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Resoconti stenografici delle audizioni

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti
55.
Martedì 25 maggio 2010
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

De Angelis Candido, Presidente ... 3

Audizione del Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Velletri, Giancarlo Cirielli:

De Angelis Candido, Presidente ... 3 4 6 8 9 10 11
Cirielli Giancarlo, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Velletri ... 3 4 5 6 8 9 10
Rugghia Antonio (PD) ... 5 6 8

Audizione del Prefetto di Viterbo, Carmelo Aronica e del Questore di Viterbo, Gianfranco Urti:

De Angelis Candido, Presidente ... 11 13 14
Aronica Carmelo, Prefetto di Viterbo ... 11 14
Bratti Alessandro (PD) ... 14
Urti Gianfranco, Questore di Viterbo ... 13

Audizione del Prefetto di Frosinone, Paolino Maddaloni e del Questore di Frosinone, Alfonso Maria La Rotonda:

De Angelis Candido, Presidente ... 14 16 17
Bratti Alessandro (PD) ... 16
La Rotonda Alfonso Maria, Questore di Frosinone ... 16
Maddaloni Paolino, Prefetto di Frosinone ... 15 16

Audizione del Prefetto di Latina, Antonio D'Acunto e del Questore di Latina, Nicolò D'Angelo:

De Angelis Candido, Presidente ... 17 19 20 21 22
Bratti Alessandro (PD) ... 18 19
D'Acunto Antonio, Prefetto di Latina ... 17 18 20
D'Angelo Nicolò, Questore di Latina ... 18 19 20 21
Rugghia Antonio (PD) ... 20 21

Audizione del Prefetto di Rieti, Chiara Marolla e del Questore di Rieti, Carlo Casini:

De Angelis Candido, Presidente ... 22 23 24
Bratti Alessandro (PD) ... 23
Casini Carlo, Questore di Rieti ... 22
Marolla Chiara, Prefetto di Rieti ... 22 23

Audizione del Prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro e del Questore di Roma, Giuseppe Caruso:

De Angelis Candido, Presidente ... 24 25 26 28 29
Bratti Alessandro (PD) ... 25
Caruso Giuseppe, Questore di Roma ... 26 27 28 29 30
De Toni Gianpiero (IdV) ... 28
Pecoraro Giuseppe, Prefetto di Roma ... 24 25 28 29
Rugghia Antonio (PD) ... 29 30

Audizione del Comandante regionale Lazio della Guardia di Finanza, generale Filippo Ritondale:

De Angelis Candido, Presidente ... 30 32
Giusti Virgilio, Comandante del Reparto operativo aeronavale di Civitavecchia ... 31
Ritondale Filippo, Comandante regionale Lazio della Guardia di Finanza ... 30 32

Audizione del Comandante regionale Lazio del Corpo forestale dello Stato, Giacomo Saragosa:

De Angelis Candido, Presidente ... 32 35
Avanzo Marco, Responsabile del NIPAF della provincia di Viterbo ... 33 34
Rugghia Antonio (PD) ... 34
Saragosa Giacomo, Comandante regionale Lazio del Corpo forestale dello Stato ... 32 34 35

Audizione del Direttore marittimo del Lazio e della capitaneria di porto di Roma Fiumicino, ammiraglio Pietro Maradei:

De Angelis Candido, Presidente ... 35 37 38
Maradei Pietro, Direttore marittimo del Lazio ... 36 37 38

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Seduta del 25/5/2010


Pag. 3


...
Audizione del Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Velletri, Giancarlo Cirielli.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Velletri, dottor Giancarlo Cirielli, che ringrazio per la sua presenza.
L'audizione odierna rientra nell'ambito degli approfondimenti che la Commissione sta svolgendo sulle attività illecite connesse al traffico di rifiuti nella regione Lazio.
Avverto il nostro ospite che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, se lo riterrà opportuno, i lavori della Commissione proseguiranno in seduta segreta, invitandolo comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta.
Cedo dunque la parola al dottor Cirielli.

GIANCARLO CIRIELLI, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Velletri. Buongiorno a tutti. Non conosco in anticipo l'oggetto specifico di questa audizione. Già l'anno scorso sono stato audito in generale sulle indagini. Ho provato a chiedere anche alla segreteria qualche chiarimento, in modo da potermi preparare in modo specifico...

