Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

Cerca nel sito

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Per visualizzare il contenuto multimediale è necessario installare il Flash Player Adobe e abilitare il javascript

Strumento di esplorazione della sezione Lavori Digitando almeno un carattere nel campo si ottengono uno o più risultati con relativo collegamento, il tempo di risposta dipende dal numero dei risultati trovati e dal processore e navigatore in uso.

salta l'esplora

Resoconti stenografici delle audizioni

Torna all'elenco delle sedute
Commissione II
6.
Mercoledì 26 novembre 2008
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Bongiorno Giulia, Presidente ... 2

Seguito dell'audizione del Ministro della giustizia sulla situazione degli istituti penitenziari (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):

Bongiorno Giulia, Presidente ... 2 4 8
Bernardini Rita (PD) ... 2
Brigandì Matteo (LNP) ... 8
Cassinelli Roberto (PdL) ... 5
Di Pietro Antonio (IdV) ... 8
D'Ippolito Vitale Ida (PdL) ... 7
Ferranti Donatella (PD) ... 6
Lo Presti Antonino (PdL) ... 4
Lussana Carolina (LNP) ... 8
Mantini Pierluigi (PD) ... 3
Melis Guido (PD) ... 4
Napoli Angela (PdL) ... 3
Paolini Luca Rodolfo (LNP) ... 5
Samperi Marilena (PD) ... 5
Sisto Francesco Paolo (PdL) ... 7
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per l'Autonomia: Misto-MpA; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-Repubblicani: Misto-LD-R.

COMMISSIONE II
GIUSTIZIA

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di mercoledì 26 novembre 2008


Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIULIA BONGIORNO

La seduta comincia alle 14,40.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Seguito dell'audizione del Ministro della giustizia sulla situazione degli istituti penitenziari.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, il seguito dell'audizione del Ministro della giustizia sulla situazione degli istituti penitenziari.
Ringrazio il Ministro Alfano per essere nuovamente tornato nella nostra Commissione dopo aver partecipato al seguito dell'audizione il 19 novembre scorso.
Avverto che i resoconti stenografici delle precedenti sedute sono in distribuzione e che seguiremo per lo svolgimento degli interventi l'ordine delle iscrizioni già seguito nella scorsa seduta. Rivolgo ai commissari la preghiera di utilizzare questo tempo limitandosi a formulare domande, in modo tale da dare al ministro il maggior tempo possibile per la replica; avremo modo di intervenire più ampiamente in un momento successivo indipendentemente dalla presenza del Ministro.
Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

RITA BERNARDINI. Vorrei rivolgere al Ministro tante domande, che credo siano contenute nelle circa quaranta interrogazioni che ho presentato, quasi tutte frutto delle ispezioni da me effettuate come parlamentare presso le strutture carcerarie italiane.
Le carceri italiane sono illegali, come credo abbia ammesso lei stesso, signor Ministro, riferendoci la cifra della popolazione carceraria: 58.600 detenuti, a fronte di 37 mila posti effettivamente disponibili. In questo momento, infatti, nel carcere «Le Vallette» di Torino alcuni detenuti sono costretti a dormire per terra nella palestra, perché privi di un posto letto.
In carcere si muore venti volte di più di quanto avviene fuori, giacché le morti e in particolare i suicidi sono venti volte superiori a quelli che si verificano nella società normale. Ho da riferire, per esempio, le due ultime morti segnalate grazie al sito di «Ristretti Orizzonti»: un detenuto marocchino di 23 anni, di nome Kamel, morto inalando gas per stordirsi nel carcere di Bologna, e un tunisino di 22 anni di nome Kachab nel carcere di Vicenza. Le percentuali degli extracomunitari che muoiono o si suicidano sono veramente allarmanti.
Chiediamo dunque quali siano i provvedimenti previsti per fronteggiare il sovraffollamento. Abbiamo dato atto della sua proposta relativa alla «messa in prova», che non ha riscosso molto successo né nella maggioranza né nell'opposizione, mentre invece ritengo possa essere utile per diminuire le presenze nelle carceri italiane e farle rientrare nella legalità.
È stato bandito un concorso per educatori penitenziari, vinto da persone attualmente pronte a entrare in organico,


