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salta l'esplora

Resoconti stenografici delle audizioni

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti
68.
Martedì 5 ottobre 2010
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

De Luca Vincenzo, Presidente ... 3

Audizione del comandante del gruppo Carabinieri per la tutela ambiente di Napoli, maggiore Giovanni Caturano:

De Luca Vincenzo, Presidente ... 3 7 10 11
Bratti Alessandro (PD) ... 5 6
Coronella Gennaro (PdL) ... 8
Castiello Giuseppina (PdL) ... 9
Caturano Giovanni, Comandante del gruppo Carabinieri per la tutela ambiente di Napoli ... 3 5 6 7 8 9 10 11

Audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Nola, dottor Paolo Mancuso:

Pecorella Gaetano, Presidente ... 11 12 13 14 15 17 18
Castiello Giuseppina (PdL) ... 16
Coronella Gennaro (PdL) ... 14
De Luca Vincenzo (PD) ... 13
Mancuso Paolo, Procuratore della Repubblica di Nola ... 11 12 13 14 15 17 18
Russo Paolo (PdL) ... 14

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Seduta del 5/10/2010


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...
Audizione del comandante del gruppo Carabinieri per la tutela dell'ambiente di Napoli, maggiore Giovanni Caturano.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del comandante del gruppo dei Carabinieri per la tutela dell'ambiente di Napoli, maggiore Giovanni Caturano.
L'audizione odierna rientra nell'ambito dell'approfondimento che la Commissione sta svolgendo sulla regione Campania, e in particolare sulla vicenda riguardante il termovalorizzatore di Acerra e sui recenti disordini verificatisi nel comune di Terzigno.
Avverto il nostro ospite che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, se lo riterrà opportuno, i lavori della Commissione proseguiranno in seduta segreta, invitandolo comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta.
Cedo la parola al maggiore Caturano, che ringrazio per la sua presenza.

GIOVANNI CATURANO, Comandante del gruppo Carabinieri per la tutela dell'ambiente di Napoli. Buongiorno a tutti. Ci siamo visti altre volte in altri contesti e devo dire che è stata un po' una sorpresa la richiesta di relazionare sul termovalorizzatore di Acerra. Non sono, infatti, un tecnico, non sono ingegnere, sono un addetto ai lavori che in materia specialistica di tipo impiantistico non potrebbe dare se non valutazioni personali sulla base dell'esperienza e non sulla base di conoscenze tecniche. Questa è la premessa iniziale.
Nel merito, vorrei scindere la tematica del termovalorizzatore di Acerra da quella della discarica di Terzigno. Il termovalorizzatore di Acerra è stato previsto, come sappiamo, insieme al piano sui rifiuti pubblicato nel 1997 dall'allora giunta Rastrelli, che prevedeva una serie di impianti nella regione proprio per uscire da una crisi dei rifiuti già esistente negli anni Novanta e culminata nel 1994 con la dichiarazione dello stato di emergenza.
Tralascio tutta la parte storica sulle varie vicissitudini, sulle assegnazioni contrattuali e altro. Di fatto, il progetto che ho analizzato, che risaliva agli anni Settanta e prevedeva un forno a griglia su tre linee, era impiantisticamente un po' superato. Tuttavia, da quello che si desumeva dal bando dell'epoca, non si chiedeva specificatamente un tipo di termovalorizzatore, ma un tipo di impianto che potesse essere allestito in 300 giorni e che avesse un basso costo di manutenzione. Come sappiamo tutti, si aggiudicò la gara la FIBE-FISIA impianti insieme a un'associazione temporanea di imprese che diedero vita, oltre ai famosi impianti di CDR che costituivano una premessa per poter alimentare il termovalorizzatore, alla costruzione dello stesso.