PRESIDENTE. La Commissione intende concludere la relazione territoriale sul Lazio e, per avere un quadro aggiornato della situazione nella regione, vorremmo chiederle a che punto è l'indagine sulla quale ha riferito l'anno scorso.

GIANCARLO CIRIELLI, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Velletri. Come ho riferito alla Commissione l'anno scorso, ci sono state indagini complesse che hanno riguardato un traffico di rifiuti sui due impianti di termovalorizzazione di Colleferro. Le indagini si sono concluse l'anno scorso, con l'invio degli avvisi di conclusione indagine alle persone indagate, che sono ventisei. Inoltre, sono indagate le due società per la responsabilità amministrativa degli enti derivante da reato, in relazione a una truffa ai danni del gestore elettrico.
Purtroppo, i tempi della giustizia in genere sono un po' lunghi, perché gli avvisi devono essere notificati a tutti gli interessati e ai loro difensori, ci sono cambi di difensori, ci sono richieste di indagini suppletive e di interrogatori. Questa fase si è quasi conclusa, nel senso che gli ultimi interrogatori sono stati svolti tra febbraio e marzo di quest'anno. Alcune difese, in particolare quella dei dirigenti dei termovalorizzatori, hanno fatto una serie di precisazioni sul capo di imputazione «L»,


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che è tra gli atti che ho consegnato alla Commissione. Mi riferisco alla truffa ai danni del gestore elettrico, che preoccupa particolarmente i dirigenti dei termovalorizzatori, in quanto sono in fase di vendita degli impianti e, poiché grava questa imputazione che reca, nell'ipotesi d'accusa, il fatto di aver carpito circa 43,5 milioni di euro di contributi da parte del gestione elettrico...

PRESIDENTE. Cosa vuol dire che stanno vendendo?

GIANCARLO CIRIELLI, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Velletri. I dirigenti indagati dei termovalorizzatori - Lolli, Brida, Galuppo, Perasso e altri - attraverso le loro difese mi hanno comunicato che gli impianti sono in fase di vendita. Questa vendita, nell'ambito della procedura commissariale, poiché le società sono commissariate, risentirebbe dell'imputazione di truffa per 43,5 milioni di euro: il prezzo di vendita - così mi dicono queste difese - potrebbe essere decurtato di questa somma, o comunque di una somma rilevante, quindi la vendita dei termovalorizzatori avverrebbe a prezzi...

PRESIDENTE. Non sono pubblici?

GIANCARLO CIRIELLI, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Velletri. Sono di società private, Mobilservice ed EP Sistemi, che però sono partecipate da...

PRESIDENTE. Interamente dal pubblico.

GIANCARLO CIRIELLI, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Velletri. C'è il Consorzio GAIA, un consorzio di comuni, di enti locali...

PRESIDENTE. Mi sembra di 25 comuni.

GIANCARLO CIRIELLI, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Velletri. La EP Sistemi ha come quote sociali il 65 per cento del Consorzio GAIA SpA, che a sua volta è pubblico, e per il 35 per cento AMA SpA. Non ho annotato il dato relativo a Mobilservice, ma è in parte sicuramente partecipata...

PRESIDENTE. Interamente pubblico.

GIANCARLO CIRIELLI, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Velletri. Questi termovalorizzatori sono comunque, alla fine, di proprietà di società che hanno capitale pubblico.

PRESIDENTE. Per chiarire, se gli imputati hanno dichiarato che dovrebbero essere venduti, esiste un deliberato dell'assemblea della società?

GIANCARLO CIRIELLI, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Velletri. Del commissario, perché era stato dichiarato lo stato di insolvenza. E così stanno vendendo, a quanto mi viene rappresentato. Io non ho documentazione specifica, se non queste memorie difensive, che mi manifestano preoccupazione per il mantenimento di questa imputazione di truffa. Le difese sostengono che se rimane questa imputazione evidentemente il prezzo di vendita subirebbe una decurtazione, con danno per gli enti pubblici proprietari.

PRESIDENTE. Il commissario è stato nominato dal tribunale?

