Sulla pubblicità dei lavori:
De Angelis Candido, Presidente ... 3
Comunicazioni del Presidente:
De Angelis Candido, Presidente ... 3
Audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Velletri, Silverio Piro:
De Angelis Candido, Presidente ... 3 4 5 6
Piro Silverio, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Velletri ... 3 4 5
Audizione del presidente della provincia di Latina, Armando Cusani:
De Angelis Candido, Presidente ... 6 7 11 12 13 15 17
Cusani Armando, Presidente della provincia di Latina ... 6 7 11 12 14 15 16 17
Rugghia Antonio (PD) ... 15 16 17
Audizione del sub-commissario prefettizio del comune di Latina, Claudio Sgaraglia:
De Angelis Candido, Presidente ... 17 18
Sgaraglia Claudio, sub-commissario prefettizio del comune di Latina ... 17 18
Audizione del sindaco di Frosinone, Michele Marini:
De Angelis Candido, Presidente ... 19 21
Ferracci Claudio, Dirigente settore ambiente comune di Frosinone ... 21
Marini Michele, Sindaco di Frosinone ... 19 20
Rugghia Antonio (PD) ... 19 21
Audizione del sindaco di Rieti, Giuseppe Emili:
De Angelis Candido, Presidente ... 21 22
Emili Giuseppe, Sindaco di Rieti ... 21 22
Audizione dell'assessore all'ambiente della provincia di Rieti, Michele Beccarini:
De Angelis Candido, Presidente ... 22 23 24
Beccarini Michele, Assessore all'ambiente della provincia di Rieti ... 22 23
Audizione del sindaco di Viterbo, Giulio Marini:
De Angelis Candido, Presidente ... 24 26 27 28 29 30
Marini Giulio, Sindaco di Viterbo ... 24 25 26 27 28 29
Rugghia Antonio (PD) ... 25 26 28 29
Audizione del sindaco di San Vittore, Francesco Paolo Pirollo:
De Angelis Candido, Presidente ... 30 33 34
Pirollo Francesco Paolo, Sindaco di San Vittore ... 30 32 33 34
Rugghia Antonio (PD) ... 31 32 33 34
Audizione dell'assessore all'ambiente della provincia di Viterbo, Paolo Equitani:
De Angelis Candido, Presidente ... 34 35 36 37 38
Equitani Paolo, Assessore all'ambiente della provincia di Viterbo ... 34 35 36 37
Rugghia Antonio (PD) ... 36 37
Tosini Flaminia, Dirigente del settore ambiente della provincia di Viterbo ... 35 36 38
Audizione del presidente della società Opus Automazione, Stefano Battistini:
De Angelis Candido, Presidente ... 38 42 43 44 45
Battistini Stefano, Presidente della società Opus Automazione ... 38 41 42 43 44
Rugghia Antonio (PD) ... 41 42 43 44
Sica Pier Francesco ... 44
Audizione del presidente della società Co.La.Ri, Manlio Cerroni:
De Angelis Candido, Presidente ... 45 46 47 49 50 51 52 53 55
Cerroni Manlio, Presidente della Co.La.Ri ... 45 46 47 48 49 50
Rugghia Antonio (PD) ... 48 49 50 51 52 53 54
Spadaccini Luca, Co. La. Ri ... 54
Audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Frosinone, Adolfo Coletta:
De Angelis Candido, Presidente ... 55
Coletta Adolfo, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Frosinone ... 55
Audizione del procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Civitavecchia, Gianfranco Amendola:
De Angelis Candido, Presidente ... 56 57
Amendola Gianfranco, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Civitavecchia ... 56 57
Audizione del procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Cassino, Mario Mercone:
De Angelis Candido, Presidente ... 58 59 60
Mercone Mario, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Cassino ... 58 59 60
Rugghia Antonio (PD) ... 59
Audizione dell'assessore all'ambiente della provincia di Frosinone, Fabio De Angelis:
De Angelis Candido, Presidente ... 60 64
De Angelis Fabio, Assessore all'ambiente della provincia di Frosinone ... 60 64
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PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del dottor Armando Cusani, Presidente della provincia di Latina, che ringrazio per la sua presenza.
L'audizione odierna rientra nell'ambito degli approfondimenti che la Commissione sta svolgendo sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella regione Lazio.
Avverto il nostro ospite che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, se lo riterrà opportuno, i lavori della Commissione proseguiranno in seduta segreta, invitandolo comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta.
Cedo, dunque, la parola al dottor Cusani.
ARMANDO CUSANI, Presidente della provincia di Latina. Noi abbiamo, come provincia, inviato nel mese di dicembre una documentazione completa in risposta ai quesiti che ci sono stati posti attraverso la prefettura. Credo che tale documentazione sia agli atti della Commissione.
Se ci sono domande rispetto a tale documentazione, sono assolutamente disponibile a rispondere per le informazioni in nostro possesso e per tutti gli approfondimenti che eventualmente ci vengono chiesti.
PRESIDENTE. Quando avete mandato la documentazione?
ARMANDO CUSANI, Presidente della provincia di Latina. A dicembre. Posso comunque lasciarvela nuovamente.
PRESIDENTE. Chiedo cortesemente se potete verificare.
ARMANDO CUSANI, Presidente della provincia di Latina. Peraltro, i quesiti erano molto puntuali e sono stati utili anche per ricostruire tutta la storia dei rifiuti nella provincia di Latina. Avevamo un database e informazioni piuttosto puntuali. È stata, dunque, un'occasione per ricostruire la situazione.
Abbiamo fornito le informazioni attraverso la prefettura, perché la Commissione aveva chiesto documentazione attraverso la prefettura di Latina. Sono stati effettuati due invii, uno a dicembre e l'ultimo, integrativo, una trentina di giorni fa. Ho portato con me copia del materiale e posso lasciarvelo. Non ci sono problemi.
Vorrei tracciare un inquadramento anche per capire come funziona il ciclo dei rifiuti nella provincia di Latina. Nella nostra provincia abbiamo uno dei siti più importanti d'Italia per dimensione: occupa una superficie di quasi 50 ettari, con gli attuali ampliamenti. Purtroppo, è una discarica classica, nella quale i rifiuti solidi urbani vengono interrati e trattati come rifiuti non lavorati.
