Sulla pubblicità dei lavori:
Leo Maurizio, Presidente ... 3
INDAGINE CONOSCITIVA SULL'ANAGRAFE TRIBUTARIA NEL CONTRASTO ALL'EVASIONE FISCALE
Seguito dell'esame dello schema di documento conclusivo e approvazione:
Leo Maurizio, Presidente ... 3 5 8 10 11
Barbolini Giuliano (PD) ... 5 10
Ceccuzzi Franco (PD) ... 4 10
D'Ubaldo Lucio (PD) ... 6
Fogliardi Giampaolo (PD) ... 3 6
Germontani Maria Ida (PDL) ... 7 10 11
Nizzi Settimo (PDL) ... 8
TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO FRANCO CECCUZZI ... 11
ALLEGATO: Documento conclusivo dell'indagine conoscitiva sull'anagrafe tributaria nel contrasto all'evasione fiscale ... 17
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PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'anagrafe tributaria nel contrasto all'evasione fiscale, il seguito dell'esame dello schema di documento conclusivo.
È pervenuta una proposta di riformulazione da parte del vicepresidente D'Ubaldo, relativa all'integrazione delle banche dati degli enti locali con quella dell'anagrafe tributaria, che è stata inserita alla fine del paragrafo 4 del capitolo 3, e che nel testo in distribuzione è evidenziata in grassetto.
Sono parimenti evidenziate alcune proposte di riformulazione, che ho ritenuto opportuno inserire ai fini di una maggiore precisione dal punto di vista tecnico nella trattazione di alcuni temi specifici. Tali proposte sono relative al ruolo del Centro nazionale per l'informatica nella pubblica amministrazione (CNIPA) nella necessaria integrazione delle banche dati (capitolo 3, paragrafo 1, punto 3) e al trattamento dei dati personali nel sistema dell'anagrafe tributaria (capitolo 4, paragrafo 3). Sono state infine effettuate alcune modifiche di carattere meramente formale.
Do quindi la parola ai colleghi che intendano intervenire.
GIAMPAOLO FOGLIARDI. Credo che si debba ribadire, come valutazione di carattere generale, che la Commissione ha svolto un buon lavoro con l'indagine, le audizioni e il recepimento di quanto è stato illustrato dai diversi soggetti ascoltati (Agenzie delle Entrate, del Territorio, del Demanio, Guardia di Finanza, eccetera). Esprimo una valutazione positiva per il modo dettagliato con il quale sono stati riportati i vari aspetti del problema.
Come gruppo del Partito Democratico, riteniamo invece di dover esprimere una riserva su alcune valutazioni conclusive di quest'indagine. Tale riserva non riguarda le valutazioni in sé stesse, che dal punto di vista tecnico potremmo discutere e per certi aspetti condividere - parlo anche da un punto di vista professionale -, giacché indubbiamente molte questioni devono essere approfondite. Oggi, però, anche alla luce delle riflessioni e delle dichiarazioni del Governo, della caduta delle entrate fiscali, viste anche le previsioni per quanto riguarda l'IVA, si constata una notevole incertezza relativamente ad alcune scelte che il Governo dovrà compiere. In Commissione finanze stiamo discutendo il decreto anticrisi, ma già si preannuncia un'integrazione per quanto potrà riguardare alcuni aspetti fondamentali, che non conosciamo ancora, e non sappiamo se la giornata odierna ci riserverà sorprese.
Considero doveroso fare qualche valutazione di fondo. Vorrei citare solamente alcuni aspetti, sui quali potremmo anche
essere d'accordo, ma che ci lasciano perplessi per le scelte operate da parte governativa. Ad esempio, il borsellino elettronico, che viene citato nella parte conclusiva del documento, dovrebbe consentire la tracciabilità dei pagamenti e potrebbe essere una delle strade da seguire; si rimane perplessi, tuttavia, nel constatare come vi sia stata da parte del Governo, nei recenti provvedimenti, la completa cancellazione proprio della tracciabilità dei pagamenti. Arriveremo quindi ad un controsenso: da un lato, la tracciabilità dei pagamenti dei pensionati, dei piccoli dipendenti, della «povera gente», mentre dall'altro lato assistiamo alla cancellazione della tracciabilità dei pagamenti delle grandi imprese e di tutto un certo mondo.
