Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

Cerca nel sito

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Per visualizzare il contenuto multimediale è necessario installare il Flash Player Adobe e abilitare il javascript

Strumento di esplorazione della sezione Lavori Digitando almeno un carattere nel campo si ottengono uno o più risultati con relativo collegamento, il tempo di risposta dipende dal numero dei risultati trovati e dal processore e navigatore in uso.

salta l'esplora

Resoconti stenografici delle audizioni

Torna all'elenco delle sedute
Commissioni Riunite (III Camera e 3a Senato)
30.
Mercoledì 24 ottobre 2012
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Narducci Franco, Presidente ... 3

Audizione dell'ambasciatore Michele Valensise, Segretario generale del Ministero degli affari esteri (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati):

Narducci Franco, Presidente ... 3 7 9 17 20
Bettamio Giampaolo (PdL) ... 7
Boniver Margherita (PdL) ... 14
Fedi Marco (PD) ... 13
Mantica Alfredo (PdL) ... 11
Micheloni Claudio (PD) ... 16
Pianetta Enrico (PdL) ... 9
Porta Fabio (PD) ... 15
Tempestini Francesco (PD) ... 10
Tonini Giorgio (PD) ... 8
Valensise Michele, Segretario generale del Ministero degli affari esteri ... 3 17
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, Democrazia Cristiana): PT; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia: Misto-NPSud; Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare: Misto-FCP; Misto-Liberali per l'Italia-PLI: Misto-LI-PLI; Misto-Grande Sud-PPA: Misto-G.Sud-PPA; Misto-Iniziativa Liberale: Misto-IL.

COMMISSIONI RIUNITE (III CAMERA E 3A SENATO)
III (AFFARI ESTERI E COMUNITARI) DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
E 3A (AFFARI ESTERI, EMIGRAZIONE) DEL SENATO DELLA REPUBBLICA

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di mercoledì 24 ottobre 2012


Pag. 3

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE DELLA III COMMISSIONE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI FRANCO NARDUCCI

La seduta comincia alle 14.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Audizione dell'ambasciatore Michele Valensise, Segretario generale del Ministero degli affari esteri.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2 del Regolamento, l'audizione dell'ambasciatore Michele Valensise, Segretario generale del Ministero degli affari esteri.
Saluto i colleghi della Commissione esteri del Senato e ringrazio tutti gli intervenuti per la loro presenza.
Ricordo che l'ambasciatore Valensise è stato nominato Segretario generale del Ministero degli affari esteri nello scorso mese di luglio e che, pertanto, questa è la sua prima audizione in tale importante veste.
Nel rinnovargli i più cordiali auguri di buon lavoro, anche a nome del presidente Stefani, oggi assente per ragioni di salute, ricordo, altresì, che l'ambasciatore Valensise, prima di essere a capo di importanti sedi diplomatiche, da ultima Berlino, ha guidato l'Ufficio per i rapporti con il Parlamento del Ministero degli affari esteri, ragion per cui riprende ora un'antica consuetudine con le Aule parlamentari.
L'odierna audizione è, quindi, la migliore occasione per fare il punto sulla situazione amministrativa e finanziaria dalla Farnesina di fronte alle sfide sempre più impegnative per la politica estera italiana, anche con riferimento alla manovra di bilancio in corso di esame parlamentare. Le Commissioni sono naturalmente molto interessate ai profili critici relativi alla cosiddetta spending review che sono stati trasposti nella legge di stabilità.
Do la parola all'ambasciatore Valensise per lo svolgimento della relazione.

MICHELE VALENSISE, Segretario generale del Ministero degli affari esteri. Grazie, presidente. Buongiorno, signori deputati e onorevoli senatori. Grazie per questa bella opportunità di riprendere contatto con il Parlamento dopo alcuni anni, subito dopo la mia assunzione in qualità di Segretario generale della Farnesina.
Io sono reduce da una missione in Germania, dove è diffuso un detto che si deve a Helmut Schmidt, secondo il quale chi ha una visione dovrebbe innanzitutto andare dall'oculista. Io abuserei, però, della vostra pazienza, e anche di quella dell'ex cancelliere Schmidt, per proporre in estrema sintesi una breve visione degli obiettivi che vorremmo realizzare attraverso il Ministero degli affari esteri.
Innanzitutto vorrei sottolineare un aspetto che lei conosce bene, presidente, che è quello della centralità del Ministero degli affari esteri in questo mondo sempre più complesso, sempre più interdipendente e sempre più connesso con le realtà interne. Io credo che l'amministrazione degli esteri abbia un patrimonio di tradizione


Pag. 4

importante, ma anche che stia dando prova, in questi momenti difficili, di una grande capacità di innovazione, del tutto necessaria per stare al passo con i tempi e con una situazione generale di tipo economico-finanziario, alla quale lei faceva giustamente riferimento e che è sotto gli occhi di tutti.
Abbiamo alcuni punti fermi che mi permetto di sintetizzare in maniera molto rapida. Uno è dato dalla qualità delle nostre strutture e del nostro personale, un dato che vedo confermato anche dalle giovani generazioni che intraprendono il nostro mestiere, in tutte le categorie del nostro personale.
C'è poi un dato che riguarda i metodi di lavoro, che noi cerchiamo continuamente di ammodernare e di snellire anche in termini di servizi. Mi riserverei tra pochi minuti di fornire alcune indicazioni in particolare sui servizi di interesse delle comunità italiane all'estero, che sono per noi una priorità, come il presidente sa.
C'è un aspetto che riguarda anche l'innovazione tecnologica - di cui siamo forse, con un dato fondamento, orgogliosi, perché siamo una delle amministrazioni più informatizzate - nella quale abbiamo realizzato già evidenti progressi.
Cito solo un dato che mi sembra sempre significativo, quello di essere passati, nell'arco di quattro anni, da un onere di 2 milioni di euro a uno di 250.000 euro per tutto quanto riguarda le spese di comunicazione postali e di corriere, un abbattimento di costi che va di pari passo con lo sviluppo delle tecnologie più avanzate, i sistemi Voip di telefonia e tutta la gestione della rete telematica che consente non solo velocità e affidabilità, ma anche evidenti risparmi per la rete stessa.
Un punto in questa visione non può non riguardare l'Europa. Io sono reduce da un approfondimento semestrale con le presidenze entranti dell'Unione europea. Il mio collega irlandese, che si accinge ad assumere la presidenza dal 1o gennaio, ha convocato i colleghi dei 27 Paesi, anzi dei 28, perché era presente anche la collega croata, e insieme abbiamo fatto il punto soprattutto sugli strumenti comuni di politica estera, in particolare sul SEAE, il servizio diplomatico dell'Unione europea.
Si tratta di una serie di sviluppi promettenti, ai quali contribuiamo con risorse umane di prima qualità, con la volontà di partecipare a questo progetto, che è evidentemente in embrione e non può affatto considerarsi a regime, ma che costituisce uno strumento da seguire con grande attenzione, perché da esso nascerà il nucleo portante della diplomazia europea.
Passo rapidamente dalla visione alle sfide che abbiamo più nettamente davanti a noi. Noi viviamo in una situazione di grande contraddizione, che i senatori e deputati, in particolare quelli della Commissione affari esteri, conoscono bene.
La contraddizione sta nel dover far fronte a compiti crescenti con risorse decrescenti, secondo quella che si definisce, in buon italiano, la «quadratura del cerchio»: ci sono sollecitazioni crescenti che la macchina della Farnesina riceve non solo dai terminali esterni, ma anche da un gruppo consistente di nuovi terminali interni. Penso soprattutto a tutte le iniziative di promozione del sistema Paese e di sostegno all'internazionalizzazione delle imprese; di fronte a questo novero crescente di assistenza, di prestazioni e di consigli le nostre risorse, come loro sanno, sono da anni decrescenti.
In estrema sintesi, in questa fase introduttiva, senza tediarvi troppo con i numeri, vorrei approfittare dell'occasione per sottolineare l'impegno della Farnesina nel contribuire al ridimensionamento della spesa pubblica. Basti pensare che nell'arco di quattro anni, dal 2008 al 2012, noi abbiamo avuto una riduzione del 35 per cento di tutti i nostri stanziamenti, passando da 2,5 a 1,6 miliardi di euro.
Tale riduzione di risorse finanziarie si è, purtroppo, accompagnata con un altro problema a voi anch'esso noto, che è quello della riduzione degli organici, con un blocco del turnover del quale noi auspichiamo il superamento per le categorie delle aree funzionali, una stretta, anch'essa pregiudizievole, per quanto riguarda il personale a contratto e una serie


