Sulla pubblicità dei lavori:
Pecorella Gaetano, Presidente ... 3
Audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Matera, Celestina Gravina:
Pecorella Gaetano, Presidente ... 3 5 9 10 11 12
Bratti Alessandro (PD) ... 8
De Luca Vincenzo (PD) ... 6
Gravina Celestina, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Matera ... 3 5 7 8 9 10 11 12
Manicone Raffaele, Comandante provinciale del Corpo forestale dello Stato di Matera ... 9 10 11 12
Negri Magda (PD) ... 8
Audizione dell'amministratore delegato della società Daneco, Bernardo Filipponi:
Pecorella Gaetano, Presidente ... 12 13 16 17 18 21 22 23
Bratti Alessandro (PD) ... 12 13 16 18 20 21 22
Colucci Francesco, Azionista di maggioranza della società Daneco ... 12 13
Filipponi Bernardo, Amministratore delegato della società Daneco ... 13 14 15 16 17 18 20 21
22 23
Mazzuconi Daniela (PD) ... 14 15 16
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PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Matera, dottoressa Celestina Gravina, accompagnata dal dott. Raffaele Manicone, comandante provinciale del corpo forestale dello Stato di Matera.
L'audizione odierna rientra nell'ambito dell'approfondimento che la Commissione sta svolgendo sulla situazione relativa alle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella regione Basilicata. Al riguardo, informo che, nel corso del prossimo mese di marzo, una delegazione della Commissione effettuerà una missione in Basilicata per completare l'attività istruttoria relativa all'approfondimento. Pertanto la Commissione è interessata a disporre di un quadro aggiornato delle principali questioni rientranti nell'oggetto dell'inchiesta nel distretto di competenza del procuratore.
Avverto i nostri ospiti che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, se lo riterranno opportuno, i lavori della Commissione proseguiranno in seduta segreta, invitandoli comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta. Sono particolarmente lieto di avere come ospite la dottoressa Gravina perché, essendo stata alcuni anni alla procura di Milano, ne abbiamo tutti il ricordo di un magistrato assolutamente di primo piano. Oltre a esprimere, quindi, i ringraziamenti per la sua disponibilità, vorremmo sapere qual è la situazione, in generale, per quello che riguarda lo smaltimento e la raccolta dei rifiuti, ovviamente mirata alla gestione degli illeciti e della presenza, se vi è, del controllo di gruppi criminali. In genere, laddove il territorio è controllato da gruppi criminali, c'è sempre una qualche interferenza con lo smaltimento dei rifiuti. Cedo la
parola alla dottoressa Gravina.
CELESTINA GRAVINA, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Matera. Sono io che ringrazio la Commissione per l'interesse dimostrato per la provincia nella cui circoscrizione insiste la procura della Repubblica di Matera, che io reggo, in realtà, da soli 12 da mesi, per cui ho ancora una conoscenza non approfondita e anzi scarsa. Colgo, tuttavia, l'occasione di questo incontro proprio per manifestare una mia idea e una mia preoccupazione in proposito alla scarsezza delle mie informazioni. Tutti sanno che la provincia di Matera è indicata come ideale, direi la più idonea nell'ambito del territorio nazionale per ipotizzarvi l'insistenza di traffici illeciti inerente ai rifiuti. I dati sono eloquenti di per se stessi. Abbiamo
un territorio molto vasto, 2446 chilometri quadrati, con una media di abitanti per chilometro quadrato di 59 abitanti su tutta la provincia, ovviamente concentrati in Matera e in alcuni altri centri.
In realtà, ci sono comuni con agro estesissimo. Penso a Irsina, Craco, Pisticci, che hanno 10 abitanti per chilometro quadrato, quindi spopolati, con un assetto morfologico del territorio che, come tutti sanno, tra calanchi, argille e caverne naturali, si presta intrinsecamente a essere definito come a rischio.
Sono lì da un anno e non ho, per il periodo della mia reggenza, informazioni strutturate su fenomeni di interesse criminale. Ho la preoccupazione che questo derivi anche dall'entrata in vigore, nell'agosto 2010, della norma sulla competenza distrettuale dell'unica fattispecie delittuosa in termini di illeciti di rifiuti, articolo 260 del decreto legislativo n. 152 del 2006, che, come tutti sanno, implica tra gli elementi costitutivi le «più operazioni» illecite, oltre che la strutturazione logistica dell'impresa per la gestione.