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Come NOE non ci siamo mai occupati delle problematiche del termovalorizzatore perché quando siamo partiti nel 2004 con un'inchiesta della procura di Napoli con la sezione Ambiente e la sezione Pubblica amministrazione, ci occupammo della frode in pubbliche forniture derivante dall'assegnazione di questa tipologia di gara più che, materialmente, dell'utilità che potesse derivare dalla costruzione dei vari impianti. Si procedette, infatti, al sequestro degli impianti di CDR perché una consulenza accertò che nei sette impianti avviati da FIBE-FISIA non si produceva combustibile da rifiuto, ma rifiuto tal quale che, ovviamente, in un impianto di termovalorizzazione non poteva essere utilizzato dal momento che, come sappiamo, il potere calorifico dell'impianto del CDR è molto più alto, con tutte una serie di conseguenze, in tema di produzione di energia elettrica, di vendita ai gestori, eccetera.
Quando gli impianti di CDR furono dissequestrati si andò avanti con la costruzione del termovalorizzatore, furono completate alcune linee. Successivamente ci fu la risoluzione contrattuale FIBE-FISIA per inadempienze e l'affiancamento alla FIBE di un'altra società - che si costituì, peraltro, in Napoli con la società Partenope Ambiente - che procedesse al completamento del termovalorizzatore. Sappiamo che fu consegnato nel marzo 2009.
All'epoca, la Commissione di impatto ambientale del 1999 si espresse in misura contraria anche per l'ubicazione del termovalorizzatore in quella zona: andava a incidere, infatti, in un territorio come quello di Acerra, località Pantano, già provato lungamente dalla presenza della famosa industria delle multifibre, era quindi una zona già inquinata dal punto di vista ambientale con presenza di diossina nei terreni. Una successiva VIA del 2005, ancora del Ministero, diede il nulla osta alla costruzione impartendo una serie di prescrizioni che, come è noto, furono successivamente superate con l'introduzione del famoso articolo 5 della legge 14 luglio 2008, n. 123, che in buona sostanza superò la valutazione di impatto ambientale stabilita dal Ministero: si decise, infatti, con la chiusura dell'emergenza rifiuti, che per poter superare questo momento storico fosse necessario sorvolare momentaneamente su quelle prescrizioni. Si «declassò» la possibilità di poter bruciare il CDR di qualità all'interno del termovalorizzatore autorizzando rifiuto tal quale, da cui i famosi codici CER dei rifiuti (rifiuti urbani, spazzamento strade e quant'altro).
Per un anno il termovalorizzatore ha funzionato abbastanza bene. I problemi che si sono verificati ultimamente, secondo gli addetti ai lavori, sono derivanti più che altro - ripeto che noi non siamo tecnici - dal fatto che i forni stanno avendo dei grossi problemi interni perché presentano delle crepe dovute non sappiamo se a una non corretta coibentazione dei forni o al materiale utilizzato, ma su questo non sono in grado di interloquire perché ribadisco che non sono un tecnico.
Posso, però, aggiungere delle considerazioni parametrando l'esperienza fatta con un altro tipo di termovalorizzatore. In particolare, noi prendemmo in esame un tipo di impianto gemello di quello di Acerra, l'impianto FEA di Granarolo dell'Emilia, ancora degli anni Settanta per cercare di capire come funzionasse il termovalorizzatore, che in effetti, così come quello di Acerra, ha funzionato per un trentennio bruciando circa 4.100.000 tonnellate senza avere nessun problema, chiaramente con l'adeguamento strutturale dell'epoca. Tuttavia, ciò che mi saltò all'occhio andando a rivedere gli atti dell'epoca è che quel termovalorizzatore bruciava circa 150.000 tonnellate l'anno e non 600.000, come quello di Acerra. Ora, ripeto per l'ennesima volta, quasi a essere noioso, che non sono un tecnico e non so con quale materiale sono fatti i camini, però ovviamente, se tecnologicamente quell'impianto può bruciare 150.000 tonnellate, bruciarne 600.000 è come utilizzarlo in un anno facendolo lavorare per quattro. Risulta ovvio che il materiale di cui è fatto il camino si consuma e si logora. Non sto dicendo che il termovalorizzatore