Pag. 5

di limitazioni che hanno radicalmente diminuito il livello delle nostre risorse umane.
L'amministrazione ha fatto quadrato su questo fronte. Il suo personale viene da un percorso, iniziato non oggi, di virtuosità nella gestione e ha tagliato molti rami secchi, ha ridimensionato funzioni, strutture, organici centrali e periferici. È, però, cosciente del fatto che esiste un limite oltre il quale gli interventi, pur concepiti in termini di risparmio di risorse, rischiano di essere deleteri anche in termini economici, perché porterebbero l'amministrazione sotto quel livello di funzionalità che diventa, come sappiamo, diseconomia.
Su questo aspetto io sono fiducioso che il Parlamento, in particolare le Commissioni affari esteri, continueranno a seguire il nostro operato in maniera attenta, molto partecipativa e anche molto solidale con gli sforzi che in questo quadro così difficile tutti noi, di tutte le categorie, stiamo compiendo.
Le sfide sono quelle di una politica estera a tutto campo, come voi sapete, fondata sulle irradiazioni degli interessi dell'Italia e dell'Europa in tutto il mondo, con una rete importante, che è la vera nostra risorsa, di uffici all'estero, e una rinnovata attenzione per le politiche di sostegno e di promozione dei diritti umani anche nelle zone più critiche del pianeta.
C'è una priorità evidente, alla quale ho già accennato brevemente, che riguarda tutto il ruolo della Farnesina nel sostegno al sistema economico italiano, sia all'export, sia alle imprese che lavorano all'estero e cercano oggi ulteriori sbocchi.
C'è un terreno sul quale il Presidente Monti in particolare, con tutto il Governo, è molto impegnato, che è quello dell'attrazione degli investimenti stranieri in Italia. Noi svolgiamo la nostra parte, con una serie di iniziative, ma tutta la rete nei Paesi principali è mobilitata su questi obiettivi.
C'è poi una priorità che riguarda, nell'ambito del sostegno al sistema Paese, l'incoraggiamento alla scienza, agli scambi scientifici. Mi piace ricordare anche una delle ultime iniziative che abbiamo realizzato, già operativa, che è quella della piattaforma Innovitalia, che abbiamo realizzato insieme al Ministero per l'istruzione, l'università e la ricerca scientifica e che consiste nel costituire una base telematica per tutti i nostri ricercatori all'estero. L'originalità di questa base telematica risiede nel fatto che essa è strettamente collegata al mondo delle imprese. Il mondo dei ricercatori entra, dunque, in comunicazione stretta al suo interno, ma anche direttamente con il mondo delle imprese.
Un'altra sfida prioritaria è quella, per noi altrettanto importante, della continuazione dell'attività di cooperazione allo sviluppo che rappresenta una componente essenziale della nostra politica estera. C'è un'attenzione rinnovata in merito e noi siamo lieti del fatto che, per la prima volta dopo anni di riduzione delle risorse disponibili, quest'anno nel disegno di legge di stabilità, con un'inversione di tendenza dovuta anche all'impegno del Ministro Riccardi, al quale do atto volentieri di questo successo, è stato effettuato un aumento delle risorse per l'anno prossimo, almeno in sede di proposta.
Sottolineo la priorità per noi di un settore intimamente collegato all'attività politica. Ieri il Ministro Terzi ha effettuato una visita a Mogadiscio, la prima di un Ministro degli Esteri italiano dal 1992 e la prima di un Ministro degli Esteri europeo dopo la fine della transizione. È evidente che, nell'interlocuzione con un Paese con le caratteristiche della Somalia, la buona cooperazione allo sviluppo ha il suo rilievo fondamentale.
Continuiamo a lavorare per le nostre comunità all'estero. Vedo in sala il senatore Mantica, il nostro ex sottosegretario, al quale porgo il mio saluto. Ricordo il suo impulso decisivo per la costituzione, un paio d'anni fa, del cosiddetto Sistema integrato delle funzioni consolari, un sistema telematico che consente, con un'innovazione radicale rispetto agli anni precedenti, di unificare e accorpare tutte le funzioni consolari, dallo stato civile, alla leva, agli atti notarili, alle procure. Tutta l'antologia delle competenze consolari è da


Pag. 6

alcuni mesi perfettamente operativa in tutto il mondo, in base a questo sistema voluto un paio d'anni fa, oggi perfettamente in funzione.
C'è un'altra innovazione, sulla quale forse ci sarà modo di tornare più avanti, che in sigla si chiama SECOLI - un nome strano per chi vuol lavorare rapidamente - sigla che sta per Servizi consolari online. Consente all'utente munito di un computer di avere da casa un sistema di interlocuzione con i servizi consolari che assomiglia molto all'e-banking, cioè a quello che alcuni di noi, anzi forse molti di noi, attuano con la propria banca quando controllano o gestiscono il proprio conto attraverso una password che azionano da casa, senza necessità di recarsi fisicamente in banca.
Ci rendiamo perfettamente conto che questo è un sistema innovativo, nel quale dobbiamo tener presenti anche le difficoltà di una fascia generazionale che non ha dimestichezza o non ha oggi la possibilità di utilizzare un computer, ma siamo fiduciosi che la linea di tendenza col tempo potrà sortire risultati di notevole interesse in questa informatizzazione accessibile da casa dei servizi consolari per tutte le nostre comunità.
Che cosa ci auguriamo in questa fase così difficile, ma anche così piena di sfide? Ci auguriamo che la collaborazione con gli organi parlamentari, con le Assemblee e con le Commissioni, continui a svilupparsi in maniera proficua, attenta e anche oggettiva. L'amministrazione degli esteri ha caratteristiche particolari, di cui occorre tenere conto. Non sono particolari al punto da esentarci dallo sforzo comune di risanamento, ma sono pur sempre caratteristiche che connotano la vita di persone e di strutture, la maggior parte delle quali vivono e operano fuori dai confini nazionali.
Il punto delle risorse, se mi permette, signor presidente, è essenziale e vorrei riprenderlo molto rapidamente, perché ne va della buona amministrazione e, quindi, della realizzabilità delle sfide alle quali facevamo riferimento un momento fa.
Occorre innanzitutto garantire una sufficiente disponibilità di risorse umane per le nostre strutture. Quando parlo di risorse umane, faccio riferimento anche al calo, che è stato nell'ordine del 20 per cento negli ultimissimi anni, del personale di ruolo.
Noi vogliamo contribuire a un ragionevole riequilibrio tra personale di ruolo e personale a contratto, ma ricordo anche ai senatori e ai deputati l'imprescindibilità di alcune attribuzioni al personale di ruolo per quanto riguarda settori delicati come la contabilità o l'emissione di visti.
L'emissione di visti è un'operazione delicata in tutto il mondo, soggetta a criteri di sicurezza e rilevante anche dal punto di vista economico, considerato l'afflusso crescente che noi registriamo verso il nostro Paese. Ogni turista e ogni uomo d'affari che entra in Italia paga una certa somma, che a volte non è esigua, per il visto turistico, ragion per cui abbiamo la necessità di gestire ordinatamente, con sicurezza e in maniera trasparente questa massa di richieste, che si trasforma in risorse che entrano anche nelle casse dello Stato.
Questa è la ragione per la quale, come accennavo, mi augurerei che il radicale blocco del turnover per quanto riguarda alcune categorie di personale possa essere, sia pure gradualmente, rivisto, nell'interesse del buon funzionamento della macchina amministrativa.
Spendo una parola sul disegno legge di stabilità che il Parlamento si accinge ora ad esaminare. Noi abbiamo avuto, anche in questo caso, il rigore necessario per proporre alcuni risparmi, nei cui dettagli, se i deputati e i senatori lo desiderano, potrò entrare in seguito, ma abbiamo avuto anche l'intelligenza, se mi si passa la falsa modestia, di proporre alcune misure che ottimizzano l'uso delle nostre risorse.
Sono misure che probabilmente non troverete nel disegno di legge di stabilità, perché in una serie di filtri, sia ministeriali, sia parlamentari, alcune di queste norme sono state considerate come non propriamente rispettanti il profilo che devono avere le disposizioni che si inseriscono nella legge di stabilità. Sono state considerate, in particolare, norme ordinamentali,


Pag. 7

per le quali è stato ritenuto che il veicolo più adeguato per farle transitare in Parlamento non fosse quello della legge di stabilità.
Pur tuttavia, noi ci auguriamo che, nelle forme che il Parlamento riterrà più opportune, tali norme possano essere riprese. Sono esemplificativamente norme che consentono risparmi e una migliore gestione delle risorse, che vanno dalla capitalizzazione dei canoni di affitto, consentendo di capitalizzarli ai fini di possibili operazioni di acquisto di beni immobili, con riferimenti alle sedi di nostri uffici, laddove esso convenga economicamente, alla valorizzazione del patrimonio immobiliare romano - Villa Madama e le palazzine antistanti il ministero, che potrebbero essere ben messe a contribuzione -, all'attribuzione del personale delle aree culturali non necessariamente negli istituti di cultura, ma anche nelle ambasciate, con una serie di risparmi e di economie interessanti.
Si tratta di razionalizzazioni che noi abbiamo ritenuto opportuno proporre in via normativa, come è necessario, per contribuire ancora più efficacemente allo sforzo che tutti stiamo compiendo, uno sforzo nel quale il Ministero degli affari esteri non si tira indietro.
Sappiamo che abbiamo di fronte un periodo ancora difficile, però confidiamo nella determinazione e anche nella motivazione anche etica del nostro personale, che ha l'orgoglio di svolgere un servizio a favore del Paese, dei suoi cittadini e delle sue imprese.
Mi fermerei qui per rispetto della vostra pazienza, ritenendo di essermi forse concentrato in un tempo ragionevole, per consentire poi, il che sarà più interessante sicuramente per me, un'interlocuzione con i senatori e i deputati che vorranno pormi domande o svolgere osservazioni su questi o su altri temi che potranno essere attinenti al mio incarico.
Grazie mille per l'attenzione.

