessivo degli affari sviluppati, sia il saldo tra nuove attività e chiusure.
Nel corso dell'anno 2009 i trend, in costante aumento negli anni passati, delle nuove iscrizioni e del montante contributivo incassato hanno subìto un importante tracollo, causato proprio dalla fortissima contrazione della produzione, da un lato, e dei consumi, dall'altro, entrambi elementi che concorrono a comporre, per un verso, il valore complessivo delle provvigioni incassate, sulle quali viene calcolato il contributo previdenziale, e, per l'altro, il rapporto tra contribuenti attivi e pensionati.
Questi dati comunque non rappresentano la fotografia corretta della salute della categoria e, quindi, anche della nostra economia, come viene testimoniato dal valore dei contributi previdenziali incassati dall'Enasarco nel secondo trimestre 2010, che indicano il ritorno al positivo del rapporto contributi-prestazione, con un recupero del 40 per cento delle perdite rapportate al medesimo trimestre 2009.
È, dunque, ingannevole la visione che basa il calcolo del trend sul livello di dati più basso tra quelli registrati e, per giunta, collocato nel punto più basso della discesa provocata dalla crisi congiunturale mondiale.
Concludo quindi il mio intervento trasmettendovi un ponderato senso di ottimismo sul futuro dell'Enasarco, ente che fa parte del patrimonio della nostra categoria. Concordiamo che sia controllato con severità da parte delle autorità competenti, ma riteniamo che meriti a pieno titolo fiducia e autonomia. Grazie per l'attenzione.

PRESIDENTE. Grazie a lei, presidente. Sulla base di quanto ha esposto in premessa, mancherebbe ancora la vostra seconda parte, ma, poiché il senatore Lannutti deve recarsi in Senato, gli lascerei immediatamente la parola per poi proseguire negli ulteriori approfondimenti.

ELIO LANNUTTI. Presidente, la ringrazio molto per la sua gentilezza.
Ringrazio anche per la documentazione prodotta e per quanto è stato riferito. Relativamente alla crisi finanziaria che stiamo attraversando, ricordo che ieri l'OCSE ha riferito che tale crisi ha prodotto 13,4 milioni di posti di lavoro in meno dal luglio 2008 all'agosto 2010. Nei Paesi dell'area OCSE ci sono, quindi, 45,5 milioni di persone disoccupate.
Sappiamo che ciò è dovuto alla speculazione finanziaria. Il quadro che ha disegnato la presidente della FIARC è a tinte fosche: ancora non usciamo dalla crisi e assistiamo a preoccupazioni anche per l'elusione contributiva, per il crollo delle commissioni, nonché per la precarietà del lavoro. Ripetiamo spesso in questa Commissione che fra 30 anni difficilmente i giovani potranno avere diritto a una pensione; lo ha ribadito ieri anche il presidente dell'INPS Mastrapasqua.
Non voglio polemizzare sulla questione degli investimenti con il dottor Mirizzi, secondo il quale gli investimenti in titoli Anthracite e Lehman Brothers sarebbero stati un affare e i parlamentari, come il sottoscritto, che si sono permessi di esprimere critiche serie e fondate, potrebbero essere colpevoli di lesa maestà. Noi abbiamo il diritto di richiedere, anche attraverso atti di sindacato ispettivo, dei chiarimenti sulla gestione di Enasarco, come su quelle degli altri enti.
Apprendo che esisterebbe un Libro bianco dove addirittura dalla gestione di Anthracite ci sarebbero state alcune plusvalenze. Non voglio criticare società come la KPMG, ma ricordo che sono le stesse che avevano redatto i bilanci di aziende come Parmalat o altre che poi sono state portate al fallimento.
Non intendo neanche dilungarmi sul fatto che ci sarebbe una fuga, come sostiene Assogestioni, dal risparmio gestito. L'ultima considerazione è che enti come Enasarco e le altre casse di previdenza non gestiscono i risparmi propri, ma quelli dei contribuenti, che contribuiscono e hanno diritto poi a una pensione. Ci si aspetta, o almeno noi ci aspettiamo, che la gestione sia improntata


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alla cautela e non all'improvvisazione, né ad un rischio che poi ricadrebbe sugli iscritti e sugli associati.