Pag. 3

laddove manca il 40-50 per cento del personale. Vorremmo quindi sapere quando saranno assunti, quanto tempo si dovrà ancora aspettare perché tali figure essenziali per il trattamento e il recupero dei detenuti siano messe in grado di agire.
Per quanto riguarda gli agenti di polizia penitenziaria, lei ci ha segnalato il deficit di organico, però ignoriamo quali provvedimenti intenda adottare per riuscire a coprirlo. Recentemente, ho visitato il carcere di Catanzaro, ove la direzione è costretta a tenere in cella i detenuti per venti ore al giorno, perché non ha possibilità di sorvegliarli. Un'attività trattamentale richiede infatti una maggiore presenza di agenti.
Vorrei sapere perché non si utilizzino i denari della cassa delle ammende, come previsto istituzionalmente. Tale cassa, recentemente, è stata fatta oggetto di una sentenza della Corte dei conti, che ne ha rivelato il malfunzionamento a causa dei soldi non spesi per il principale compito istituzionale di aiutare i detenuti e le loro famiglie. Vorrei sapere per quando è previsto il ritorno alla legalità; personalmente, infatti, non mi sono pentita del provvedimento di indulto, cui desidererei seguisse anche l'amnistia, così come è nella volontà di tutti gli appartenenti al partito Radicale.

ANGELA NAPOLI. Sarò velocissima. Per quanto riguarda l'edilizia carceraria, vorrei sapere se sia a conoscenza della situazione di alcuni istituti penitenziari costruiti in Calabria, ma mai entrati in funzione. In particolare, mi riferisco all'istituto costruito a Oppido Mamertina, in provincia di Reggio Calabria, con 100 posti e la separazione tra settori femminile e maschile, che è rimasto chiuso. La stessa situazione si rileva per l'istituto carcerario di Gerace, sempre in provincia di Reggio Calabria.
Nella relazione, lei, signor Ministro, ha giustamente evidenziato la costruzione ancora in atto della struttura carceraria di Reggio Calabria, che avrebbe 150 posti. Per quanto riguarda inoltre il carcere di Mileto, in provincia di Vibo Valentia, mi permetterò di consegnarle un articolo di giornale con la fotografia della struttura, per la quale sono stati spesi addirittura 8 miliardi di vecchie lire. Si tratta di un fatto davvero incredibile.
Ritengo che lei debba valutare la situazione esistente, perché il recupero di strutture costruite per questo scopo potrebbe essere di grande utilità anche dal punto di vista economico per definire l'attuale situazione delle carceri.
La seconda e ultima domanda riguarda la situazione femminile delle detenute. Ho appreso dalla sua relazione il progetto «Mai più bambini in carcere», su cui siamo perfettamente d'accordo. Come donna, devo però segnalarle l'incresciosa, attuale recrudescenza dell'inserimento di donne nella criminalità organizzata, nelle organizzazioni mafiose. Vorrei sapere se il suo Ministero effettui una verifica del trattamento di detenzione delle donne detenute per reati minori e di quelle appartenenti alle organizzazioni criminali.

PIERLUIGI MANTINI. Accogliendo l'invito del presidente, rivolgerò al Ministro, che ringrazio, solo due domande essenziali. La prima riguarda il tema scottante delle carceri, su cui abbiamo avviato una riflessione più ampia, per chiarire alcune notizie di stampa concernenti l'ipotesi di realizzare carceri in concessione di costruzione e gestione a privati, modello che si sposa solo in parte con il project financing. Su questo piano, è necessario fare molte cose: considerare le carceri come attrezzature pubbliche, farle rientrare in una logica di standard, quindi nell'ambito delle operazioni pubblico-privato che si giovano anche di sviluppo edilizio. Questo è un tema su cui francamente vorremmo avere alcune precisazioni.
Da tempo, il Partito Democratico propone e sollecita il modello duale di tipo spagnolo, ovvero il carcere-fortino e quello che consente maggiore socialità e apertura, nonché l'utilizzo di caserme dismesse e altre strutture. Poiché abbiamo un'emergenza, vorremmo avere risposte precise.
Il secondo tema riguarda la «messa in prova», che desidero considerare sotto il profilo della riduzione non solo della custodia cautelare, ma anche dei processi, quindi della semplificazione. Tra le tante misure che sarà necessario affrontare meglio -