GIANCARLO CIRIELLI, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Velletri. No. È stato nominato dal Ministro per lo sviluppo economico nel 2007. È il dottor Lolli.
Come spiegavo, le difese chiedono l'archiviazione di questa imputazione di truffa, che sostanzialmente si fonda sul fatto di aver utilizzato, quanto meno per l'anno 2006, nella combustione per mantenere in funzione i forni, una quantità di metano superiore al limite previsto dalla delibera CIP6 del Comitato interministeriale


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prezzi del 1992, che stabilirebbe tale limite nel 2 per cento, modificato negli anni successivi.
Questi forni hanno la necessità tecnica di essere sempre in funzione. Normalmente il combustibile principale è il CDR, ma in considerazione dell'esigenza di mantenere sempre in funzione i forni, viene consentito l'utilizzo di altri combustibili, che sono derivanti da fonti non rinnovabili (ad esempio carbone, metano o altri). Per i termovalorizzatori di Colleferro si tratta del metano.
Avevo fatto svolgere una consulenza tecnica e i miei consulenti mi specificavano che per questo tipo di impianti vigeva questo limite del 2 per cento fino al 2006, per cui, per accedere agli incentivi, avrebbero potuto bruciare al massimo il 2 per cento di gas metano. I miei consulenti, tuttavia, avevano accertato un superamento del 2 per cento, ancorché le dichiarazioni dei dirigenti dei due termovalorizzatori fossero di diverso tipo. In particolare, per il 2006, nell'imputazione la Mobilservice dichiarava di aver consumato lo 0,44 per cento sul totale annuo di metano e il resto di CDR. Questo è un elemento della truffa contestata.
L'altro elemento è di carattere più generale: poiché nella contestazione si riferisce che i termovalorizzatori hanno bruciato un CDR non conforme, quindi al di fuori delle autorizzazioni, per questo motivo le società non avrebbero potuto accedere agli incentivi economici previsti dalla normativa in materia di uso di energie rinnovabili.
La difesa contesta questa impostazione e sostiene, invece, che il limite del 2 per cento non sussisterebbe per quel tipo di impianto, quindi a loro avviso si poteva bruciare un quantitativo superiore di metano. Inoltre, i difensori contestano il requisito della regolarità del CDR, dicendo che, anche se avessero bruciato CDR non conforme, gli incentivi sarebbero stati ugualmente dovuti.
Su questa questione, proprio nei giorni scorsi, ho interpellato il gestore dei servizi elettrici per conoscerne specificamente la posizione al riguardo. L'ho anche informato del fatto che è persona offesa per questa ipotesi di accusa. Sono ora in attesa di conoscere la posizione ufficiale del gestore su questo punto.
Per il resto, le indagini sono concluse. Lo ripeto, sono in attesa solo di questa precisazione che mi deriva da questa sollecitazione difensiva. Dopodiché procederò alla richiesta di rinvio a giudizio per il complesso delle imputazioni. Ci sarà qualche limatura per qualche posizione e potrebbe esserci una qualche modifica sul capo di imputazione della truffa, anche sulla scorta delle indicazioni che proverranno dal gestore dei servizi elettrici.
Questa è la situazione dell'indagine.

ANTONIO RUGGHIA. Lei parlava di 43,5 milioni di euro che sarebbero stati ottenuti in maniera illegittima dal gestore per il fatto che è stato bruciato metano al di sopra del 2 per cento. Ma questa cifra fa riferimento al 2006 o più complessivamente a un arco temporale più vasto?

GIANCARLO CIRIELLI, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Velletri. Si riferisce complessivamente al 2006, 2007 e 2008 e a tutte e due le società.

ANTONIO RUGGHIA. Quindi si tratta di tre anni di incentivi.

GIANCARLO CIRIELLI, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Velletri. Sì. Peraltro, sono gli anni sui quali si è concentrata l'indagine sul traffico dei rifiuti.

ANTONIO RUGGHIA. Per quanto riguarda l'informazione che ci ha dato circa la volontà espressa attraverso la deliberazione commissariale della vendita degli impianti, si fa riferimento alla vendita degli impianti di termovalorizzazione nel loro complesso?

GIANCARLO CIRIELLI, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Velletri. Non ho queste delibere che riguardano la vendita.


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ANTONIO RUGGHIA. Avremmo risolto il problema del ciclo dei rifiuti del Lazio.