PRESIDENTE. Con riguardo al Libro bianco, la Commissione ne acquisirà ovviamente una copia, che sarà poi messa a disposizione di tutti i componenti. Avremo modo, quindi, di poter valutare esattamente quello che vi è riportato e di confrontarlo con i nostri consulenti per capire meglio la situazione. Non credo che vi fosse alcuna vena polemica nell'intervento del presidente dell'USARCI; lo affermo io per primo.
Quando ci sono diversi punti di vista è giusto che si apra un confronto, anche in relazione a quelle che sono state le conseguenze di una crisi internazionale finanziaria non ancora del tutto superata e che oggi, come ha sottolineato il senatore Lannutti, pone seri problemi per la futura sostenibilità non soltanto di questo, ma di tutti gli enti previdenziali.
Se, infatti, come ha asserito la signora Cominci, la crisi investe enormemente il settore degli agenti e dei rappresentanti di commercio, con cali di fatturato sensibili, è chiaro che ciò si riverbera negativamente sull'erogazione dei contributi e, quindi, sull'oggettiva sostenibilità dell'ente. È, dunque, compito di tutti confrontarsi su questi aspetti e soprattutto è compito della politica e del Governo cercare di dare impulso all'attività economica generale del Paese perché si inneschi un processo virtuoso che vada a beneficio di tutte le categorie produttive.
Sulle questioni sollevate dal senatore Lannutti, invito il presidente dell'USARCI Mirizzi a offrire una replica. Ovviamente può anche rispondere il segretario nazionale Marzolla, se crede.

ANTONELLO MARZOLLA, Segretario nazionale dell'USARCI. Vorrei rispondere immediatamente all'osservazione svolta dal senatore Lannutti. Sottolineo che non vi è vena polemica sul fatto che i parlamentari svolgano il compito loro assegnato, ivi compreso quello di presentare interrogazioni parlamentari.
È opportuno, però, che si stabilisca un punto fermo: Enasarco non ha mai sottoscritto e non ha mai avuto nel proprio portafoglio titoli Lehman Brothers. È falso continuare a sostenere che Enasarco avesse in portafoglio tali titoli. Lo preciso quale coordinatore del Comitato patrimoniale della Fondazione Enasarco.
Lehman Brothers era il soggetto che assicurava contro le eventuali perdite su titoli Anthracite per l'Enasarco. Svolgeva, quindi, lo stesso ruolo che ha la compagnia di assicurazione SAI sulla mia vettura: mi assicura, cioè, contro il rischio che essa sia rubata, rigata o subisca incidenti. Il fallimento di Lehman Brothers ha provocato esclusivamente il venir meno della garanzia sulla copertura del titolo Anthracite.
Non possiamo quindi accettare che in atti parlamentari si affermi che noi avevamo un titolo Anthracite, perché non è così.

PRESIDENTE. Intendeva dire un titolo Lehman Brothers...

ELIO LANNUTTI. Signor Presidente, questi signori probabilmente non sanno avere rispetto per i parlamentari. Sono io che non accetto il suo linguaggio. Lei non può venire in un'Aula parlamentare a sostenere quello che le piace o che non le piace.
È un dato di fatto, perché è agli atti, che voi detenevate titoli Anthracite per quasi un milione di euro; a quello mi sono riferito.
Difendo i diritti degli iscritti e non accetto questo linguaggio. Per favore, Presidente, richiami gli ospiti al doveroso rispetto del Parlamento e della Commissione.

PRESIDENTE. Senatore Lannutti, si è trattato di uno spiacevole equivoco, perché il dottor Antonello Marzolla - è bene riportare la situazione in equilibrio - si è lasciato sfuggire un lapsus, sostenendo che è falso affermare che l'Enasarco abbia in portafoglio titoli Anthracite. In realtà,


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aveva affermato poco prima che i titoli Anthracite c'erano, ma erano garantiti da Lehman Brothers.
Detto ciò, va comunque rilevato che «falso» è un termine inopportuno, perché prelude già a reati; sarebbe meglio dire che è sbagliato affermare - mi permetta di correggerla, dottor Marzolla - che Enasarco avesse nel proprio portafoglio titoli Lehman Brothers, mentre deteneva titoli Anthracite.
Spero in tal modo di avere riportato in equilibrio la vicenda.