PRESIDENTE. Grazie a lei, ambasciatore Valensise.
Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

GIAMPAOLO BETTAMIO. Signor ambasciatore, la ringrazio per la sua disponibilità, a noi conosciuta, che a me personalmente consente di rinnovare una collaborazione di tempi ormai piuttosto lontani.
Grazie anche per le notizie e soprattutto per le prospettive che lei ci ha fornito. Io credo che gli anni in cui viviamo ci impongano una rivisitazione di fondo della nostra politica estera, degli strumenti, ma soprattutto delle innovazioni che occorrerà portare a questa azione del Paese all'estero.
Penso ad alcune questioni che bisogna rivedere, dalla legge per l'elezione dei parlamentari all'estero, al ruolo dei Comites e del CGIE, agli istituti italiani di cultura, all'insegnamento della lingua italiana all'estero, questioni sulle quali noi dovremmo svolgere una riflessione a fondo.
Soprattutto vorrei concentrarmi, in questa esperienza di rinnovamento, su un aspetto che mi sembra piuttosto importante, proprio nel quadro delle nuove esigenze di cui lei parlava, in particolare di quelle portate in questi ultimi anni nella presenza del nostro Paese all'estero, che non una presenza non solo di immagine, ma anche molto concreta. Mi riferisco al fatto di sostenere lo sviluppo della nostra imprenditoria e la presenza dei nostri imprenditori all'estero.
Anche per tale processo siamo passati attraverso diverse tappe. Io ricordo soprattutto quando nei Governi precedenti ci fu un momento in cui si stabilì che l'addetto commerciale presso le ambasciate potesse svolgere un ruolo molto pressante e attivo nella promozione della imprenditoria italiana all'estero. Fu il primo passaggio, la prima tappa, che sfociò poi nella famosa internazionalizzazione delle imprese di cui lei ha parlato.
Credo che ora siamo giunti a una terza tappa, più importante - è questa la domanda che vorrei porle, per vedere come


Pag. 8

si configura questa nuova azione e i risultati che per adesso ha sortito - che è la cabina di regia, di cui c'è stata una riunione anche recentemente.
Nell'ambito di questa attività di promozione dell'imprenditoria italiana, della presenza e dell'immagine, come vede la cabina di regia, come la giudica e soprattutto quali sono le linee attraverso le quali dovrebbe svilupparsi?

GIORGIO TONINI. Signor ambasciatore, la ringrazio della visione che ci ha fornito della situazione e vorrei partire da un punto cruciale della sua introduzione, che è effettivamente la contraddizione tra i compiti crescenti che, in un'epoca di globalizzazione, si affidano alla politica estera e il decremento costante e, in alcuni passaggi anche drammatico, di risorse.
Io credo che si debba rispondere a questa contraddizione, alla ricerca della difficile quadratura del cerchio di cui lei parlava, in due modi.
C'è un modo di medio termine, che deve vederci uniti in una battaglia, io credo, politica e culturale per destinare alla politica estera e, più in generale, alla proiezione internazionale dell'Italia più risorse. Uno dei limiti storici del nostro Paese è quello di sottovalutare la crucialità, anche per la nostra crescita economica e in generale per il benessere del nostro Paese, della proiezione internazionale. L'altro modo è quello dell'ottimizzazione dell'uso delle risorse, delle scarsissime risorse di cui si dispone.
Queste due operazioni hanno tempi e modalità diverse, ma si intrecciano anche un po' tra di loro, perché solo se si riesce a dimostrare che le risorse, poche che siano, vengono impiegate al meglio, in termini di rapporto costi-benefici, ossia in modo efficiente, si può anche essere credibili nel chiedere più risorse.
Io credo che su questo fronte noi dobbiamo prendere atto di un dato che ritengo sia ormai sufficientemente acquisito dal punto di vista politico e culturale, ma che ancora non è riuscito a tradursi davvero in quotidianità amministrativa e di governo. La politica dei tagli lineari è arrivata all'osso, a un punto oltre il quale si rovescia in inefficienza. In particolare, penso alla questione che abbiamo denunciato quando c'è stata l'ultima finanziaria del Governo Berlusconi nei confronti del Ministro Tremonti, nel caso del bilancio della Farnesina. Era del tutto evidente come ormai la logica dei tagli lineari stesse portando al fatto che il costo di funzionamento del ministero cresceva proporzionalmente rispetto alle politiche che si potevano attuare.
Quando supera un dato punto, la politica dei tagli lineari si rovescia in inefficienza, perché si è costretti a tenere la struttura così com'è e a ridurre progressivamente le politiche, finché, a un dato punto, i costi diventano superiori ai benefici. Per la prima volta, se non sbaglio, nel bilancio 2010 le spese di funzionamento hanno superato il 50 per cento delle spese complessive della Farnesina, un chiaro segnale che tale politica si sta capovolgendo in inefficienza.
Bisogna effettuare la spending review, cioè prendere la spesa senza considerare più il criterio della spesa storica, per cui quanto si è speso ieri si continua a spendere anche oggi e domani solo perché lo si è fatto ieri, e ponendosi, invece, un obiettivo di medio termine, il che è cruciale nella spending review.
Il tema cruciale è la visione. Con buona pace del cancelliere Schmidt, dobbiamo avere una visione su quella che noi pensiamo debba essere la Farnesina del 2020 e perseguire senza violenza, ma con gradualità e determinazione, quell'obiettivo passo dopo passo. Questa è la spending review.
Io ho avuto modo, insieme alla collega Boniver, di essere coinvolto in alcuni passaggi all'inizio del mandato del Ministro Terzi nell'impostazione e nel dialogo con alcuni dirigenti della Farnesina. Abbiamo capito che i nostri interlocutori hanno capito, cioè che la struttura sta cercando di muoversi in questa direzione. Credo, però, che ci voglia un salto, un'accelerazione e io spero che il confronto tra di noi possa continuare ulteriormente e che si possano mettere a fuoco alcuni punti.


Pag. 9


Certamente lei ha esposto in modo ampio il tema dell'innovazione tecnologica. Credo che l'uso delle nuove tecnologie per risparmiare tempi e procedure sia molto importante, ma ci sono alcuni nodi strutturali che vanno affrontati.
Quello principale è il tema del personale, tema delicatissimo, che non può essere affrontato nella logica di oggi per domani, ma di oggi per dopodomani, cioè in una prospettiva di medio periodo. Se andiamo a vedere la struttura del personale della Farnesina e la confrontiamo con quello dei Ministeri degli affari esteri e delle reti diplomatiche degli altri grandi Paesi, vediamo che l'elemento di squilibrio sta nello scarso utilizzo di personale a contratto e nell'eccesso di utilizzo, in proporzione, di personale di ruolo.
È un tema molto delicato dal punto di vista contrattuale. Noi dobbiamo procedere nei prossimi anni a una progressiva sostituzione di tutte le mansioni che è possibile sostituire nella rete periferica, e in parte anche nell'organizzazione centrale, con personale a contratto.
Questo è il primo punto, su cui occorre un impegno molto forte con il Ministero dell'economia, un patto tra Ministero degli affari esteri e Ministero dell'economia. Bisogna fare in modo che i risparmi ottenuti con il blocco del turnover, i risparmi che si ottengono sul personale di ruolo, siano almeno in parte impiegati per allargare le maglie delle assunzioni di personale a contratto, altrimenti la somma dei due tagli porta a un deperimento della rete.
La seconda questione riguarda la rete. In merito credo che ci debba essere una scelta politica. È chiaro che un Paese come il nostro non può pensare di essere presente a livello globale come se fossimo una potenza globale. Dobbiamo compiere alcune scelte di priorità. Tali scelte comprendono l'area del Mediterraneo, i Balcani, l'Africa e ovviamente l'Europa, ma in modo radicalmente rinnovato perché l'Europa non è più politica estera nel senso tradizionale del termine.
Legato alla rete c'è poi tutto il tema degli immobili, di come utilizzare il patrimonio immobiliare in modo più produttivo. Ci sono situazioni davvero paradossali in giro, con gioielli di famiglia di elevato prestigio, ma di scarso utilizzo e di scarsa funzionalità, che non possono essere valorizzati perché tali risorse finiscono soltanto al fondo del Ministero dell'economia e non nell'ambito della rete. Ci sono meccanismi che vanno cambiati e corretti.
Noi siamo ovviamente a disposizione per tutti gli accorgimenti legislativi che possano favorire un procedimento di questo genere, ma credo che questa sia una strada nella quale bisogna muoversi, con gradualità e con determinazione insieme, anche con i cambiamenti e i mutamenti legislativi che fossero necessari, per i quali noi siamo assolutamente non solo disponibili, ma anzi interessati e motivati a procedere sia in sede di legge di stabilità, se se sarà possibile e necessario, sia in altre sedi.

