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Resoconti stenografici delle audizioni

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Commissioni Riunite
(VIII e X)
4.
Mercoledì 5 dicembre 2012
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Tortoli Roberto, Presidente ... 3

Seguito dell'audizione del Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, Corrado Passera, sulla Strategia energetica nazionale (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):

Tortoli Roberto, Presidente ... 3 6 8 18
Di Biagio Aldo (FLpTP) ... 6
Dionisi Armando (UdCpTP) ... 6
Froner Laura (PD) ... 7
Passera Corrado, Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti ... 8 10
Realacci Ermete (PD) ... 4 8
Saglia Stefano (PdL) ... 7
Testa Federico (PD) ... 3 10
Vatinno Giuseppe (IdV) ... 6
Zamparutti Elisabetta (PD) ... 7

ALLEGATO: Intervento dell'onorevole Aldo Di Biagio ... 19
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, Intesa Popolare): PT; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Autonomia Sud - Lega Sud Ausonia - Popoli Sovrani d'Europa: Misto-ASud; Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare: Misto-FCP; Misto-Liberali per l'Italia-PLI: Misto-LI-PLI; Misto-Grande Sud-PPA: Misto-G.Sud-PPA; Misto-Iniziativa Liberale: Misto-IL; Misto-Diritti e Libertà: Misto-DL.

[Avanti]
COMMISSIONI RIUNITE
VIII (AMBIENTE, TERRITORIO E LAVORI PUBBLICI) E X (ATTIVITÀ PRODUTTIVE, COMMERCIO E TURISMO)

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di mercoledì 5 dicembre 2012


Pag. 3

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE DELLA VIII COMMISSIONE ROBERTO TORTOLI

La seduta comincia alle 13,45.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Seguito dell'audizione del Ministro dello sviluppo economico, delle infrastrutture e dei trasporti, Corrado Passera, sulla Strategia energetica nazionale.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, il seguito dell'audizione del Ministro dello sviluppo economico, delle infrastrutture e dei trasporti, Corrado Passera, sulla nuova Strategia energetica nazionale.
Ricordo che sono stati già trasmessi al Ministro alcuni dei quesiti formulati dai deputati a seguito dell'audizione di martedì 22 novembre scorso. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire, ovviamente anche a coloro che intendano formularli direttamente al Ministro.

FEDERICO TESTA. Non voglio ovviamente far perdere tempo a nessuno, tantomeno al Ministro. Vorrei solo intervenire in maniera molto schematica e sottolineare principalmente due questioni.
La prima riguarda il tema dell'efficienza.
Giustamente, la SEN pone l'efficienza al centro per le ricadute sulla filiera produttiva. Vorrei sottolineare al Ministro che, data la situazione attuale - ne avevamo parlato anche in sede di esame del cosiddetto decreto-legge sulla crescita - abbiamo la pubblica amministrazione che corre il rischio di restare fuori. Se questa non ha la possibilità di scambiare spesa corrente con spesa di investimento, corre il rischio di non fare mai investimenti in efficienza. Capisco che il tema sia delicato, investa anche la competenza di altri ministeri, ma su questo bisogna trovare quanto prima una risposta.
Vorrei, inoltre intervenire brevemente sul tema capacity payment, di cui tanto si discute. Ultimamente, è stato eliminato il termine payment perché dà l'idea che qualcuno debba pagare qualcosa. L'eliminazione del termine, però è soltanto esteriore perché la sostanza resta la stessa. Si tratta di operazioni in base alle quali una parte dei costi energetici, che sia per il reperimento della materia prima gas, che sia per la produzione elettrica, sono scaricati sulle bollette, aumentando i costi a carico delle famiglie e delle imprese.
Nell'ultimo periodo, ci siamo trovati di fronte a due ragionamenti di questo genere: uno è relativo alla materia prima gas, sulla base di una delibera dell'Authority sottoposta a consultazione, per la quale si chiede ai consumatori, tra l'altro ai soggetti tutelati, quindi ai più deboli, di farsi carico di una parte dei costi relativa ai contratti take or pay per remunerare l'incumbent, quindi l'ex monopolista. Ciò francamente non pare avere un grandissimo senso, almeno dal mio punto di vista. Molto più senso