In questi anni è stato compiuto un lavoro importante sulla raccolta differenziata. L'abbiamo compiuto noi come provincia e in parte anche la regione, attraverso misure assolutamente limitate.
La provincia di Latina conta 33 comuni; peraltro, accoglie anche i rifiuti di Anzio e Nettuno, che sono al suo esterno ma vi sono di fatto attaccati e vivono, dal punto di vista anche dei servizi, come questo, insieme con la comunità della provincia. Da tempo quasi immemorabile, quindi, il sito di Borgo Montello ospita anche i rifiuti di Anzio e Nettuno. I 33 comuni, più Anzio e Nettuno, formano appunto il bacino di Borgo Montello.
In questi anni la raccolta differenziata ha ottenuto e sta ottenendo risultati significativi, assolutamente lontani da tutte le
programmazioni anche della gestione commissariale, ma comunque, rispetto per esempio al 2004, in trend di crescita. Nel 2009 siamo arrivati a superare il 20 per cento complessivo. Tale risultato è soprattutto significativo nei comuni importanti, come Latina e Cisterna, meno ad Aprilia e Terracina. Sto citando i comuni di maggiori dimensioni. Nella maggior parte dei piccoli comuni, invece, raggiungiamo risultati importantissimi; alcuni superano addirittura il 60-70 per cento.
Di fronte a questo risultato, però, ci troviamo a una situazione paradossale. Volevo approfittare di questa occasione, anche se so che la Commissione non si occupa specificatamente di ciclo di rifiuti, ma delle attività illecite intorno al sistema dei rifiuti, per illustrarvi una questione comunque interessante.
La provincia di Latina ha redatto il piano provinciale nel 1997 e ha svolto il suo lavoro come prevedeva la legge ordinaria. Il Lazio viene commissariato nel 1999. Lo Stato interviene e decide di commissariare la regione perché la sua situazione complessiva era da emergenza addirittura di protezione civile, tale da giustificare l'intervento statale attraverso il commissariamento, a eccezione della provincia di Latina, che comunque subisce ugualmente il commissariamento, nonostante avesse in attuazione il piano provinciale.
Il commissariamento si completa nel giugno del 2008. Si sarebbe potuto immaginare che la regione e la provincia di Latina si fossero dotate di un sistema di impiantistica tale da non avere, per esempio, una delle discariche più grandi d'Italia, quella che ho citato di Borgo Montello. Si sarebbe immaginato che in questi anni di commissariamento si sarebbero realizzati gli impianti di compostaggio per trattare, per esempio, una parte dei rifiuti della raccolta differenziata o i fanghi che provengono dai depuratori. Segnalo anche, peraltro, che in questi anni, mentre sul ciclo dei rifiuti siamo, come è noto, tra le regioni e tra le province più indietro d'Italia, in quello delle acque, invece, possiamo affermare di essere tra le province più avanti, perché siamo riusciti, nonostante le polemiche alla famosa Acqualatina, a mettere in funzione tutti i depuratori. Nell'ambito, compresi sempre Anzio e Nettuno, disponiamo di più di 60
depuratori. Nel 2004 ne funzionavano quattro e, quindi, siamo arrivati a farne funzionare la totalità.
Depuratori che funzionano comportano la produzione di fanghi, che non possono essere smaltiti in provincia di Latina, perché non ci sono impianti. Vengono dunque portati in Puglia, quando va bene, altrimenti in altri impianti che hanno le condizioni per lavorarli. Segnalo un aggravio dei costi, ma anche che dietro al trasporto ai luoghi di lavorazione del prodotto fango si può profilare tutto ciò che è anche oggetto dei lavori della Commissione, ovvero eventuali rischi su traffici illeciti o altro.
In questi anni di commissariamento, l'obiettivo era quello di sostituire le leggi ordinarie - mi riferisco sempre alla provincia di Latina, perché è noto che il Lazio è una regione complessa, che presenta anche altre situazioni - immaginavamo che ciò avrebbe portato all'uscita dall'emergenza con un'impiantistica.
Nel 2008 si esce da un'emergenza secondo noi forzatamente, perché l'emergenza non finisce. Si sarebbe dovuta completare con la realizzazione di impianti, mentre si conclude con alcune autorizzazioni che, per quanto riguarda la provincia di Latina, portano a un ampliamento delle discariche.
PRESIDENTE. La famosa «rimodulazione» quale ha parlato Marrazzo.
ARMANDO CUSANI, Presidente della provincia di Latina. Io sono stato tra coloro che si sono opposti e hanno presentato ricorso. Ci siamo battuti fortemente, perché ritenevamo che a questo punto fosse necessario continuare con il commissariamento fino al completamento degli impianti, nonostante gli atti assunti dal commissario.
Vi lascio queste carte, che pensavo fossero agli atti della Commissione, dalle
quali noterete come la provincia di Latina si sia battuta strenuamente anche nella fase propedeutica alle ultime autorizzazioni che ha rilasciato il commissario. Mi riferisco a quelle di ampliamento delle discariche. Non soltanto nella fase commissariale non sono stati autorizzati impianti per poter disporre di un patrimonio di impiantistica moderno, ma l'unica iniziativa assunta dal commissariamento è stata quella di autorizzare gli ampliamenti.
Invece di puntare alla riduzione della discarica e alla sua chiusura, come abbiamo sempre sostenuto e come era previsto nel piano della provincia dal 1997, con un'impiantistica moderna, le discariche, che occupavano 44 ettari, in un territorio bellissimo, a ridosso tra Latina, Anzio e Nettuno, con vigneti in cui si produce uno dei vini più importanti d'Italia, passano a 50 ettari, con un ampliamento di 1 milione e 200 mila metri cubi di invaso disponibile per ulteriori rifiuti.
Nel 2008, nel momento in cui ritorniamo alla legislazione ordinaria, ci attiviamo per superare un'altra anomalia, che viene sempre dall'esperienza del commissariamento. Si tratta di prendere spunto per bandire alcune procedure concorsuali. Segnalo che tutti gli atti assunti dai commissari, compreso l'ultimo, non hanno alcun rispetto delle direttive comunitarie, nel senso che si sarebbero potuti attivare alcuni impianti magari bandendo alcune gare. Essere commissariati non significa non rispettare le procedure, come è noto; anche un commissario deve comunque tenere gare per realizzare gli impianti di compostaggio o altro.