Possono esservi, quindi, dei fatti, come le singole operazioni illecite dei trasporti e degli sversamenti, di cui non abbiamo notizia perché ho notato che il trasferimento di questa competenza alla direzione distrettuale antimafia non è stato supportato da un sistema normativo di coordinamento, di informazione, di notifica agli organi territoriali, laddove invece la conoscenza del territorio, la presenza, la vicinanza allo stesso, per il monitoraggio e il rilevamento di questi fatti mi sembra molto importante.
Non so se Potenza, Napoli, Foggia e territori limitrofi anche ad alto rischio di attività criminose di questo genere abbiano in fase di indagine fenomeni ex articolo 260 del testo unico ambientale. Io non ne so niente. Questo è, a mio avviso, un punto cruciale e centrale perché, invece, per quello che so e che ho visto riguardo al resto - sui dati sarà preciso il dottor Manicone, che ha portato un prospetto - ho inviato alla Commissione i provvedimenti di sequestro, decreti di rinvio a giudizio inerenti agli ultimi anni dell'azione sul territorio. Si tratta di piccoli fatti, segno, più che altro, di malcostume, di inciviltà del settore piuttosto che di fatti che assumano un significato criminale. Parlo di abbandoni incontrollati, purtroppo in grande quantità in questo territorio, qualche vicenda di gestione asseritamente illecita. Sono vicende estremamente complesse, come voi mi insegnate.
Io ho appena iniziato ad occuparmi di queste questioni e cioè di gestioni supportate da autorizzazioni, ma ritenute tamquam non esset per incroci di norme sottostanti, per cui sorge la problematica dell'applicazione della norma penale con disapplicazione e non considerazione di un'autorizzazione esistente perché ritenuta illecita.
Direi che i due o tre fatti più significativi degli ultimi due o tre anni sono di questo genere. Sono tutti al vaglio del dibattimento. Ho trovato già instradati questi processi, ho studiato proprio in questa occasione queste vicende, che sono delicate e implicano a mio avviso un'altra necessità ordinamentale, ossia quella di regolare, semplificare e rendere molto più chiare le norme sottostanti. Diversamente, ci si imbatte in queste geometrie per arrivare alle ipotesi dell'illiceità, che molto costano in termini di accertamento e processuali, ma non so quanto producano in termini finali di affermazioni di responsabilità, di acquisizioni e anche di messa in opera delle confische, che sono lo strumento principale per fronteggiare questo tipo di criminalità.
Mi fa piacere, quindi, elevare in questa sede istituzionale la richiesta che sia regolamentato un sistema di informazione verso l'autorità giudiziaria territorialmente competente. Si dovrebbe procedere, inoltre, anche per incardinare esattamente l'azione della polizia giudiziaria, a studiare un sistema per arrivare alla chiusura delle indagini di gestione illecita per il fenomeno sulle imprese, a un sistema di regolamentazione dei ritardati sequestri, per esempio, che non esiste affatto.
Si tratta, invece, nel settore, di un sistema estremamente delicato. Il ritardato sequestro, infatti, ancora più che in altri
settori, come in quello degli stupefacenti, può portare ad assunzione di responsabilità e di rischi verso il territorio, in ordine all'ignorare, seppur per tempi si spera limitati, realtà come discariche di materiale che può essere anche di alta pericolosità.
Sarebbero opportuni, quindi, un coordinamento, uno scambio di informazione delle procure territoriali, la regolazione delle eventuali azioni di ritardo negli interventi che dovessero essere necessari per l'ipotesi dell'articolo 260, che oltretutto, quando combinato all'ipotesi di associazione di stampo mafioso, può portare, come tutti sappiamo, a tempi di indagine che si protraggono enormemente, fino a due anni, con la possibilità che ci siano, per esempio, scarichi di rifiuti altamente pericolosi che rimangono in balìa di non si sa chi e, soprattutto, assolutamente non monitorati dall'autorità giudiziaria e dalla polizia giudiziaria del territorio.
Servirebbe una regolamentazione delle norme amministrative di autorizzazioni sottostanti per evitare azioni che si risolvano, appunto, in impostazioni non proficue e che giochino anche a danno della tutela del territorio e dell'incolumità degli abitanti, nel senso di paralizzare attività di impresa senza esiti positivi per il territorio.