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avrebbe sviluppare le infrastrutture, come la stessa SEN chiede, per avere maggiore concorrenza sulla fornitura della materia prima gas, e quindi riuscire ad abbassare i prezzi.
Vorrei sottolineare un dato recente che non ho potuto includere negli appunti trasmessi al Ministro, ossia la contraddizione in base alla quale la SEN prevede uno sviluppo delle infrastrutture fino a parlare addirittura di hub del gas in Italia. Il rigassificatore di Brindisi non è più previsto, come quello delle Marche; a Livorno, l'unico rigassificatore in via di realizzazione sta per essere escluso in seguito a un provvedimento dell'Autorità che toglie da questo la copertura della tariffa. Questo mi pare, francamente, non avere senso alcuno.
Sul capacity payment elettrico, i ragionamenti sono più complicati, ma certamente non è accettabile un ragionamento di capacity payment nel settore elettrico di tipo indifferenziato: dopo avere sostenuto che vogliamo garantire più mercato, scarichiamo sui consumatori più deboli tutti i costi relativi alla scelta di mantenere aperte tutte le centrali a prescindere dalla loro reale utilità in termini di soddisfacimento della domanda.
L'ultima questione riguarda le reti, della cui importanza si parla moltissimo nella strategia energetica nazionale. Secondo voci del settore, Terna starebbe rallentando gli investimenti. Se questo accade nel settore nelle reti, tutto quello che enunciamo in termini di possibilità di vendere l'energia italiana all'estero viene assolutamente a cadere.
Da questo punto di vista, siccome Terna è una società il cui controllo è in mano pubblica, c'è da chiedere al potere esecutivo cosa intende fare perché mantenga investimenti certamente finalizzati allo sviluppo della società, ma anche all'interesse del Paese. diversamente, non si comprenderebbe a cosa serva il pubblico al suo interno. Da questo punto di vista, è importante una risposta sulle politiche di investimento di Terna.

ERMETE REALACCI. Nella scorsa audizione, Ministro, ci ha letto una relazione molto interessante, ma è chiaro che quello di oggi deve essere un confronto. Non avrebbe altrimenti senso la nostra presenza fisica se si trattasse semplicemente di inviare al Ministro dei quesiti e farsi rispondere per iscritto.
Cercheremo, in ogni caso, di essere sintetici. Semmai, ascolteremo il Ministro la prossima volta, visto che il tema è molto importante e - devo essere onesto - è stato affrontato in maniera distratta da questo Governo, senza grande coordinamento tra le varie politiche. Peraltro, segnalo che in questo momento è in corso il vertice di Doha - alcuni membri di questa Commissione sono lì - e il nesso tra le politiche energetiche e le politiche del contenimento dei gas di serra non è emerso dalle attività del Governo.
Mentre ritengo lodevole l'iniziativa avanzata dal Ministro Passera e dal Ministero di avviare su questo un confronto, penso francamente che sia sbagliato terminare questo confronto con questo Governo. Questo Governo sta esaurendo il suo mandato.
Trovo, oltretutto, incongruo il riferimento al 2020 per le strategie energetiche. Il 2020 va bene, ma dobbiamo avere almeno qualche decennio di tempo perché da qui al 2020 anche i problemi giusti posti dal collega Testa non si risolvono. L'infrastrutturazione energetica di un Paese si possa realizzare in 7 anni. Sarebbero necessari uno spazio di tempo più lungo e un Governo pienamente in carica che non faccia una conferenza stampa e che, quando annuncia una politica energetica, faccia seguire degli atti conseguenti.
Da questo punto di vista, voglio ricordare le questioni poste e riferire pochi dati. Anzitutto, la questione va affrontata, effettivamente, in maniera molto trasversale. È citato, ad esempio, nel rapporto un ragionamento sull'efficienza energetica nell'edilizia, che nel Governo è stata trattata in maniera distratta.
Nel documento presentato si ripropone, giustamente, il tema dell'efficientamento energetico, dell'opportunità di rendere più