Vengono, invece, rilasciate alcune autorizzazioni agli stessi soggetti titolari delle discariche, evidentemente violando il principio della concorrenza, il che potrebbe essere solo un fatto di natura tecnico-giuridica, ma anche, limitando la concorrenza, monopolizzando il mercato.
Ci troviamo nella seguente condizione: il costo del rifiuto da conferire in discarica è di 102 euro a tonnellata. Non esistono alternative. L'unica è la raccolta differenziata, che ha il limite, però, tolti molti materiali, della parte umida. Non essendoci impianti di compostaggio, o essendocene soltanto uno, che per la sua percentuale non era e non è in grado di accogliere l'umido prodotto dalla raccolta differenziata, i comuni, nel momento in cui non potevano portare l'umido negli impianti di compostaggio, perché non ve n'erano in provincia, non hanno altra alternativa che prendere il rifiuto e destinarlo alla discarica.
La raccolta differenziata nasce per selezionare ed evitare il conferimento in discarica, perché le direttive comunitarie dispongono ciò, ma alla fine la mancanza di impianti di compostaggio determina un ulteriore problema, che di fatto registriamo.
Nel 2008 il ritorno alla legislazione ordinaria fa ritornare in vita le responsabilità delle province. Noi disponevamo di un piano provinciale del 1997, in linea con il piano regionale del 2002. Vorrei segnalare, infatti, che il commissariamento opera nella singolare situazione per la quale nel 2002 la regione elabora un piano, che stabiliva gli ambiti, l'autonomia del ciclo all'interno degli ambiti, un'impiantistica che trattava i rifiuti e, quindi, il superamento delle discariche, ma di fatto rimane e si protrae fino al 2008, con l'obiettivo di attuare tale piano e di aggiornarlo.
Gli aggiornamenti, però, sono «surrettizi» perché non producono alcun risultato, come evidenziavo, per quanto riguarda la provincia di Latina. Come è noto, il commissario di governo è sempre stato il presidente pro tempore della regione Lazio, anche questa un'assoluta anomalia. Credo che nessun presidente abbia l'interesse, pur essendo commissario di governo, a smentire il Consiglio regionale, che è titolare del potere di pianificazione. Nella peggiore delle ipotesi non fa nulla di diverso e, quindi, galleggia. È quanto accaduto nella regione Lazio storicamente, dal 1999 al 2008.
Nel giugno 2008 cessa il commissariamento e la provincia bandisce una gara europea per la realizzazione degli impianti per la chiusura del ciclo. Preso atto che
avevamo il piano del 1997 e che esisteva il piano regionale del 2002, portiamo avanti la nostra idea di attuazione del piano attraverso una gara europea.
La regione, però, ce lo impugna, sostenendo che non potevamo bandire la gara e attuare quanto scritto nel piano provinciale e regionale perché il commissario aveva un'altra visione: aveva autorizzato l'ampliamento delle discariche e alcuni impianti di CDR, quindi di pretrattamento, come quelli realizzati in Campania, per capirci, senza poi la chiusura del ciclo nella provincia di Latina. Il piano del commissario prevedeva, infatti, che avremmo chiuso il ciclo nella provincia di Frosinone sugli impianti di Colleferro al nord e di San Vittore al sud. Colleferro, peraltro, ha numerosi problemi noti a tutti e San Vittore ha un impianto che funziona, ma è di limitate dimensioni. Tutto ciò senza studiare la compatibilità del CDR prodotto eventualmente in provincia con gli impianti che avrebbero dovuto accoglierlo e, quindi, in sostanza, senza alcuna certezza sul destino di tale eventuale CDR prodotto.
Noi procediamo con questo bando, che viene impugnato, e ci fermiamo per riflettere. Poi si sono verificati il cambio di governo regionale e la fine del commissariamento. Ora vorremmo riproporre la gara europea per la realizzazione di impianti, perché non possiamo morire di discariche. Non abbiamo la possibilità di andare oltre con la raccolta differenziata, perché il limite sull'umido è importante e quindi siamo nella situazione descritta, dal punto di vista della pianificazione.
Gli ampliamenti che sono stati autorizzati ci danno una tranquillità nella gestione del ciclo dei rifiuti solidi urbani stimata in dieci anni. Considerate che in provincia di Latina si producono più di 320 mila tonnellate di rifiuti, ovvero 320 milioni di chilogrammi di rifiuti.
Considerate che questo trend, come dai grafici che vedrete, purtroppo, nonostante la raccolta differenziata, non diminuisce. Esiste, quindi, un rapporto tra la produzione di rifiuti e i soggetti gestori, che, nonostante siano sottoposti a notevoli campagne di informazione, hanno come primo obiettivo la riduzione del rifiuto; c'è, comunque, un aumento modesto, ma costante del rifiuto. Ciò può significare, da una parte, che la gente è più educata, non abbandona per strada i rifiuti e non li butta nei canali, ma, dall'altra, che dobbiamo essere più attenti e penetrare meglio quanto accade nel mondo dei rifiuti rispetto al loro conferimento.
Questo è il quadro di carattere pianificatorio. Vorrei anche segnalare che, per quanto riguarda le eventuali discariche abusive - faccio riferimento alle tabelle che vi avevamo inviato e che vi lascio; anche questo è un dato molto significativo - la provincia di Latina, che geograficamente, come è noto a tutti, è a ridosso della Campania e dell'area metropolitana romana, si trova in una situazione di cerniera piuttosto delicata; il nostro confine è il Garigliano con la regione Campania e Casalazzara Aprilia con la provincia di Roma. La provincia conta intorno a 8 milioni di abitanti e ha un sistema produttivo che nel chimico farmaceutico rappresenta il 33 per cento del prodotto interno lordo, con tutto il carico di rifiuti industriali che tale settore comporta.