L'informazione nel nostro campo è estremamente importante anche perché, personalmente segnalerei come aspetto fondamentale quello di incultura nel territorio. A questo dobbiamo rispondere. Nell'ultimo periodo non abbiamo proprio nessun input strutturato, elementi che ci dicano che esistono organizzazioni criminali dedite a questo tipo di attività.
Il presidente Pecorella sa che negli anni Novanta ci sono stati input investigativi di questo genere. Non ritengo che abbiano portato a conclusioni stringenti o sicure. Anche in quel caso, il fatto che la gestione sia stata lontana dagli organi responsabili del territorio, a mio avviso, può avere portato a una dissipazione di conoscenze e di input investigativi.
Sui numeri sarà preciso il comandante Manicone, che ha portato il quadro delle nostre discariche autorizzate e la rilevazione dei centri abusivi. La situazione fondamentale della Basilicata, essenzialmente, è che le discariche sono tutte colme, stanno per finire, e certamente ci sono scelte che dovranno essere intraprese.
Mi risulta che tre giorni fa la provincia di Matera abbia presentato un piano di regolamentazione, che sicuramente voi conoscerete se ci sarà questo incontro, fondato sull'istituzione di due piattaforme ecologiche, se non sbaglio, con sistemi logistici con una implementazione - anche qui, è un fatto di informazione e cultura - della raccolta differenziata. Siamo ancora in termini estremamente scarsi nel territorio.
Fondamentalmente, il quadro è questo. Dunque, piccoli fatti, un paio di fatti più seri, ma sono processi che indicano come non esistenti autorizzazioni concesse per vari incroci sottostanti, discutibili. Vedremo cosa diranno infine i tribunali.
Credo che il comandante Manicone potrà integrare con i numeri.
PRESIDENTE. Prima di dare la parola al comandante, desidero chiedere se esiste sul territorio una forma di criminalità organizzata di tipo mafioso o anche non di tipo mafioso. Il presupposto è, infatti, che se non vi è nessuna forma di criminalità organizzata, non vi è neanche per i rifiuti.
Inoltre, non mi è chiaro a cosa si riferisca quando parla di autorizzazioni con incroci sottostanti, forse è utile che lo chiarisca alla Commissione.
CELESTINA GRAVINA, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Matera. Sì. Uno dei casi interessanti come processi in corso - ho prodotto i documenti - attiene a un impianto per ripristino ambientale in territorio di Tursi, autorizzato dalla provincia di Matera, che ha visto lo scarico di 100 tonnellate di rifiuti provenienti dalle industrie conserviere di pomodori della provincia di Salerno, in zona Sarno. Sono state depositate sostanze come fanghi da lavaggio e sbucciatura, corredati da certificati di analisi
di laboratori che certamente attestavano - nessuno lo contesta - esattamente il codice di questi rifiuti, ma che nello stesso certificato davano una valutazione di compatibilità di questo tipo di rifiuto appartenente a questo codice con la destinazione di ripristino ambientale.
L'indagine che è approdata Matera dalla procura di Potenza - che non so bene per quale input territoriale sia partita nell'ambito di questa indagine - era già conclusa. Porta imputazioni secondo le quali l'autorizzazione della provincia di Matera non è valida perché il certificato è falso e i trasportatori, i mediatori sono tutti imputati di uso di atto falso. Dovessi dire la mia da pubblico ministero, manca un accertamento sulla falsità di questo documento, su come si è formato.
I laboratori di analisi campani non sono stati toccati da questa indagine. Ho chiesto in base a cosa questa valutazione sia stata espressa. Nessuno è andato neanche a confrontare esattamente la natura chimica del rifiuto in Tursi rispetto a quello che era stato analizzato dal laboratorio.
È un'impostazione che è rimasta di tipo astratto, con un certificato nel quale qualcosa non suona bene perché questi rifiuti dovrebbero essere a base organica, quindi sottoposti a ossidazione, ma sembra un certificato più sbagliato che falso, che esprime un'opinione di similitudine forse errata. Non c'è nessun accertamento di questo tipo. Ci siamo trovati costruito questo processo con un sequestro, ma con una base che io avrei approfondito diversamente. I laboratori che hanno formato questi certificati non sono nel processo. Nessuno ha mai chiesto loro niente.
Questo è un altro caso abbastanza significativo che ho trovato alla procura della Repubblica di Matera, che conosco meglio perché ci ho messo le mani chiedendo il dissequestro di un'area e la restituzione della superficie deputata all'ammodernamento e ampliamento della pista aeroportuale Enrico Mattei, nella Valle del Basento. Vi avevo trovato una situazione di sequestro, consolidata anche dal tribunale del riesame, con un'impostazione, a mio avviso, abbastanza stravagante.