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efficace il meccanismo della detrazione del 55 per cento e di estenderlo, come ricordava anche il collega Testa, alla possibilità di utilizzo da parte dell'amministrazione pubblica e dei privati. Peccato che il Governo a oggi si trovi con un 55 per cento prorogato solo fino a giugno e che è «annegato» nel 50 per cento. Quest'ultimo, chiaramente, essendo indifferenziato, senza qualità, uccide l'incentivo del 55 per cento. Quando si fa un investimento, se si può guadagnare il 50 per cento, mentre per il 55 deve ragionarci di più - non so neanche se quel 50 per cento stia funzionando - quest'ultimo è indebolito. Mi aspetto che il Governo almeno stabilizzi tale incentivo 55 per cento con misure strutturali. Per ora non ci sono arrivate proposte in questo senso e le proposte del Parlamento sono state respinte dal Governo.
Venendo alle fonti rinnovabili, il Ministro ha ragione a sottolineare gli errori commessi nei finanziamenti al fotovoltaico. Immagino che lei abbia sofferto quanto me anche quando abbiamo erogato decine di miliardi di euro ai petrolieri attraverso le fonti assimilate. Bisogna ricordarsi i tanti errori commessi da questo Paese.
Mi interrogo su quel passaggio giusto indicato nel documento in esame sul fatto di sostenere il fotovoltaico attraverso meccanismi non onerosi in bolletta. Ricordo che oggi, secondo i dati dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas, gli italiani pagano mediamente in bolletta 60 euro per il sostegno alle fonti rinnovabili, il 13 per cento di una bolletta media, mentre negli ultimi 10 anni l'extracosto legato all'aumento dei prezzi petroliferi è stato pari a 170 euro, giusto per capire l'ordine di grandezza su come si son evolute le bollette degli italiani negli ultimi dieci anni.
È corretto, però, il riferimento al fatto di utilizzare meccanismi non onerosi in bolletta. Questo, però, ha un certo significato: significa, ad esempio, che è esteso lo scambio in loco, che adesso è soltanto a 250 kW? Che è semplificato? Di quel meccanismo sul fotovoltaico, era comprensibile la compressione economica, ma ora è contraddittoria la compressione burocratica. In realtà, i filtri importanti sono stati quelli di lungaggini burocratiche e di forche caudine che rischiano di penalizzare il mercato e di non spingere nella giusta direzione. Da questo punto di vista, bisogna darsi obiettivi di prospettiva. È vero che il piano presentato aumenta gli obiettivi che l'Italia si era prefissata, ma bisogna disporre di strumenti adeguati. Ricordo che, sul fotovoltaico, la Germania, più debole dell'Italia per ovvi motivi, si pone l'obiettivo dei 52 megawatt al 2020, una cifra a mio avviso perfino eccessiva. Molto più ambiziosi sono gli obiettivi più a lungo termine sulle fonti rinnovabili e sul risparmio energetico.
L'ultimo punto riguarda la questione degli impianti tradizionali esistenti. È chiaro che non c'è più bisogno di centrali tradizionali. Aggiungo, en passant, che per fortuna gli italiani hanno bocciato il nucleare, altrimenti adesso l'ENEL sarebbe una bad company.
Non a caso, ieri è uscita dal nucleare francese, che è diventato uno dei più grandi disastri industriali di questi tempi, visto che i costi sono quasi triplicati e i tempi si sono molto allungati. Se l'ENEL fosse stata impegnata nella costruzione di centrali nucleari, forse avrebbe battuto cassa con il Governo per farsi coprire rispetto a quanto stava accadendo.
Nella programmazione del tradizionale, incrociando Doha e la questione dell'efficienza energetica, si dà effettivo privilegio agli impianti più efficienti e meno inquinanti - per capirci, ai cicli combinati - o si continua a tenere in piedi una rendita di vecchi impianti, peraltro sono molto più costosi?
Ricordo che la mancata connessione tra Sicilia e Calabria ci costa tuttora 7-800 milioni di euro all'anno in più in bolletta, che sono più costosi e anche più inquinanti. Quel criterio, quindi, entra nella riserva calda che il Paese deve avere o no? Onestamente devo dire che non c'è traccia di questo nel piano.


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ALDO DI BIAGIO. Ringrazio il Ministro Passera. Se me lo consente, presidente, proprio per favorire il più possibile l'intervento dei miei colleghi sugli argomenti all'ordine del giorno, vorrei precisare che mi riconosco nella relazione svolta dal Ministro Passera nella precedente seduta ed affrontare nello specifico solo il tema relativo ai bioliquidi.
Lascerei un mio breve intervento sull'argomento, così da consentire ai colleghi di approfondire le altre questioni di carattere più generale. Chiedo quindi alla presidenza di autorizzarne la pubblicazione in allegato al resoconto della seduta odierna del testo.