Considerate che non abbiamo dati sui rifiuti speciali. Li potremmo tirare fuori dai MUD - sono dati noti - però monitoraggi eseguiti dall'associazione industriale ci indicano che in provincia di Latina vengono prodotti altrettanti rifiuti industriali, in termini di chilogrammi, rispetto a quelli solidi urbani. Si producono 320 mila tonnellate di rifiuti solidi urbani e si stima che altrettanti siano quelli prodotti dal punto di vista industriale, con destino di lavorazione certamente fuori dalla provincia di Latina e dalla regione Lazio.
Realizzare impianti nella regione e nella provincia era il nostro obiettivo ed era significativo per dare una risposta ed evitare la transumanza di rifiuti industriali, che vanno lontani dai confini provinciali e regionali. Il fatto di lavorarli nel sito, nell'ambito provinciale, probabilmente
anche dal punto di vista del controllo sarebbe stato e sarebbe un elemento di vantaggio.
Osservo che in quanto a discariche abusive, nonostante ci troviamo nella posizione geografica descritta, abbiamo soltanto 26 piccoli punti, sui quali siamo intervenuti e, quindi, abbiamo messo in campo tutte le iniziative: ordinanze amministrative, e anche quelle di natura giudiziaria per gli organi competenti a farlo, bonifiche e, laddove necessario, siamo intervenuti direttamente. Si tratta di oggetti di poco conto, come materassi e calcinacci, che si trovano dappertutto.
La provincia è di grandi dimensioni dal punto di vista della superficie e la tabella, che lascerò agli atti della Commissione, dimostra che, dal punto di vista delle cosiddette discariche abusive, il problema è assolutamente sotto controllo. Non esistono discariche abusive importanti, ma soltanto piccoli punti, che sono stati oggetto di monitoraggio, denunce e ordinanze.
Lascerò agli atti della Commissione un rapporto dettagliato comune per comune e vedrete che alcuni comuni, come Aprilia, un comune importante al nord di Roma, ha quattro segnalazioni, relative a rifiuti ingombranti inerti, calcinacci, gomme di automobili e oggetti di piccolo conto. La tabella è significativa perché il problema cresce al sud, al confine con la Campania, dove, per esempio, si trova il piccolo comune di Castelforte, che, come è noto, è a ridosso della regione Campania, per il quale le segnalazioni sono sei, sempre legate alla stessa tipologia di rifiuti.
Dal punto di vista delle discariche abusive non si presenta, dunque, alcun tipo di problema.
Non abbiamo elementi per sostenere o informare la Commissione neanche a livello di possibili sospetti sul ciclo dei rifiuti, anche per la parte che riguarda la loro raccolta.
Approfitto per ricordare che lascerò agli atti della Commissione una tabella nella quale vi diamo conto di tutti i gestori che operano in provincia di Latina. Vedrete che non c'è un monopolista. Nella maggior parte dei casi, i piccoli comuni hanno esternalizzato la raccolta dei rifiuti, perché, per quanto riguarda lo smaltimento, l'unico sito disponibile è Borgo Montello.
Ci sono alcune esperienze pubblico-private, la più significativa delle quali è quella del comune di Latina che, peraltro, ha una società mista, della quale è il maggior azionista, che è anche proprietaria di una parte della discarica di Borgo Montello. Il resto è composto da esperienze private diverse. Non abbiamo mai avuto segnalazioni di problemi che abbiano riguardato i soggetti interessati alla gestione di tali appalti.
L'unico elemento che volevo segnalare e che troverete nella relazione è la nota vicenda che riguarda una parte della discarica di Borgo Montello e, in particolar modo, il primo invaso, chiamato S0, che nasce nel 1980, l'anno nel quale si apre questa grande discarica.
A seguito delle dichiarazioni di un pentito di mafia, che sostenne che in tale discarica furono interrati rifiuti speciali, quindi, tossici - la natura del rifiuto non fu specificata, ma fu data spiegazione che, al tempo, vi furono portati rifiuti particolari; addirittura qualcuno sostenne che si potesse trattare di rifiuti nucleari - furono avviate, evidentemente, alcune attività di Polizia giudiziaria, di cui non ho notizia. Le abbiamo apprese anche dalla stampa. Dal punto di vista amministrativo, invece, sono stati svolti controlli che hanno interessato nel 1996 l'ENEA, che condusse un'indagine e rilevò la presenza di masse metalliche all'interno del corpo della discarica.
Tale studio sconsigliò interventi - ne cito un passaggio - «considerata l'impossibilità di definire la natura dei corpi metallici, soprattutto nella discarica, che risultava piuttosto stabile». L'ENEA nel 1996 indicò dunque che vi erano corpi metallici, ma sconsigliava di intervenire.
Poi subentrarono le dichiarazioni del pentito di mafia riferite all'occultamento di fusti contenenti rifiuti tossici. Abbiamo letto dalla stampa che si parlava addirittura di rifiuti nucleari, ma invece, dalle
dichiarazioni del pentito, almeno per quelle che sono le notizie in nostro possesso, si parlava di rifiuti tossici. Fu attivata l'ARPA Lazio, che, attraverso l'Istituto di geofisica, svolse accurate indagini accurate magnetotermiche, da cui emersero tre aree interne del bacino caratterizzate da una risposta significativa dal punto di vista magnetico.
In seguito, con il comune di Latina e la regione Lazio, che l'ha finanziata, è stata attivata una progettazione per puntare a eseguire gli scavi e verificare che cosa c'è all'interno dell'S0.
In questo momento - questo è un aggiornamento su questo tema, che potrebbe essere significativo dal punto di vista delle eventuali dichiarazioni rilasciate dal pentito di mafia - il comune sta redigendo il progetto e intanto è in campo una messa in sicurezza della discarica.
Tale discarica è ben tenuta, diciamolo onestamente, perché anche i controlli che abbiamo svolto hanno sempre dato esito negativo dal punto di vista dell'eventuale inquinamento delle falde superficiali e profonde.
PRESIDENTE. Parliamo sempre di Borgo Montello?
ARMANDO CUSANI, Presidente della provincia di Latina. Sì, parliamo sempre di Borgo Montello, l'unica discarica che abbiamo.
ARMANDO CUSANI, Presidente della provincia di Latina. Borgo Montello è gestita da due società, Indeco ed Ecoambiente. È perfettamente divisa a metà ed è un unico sito, tanto che il problema del monitoraggio, a cui faccio riferimento, quattro anni fa ha portato ad avere in due pozzi spia alcune anomalie nelle acque superficiali. Sono state trovate tracce di percolato piuttosto consistenti.