GIANCARLO CIRIELLI, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Velletri. Questo mi deriva da memorie difensive redatte dall'avvocato Alfonso Stile, che difende i dirigenti degli impianti, che mi ha rappresentato questa situazione. Prendo per buono, dunque, quanto mi viene rappresentato dal difensore sotto il profilo dell'esigenza di valutare con scrupolo e attenzione questa imputazione di truffa.
L'informazione della vendita, pertanto, mi deriva solo da questo dato, perché un approfondimento di questo tipo era al di fuori dell'indagine, quindi non l'ho eseguito.

ANTONIO RUGGHIA. Essendo questa informazione contenuta nella nota difensiva che le hanno proposto, sicuramente è una notizia.

GIANCARLO CIRIELLI, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Velletri. Immagino che sia vero. Non ho motivo di dubitare che sia in atto questa procedura di vendita nell'ambito della gestione commissariale.

ANTONIO RUGGHIA. Grazie.

PRESIDENTE. Se non ci sono altri colleghi che intendono intervenire, vorrei porre alcune domande, innanzitutto richiamando le conclusioni dell'ultima audizione.
Presumo che, ad oggi, non siano state accertate intrusioni della criminalità organizzata.

GIANCARLO CIRIELLI, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Velletri. Non è emerso nulla.

PRESIDENTE. Vorrei sapere se sono stati identificati i produttori del CDR che hanno effettuato i conferimenti all'interno degli impianti; se tra questi fornitori vi erano anche privati o estranei al Consorzio; se sono stati individuati gli intermediari che hanno procurato il conferimento. Inoltre, se si è trattato - come mi sembra sia emerso - di una truffa interna ai due termovalorizzatori, vorrei sapere se sono stati effettuati accertamenti bancari sui dirigenti, su coloro che hanno procurato il danno all'impianto.
Infine, adesso le centraline che controllano l'emissione di fumi funzionano? La provincia sta adempiendo ai controlli?

GIANCARLO CIRIELLI, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Velletri. Partendo dall'ultima domanda, posso dire che, a seguito del sequestro preventivo degli impianti che fu disposto l'anno scorso, furono imposte una serie di condizioni per il ripristino e la rimessa in efficienza degli impianti. Tra queste, vi era il ripristino del sistema di controllo delle emissioni, gestito da un sistema informatico che allora era denominato SICK. So che questo tipo di impianto è stato completamente rinnovato. Sia i tecnici dell'ARPA, sia i carabinieri del NOE hanno verificato che, al termine di questa fase di sequestro, lo stesso sia stato rimesso in efficienza.
Non sono stati fatti altri controlli, quantomeno penali, per verificare ulteriormente questi dati, perché il dato dell'imputazione vincola la nostra attività. Nel momento in cui le imputazioni erano state formulate fino a un certo periodo, accertato che ai fini dell'impedimento della prosecuzione del reato si poteva con una certa tranquillità ritenere che il reato non fosse portato a ulteriori conseguenze, si sono dissequestrati gli impianti. Dopo la fase del dissequestro, so che ci sono state maggiori attenzioni da parte degli organi di controllo, ma sinceramente non ne conosco gli esiti, perché non mi sono stati comunicati e non appartengono comunque all'indagine della quale mi sono occupato.
Per quanto riguarda l'identificazione degli intermediari, attraverso i carabinieri del NOE abbiamo identificato alcuni degli intermediari e alcuni dei fornitori che, sulla base di quanto è emerso nel corso


