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Resoconti stenografici delle audizioni

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Commissioni Riunite
(V-XIV Camera e 5a-14a Senato)
1.
Mercoledì 16 giugno 2010
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Giorgetti Giancarlo, Presidente ... 3

Audizione del Ministro per le politiche europee, Andrea Ronchi, sulla Strategia UE 2020 e sul coordinamento delle politiche per la crescita e l'occupazione (ai sensi dell'articolo 126-bis del Regolamento della Camera dei deputati):

Giorgetti Giancarlo, Presidente ... 3 7
Pescante Mario, Presidentedella XIV Commissione della Camera dei deputati ... 6
Ronchi Andrea, Ministro per le politiche europee ... 3
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Repubblicani; Regionalisti, Popolari: Misto-RRP; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano: Misto-Noi Sud LA-PLI.

COMMISSIONI RIUNITE
V (BILANCIO, TESORO E PROGRAMMAZIONE) - XIV (POLITICHE DELL'UNIONE EUROPEA) DELLA CAMERA DEI DEPUTATI E
5a (PROGRAMMAZIONE ECONOMICA, BILANCIO) - 14a (POLITICHE DELL'UNIONE EUROPEA) DEL SENATO DELLA REPUBBLICA

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di mercoledì 16 giugno 2010


Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DELLA V COMMISSIONE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI GIANCARLO GIORGETTI

La seduta comincia alle 9.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Audizione del Ministro per le politiche europee, Andrea Ronchi, sulla Strategia UE 2020 e sul coordinamento delle politiche per la crescita e l'occupazione.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 126-bis del Regolamento della Camera dei deputati, l'audizione del Ministro per le politiche europee, Andrea Ronchi, sulla strategia UE 2020 e sul coordinamento delle politiche per la crescita e l'occupazione.
Ringraziamo il Ministro per la sua presenza, scusandoci per il ritardo con cui diamo inizio all'audizione. Compatibilmente con gli impegni del Ministro, potremo eventualmente decidere di proseguire il dibattito in una successiva seduta.
Do la parola al Ministro Ronchi per lo svolgimento della relazione.

ANDREA RONCHI, Ministro per le politiche europee. Ringrazio il presidente, il presidente Pescante e il presidente Boldi qui presenti. Credo che dovremo prevedere un ulteriore incontro, data l'importanza dell'argomento in esame. L'audizione odierna riguarda il tema Europa 2020 e la strategia di Lisbona. Dopo aver esposto la mia relazione, tuttavia, vorrei trovare l'occasione per continuare il dibattito su questo argomento, compatibilmente con i lavori dell'Aula della Camera dei deputati.
Oggi illustriamo le caratteristiche più importanti della nuova strategia Europa 2020 che verrà formalmente adottata domani mattina dal Consiglio europeo. È un nuovo capitolo della difficile ricerca di un'integrazione delle politiche economiche europee. Ritengo che questo sia un passo importante per la costruzione di un'Europa sempre più credibile.
La strategia di Lisbona - come ricorderete - nacque nel 2000, come strumento di coordinamento delle politiche economiche dell'Europa. Gli obiettivi generali che ci si proponeva allora restano certamente validi e lo sono ancora di più oggi, a mio giudizio.
Tra il 2000 e il 2005, tale strategia ebbe risultati decisamente deludenti. Al di là di un semplice meccanismo di confronto numerico, non vi era traccia di coordinamento tra le politiche degli Stati membri.
La riforma datata 2005, creando cicli di programmazione triennale e un più attivo coinvolgimento dei Parlamenti nazionali, cercava di raggiungere l'obiettivo del coordinamento, che si sarebbe basato su ventiquattro linee guida europee, volte a coprire tutto il raggio d'azione della politica economica e sociale.
A seguito di questa riforma, tra il 2005 e il 2009, vi fu certamente un miglioramento nel confronto tra le politiche e i loro risultati, ma troppo vaghe risultavano