Sono state effettuate le procedure per far mettere in sicurezza o trovare un punto di perdita della discarica ed è nato un contenzioso tra il comune di Latina, che ha emanato un'ordinanza - ne ha il potere perché entrambe le discariche sono situate al suo interno - imponendo ai due soggetti di mettere in sicurezza il sito e, quindi, di attivare tutte le misure per evitare l'inquinamento. I due gestori si sono opposti, scaricando l'uno la responsabilità sull'altro, proprio per il fatto che, poiché le discariche sono attaccate, ognuno sosteneva che fosse colpa dell'altro.
Alla fine, un anno fa è stato approvato un progetto di messa in sicurezza, posto a carico non di Indeco, ma di Ecoambiente, la società partecipata con il comune di Latina. Evidenzio che molte volte, quando il soggetto pubblico è gestore, ma anche controllore deve fare rispettare le regole, ciò pone anche problemi dal punto di vista ordinamentale.
PRESIDENTE. Per fare chiarezza, la discarica di Borgo Montello è di proprietà del comune di Latina?
ARMANDO CUSANI, Presidente della provincia di Latina. Del comune di Latina e di Indeco.
ARMANDO CUSANI, Presidente della provincia di Latina. Indeco è una società privata che possiede questo sito da tantissimo tempo.
In sostanza, la campagna di monitoraggio a seguito dell'ordinanza ha portato all'approvazione di un progetto che ha l'obiettivo di mettere in sicurezza il sito. Abbiamo dato parere contrario al progetto che è stato approvato, a maggioranza in Conferenza dei servizi, perché le tecniche proposte sono eccessivamente sperimentali e, quindi, gli uffici della provincia ritenevano che tali tecniche messe a base della soluzione del problema non fossero convincenti. Il progetto, chiaramente, è stato approvato e sta andando avanti con tali tecniche sperimentali. Lo riferisco soltanto al fine di avere un quadro complessivo.
Volevo aggiungere, perché è un passaggio importante, a proposito dell'attivazione
del bando della gara europea da parte della provincia, che il nostro obiettivo era anche quello di diventare proprietari del sito. Siamo assolutamente convinti che i siti dove sorgono gli impianti dei rifiuti, che sono, di fatto, nella maggior parte dei casi, di proprietà privata, siano un problema per il pubblico.
Nella gara europea abbiamo, pertanto, messo a disposizione alcune risorse per acquistare il sito. La nostra idea era di mettere a gara la realizzazione dell'impianto, fermo restando che la proprietà del sito sarebbe rimasta sempre pubblica, per evitare a scadenza ciò che accade costantemente, ossia che, quando poi finisce un contratto, che venga fuori da un project financing o da un general contractor, il soggetto proprietario del sito ha sempre una parola in più rispetto all'interesse pubblico. Questo serviva come elemento per rompere il monopolio.
Vi ho riferito tale fatto soltanto per un ritorno indietro rispetto alla questione della pianificazione.
Queste sono, per estrema sintesi, le notizie che abbiamo da riportare. Nel particolare e sui numeri lascio la documentazione agli atti della Commissione.
PRESIDENTE. L'anno scorso abbiamo sentito il presidente della regione Lazio, Piero Marrazzo, al quale, in qualità di commissario straordinario per l'emergenza rifiuti, contestai alcuni aspetti della politica regionale. Fu evidenziato che la soluzione dei problemi ruotava proprio sullo sviluppo delle discariche, ossia sull'aumento delle loro volumetrie.
Adesso Latina accuserà sicuramente lo stesso problema con il Presidente Polverini, che incontreremo la settimana prossima, il 23 giugno. Il problema della regione Lazio è piuttosto complesso. È stato detto che la regione ha ancora dieci anni di autonomia, ma non abbiamo tanto tempo a disposizione per le discariche, anche a causa di sollecitazioni che ci provengono dalla Comunità europea di adeguarci alle regole comunitarie.
Rispetto al suo operato, ritiene che avrà contrasti anche con la Polverini? Pensa che le sue competenze possano consentirle di ragionare su una situazione che riguarda solo la provincia di Latina o si troverà in contrasto anche con la Polverini?
Lei sostiene di avere in corso una situazione che fino adesso ha consentito alla provincia di andare avanti. Avete un unico sito, che vi ha permesso di vivere senza grandi emergenze, anzi, è stato allargato anche a due città come Anzio e Nettuno, che rappresentano una città quasi come Latina. Si tratta di una situazione piuttosto tranquilla da questo punto di vista.
In futuro, tuttavia, dovrete organizzarvi da soli, essere proprietari del sito e via elencando. Insomma, questo era il ragionamento svolto, che alla fine ha una sua logica e un suo filo conduttore. Ritiene che i poteri del presidente della provincia possano consentirle un'autodisciplina della provincia stessa?
In secondo luogo, lei ha giustamente rilevato come il distretto di Aprilia, che si collega con Pomezia, dal punto di vista chimico sia importantissimo a livello nazionale. Negli anni passati - parlo di alcuni decenni o ventenni fa - si sono verificate grandi irregolarità da parte di queste industrie chimiche, che scaricavano in maniera alquanto dubbia. Ci sono procedimenti in corso al riguardo. Ritiene che adesso il ciclo dei rifiuti industriali sia sotto controllo?
Infine, in questo momento la provincia è piuttosto effervescente dal punto di vista della criminalità. Ci sono problematiche importanti: ritiene che il settore rifiuti sia fuori da esse? Abbiamo parlato anche con il questore, il prefetto e altre autorità; le chiedo se le problematiche inerenti all'illecito dei rifiuti siano al di fuori degli appetiti della criminalità organizzata.
ARMANDO CUSANI, Presidente della provincia di Latina. Comincio con la prima domanda. Non a caso ho voluto, pur non essendo questo - mi rendo conto - argomento specifico della Commissione, delineare il panorama dell'esperienza di Latina nel quadro regionale rispetto a ciò
che è accaduto nel mondo dei rifiuti in Italia e, particolarmente, nel Lazio.