ANTONELLO MARZOLLA, Segretario nazionale dell'USARCI. Accetto volentieri la critica che mi è stata sollevata. Ribadisco, però, che non abbiamo mai avuto titoli Lehman Brothers, mentre Anthracite purtroppo sì.
Nella mia relazione, che rappresentava la seconda parte dell'intervento, avrei dato spiegazioni in merito.

PRESIDENTE. Se vuole illustrare la relazione che aveva preparato, col permesso dei colleghi le darei nuovamente la parola. Passeremo poi alle altre domande che i colleghi vorranno porre.

ANTONELLO MARZOLLA, Segretario nazionale dell'USARCI. Dico innanzitutto che faccio parte del Consiglio di amministrazione dell'Enasarco e sono coordinatore del Comitato patrimoniale.
Rientro nel Consiglio di amministrazione da due consiliature, la prima delle quali ha avuto inizio con il termine del commissariamento disposto in data 7 novembre 2006 dall'allora ministro del lavoro Cesare Damiano con proprio decreto, avvenuto a seguito degli arresti dell'ex presidente e dell'allora attuario della Fondazione Enasarco.
Fu nominato commissario Giovanni Pollastrini, il quale, durante il periodo di commissariamento, procedette alla verifica della situazione della Fondazione nell'esclusivo interesse della salvaguardia degli iscritti.
Il commissario affidò a un professionista di propria fiducia l'incarico di effettuare un'attenta due diligence sugli investimenti mobiliari, controllando la bontà degli stessi e nominò anche l'attuale attuario di fiducia della Fondazione, al quale affidò il compito di effettuare la verifica e la redazione del bilancio tecnico.
Con il termine del periodo di commissariamento, Giovanni Pollastrini ha avviato le procedure per la ricostituzione dell'organo amministrativo, attribuendo con tale atto i meriti dovuti a tutte le parti sociali, che negli anni, attraverso il dialogo e la contrattazione collettiva, hanno contribuito a mantenere in vita un solido sistema di secondo pilastro, in grado di garantire alla categoria un livello di prestazione adeguato alle rispettive esigenze di vita, nel rispetto delle previsioni costituzionali.
Con la ripresa dei lavori post-commissariamento, il Consiglio di amministrazione e il Comitato patrimoniale da me coordinato si sono posti la domanda su come procedere nell'ottimizzare la gestione del patrimonio mobiliare.
In questo quadro si è ritenuto di realizzare i profili operativi suggeriti durante il periodo di commissariamento. In particolare, a questo riguardo, richiamo il contenuto dell'audizione del Commissario straordinario Giovanni Pollastrini del 29 novembre 2006. Proprio in questa Commissione, il Commissario affermò che il patrimonio dell'Enasarco presenta una situazione sicuramente paradossale, in quanto attualmente la gran parte delle risorse finanziarie è investita in pronti contro termine.
Sostenne, inoltre, quanto segue: «è mio intendimento, una volta verificate con l'aiuto dello studio legale incaricato, le corrette procedure concorsuali e con l'ausilio di un consulente finanziario, addivenire velocemente all'affidamento delle risorse finanziarie della Fondazione a gestori esterni».
Al fine di meglio ottimizzare i rendimenti finanziari, si è convenuto di procedere attraverso l'utilizzo di strutture complesse, che tutto il mercato degli investitori