Occorre fare numerose altre riflessioni, non tanto riguardo agli aspetti tecnici dell'applicazione, tra i quali possono esservi elementi molto positivi, bensì, ad esempio, sul passaggio dagli studi di settore al redditometro, che deve essere ulteriormente approfondito e valutato.
È necessario inoltre sottolineare che, sebbene la via dell'evasione risulti più facilmente percorribile da parte delle piccole e medie imprese e più difficilmente per quelle grandi, per queste ultime non può tuttavia essere esclusa: anche recentemente abbiamo avuto qualche grossa sorpresa al riguardo. Ugualmente per alcune norme sul falso in bilancio. Anche per esperienza personale, so che il problema del falso in bilancio è enorme. Spesso sono colpiti drasticamente i piccoli imprenditori. Più di una volta qualche cliente si è lamentato con me del fatto che spesso ci rimettano i piccoli, mentre i grandi imprenditori hanno, ad esempio, società nei «paradisi fiscali».
Ci parrebbe dunque opportuno arrivare alla conclusione di questo lavoro votando le parti che contengono i risultati dell'indagine distintamente dalle conclusioni. Ciò non tanto per poter esprimere una valutazione negativa, quanto perché sulla parte delle considerazioni conclusive e delle valutazioni si possano approfondire dopo l'estate, nel prosieguo del lavoro della Commissione, alcuni aspetti che ho evidenziato. D'altra parte siamo uniti nel riconoscere come la lotta all'evasione fiscale sia un elemento determinante nell'attuale momento della vita del Paese, tanto più alla luce della difficilissima crisi nella quale ancora siamo immersi e che non sappiamo quali sorprese potrà riservarci per l'autunno.
FRANCO CECCUZZI. L'intervento dell'onorevole Fogliardi mi esenta dall'approfondire ulteriormente questo mio contributo. Condivido le sue considerazioni e mi associo all'apprezzamento per il lavoro svolto dalla Commissione, che è stato condotto dal presidente e dagli uffici in modo molto serio e scrupoloso.
La parte sulle audizioni, che attiene maggiormente alle funzioni di questa Commissione, è un contributo condivisibile che mettiamo a disposizione del Governo, del Parlamento, dell'amministrazione finanziaria e delle Agenzie. Per ciò che attiene all'efficientamento delle banche dati e al loro utilizzo nella lotta all'evasione fiscale, mi pare che si possa esprimere un giudizio positivo.
Una valutazione diversa invece riguarda il merito della strategia di lotta all'evasione fiscale e la stessa definizione di evasione fiscale. Su questi aspetti preannuncio un voto di astensione, che è un voto istituzionalmente propenso alla collaborazione in una Commissione di vigilanza. Se fossimo in una Commissione di merito, vi sarebbero elementi di assoluta alterità rispetto ai contenuti di questo documento, tanto più in una giornata nella quale l'alterità tra la politica fiscale del centrodestra al Governo e del centrosinistra raggiungerà un culmine, almeno per ciò che riguarda questo primo scorcio della XVI legislatura, poiché oggi nella Commissione di merito alla Camera dei deputati saranno probabilmente espressi giudizi e utilizzati toni molto accesi riguardo allo scudo fiscale.
Ci risulta quindi impossibile condividere questa parte del documento, perché si opera una netta cesura rispetto all'azione dei Governi degli ultimi anni in
materia di lotta all'evasione. Questa cesura impedisce anche un sereno approfondimento di ciò che si sarebbe potuto riproporre o di ciò che tra il 2007 e il 2008 ha prodotto significativi aumenti di gettito, quali i 27 miliardi di euro recuperati nella lotta all'evasione dal Governo Prodi, dei quali non si fa cenno. Non chiediamo una citazione alla memoria o al merito, ma tali cifre testimoniano come intensificando un certo modo di condurre la lotta all'evasione si ottengano risultati. Del resto, il debutto di questo Governo con il decreto-legge n. 112 del giugno dell'anno scorso ha portato all'abrogazione di alcune norme, severamente criticata anche dalla Corte dei conti. Si evidenzia un calo di gettito riconducibile non soltanto a questo, ma anche alla crisi economica. I dati riportati nel documento conclusivo sono apprezzabili, in quanto onesti e non «negazionisti», come invece talora si tende a fare. Probabilmente, quindi, il documento rischia
di essere annoverato tra le voci pessimiste, che secondo qualcuno sarebbero colpevoli più dei fenomeni che hanno generato la crisi economica.