Pag. 4

quali, le depenalizzazioni che ritardano e le domande sulle espulsioni, diminuite rispetto ai mesi passati -, non so se la misura della «messa in prova» sarà poi abbandonata dal Governo oppure riproposta e perfezionata. Se questa misura risulterà limitata ai tre anni e non oltre, avrà un senso se accompagnata dalla contestuale abrogazione della legge Saraceni-Simeoni; infatti, solo in questo caso la misura potrà risultare attraente, godere cioè di una sorta di appealing. In questo caso, stiamo parlando di una sorta di patteggiamento, di una misura sanzionatoria diversa da quella detentiva, che porta a risparmiare il processo e ad ottenere una sanzione diversa. In presenza di reati che all'esito del processo avrebbero la stessa sanzione, ovvero quella dell'affidamento in prova, la misura non avrebbe alcun senso. Vorrei quindi sapere se s'intenda andare avanti, in che modo e se con questa contestuale abrogazione.

PRESIDENTE. Chiedo a tutti i commissari che formulano domande di attenersi al tema delle carceri e di svolgere brevi interventi.

ANTONINO LO PRESTI. Mi atterrò rigorosamente al tema, anche perché la relazione del Ministro, che ho studiato e non soltanto letto, mi sembra contenere in nuce anche una soluzione al problema del sovraffollamento delle carceri, secondo l'impostazione contenuta in un passaggio molto convincente, in cui si dichiara che, se il Ministero della giustizia avesse più risorse proprie, potrebbe sviluppare, come sta facendo, un piano di intervento di ristrutturazione, di riadattamento dei padiglioni inutilizzati del vasto patrimonio immobiliare carcerario attualmente esistente nel Paese e recuperare in tempi brevi migliaia di posti letto per i detenuti.
D'altro canto, il Ministro rilevava come affidando ad altre competenze la realizzazione di nuove carceri spenderemmo molto di più, con il rischio di avere tali strutture in tempi eccessivamente lunghi. È un problema economico-finanziario e anche di tempi. Se il Ministero non ha queste risorse disponibili, perché costretto a far fronte a spese e interventi che non possono essere tutti concentrati sulla implementazione del patrimonio carcerario, mi chiedo se non sia opportuno trovare fonti di finanziamento alternativo. Signor Ministro, mi sono permesso di suggerirle questa soluzione attraverso colloqui, anche ufficiali, in sede ministeriale e con documenti che ho sottoposto all'attenzione del suo Gabinetto; ciò, approfittando di una normativa vigente, che consente di attingere a notevoli risorse finalizzate per attività di grande impatto sociale, tra cui la costruzione di ospedali, di scuole e a questo punto di strutture carcerarie. In particolare, mi riferisco alle risorse e ai patrimoni degli enti previdenziali pubblici, in particolare dell'Inail, che, in virtù di una legislazione attualmente in vigore, per buone quote percentuali possono essere destinati a finalità sociali.
Questa soluzione consentirebbe al Ministero della giustizia di partecipare al «concerto» - attualmente previsto per i Ministeri del lavoro e dell'istruzione - per tali finalità e di attingere a risorse autonome che possano attenuare questa crisi finanziaria; quest'ultima, infatti, impedisce al Ministero di intervenire agevolmente sulle proprie strutture e costituisce un ostacolo per la realizzazione di nuove strutture carcerarie, demandata ad altre autorità. Questa può dunque rappresentare una strada che il Ministero può percorrere e che mi pare costituisca il «cuore» della sua relazione.