Vorrei ricordare che il Lazio, dopo la Campania della quale si sostiene abbia superato il problema dei rifiuti, rimane comunque un area sensibile. Non a caso ho voluto evidenziare che il commissariamento nato nel 1999, a distanza di nove anni, non ha prodotto alcun risultato.
La provincia di Latina non aveva le condizioni per essere considerata al pari delle altre, perché aveva svolto il suo lavoro, aveva predisposto il piano nel 1997 ed era pronta ad attivarlo. È noto che i piani nel Lazio non sono stati attivati allora perché successivamente sono stati istituiti gli ambiti. O meglio, gli ambiti sono stati creati perché il piano regionale del 2002 li disegnava, ma non è stata elaborata la normativa per attivarli.
Lo ricordo come fatto storico per arrivare a dare una risposta sul piano non delle attività illecite, ma di quelle lecite in una democrazia, che dovrebbero essere sottoposte ad alcune riflessioni.
Quale considerazione ho svolto, per non sottrarmi alla domanda, che ha un obiettivo ben preciso? Ho ritenuto che, evidentemente, l'interesse a livello regionale di coloro che hanno avuto la responsabilità commissariale fosse quello di tenere il Lazio e la provincia in regime di monopolio. Non ci sono altri pensieri; non esiste alternativa.
L'esempio è il 2008. Lasciamo stare i dieci anni. Mettiamo da parte i dieci anni in cui questo è il quadro, ma nel 2008 si ritorna ai poteri ordinari. Premetto che abbiamo indetto la gara europea, avendo tenuto un Consiglio provinciale e una Conferenza dei sindaci, in cui il documento passa all'unanimità. È raro che le proposte passino all'unanimità, perché anche sulla materia dei rifiuti spesso si litiga negli enti locali. Ci si convince, in sostanza, che non possiamo morire di rifiuti con le discariche di Borgo Montello e Sabotino. È una situazione vergognosa, scandalosa, che ci offende anche dal punto di vista dei soggetti che vivono in quel territorio. Ci attiviamo, dunque, ma la regione l'impugna.
Al di là delle ragioni tecnico-amministrative e giuridiche, vi ripropongo una riflessione: che interesse ha la regione, e forse anche lo Stato, attraverso i Governi che si sono succeduti, a impedire a un territorio, a una provincia, di svolgere il proprio lavoro?
Qualcuno potrebbe sostenere, entrando nel merito tecnico, che siamo una provincia che non ha, per esempio, una dimensione tale da poter realizzare un ciclo di rifiuti chiuso, quindi da avere anche un impianto di termovalorizzazione, perché esso ha un costo. Avrete sentito questa storia tantissime volte.
Noi abbiamo fornito negli anni, invece, specifici studi, con i quali abbiamo dimostrato che il nostro bacino è assolutamente in condizioni, per i rifiuti prodotti, di reggere, anche dal punto di vista della tariffa finale, che è la questione che ci interessa maggiormente, un'impiantistica con il ciclo chiuso nell'ambito provinciale.
Sono assolutamente convinto che, se ci lasciassero operare, con la pianificazione e con il rispetto delle normative, avremmo certamente agito bene come provincia di Latina e potremmo recuperare il tempo perduto.
Non so risponderle su quale sarà l'atteggiamento della Presidente Polverini, che peraltro ho incontrato ieri, con i presidenti delle province del Lazio; abbiamo posto alcune questioni e questo è uno dei problemi che porremo prossimamente.
Temo che dieci anni di storia dei rifiuti nel Lazio, dove centrodestra e centrosinistra si sono alternati alla guida del Governo regionale, ci debbano fornire alcuni insegnamenti e spero che siano elemento di riflessione per la Polverini.
Alla sua domanda rispondo, dunque, che, se fossimo in grado di andare avanti nel rispetto della legge, la provincia potrebbe rapidamente, bandendo una gara europea e rispettando le direttive comunitarie, dotarsi degli impianti che servirebbero a tutto il bacino.
PRESIDENTE. Se ho ben capito, lei pensa che le forze monopoliste impediscano questa operazione.
ARMANDO CUSANI, Presidente della provincia di Latina. Vi lascio anche gli elenchi dei soggetti proprietari delle discariche: basta cercarli nei camerali per vedere chi sono. Non sto scoprendo l'acqua calda. Credo di parlare di fatti piuttosto noti.
Peraltro, rappresento non dal punto di vista istituzionale, ma della mia storia, una parte politica ben precisa. Mi sono sempre battuto per cercare di affermare che si deve operare secondo le regole, indipendentemente dalle compatibilità.
Devo ammettere che non ci sono riuscito. Considerate che sono presidente al secondo mandato, ero assessore provinciale nel 1995, sono stato sindaco per dieci anni, su questo argomento posso rappresentare con giusto titolo la storia di tali vicende.
Anche la seconda domanda, relativa alle industrie chimiche, è interessante e mi consente di svolgere un approfondimento. Eravamo prima in condizioni particolari, ma voglio fornire alcuni dati come ulteriore elemento di riflessione sul piano del quadro generale.
Il chimico farmaceutico rappresenta il 33 per cento del prodotto interno lordo, ha un volume finanziario di 4 miliardi di euro, conta 11.500 occupati, ci sono 19 aziende, di cui 11 tra le più importanti multinazionali del mondo: Jensen, Pfizer, Bristol.
Nonostante tutto, riusciamo a tenerle. Uno degli elementi fondamentali su cui abbiamo lavorato in questi anni, anche come provincia, è quello di far mettere loro a norma gli impianti di depurazione e di trattamento dei rifiuti. Considerate che tra queste 19 aziende esiste anche una chimica, la Bristol, che ha un termocombustore e impianti di trattamento particolari. Negli ultimi anni tali aziende hanno comunque compiuto investimenti - questo ci consta, come provincia - anche sugli impianti di depurazione.
Considerate che abbiamo sotto controllo tutte le acque superficiali dei fiumi intorno alla maggior parte delle aziende cosiddette sensibili, quelle importanti. Le monitoriamo costantemente e svolgiamo degli studi per capire se effettivamente i depuratori funzionano.
Mi sento di affermare con tranquillità che effettivamente il chimico farmaceutico compie il suo lavoro per quanto deve rispetto alla gestione dei rifiuti creati in casa.