PRESIDENTE. Onorevole Di Biagio, la presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti (vedi allegato).

GIUSEPPE VATINNO. Signor Ministro, il piano energetico nazionale mancava in Italia da moltissimo tempo. Questo è un prodromo interessante. Sicuramente, basarsi sul gas è una strategia di equilibrio tra la componente industriale e la componente ambientale. Sappiamo che il gas è meno «climalterante».
Le mie osservazioni, però, riguardano, come ho messo anche per iscritto, il solare. In passato probabilmente sono stati commessi degli errori, come sottolineava prima Realacci. Abbiamo esagerato nel far decollare in maniera così spinta, dal punto di vista dei finanziamenti, questa fonte, ma questo non vuol dire che, come si dice, dobbiamo buttare il neonato con l'acqua sporca. Il solare è veramente strategico in Italia.
Non parlo da ambientalista estremista, ma dal punto di vista economico. Si parla sempre di rinnovabili dal punto di vista ambientale e vorrei farle notare, invece, che il solare potrebbe diventare - lo è già, in un certo senso - strategico dal punto di vista economico in quanto l'Italia è povera, come è noto, di fonti energetiche. Le rinnovabili sono una possibilità. Siamo seduti letteralmente sul sole, soprattutto del Centro-Sud. Potremmo diventare, oltre che un hub del gas, anche un hub del solare. Questa è una priorità che l'Italia dovrebbe avere.
Mi associo sui dubbi per i cambiamenti climatici. Vedo poca connessione tra questa proposta di Strategia energetica nazionale - se non vogliamo chiamarlo piano energetico nazionale - e quanto stanno facendo in questo momento, le Coop, con il Ministro Clini e i membri della nostra Commissione. C'è poca connessione, poco interesse, poco scambio culturale tra i due mondi, che invece auspicherei.
Un altro punto riguarda il protocollo di Kyoto, che sta finendo. Si tratta di una domanda da porre più propriamente al Ministro dell'ambiente, ma proprio per il ruolo dell'energia la rivolgo anche a lei: cosa prevede l'Italia per una Kyoto 2? Potremmo diventare gli alfieri del progetto-programma del 2020 per farlo diventare un protocollo mondiale per il 2020? In quest'ottica, entra bene anche la sua strategia al 2020. Credo sia fondamentale che tutti questi punti siano amalgamati.
Una piccola nota è necessaria sulle bizzarrie che si verificano in Italia. Il nuovo responsabile della regione Sicilia, il professor Zichichi, con la sua uscita sul nucleare ci fa capire quanto disti, alla fine, anche la politica energetica vera dall'Europa e dal mondo. In un momento in cui la Francia sta dismettendo il suo investimento sul nucleare - sappiamo cos'è la Francia - noi siamo in grado di uscire con queste battute caserecce.

ARMANDO DIONISI. Ho già presentato domande scritte al Ministro, ma intervengo solo chiedere per porre al Ministro una questione trattata dalla stampa di questi ultimi giorni. È stata manifestata da parte di Finmeccanica una volontà di vendere a potenziali soggetti industriali stranieri, precisamente a Siemens, la rimanente quota del 55 per cento di Ansaldo Energia, detenuta da Finmeccanica. La strategia di vendita comporta, sicuramente, lo smantellamento di un patrimonio industriale strategico di primaria importanza per il Paese e avrebbe anche conseguenze nefaste sul versante occupazionale,