GUIDO MELIS. Se il Ministro me lo consente, utilizzo il brevissimo spazio di tempo che mi è concesso per richiamarlo a un problema cui ho già fatto cenno «fuori verbale» nel corso della scorsa seduta. La questione è stata anche fatta oggetto di un appunto firmato dall'onorevole Tenaglia, Ferrati e dal sottoscritto, che dovrebbe esserle stato recapitato nei giorni scorsi. Mi riferisco alla sanità penitenziaria e alla particolare situazione delle regioni a statuto speciale. Nel 2006, la sanità penitenziaria è passata dal Ministero della giustizia alla sanità e quindi poi alle regioni, anche se quelle a statuto speciale necessitano di una procedura particolare,


Pag. 5

che passa attraverso la commissione paritetica e un decreto specifico del Presidente del Consiglio dei ministri.
Il problema è che questa commissione paritetica è attualmente vacante e dovrebbe essere rinominata. Il Ministro Fitto e il Dipartimento degli affari regionali non procedono a questo atto dovuto, che bisognerebbe velocizzare, per cui non avviene il trasferimento, con conseguenti, gravi disagi sia per i malati sia per il personale. Nel bilancio del Ministero della giustizia non c'è più una voce relativa alla sanità penitenziaria. Vorrei chiederle, Ministro, di anticiparci i provvedimenti e le misure che lei intende adottare e di assicurarci che il problema sarà rapidamente risolto.

ROBERTO CASSINELLI. Sarò telegrafico, come sollecitato dal nostro presidente. Mi consentirà comunque di ringraziare il Ministro per la grande attenzione e disponibilità che riserva a questo tema che mi sta particolarmente a cuore.
Mi sembra di aver inteso dalla sua relazione che l'obiettivo in materia di edilizia carceraria sia quello di realizzare interventi di ristrutturazione e di adattamento su strutture vetuste, sotto o mal utilizzate. Alla luce delle esperienze raccolte in questo periodo durante le visite ai carceri liguri, sono emerse grosse difficoltà di gestione relativamente a questo tipo di interventi nell'ambito di strutture in funzione, in quanto, purtroppo, oltre ad aver creato parecchi problemi al personale addetto, si sono protratti molto a lungo. Vorrei sapere quindi come sia possibile conciliare questi lavori di ristrutturazione dettati dal problema dei costi con la gestione ordinaria delle strutture carcerarie.
Inoltre, dalla sua relazione emerge, purtroppo, la grossa difficoltà legata al mantenimento in organico della polizia penitenziaria. Riguardo alle strutture carcerarie poste al nord il problema risulta aggravato da un elevato numero di distacchi, che portano gli organici della polizia penitenziaria ad essere parecchio sottodimensionati. Anche su questo vorremmo conoscere gli interventi previsti dal Ministro.
Il terzo tema riguarda la formazione professionale e il lavoro in carcere. Vorremmo sapere quali iniziative intenda assumere il Ministro al riguardo, perché si tratta di uno dei temi fondamentali per giungere a un recupero del detenuto, come la Costituzione impone.
Mi stanno molto a cuore alcuni temi già trattati da altri colleghi quali quello degli educatori penitenziari, oggetto di una mia interrogazione, e quello degli psicologi in attesa di una risposta da parte del Ministero.
L'ultimo tema riguarda il carcere di Savona, che appartiene alla mia regione, la Liguria, ed è una struttura in condizioni difficili sia per gli operatori, sia soprattutto per i detenuti. Il progetto che riguarda il carcere di Savona è fermo da tempo, per cui vorrei sapere dal Ministro quali iniziative intenda assumere per sbloccarne in tempi brevi la realizzazione.