Il concetto è che il Consorzio per lo sviluppo industriale di Matera aveva iniziato queste opere, definite da un accordo di programma tra Ministero dei trasporti e regione, quindi un'opera pubblica, ritenendo di poter iniziare a lavorare ancorché questa zona fosse nel perimetro di una zona di bonifica ambientale agendo sulla base di una circolare del Ministro dell'ambiente, per la quale quando si tratta di opere pubbliche indifferibili ed urgenti - questa lo era - si può, ad esempio, procedere a lavori che non implicano profondi scavi. Realizzare un'aeroporto significa pareggiare le strips ai lati della pista, allungare la pista e consolidarla, quindi non si tratta di un'opera che va a toccare strati profondi. Trovo che questo sequestro si basi su un'impostazione di tipo astratto.
Il terreno inscritto in una zona di bonifica ambientale è potenzialmente inquinato e quindi è un rifiuto. Lavorare questo terreno significa gestire una discarica abusiva. In realtà, tutte le analisi su questo terreno davano esiti negativi. Questa pista, infatti, fu creata da Enrico Mattei negli anni Sessanta, prima che si realizzassero gli insediamenti industriali e c'era la pista aeroportuale, ma le aziende e tutte le attività intorno erano lontane. Sotto o intorno alla pista non c'è mai stato niente, quindi era sicuramente un'area pulita. È scaturita, invece, una serie di incroci tra normative, per cui il permesso a costruire è illegittimo perché era illegittimo all'inizio. Ciò aveva portato al blocco di questa attività. Ho chiesto l'archiviazione del procedimento e il dissequestro.
Ci sono alcune vicende di questo tipo che, a mio avviso, potrebbero essere evitate con una semplificazione delle norme.
VINCENZO DE LUCA. Parliamo di un territorio vasto e spopolato: non ha notizie - ovviamente facciamo sempre riferimento alla malavita organizzata - del riutilizzo del territorio come possibile discarica di rifiuti pericolosi speciali? Inoltre,
proprio perché le discariche sono tutte in fase di esaurimento, le risulta se la regione ha approvato un piano regionale dei rifiuti. Ci ha parlato, infatti, della provincia, ma ovviamente chi è deputato alla mappatura del territorio è la regione.
CELESTINA GRAVINA, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Matera. Nel nostro territorio sono stati rinvenuti rifiuti tombati, fusti, morchie, vernici. Sono tutte vicende che risalgono almeno alla prima metà degli anni Novanta, sebbene alcuni dei ritrovamenti e degli scavi siano stati esauriti negli anni 2000.
La nostra regione ha avuto anche quella vicenda di accertamenti, approfondimenti sull'ipotesi dello smaltimento illecito di scorie radioattive, per esempio, gestita sempre dalla direzione distrettuale antimafia di Potenza, non da Matera, ancorché il territorio fosse quello materano, che mi risulta essersi esaurita con un'archiviazione pochi mesi fa. Questo era quello che intendevo riferendomi a esiti non positivi di attività di indagine anche molto lunghe.
Riguardo all'esistenza di strutture di criminalità organizzata in Basilicata - premesso che non vengono alla mia attenzione perché appartengono alla competenza del tribunale di Matera - anche in questo caso negli anni Novanta ci sono state un paio di indagini che, sicuramente, hanno portato esiti di riconoscimenti giudiziali, di condanne in provincia di Matera.
C'è stata l'infiltrazione del comune di Montescaglioso, soprattutto con propaggini verso Matera, di elementi collegati con clan tarantini, come i Modeo, quindi persone che hanno ricevuto nel loro sistema organizzativo stigmate di associazione di stampo mafioso riconosciuta in sentenze passate in giudicato.
Nella fascia ionica ci sono un paio di famiglie, a Policoro, a Scanzano, che danno ancora preoccupazione, che negli anni Novanta sono state oggetto di questo tipo di indagini. Oltre a ciò, neanche la DDA di Potenza ha più strutturato indagini che abbiano portato a esiti certi in ordine all'articolo 416-bis nel territorio.
Ritengo che la strutturazione della norma dell'articolo 260 del decreto legislativo n. 152 del 2006, indipendentemente dal sottostante articolo 416-bis, possa essere sicuramente una realtà riconoscibile nel territorio, cioè che ci siano imprese per la gestione illecita, indipendentemente dalla connotazione di stampo mafioso dei soggetti.