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delle indagini, avevano effettuato irregolarità e gestito traffici di carichi di CDR non conforme.
Tuttavia, il numero dei fornitori è superiore a quello che rientra nell'indagine penale. Negli atti che ho consegnato l'anno scorso, quindi tra le imputazioni, nel capo A, viene contestato il traffico di rifiuti (articolo 260 del decreto legislativo n. 152 del 2006) e viene indicato l'elenco delle persone coinvolte, con i vari ruoli. In questo elenco figurano i nomi di tutti i fornitori e di tutti gli intermediari che, secondo la nostra accusa, hanno commesso questo reato.
Leggo, ad esempio, il signor Antonio Vischi, amministratore unico della IVRA Srl, con sede in Margherita di Savoia, società di intermediazione dei rifiuti. In particolare, per quanto è emerso in questa indagine, aveva svolto attività di intermediazione verso i due termovalorizzatori dei rifiuti provenienti dalla società DEFIAM Srl, dalla ditta individuale di Pantaleone Dentice e ancora dalla società Lavorgna srl.
Nell'elenco leggo ancora Rizzi Michele, socio di Vischi nella stessa società e titolare di un'altra società intermediaria, la Ecoservice, ditta individuale di Palo del Colle di Bari. Poi c'era la società GIR Srl di Colleferro, che operava sempre in attività di fornitura di CDR. La DEFIAM Srl è una società di Serino, in provincia di Avellino, anch'essa fornitrice di CDR. La ditta Pantalone Dentice, fornitrice di CDR, è un impianto di Montefredane, in provincia di Avellino. La società Lavorgna Srl, che faceva capo, all'epoca della conclusione delle indagini, a Sandro Lavorgna, che ne era rappresentante legale, era anch'essa fornitrice di CDR e ha sede in San Lorenzello, provincia di Benevento.
Tra i fornitori vi era, ancora, la società Enercombustibili Srl, rappresentata da Silvano Spaccini, operante in Paliano, provincia di Frosinone.
Tutte queste ditte o società private conferivano o facevano da intermediarie nel conferimento dei rifiuti presso i due termovalorizzatori. Sostanzialmente, esse conferivano il CDR pagando per il conferimento; erano, quindi, i fornitori che pagavano una certa somma a tonnellata di prodotto che veniva smaltito dagli impianti di Colleferro. Gli impianti bruciavano questo combustibile che noi diciamo essere spesso non conforme.
Evidentemente, non possiamo affermare che tra il 2006 e il 2008 ci siano stati tutti i giorni carichi illegali, ma abbiamo i dati derivanti sia dalle indagini (in alcuni casi, si è svolto un controllo di singoli carichi di rifiuti) sia dalle dichiarazioni testimoniali di alcuni dirigenti, operai e capiturno che lavoravano presso i termovalorizzatori, i quali ci hanno fornito un quadro testimoniale di diffusa illegalità, ossia di frequente ricezione di carichi non conformi. In più, per un periodo vi è stata un'attività di intercettazione telefonica che ha riscontrato questo quadro.
Il controllo tecnico operato sul sistema di cui parlavo prima, ossia il sistema SICK, che avrebbe dovuto controllare le emissioni attraverso sensori posizionati all'interno dei camini, si è rivelato assolutamente inefficiente. Sicuramente, nella fornitura di questi prodotti, erano coinvolte anche società private.
Quanto alle indagini bancarie, noi non ne abbiamo svolto sui dirigenti degli impianti, perché l'indagine si è concentrata sull'aspetto ambientale legato al traffico dei rifiuti e non su possibili episodi di corruzione.
Peraltro, all'interno della procura di Velletri, abbiamo gruppi di magistrati specializzati in vari reati. Ad esempio, esiste un gruppo che si interessa di pubblica amministrazione, del quale io non faccio parte. Lo dico per spiegare che, per competenza interna, un'indagine di questo tipo sarebbe stata affidata ad altri magistrati. Vi posso anche dire, però, che non vi è stato alcuno spunto specifico emerso nel corso di questa indagine che potesse portare a un approfondimento in quella direzione.
Avremmo dovuto operare un controllo quasi di carattere preventivo per capire se potesse esserci stata una situazione di questo tipo. Comunque, non lo abbiamo fatto.


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PRESIDENTE. Tutto, quindi, è stato portato avanti unicamente per avvantaggiare la società nel guadagno termico?
Le risulta che i dipendenti che hanno fatto scaturire una serie di indagini siano stati trasferiti, mentre i dirigenti che sono stati arrestati sono ancora al loro posto? Tutti i dirigenti di queste società pubbliche hanno compiuto questi atti - come bruciare CDR non conforme - solamente per avvantaggiare la società?

GIANCARLO CIRIELLI, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Velletri. Quasi tutti gli indagati hanno negato le loro responsabilità nel corso delle indagini, quindi non hanno riconosciuto di aver svolto un traffico di rifiuti e, di conseguenza, non hanno illustrato motivi illeciti per questo traffico che loro negano.
L'unico che ha confessato di aver falsificato alcuni certificati di analisi è uno dei tecnici - in questo momento non ricordo il nome - responsabili di laboratorio. Tutti gli altri hanno respinto le accuse.
Sotto il profilo processuale, quindi, non è emerso il motivo per cui questo traffico di rifiuti è stato realizzato. Non sono, pertanto, in grado di dirglielo.

