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Resoconti stenografici delle audizioni

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Commissione VIII
22.
Giovedì 4 febbraio 2010
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Alessandri Angelo, Presidente ... 2

Comunicazioni del Governo su una frana verificatasi sulla strada statale n. 36 che collega Milano a Sondrio:

Alessandri Angelo, Presidente ... 2 4 6 8
Braga Chiara (PD) ... 7
Codurelli Lucia (PD) ... 4
Crosio Jonny (LNP) ... 5 6
Marantelli Daniele (PD) ... 7
Menia Roberto, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare ... 2
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Repubblicani; Regionalisti, Popolari: Misto-RRP; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Noi Sud/Lega Sud Ausonia: Misto-NS/LS Ausonia.

COMMISSIONE VIII
AMBIENTE, TERRITORIO E LAVORI PUBBLICI

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di giovedì 4 febbraio 2010


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ANGELO ALESSANDRI

La seduta comincia alle 9,05.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Comunicazioni del Governo su una frana verificatasi sulla strada statale n. 36 che collega Milano a Sondrio.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le comunicazioni del Governo sulla frana verificatasi sulla strada statale n. 36 che collega Milano a Sondrio.
Do la parola al sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Roberto Menia.

ROBERTO MENIA, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Parliamo della frana verificatasi sulla strada statale n. 36, che collega Milano a Sondrio. Lunedì 25 gennaio, intorno alle ore 9, dalle pendici rocciose del comune di Varenna, dalla quota stimata di circa 750 metri sul livello del mare, un importante volume di materiale roccioso, costituito da ammasso calcareo ascrivibile a formazione del calcare di Esino, del volume complessivo di circa 3-400 metri cubi, si è staccato dalla parete generando una frana di crollo di roccia.
La frana, dopo aver percorso il versante, provocando danni totali alle tre barriere paramassi poste a protezione della strada, si è in buona parte depositata sulla sede stradale della statale n. 36 interessando entrambe le carreggiate, ciascuna a doppia corsia, in corrispondenza della progressiva chilometrica 70,000 nel comune di Varenna. Solo una parte dei blocchi rocciosi ha proseguito poi verso la valle, fermandosi nel versante gradonato posto sotto la statale n. 36, senza interessare direttamente fabbricati o altre strutture e infrastrutture. L'evento in questione fortunatamente non ha comportato conseguenze di infortunio diretto per le persone e gli utenti della strada, ma ha interessato, solo parzialmente, come effetto indotto, alcuni veicoli in transito lungo la statale.
Il movimento franoso è avvenuto a circa 500 metri dal luogo dove, nel 2004, si verificò un altro dissesto che provocò la morte di due persone. In quell'occasione, la regione Lombardia stanziò 2 milioni di euro per la realizzazione di appositi interventi strutturali finalizzati alla messa in sicurezza dell'abitato di Fiumelatte.
Sul posto si sono recati funzionari dell'ANAS, geologi della regione Lombardia e rappresentanti della provincia di Lecco, della polizia stradale, dei vigili del fuoco, dei carabinieri, della guardia di finanza e della protezione civile per valutare le cause dell'evento franoso e verificare la stabilità del versante roccioso.
I geologi della regione hanno effettuato un primo sopralluogo in elicottero. Tuttavia, a causa della persistente foschia presente ad alta quota, non è stato possibile valutare le condizioni di stabilità della parete rocciosa. Vista la complessità della situazione, è stata convocata una riunione