PRESIDENTE. Ricordo ai colleghi che abbiamo tempo fino alle 15,30 e che dobbiamo lasciare tempo all'ambasciatore per le risposte. Vi prego - è sempre antipatico doverlo ricordare - di guardare anche un po' l'orologio.

ENRICO PIANETTA. Anch'io saluto e ringrazio l'ambasciatore Valensise, il quale ha affermato correttamente che, a fronte di compiti crescenti, ci sono risorse decrescenti. Infatti, negli ultimi anni si è passati dallo 0,41 per cento delle spese statali dell'esercizio 2010 allo 0,38 del 2011, mentre per il 2012 e il 2013 il calo si attesta sullo 0,31 per cento. Indubbiamente è quanto mai vera questa riduzione.
Al tempo stesso, mi piacerebbe ascoltare in maniera più approfondita alcune considerazioni sul disegno di legge di stabilità, che sta tagliando alcune voci importanti. Anche se in termini assoluti il Ministero degli affari esteri è coinvolto per 26,8 milioni di riduzione di spesa su un totale di 1.777, l'esiguità del bilancio del ministero è un elemento ormai ricorrente, fermo restando che ci sono voci, quali per esempio gli aspetti della politica europea,


Pag. 10

la promozione del sistema Paese, la valorizzazione della ricerca scientifica, che riscuotono la nostra preoccupazione, a fronte di una cooperazione allo sviluppo che ha un incremento di 98,7 milioni di euro per gli interventi a dono.
Le pongo due domande, dal momento che lei deve gestire il ministero in questa riduzione e ha quindi, un compito notevole. Volevo soltanto, oltre ad avere alcune considerazioni su questa decurtazione e in ordine agli elementi che possono ottimizzare la gestione del Ministero degli affari esteri, avere, nell'ambito della gestione, informazioni più precise per quanto riguarda il SEAE.
È un argomento di grande rilevanza e può diventare elemento portante della democrazia europea, come lei ha affermato, il che è giusto. Noi abbiamo alcune sedi con nostro personale. Vorrei capire come intende valorizzare questo aspetto così importante e strategico nell'economia generale del Ministero degli affari esteri in questa prospettiva.
Concludo parlando anche, per quanto riguarda la cooperazione allo sviluppo, dell'incremento che modifica l'andamento di questi ultimi anni. Vorrei capire come tale incremento si inserisce nella dimensione della cooperazione allo sviluppo, che è parte integrante della politica estera del nostro Ministero degli affari esteri. Mi piacerebbe avere da lei alcune indicazioni in ordine a questa modalità gestionale della cooperazione proprio come elemento e parte integrante della politica estera del nostro Paese.

FRANCESCO TEMPESTINI. Cercherò di essere rapido, perché il tempo è quello che è. Vorrei confermare al nostro gentilissimo interlocutore, come ha già fatto il mio collega Giorgio Tonini, la disponibilità del Gruppo parlamentare del Partito Democratico nel favorire e nell'essere promotore e sollecitatore di qualunque iniziativa di carattere legislativo che consenta di procedere nella strada sulla quale abbiamo, credo, una larga concordanza di opinione e che si deve tradurre nella migliore dotazione del Ministero degli affari esteri in presenza di risorse che resteranno scarse. Siamo disponibili a portare avanti tutto ciò che sarà necessario, come credo che abbiamo già testimoniato nel corso di questi anni.
Evitando di ripetere le osservazioni dei colleghi Tonini e Pianetta, vorrei sottolineare un punto, ossia lo sforzo che ruota intorno alla spending review, che è ormai arrivato alla necessità di sciogliere meglio e più approfonditamente alcuni nodi, quali lo sviluppo della rete, che non consiste solo nello stabilire quale doppione tagliamo, ma anzitutto in quale direzione vogliamo proiettarci, ma anche il tema che riguarda il personale.
Tutto questo, secondo me, si colloca dentro una riflessione un po' più ampia, che giustamente lei, in questa sua introduzione, ha voluto lasciare un po' sullo sfondo. Io la vorrei sollecitare, però, su alcune questioni.
Innanzitutto mi interessa la questione europea. Proprio perché siamo convinti che dobbiamo razionalizzare gli impegni della politica estera del Paese, tenendo conto del ruolo che rivestono l'Europa e il SEAE, le volevo chiedere una riflessione sintetica, ma un po' più approfondita del punto. Come stiamo nel SEAE oggi?
Le confesso che l'opinione diffusa è che noi nel SEAE non stiamo nel modo giusto, cioè che siamo un po' al di sotto delle aspettative. Abbiamo l'impressione, che ci deriva da una lettura forse un po' prevenuta, che le carriere apicali in tale organizzazione non ci vedano presenti nel modo opportuno e che nel SEAE manchi ancora qualcosa. A che punto siamo?
Al di là dei ruoli che possiamo «strappare», si pone un problema più grosso: a che punto è il processo di coordinamento e di integrazione tra le diplomazie e della nostra in particolare? Quella del SEAE non può essere un'operazione a costi aggiuntivi, a prescindere dai dati di fatto.
I dati di fatto sono che ci sono alcune aree geografiche nelle quali effettivamente un coordinamento e un'integrazione favorirebbero tutti, soprattutto noi, che siamo in una fase di riduzione e abbiamo bisogno di un rapporto con il SEAE. Penso,


Pag. 11

ma lei ne sa ovviamente molto di più, ai nostri diplomatici nell'Africa orientale, che fanno i conti con una scarsità terribile di personale, di ruoli. Come si colloca in aree così decisive all'interno di un ragionamento? Questa è una questione, secondo me, di grande importanza.
La seconda questione riguarda il sostegno all'attività economica del Paese. Lei ci consentirà di ritornarci in una sede più mirata, ma a che punto è questa ristrutturazione dell'ICE, secondo lei? Mi spiego meglio. A noi sembra che, pur avendo imboccato una strada giusta, la ristrutturazione del comparto ICE, che oggi ha un'altra definizione, presenti alcuni punti non di ambiguità, ma di incertezza, che riguardano anche e fortemente la Farnesina.
C'è un momento di coordinamento, il tavolo intorno al quale siedono tutti gli operatori e i soggetti interessati, e nello stesso tempo vi è un ruolo delle ambasciate rispetto a queste funzioni «romane» di coordinamento. Non dobbiamo fare i bravi o i cattivi, i rossi o in neri, ma stiamo andando avanti? La via imboccata è quella giusta, oppure il Ministero degli affari esteri ha qualcosa da eccepire, integrazioni o correzioni da svolgere?
Come terza questione, lei sa che il nostro Gruppo - lo sta facendo egregiamente in questo momento al Senato, ma lo farà anche alla Camera - è impegnato perché venga chiaramente ribadito che il ruolo della cooperazione allo sviluppo è all'interno del Ministero degli affari esteri. Ciò rientra non soltanto in una valutazione finalizzata al dato in sé, che pure ovviamente ha il peso che ha, ma anche nel fatto che siamo convinti che nel mondo della competizione globale un Paese che ha ambizioni di restare sulla scena abbia bisogno di una struttura del Ministero degli affari esteri articolata, ma anche forte e presente in alcuni gangli fondamentali.
Noi possiamo compiere uno sforzo, ma dobbiamo avere anche da parte del ministero tutti i segnali che vadano nella stessa direzione. La struttura di comando all'interno del ministero, che probabilmente dovrebbe giovarsi, e io mi auguro che lo farà presto, di alcune innovazioni di carattere legislativo, deve svolgere una sua funzione anche per quanto riguarda la cooperazione allo sviluppo. Tale discorso incontra una matura e completa adesione e riflessione consapevole che va in questa direzione?
Passo all'ultimo punto. Alla Camera sta trascinandosi un po' stancamente la materia della ricostruzione di una revisione degli istituti italiani di cultura. È un punto dolente. Anche su questo, signor segretario generale, in quale direzione pensa che occorra procedere?
Noi abbiamo, per quanto riguarda gli istituti italiani di cultura, una lettura a soggetto: in alcuni casi procedono con elementi di innovazione, in altri sono elementi del passato. Quali possono essere gli orientamenti che voi considerate utili da mettere in campo e sui quali può esserci un'attenzione del Parlamento?