ANTONIO RUGGHIA. Signor presidente, non riesco a comprendere il nesso - che è stato rappresentato dagli avvocati della difesa - che esiterebbe tra i danni arrecati al gestore, quindi la possibilità del risarcimento per 43,5 milioni di euro per la contestazione di truffa al gestore elettrico, e il deprezzamento eventuale degli impianti.
Non riesco a capire perché il valore degli impianti dovrebbe essere condizionato da questa ipotesi di risarcimento dei danni. Di certo, a dover rispondere dei danni non sono gli impianti, il cui valore dovrebbe rimanere lo stesso.
Approfitto della parola per rivolgerle qualche altra domanda. Da quando è scattata l'inchiesta - mi sembra che gli impianti per la gestione siano stati affidati ai carabinieri del NOE o, comunque, credo che ci sia stato un controllo molto più attento sugli impianti - da quello che abbiamo appreso leggendo i giornali, non sempre c'è stata la possibilità di far funzionare gli impianti con CDR. Abbiamo letto che per un lungo periodo vi è stata l'impossibilità di far funzionare gli impianti, probabilmente è stato utilizzato il metano. Da quello che le risulta, abbiamo potuto verificarlo? Questo discorso è collegato con la disponibilità di CDR assolutamente a norma.
È chiaro che attraverso un controllo è stata accertata, con tutte le procedure previste, la qualità del CDR e i vari passaggi, dopo che è scattata l'inchiesta. In questo caso, in base a quello che abbiamo letto e alle dichiarazioni rilasciate dai responsabili della regione Lazio, tecnici e politici, per un lungo periodo vi è stata l'impossibilità di avere CDR.
Questo aspetto è importante per il lavoro che stiamo sviluppando sul ciclo dei rifiuti. Quando non c'erano controlli adeguati arrivava CDR - o, comunque, quello che veniva definito tale - per alimentare gli impianti, ma ci siamo resi conto che non era sufficiente, perché oltre al 2 per cento è stato necessario attivare impianti a metano. Nella gestione controllata, qual è stata la situazione? Immagino che il 2 per cento sarà stato sforato per questa circostanza.
Infine, sulla base della sua esperienza, dottor Cirielli, esiste la concreta possibilità - a prescindere da come andrà il processo - che tutto finisca in prescrizione?

PRESIDENTE. Voglio ricordare, in aggiunta alle parole dell'onorevole Rugghia, che dall'impianto di CDR di Albano si scriveva continuamente alla regione e all'impianto di Colleferro per comunicare la disponibilità di una certa quantità di CDR, che non veniva preso da Colleferro. Ogni tanto, dunque, chiamavano per dire che a loro non serviva. Mi riferisco al periodo di funzionamento, quando è stata svolta l'inchiesta.
Le risulta, inoltre, la faccenda che ho riferito relativa agli operai?