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in prefettura con i rappresentanti degli enti coinvolti, i quali, preso atto dell'impossibilità di garantire le condizioni di sicurezza, hanno concordato di non riaprire al traffico la statale n. 36. Pertanto, è stata disposta la chiusura della statale n. 36 del lago di Como e dello Spluga, in entrambe le direzioni di marcia, tra lo svincolo di Abbadia Lariana e lo svincolo di Bellano.
Inoltre, poiché alcuni massi franati hanno superato le due carreggiate della statale n. 36 e hanno messo in pericolo alcune abitazioni sottostanti, il sindaco di Varenna, dopo il sopralluogo dei geologi e dei vigili del fuoco, ha disposto a scopo precauzionale l'evacuazione delle abitazioni interessate.
Il giorno successivo, il 26 gennaio scorso, i geologi della regione Lombardia hanno effettuato un'ispezione, sempre mediante elicottero, sulla zona colpita dalla frana e l'ANAS, fin dalle prime ore del mattino, ha provveduto a mettere in sicurezza la strada statale.
A seguito dell'ispezione, si è svolta un'ulteriore riunione presso la prefettura di Lecco e si sono decisi, di concerto con gli enti locali, una serie di interventi da eseguire con tempestività, volti al ripristino della viabilità, nel minor tempo possibile, lungo la sola carreggiata sud, in entrambe le direzioni. Tali interventi, effettuati dall'ANAS, sono consistiti in operazioni di disgaggio e bonifica della pendice montana, nel risanamento delle barriere paramassi in sommità del muro e nell'installazione di un muro provvisorio in geoblocchi.
Come previsto, alle ore 20,30 del 1o febbraio scorso, è stata riaperta la carreggiata sud della statale n. 36, tra il chilometro 69.900 e il chilometro 72, in entrambi i sensi di marcia, quindi sia in direzione di Colico che in direzione di Lecco. In tale tratto, di 2 chilometri circa, il limite di velocità è stato fissato nei 50 chilometri orari.
La carreggiata nord, invece, potrà essere riaperta solo dopo che l'ANAS, la regione Lombardia e il comune di Varenna, ciascuno per le proprie competenze, avranno completato le opere di ripristino e integrazione delle barriere paramassi lungo la pendice montana che è irrimediabilmente danneggiata dall'evento.
L'ANAS, ente concessionario della strada statale, ha previsto due ordini di reti paramassi ad alte prestazioni; mentre la regione Lombardia ha comunicato, per le vie brevi, l'intenzione di conferire un finanziamento, previsto in 120.000 euro, al comune di Varenna per la realizzazione, con procedure di somma urgenza, a monte delle predette reti, di ulteriori reti paramassi.
In una visione di più ampio respiro, considerata la presenza di numerose porzioni rocciose instabili in vari settori della parete, con volumi fino ad alcune migliaia di metri cubi, per proteggere gli elementi a rischio presenti, andrà valutata la possibilità di realizzare una galleria artificiale, con funzioni di vallo-rilevato a protezione di abitato, per una lunghezza complessiva compresa tra i 200 e i 250 metri.
La frana che ha interessato la strada statale n. 36 nel comune di Varenna, località Pino, si colloca all'interno di un'ampia perimetrazione inserita nella pianificazione di bacino approvata nel 2001. La strada era stata inserita anche fra le infrastrutture a rischio molto elevato ed elevato, riportate in uno specifico elenco allegato al PAI.
Da quanto esposto a proposito della ricostruzione di questa vicenda, la situazione appare di fatto attentamente monitorata da tutti gli enti coinvolti, i quali si sono adoperati e si stanno adoperando attivamente per il ripristino dei luoghi.
È chiaro che, per un'attenta mitigazione del rischio idrogeologico della zona interessata dalla frana, così come per tutte la altre situazioni di rischio presenti sul territorio nazionale, occorrono ingenti somme da investire a protezione del territorio. Ad oggi, in merito agli stanziamenti per la messa in sicurezza del territorio nazionale, il comma 240, dell'articolo 2 della legge n. 191 del 2009 (in pratica, la legge finanziaria per il 2010) assegna mille milioni di euro a valere sulla disponibilità del fondo infrastrutture,


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fondo strategico per il Paese a sostegno dell'economia reale, destinati ai piani straordinari diretti a rimuovere le situazioni a più elevato rischio idrogeologico.
Inoltre, con il decreto-legge n. 195 del 2009, pubblicato il 30 dicembre scorso, e che proprio ora è in corso di conversione in legge da parte del Parlamento, sono state definite le norme attuative per la definizione del piano straordinario sul dissesto idrogeologico, che consentirà di avviare l'elaborazione di interventi urgenti per il riassetto del territorio. In tempi brevi, dunque, saranno individuati gli interventi prioritari nelle zone a più alto rischio e definite le modalità di finanziamento tramite accordi con gli enti locali, nell'ambito delle somme già stanziate e a disposizione del Ministero dell'ambiente. Si potrà quindi procedere alla nomina dei commissari che dovranno assicurare la realizzazione delle opere, d'intesa con le regioni, in tempi certi e con procedure pienamente trasparenti.

PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

LUCIA CODURELLI. Ringrazio il sottosegretario per la relazione testé presentata sulla situazione di questa importante arteria del nostro territorio. Quello che è stato ricordato nella prima parte dell'esposizione è una cronistoria che abbiamo riscontrato nei fatti e che è stata monitorata tutti i giorni dai nostri giornali, perché vi è molto interesse per tale questione.
Il sottosegretario Menia ha ricordato il dissesto precedente che ha causato anche delle vittime. Chi conosce la storia di questa strada sa che si tratta di una vicenda molto travagliata, a partire dalla sua progettazione. Già negli anni Sessanta, infatti, e anche prima, qualcuno ne contestava la fattibilità per la delicatezza di quel territorio.
Credo, tuttavia - come è stato appurato da parte di tutti -, che non esistano alternative, se non quella di mantenere in buone condizioni questa importante infrastruttura stradale. Del resto, sappiamo bene che cosa hanno significato questi giorni di sua chiusura per la Valtellina, e non solo.
Quello che mi sento assolutamente di sottolineare e di chiedere con forza al Governo è che le somme che sono state riportate nella comunicazione del sottosegretario, vengano messe a disposizione al più presto in base alle richieste, per portare avanti il ripristino del luogo.
Proprio in quei giorni - è stata una fatalità -, si è svolta la gara d'appalto per l'affidamento dei lavori relativi alla ristrutturazione della galleria di Monte Piazzo, che si trova più avanti, a proposito del quale si parla di una chiusura per oltre due anni. Inoltre, non avendo completato i lavori dello svincolo di Dervio nei tempi programmati - in cui dovevano arrivare i finanziamenti -, anche questo provocherà dei danni e la Valtellina ne subirà pesanti conseguenze.
Mi sento dunque di chiedere che venga preso un impegno in questo senso, affinché la nostra provincia, il lago e la Valtellina non debbano pagare ulteriormente, anche di fronte all'attuale crisi economica.
Proprio in questi giorni è stato scritto su Il Sole 24 Ore che quella provincia ha un primato negativo in termini di cassa integrazione rispetto a tutto il nostro Paese. Ebbene, se a questo danno, che va oltre il problema delle industrie, si aggiungesse anche la questione di una viabilità non pienamente fruibile, questo significherebbe davvero mettere in ginocchio l'economia di quella vallata e della Valtellina stessa.
Quando si cerca di rispondere all'attuale crisi, invitando a trovare alternative economiche nel turismo, quasi rassicurando la gente, allora è bene che si sappia che, di fronte all'interruzione di una strada, diventa veramente difficile avere speranze in questo senso.
Pertanto, ben vengano le risorse messe a disposizione dalla legge finanziaria, ma credo che in questo momento non sia tanto urgente dare risorse a pioggia, come in qualche modo è stato pubblicizzato con la cosiddetta «legge mancia» a dicembre,


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quanto piuttosto concentrare i finanziamenti su progetti di prevenzione delle calamità naturali e interventi che siano veramente riconducibili al recupero del nostro territorio, affinché una infrastruttura stradale importante come questa possa avere una manutenzione preventiva adeguata.
Occorre utilizzare efficacemente le risorse disponibili, come fu fatto, ad esempio, dalla legge finanziaria del 1988, che voglio ricordare perché è un esempio importante. In quel momento, venne data l'opportunità a tanti comuni e province di poter accedere alla riqualificazione e manutenzione straordinaria del territorio (che solitamente è a carico delle province, ma è risaputo che, quando ci sono risorse così ingenti in campo, le province non sono in grado di metterle tempestivamente a disposizione). Pertanto, occorrono delle risorse veramente finalizzate e assegnate in tempi certi, affinché si riesca in qualche modo ad attenuare il danno.
Diversamente, il rischio che si corre è grosso e per il territorio dell'alto lago e per l'intera Valtellina questo potrebbe essere un colpo mortale.