ALFREDO MANTICA. Sarò molto breve. Io credo che quest'audizione abbia un significato. Ne ha già fornito un inquadramento il collega Tonini, con riferimento alla grande attenzione, all'aiuto e alla collaborazione che possono avvenire tra Commissioni e ministero, parlando di spending review.
Quanto alla spending review, lei è stato molto preciso su alcuni argomenti. Io le pongo alcune domande le cui risposte non credo e non voglio nemmeno che siano fornite oggi. Possono essere fornite successivamente.
Vorrei capire quali prospettive aprono, nella logica del medio termine, che è la logica corretta, le iniziative e le azioni messe in moto dal Ministero degli affari esteri per una revisione all'interno delle spese, secondo le indicazioni che il ministero si sta dando.
Inoltre, nella logica che queste prospettive di riduzione dei costi devono in parte, secondo me tutte, ma capisco le difficoltà del rapporto con il Ministero dell'economia e delle finanze, restare al Ministero degli affari esteri per sviluppare politiche o innovazioni, sarebbe importante capire


Pag. 12

qual è il progetto che voi avete in animo e quali risultati sta portando.
In concreto svolgo due o tre punti velocissimi. Per molto tempo al Ministero degli affari esteri si è parlato di razionalizzazione della rete, compresa la chiusura dei consolati, ma non se ne sente parlare più. Credo che molti qui siano felicissimi, io personalmente un po' meno.
La chiusura è legata, lei l'ha già accennato, al fatto che, se ho capito bene, entro il 31 dicembre 2012 tutti i consolati esistenti saranno dotati di SIFC, cioè del Sistema integrato delle funzioni consolari, e che, a partire dal 1o gennaio 2013, inizierà l'applicazione del sistema SECOLI, a cominciare da alcuni consolati assunti come prototipi.
Perché accelero su questo punto? Vorrei ricordarle che nel 2014 abbiamo spostato la data delle elezioni dei Comites, indicando nel decreto-legge che nel 2014 si voterà con voto elettronico. Se gli elettori o quanto meno gli iscritti all'AIRE non saranno dotati tutti di PIN, cioè di una chiave di accesso al sistema informativo consolare, il voto elettronico non si potrà tenere.
Da oggi al 2014 quale operazione di diffusione di questa innovazione tecnologica è programmata e l'obiettivo del 2014 è perseguibile?
Passo alla seconda osservazione. Nel momento in cui i consolati dovessero funzionare con accesso tipo home banking, è chiaro che il rapporto col territorio del consolato verrà a cadere, se non per una funzione di rappresentanza istituzionale che nulla ha a che vedere con il discorso che stiamo svolgendo.
Dovremo tenere aperti alcuni consolati, penso a Ginevra, perché ci sono determinate istituzioni, ma molti altri che svolgono funzioni prettamente amministrative possono essere eliminati. Qual è il piano di ristrutturazione della rete legato all'innovazione tecnologica? Nei programmi c'erano l'Australia e gli Stati Uniti. Questa è la prima domanda.
La seconda domanda riguarda gli immobili. Non voglio entrare in dettaglio, perché la questione è estremamente complessa, ma riprendo l'appello del mio collega Tonini. Questa spending review non va avanti, se continuiamo con le procedure normali. Io sono cosciente che vendere un immobile sia una delle imprese più difficili. Credo che sarebbe più facile sbarcare in Normandia con le armate americane, per una serie di infiniti problemi. Quello degli immobili è un grande problema, perché c'è anche una rigidità nella flessibilità di cui si ha bisogno.
La domanda è se sugli immobili, intesi come gli immobili di proprietà o in affitto - lei ha parlato di ricapitalizzazione - esiste un programma o progetto con l'Agenzia del demanio per una gestione più snella e veloce. Non vorrei che diventassero come le caserme dell'esercito, lo ricordo vedendo in Aula l'ex Ministro Parisi, ossia che, poiché li dobbiamo valorizzare, non li vendiamo mai.
Per esempio, credo che nessuno sia in grado oggi di stabilire qual è il valore degli immobili che l'Italia ha all'estero nelle sue sedi, perché sono tutti a valore di libro e alcuni, come Palazzo Metternich, sono stati comprati a fine Ottocento.
Ancora, le percezioni consolari sono ferme da anni. In molti casi sono operazioni di dumping. Penso agli atti notarili di molti Paesi. Noi abbiamo molti clienti perché facciamo pagare molto poco gli atti notarili.
Si può discutere di percezioni consolari? Sono entrate, lei vi ha fatto cenno, che per una data regola in parte restano al Ministero degli affari esteri. È tutto un problema, si giocano alcuni milioni di euro sulla questione di un ipotetico aumento.
Il quarto ragionamento è più complesso. Glielo lascio come punto e poi chiudo. Si tratta di un ragionamento che abbiamo spesso sviluppato in Commissione affari esteri e riguarda l'insegnamento, lasciando perdere gli istituti di cultura, della lingua italiana all'estero.
È inutile che ce lo diciamo, ma la struttura che noi abbiamo e che i tagli lineari hanno massacrato, perché abbiamo mantenuto le strutture più inefficienti, cioè le scuole italiane, mentre abbiamo chiuso gli enti gestori, è un modello nato


Pag. 13

quando dovevamo insegnare la lingua italiana a figli degli immigrati. Non mi pare che la situazione sia più questa, o perlomeno mi sembra che sia molto cambiata.
È possibile anche in questo caso stipulare un patto con il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca con cui rimettere in discussione alcune questioni, rispetto al fatto che 1.200 insegnanti italiani vedano l'insegnamento all'estero come un motivo di arricchimento e una sorta di privilegio, come indubbiamente è?
Non sostengo che non svolgano le loro funzioni, ma il costo al quale le svolgono è talmente elevato che noi crediamo che si potrebbe mantenere un alto livello di insegnamento della lingua italiana all'estero, se solo rivedessimo alcuni dei meccanismi. Non è un problema solo di Ministero degli affari esteri, in quanto a carico degli esteri c'è solo l'ISE, però le chiediamo se non sia possibile, superando la normalità, affrontare un dialogo con il Ministero dell'istruzione per arrivare a un progetto di rinnovamento. O la spending review incide non con il principio dei tagli lineari, ma mantenendo possibilmente gli stessi servizi, riducendo i costi e liberando energie per le politiche, oppure non andiamo da nessun parte.
In merito le riconfermo che siamo, come Commissioni, a fianco del ministero per arrivare a un'operazione di questo tipo.

MARCO FEDI. Sarò davvero breve, anche perché ritengo che l'interlocuzione tra il Parlamento e l'amministrazione degli esteri, non filtrata dalla presenza del Governo, sia un'utile opportunità per porre alla Farnesina alcune questioni che attengono strettamente ed esclusivamente all'amministrazione degli esteri.
Eviterò di svolgere riflessioni di carattere politico, perché non credo sia sua competenza fornirci risposte di carattere politico, e di svolgere ragionamenti che attengono alla sfera strettamente politica, benché le Commissioni affari esteri siano la sede giusta, ma non nel corso dell'audizione di un esponente di una pubblica amministrazione dello Stato italiano, quale è la Farnesina.
Passo immediatamente a porle alcune questioni che credo siano già state da lei toccate nella relazione e rispetto alle quali ritengo utile capire che cosa pensa la Farnesina.
La prima questione è relativa al lavoro svolto dalla Commissione sulla spending review, di cui due esponenti sono presenti in Aula, l'onorevole Boniver e il senatore Tonini. L'amministrazione della Farnesina è convinta che sia stato fatto il possibile in questa sede per dare piena attuazione a tali raccomandazioni? L'amministrazione degli esteri ci può comunicare a quali di tali raccomandazioni ha dato seguito, in che modo e che cosa intende porre in essere nei prossimi mesi rispetto a tali raccomandazioni?
Credo che alcune questioni si pongano già da ora con il disegno di legge di stabilità. Io le chiedo sull'ISE come mai nel disegno di legge di stabilità il netto aumenta, anziché diminuire. Quale esercizio di spending review è stato svolto dall'amministrazione degli esteri per consentire che in questa spending review l'indennità di sede netta di fatto aumenti, il che è nella tabella 6 del Ministero degli affari esteri, a meno che io non l'abbia male interpretata? Dobbiamo capirci sul senso di spending review, quando di fatto essa non porta a una riduzione di alcune voci di spesa, ma a un loro aumento in tabella.
Passo alla seconda questione. Lei parla dell'informatizzazione. Io ricordo i totem del senatore Mantica. A parte il fatto che noi non abbiamo mai visto alcune realtà - qualcuno scherzava sostenendo che accanto ai totem vedremo anche le tende indiane - quando si informatizza un sistema, è grave che ciò avvenga sull'onda della riduzione di bilancio. Nessun sistema informatico al mondo introdotto per riduzione di bilancio sortisce effetti positivi, mi creda, si deve effettuare per rendere efficiente il sistema.
Dopodiché, la riduzione di bilancio può essere una conseguenza dell'efficienza del sistema, ma non il contrario. Accanto al