Da questo punto di vista, ritengo che il concetto di evasione fiscale contenuto nel documento non sia condivisibile, perché sarebbe come affermare che avremmo una diminuzione dei peccati se riducessimo i comandamenti o una diminuzione dei reati se dimezzassimo il codice penale. Parimenti non condivisibile è l'affermazione secondo la quale dare un significato etico e morale all'evasione fiscale significa produrre lacerazioni inutili e dannose. Al riguardo, esprimo una netta contrarietà. Occorre infatti mettere in campo strategie complesse, partendo però dalla considerazione che si tratta di comportamenti illeciti e moralmente inaccettabili.
Per concludere, mi rifaccio alle affermazioni del direttore generale delle finanze, professoressa Lapecorella, che nella sua audizione presso questa Commissione ha sostenuto che, per quanto riguarda la lotta all'evasione, si tratta di mettere in campo procedure molto complesse, che hanno a che fare con il contrasto a strategie molto raffinate, che si avvalgono della liberalizzazione degli scambi, del processo tecnologico e della polverizzazione del sistema produttivo.
Le soluzioni prospettate nel documento non sono quindi condivisibili. Ad esempio, l'evoluzione (o il superamento) degli studi di settore può anche essere iscritta all'ordine del giorno, ma deve essere frutto di un dibattito con le categorie interessate, che continuano a credere in questo strumento. Non si fa cenno al «forfettone» fino a 30.000 euro, elemento invece molto apprezzato, e alla possibilità di aumentarlo fino a 50.000, che sarebbe ulteriormente apprezzabile.
In questo senso, quindi, il nostro voto di astensione - per il quale nel merito non vi sarebbero le condizioni - esprime un rispetto istituzionale e una volontà di collaborazione.
Chiedo al presidente che sia pubblicato in calce al resoconto della seduta odierna il testo integrale del mio intervento.
PRESIDENTE. Lo consento, sulla base dei criteri costantemente seguiti nell'Assemblea della Camera dei deputati.
GIULIANO BARBOLINI. Come già affermato dal capogruppo e in altri interventi, non è in discussione la serietà del lavoro svolto attraverso il percorso delle audizioni, che ci consegna un materiale ricco, interessante e molto apprezzabile per i contributi dei diversi protagonisti coinvolti. Su questa parte non abbiamo ragione di dissentire.
L'impostazione e le conclusioni della relazione però suscitano in noi grandi perplessità sotto il profilo politico. Si rileva un approccio al tema dell'evasione fiscale che definirei relativista e riduzionista rispetto alla gravità e alla complessità del fenomeno, nonché una chiave di lettura - ma può darsi che non sia quella che si vuole proporre - secondo cui alla fine si potrebbe desumere che un'incentivazione e un affinamento delle tecnicalità rappresentino lo strumento per contrastare e risolvere il problema.
È di tutta evidenza che migliorare le banche dati, renderle più integrate, ottimizzare
la loro fruibilità costituisca una risorsa straordinaria. Si deve però evidenziare come il problema abbia a monte una visione, un'impostazione, un input di volontà politica, capace di orientare le strategie e i comportamenti.
Ho già avuto modo di dichiararmi concettualmente favorevole a tutti gli strumenti in grado di ridurre il circolante e permettere la leggibilità e la tracciabilità, ma non capisco perché questo Governo abbia cassato la possibilità di rendere visibile la tracciabilità, con un intervento che anche la Corte dei conti ha censurato. C'è una contraddizione in termini fra un indirizzo e l'altro: non è una scelta casuale, bensì una decisione che ha dei riflessi. Di questo non si fa cenno nella relazione.