MARILENA SAMPERI. L'amministrazione penitenziaria dovrebbe essere luogo di studio e di osservazione delle grandi tendenze del sistema penale, ma vorrei sapere come questo ambizioso programma si concili con la reale condizione delle carceri, che riguarda non solo le strutture edilizie, ma anche la capacità di reinserimento nel mondo civile, l'apprendimento di un lavoro che possa offrire una prospettiva di vita a chi esce dal carcere. Poiché la popolazione carceraria supera di gran lunga i 43.262 posti, che poi si riducono a 37.700, con un personale invece ridotto di oltre 4 mila unità rispetto all'organico necessario, vorrei sapere come realisticamente si pensi di assolvere alla funzione riabilitativa della pena.
La seconda domanda è stata già formulata e riguarda gli educatori penitenziari e gli psicologi che hanno già superato concorsi, ma non vengono assunti.
Vorrei sapere infine come si pensi di far fronte all'effettività della pena, all'efficacia del sistema giustizia e se si preveda una riorganizzazione degli uffici in questa direzione, al di là degli interventi sulle norme procedurali.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Ministro, formulerò due richieste immediate.


Pag. 6

Vorrei sapere se, in termini di accelerazione riguardo alla realizzazione di nuovi posti per detenuti, anziché procedere alla costruzione di nuove carceri, potrebbe avere una convenienza temporale e pratica innalzare di un piano o due le carceri attualmente esistenti. Qualche tecnico sostiene che potrebbe essere una misura agevole, perché in questo modo si eviterebbe la fase del contenzioso.
Alcuni servizi televisivi ci hanno mostrato l'esistenza di molte carceri pressoché completate, che sono state presumibilmente abbandonate a causa di contenziosi amministrativi, che rappresentano uno degli ostacoli di questo Paese. Dopo il ricorso al TAR, tutti i lavori si bloccano per anni. Vorrei sapere se ella sia in possesso di dati relativi alla parametrazione e quantificazione di questo fenomeno, se esso sia stato ritenuto rilevante e quali misure possano essere adottate per evitare che il ricorso amministrativo sentenzi il blocco di ogni futuro progresso in questa direzione.

DONATELLA FERRANTI. Signor Ministro, dall'inizio del suo mandato è intervenuto più volte in riferimento alle possibili soluzioni del sovraffollamento delle carceri. Vorrei sapere se abbia abbandonato o comunque considerato accessorie le misure riguardanti il braccialetto elettronico, che in una dichiarazione aveva individuato come soluzione dei mali del sovraffollamento.
Poiché sono stati forniti soltanto 400 braccialetti con contratto pluriennale ed essi sono privi delle caratteristiche necessarie per poter seguire il condannato fuori di un certo ambito, chiedo se questi braccialetti, non rappresentando una risoluzione effettiva, possano essere intese come semplici misure di affiancamento.
Date le numerose problematiche di vita all'interno del carcere, le questioni riguardanti l'edilizia carceraria o la rivisitazione delle pene e delle misure alternative, vorrei sapere se ritenga di avere un analitico quadro di insieme delle situazioni che riguardano le carceri in Italia non soltanto dal punto di vista edilizio, ma anche per quanto concerne il complesso carcerario nel suo insieme (detenuti, edilizia, situazione e qualificazione del personale). A questo punto, è forse necessario effettuare interventi che non siano d'emergenza, ma programmati di pianificazione, così da risolvere alla lunga il problema.
In tale ottica, vorrei sapere inoltre se nella costruzione di nuove carceri il Ministro ritenga di aderire all'idea nuova di un doppio binario del carcere-fortino che riguarda non più di mille detenuti e di un altro in cui possano essere assicurate condizioni di vita più umane e più consone al recupero, e se anche attraverso i dirigenti del personale ritenga opportuno prevedere un tempo di programmazione e di studio su quello che intendiamo per personale della polizia penitenziaria.
Grazie ad una parte del mio lavoro pregresso sono venuta in contatto con la polizia penitenziaria, rilevando come questo personale, sebbene corpo autonomo, rappresenti ancora una figura professionale di minuta rispetto ad altre forze di polizia. Per avere possibilità più efficaci all'interno del carcere, sarebbe forse opportuno individuare forme di valorizzazione o di formazione, che possano rafforzare questa parte del personale del Ministero della giustizia così importante perché in stretto contatto con detenuti e quindi spesso costretta a condividerne la vita.
Desidero porle una domanda provocatoria, Ministro, perché in queste sedute istituzionali che ci ha dedicato ha affrontato il tema del sovraffollamento delle carceri, chiedendo la nostra collaborazione per individuare eventuali vie e in questo senso riceverà nostre proposte, ma vorrei sapere se non le sembri contraddittorio da parte della maggioranza cui appartiene parlare da un lato del sovraffollamento delle carceri e di come svuotarle e dall'altro continuare a realizzare interventi normativi di emergenza, in cui si aumentano le pene massime e si sostituiscono a sanzioni amministrative pene per cui è prevista la reclusione. Poiché come Ministro della giustizia partecipa all'emanazione di provvedimenti legislativi d'urgenza che ci vengono sottoposti per la conversione, vorrei sapere se non le sembri poco logico voler sfollare le carceri e contemporaneamente chiamare la