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istituzionali, compresi il Ministero dell'economia e delle finanze e gli enti pubblici, utilizzavano.
Tutto ciò è desumibile dalle diverse relazioni di asset allocation predisposte dal consulente advisor con l'ausilio dell'assistenza giuridica contrattuale dello studio Gianni Origoni.
Su queste basi, dopo un beauty contest con i maggiori operatori finanziari, si decise di ristrutturare tutti gli investimenti con due principali operatori, JP Morgan, nuova entrata, e Lehman Brothers, che già era accreditata in passato all'Enasarco, con un investimento di circa 200 milioni di euro in Anthracite, tutte operazioni concluse tra la fine del 2007 e l'inizio del 2008. Vedasi a tale riguardo la seconda relazione dell'asset allocation redatta dal consulente nel maggio 2008, che riprendeva le linee della prima relazione del dicembre 2006, redatta durante il periodo del commissariamento.
Le note vicende del fallimento Lehman Brothers, risalente al settembre 2008, hanno messo in discussione tutte le considerazioni positive alla base delle decisioni assunte alla fine del 2007.
In particolare, per quanto riguarda la vicenda Anthracite, si rimanda al contenuto del Libro bianco, che il Consiglio di amministrazione ha commissionato a KPMG, consulente terzo e indipendente. Per quanto riguarda il portafoglio JP Morgan, si è già provveduto, per una parte pari a 200 milioni di euro, ad alleggerire le posizioni con nuove gestioni a indice di alta liquidità.
Per la rimanente parte si sta tentando di modificare gli investimenti con componenti finanziarie destrutturate che possano ridurre l'incidenza degli investimenti strutturati.
Il Comitato patrimoniale si è sempre interrogato sulle modalità e sui procedimenti da assumere per migliorare la policy e la trasparenza di questi investimenti, che, per loro natura contrattuale, risultano particolarmente difficili da comprendere per i non addetti ai lavori.
Proprio per tali motivi la Fondazione ha allo studio una nuova modalità operativa, che consenta consapevolmente di effettuare investimenti mobiliari, permettendo però un'efficace difesa dall'aggressività dei banker, che proprio in questi giorni lo stesso Ministro Tremonti ha denunciato, asserendo che la speculazione è ancora a piede libero, affermazione cui si è affiancato con toni diversi anche il Governatore Draghi.
Concludo il mio intervento sottolineando un allarmante dato divulgato di recente da Assogestioni, che quantifica tra i 6 e i 10 miliardi di euro la cifra in via di uscita dal mercato interno in favore di gestori esterni, sottolineando che proprio la debolezza del nostro mercato è la causa dei maggiori danni causati a enti di previdenza e al Ministero dell'economia e delle finanze.
Mi stupiscono, infine, talune note sindacalesi divulgate al solo scopo di creare suggestioni e panico, che nel concreto, però, si traducono nel nulla.
Vi ringrazio e chiedo di nuovo scusa per l'equivoco precedente.

PRESIDENTE. Dottor Marzolla, a che cosa si riferiscono queste note sindacalesi divulgate al solo scopo di creare suggestioni e panico?

ANTONELLO MARZOLLA, Segretario nazionale dell'USARCI. Sono le note, non certamente quelle dei lavori parlamentari, ma in particolare di un sindacato, di un'associazione di categoria, che allarma continuamente la categoria affermando che l'Enasarco si trova in situazione di dissesto.

PRESIDENTE. Si riferisce alla Federagenti?

ANTONELLO MARZOLLA, Segretario nazionale dell'USARCI. Esattamente.

GIORGIO JANNONE. Chiedo scusa per il ritardo dovuto a problemi di traffico e prego il vicepresidente Lo Presti di continuare a presiedere la seduta.
In premessa voglio dire ai rappresentanti dell'USARCI che ricordo il testo del