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GIANCARLO CIRIELLI, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Velletri. Per quanto riguarda l'ultima questione cui accennava il presidente, sinceramente non posso confermarla. Infatti, soprattutto dalle intercettazioni telefoniche sulla signora Stefania Brida - responsabile tecnico degli impianti, che si interessava del reperimento del combustibile da rifiuto, quindi trattava con gli intermediari e i fornitori - emergeva sempre una ricerca, anche abbastanza ansiosa, del combustibile da rifiuto. Pertanto, per il periodo che è stato monitorato, anche tramite le intercettazioni telefoniche, direi che vi è stato un atteggiamento opposto a quello che segnalava il presidente, cioè di ricerca di CDR perché ve ne era una certa carenza; o, quantomeno, per raggiungere i livelli che ritenevano ottimali vi era una ricerca abbastanza intensa.
Per quanto riguarda le richieste dell'onorevole Rugghia - non sono in grado di dire nulla sulla base della lettura di documenti - non so se la vendita che oggi è in atto riguardi semplicemente gli impianti oppure un ingresso nelle quote sociali delle società Mobilservice ed EP Sistemi.
È chiaro che queste società hanno avuto i contributi. Se l'accusa andasse in porto con una sentenza definitiva di condanna, le due società Mobilservice ed EP Sistemi sarebbero responsabili del risarcimento del danno al gestore.
Sotto il profilo giuridico, anche civilistico e amministrativo, il gestore servizi elettrici, teoricamente, se ritenesse che questi contributi sono stati illegalmente recepiti dalle due società potrebbe agire in autotutela. Poiché 43 milioni di euro sono una cifra rilevante, posso immaginare che se queste due società non fossero in grado di restituirla in termini anche brevi, il gestore probabilmente potrebbe agire in modo esecutivo nei confronti degli impianti. Quindi, immagino che chi compra o vuole comprare gli impianti oppure le quote sociali - lo ripeto, non sono in grado di precisare questo aspetto - potrebbe temere un'aggressione degli immobili e degli impianti. Penso che la giustificazione possa essere questa.
Circa il periodo di controllo più stringente che è stato imposto ai due termovalorizzatori, questo si è realizzato soprattutto durante il sequestro preventivo dei due impianti. Durante questa fase era stato imposto, nel decreto di sequestro, un controllo giornaliero da parte del NOE e dell'ARPA su tutti i conferimenti di CDR. Credo che questo si sia realizzato per soli due o tre giorni, perché di fatto i dirigenti degli impianti hanno spento i forni per procedere a tutte le predisposizioni necessarie per farli ripartire in efficienza.
Concluse queste operazioni si è proceduto al dissequestro, quindi è venuto meno il controllo giornaliero. Sicuramente, dunque, non ci sono stati conferimenti di CDR perché i forni erano spenti.

PRESIDENTE. Le riporto le dichiarazioni del sindaco di Albano Marco Mattei, attualmente assessore all'ambiente della regione Lazio, il quale ha lamentato, nel corso della sua audizione presso il comune, in occasione della nostra visita a Colleferro, che le società EP Sistemi e Mobilservice, che gestiscono l'impianto di trattamento RSU e produzione di CDR di Albano a servizio del bacino territoriale versante orientale dei Colli Albani e area litoranea meridionale, hanno trovato notevoli difficoltà nel conferimento presso la società del gruppo Gaia del CDR prodotto dal loro impianto, cosicché migliaia di tonnellate di questo combustibile sono finite nella discarica di servizio, con accelerato consumo delle volumetrie disponibili.
Le affermazioni del sindaco trovano ampio riscontro nella documentazione prodotta nel corso dell'audizione. Da tale documentazione e, soprattutto, dalle note inviate dalla Pontina Ambiente Srl, che gestisce l'impianto di trattamento RSU e CDR di Albano, al commissario straordinario per l'emergenza rifiuti, ai sindaci dei comuni interessati e ai responsabili istituzionali della gestione commissariale, risulta l'interruzione frequente dei conferimenti


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del CDR a causa di fermi dell'impianto di Colleferro negli anni 2004-2009.
Nel 2004, presso l'impianto di Colleferro è stato conferito CDR per sole 124 giornate lavorative. Negli anni successivi, le interruzioni causate dal fermo dell'impianto sono state ancora superiori, come si rileva dalle numerose diffide inviate dalla società Pontina Ambiente alle società del gruppo Gaia. Il fatto può avere spiegazione logica soltanto ipotizzando che nell'impianto di Colleferro venissero illecitamente conferiti CDR non trattati e materiale di scarto, quali copertoni e materiali ferrosi, da parte di privati non appartenenti al Consorzio, con la complicità di dirigenti e personale di servizio che agiva per conseguire profitti economici personali.
Questa è una nostra ipotesi.
Volevo farle presente che abbiamo dichiarazioni di questo tipo verbalizzate. Peraltro, il gruppo Gaia è stato anche diffidato dalla Pontina Ambiente perché non riceveva CDR.

GIANCARLO CIRIELLI, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Velletri. Personalmente non ho riscontrato questi dati nel corso dell'indagine che abbiamo svolto. È senz'altro possibile che ciò sia accaduto.

PRESIDENTE. Non la interromperò più, ma vorrei specificare che le dichiarazioni di Mattei e della Pontina Ambiente sono supportate da lettere e diffide. Insomma, non sono solo parole.