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le ventiquattro linee guida, al cui interno ogni Stato membro poteva trovare spazi di manovra per giustificare le proprie scelte.
Pur se coerente con la tradizione dell'integrazione europea di procedere per gradi, questo approccio ha avuto un merito, a mio avviso molto importante. Tra il 2005 e il 2009, infatti, è aumentata sensibilmente l'attenzione nei confronti di tale strategia, necessaria a costituire la base per il passo successivo, che è appunto l'Europa 2020.
La coincidenza temporale tra la revisione della strategia e la grande crisi economica globale ha avuto un effetto positivo - e uno negativo - su Europa 2020. L'effetto negativo è stato quello di ridurre il livello di attenzione dei Capi di Stato e di Governo rispetto a questa strategia.
Vi voglio riportare un esempio a tal proposito. Nel Consiglio europeo straordinario di febbraio si è discusso, di fatto, soltanto della Grecia e anche in marzo, quando c'era uno spazio formale per affrontare il tema Europa 2020, la preoccupazione per la situazione greca ha comprensibilmente preso il totale sopravvento.
Purtroppo, è probabile che una situazione simile si possa verificare anche domani mattina, con l'attenzione dei media tutta focalizzata sulle questioni contingenti, come - speriamo che non accada ovviamente - la possibile estensione della crisi alla Spagna.
D'altra parte, come ho detto, vi è stato anche un effetto positivo, ossia quello di determinare un'accelerazione sulle proposte per rafforzare il coordinamento delle politiche, prendendo spunto dalla precisa necessità di rinforzare la sorveglianza multilaterale del patto di stabilità.
La Commissione ha presentato, lo scorso mese di marzo, le proprie proposte per la nuova strategia, ribattezzata appunto Europa 2020. Vengono individuati tre motori di crescita: la crescita intelligente, promuovendo la conoscenza, l'innovazione, l'istruzione, la società digitale; la crescita sostenibile, rendendo la nostra produzione più efficiente sotto il profilo delle risorse e contemporaneamente rilanciando il concetto della competitività; e la crescita cosiddetta inclusiva, incentivando la partecipazione al mercato del lavoro, l'acquisizione delle competenze e soprattutto un tema sul quale dobbiamo discutere molto e lavorare, ossia la lotta alle povertà.
Questa sfida per la crescita e l'occupazione richiede un coinvolgimento al massimo livello politico e la mobilitazione di tutte le parti interessate in Europa. Vengono fissati ben cinque obiettivi che l'Unione europea dovrebbe raggiungere nel 2020. Il 75 per cento delle persone comprese tra i 20 e i 64 anni dovrà avere un lavoro. Il 3 per cento del PIL dell'Unione europea dovrà essere investito in ricerca e sviluppo. Vengono confermati i traguardi già stabiliti in materia di clima ed energia nel 2008: il famoso pacchetto 20-20-20. Il tasso di abbandono scolastico dovrà essere inferiore al 10 per cento e almeno il 40 per cento dei giovani dovrà avere una istruzione definita terziaria. Almeno 20 milioni di persone dovranno essere sottratte al rischio di povertà.
Per conseguire questi obiettivi, la Commissione propone sette «iniziative faro» a livello europeo. Tra queste, voglio menzionare quella relativa all'innovazione e quella dell'agenda europea del digitale. Inoltre, voglio ricordare le iniziative sull'Europa efficiente sotto il profilo delle risorse e sulla politica industriale per la crescita verde, che vogliono favorire la trasformazione verso un'economia efficiente sotto il profilo delle risorse, a bassa emissione di carbonio e, voglio aggiungere, maggiormente competitiva.
Sapete quale sia lo sforzo del Governo per evitare che l'impegno europeo per il contrasto ai cambiamenti climatici venga vanificato da una partecipazione internazionale asimmetrica alla riduzione delle emissioni che danneggerebbe fortemente - su questo bisogna essere chiari - la nostra competitività. In questo contesto, migliorare l'efficienza della produzione è un fattore competitivo enorme. Dunque, attendiamo le proposte della Commissione con particolare interesse.