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telegramma che ci avete inviato; i toni che sono stati usati nei confronti della Commissione non sono accettabili. La Commissione è un organismo parlamentare assolutamente aperto a tutti, ma rivendica al contempo la propria autonomia nell'organizzazione dei lavori.
In merito al tema di Lehman Brothers e, in generale, dei derivati di cui abbiamo parlato numerose volte in questa sede, lo strumento più facile per evitare di sbagliare è semplicemente quello di non acquisirli. Al di là delle conoscenze e della difficoltà dello strumento, noi ci siamo permessi, nell'ambito di quelle che sono le nostre funzioni, di invitare tutti a evitare tipologie di investimenti che, per quanto possano garantire rendimenti più alti, presentano anche un rischio maggiore rispetto ad altre possibili alternative.
Abbiamo sentito dire tante volte che c'era la tripla A; sono tutte questioni che abbiamo affrontato e proprio per questo ribadiamo il consiglio ad evitare di incorrere in investimenti ad alto rischio, per quanto a buon rendimento ipotetico.
Vi ringrazio per il contributo che avete apportato partecipando all'audizione odierna. Per il futuro siamo sempre a disposizione, ma sollecitiamo un po' più di rispetto per i ruoli istituzionali.

PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

GIULIANO CAZZOLA. Siamo stati più volte investiti, anche come Commissione lavoro pubblico e privato della Camera, dei problemi che riguardano le prestazioni erogate dall'Enasarco. Voglio in particolar modo ricordarne una che comporterebbe requisiti contributivi molto elevati, ragion per cui i rappresentanti e gli agenti di commercio, persone che magari nel mercato del lavoro svolgono attività diverse nel tempo - lavoro dipendente o autonomo - non riescono a maturare i requisiti sufficienti per ottenere tale prestazione.
Vorrei conoscere la vostra opinione su questo aspetto, che ho sentito più volte creare turbative tra i vostri iscritti.

PRESIDENTE. Do la parola agli auditi per la replica.

FABIO D'ONOFRIO, Direttore nazionale della FIARC. Il problema dei silenti, al quale si riferisce l'onorevole Cazzola, è al centro dell'attenzione della FIARC, ma credo anche delle altre associazioni di categoria con cui lavoriamo in modo fortemente unitario.
Stiamo cercando di affrontare il problema dei silenti da entrambi i punti di vista, sia da quello dei bilanci attuariali, che necessita di azioni particolarmente pesanti per l'ente, sia, ovviamente, da quello dell'equità e della giustizia, cui noi, come associazione di categoria, siamo molto attenti, dal momento che difendiamo comunque una categoria di professionisti.
Il problema dei silenti ci sta a cuore. D'altronde, anche il presidente dell'USARCI vi ha accennato nel suo intervento.
È chiaro che per poter rispondere al problema dei silenti rispetto a un meccanismo di molti anni - è da tempo che la questione è a noi presente - abbiamo la necessità di interventi attuariali molto forti. Stiamo elaborando un piano affinché si possa arrivare a un'equa risposta per i lavoratori professionisti che hanno avuto un percorso lavorativo articolato e variegato.

UMBERTO MIRIZZI, Presidente dell'USARCI. Vorrei aggiungere alcune considerazioni in merito. La nostra è una categoria molto distratta. Il Regolamento prevede 15 anni di versamenti contributivi e, come ho affermato nella relazione, una volta che si smette, magari perché si decide di cambiare attività, si ha la possibilità di continuare a versare in maniera volontaria.
Dovremmo conoscere il Regolamento, ma siamo distratti e dimentichiamo che bastano 65 euro al mese da versare alla Fondazione nel giro di due anni. Al limite potremmo aumentare il periodo e da due anni portarlo a cinque, in modo da dare la possibilità di intervenire. Siamo distratti, mi creda. Come categoria non conosciamo


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i nostri doveri e a volte neppure i nostri diritti.
Il nostro diritto è quello di ricevere la pensione, la doppia pensione, purché, però, continuiamo a contribuire.
Ho incontrato persone che anche con l'INPS dopo alcuni anni non hanno ricevuto la pensione. Anche l'INPS dava la possibilità, se non si compivano gli anni giusti di attività, di continuare a versare in maniera volontaria.
Volevo aggiungere solo questo elemento e chiedere scusa al Presidente Jannone. Mi creda, non volevo assolutamente offendere né lei, né la Commissione. Evidentemente la mia «inesperienza» nei rapporti con la vostra Commissione mi ha portato a redigere il testo in oggetto. Spero che lei possa ritenere l'incidente chiuso.