L'altra questione riguarda un aspetto squisitamente politico: infatti, siamo in presenza di un Documento di programmazione economico-finanziaria (DPEF) secondo il quale mancano 32 miliardi di euro di entrate. Tale diminuzione non è soltanto una conseguenza del calo dell'attenzione nel contrasto all'evasione fiscale, ma non credo neppure che sia solo un effetto del calo del PIL, come molti analisti e commentatori mettono in evidenza.
Ieri, nella Commissione finanze del Senato, il comandante generale della Guardia di Finanza ci ha illustrato in modo apprezzabile lo sforzo che si sta compiendo nel contrasto all'illegalità a livello internazionale e ai meccanismi che offuscano le possibilità di controllo. Oggi, però, ci troviamo in presenza della proposta dello scudo fiscale. Si rivela quindi una disarmonia d'impianto, che non possiamo condividere.
Tuttavia, per spirito di collaborazione e per non caricare questa Commissione e la sua presidenza di responsabilità che attengono ad altri profili, ritengo che l'atteggiamento di astensione sulla parte propositiva e conclusiva e su alcune altre parti della relazione sia l'espressione di un grande senso di responsabilità istituzionale, dato che, se entrassimo nel merito delle questioni, ciò ci potrebbe portare a considerazioni di carattere ben diverso.
Inoltre, non posso esimermi dal rilevare come sia per noi imbarazzante essere qui con un atteggiamento dialogante e propositivo, mentre si registra un'assenza di commissari della maggioranza, che non so se abbia un significato politico. In questa settimana, il Senato ha lavori ridotti, ma l'importanza del tema doveva indurre a partecipare. Anche questo è un aspetto da non passare sotto silenzio, mentre esprimo rispetto per i parlamentari della maggioranza presenti.
Condivido quanto contenuto nel testo consegnato dal collega Ceccuzzi.
GIAMPAOLO FOGLIARDI. Condivido anch'io il contenuto del testo consegnato dall'onorevole Ceccuzzi.
LUCIO D'UBALDO. Grazie, presidente, per questa opera di sintesi, di assemblaggio intelligente e anche di ricostruzione di alcune ragioni di fondo che dovrebbero orientare l'azione dello Stato e degli enti locali nella lotta all'evasione.
Concordo pienamente anch'io con il testo consegnato dal collega Ceccuzzi.
Desidero esprimere soltanto un'osservazione, che potrà esserci utile in seguito, perché questo documento rappresenta non l'atto conclusivo, bensì una parte del nostro lavoro che oggi arriva a maturazione. Mi sembra che il documento sottolinei un aspetto, in modo non enfatico, però evidente in tutta la ricostruzione: la lotta all'evasione non è solo un problema di strumentazione tecnica esterna allo Stato, all'amministrazione. Infatti, anche qualora avessimo le migliori banche dati (e in effetti abbiamo un buon sistema di ricognizione dell'esistente) e sistemi tecnologici ancora più avanzati, se dovesse mancare una struttura amministrativa adeguata, non riusciremmo a contrastare efficacemente l'evasione.
Questo ragionamento, che probabilmente rivela una conoscenza dall'interno dell'amministrazione finanziaria, ci induce a una considerazione: nella nostra indagine conoscitiva abbiamo incentrato le audizioni prevalentemente sui soggetti operativi (le Agenzie, la SOGEI, le associazioni
degli enti locali), soffermandoci meno sull'aspetto che riguarda l'apparato amministrativo. Questo è uno dei punti trascurati dall'analisi che generalmente si compie dell'insieme dei problemi del Paese, e che talora si esprime con una critica generica alla burocrazia, con un'accentuazione - e capisco che è un'osservazione di chi sta all'opposizione - dello «stile Brunetta» (con il rispetto che si deve al Ministro), mentre storicamente e quotidianamente il problema consiste in una fragilità dell'apparato.
Tale questione dovrebbe essere posta a base di un lavoro successivo. Infatti, se abbiamo l'idea di un nuovo Stato con un nuovo ordinamento, non possiamo trascurare l'esigenza di rivisitare il modello organizzativo dell'apparato.