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sia fatto male - tecnologicamente nulla quaestio - però chiaramente un uso continuo può pregiudicarne la funzionalità.
È possibile fare un'ulteriore osservazione. La Partenope Ambiente, la società costituita per Napoli, del gruppo A2A, ha ovviamente una struttura in fitto. Il suo guadagno deriva dalla produzione di energia elettrica dalla termocombustione dei rifiuti per farne, chiaramente, funzionare una parte per l'impianto e venderne il resto al gestore della rete elettrica. Ora, sappiamo che il potere calorifico del rifiuto solido urbano è molto più basso rispetto a quello di CDR, per cui fino a una «x» ipotetica produzione di calore si rientra nei costi di esercizio della gestione del termovalorizzatore, ma chiaramente, per potere guadagnare e non andare in perdita, l'azienda deve aumentare necessariamente la produzione. Non escludo, quindi, che potrebbe esserci stata un'eccessiva produzione proprio per rientrare economicamente. Noi non siamo mai entrati nel termovalorizzatore né abbiamo avuto mai un decreto di ispezione da parte della magistratura perché Acerra, come le discariche, rientra tra i siti di interesse nazionale strategico, per cui tutte le attività investigative sono accentrate nelle mani del procuratore capo di Napoli.
Solo dal 31 gennaio 2010 stiamo prendendo, come Gruppo tutela ambiente, contezza di quello che è successo e di quello che potrebbe teoricamente succedere nelle attività. In ogni caso, nella relazione ho allegato i dati di fatto sulle capienze effettive delle discariche facendo i cosiddetti conti della serva: abbiamo finalmente potuto accedere a Chiaiano, abbiamo visto quanti rifiuti sono entrati, quale era la capienza e, per differenza in relazione ai quantitativi giornalieri, ne abbiamo tratto una somma approssimativa sulla capienza.
In effetti, la possibilità di capienza è molto limitata, ma non direi ridotta al punto da giustificare quello che succede oggi. Non credo, quindi, come è stato detto anche da molti, che si tratti di un problema di impiantistica. Credo che sia possibile far fronte nel breve e medio periodo all'esigenza. È chiaro che sono necessari adeguamenti strutturali, come la creazione di un altro termovalorizzatore o un aumento della differenziata, anche se sappiamo benissimo che aumentando la differenziata diminuisce la possibilità del combustibile da mandare. Si tratta, quindi, anche di versioni contraddittorie con quelle che si sentono oggi.
Per quanto riguarda le indagini in corso, al momento non abbiamo nessuna delega della procura. Ci sono numerosi esposti, ma tutti nelle mani della procura, sezione ambiente, che per il momento non ha ancora dato una definizione.

ALESSANDRO BRATTI. Vorrei porle alcune domande su Acerra. La procura è quella di Napoli o di Nola?

GIOVANNI CATURANO, Comandante del gruppo Carabinieri per la tutela dell'ambiente di Napoli. Dal punto di vista delle competenze legislative, fino al 31 dicembre 2009 tutto quello che è successo è di competenza della procura regionale di Napoli. Dal 1o gennaio 2010 la competenza è tornata nuovamente alle procure ordinarie: è la procura di Nola, quindi, per quello che è successo dal 1o gennaio, ad essere competente.

ALESSANDRO BRATTI. Sul tema delle emissioni, le notizie che dovremmo verificare sono relative al numero di controlli cosiddetti fiscali, non quelli in autocontrollo, eseguiti da ARPA Campania e al loro esito.
Inoltre, vorrei sapere se vi risulta che sia stato utilizzato gasolio, proprio per il motivo che spiegava prima, cioè che l'impianto, dovendo continuare a produrre energia e avendo dei problemi con i rifiuti, per poter continuare la produzione di energia abbia utilizzato gasolio a più riprese.
Inoltre, benché non risulti niente, vorrei sapere se non vi insospettisce il fatto che il presidente della commissione di collaudo sia colui che è diventato direttore generale di ARPA Campania. Non voglio pensar male...


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GIOVANNI CATURANO, Comandante del gruppo Carabinieri per la tutela dell'ambiente di Napoli. Il precedente direttore di ARPA Campania non ha fatto una buona fine, l'ingegner Capobianco è stato arrestato. Presumo che il direttore attuale sia persona perbene perché non ce ne siamo ancora occupati.

ALESSANDRO BRATTI. Quello attuale risultava essere il presidente della commissione di collaudo dell'inceneritore.