È possibile, nonostante - devo dirlo - in questo territorio non si respiri l'aria dell'oppressione mafiosa. Che ci siano singoli personaggi che, soprattutto con il solito giro delle conoscenze carcerarie e con le conseguenti affiliazioni, possano diventare riferimenti, punti logisticamente utilizzabili da parte delle maggiormente strutturate e stabili organizzazioni dei territori limitrofi, è assolutamente possibile.
La mia è una terra che, per le caratteristiche che dicevamo, è estremamente utile per la criminalità organizzata, logisticamente utile per i passaggi. Per andare in Calabria e per salire dalla Calabria bisogna passare sulla strada ionica oppure dall'autostrada Salerno-Reggio Calabria. Ci si può incontrare con calma e con serenità in tanti posti, ma è una terra dove la criminalità non è radicata, non è strutturata. Può essere utilizzata perché consona a esserlo. Esige, pertanto, una massima azione di controllo e di monitoraggio.
Ne parlo spesso col comandante Manicone: sarebbe opportuno un controllo dei camion di rifiuti che passano dalla Basentana, e quindi attraversano la regione, sulla Ionica, sulla Salerno-Reggio Calabria, e avere i mezzi per controllare e fare prelievi.
Se le risorse possono essere distribuite in questo modo e se insieme a questo c'è un coordinamento delle informazioni tra le procure del territorio, a mio avviso, potremmo riuscire a effettuare meglio quest'azione di contrasto che potrebbe essere molto utile perché la zona è logisticamente indispensabile e nevralgica, anche se le radici degli interessi non sono da noi.
Non ho maturato una specifica esperienza in questo settore, non sono mai stata nelle procure presso le preture, quindi è una materia nuova, ma mi sono occupata molto di contrasto ai patrimoni criminali. Non direi che dalle nostre parti ci sono arricchimenti evidentemente derivanti da fenomeni criminali di questo genere. Dovrei dire che mi interesserebbe e mi interessa più andare a vedere dove sono finiti tanti soldi pubblici arrivati nella mia terra, ma è un'altra vicenda.
ALESSANDRO BRATTI. Vorrei fare una domanda, anche se in parte ha già risposto. Rispetto alla vicenda di Rotondella, siete mai stati investiti di questioni relative a eventuali interramenti? Neanche di eventuale presenza di materiale pericoloso in alcune zone in provincia di Matera?
CELESTINA GRAVINA, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Matera. Mai. Guardi, 15 giorni fa ho fornito elementi per una risposta a un'interrogazione parlamentare su una vicenda anche affascinante e divertente. Si parlava di antichi «siloi» sul territorio, praticamente delle torri deposito - non so da dove venga l'input - le quali avrebbero potuto essere utilizzate per contenere rifiuti. È una vecchia storia.
Ho cercato e ho trovato che in un processo negli anni Novanta era stato rinvenuto un disegno - non ho trovato il documento, ma l'appunto di un sostituto procuratore - rappresentante questa specie di deposito greco, con dentro l'immagine di un contenitore che avrebbe potuto contenere le famose barre esauste o semiesauste. Per il resto, non abbiamo trovato niente. Abbiamo trovato 270 fusti di morchia e di vernice interrati nella zona di Pisticci. So anche che a Matera c'è stato il signor Francesco Fonti. Non so se ci sia mai stata una procura a gestire questa vicenda direttamente, non certamente Matera.
ALESSANDRO BRATTI. Si abbiamo fatto un sopralluogo.
CELESTINA GRAVINA, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Matera. Comunque, parliamo della prima metà degli anni Novanta.
ALESSANDRO BRATTI. Per quanto riguarda Rotondella, avete mai avuto segnalazioni rispetto a rilevamenti o situazioni particolari? Inoltre, giudicate buono il rapporto che avete come autorità giudiziaria con l'ARPA Basilicata? C'è collaborazione?
CELESTINA GRAVINA, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Matera. Su Rotondella ci sono chiacchiere da comari. Le ho sentite direttamente perché la spiaggia di Rotondella è la mia preferita, è un posto stupendo, incantato, dove vado a fare il bagno. Solo chiacchiere da comari.
Quanto all'ARPAB, con la procura della Repubblica di Matera i rapporti sono ottimi, il servizio ottimo, preciso, puntuale, anche recentissimamente, anche in relazione alle ultime vicende.