GIANCARLO CIRIELLI, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Velletri. Posso dire che l'obiettivo dell'indagine penale che è stata coordinata da me non era quello di verificare la regolarità della società stessa sotto il profilo amministrativo e gestionale.
Il fatto che in quel periodo la società abbia rifiutato alcuni fornitori è sfuggito all'indagine perché noi abbiamo verificato altri aspetti.
La polizia giudiziaria che ha indagato era tendenzialmente orientata all'aspetto ambientale, quindi a verificare i carichi che arrivavano. Pertanto, anche le testimonianze sono state raccolte con l'attenzione a ciò che arrivava e non a ciò che non è arrivato per motivi che sinceramente sono rimasti al di fuori dell'indagine. Potrebbe essere stato anche quello un aspetto probabilmente degno di ulteriore sviluppo, ma non è avvenuto in questa indagine.
L'onorevole Rugghia ha posto una domanda sul rischio di prescrizione. Possiamo dire che tutti i processi con un rilevante numero di imputati e di imputazioni, peraltro complesse come in questo caso, sicuramente corrono questo rischio, soprattutto quando questi vengono gestiti da piccoli tribunali che non hanno risorse illimitate e si trovano ad affrontare un carico di lavoro rilevante. Posso assicurarvi che questo è il caso del tribunale di Velletri.
Quindi, il rischio di prescrizione c'è sempre. Bisognerebbe fare un discorso più generale. I nostri tribunali, ancora oggi, stanno lavorando su processi i cui reati rientrano nell'ultimo indulto del 2006. Insomma, i nostri tribunali stanno macinando processi per i quali, in caso di condanna, alla fine si arriverà a comunicare a qualcuno che è responsabile di un certo reato, che è condannato sulla carta a due, tre anni, ma non dovrà scontarli.
Ora, ancorché siano intervenute norme che consentono ai presidenti dei collegi di anteporre i fatti più gravi e più urgenti, comunque oggi sono in dibattimento, per la stragrande maggioranza, processi con imputazioni risalenti al 2006 e periodo antecedente. Evidentemente i processi più giovani si metteranno in coda, quindi i ruoli sono abbastanza imponenti.
Posso dirvi che questo processo andrà a udienza preliminare, dopo la mia richiesta di rinvio a giudizio. Anche la fase dell'udienza preliminare è, comunque, una fase lunga, perché prima di poter iniziare a discutere del merito di un processo bisogna instaurare il contraddittorio con tutte le parti. Pertanto, occorre che tutte le notificazioni a tutti gli imputati e a tutti i difensori siano regolari.


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In questo caso, abbiamo 28 imputati, tra persone fisiche e persone giuridiche, e non so quanti avvocati, perché molti hanno un doppio avvocato. Posso, dunque, stimare che prima di raggiungere una regolarità completa del contraddittorio, con tutte le parti, possano essere necessarie diverse udienze preliminari, che ovviamente non si svolgono a distanza di pochi giorni l'una dall'altra, proprio per i ruoli pieni che hanno tutti i tribunali, e anche quello di Velletri.
Posso stimare che ci potranno essere cinque, sei o sette udienze solo per l'instaurazione del contraddittorio. Ovviamente, trattandosi di situazione complessa, le difese rappresenteranno moltissimi problemi, come è prevedibile. Sicuramente occorrerà molto tempo per uscire dall'udienza preliminare, poi ci sarà il dibattimento, che comporta più o meno gli stessi problemi. Peraltro, poiché il tipo di processo accusatorio che abbiamo fa sì il giudice del dibattimento non conosca praticamente nulla, quindi deve acquisire la conoscenza su tutti i fatti nell'oralità del dibattimento, questo comporta tempi molto lunghi. In definitiva, il rischio di prescrizione c'è.
Non posso fare una previsione certa riguardo ai tempi, ma sicuramente, almeno per alcune ipotesi di reato che prevedono pene non pesantissime, in termini edittali, il rischio di prescrizione esiste.

PRESIDENTE. La ringrazio per il contributo e le auguro buon lavoro.
Dichiaro conclusa l'audizione. Ora possiamo proseguire con gli argomenti da mantenere riservati.
Dispongo la disattivazione dell'impianto audio video.

(I lavori della Commissione procedono in seduta segreta).

(La seduta, sospesa alle 9,25, riprende alle 9,30).

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