Pag. 14

totem c'è dunque, la tenda indiana, perché oggi io per accedere alla modulistica e alle informazioni posso avvalermi dell'informatica. Il lavoro che avete svolto in alcune realtà è bello, ma alla fine l'utilizzatore finale del servizio sono io, il cittadino, e davanti a me ci sarà un funzionario in un momento qualunque dell'iter allegato alla mia pratica, che sia di passaporto, di cittadinanza o di altro. Devo vedere un funzionario. In alcune realtà io avrò un appuntamento a sei mesi, il che è documentabile e a voi ben noto. Ovviamente si pone un problema di personale.
Passo alla terza questione. Nel giusto equilibrio che lei ha ricordato tra personale di ruolo e personale a contratto e, all'estero, tra personale nazionale, ossia italiano, e locale, vuole indicarmi l'amministrazione degli affari esteri in che modo intende riformare questo sistema, che ci sta creando tanti problemi? Le ricordo che in Australia oggi c'è una vertenza, perché sembrerebbe - in merito risponderete alla nostra interrogazione - che il Ministero degli affari esteri sia il primo a non rispettare un accordo bilaterale contro le doppie imposizioni fiscali, perché di fatto il personale a contratto locale stava pagando le tasse in Italia, mentre l'accordo prevedeva che le dovesse pagare in loco.
Noi ratifichiamo accordi bilaterali, ma poi siamo i primi, con la nostra amministrazione degli esteri, a non rispettarli, in Australia come in Marocco e in altre realtà geografiche. Negli Stati Uniti abbiamo avuto una vertenza molto lunga, che ha danneggiato le casse dell'erario prima che le tasche del nostro personale a contratto.
In che modo l'amministrazione degli esteri intende dare corso a riforme che non siano solo di natura politico-parlamentare, ma anche amministrative, per fare in modo che all'estero ci sia razionalità vera su queste forme contrattuali che tanti problemi ci stanno creando, con tanti nodi che ora vengono al pettine?
Io credo che, se noi compiamo questa operazione di trasparenza con l'amministrazione degli esteri e l'amministrazione comincia a fornirci risposte coerenti con queste esigenze, compiremo una vera opera di razionalizzazione della spesa, che non è la chiusura dei consolati.
Quando il collega Mantica cita l'Australia, io incrocio le dita, perché credo che non sia il momento di parlare di chiusura di sedi consolari, ma di vera innovazione e razionalizzazione. Non mi pare, però, di vederne i risultati in questo momento politico così importante per l'Italia.

MARGHERITA BONIVER. Spendo alcune manciate di secondi perché moltissimo è stato già osservato.
L'ambasciatore Valensise non si deve sorprendere dal fatto che l'assoluta maggioranza di questa Commissione sia in totale sintonia anche con la problematica delle scarse risorse che affligge questo ministero. Si tratta di risorse che vengono soltanto a decrescere, ma è un fatto partito già da molto lontano. Credo che sia addirittura dagli anni Ottanta che la spesa per la nostra diplomazia viene, anno dopo anno, decurtata in modo più o meno drammatico. Il fiscal cliff di cui lei ha parlato e i tagli lineari di questi ultimi mesi sono drammaticamente sotto gli occhi di tutti.
Possiamo anche, però, affermare che la fame aguzza l'ingegno e io credo che anche l'esercizio che è stato compiuto alla Farnesina con la cosiddetta spending review abbia posto contenuti di sostanza di fronte all'amministrazione degli esteri.
Siamo tutti convinti che la rete diplomatico-consolare italiana, che è in assoluto fra le più estese del pianeta, sia non soltanto un patrimonio del nostro Paese, ma anche un patrimonio che si spende per l'interesse nazionale, un patrimonio che dobbiamo proteggere, razionalizzare e migliorare, consapevoli anche delle tante eccellenze che ci sono in questo ministero.
Ne citerei due, le più ovvie. La prima è rappresentata dall'Ufficio per i rapporti col Parlamento, che da molti anni offre a queste Commissioni una collaborazione veramente straordinaria.
L'altra è quella che lei citava a proposito dei compiti crescenti della Farnesina, cioè il ruolo dell'unità di crisi della Farnesina.


Pag. 15

Praticamente non c'è un solo cittadino italiano che vada in vacanza in posti come le Maldive che non si senta tutelato o che addirittura pretenda dalla Farnesina e dalla sua unità di crisi un servizio vero e proprio per la propria incolumità, ma anche per questioni più banali.
Vengo al punto finale. Lei ha giustamente parlato di possibili disfunzionalità collegate con risorse che sono in assoluto fra le più esigue per quanto riguarda le spese per la diplomazia. Comparate con quanto spendono la Francia o la Germania, siamo ridotti molto male. Dobbiamo evitare che la disfunzionalità diventi addirittura una sorta di autolesionismo, come in alcune occasioni abbiamo potuto toccare con mano.
Questo discorso mi porta alla domanda e a quello che durante le riunioni della spending review avevamo battezzato un po' scherzosamente come l'esercizio Parigi-Dakar, cioè la razionalizzazione delle risorse dei funzionari che sono in questo momento, o che sembrano essere dall'esterno, non proprio l'apice della logicità.
Per esempio, in Francia c'è un numero esorbitante di diplomatici rispetto alla presenza in Asia, per non parlare poi delle ambasciate in Africa occidentale, dove ci sono alcuni suoi colleghi che hanno addirittura sei o sette sedi da coprire con un'unica ambasciata e con risorse quasi evanescenti per potersi pagare il biglietto d'aereo e andare a trovare le collettività negli altri Paesi dove non esiste fisicamente l'ambasciata.
È un punto, credo, dolente - ma che ritengo assolutamente prioritario per l'attenzione sua e del capo del personale - quello di riequilibrare la questione nel modo più logico possibile dal punto di vista politico, ma anche funzionale.
La seconda questione si riallaccia a quanto sosteneva il collega Tempestini per quanto riguarda la cooperazione. Noi siamo rimasti piacevolmente sorpresi che questo Governo abbia nominato un ministro, e che ministro, alla cooperazione internazionale, perché ciò significa mettere in luce quanto di straordinariamente importante è stato fatto dal punto di vista della cooperazione internazionale.
Io credo, però, che sarebbe autolesionista dal punto di vista governativo e del Ministero degli affari esteri privarsi di questa competenza per una semplice e banalissima considerazione, ovvero che, mentre i ministeri durano nel tempo, i ministri senza portafoglio possono esserci oggi, ma potrebbero non esserci più domani.

FABIO PORTA. Presidente, opererò un taglio lineare al mio intervento. Ringrazio l'ambasciatore, del quale ho avuto modo di apprezzare direttamente le doti di competenza e di sensibilità, nonché la visione, parafrasando il suo riferimento iniziale. Svolgo un paio di brevi considerazioni, attinenti sia alla gestione, sia alle strategie del ministero.
È vero che alla Segreteria generale, come ricordava il mio collega Fedi, attengono le responsabilità gestionali, ma la spending review e l'attuale disegno di legge di stabilità ci confermano come alcune competenze anche nella distribuzione delle risorse siano passate direttamente ai ministeri. In tal senso, quindi, il segretario generale ha alcune responsabilità precise.
Svolgo due osservazioni, delle quali la prima è di carattere geopolitico. Vorrei integrare quanto affermava prima, parlando di priorità, il senatore Tonini, chiedendo all'ambasciatore se non ritiene che - ricordando che nel dibattito tra i due candidati alla Casa Bianca, Romney cita l'America latina come punto strategico della politica degli Stati Uniti e l'amministrazione Obama sta rafforzando e semplificando la politica dei visti, raddoppiando, per esempio, il numero di quelli concessi al Brasile - sia opportuno rafforzare anche la nostra presenza in quell'area, che probabilmente rappresenta un asset strategico fondamentale.
Con i colleghi Barbi e Cassinelli sono reduce da una missione in Ecuador, un piccolo Paese. Ci siamo resi conto, però,