Vi è un'altra parte di rifiuti che, però, non può essere gestita dagli impianti produttivi in loco. Numerose sostanze vengono trattate fuori dalla provincia di Latina. Presumiamo che arrivino a destinazione e che tutto ciò che esce dal sito produttivo e va poi a essere smaltito lo sia nel rispetto delle leggi. I controlli che abbiamo effettuato nella provincia di Latina non ci danno elementi contrari a questo principio.
Credo che il rischio che questa attività, che consiste in 350 mila tonnellate di rifiuti speciali industriali, i quali comportano un costo incidente molto importante per le aziende del chimico farmaceutico, rappresenti un interesse economico rilevante. Sugli interessi economici rilevanti gli appetiti delle criminalità in genere sono noti a tutti.
La terza domanda riguarda il problema della criminalità nel rapporto con rifiuti. Lascerò agli atti alla Commissione una tabella con tutti i noti soggetti che gestiscono da un po' di anni, sempre secondo le diverse gare bandite dagli enti locali, il sistema della raccolta dei rifiuti.
Se volessimo dividere in due, come di solito si fa, smaltimento e raccolta, vedremmo che sullo smaltimento la nostra attenzione è concentrata su due monopolisti, Indeco ed Ecoambiente, che sono sul luogo da tantissimi anni. Non possiamo sapere che cosa facciano ulteriormente al di fuori della provincia di Latina. Presumo che siano persone oneste. Non avendo elementi contrari da questo punto di vista, li riteniamo, tutto sommato, gestori affidabili.
Vi sono poi alcuni soggetti che effettuano la raccolta nei comuni. Alcune aziende vengono anche dalla Campania, ma ciò non significa automaticamente, secondo uno stereotipo diffuso, che si
tratti di criminalità organizzata, o meglio di collegamenti. Per le informazioni che abbiamo, per tutto quello che svolgiamo anche rispetto a questo tipo di attenzione che - vorrei segnalarlo - è insita nell'attività della Polizia provinciale, sono a posto. Alla Polizia provinciale non facciamo svolgere soltanto un'attività di natura amministrativa legata al controllo dell'ambiente anche rispetto al tema delle discariche, ma spesso una delle sue mission è anche quella di approfondire e capire come si muovono i soggetti intorno ai rifiuti. In stretto rapporto con l'autorità giudiziaria compie, dunque, un lavoro di «intelligence» per capire ciò che accade nel rapporto con il territorio.
Non abbiamo elementi per sostenere che ci siano presenze di soggetti gestori collegati alla criminalità organizzata, ma siamo un'istituzione che si occupa di amministrazione. Non svolgiamo attività di Polizia giudiziaria e, quindi, non sono in condizioni di darvi elementi da questo punto di vista.
ANTONIO RUGGHIA. Nell'audizione precedente che abbiamo avuto con il questore di Latina non è stata esclusa l'ipotesi che sotto la discarica di Borgo Montello si trovassero rifiuti provenienti dalla Zenobia, la nave dei veleni. Mi interessa sapere se nell'attività di controllo della provincia sia stata effettuata una verifica di tale ipotesi.
PRESIDENTE. Mi scusi, al riguardo ritiene opportuno che si inizi anche una campagna di scavi e si svolga un approfondimento?
ANTONIO RUGGHIA. Passo alla seconda questione. Riferendomi alle sue considerazioni sulla possibilità di infiltrazioni di organizzazioni criminali nel ciclo dei rifiuti. In un processo sulla presenza dei casalesi nella zona sud della provincia di Roma si riferiscono fatti specifici. Si tratta dell'interesse dei casalesi, in maniera di specifica di Noviello Pasquale e Schiavone Maria Rosaria, nel campo dei rifiuti. Si parla di un'attività estorsiva sul ciclo dei rifiuti che sarebbe realizzata anche attraverso la collaborazione di uno zingaro.
Vorrei capire se, dal suo punto di vista, dal suo osservatorio, dal momento che si tratta di atti processuali, contestazioni di reato presentate in un processo molto più ampio, in cui si affronta la presenza di queste organizzazioni criminali e delle loro attività estorsive, lei ha la contezza, la sensazione o la consapevolezza di una presenza delle organizzazioni camorristiche nella provincia di Latina dedite a intercettare il traffico dei rifiuti per realizzare profitti illeciti.
ARMANDO CUSANI, Presidente della provincia di Latina. Vengo alla famosa questione del pentito di mafia «riferita all'occultamento di fusti contenenti rifiuti tossici»; leggo testualmente l'estratto della dichiarazione del pentito.
L'invaso in questione, noto con la sigla S0, è parte di una grossa area di quasi 50 ettari. Siamo in presenza di uno dei siti più grossi in termini di superficie in Italia. Non ce ne sono altri, perché, come è noto, da altre parti ormai il sistema dell'impiantistica punta alla riduzione del rifiuto e, quindi, ci sono termovalorizzatori dappertutto. L'Emilia Romagna ne ha 11, per citare una regione evoluta; la Lombardia, che era rimasta indietro, ha recuperato, come pure la Campania. Noi, in sostanza, siamo fermi.
Questa discarica, che era di 44, ma con l'ampliamento di altri 1,2 milioni di metri cubi di rifiuti arriva a 50, nasce su questo primo invaso con la sigla S0 nel quale il comune di Latina conferiva i rifiuti.
Nel 1996, l'ENEA compie un lavoro di indagine e individua masse metalliche all'interno del corpo della discarica. La dichiarazione del pentito arriva dopo, ma già in quell'anno il lavoro si conclude sconsigliando l'escavo. Data l'impossibilità di definire la natura dei corpi metallici attraverso indagini superficiali, data la stabilità dell'invaso ed escludendo contaminazioni del sito attraverso le rilevazioni piezometriche, si ritiene di non consigliare gli scavi.
Arriva la dichiarazione del pentito di mafia e viene incaricata di indagare l'ARPA Lazio, che affida lo studio all'Istituto di geofisica. Tale istituto compie le stesse indagini che aveva condotto l'ENEA e conferma la presenza di tre aree interne al bacino caratterizzate da una significativa risposta magnetica.