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La definizione della nuova strategia è stata seguita accuratamente dal Governo. Il mio ministero ha assicurato, attraverso il comitato tecnico del Comitato interministeriale per gli affari comunitari europei (CIACE), il coordinamento del dossier sin dai primi passi, presentando un position paper alla Commissione, definendo la nostra risposta alla consultazione europea sul tema.
Il lavoro preparatorio ha consentito - ovviamente - di esprimere, in occasione dei consigli settoriali che si sono occupati della questione, una posizione nazionale coordinata, rappresentata anche nell'incontro bilaterale tenuto dalla Commissione con l'Italia. In quella circostanza, abbiamo discusso gli obiettivi nazionali che il nostro Paese intende perseguire nel contesto di quelli europei, ai quali prima ho fatto riferimento.
Il nostro punto di vista generale è che gli obiettivi debbano essere realistici, concreti e quindi perseguibili, per evitare che siano soltanto mere dichiarazioni di intenti prive di alcun tipo di programma. L'obiettivo della nuova strategia deve essere quello di migliorare il governo europeo dell'economia, attraverso un più forte coordinamento delle politiche degli Stati membri e questo può accadere soltanto se gli obiettivi nazionali sono coerenti, paralleli a quelli europei, realistici e dunque credibili. In caso contrario, tutta la strategia perde il suo specifico valore.
Altrettanto fondamentale è ricordare che tutti gli obiettivi nazionali devono essere definiti tenendo conto dell'obiettivo di fondo, quello della stabilità delle finanze pubbliche. Ancora una volta, anche e soprattutto in questo contesto, e anche alla luce della crisi finanziaria, è necessario essere realistici e soprattutto vedere quali sono gli obiettivi concreti che possono essere perseguiti. La finalizzazione degli obiettivi avverrà in sede di presentazione del programma nazionale di riforma, che resterà lo strumento principale a livello nazionale per coordinare la strategia, di cui continuerò ovviamente a riferirvi avendone la responsabilità politica.
Sul tasso di occupazione, il Governo si è espresso per un obiettivo, al 2020, compreso tra il 67 e il 69 per cento.
Sulla ricerca, nel corso del negoziato, l'Italia aveva espresso la propria preferenza per un indicatore composito del binomio ricerca e innovazione. Il lavoro è in corso, ma nel frattempo saremo chiamati ad esprimere un obiettivo numerico in termini di sola spesa per la ricerca. Come sapete bene, il problema principale per noi è il livello di spesa privata, dato che la spesa pubblica può crescere in modo limitato. Sono in corso una serie di analisi a livello tecnico che verranno finalizzate entro il mese di settembre.
Sull'efficienza energetica, l'unico degli obiettivi del pacchetto che non abbia una declinazione nazionale, la definizione dell'obiettivo numerico è legata strettamente a un concetto già espresso in precedenza, ovvero l'obiettivo relativo alle energie rinnovabili che, vi ricordo, per l'Italia è quotato al 17 per cento dei consumi.
Pertanto, avrà certamente un ruolo chiave per l'efficienza il Piano nazionale d'azione sulle energie rinnovabili, che è in corso di definizione da parte del Ministero dello sviluppo economico, in attuazione della specifica direttiva europea. Il Piano è stato pubblicato qualche giorno fa ed è attualmente in consultazione. Da esso si evince il nostro impegno a perseguire un obiettivo di efficienza, espresso in riferimento al trend dei consumi, quantificato intorno al 20 per cento.
Sull'istruzione terziaria e gli abbandoni scolastici dobbiamo raggiungere un obiettivo, rispettivamente, del 26-27 per cento e del 15-16 per cento, in coerenza con le previsioni della Commissione che si è detta d'accordo con le nostre prospettive.
Abbiamo richiesto altresì una revisione, a metà del percorso, nel 2015, per questi come per gli altri obiettivi.
Sull'indicatore dell'inclusione sociale, che, come sapete, ha suscitato le maggiori controversie, non vi è accordo a livello europeo.
La proposta originale della Commissione di usare il concetto di povertà relativa è stata integrata da altri indicatori,