Pag. 16

come, in assenza di una nostra ambasciata, sarebbe difficile mantenere la presenza delle nostre imprese.
Vengo al tema delle risorse. Si parla molto di spending review e poco - l'ambasciatore vi ha svolto alcuni accenni - di incoming review, cioè di come valutare ed esaminare le entrate per la nostra amministrazione.
Forse siamo di fronte a un paradosso per cui i Paesi dai quali le percezioni consolari, penso in particolare ai visti, hanno un peso maggiore oggi, per quanto riguarda il ministero, sono quelli dove ci sono piccole comunità italiane e non grandi collettività. Si finisce paradossalmente, da questo punto di vista, per pensare che i Paesi dove ci sono grandi comunità siano non strategici, ma problematici per la nostra amministrazione.
Chiedo al segretario generale se, invece, non possiamo cominciare insieme a svolgere una riflessione tra Commissione e Governo su come invertire la situazione, su come far diventare le nostre grandi collettività una fonte anche di entrate e non solo di spese per quanto riguarda l'amministrazione, ovviamente discutendo modalità e stipulando, come affermava prima il collega Tonini, un forte patto col Ministero dell'economia.
È inutile lavorare su percezioni consolari o su contributi da parte dei cittadini, quando poi tutto va al Ministero dell'economia e nulla rimane a consolati che oggi si manterrebbero esclusivamente su quelle percezioni, soprattutto laddove esistono grandissime collettività di origine italiana.

CLAUDIO MICHELONI. Saluto l'ambasciatore. Spero che non rimpianga già Berlino, dove ci siamo visti l'ultima volta.
Sorvolo su tutte le questioni che sono state già affrontate, perché condivido pienamente tutti gli interventi sulle tematiche importanti, quali l'internalizzazione, la promozione del Paese, i problemi dell'organizzazione dell'ICE, tutti aspetti importantissimi, che credo dovrebbero essere oggetto anche di un confronto più politico. Sono tutti temi fondamentali, che condivido.
Chiedo scusa al presidente, alle colleghe e ai colleghi se con il mio intervento abbasserò il livello della discussione. O ho un problema io, o c'è un problema da qualche parte, ma il quadro che l'ambasciatore ci ha illustrato nel funzionamento della rete e del SIFC, che è perfettamente operativo, tutte le novità che si sono messe in piedi nella rete consolare e che a Roma sono presentate come perfettamente operative, non risultano vive sul territorio estero.
Se abbiamo difficoltà a capirci su questi temi, non andremo lontani. Ogni volta che noi parliamo di un problema specifico io ho l'impressione che cerchiamo di mettere del gesso su una gamba di legno rotta.
La prima domanda che voglio porre all'ambasciatore è la seguente: lei intende continuare con la politica amministrativa di organizzazione del Ministero degli affari esteri che ha trovato, oppure fra pochi mesi - non adesso, perché è arrivato da poco tempo - ci proporrà un confronto o una discussione con un suo Piano operativo più complesso che non chiudere o non chiudere i consolati?
Per esempio, sull'Europa io sono pronto ad affermare che probabilmente ha ragione il senatore Mantica, quando sostiene che si può chiudere il 90 per cento dei consolati, purché riprendiamo il discorso che avevamo aperto in Germania, cioè introduciamo punti di servizi. Non abbiamo bisogno di diplomazia, ma di servizi che si offrono alle persone. Alcuni consoli sono sicuramente indispensabili per la promozione del Paese in altri continenti e in altri luoghi.
Queste iniziative non possono essere attuate a macchia di leopardo: o c'è un progetto organico, che però non esiste nel Piano di riforma del Ministero degli affari esteri, oppure non so dove andremo.
In realtà, per quanto riguarda l'Europa, le nostre comunità, e lei lo sa, ambasciatore, vivono un sentimento di profondo abbandono, non di perfetto funzionamento delle strutture, che io sostengo. Noi siamo venuti a Bruxelles a vedere come funzionavano queste questioni. Per carità, il futuro va in quella direzione e noi


Pag. 17

dobbiamo aiutare e sostenere l'installazione dei nuovi servizi telematici, ci mancherebbe che non lo facessimo. Tuttavia, oggi il problema non è questo.
I corsi di lingue e cultura sono praticamente morti, i servizi sono a un livello di disastro totale. Mi chiedo se lei intenda continuare così o se possiamo sperare nelle prossime settimane e nei prossimi mesi in un'apertura di dialogo con lei per costruire un progetto che risponda sia agli interessi del Paese, sia a quelli delle nostre comunità all'estero.
Concludo con altre due domande. Lei ha affermato che il Ministero degli affari esteri ha subito un taglio del 35-36 per cento. Io ricordo che noi abbiamo tentato più volte, a ogni Finanziaria, di proteggerlo dai tagli lineari, almeno in Commissione esteri. In Senato non c'è stata una volta in cui non abbiamo tentato.
Siamo ben coscienti, dunque, del problema di fondo, però, se il bilancio del Ministero ha subìto un taglio del 35 per cento, ricordo anche che il taglio sulle politiche per gli italiani all'estero è del 78 per cento nello stesso periodo. C'è già un piccolo sfasamento.
Vorrei rassicurare, prima di porre l'ultima domanda, il senatore Mantica: nella tabella 6 sulla quale stanno lavorando i colleghi alla Camera nel 2013 sono stati tolti 5 milioni per l'elezione Comites, ma sono stati tolti anche per il 2014 e il 2015.
Al di là di questa battuta non molto carina, vorrei sapere se ciò preannuncia una decisione o una visione politica di soppressione di questi organismi, perché nella tabella 6 risulta soppresso il capitolo per gli anni 2013, 2014 e 2015.
Arrivo all'ultima domanda. Vorrei sapere se è vero che i tagli sul bilancio del Ministero degli affari esteri apportati dal Ministero dell'economia e delle finanze sono dell'ordine di 26,5 milioni. Ho sfogliato solo questa tabella e ho visto che ci sono tagli un po' su tutti i capitoli, però sul capitolo 1276, il capitolo dell'ISE, l'aumento al quale accennava il collega Fedi prima è esattamente di 37.925.857 euro. Gradirei una piccola parola di spiegazione per capire che senso abbia.

PRESIDENTE. Do la parola all'ambasciatore Valensise per la replica.

MICHELE VALENSISE, Segretario generale del Ministero degli affari esteri. Grazie mille, signori deputati e onorevoli senatori, per questo giro di tavola stimolante e interessante. Ho preso nota di tutti i vostri commenti, osservazioni e domande. Cercherò di rispondere subito a tutti i quesiti ai quali posso rispondere in questa sede, preannunciando già fin da adesso la disponibilità mia e degli uffici ad approfondire in un momento successivo eventuali zone di questa interessante problematica che dovessero rimanere non perfettamente coperte dalle risposte che fornirò ora.
Seguirei l'ordine degli interventi che mi hanno preceduto e inizierei con il riferimento alla cabina di regia e al ruolo di promozione delle imprese all'estero.
Posso confermare che questa è una priorità non solo regolamentata, ma anche ormai entrata nella cultura del lavoro della nostra rete, con una prioritarizzazione degli interventi a favore delle imprese e delle aziende che si affacciano sui mercati esteri, secondo le tre voci che citavamo prima, l'aumento delle esportazioni, la capacità di essere sul mercato con joint venture da parte delle imprese e l'attrazione degli investimenti, una voce che voi sapete perfettamente quanto sia essenziale in questa fase.
Esprimo un giudizio sulla cabina di regia. Ci sono state due riunioni della cabina di regia, di cui l'ultima l'altro ieri. Vi ho partecipato. Forse è presto per compiere un bilancio definitivo, però le posso assicurare, senatore Bettamio, che il clima nuovo che si è creato tra amministrazioni, in particolare tra i due ministri capofila dell'esercizio, il Ministro per lo sviluppo economico e il Ministro degli affari esteri, è un clima che noi non avevamo mai visto fino adesso. È un clima di forte integrazione operativa, di forte motivazione e di volontà di passare dagli effetti dichiaratori al coordinamento concreto delle operazioni.