GIOVANNI CATURANO, Comandante del gruppo Carabinieri per la tutela dell'ambiente di Napoli. Non ho mai visto il collaudo dell'inceneritore. Oltre al collaudo, inoltre, quello dell'autorizzazione all'esercizio è un altro problema. Si dice che il collaudo sia terminato il 25 febbraio 2010, soprattutto sollecitato dalla procura di Napoli, per cui può capire bene per quali motivi non siamo riusciti ancora a ottenere l'autorizzazione. È sul web, sul sito Osservatorio Ambiente di Acerra, ma non siamo riusciti a ottenerla. Più che il collaudo è l'autorizzazione in esercizio a farmi porre dei quesiti.
La deroga alla VIA del Ministero era valida, a mio avviso, fino al 31 dicembre 2009, finiva nel momento in cui finiva l'emergenza. Continuo a parlarle da ignorante in materia, però per me, da addetto ai lavori, non da membro della VIA o altro, dal 1o gennaio era necessaria un'altra autorizzazione all'esercizio per il termovalorizzatore di Acerra. Posso aver interpretato male la legge e, come ha detto anche lei, a pensare male non si fa mai peccato, però col termine dell'emergenza veniva meno quella cosiddetta sospensione della VIA, e quindi più che altro è l'autorizzazione all'esercizio che mi preoccupa e secondo me dovrebbe essere regolarizzata, a meno che non ci sia qualche altro articolato di legge che può sostenermi.
Per quanto riguarda le centraline ARPA - noi lavoriamo quotidianamente e bene con ARPA Campania, sono degli ottimi professionisti - informalmente abbiamo...

ALESSANDRO BRATTI. Mi scusi, non tanto le centraline, ma proprio i controlli a camino perché non sono presenti tra i dati nell'Osservatorio, anche se vengono richiamati. Mi risulta informalmente che sia stato eseguito solo un controllo in febbraio che, tra l'altro, aveva dato dei risultati non perfettamente in linea...

GIOVANNI CATURANO, Comandante del gruppo Carabinieri per la tutela dell'ambiente di Napoli. Ci sono stati segnalati degli sforamenti rientrati con l'aumento - sembra - dei filtri, però, come le dicevo, non siamo mai entrati. I rapporti con l'ARPA ci dicono che fondamentalmente il problema del termovalorizzatore non è l'emissione in atmosfera ma il funzionamento dei camini. In ogni caso, tecnicamente, anche per l'emissione in atmosfera serve personale ARPA, per cui dovrebbe essere la magistratura a interessarsene. Oltretutto, è vero che l'emergenza è finita il 31 dicembre, però Acerra è rimasta come sito di interesse, non come impianto di interesse nazionale, per il discorso che facevamo prima: il sito è rimasto tale, non l'impianto a mio avviso.
Quanto al gasolio, non ho idea del fatto che si usi gasolio. So che ogni tanto ricorrono a insufflazione di gas metano per aumentare la pressione - lo so con certezza perché mi è stato confermato da alcuni tecnici - però credo che possa fornire maggiori dettagli l'ingegner Buonomo, che è il direttore della Partenope Ambiente. Non so se sia stato già audito, ma lui può fornire tutti i dettagli esaustivi sulla questione. In qualità di direttore, saprà bene come funziona il suo impianto.
Per quanto riguarda Terzigno, al momento altro sito di interesse nazionale dove noi non siamo entrati - ultimamente siamo entrati solo a Chiaiano con delega della magistratura - ce ne siamo occupati in passato durante le precedenti gestioni, ossia durante un'altra attività che abbiamo svolto come Gruppo tutela ambiente sull'emergenza rifiuti, in cui sono rimasti coinvolti diversi personaggi. Ricordo che Terzigno non era stata individuata come sito di interesse nazionale; successivamente