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come quello sulla deprivazione materiale, tra i quali gli Stati membri dovranno trovare un accordo e quindi fare una scelta coerente. Resterebbe un obiettivo generale di riduzione dei poveri in Europa in una quota di 20 milioni di persone.
Il grado di ambizione di Europa 2020 è decisamente elevato e presuppone un grande livello di leadership e di responsabilità, sia a livello nazionale che europeo. Per questo, i Capi di Stato e di Governo hanno assunto la titolarità della nuova strategia che è stata approvata in occasione del Consiglio europeo di primavera.
Le priorità stabilite dovranno essere riportate nei bilanci dell'Unione europea e degli Stati membri e il reperimento delle risorse finanziarie, necessarie a conseguire uno sviluppo e un'occupazione sostenibile, dovrà avvenire a livello nazionale contemporaneamente a un processo di consolidamento fiscale.
Restano da definire tutta una serie di questioni politiche, prima tra tutte quella del miglioramento della governance della strategia e del suo rapporto con il patto di stabilità.
La Commissione ha presentato alcune proposte. La valutazione avverrà sia sui risultati raggiunti che sulle previsioni per l'anno in corso, prevedendo anche un allineamento dei tempi di presentazione dei programmi nazionali di riforma e dei programmi di stabilità. Della questione si sta occupando anche una task force specifica, guidata dal presidente Van Rompuy, e composta da tutti i Ministri delle finanze. La road map è fissata per la fine del mese di ottobre prossimo.
A questo proposito, il Consiglio dell'Ecofin ha già approvato un documento che servirà ad orientare il lavoro degli Stati membri nella definizione - ne abbiamo parlato più volte anche in Commissione - del problema dei «colli di bottiglia» nazionali, ovvero dei fattori che oggi bloccano e ostacolano la crescita e l'occupazione.
Per l'Italia, sono stati individuati come ostacoli su cui lavorare le finanze pubbliche, la ricerca, l'innovazione, la produttività, i divari regionali di occupazione anche per i loro effetti in termini di lavoro femminile e giovanile.
Noi intendiamo aggiungere nel programma nazionale di riforma le infrastrutture e i divari regionali in senso più lato.
Ritengo che il ruolo dei Parlamenti nazionali sia decisamente rilevante per affrontare quella che tutti noi consideriamo una grande sfida per l'Unione europea e per tutti gli Stati membri che potenzialmente può rappresentare un punto di svolta, a mio avviso essenziale, per il processo di integrazione europea.
Si pone un paradosso: la crisi economica oggi può fornire l'energia necessaria per compiere un grande sforzo politico e rendere finalmente più grandi l'Europa e l'Italia.
Personalmente, interpretando anche il pensiero di tutti voi, sono fiducioso che questa sia una sfida possibile, praticabile e credibile. Ritengo, inoltre, che tutti insieme potremo lavorare per realizzare quello che considero un passo importante per la costruzione della nuova Europa.

MARIO PESCANTE, Presidente della XIV Commissione della Camera dei deputati. Ringraziamo il Ministro Ronchi per la sua disponibilità. È un momento decisivo per l'elaborazione della strategia dell'Unione europea 2020 e anche per l'attuazione.
Signor Ministro, le Commissioni bilancio e politiche dell'Unione europea della Camera dei deputati si sono già pronunciate sulla strategia, approvando all'unanimità, nel mese di marzo, un articolato documento finale con precisi indirizzi per il Governo, in vista del Consiglio europeo del medesimo mese. Il problema è che nel frattempo sono sopravvenuti importanti fatti nuovi a livello europeo e nazionale che rendono opportuno un nuovo intervento del Parlamento, in stretto raccordo con il Governo.
Faccio presente, Ministro Ronchi, che per quanto riguarda il nostro ordinamento, nel disegno di legge comunitaria 2009 è stata inserita, per effetto di un emendamento approvato alla Camera dei


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deputati, un'apposita disposizione che obbliga il Governo a consultare le Camere nella predisposizione degli strumenti di attuazione della strategia dell'Unione europea per la crescita dell'occupazione, ed è stato codificato il principio per cui il Governo dovrà sottoporre alle Commissioni competenti, ossia le nostre, i programmi nazionali di riforma prima di trasmetterli alla Commissione europea.
Signor Ministro, l'appello che le rivolgo quindi - immagino anche a nome del presidente Giorgetti - è che ci sia una piena applicazione di tale previsione.
Per quanto riguarda il prosieguo dei lavori, ci sarà una riunione dell'ufficio di presidenza delle due Commissioni riunite per stabilire il calendario dei nostri impegni successivi.

PRESIDENTE. Per il prosieguo dell'audizione, non so quanto tempo possa dedicarci il Ministro Ronchi. Ad ogni modo, possiamo decidere di aggiornare questa riunione, anche dopo la lettura del resoconto stenografico dell'odierna seduta che potrà suggerire altri e diversi argomenti da trattare.
Data la ristrettezza dei tempi, penso che sia inutile dare la parola solo ad alcuni colleghi, creando delle sperequazioni e iniziando un dibattito che resterebbe incompiuto. Propongo, quindi, di terminare i nostri lavori e di riunire l'ufficio di presidenza delle Commissioni riunite per decidere come procedere, vagliando anche la disponibilità del Ministro per proseguire la nostra audizione.
Nel ringraziare nuovamente e nello scusarci per l'imbarazzo che come Commissione bilancio abbiamo creato a seguito del ritardo, dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 9,15.

V Commissione (Bilancio, tesoro e programmazione)

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