C'è un grande allarmismo, ci arrivano denunce di attività industriali evidentemente molto sgradite a diversi centri di pensiero e di interessi, che quindi sono costantemente monitorate. Si tratta di un impianto di biodiesel in zona di Ferrandina. Dieci giorni fa abbiamo avuto le risposte precise, puntuali e incontestate da parte dell'ARPAB. Definirei, quindi, i rapporti ottimi e ottima la funzionalità.
MAGDA NEGRI. Poiché si dice che non ci sono input investigativi, non ci sono notizie di reato, ritenete che questa lunga campagna di denuncia e anche di azione del partito radicale a Potenza sia del tutto destituita di fondamento o da lì sono venute delle notizie di reato?
CELESTINA GRAVINA, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Matera. So che c'è una modalità di atteggiamento dell'interesse del Partito Radicale che nella nostra zona ha quella connotazione lì. Le interrogazioni parlamentari per le cui risposte ho fornito elementi riguardavano anche queste notizie.
Non so riferire in ordine a Potenza. Direi che negli ultimi sei mesi l'argomento principe è quello della moria di pesci, di Pertusillo, delle dighe, il tutto coniugato con questa antica avversione per la diga come oggetto, questo manufatto segno della civiltà umana da sempre, avversato in sé.
Su Matera mi sono arrivate notizie sempre riguardo alla moria di pesci: tre pesci presi morti a riva e non c'è stato nessun segno. L'inquinamento esisteva, ma era da sostanze organiche, quindi c'era stato uno sforamento della tabella 3, fatto non costituente reato, con intervento precisissimo della provincia, che ha disposto le prescrizioni. Nel giro di quindici giorni si è risolto tutto.
Sul Pertusillo, sulla zona di Potenza non so rispondere, non ho informazioni.
PRESIDENTE. Vorrei chiederle un chiarimento. C'è stata in passato l'indagine su Rotondella. È corretto?
CELESTINA GRAVINA, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Matera. Nella prima metà degli anni Novanta è iniziata a Matera su input del procuratore Pace. Ho scartabellato per rispondere a delle interrogazioni parlamentari. Ho trovato un solo processo celebrato su questo punto, che mi pare abbia condannato - non è ancora definitiva la pronuncia - un imputato dell'ITREC perché vi era stata la perdita di un liquido. L'imputazione, contravvenzionale, atteneva alla sicurezza e addebitava l'evento della perdita di un liquido al mancato esperimento di quella procedura di solidificazione di questi liquidi.
È stato spiegato dall'ENEA che la procedura di solidificazione non avvenne per una problematica di tipo logistico: implicava una centuplicazione del volume del liquido e quindi c'erano stati problemi di allocazione di questi solidi la cui massa era cento volte maggiore rispetto al liquido. In ogni caso, c'è stato un processo per un fatto contravvenzionale, credo con un condannato in appello. Ancora non è definitiva la sentenza.
Quanto a tutte le vicende di traffici internazionali, gli ingegneri iracheni che avevano contatto con l'ITREC, i famosi fusti per metà in Somalia e per metà sotterrati nelle nostre terre, il collegamento a Ilaria Alpi, da tutto ciò credo che non sia sortito nulla di preciso e che tutto sia contenuto nel fascicolo archiviato da Potenza recentemente.
PRESIDENTE. Do la parola al comandante Manicone.
RAFFAELE MANICONE, Comandante provinciale del Corpo forestale dello Stato di Matera. Dal punto di vista della situazione dei traffici di rifiuti in Basilicata, a parte tutte le riflessioni svolte già dal procuratore, mi sento di aggiungere ben poco.
In realtà, al netto delle vicende note avvenute intorno alla metà degli anni Ottanta fino a tutta la metà degli anni Novanta, che hanno determinato sicuramente dei fenomeni di tombamento di rifiuti tossico-nocivi, recentemente non si sono più verificate situazioni particolarmente gravi.
Sicuramente, come abbiamo detto, la nostra è una provincia che si presterebbe a questo tipo di traffico, sia per la situazione antropica - quindi per la bassissima densità di popolazione, con una conseguente facilità di svolgere azioni criminose senza essere visti - sia per il tipo di substrato geologico, l'argilla, che facilmente può essere scavata e ricoperta. Il tombamento dei rifiuti, quindi, potrebbe essere svolto in pochissimo tempo. Sicuramente, alla metà degli anni Novanta questa attività si è svolta ma, per quello che ci consta, non era collegata a organizzazioni criminali. Come diceva il procuratore, erano fatti isolati dei trafficanti di rifiuti, che riuscivano isolatamente ad arrivare in zona attraverso accordi con delle società di movimento terra e riuscivano a tombare dei rifiuti.