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è diventata sito di interesse comunitario con tutti i problemi connessi, per cui poi la decisione è stata presa per legge.
Per quanto riguarda, invece, i disordini, non ho elementi per ricondurli alla criminalità organizzata per un motivo semplicissimo. Io ho vissuto in prima persona come NOE - non so se i signori ricordano - i disordini di Pianura del 2008 e in quella situazione era presente la criminalità organizzata che aveva interessi a lottizzare abusivamente una zona già martoriata. Per Terzigno non abbiamo elementi di criminalità organizzata, forse il contrario: la camorra potrebbe avere interesse ad aprire il sito quanto prima perché Terzigno va allestita, bisogna bandire una gara d'appalto, ci sono i lavori di movimento terra, i trasporti dei rifiuti. Si innescano, cioè, tutte quelle note problematiche connesse alla cointeressenza della criminalità organizzata in alcune situazioni, per cui è ovvio che vengono alimentati gli appetiti economici della criminalità.
Non mi sento, quindi, di sposare questa tesi, anche se potrei essere smentito domani mattina stessa con un'operazione di servizio. Oltretutto, recentemente ho visto in televisione che la DIGOS di Napoli ha rinvenuto delle bottiglie molotov: la camorra non usa molotov, la camorra usa il T4. Secondo l'ipotesi dell'Ufficio DIGOS di Napoli esisteva una presenza di anarco-insurrezionalisti nella zona.
Su Chiaiano, effettivamente, all'epoca dei disordini derivanti dall'opposizione all'apertura, abbiamo rilevato delle presenze, però credo che i colleghi dell'Ufficio DIGOS della polizia possano essere più esaustivi su questo. Per quanto mi riguarda, resto del parere che la criminalità organizzata non abbia interessi a che la discarica non venga aperta perché potrebbero aprirsi, al contrario, nuovi business economici nella zona. Possiamo poi dire tutto e il contrario di tutto e possiamo essere smentiti tranquillamente domani mattina. Al momento, tuttavia, non mi sento di dire che ci siano segnali in questa direzione.
Ribadisco, oltretutto, che noi siamo organi specialistici dell'Arma, non organi territoriali. Chi può dire meglio di me è sicuramente il Comando provinciale dei carabinieri di Napoli, quello di Torre Annunziata, che è presente sul territorio capillarmente e ha il polso di quello che succede a livello locale. Noi siamo organi esterni.

PRESIDENTE. Per certi versi lei ha già risposto alla domanda dell'onorevole Bratti; tuttavia, dietro questa reazione lei esclude categoricamente che possono esserci anche interessi e infiltrazioni che vanno al di là dei disordini sociali di un territorio che immagina di non poter sopportare un'altra discarica?

GIOVANNI CATURANO, Comandante del gruppo Carabinieri per la tutela dell'ambiente di Napoli. Elementi non ne abbiamo. Ovviamente, non posso escludere l'ipotesi al cento per cento, ma posso esprimermi sull'esperienza precedente. A suo tempo esistevano degli interessi palesi, in questo caso interessi palesi non ce ne sono perché si tratta di una zona intorno alla quale non esistono strutture residenziali, è abbastanza lontana dal centro abitato di Terzigno. Certo, potrebbero comunque esserci interessi a che non si deprezzi il valore delle abitazioni. La presenza di un'ulteriore discarica potrebbe, infatti, far abbassare il valore degli immobili, ma penso che sia comunque, in un'economia criminale, il minore dei problemi. L'ipotesi anarchico-insurrezionalista potrebbe avere senso, anche perché quello che è stato rinvenuto a livello incendiario potrebbe sposare più questa tesi che l'altra.
Oltretutto, la zona era già stata controllata all'epoca, quando furono individuati quei siti. Posso sbagliarmi perché sto andando a memoria, ma mi pare che quei siti fossero stati in passato di proprietà della criminalità organizzata. Dovrebbe trattarsi, in particolare - l'onorevole potrà correggermi, vedo che è più informata di me, mentre io vado a memoria - del 2007-2008 e del clan Fabbrocino, operante


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in Palma Campania. La criminalità organizzata è stata messa già sotto i riflettori, ed già è stato comunque statuito che quella cava apparteneva a una determinata fazione, per cui a maggior ragione interessi non ce ne sarebbero stati: mi sembra molto improbabile che si organizzi un problema di ordine pubblico per avere la restituzione della cava.
A mio avviso, la criminalità organizzata potrebbe emergere in un secondo momento e bisognerà monitorare se si partirà effettivamente con l'appalto della discarica della Cava Vitiello. Si parla, infatti, di 3,5 milioni di tonnellate.

GENNARO CORONELLA. Chiedo scusa, io ho letto sommariamente la sua relazione, ma la ringrazio per la sua presenza e le rivolgerò una domanda secca. Noi abbiamo deciso di fare una nuova ricognizione alla luce delle vicende apparse sulla stampa e sui mezzi di informazione: esiste l'emergenza in Campania?