JONNY CROSIO. Ringrazio il sottosegretario per la sua esposizione e non posso che concordare con l'intervento della collega.
Signor sottosegretario, non le parlerò da deputato, ma da ex assessore provinciale della provincia di Sondrio. A suo tempo, come assessore alla viabilità e al territorio, anche in collaborazione con il precedente presidente della provincia di Lecco, Virginio Brivio, mi occupai in modo particolare di questo problema.
Dico «di questo problema», perché purtroppo sulla strada statale n. 36 si verificano regolarmente dissesti idrogeologici che mettono a rischio innanzitutto le popolazioni. Abbiamo avuto anche dei morti sulla sponda orientale del lago di Como. Tuttavia, in modo meno diretto, ma sicuramente più incisivo, a pagare in modo particolare è l'economia della provincia di Sondrio, in particolare della Valtellina e della Valchiavenna.
Questa mattina, ho stampato, oltre alla carta che l'attuale presidente della provincia di Sondrio, la Camera di commercio e gli industriali mi hanno inviato per la preoccupazione, il documento relativo alla presa di posizione degli industriali valtellinesi, i quali, dati alla mano, denunciano che in questo momento la provincia di Sondrio sta perdendo 600.000 euro a settimana a causa della chiusura della strada in questione. Signor sottosegretario, parliamo di una provincia che sembra essere al confine dell'impero e che, in questo momento di difficile congiuntura internazionale, fatica molto a tirare avanti. Glielo dico molto chiaramente.
Ho partecipato a varie riunioni nei giorni scorsi e ho parlato con diversi operatori del comparto turistico. Ebbene, dal giorno della frana, si è registrato un calo medio del 30 per cento delle prenotazioni (anche in questo caso, parlo con i dati alla mano). Questo è gravissimo.
Dieci minuti fa ero al telefono con il presidente della provincia e poi con un geologo della zona che conosce molto bene il problema.
Non posso che condividere quello che diceva la collega circa il fatto che il dissesto idrogeologico, sull'arteria stradale rappresentata dalla statale n. 36, parte da Lecco e termina a Colico. Paradossalmente, le posso dire che l'ulteriore monitoraggio che hanno fatto questa settimana sul versante ha regolarmente confermato che l'intervento per la messa in sicurezza della strada statale n. 36 non dovrebbe consistere nell'andare a «sgaggiare» e a mettere in sicurezza il luogo con reti paramassi, ma nel realizzare delle gallerie artificiali. Questo la dice lunga sulla pericolosità e la difficoltà di intervento.
La circostanza è gravissima, ma l'aspetto che ci allarma di più, in maniera spropositata, è che ANAS, come ribadiva la collega, sta terminando la procedura per aggiudicare le opere per la sistemazione della galleria di Monte Piazzo, non soddisfacendo le prese di posizione della provincia di Sondrio, della provincia di Lecco e della regione Lombardia, con l'assessore Raffaele Cattaneo. Tali enti sostenevano


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che, prima di procedere alla messa in sicurezza, legittima e necessaria, della galleria sul Monte Piazzo, bisognava assolutamente intervenire sullo svincolo del peduncolo di Dervio. Si rischia di mettere in ginocchio tutti gli abitati presenti sulla viabilità e sulla strada provinciale n. 72. Inoltre, occorre valutare l'impatto economico per la provincia di Sondrio, in funzione anche dell'apertura, nella prossima primavera, del passo dello Spluga (che adesso è chiuso) e di tutti gli altri passi che vanno verso nord. Peraltro, la statale n. 36 del lago di Como e del passo dello Spluga e la strada statale n. 38 dello Stelvio sono collegamenti internazionali.
Signor sottosegretario, siamo veramente molto preoccupati. L'atteggiamento di ANAS poi ci sconcerta. C'è stata una chiara presa di posizione, specialmente dell'assessore Raffaele Cattaneo, che si è adoperato per sensibilizzare ANAS, affinché fosse chiaro che, prima di realizzare l'intervento sul Monte Piazzo, che comporta la chiusura della strada per diciotto mesi e il senso alternato sulla superstrada n. 36, era assolutamente indispensabile realizzare il peduncolo di collegamento a Dervio.
Insomma - la faccio breve, signor sottosegretario -, il presidente della provincia di Sondrio, Massimo Sartori, mi ha ribadito al telefono la sua preoccupazione e mi ha detto di far fatica a tenere tranquilli gli operatori turistici ed economici della provincia di Sondrio. Ha aggiunto che hanno bisogno di risposte chiare, perché altrimenti - lo dico da montanaro - non si riuscirà veramente a controllarli.
Signor sottosegretario, le chiedo di prendere a cuore la questione e di fare tutto il possibile per trovare una soluzione. Sono assolutamente a disposizione, come credo la collega, per supportare questa azione. Tuttavia, le chiediamo che venga realizzata un'azione immediata e possibilmente risolutiva di questo problema.