Pag. 18


Uno degli obiettivi centrati immediatamente dalla cabina di regia è, per esempio - sembra banale, ma non lo è - quello dell'organizzazione congiunta e della consultazione sulle missioni di sistema. Ciò significa che le missioni di sistema oggi, grazie alla cabina di regia, non sono frutto di impulsi sporadici, ma di una strategia pluriannuale - disponiamo di un calendario fino al 2014 - sulla base di indicazioni prioritarie ricavate dal sistema produttivo.
Teniamo presente che alla cabina di regia partecipano l'ICE, le regioni e i ministeri economici, ma con forte e stretto coordinamento anche personale tra i due ministri, il che costituisce forse una novità rispetto all'epoca che abbiamo alle spalle.
Il nostro giudizio è positivo, dunque, ma lo vedremo alla prova dei fatti, ossia con i risultati che pure ci impegniamo a quantificare. Anche questo è un elemento nuovo del nostro lavoro, la possibilità di monitorare e di quantificare i risultati.
È stato svolto un riferimento importante da parte del senatore Tonini alla necessità di aumentare le nostre prestazioni, ma anche di ottimizzare l'uso delle risorse, un elemento sul quale raccogliamo volentieri la sfida a procedere.
È stato osservato che la struttura delle risorse umane, del personale, è rimasta quella che era. Io credo che si possa essere più obiettivi, ma non per contraddire la sua impressione, senatore Tonini. Se guardiamo bene in maniera distaccata i numeri, vediamo che le strutture non sono affatto quelle che erano due, tre o quattro anni fa e noi abbiamo cercato di illustrarlo in maniera sintetica. Abbiamo ridotto il numero del nostro personale in maniera consistente ed evidente. A fronte di questa riduzione, che stiamo scontando sia al centro, sia all'estero, un po' ovunque, i compiti e le prerogative della rete sono addirittura aumentati.
L'accenno che svolgevo prima è a un concetto in cui noi crediamo fermamente, cioè al fatto di dover tendere a un equilibrio, basato anche su standard europei, tra il personale di ruolo e il personale a contratto. Lo affermo ricordando anche a qualificati parlamentari, che conoscono benissimo la natura del problema, che noi abbiamo talune funzioni che è opportuno siano riservate a personale di ruolo.
Su tale fronte credo che potremo lavorare e confrontarci in maniera molto serena, avendo a mente un obiettivo prioritario, che è quello del riequilibrio in chiave europea, non essendo nella facoltà oggi dell'amministrazione di fissare target quantitativamente definiti. La linea di tendenza comunque mi sembra chiara.
Ringrazio il senatore Pianetta per l'accenno al SEAE. Io credo che il SEAE, ossia il servizio diplomatico europeo, sia un tema di tale importanza che forse meriterebbe un approfondimento a se stante. È veramente, sia pure in questa fase embrionale, una realtà, secondo me, da seguire con attenzione.
Con il SEAE noi stiamo cercando di valorizzare alcune sinergie non solo logistiche, ma anche di tipo economico. Per esempio, il SEAE ha una delegazione a Mogadiscio retta da un funzionario italiano. L'ambasciata d'Italia non è presente, per una ragione molto semplice, perché nessuno può assicurare in questo momento le risorse necessarie al nostro ambasciatore, che è fermo a Nairobi, per garantire a lui e ai suoi pochissimi collaboratori la sicurezza, ragione per la quale ogni spostamento del nostro collega da Nairobi, dove risiede, a Mogadiscio è frutto di un'operazione quasi da film, quasi romanzesca, per il fatto che l'Italia, a differenza di altri Paesi, come il Regno Unito, non dispone delle risorse necessarie per la protezione del collega.
Gli spostamenti sono diradati, la nostra presenza è diradata, ma ci avvaliamo molto, in termini non solo logistici, ma anche politici, della sede del SEAE di Mogadiscio, peraltro, come ho detto, incidentalmente affidata a un funzionario italiano.
La sinergia non è solo logistica, ma anche, io la definirei, politica. Stiamo lavorando di sponda su diversi settori per noi importanti, quali la Libia, la Siria e l'India, per citarne solo tre, nei quali il nostro contributo vale a definire e, in


Pag. 19

alcuni casi, a plasmare in maniera determinante l'orientamento del SEAE nei confronti di tali aree.
Avrete visto forse sui giornali una presa di posizione del SEAE sui rapporti con l'India e sull'attesa europea, non italiana, che la nota questione dei marò si risolva nel rispetto delle leggi internazionali. È un'operazione non frutto motu proprio del SEAE, ma incoraggiata da Roma e resa propria dal SEAE.
Per questo motivo parlo di sinergie politiche, che sono, a nostro avviso, destinate a crescere nel tempo. Il SEAE, pur con tutte le sue imperfezioni e i suoi limiti, costituirà uno strumento sempre più importante, ragion per cui è interessante starci dentro. Noi abbiamo in questo momento 11 diplomatici italiani e un centinaio di rappresentanti di diversa provenienza, ma il punto mi sembra proprio quello che avete centrato bene, quello dell'osmosi tra le culture di questi differenti rappresentanti.
Naturalmente ogni impresa all'inizio sembra ardua e la strada è lunga, però - rifletto anche una valutazione che mi è stata offerta a Dublino dai miei colleghi europei - la linea di tendenza è che a poco a poco ci si renda conto che tale osmosi è necessaria e si vada avanti verso un corpo che un giorno forse i nostri figli o nipoti vedranno come coeso e unitario.
Mi sembra di aver risposto, se non sbaglio, a una parte delle osservazioni dell'onorevole Tempestini sul servizio diplomatico.
Tocco rapidamente anche gli altri punti che ha sollevato l'onorevole Tempestini. Quanto al giudizio sull'ICE, come sa, c'è stata una riduzione radicale delle risorse applicate in Italia. L'ICE è passato da un organico di 630 a uno di 450 persone, con una forte riduzione degli uffici in Italia e una corrispondente, e ancora più forte, integrazione a livello estero.
A livello estero, se mi permette una considerazione personale, nata anche dall'esperienza, una parte di questa riforma, opportuna e necessaria, era già in fieri. La riforma ha incoraggiato l'integrazione laddove essa non era ancora stata perfezionata e fotografato bene un'integrazione che in alcune, non poche, capitali già esisteva. È una situazione che non viene dal nulla, che non comincia da zero, ma è piuttosto frutto di un'esperienza che stiamo consolidando attraverso questa riforma.
I rapporti con l'ICE sono a tutti i livelli ormai di forte integrazione e noi contiamo di andare avanti su questa strada, pronti a rivedere il nostro meccanismo e la nostra rotta in maniera periodica per aggiustare il tiro. L'inizio è più che promettente.
Svolgo un riferimento alla cooperazione allo sviluppo, cercando di limitarmi al ruolo di funzionario amministrativo, senza entrare nella discussione che spetta a un livello che non è il mio.
Se, però, onorevole Tempestini, lei mi chiede un'impressione su come debba essere gestita legislativamente questa materia sul piano dell'organizzazione, lei mi permetterà la sincerità di rispondere che noi consideriamo, in base a quello che vediamo ogni giorno, quella della cooperazione allo sviluppo una componente essenziale dell'azione internazionale del Paese che, come tale, deve essere raccordata come un braccio è raccordato al tronco, non altrimenti. Deve essere una parte integrante di una politica che, se scissa da questa importante e, in alcuni casi, essenziale componente, ci porterebbe solo ad atteggiamenti contraddittori, incomprensibili e comunque non efficaci sul piano esterno.
Svolgo ora un accenno agli istituti di cultura. Rispondendo rapidamente, c'è evidentemente una qualità diversa, come in tutte le strutture, ma sono in corso, per la parte cosiddetta di chiara fama, uno sforzo di rigore particolare nella selezione del nostro personale e, nella parte della cosiddetta promozione culturale, processi di formazione e di selezione nuovi rispetto al passato.
Sono pronto, insieme all'amministrazione, a valutare, se del caso insieme alle Commissioni, quali saranno da oggi a sei o a dodici mesi i risultati di questa nuova


Pag. 20

impostazione, di questo nuovo approccio, ma credo che le idee siano piuttosto chiare.

PRESIDENTE. Scusate colleghi, ma, poiché ci sono molti punti importanti che l'ambasciatore aveva toccato nel suo intervento e che sono stati oggetto di domande, di contestualizzazioni e a volte anche di critiche da parte dei colleghi, l'ambasciatore Valensise ha espresso la sua disponibilità a tornare per continuare questo discorso e soprattutto per affrontare in modo più esaustivo e più puntuale il discorso relativo al SEAE. Se siete d'accordo, dal momento che poi inizierà l'Aula e che dovremmo concentrare tutto in pochi minuti, coglierei la disponibilità da parte del Segretario generale della Farnesina ad approfondire le questioni delle sinergie della politica estera europea e del SEAE, aggiungendo le risposte mancanti, con una seconda parte dell'audizione, da tenersi in tempi naturalmente brevi. Penso che sia la decisione migliore, dal momento che il catalogo delle domande poste è lunghissimo.
Ringrazio l'ambasciatore Valensise, soprattutto perché ha toccato non soltanto lo stato dell'arte, ma anche le prospettive e le sfide, tema molto importante per la politica estera del nostro Paese. La inviteremo nuovamente in tempi brevi.
Rinvio quindi il seguito dell'audizione a un'altra seduta.

La seduta termina alle 15,30.

III Commissione (Affari esteri e comunitari)

Consulta resoconti delle audizioni
Consulta gli elenchi delle audizioni