Nel tempo, infatti, abbiamo cercato e trovato i rifiuti dei quali conoscevamo l'esistenza, come i famosi fusti di morchie di verniciatura presso il Fosso Lavandaio
di Pisticci, i 270 big bag nello zuccherificio abbandonato di Policoro e altri sotterramenti durante la fase delle indagini per i pozzi di reiniezione dell'AGIP anche abbastanza complessi. Al netto, però, di queste situazioni, non abbiamo più riscontrato attività criminose collegabili ad associazioni mafiose.
Come ricordava il procuratore, in questo momento in Basilicata ci sono numerose discariche autorizzate, che però, purtroppo, sono in fase di esaurimento, tutte attorno al 10-20 per cento di residuo. Per lo più, parliamo di discariche per rifiuti solidi urbani. Peraltro, quest'accelerazione nell'esaurimento delle discariche è collegata, probabilmente, anche al ritardo della Basilicata riguardo alla raccolta differenziata. Essendoci una bassa percentuale di raccolta differenziata, è chiaro che c'è tutto questo indifferenziato che arriva presso le discariche, che quindi si colmano in pochissimo tempo.
Soprattutto nella zona della Valle del Basento, in alcune zone abbastanza inaccessibili, ci sono alcune discariche che accettano rifiuti tossico-nocivi. Essenzialmente, abbiamo una discarica che accetta amianto, una che accetta, oltre all'amianto, anche residui di verniciatura, morchie e così via, costantemente monitorate dalle forze di polizia presenti sul territorio.
Chiaramente, questo non significa che non possano esserci ancora attività di tombamento. Non possiamo escluderlo data la conformazione del territorio, la difficoltà di raggiungere le diverse zone e la difficoltà di controllo.
Per quello che ci riguarda, l'attività di monitoraggio del territorio è costante. Cerchiamo di mantenerla sempre alta. Abbiamo avuto degli ottimi risultati in passato con dei piccoli elicotteri, ai quali sono collegati dei rilevatori all'infrarosso fotografico, non all'infrarosso termico. Non si vede la differenza di temperatura, ma è possibile notare proprio se ci sono stati movimenti del terreno. Avere la possibilità di utilizzare questi tipi di strumenti sicuramente potrebbe essere un aiuto riguardo al discorso dei tombamenti.
Non so se qualche dato numerico possa essere interessante.
PRESIDENTE. Se avete una relazione scritta, potete consegnarcela.
CELESTINA GRAVINA, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Matera. Forse può essere di interesse per la Commissione la notizia del giorno in termini di allarme in Basilicata che riguarda anche la provincia di Matera: la presunta dichiarata pericolosità per l'ambiente dell'attività di estrazione petrolifera gestita da Total Italia SpA, in località Tempa Rossa, comune della provincia di Matera.
In proposito, abbiamo diverse segnalazioni provenienti da comitati di cittadini e da privati: pochi giorni fa ho archiviato il primo di questi procedimenti con un accertamento del NOE che escludeva qualsiasi sversamento pericoloso in ordine a certi liquidi che erano stati rilevati.
Ho avuto, inoltre, assicurazioni e documenti circa un monitoraggio da parte di tutte le autorità responsabili, a livello regionale e di ASL. Ciononostante, non è emerso nessun fatto, nessun input preciso. Monta l'argomento, per i giornali locali, per i comitati. È una delle cose di cui si parla di più. Si parla, fatti nessuno. Notizie, input criminali seri, notizie «vestite» nessuna.
PRESIDENTE. Abbiamo ascoltato un esperto che ha definito la Valle del Basento come una bomba ecologica in relazione all'inquinamento delle acque e alla presenza anche di discariche con presenza di amianto. Non sono un esperto dal punto di vista scientifico, ma non credo che sia ammissibile che sia buttato in discarica l'amianto.
RAFFAELE MANICONE, Comandante provinciale del Corpo forestale dello Stato di Matera. Si parlava di una discarica autorizzata.
PRESIDENTE. Lo avevo capito, ma come è trattato l'amianto?
RAFFAELE MANICONE, Comandante provinciale del Corpo forestale dello Stato di Matera. È inertizzato, secondo le norme di trattamento previste.