PRESIDENTE. Ieri abbiamo avuto in audizione il presidente di ANAS, Pietro Ciucci.
Su sua richiesta, dovremo affrontare una serie di questioni che riguardano il territorio. Preventivamente, dunque - entro tre o quattro giorni -, magari anche concordando tra i gruppi PD e Lega, potreste individuare una serie di sollecitazioni su questo tema. Il presidente Ciucci dovrà tornare, forse già la settimana prossima, in Commissione a concludere l'audizione. Pertanto, se gli forniamo qualche giorno prima le sollecitazioni da voi raccolte, potrà venire già preparato.
Successivamente, come faccio spesso, potremo organizzare un incontro qui in Commissione tra l'ANAS e i rappresentanti del territorio. È stata manifestata la disponibilità a partecipare anche da parte del sottosegretario Menia per quanto riguarda il dissesto. In questo modo, possiamo provare a sollecitare e affrontare politicamente la questione.
Personalmente, vi do un suggerimento e mi rendo anche disponibile. Poi decidete voi.

JONNY CROSIO. Il paradosso - e non ne faccio una questione di connotazione politica - è che la regione Lombardia in questo momento ha dato un pronto intervento che non ha voluto girare ad ANAS, bensì ad un sindaco di un «comunello» che, con tutto rispetto per Varenna, deve gestirlo, creando anche un artificio dal punto di vista amministrativo, per intervenire e realizzare la rete paramassi su una strada statale.

PRESIDENTE. Che non risolve il problema.

JONNY CROSIO. Certo. La somma di 100.000 euro, con tutta la buona volontà, non risolve nulla. Tuttavia, il paradosso è che anche dal punto di vista amministrativo si stanno innescando delle procedure che sono un controsenso dal punto di vista delle responsabilità.

PRESIDENTE. Onorevole Crosio, quello che dicevo è che in questi casi vale la pena attivare la politica.


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Come ho detto, mi rendo disponibile. Se siete d'accordo, sollecitiamo ANAS, nella persona del presidente Ciucci. Vi avviseremo - gli onorevoli Codurelli e Crosio non fanno parte di questa Commissione - quando verrà in questa sede il presidente dell'ANAS. In seguito, cercheremo di fissare un incontro apposito sulla vostra zona, informando magari anche il sottosegretario Menia per la parte che compete al Ministero dell'ambiente.
Proviamo a vedere se politicamente si riesce a fare squadra e a intervenire.