Per quanto ho constatato nel corso della mia esperienza di parlamentare in appena dodici mesi, l'ex Ministero delle finanze oggi è ridotto a qualcosa di insufficiente, perché, avendo trasferito molte competenze alle Agenzie, il sapere dell'amministrazione si è gravemente impoverito.
Nel documento si afferma che l'anagrafe tributaria può rappresentare solo un utile supporto per effettuare successivi, più approfonditi controlli: se però manca un adeguato apparato amministrativo, risulta evidente che si è in presenza di uno strumento che non si sa utilizzare al meglio.
Ritengo che, approvando la parte che dimostra l'ottimo lavoro svolto dalla Commissione e astenendoci sulla parte di analisi più generale, dovremmo sottolineare anche questa preoccupazione. Sarebbe importante riprendere il nostro lavoro cercando di comprendere se si tratti di un'esigenza eccessivamente enfatizzata oppure reale e, in quest'ultimo caso, tentando di capire come poter avviare una riforma strutturale dell'amministrazione. Altrimenti, non può esservi una reale lotta all'evasione.
MARIA IDA GERMONTANI. Ho coscienziosamente letto il documento conclusivo e ho maturato alcune riflessioni. Dopo aver ascoltato gli interventi dei colleghi dell'opposizione, credo di dover sottolineare che abbiamo affrontato tale complessa questione per mettere in luce attraverso una serie di audizioni il fenomeno dell'evasione fiscale, che purtroppo dal confronto con gli altri Paesi europei appare tipicamente italiano.
I colleghi dell'opposizione hanno espresso giuste osservazioni: in questi giorni è alla nostra attenzione il DPEF; si è parlato dello scudo fiscale, visto come un ulteriore condono per i grandi evasori; il senatore D'Ubaldo ha rilevato che forse avremmo dovuto audire anche altri soggetti oltre i direttori delle varie Agenzie, che sono organismi molto tecnici, sebbene abbiano competenze già appartenenti all'ex Ministero delle finanze.
Si tratta di rilievi che, sebbene comprensibili, non attengono all'esame di questo documento, che è stato predisposto nel corso di mesi e non alla luce delle osservazioni formulate oggi. Dobbiamo esprimere ora il nostro giudizio su qualcosa che non può tener conto di queste osservazioni. Per quanto riguarda i soggetti auditi, può essere condivisibile l'opinione del senatore D'Ubaldo, ma nulla impediva di audire altri soggetti, per avere un quadro più completo. Ritengo però che questo non attenga al nostro compito odierno, ovvero esaminare un documento conclusivo, tenendo presente che è stato unanimemente espresso un giudizio positivo sul lavoro svolto.
Considero necessario evidenziare come l'evasione fiscale sembri riguardare principalmente imprenditori e professionisti di piccole e medie dimensioni, come rilevato dall'onorevole Fogliardi, non in quanto categorie composte da evasori, ma perché i redditi prodotti spesso sono difficilmente individuabili da parte dell'erario. Dobbiamo quindi affinare strumenti di accertamento dei redditi sommersi, procedere alle integrazioni delle numerosissime banche dati (come ieri evidenziato in Commissione finanze del Senato dal comandante generale della Guardia di finanza, che ha anche citato un numero delle banche dati superiore a quello che conoscevamo),
aggiornare lo strumento del redditometro e gli studi di settore, estendendone l'applicazione.
Condivido tutto ciò, anche perché è stato oggetto di iniziative parlamentari nel corso della precedente legislatura. Abbiamo fortemente criticato la tracciabilità introdotta dal precedente Governo. Spesso, come maggioranza o come opposizione di allora, abbiamo promosso una serie di iniziative parlamentari sugli studi di settore.