Pag. 7

magistratura a riempirle per garantire la sicurezza e far fronte ai rifiuti e all'immigrazione. Vorrei sapere se in qualità di maggioranza che produce norme sottoposte all'approvazione del Parlamento non riteniate opportuno riconsiderare in una logica complessiva e coerente i vostri interventi.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Ministro, grazie per la disponibilità e soprattutto per averci esposto una relazione che tiene conto della quotidianità dell'esperienza. Questo è un dato importante che permette anche a noi interlocutori di confrontarci con dati, numeri e situazioni concrete.
Sono rimasto particolarmente colpito da un aspetto che sintetizzerò con espressioni spot quali «entra ed esci», «contagio criminale» e quindi dalla detenzione di brevissima durata. Mi ha impressionato il dato di un circuito di 170 mila detenuti che non restano in carcere se non per una decina di giorni, problema molto importante, perché non c'è carcere peggiore di quello che produce inutilmente un effetto negativo, laddove non è giusto che chi non lo merita ne subisca le conseguenze. Tenendo conto di questi dati, mi sono chiesto se, anche in considerazione del gran numero di carceri in costruzione, possano essere individuate soluzioni operative per neutralizzare gli «spigoli» di questa situazione, che non esito a definire gravissima, laddove 170 mila detenuti ruotano nelle carceri per un periodo non superiore a dieci giorni.
Ho letto la circolare del DAP, che fornisce talune indicazioni anche sull'impiego delle camere di sicurezza. Poiché da un punto di vista normativo si tratta di riforme che non hanno alcun costo, mi chiedevo se, nella prospettiva delle nuove carceri da costruire, si potesse ipotizzare un regime custodiale differenziato per i primi venti giorni rispetto al regime ordinario; mi riferisco a reparti in grado di accogliere questi detenuti «di primo pelo» per i primi venti giorni, termine che consentirebbe di avere un avallo del tribunale del riesame o un provvedimento del giudice di convalida e quindi un controllo sulla misura.
Mi sembra che anche nella programmazione di questi nuovi istituti penitenziari debbano essere considerati questi soggetti che impattano con la misura attraverso un'indicazione di tipo normativo che consenta, prima che intervenga il provvedimento del giudice - venti giorni mi sembra un termine assolutamente congruo -, di tener conto di questa realtà. Questo consentirebbe non tanto di evitare il circuito vorticoso delle detenzioni inutili, quanto soprattutto di neutralizzare l'effetto gravissimo di un'inutile detenzione comune, laddove dopo dieci giorni il soggetto viene rimesso in libertà.
Chiederei al Ministro se questa prospettiva possa essere utilmente presa in considerazione nella gestione dei nuovi istituti o nella ristrutturazione dei vecchi. Anche a Bari esiste una situazione non riportata in relazione, ma non mi sembra opportuno rivendicare le esigenze del proprio territorio in questa sede.