CELESTINA GRAVINA, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Matera. Deve essere trattato in un certo modo, invece c'è chi se ne libera. Da noi l'amianto è un problema.
PRESIDENTE. Vorrei, appunto, soffermare la vostra attenzione su questo problema: sono in corso bonifiche del territorio? Se sì, vi risulta chi le sta compiendo, in particolare per la Valle del Basento? Disponiamo in Commissione dei dati di un esperto che ce l'ha indicata come un'area particolarmente a rischio.
RAFFAELE MANICONE, Comandante provinciale del Corpo forestale dello Stato di Matera. Quali tipi di bonifiche?
PRESIDENTE. Bonifiche sui siti inquinati.
RAFFAELE MANICONE, Comandante provinciale del Corpo forestale dello Stato di Matera. La più importante è quella del sito nei pressi del quale c'è la pista Mattei.
CELESTINA GRAVINA, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Matera. Nell'area industriale della Valle del Basento è in corso un'azione assolutamente monitorata dal Ministero dell'ambiente. Si tratta di un'antica controversia credo non ancora risolta tra il Consorzio per lo sviluppo industriale materano e la Syndial, società del gruppo Eni. La questione è chi è responsabile e chi deve fare cosa.
Si tratta di una questione tuttora aperta, ma certamente ci sono riunioni continue nell'ambito del Ministero dell'ambiente, quindi credo che la situazione sia monitorata e spero che vada a soluzione. Ovviamente, la base è quella delle risorse finanziarie.
Quanto alle bonifiche ambientali, l'amianto è un problema di tutto il territorio nazionale, la legislazione è quella che è. Naturalmente, il problema penale sorge soltanto nel momento in cui ci sia uno smaltimento illecito, ma sono molti i capannoni con i tetti d'amianto nel nostro territorio e ogni tanto ci sono le lamentele. Ci sono stati, ad esempio, un paio di casi a Policoro, risolti, a mio avviso, positivamente con il sindaco che ha dato disposizione di bonificare e privati che hanno adempiuto. Anche in quel caso, ho privilegiato, a fronte delle lamentele di pericolosità, questo tipo di approccio, ossia di responsabilizzare i sindaci per valutare l'opportunità di un'ordinanza contingente piuttosto che procedere a sequestri, con strutture che rimangono sequestrate per lustri, con nessuno che può più assumersene la responsabilità e la gestione. Un paio di casi si sono risolti in questo modo, con ordinanze del
sindaco e adempimento da parte dei privati. La situazione dei tetti d'amianto su capannoni dismessi dalle nostre parti purtroppo è grave e diffusissima.
PRESIDENTE. Per concludere sulle bonifiche, non ci sono in corso bonifiche di nessun tipo?
RAFFAELE MANICONE, Comandante provinciale del Corpo forestale dello Stato di Matera. Non di grandi dimensioni. Parliamo di piccole bonifiche quando è in atto nelle zone rurali qualche piccola ristrutturazione che comprende la demolizione di manufatti con tetti in amianto. L'amianto è prelevato dai tecnici specializzati di queste società che trattano l'amianto e portato in discarica.
L'unica attività di grosse dimensioni di bonifica di un sito vero e proprio è quella della Valle del Basento, che però in questo momento, proprio per questi problemi amministrativi tra chi deve fare cosa, è ferma. Si tratta del famoso sito della Liquichimica, la cui bonifica fu cominciata negli anni Novanta. Nel sito ci sono una serie di inquinanti anche di un certo livello, però in questo momento l'attività di bonifica è ferma.
PRESIDENTE. Chi ha omesso di fare quello che avrebbe dovuto fare?
RAFFAELE MANICONE, Comandante provinciale del Corpo forestale dello Stato di Matera. Il problema è proprio su chi ha omesso. La diatriba è tra l'ASI e la Syndial, società di ENI. È in corso un contenzioso.
PRESIDENTE. Dal 1990, però, sono passati 22 anni. Forse qualcuno potrebbe anche ravvisare delle responsabilità per il danneggiamento all'ambiente, visto che si lascia questa situazione irrisolta per 22 anni. Le controversie sono lunghe, ma non ne usciranno più se dopo 22 anni sono ancora al punto di partenza.
CELESTINA GRAVINA, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Matera. Certo.
PRESIDENTE. In ogni caso, vi ringraziamo molto. Dichiaro conclusa l'audizione.
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