GIOVANNI CATURANO, Comandante del gruppo Carabinieri per la tutela dell'ambiente di Napoli. Non è attinente all'argomento di oggi.

GENNARO CORONELLA. L'abbiamo chiamata anche per sapere delle discariche. Ci è chiaro quanto ha detto del termovalorizzatore, ma l'emergenza esiste così come un anno, due anni fa?

GIOVANNI CATURANO, Comandante del gruppo Carabinieri per la tutela dell'ambiente di Napoli. Da un punto di vista strutturale, come dicevo, quello che ha lasciato il sottosegretario Bertolaso era, a mio avviso, più che sufficiente per avere il tempo di procedere a un allestimento che ne consentisse il superamento definitivo.
Ovviamente, capisco anche che le province hanno ricevuto un'eredità pesante, come i lavoratori del consorzio di bacino o i debiti lasciati in sospeso. È ovvio, allora, che si è un po' rallentato perché è come se venisse acquistata una macchina che sulla carta ha già il motore fuso. Si deve, quindi, avere il tempo per capire come orientarsi e da questo può, chiaramente, derivare la lentezza della partenza del regime ordinario per il problema rifiuti.
Per quanto riguarda, invece, quello che sta accadendo a Napoli, era già stato paventato da tempo in relazione allo sdoppiamento della società comunale. Io ritengo che le due emergenze non siano connesse: quella di Terzigno segue una via; quello che è successo a Napoli deriva esclusivamente dal nuovo appalto che ha consentito lo sdoppiamento dell'ASIA.

GENNARO CORONELLA. Problemi di raccolta.

GIOVANNI CATURANO, Comandante del gruppo Carabinieri per la tutela dell'ambiente di Napoli. Sì, problemi di raccolta. Sappiamo benissimo, infatti, che l'ENEL Ambiente, la società che a Napoli si occupa dello spazzamento strade, si serve di lavoratori socialmente utili derivanti da società cooperative che, come anche sappiamo benissimo, sono ex detenuti affidati in prova ai servizi sociali. Non escludiamo, quindi, l'ipotesi che, paventandosi la possibilità di licenziamento, questo possa determinare una criticità. Non è detto, infatti, che tutti sarebbero stati assorbiti sic et simpliciter nella società, perché ENEL Ambiente nel nuovo appalto ha preso due lotti su cinque: per gli altri tre ci sarebbe stato un esubero di personale.
Posso anticiparle, peraltro, che la stessa cosa accadrà a breve a Caserta. Anche a Caserta, infatti, ritengo che ci saranno difficoltà con i lavoratori socialmente utili perché il commissario liquidatore deve licenziare 350 persone e lì stanno avendo problemi nel decidere dove tagliare. Non escludo, quindi, che potrebbero esserci gli stessi problemi di Napoli. Stiamo, infatti, parlando del bacino Acerra-Caivano con tutto l'hinterland. Il commissario liquidatore Tortorano dovrà prendere delle decisioni impopolari: dovrà tagliare 350 unità, dovrà scegliere se da Caserta o da Napoli e dovrà scegliere un criterio, ad esempio tagliare quelli più giovani o quelli


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più anziani. È ovvio che, ovunque finiscano le forbici, potrebbero derivarne problemi di ordine pubblico e non è escluso che si possano verificare le stesse problematiche di Napoli dei giorni scorsi.
Alla domanda se l'emergenza rifiuti è passata rispondo che, a mio avviso, era stato avviato un processo che avrebbe dovuto essere completato. Le accuse che ho sentito lasciano il tempo che trovano. Come dicevo al presidente, ho fatto i conti della serva (quello che è entrato, quello che è uscito e quello che rimane), che ho allegato alla relazione, su qual è la capacità effettiva e, a mio avviso, tempo ce n'è per poter superare l'emergenza. Se poi i miei uomini hanno fatto male i conti, li rimanderemo, ma sono dei professionisti, diversamente da me, che sono prestato all'ambiente.