GIORGIO JANNONE. L'incidente è chiuso e non vi è alcun problema, ma un chiarimento era necessario.

UMBERTO MIRIZZI, Presidente dell'USARCI. La ringrazio e le chiedo di accettare nuovamente le mie scuse.

DOMENICA COMINCI, Presidente nazionale della FIARC. Volevo solo ricordare che per la seconda contribuzione, la doppia contribuzione, noi versiamo all'Enasarco il 6,75 per cento. Si tratta di una cifra molto bassa: non si può, pertanto, pensare che con un quarto di quanto si paga all'INPS si possa avere una pensione paragonabile.
Leggo a volte polemiche sul fatto che l'Enasarco eroga pensioni molto basse. Ricordo che gli agenti all'INPS pagano il 23 per cento, oltre al 6,75. Questa è un'integrativa, in cui comunque forniamo agli agenti anche servizi molto validi, che l'INPS non avrebbe mai fornito.
Per questo motivo vi è il pensiero della doppia contribuzione. Credo che per un agente che raggiunge i massimali, che sono molto bassi, questo sia comunque un beneficio. Si tratta di un'assicurazione molto importante per la vita del lavoratore e dell'agente. Abbiamo un'assicurazione che ci copre comunque economicamente, se ci capita di stare fermi per alcuni giorni per motivi di salute o per un intervento chirurgico, e ci consente di mandare un'altra persona al nostro posto. Premetto che noi non abbiamo oneri sociali e che, quindi, se ci fermiamo, l'azienda ha 48 ore di tempo per lasciarci a casa.
Per noi è una questione molto importante: riusciamo a coprire la zona traendo un beneficio, aggiungendo poco e mandando un'altra persona a svolgere il nostro lavoro.

GIULIANO CAZZOLA. Mi è capitato di porre la questione all'Enasarco, ma i suoi rappresentanti sono stati un po' veloci nella risposta e non mi avevano convinto molto. Vi ringrazio per questa informazione.

NEDO LORENZO POLI. Avevamo parlato tra noi di tale questione, perché ci era pervenuta una lettera di un iscritto, il quale lamentava che i silenti non avessero la possibilità di proseguire volontariamente la contribuzione. Se non si raggiungono i 20 anni, si ha tempo due anni dalla cessazione dell'attività per poter chiedere la prosecuzione volontaria. Pubblicizzatelo fra gli iscritti, perché non tutti lo sanno, dal momento che una lettera di un vostro iscritto chiede di intervenire su questa materia.
Inoltre, vedo che la pensione è fissata a 60 anni per le donne e a 65 per gli uomini. Vi conviene forse parificare l'età, visto che oggi si va in questa direzione.
Condivido la situazione di un'ulteriore pensione complementare, con i benefici che lei ha affermato esistere, oltre al versamento solo per la pensione. Credo che sia un'iniziativa giusta, anche perché è obbligatoria. In Italia renderla obbligatoria è forse l'unico modo per far partire la previdenza complementare, altrimenti non decolla. Certamente, se essa è in funzione dei versamenti effettuati, il 6,75 per cento mi sembra un contributo minimo.
Mi pare, dunque, un'iniziativa giusta in questo momento, visto che le pensioni, quelle INPS, specialmente per gli autonomi,


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a causa anche dei problemi congiunturali in atto - con il minimo che si versa all'INPS e poi la percentuale sul reddito, se il reddito non c'è, non si versa - saranno sempre più basse. La ritengo molto giusta e chiedo se sia eventualmente possibile incrementarla e non diminuirla.