IDA D'IPPOLITO VITALE. In premessa, desidero brevemente esprimere con convinzione un sincero apprezzamento al Ministro per la serietà della relazione proposta, che testimonia l'approccio moderno, nuovo e diverso che il Governo sta adottando rispetto a questioni antiche, di difficile e delicata soluzione.
Verrò per ragioni di brevità e nel rispetto delle indicazioni della presidenza immediatamente a una domanda. Leggo dalla relazione del Ministro di una direttiva di concerto tra i Ministri dell'interno e della giustizia diretta ad acquisire la documentazione necessaria per l'immediato rimpatrio dei detenuti stranieri, una volta completato il periodo detentivo, con ciò evitando la permanenza ulteriore nei centri di identificazione. Orientamento condivisibile, al quale chiedo si aggiunga una ulteriore riflessione sulla opportunità di intervenire, a scopo di prevenzione, nei confronti della modifica alla normativa introdotta nel 2007 dal Governo Prodi, che consente il passaggio agli stranieri dai centri di identificazione a quelli di accoglienza per i richiedenti asilo (CARA), che prevedono un regime diverso di libertà al di fuori della struttura, non sottoposto a


Pag. 8

controllo, con l'evidente conseguenza che aumenta la possibilità di delinquere e il numero «potenziale» di detenuti.
Nell'ambito del Comitato Schengen, di cui sono una componente, abbiamo rilevato questa situazione di grande difficoltà dei centri CARA, che consentono la permanenza sul territorio senza possibilità di controllo delle attività svolte. Considerato l'elevato numero di detenuti stranieri nelle carceri, credo che anche in questa fase di prevenzione possa essere utile un'ulteriore riflessione.
Concludo, sottolineando positivamente la sperimentazione avviata dal Ministero con il progetto ICAM. Avendo riguardo soprattutto alla tutela dei minori, degli infanti, mi chiedo se in tali sperimentazioni siano già esistenti nuovi progetti e quali tempi di realizzazione siano previsti.
Vorrei conoscere infine le attività di formazione previste per i minori detenuti e le eventuali valutazioni in ordine alla possibilità di incentivare forme di collaborazioni esterne sempre finalizzate al successivo inserimento nel mondo del lavoro.

PRESIDENTE. Comunico che il Ministro è costretto ad allontanarsi, perché chiamato in Senato su richiesta dei gruppi dell'opposizione, in particolare del gruppo del Partito Democratico. Poiché però questa audizione è già iniziata da tempo, intenderei terminarla rinviando il seguito della stessa a domani mattina, un'ora prima della convocazione prevista per l'Assemblea.

ANTONIO DI PIETRO. Presidente, poiché dall'insieme delle domande dei colleghi che mi hanno preceduto si ricavano anche le mie, si può depennare il mio nome dall'elenco di coloro che debbono ancora intervenire.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Di Pietro, apprezzo gli interventi volti a tal fine. Poiché l'onorevole Di Pietro correttamente mi fa presente che domani non potrà partecipare alla seduta, vorrei sapere se gli iscritti a parlare intendano farlo.

MATTEO BRIGANDÌ. Presidente, probabilmente verrò, ma vorrei solo chiedere al Ministro...

PRESIDENTE. No, scusi, eventualmente poi le darò la parola, ma vorrei prima raccogliere gli elementi per organizzare i lavori.

MATTEO BRIGANDÌ. Sarò breve come Di Pietro.

PRESIDENTE. Poiché il Ministro deve fornire ancora moltissime risposte, domani la seduta si terrà comunque, anche se non vi fossero altre domande. Non intendo però convocare nuovamente il Ministro nel caso in cui non fossero presenti gli iscritti a parlare.

CAROLINA LUSSANA. Presidente, mi scuso con lei e con il Ministro, ma domani non potrò partecipare per un concomitante impegno. Chiedo quindi la possibilità di consegnare a lei il testo con le domande da rivolgere al Ministro.

PRESIDENTE. Sicuramente. Le domande consegnate otterranno risposta dal Ministro, che salutiamo e ringraziamo.
Rinvio il seguito dell'audizione alla seduta di domani mattina.

La seduta termina alle 15,35.

II Commissione (Giustizia)

Consulta resoconti delle audizioni
Consulta gli elenchi delle audizioni