GIUSEPPINA CASTIELLO. Mi scuso per il ritardo. Ringrazio il maggiore per la relazione. Condividevo il suo passaggio rispetto ai disordini di questi giorni, che sembrano avere più una matrice di carattere territoriale, forse alimentata anche un po' dai centri sociali. Il problema, quindi, eventualmente si porrebbe successivamente e ricordo anch'io quello che successe a Pianura qualche anno fa.
Entro nell'argomento specifico perché ho le idee abbastanza chiare per quanto riguarda il concetto di emergenza rifiuti e di chi eventualmente ha responsabilità e colpe, ma mi atterrò un po' di più al vostro ruolo. Pur risultando ripetitiva, faccio un appunto rispetto a quello che è un problema di carattere ambientale e che riguarda sempre la cosiddetta Terra dei fuochi, territorio vastissimo dell'area Nord di Napoli.

GIOVANNI CATURANO, Comandante del gruppo Carabinieri per la tutela dell'ambiente di Napoli. Abbiamo fatto un'indagine.

GIUSEPPINA CASTIELLO. In quel territorio, puntualmente, ossia con orari ben precisi - ormai mi sono messa a fare una piccola indagine personale, e infatti ho fatto denunce e quant'altro - dalle 18.30 di ogni sera cominciano questi violenti fuochi che sprigionano fumo e sostanze nocive dal momento che vengono bruciati, per esempio, pneumatici. Dietro c'è, purtroppo, anche una sorta di guadagno economico perché sappiamo a che cosa serve questo materiale.
Quando sono arrivata sentivo parlare di ARPA Campania, alla quale spesso mi sono rivolta anche io. Il fenomeno interessa un vastissimo territorio abitato, per cui gli abitanti sono costretti a inalare queste sostanze nocive per la salute - e più volte mi è stato detto che c'è mancanza di uomini, impegnati altrove. Tuttavia, lì esiste un problema serissimo: ribadisco che vediamo sprigionarsi sostanze nocive in centri abitati poiché, come sappiamo, il vento trasporta queste esalazioni anche altrove. Il fenomeno ormai è evidentissimo: com'è possibile, allora, che non riusciamo a creare una vasta operazione di intervento? Non parlo soltanto del suo Gruppo, ma di tutte le forze, a partire dall'ARPA Campania.
Credo che addirittura la polizia municipale possa avere un ruolo nel porre in essere le misure necessarie affinché tutti questi episodi possano aver fine. Conosciamo, peraltro, orari e protagonisti di queste operazioni e bisognerebbe, dunque, intervenire per evitare almeno danni alla salute.

GIOVANNI CATURANO, Comandante del gruppo Carabinieri per la tutela dell'ambiente di Napoli. Condivido la sua visione. Si è trattato di una delle attività investigative che ci ha impegnato a cavallo del 2009: abbiamo arrestato 22 persone tra Afragola, Caivano, Acerra e altri centri.
Quelle operazioni per un certo periodo sono state arginate grazie alla legislazione per l'emergenza rifiuti perché, ovviamente, la possibilità dell'arresto in flagranza, che ho condiviso, era un deterrente. Certo, è stata una decisione estrema quella di arrestare chiunque smaltisse illegalmente, però è servito. È chiaro che si prende il criminale che brucia copertoni con emissione di diossina nell'aria e il poveraccio