Condivido la linea seguita, come pure quello che emerge dal documento. Nel rilevare l'enorme percentuale di evasione fiscale rispetto al reddito nazionale prodotto, ci si rende conto che questa patologia non può perpetuarsi indefinitamente. Essa costituisce fonte possibile di ricchezza e spesso origine di ingiustizie sociali, senza dimenticare che oggi tra attività produttive, apertura del credito e fisco esiste un'interconnessione molto stretta. Occorre considerare che tutte le imprese che non adempiono con regolarità alle obbligazioni tributarie hanno certamente una maggiore capacità di competere sul mercato.
Oggi è necessario condividere l'impostazione di questo documento. La lotta all'evasione è giusta perché consente di eliminare la concorrenza sleale: chi evade, infatti, è in una posizione di maggiore forza rispetto a chi non lo fa.
La questione è stata esaminata nelle relazioni alle assemblee dell'ABI e della Banca d'Italia, nonché dal presidente della CONSOB che recentemente ha parlato di «finanza asfittica». Si tratta di una realtà che in tempi di crisi finanziaria costituisce un impedimento alla ripresa economica e spesso un ostacolo per le piccole e medie imprese dell'Italia settentrionale.
Riguardo al borsellino elettronico, ipotizzato per i pensionati, sono abbastanza d'accordo con quanto affermato dall'onorevole Fogliardi: non vorrei che come al solito ci si focalizzasse sui piccoli e sui deboli, perché la maggioranza dei pensionati non arriva alla fine del mese. Non dobbiamo dimenticare che anche nel rapporto tra fisco e contribuente in medio stat virtus, anche se ciò non significa assenza di decisioni e di decisionismo.
Credo inoltre che la riscossione delle tasse debba essere operata concretamente con la riforma del federalismo fiscale. Tutti abbiamo condiviso unanimemente la necessità di intervenire in questo senso. Si è discusso ampiamente in Commissione, sia alla Camera sia al Senato, e abbiamo condiviso la stessa idea: il federalismo comporterà una maggiore responsabilità per i cittadini, che dovranno essere chiamati anche a dare il loro voto alla gestione amministrativa e potranno premiare o sanzionare direttamente le amministrazioni locali. Con l'introduzione del federalismo, inoltre, intendiamo imprimere un'accelerazione alla lotta all'evasione fiscale.
Condivido, quindi, questo documento, frutto di un lungo lavoro, di una lunga interlocuzione con i soggetti auditi, alla quale abbiamo partecipato tutti. Voterò favorevolmente, perché ritengo che il documento risponda alla situazione attuale e che ogni aspetto sia stato analizzato con profondità e attenzione. Ritengo inoltre che il voto non debba essere condizionato da quanto sta avvenendo in questi giorni, ovvero da argomenti che non lo riguardano, come la valutazione sul DPEF o sullo scudo fiscale.
SETTIMO NIZZI. Ritengo che un lavoro così importante, durato circa un anno, debba essere preso come base, come punto fermo per tutti noi. In seguito, si potranno apportare le eventuali modifiche che si reputeranno necessarie. Si realizza un documento che possiamo considerare in progress, base principale su cui lavorare.
Ognuno di noi avrebbe voluto apportare modifiche e fare cose diverse, ma ritengo che sia stato svolto un buon lavoro.
PRESIDENTE. Desidero innanzitutto ringraziare tutti i colleghi per i loro contributi. Vorrei esprimere una considerazione preliminare, con riferimento all'osservazione sicuramente benevola del senatore Barbolini sulle presenze. Mi corre
l'obbligo di specificare che il senatore Costa e il senatore De Angelis non sono presenti perché sono in missione: infatti fanno parte anche di un'altra Commissione. Desidero inoltre precisare che la conclusione dei nostri lavori si è articolata su due sedute, giacché è iniziata la scorsa settimana e si conclude oggi. L'adesione al documento finale dei colleghi che oggi sono in missione è indubbia.
Vorrei riprendere alcune importanti considerazioni del senatore D'Ubaldo e dell'onorevole Nizzi sul work in progress. Il documento che stiamo esaminando è una base di partenza. Dobbiamo approfondire altri aspetti, che meritano un'attenzione particolare, primo tra tutti il ruolo che l'apparato amministrativo può avere nella lotta all'evasione fiscale.