A questo punto, l'esito delle indagini e le dichiarazioni del pentito portano alla decisione di procedere all'escavazione. Arriviamo ai giorni nostri. Il comune di Latina viene incaricato della redazione del progetto, che è in corso, con finanziamenti della regione Lazio.
Voglio anche precisare che la provincia ha la responsabilità, su tutte le operazioni che riguardano i rifiuti, della certificazione dell'avvenuta corrispondenza dei lavori al progetto originario. Non abbiamo, dunque, la responsabilità diretta del progetto; rivestiamo un ruolo importante, però lo mettiamo in atto alla fine. Abbiamo la responsabilità su tutti i progetti che sono stati elaborati, come ricordavo prima, anche quello di monitoraggio sull'inquinamento di questa discarica, non derivato, almeno da quanto sostiene l'ARPA Lazio, dall'invaso S0, ma dagli altri S, che però sono oggetto di un progetto di bonifica e sistemazione.
Anche in quel caso, abbiamo espresso parere contrario al progetto, che è stato approvato comunque in Conferenza dei servizi dalla regione e sta andando avanti. Il nostro parere contrario era legato soltanto al fatto che le tecniche proposte, per gli uffici della provincia, non erano esaustive rispetto al risultato. Si trattava di tecniche eccessivamente sperimentali, che non determinavano una certezza sull'eliminazione dell'inquinamento.
Questo è il punto sulla vicenda S0 e sulle dichiarazioni del pentito; ogni tanto viene fuori, addirittura allargata a rifiuti radioattivi. Le dichiarazioni del pentito parlano di rifiuti tossici. Si è scritto anche sulla stampa che, invece, si tratta di rifiuti radioattivi.
La campagna di scavi è stata decisa. Sapremo con precisione che cosa accadrà.
La seconda domanda era riferita all'altra dichiarazione del pentito Noviello, in riferimento a possibili interessi della criminalità organizzata rispetto al traffico dei rifiuti.
ANTONIO RUGGHIA. Noviello non è il pentito; sarebbe, invece, l'attore di tali dichiarazioni. Si tratta di un processo nel quale risultano alcuni indagati: uno di questi ha reso note tali informazioni all'autorità giudiziaria.
ARMANDO CUSANI, Presidente della provincia di Latina. Avevo tracciato il quadro sugli interessi: sullo smaltimento i soggetti sono quelli citati e non mi sembra, almeno per le notizie in mio possesso e anche in ricordo degli atti processuali che ho letto attraverso la stampa, che ci siano riferimenti agli attuali gestori delle discariche, quelli che monopolizzano da 15 anni lo smaltimento dei rifiuti. Gli eventuali collegamenti potrebbero essere con i gestori della raccolta dei rifiuti.
Tale raccolta avviene attraverso diversi soggetti sui 33 comuni, da Santi Cosma e Damiano e Castelforte, fino a Latina, escludendo Anzio e Nettuno. Noi non abbiamo elementi per poter circostanziare o sostenere o supportare tali tesi, sinceramente. Non li abbiamo colti.
Nutro, invece, preoccupazione - lo affermavo illustrando il tema dei rifiuti speciali - che, mentre ci concentriamo sui rifiuti solidi urbani, che sono di fatto probabilmente quelli che, per analogia con la Campania, sono oggetto di attenzione da parte opinione pubblica per il timore di un eventuale controllo della criminalità organizzata, dimentichiamo che il problema vero, da tenere fortemente sotto controllo, è quello dei rifiuti speciali: quelli industriali prodotti dalle aziende nel territorio per i quali non ci sono siti in provincia di Latina e che vengono portati fuori provincia.
Nella relazione che lascerò agli atti della Commissione anche un particolare riferimento al trasporto. Noi riteniamo che gli interessi della criminalità organizzata siano concentrati più sul trasporto,
l'anello debole del ciclo dei rifiuti, perché meno controllabile. Anche la normativa lascia spazi indefiniti, che possono essere soggetti a falsificazioni poco controllabili.
Probabilmente tale anello debole è l'elemento sul quale possono concentrarsi gli interessi della criminalità organizzata. Sinceramente, però, posso affermare che in tanti anni - citavo prima la mia lunga esperienza amministrativa, prima da sindaco di un comune, poi da assessore provinciale e quindi da presidente di provincia al secondo mandato - non abbiamo avuto neanche la percezione che quanto emerge, per esempio, dal processo citato possa essere la vita comune nel rapporto tra il ciclo dei rifiuti e la criminalità organizzata.
Questo fatto, se non direttamente, almeno indirettamente avrebbe dovuto essere percepito dai sindaci. Non viviamo come Alice nel paese delle meraviglie. Sapete meglio di noi che il sindaco è sempre un presidio e, quindi, anche i sindaci del sud - Castelforte, San Cosma, Minturno, Formia - avrebbero percepito il fenomeno.
Vorrei darvi un altro dato importante, relativo al volume finanziario dei rifiuti. Lo smaltimento soltanto - collegato agli interessi monopolisti e non agli eventuali interessi criminali; lo riferisco come dato per mostrarvi che cosa abbiamo di fronte - produce 30 milioni di euro.
Con 30 milioni di euro, mettere i rifiuti sotto terra e coprirli con un po' di terra è molto più semplice che costruire impianti, che hanno costi. In tale ambito probabilmente c'è spazio anche per molti altri interessi, che possono essere illeciti e vanno contrastati.
Per quanto ci riguarda, anche nel rapporto con le autorità locali, con le forze dell'ordine e con la magistratura cerchiamo di collaborare per le informazioni in nostro possesso.
ANTONIO RUGGHIA. Credo che per il lavoro che stiamo conducendo e per l'importanza della questione della discarica di Borgo Montello e del progetto di escavazione presentato dal comune di Latina, forse sarebbe il caso di acquisire il progetto. Penso che potrebbe essere utile alla Commissione per l'attività che sta svolgendo.
ARMANDO CUSANI, Presidente della provincia di Latina. Il progetto è in fase di redazione. Appena sarà redatto, lo trasmetterò assolutamente, in modo che possiate averne conto.
PRESIDENTE. Se non ci sono altre domande, ringraziamo il presidente Cusani per la puntuale ed esauriente illustrazione.
Dichiaro conclusa l'audizione.
(La seduta, sospesa alle 10,05, riprende alle 10,10).
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