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che per vivere raccoglie il ferro vecchio con il tre ruote e va a venderlo: il discrimine non c'è, però, ripeto, devo ammettere che è servito.
Lei conosce bene - credo che sia della zona, quindi conosce Afragola - il triangolo tra Afragola, Acerra e Caivano ai confini con la provincia di Caserta, e sa bene che è un territorio vastissimo, difficilmente controllabile. Organizzare, quindi, una task force, come suggeriva, finalizzata unicamente a quel tipo di problema con le emergenze che esistono in Campania, risulta un po' difficile. Pensi che è difficile anche andare a fare i controlli con i tecnici dell'ARPA - noi non siamo organi tecnici, dobbiamo quindi necessariamente avvalercene - laddove si raccomandano di farli rientrare entro la fine dell'orario di lavoro perché non possono essere pagati straordinari. Capisce bene, quindi, che è difficile metter in piedi il controllo di un territorio vastissimo.
Il NOE lavora soprattutto su input delle stazioni dei Carabinieri, che sono i principali sensori sul territorio. È chiaro che se i colleghi della territoriale ci segnalano un problema, andiamo e cerchiamo comunque di sviscerarlo insieme a loro, però ovviamente non abbiamo la possibilità di monitorare un intero territorio, non solo quello della Terra dei fuochi. Purtroppo, i numeri sono quelli e cerchiamo di ottimizzare al meglio le attività.
Lei ha osservato, giustamente, che la polizia municipale potrebbe essere coinvolta. Ci sono alcune polizie municipali che effettivamente collaborano attivamente, sono anche bravi in materia ambientale, soprattutto per quanto riguarda il settore edilizio, però anche quegli uffici chiudono alle 22 e dopo quell'ora non c'è più nessuno. Bisognerebbe, quindi, dedicare un'aliquota di persone a lavorare, ma certi fatti avvengono tra le 4 del mattino e l'alba.
Per l'operazione del gennaio dell'anno scorso di cui le parlavo abbiamo impegnato il nostro nucleo per tre mesi 24 ore su 24, a partire dal rione Salicelle, che era la base di queste persone che andavano a Ercolano a raccogliere le pezze, dai gommisti e poi raggiungevano le zone tra che Caivano e Marcianise dove bruciavano tutto. Abbiamo dedicato tre mesi all'operazione. Tenga conto che parliamo dell'economia di un reparto di 15 unità con delle direttive ministeriali ben precise in materia ambientale. Quello è stato un ritaglio di tempo che abbiamo dedicato a un problema allora , e ancora oggi, molto sentito nella zona. Attualmente, ad esempio, se vengono colti in flagranza di reato non è possibile fare più di una denuncia e c'è gente, tra di loro, pluripregiudicata per reati specifici.
Credo, quindi, che sia un po'difficile gestire un'emergenza nell'emergenza. L'emergenza che gestiamo normalmente riusciamo a evaderla nei limiti dei numeri che abbiamo a disposizione. Quello che abbiamo fatto è stato dedicato ad hoc. Vedo una task force improbabile, onorevole. Operiamo dove possiamo operare, ma dedicare un'aliquota ben precisa diventa molto difficile. Per un'indagine singola si possono anche dedicare tre o quattro mesi, però lei mi insegna che lascia il tempo che trova, anche se comunque quelle persone sono state tutte condannate. Altro è il problema delle pene risibili. Lei sa benissimo che in materia ambientale, purtroppo, la maggior parte dei reati è contravvenzionale. Per riuscire a contestare a quei signori dell'operazione Terra dei fuochi il traffico illecito organizzato di rifiuti, abbiamo trascorso mattinate, giorni e notti per quantificare i rifiuti che portavano a bruciare, considerando peraltro che non si trattava di attività imprenditoriali, ma di singoli.

PRESIDENTE. Vorrei chiederle, in conclusione e ringraziandola - lei ha una responsabilità più estesa per il Mezzogiorno - a che punto siamo con la situazione di Palermo ...

GIOVANNI CATURANO, Comandante del gruppo Carabinieri per la tutela dell'ambiente di Napoli. Parliamo della discarica di Bellolampo?


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PRESIDENTE. Mi riferisco alle discariche, a queste vasche, come esaurimento, come tempi.

GIOVANNI CATURANO, Comandante del gruppo Carabinieri per la tutela dell'ambiente di Napoli. Con le ultime questioni napoletane di Bellolampo mi sono occupato un po' di meno, ma so che è partito l'allargamento delle famose quarta e quinta vasca, nonostante - credo - qualche parere contrario. Mi riservo, però, eventualmente di verificare. So che l'allargamento della quinta è necessario perché, diversamente Palermo continuerà a essere in costante emergenza rifiuti.
Le problematiche dell'Amia si stanno leggermente superando con il commissariamento, ma restano comunque dei problemi contingenti sulla città che penso non si riusciranno a superare nel breve periodo, come quello del percolato su Palermo: ci sono state tracimazioni anche con le prime piogge e sappiamo che le vasche non riescono a contenere tutto il percolato; ci sono carichi continui di smaltimento nel tentativo di alleviare le vasche della discarica, però so che l'allargamento è stato previsto, anche se non ho ancora verificato in che misura e modo autorizzativo, e in ogni caso non ho ancora visto nulla di concreto.

PRESIDENTE. La ringrazio e le auguro buon lavoro. Dichiaro conclusa l'audizione e sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 14, riprende alle 14.20.

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