ANTONELLO MARZOLLA, Segretario nazionale dell'USARCI. Se la categoria avesse fatto partire una previdenza complementare insieme alle altre categorie professionali, probabilmente parleremmo anche in modo diverso della doppia contribuzione.
L'Enasarco è un ente strano, perché viene costituito 70 anni fa e nella sua vita a un dato punto diventa obbligatorio. Nasce per dare la previdenza e l'assistenza agli agenti di commercio quando non erano obbligati ad averne una e non potevano versare i contributi all'Istituto nazionale della previdenza sociale. Dopodiché, gli agenti vengono attratti all'interno della gestione commercianti e nasce questa seconda forma di contribuzione.
La categoria, però, non si sottrae mai all'Enasarco, anzi, se voi parlaste con gli agenti di commercio, vi rendereste conto che lo sentono veramente come un baluardo. L'Enasarco è l'unico elemento che caratterizza veramente gli agenti di commercio, altrimenti non se ne parlerebbe. È un fatto importante per loro, perché eroga prestazioni particolari, che vanno dall'assegno funerario alla borsa di studio, alle polizze assicurative contro rischi, malattie e infortuni.
Pensate a quale beneficio ne trae un agente di commercio, che è comunque assicurato sul fatto che, nel momento in cui incorre in un episodio di salute, ha una copertura che gli è contratta nella gestione degli agenti di commercio.
Vorrei farvi mettervi in luce una particolarità della categoria. La nostra è una delle professioni che rappresenta sicuramente un rifugio per la disoccupazione. Basta avere la macchina della mamma e un campionario e si avvia un'attività di agente di commercio.
Siamo un grande avviamento al lavoro: i giovani approcciano questo tipo di attività, la esercitano per 4-5 anni, imparano a parlare e poi magari trovano anche un impiego o un'altra occupazione. Si sono così generate negli anni alcune posizioni che nella realtà non hanno mai maturato requisiti pensionistici.
I casi più eclatanti non sono i 3-4 anni di pensione, che neanche chi li ha pensa di riscuotere, perché ammontano a poco e sono stati versati nel momento in cui i guadagni erano molto bassi e, quindi, le provvigioni sono altrettanto basse.
Sono quelle dei 15-19 anni le posizioni più critiche, che da una parte sono legate ai meno attenti. Il Regolamento permette di effettuare un versamento volontario, la cui quantità oggi, nel 2010, è di 65 euro al mese, ma dieci anni fa ammontava a molto meno: il contributo minimo per la prosecuzione volontaria era di 120 mila lire all'anno, quindi veramente un nulla. Molti non hanno utilizzato questo tipo di opportunità, che avrebbero potuto esercitare entro gli ultimi due anni dalla cessazione dell'attività.
L'ente sta cercando di correggere queste condizioni, però vorrei che voi foste vicini a noi tanto da comprendere che un conto è affrontare un problema di questo genere nel momento della massima curva bassa della vita economica del Paese, un altro è riuscire a correggerla nel momento in cui l'economia funziona in un modo diverso.
Oggi non si può pensare di metterci a carico un problema che il Regolamento, approvato dal ministero, ci indica di non dover riconoscere. Non dobbiamo dare alcunché a chi non ha raggiunto i 15 anni e non ha esercitato il diritto.
Lo possiamo fare, ma con una gradualità che consenta all'ente di togliersi da un'impasse pesante. Noi gestiamo circa 4 miliardi di euro di patrimonio immobiliare che rende lo 0,90-1 per cento, patrimonio interamente acquistato quando l'ente era pubblico: siamo proprietari di caserme dei Carabinieri e dei Vigili del fuoco e di fiere mai diventate centri fiere, per esempio a Milano. Sono


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beni acquistati nei momenti in cui noi non gestivamo la nostra previdenza, che veniva invece gestita dallo Stato.
È impensabile ora riconoscere una pensione a una categoria con una resa dello 0,90 per cento lordo; è impensabile che un ente agisca sul mercato con un patrimonio immobiliare tanto pesante e con un inquilinato molto particolare e che non possa detrarsi le spese di funzionamento. L'ente non può, infatti, detrarre le spese che incontra nella gestione ordinaria e straordinaria dei propri immobili. Non può detrarsi l'ICI. Ciò significa che spendiamo 30 miliardi all'anno di manutenzione, che sono reddito su cui paghiamo le imposte.

PRESIDENTE. Ringrazio i nostri ospiti e dispongo che la documentazione presentata dalla FIARC sia allegata al resoconto stenografico della seduta odierna.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 10.

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