Nel corso del tempo, abbiamo assistito a numerosi interventi dei diversi schieramenti politici. Il messaggio lanciato dal senatore D'Ubaldo è sicuramente condivisibile, giacché sembra che l'azione del Ministero delle finanze «vecchio stampo» si sia affievolita: oggi esistono le Agenzie, che sono strutture operative, e un dipartimento delle finanze, che dovrebbe fissare gli indirizzi strategici e le linee programmatiche, ma ha un ruolo più tecnico che politico. È invece necessario che siano forniti indirizzi politici; questi vengono senz'altro dati globalmente dal Ministro dell'economia e delle finanze, ma sarebbe opportuno creare un'articolazione politica apposita, che possa fissare in maniera più puntuale e continua indirizzi di politica fiscale, a cui daranno attuazione il dipartimento delle finanze, che è la struttura più contigua all'autorità politica, e le Agenzie fiscali per la parte
operativa.
Il tema deve essere sicuramente approfondito. La riforma Bassanini, che ha accorpato diversi Ministeri, ha avuto il merito di semplificare il sistema, ma ha creato una serie di difficoltà gestionali e operative e di indirizzo politico. Condivido le osservazioni del senatore D'Ubaldo sull'esigenza di valutare gli impatti e le ricadute sugli apparati.
Come molto opportunamente rilevato dalla senatrice Germontani, il nostro è il documento conclusivo di un'indagine conoscitiva, quindi non deve essere considerato come atto di indirizzo, quale una mozione o una risoluzione. La nostra, che è una Commissione di vigilanza, fotografa fedelmente le posizioni dei diversi protagonisti: nella prima parte del nostro lavoro, infatti, riproduciamo tutte le posizioni delle Agenzie, del Dipartimento delle finanze, dell'ANCI, per dare un quadro fedele dello stato dell'arte in materia di evasione fiscale.
Abbiamo poi formulato alcune proposte, come se si trattasse di ipotesi di studio, senza invadere il campo delle Commissioni di merito o dell'autorità di Governo, unici organi deputati a promuovere iniziative legislative volte a disciplinare la materia.
Nella parte finale, ci siamo sentiti in dovere di esprimere precisazioni, che ovviamente rimettiamo agli organi competenti. Il nostro organismo bicamerale è anche una sorta di commissione di studio del Parlamento, il cui ruolo sarebbe sminuito, viste le competenze dei componenti, se non potesse formulare suggerimenti, che potranno essere seguiti o restare inascoltati.
Il documento conclusivo è il quadro fedele di quanto si è fatto e delle audizioni svolte, con alcune ipotesi di proposte. Nella parte conclusiva, ho infatti tenuto a sottolineare come si tratti di un'ipotesi di lavoro, che offriamo a coloro cui poi spetta intervenire.
Desidero inoltre evidenziare come l'obiettivo del borsellino elettronico non sia quello di tracciare il pensionato, cui volevamo invece fornire uno strumento che potesse incrementare il suo reddito e al tempo stesso essere utile nella lotta all'evasione fiscale. Al pensionato che si avvale di questo strumento, anziché riscuotere la pensione in contanti, lo Stato può dare di più. Utilizzando la card, il pensionato si reca presso esercizi convenzionati, ove viene tracciato l'esercente che cede i beni o il soggetto che presta servizi. Si tratta di una tracciabilità facoltativa, non obbligatoria. Questo è l'esperimento che si voleva fare, utilizzando il percorso
della social card e facendo qualche passo in avanti con uno strumento che consente al pensionato di incrementare il suo reddito disponibile e contemporaneamente, dovendolo utilizzare presso esercizi convenzionati, permette di tracciare il soggetto che cede beni e presta servizi, cioè lo stadio finale in cui più facilmente si annida l'evasione fiscale. Questo è l'obiettivo che si vuole perseguire con il borsellino fiscale.
Ringrazio i colleghi dell'opposizione per il contributo dato a questa Commissione, che si è sempre caratterizzata per un'estrema franchezza e collaborazione nei rapporti, come sono convinto sarà anche nel prosieguo dei nostri lavori.