CHIARA BRAGA. Intervengo brevemente, più che altro per svolgere un ragionamento di carattere generale.
Anche io ringrazio il sottosegretario e i colleghi che, con tanta puntualità, hanno evidenziato la situazione difficile che riguarda la provincia interessata, ma che in realtà sappiamo essere più diffusa di quanto pensiamo.
La scorsa settimana abbiamo approvato in Aula una mozione unitaria proprio su questo tema, con la piena condivisione di tutti i gruppi parlamentari, sulla necessità di un intervento strutturale in termini di difesa del suolo e degli interventi necessari al riguardo, per far fronte a uno dei grandi problemi del nostro Paese, che è quello del dissesto idrogeologico.
Oggi il sottosegretario ci ha ribadito che nel decreto-legge n. 195 del 2009 sono previste norme per dare attuazione al piano straordinario per la difesa del suolo, finanziato con i fondi fortemente richiesti e sollecitati nell'ultima finanziaria.
Sappiamo anche - ed è bene ricordarlo - che le risorse stanziate in finanziaria sono un'infinitesima parte di quelle necessarie, come ha rilevato anche il sottosegretario Bertolaso, proprio in questa Commissione, quantificandole in 44 miliardi di euro per tutto il territorio nazionale, di cui 27 miliardi relativi proprio alle zone del centro-nord.
Anch'io sollecito la rapida attuazione di questo piano e mi permetto di evidenziare un aspetto in particolare, ossia la necessità di creare le condizioni affinché ci sia una reale condivisione con gli enti territoriali, a partire dalla regione, fino alle province e alle comunità montane fino ad arrivare ai comuni che, come sappiamo, in alcune zone del Paese sono entità molto piccole, quindi hanno bisogno sicuramente di un coordinamento sovralocale.
È illusorio pensare che si possa far fronte a problemi di questa portata limitando l'area di intervento a confini amministrativi ristretti, come possono essere quelli provinciali. Credo, però, che la misura prevista nel decreto-legge n. 195 del 2009, con la nomina di commissari straordinari e quindi, ancora una volta, con una procedura eccezionale - anche se per far fronte a un problema e a una realtà sicuramente straordinarie per il Paese -, sia una scelta da valutare attentamente. Ritengo che la priorità sia proprio quella di costruire anche un metodo di lavoro che coinvolga pienamente gli enti territoriali, non solo per la gestione delle emergenze e delle situazioni di disagio e di difficoltà strutturali del Paese, ma anche per creare quella cultura della difesa del suolo e la consapevolezza di interventi di programmazione e di scelte di prevenzione che siano accorte e che evitino il ripetersi di eventi calamitosi come quelli attuali.
Ringrazio anche il presidente della Commissione, che si è detto disponibile a intervenire anche nei rapporti con ANAS, e confermo anche per il nostro gruppo la piena disponibilità su questo intervento, come anche su altri che si dovessero presentare.

DANIELE MARANTELLI. Anche io ringrazio il sottosegretario per l'informazione che ci ha fornito e sono assolutamente d'accordo con le valutazioni del collega Crosio. I valtellinesi in genere sono abituati a non chiedere assistenza, ma a rimboccarsi le maniche e a risolvere i problemi da sé. Lo dico avendo avuto due genitori che vengono da quella provincia, da Bianzone.
Tuttavia, quando l'onorevole Crosio faceva riferimento al rischio che quella realtà possa essere considerata una periferia dell'impero non diceva una cosa sbagliata. Quel collegamento è strategico.


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Condividendo quanto è stato detto fino ad ora, vengo subito al nocciolo. Il pericolo, in questi casi, è che intervenga un balletto sulle responsabilità che rischia di non consentire di aggredire il problema in maniera stringente. Penso, «da esterno particolare alla provincia», ma profondo conoscitore di quella realtà, che tutti debbano prendersi le proprie responsabilità, senza assumere protagonismi che, per quel che mi è parso di capire, sono fuori luogo, tanto più in un caso come questo. Al momento, c'è la necessità di stringere i bulloni.
Condivido la proposta del presidente Alessandri, per cui mi rendo disponibile nel caso in cui si debba assumere una posizione comune, anche dal punto di vista politico, che abbia questo profilo, insieme all'iniziativa che hanno assunto le colleghe Codurelli e Braga. Credo che sia proprio il caso, senza tirarla troppo per le lunghe, che la politica - come dovrebbe fare sempre, ma in questo caso in particolare - non si limiti a denunciare e a elencare quali sono i problemi. Il compito della politica, infatti, tanto più se vuole recuperare autorevolezza, è quello di contribuire a risolvere i problemi. Per questa impostazione, naturalmente siamo disponibili.

PRESIDENTE. Nel ringraziare il sottosegretario Menia per la disponibilità manifestata, dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 9,35.

VIII Commissione (Ambiente, territorio e lavori pubblici)

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