Sulla base del dibattito, ritengo opportuno porre in votazione il documento conclusivo in modo da tener conto delle indicazioni fornite da quanti sono intervenuti, dalle quali risulta una condivisione generale dell'impianto, eccezion fatta per le conclusioni finali, sulle quali mi sembra che i colleghi dell'opposizione siano orientati ad astenersi.
FRANCO CECCUZZI. Vorrei precisare che, per quanto mi riguarda, l'astensione vale per i capitoli I, V, VI e per le conclusioni. Devo rilevare, infatti, che la struttura e il contenuto di questo documento contraddicono nella sostanza la definizione che gli viene assegnata, poiché non si limita a riassumere e commentare le audizioni, ma introduce considerazioni di natura politica, sulle quali dissento. Per cui, chiedo la votazione per parti separate; se non fosse possibile votare per parti separate, il mio voto sarebbe necessariamente contrario.
GIULIANO BARBOLINI. Non mi avventuro sugli aspetti procedurali, ma il nostro capogruppo Fogliardi nell'annunciare l'astensione aveva anticipato l'intenzione di chiedere una votazione per parti separate. L'impianto del documento nella parte che riflette le audizioni non suscita da parte nostra rilievi, ma solo apprezzamenti; però il primo capitolo, ad esempio, in cui si parla di nozione di evasione fiscale e delle cause reali dell'evasione fiscale non riflette ciò che abbiamo recepito dalle audizioni. Qui c'è un imprinting del lavoro che poi trova logicamente una sua coerenza nelle conclusioni.
Almeno sul primo inquadramento generale e sulle conclusioni chiederei quindi, se fosse possibile, di consentirci di mantenere la posizione di astensione che abbiamo enunciato, perché questa rigidità dell'impianto del documento rappresenta una forzatura rispetto al senso delle nostre osservazioni.
PRESIDENTE. Mi sembra di aver colto il senso delle vostre osservazioni. Possiamo votare per parti separate i singoli capitoli, in modo da garantire nettezza di posizioni.
MARIA IDA GERMONTANI. Vorrei fare una dichiarazione di voto. L'esame di un fenomeno parte in genere dalla sua nozione: un'indagine complessa presuppone che sia chiarito che cosa si intende per evasione fiscale. La nozione del fenomeno e della sua dimensione costituisce la premessa da cui si parte per poi analizzarlo. Ribadisco, dunque, il mio voto favorevole proprio per una questione di impostazione teorica.
PRESIDENTE. Procediamo alle votazioni per singoli capitoli.
Pongo in votazione il Capitolo I «Considerazioni preliminari e obiettivo dell'indagine conoscitiva».
(È approvato).
Pongo in votazione il Capitolo II «Crisi e lotta all'evasione fiscale».
(È approvato).
Pongo in votazione il Capitolo III «Le banche dati come strumento di contrasto all'evasione fiscale».
(È approvato).
Pongo in votazione il Capitolo IV «Le garanzie ai contribuenti».
(È approvato).
Pongo in votazione il Capitolo V «L'accertamento sintetico dei redditi, il cosiddetto redditometro e l'indagine finanziaria».
(È approvato).
MARIA IDA GERMONTANI. Per quanto riguarda il borsellino elettronico, desidero precisare che, dopo le delucidazioni fornite dal presidente, il mio voto è favorevole. Inizialmente non avevo colto gli aspetti illustrati poi dal presidente, in quanto avevo posto l'accento sul lato negativo, di controllo sul pensionato.
PRESIDENTE. Pongo in votazione il Capitolo VI «Il borsellino elettronico».
(È approvato).
PRESIDENTE. Pongo in votazione la parte intitolata «Considerazioni conclusive».
(È approvata).
PRESIDENTE. Prendo atto che i capitoli II, III e IV sono stati approvati all'unanimità e che nelle votazioni sui capitoli I, V e VI e sulle «Considerazioni conclusive» si sono astenuti i deputati Franco CECCUZZI e Giampaolo FOGLIARDI, nonché i senatori Giuliano BARBOLINI e Lucio D'UBALDO.
Nel ringraziare tutti i presenti, dichiaro conclusa la seduta.
La seduta termina alle 9,10.
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