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senza prendere in seria considerazione, probabilmente, la possibilità di vendere a una cordata di imprenditori italiani. Vorrei dal Ministro una rassicurazione in tal senso.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Ringrazio il signor Ministro. La mia domanda riguarda brevemente la politica sulle fonti rinnovabili elettriche.
Dopo aver apprezzato la sua affermazione per cui la politica in questo comparto finora - lei l'ha definita in questo modo - è stata un furto nelle tasche degli italiani e condivido perfettamente gli atti conseguenti del Governo non sono stati nel senso di questa affermazione poiché altri 3,5 miliardi di euro sono stati destinati a questo comparto l'estate scorsa. Inoltre, anche la strategia energetica nazionale che, pur giustamente, nelle sue premesse afferma il principio di voler riequilibrare la politica sulle rinnovabili elettriche rispetto al settore delle rinnovabili termiche e dell'efficienza energetica, arriva però a innalzare l'obiettivo delle rinnovabili elettriche dal 26 al 38 per cento al 2020, quindi è completamente in controtendenza rispetto a quanto ha pubblicamente dichiarato all'inizio.
Tenuto conto che questo ulteriore obiettivo fissato per le rinnovabili elettriche equivale a 11 Mega TEP, che è l'obiettivo che precedentemente era stato stabilito per le FER termiche, più che un riequilibrio, mi pare sia una equiparazione dell'obiettivo rispetto a un comparto, quello delle rinnovabili termiche, e dell'efficienza energetica, che però da parte del Governo non ha visto nessuna forma di interesse e di sostegno per potere, quantomeno, raggiungere anch'esso l'obiettivo degli 11 Mega TEP. Vorrei un chiarimento rispetto a tale questione che, secondo me, è una grave contraddizione.

LAURA FRONER. Anch'io cercherò di essere brevissima. Vorrei porre l'attenzione su pochi punti.
Il primo riguarda l'idrogeno. Nel piano, l'idrogeno non è considerato come vettore e tra i sistemi di accumulo di energie. Naturalmente, la produzione dovrebbe avvenire utilizzando fonti rinnovabili. Faccio presente che esistono già delle realtà che possono essere considerate sperimentali nel nostro Paese che lo stanno facendo da anni.
Per quanto riguarda la questione dell'efficienza energetica, come rilevato più volte, sarebbe molto importante mantenere una certa stabilità delle detrazioni fiscali per l'efficienza energetica. Ne abbiamo già parlato tante volte, quindi non serve specificare altro al riguardo.
Per quanto riguarda la razionalizzazione della distribuzione, è stata rilevata la presenza di distributori che servono meno di 5 mila utenti, rappresentando per ciò stesso una inefficienza del sistema di distribuzione. Vorrei sottolineare, anche ricordando il contenuto di una risoluzione che è appena stata approvata nella nostra Commissione, che non sempre tale elemento può essere considerato un'inefficienza da eliminare.
In realtà, i distributori hanno motivo di esistere soprattutto su territori montani, mentre penso che sia molto più condivisibile l'obiettivo che comprende una loro riqualificazione e una rinnovata capacità progettuale da parte dei medesimi.

STEFANO SAGLIA. Proverò a essere telegrafico perché mi interessa soprattutto un punto.
Condividiamo i contenuti della SEN. Gli assi portanti di questa strategia sono sicuramente corrispondenti e coincidenti con i bisogni del Paese. A questo punto, però, ci chiediamo, e vorremmo contribuire anche a sostegno dell'iniziativa del Governo, quale forma giuridica potrebbe assumere questo documento, cioè quale possibilità abbiamo di renderlo più cogente rispetto a un documento di indirizzo che deve essere successivamente seguito da una delibera del CIPE, da una mozione di indirizzo parlamentare, da un impegno condiviso da parte delle forze politiche.
Mi rendo conto che ormai la legislatura volge al termine, quindi forse manca il tempo per farlo, ma sarebbe interessante che questo lavoro del Governo tecnico


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rappresentasse la base importante dalla quale far derivare anche impegni con una loro fondatezza da un punto di vista giuridico, parlamentare e legislativo.
Se riuscissimo a trovare un percorso di questo tipo, credo che renderemmo un servizio al Paese. Pongo, quindi, l'attenzione su questo argomento, visto che il Governo ha opportunamente voluto fare della strategia anche un momento di consultazione pubblica sul modello europeo da Libro verde o Libro bianco. Credo che questo percorso sia un patrimonio che va valorizzato, anche con un sostegno da un punto di vista legislativo o, quantomeno, di indirizzo politico.

PRESIDENTE. Do la parola al Ministro Passera per la replica.

CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico, delle infrastrutture e dei trasporti. La prima serie di domande cui desidero rispondere proviene dall'onorevole Testa e riguarda vari profili, di cui i primi hanno a che fare con le risorse e la disponibilità di ulteriori risorse per il budget degli incentivi, l'opportunità di introdurre per la pubblica amministrazione la possibilità di utilizzare spesa corrente pluriennale per investimenti di efficienza e, in generale, il tema del modo in cui non far rimanere indietro la pubblica amministrazione su questi temi di efficienza energetica.
Per quanto riguarda gli obiettivi di efficienza, sapete che ci siamo dati questi obiettivi che rappresentano il risultato di una serie di misure che riguardano tanti aspetti. Abbiamo messo in moto tanti meccanismi, non soltanto gli incentivi: rafforzamento di normative standard, soprattutto nel mondo dell'edilizia e dei trasporti; incentivazione economica con i meccanismi specifici di settore e, in particolare, per quanto riguarda l'incentivazione economica, la messa a disposizione di tre strumenti principali, come i certificati bianchi, con un aggiornamento degli obiettivi di risparmio per gli anni 2013-2016 attraverso il decreto che abbiamo appena condiviso con il Ministero dell'ambiente, per cui il «decreto certificati bianchi» sta per essere emanato; il decreto sul settore termico, che abbiamo già fatto ed è attualmente all'esame delle regioni; le detrazioni fiscali, che per ora effettivamente abbiamo confermato soltanto fino al giugno 2013. Faremo la nostra parte per poterle estendere. Ovviamente, si tratta di trovare le coperture finanziarie.
Questo insieme di meccanismi di incentivazione economica possono portare, secondo noi, a far sì che ci siano, tra qui e il 2020, investimenti per circa 15 miliardi di euro, a loro volta in grado di mobilitarne 45-50. È chiaro che questi modelli sono oggetto di discussione, ma questa è la nostra stima. Riteniamo che si tratti di incentivi nel loro complesso ben calibrati per superare le barriere iniziali e in grado anche di contenere oneri di sistema che, come giustamente qualcuno ha ricordato, sono molto elevati.
Riteniamo che l'insieme delle misure di carattere normativo e di accompagnamento sia sufficiente a raggiungere gli obiettivi di efficienza prefissati. L'obiettivo, come sapete, nel piano strategico complessivo è di arrivare a circa 8 miliardi di euro di importazione. È chiaro che quest'obiettivo andrà monitorato costantemente e che, ovviamente, la X Commissione sarà in prima persona informata di questo.

ERMETE REALACCI. Scusi, Ministro, l'importazione di cosa?

CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico, delle infrastrutture e dei trasporti. Importazione di materie energetiche.
Per quanto riguarda il settore della pubblica amministrazione, in linea con la direttiva europea in materia, ci proponiamo che questa svolga un ruolo importante nell'applicazione di soluzioni di efficienza. In questa direzione, come sapete, abbiamo inserito nel cosiddetto conto termico 200 milioni di euro a disposizione all'anno per la pubblica amministrazione, che non può utilizzare altri meccanismi per ottenere i risultati di questo capitolo.
Per facilitare l'accesso della pubblica amministrazione agli interventi di efficientamento


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energetico, il conto termico prevede l'utilizzo del meccanismo di finanziamento tramite terzi per mezzo delle cosiddette ESCO (Energy service company). Attraverso questo meccanismo, i costi per l'intervento sono a carico delle ESCO, ripagate dalla PA con i risparmi sulla bolletta energetica.
Al fine di facilitare il meccanismo nella PA, il decreto prevede la diffusione e la definizione di standard contrattuali basati sul miglioramento delle prestazioni energetiche. Come sappiamo, tante amministrazioni non riescono a mettere in moto loro proprie ESCO. Probabilmente, con un contratto di riferimento standard semplificato questo potrebbe aiutarle.
Il secondo capitolo di tematiche su cui l'onorevole Testa ha posto una domanda riguarda le energie rinnovabili, il tema di ciò che rimane disponibile per sostenere le rinnovabili termiche, l'innovazione che consente di sviluppare fonti di produzioni basate su tecnologie italiane e, in tal senso, la valutazione del Governo della possibilità di trasferire integralmente i costi di bilanciamento che troppo spesso non sono considerati tra i costi sostenuti dai consumatori a carico dei produttori da fonti discontinue e non programmabili.
Pensiamo che le risorse allocate al settore elettrico e quelle in via di allocazione per il settore termico e l'efficienza energetica siano adeguate al perseguimento degli obiettivi. In particolare, per il settore termico e dell'efficienza abbiamo recentemente introdotto il conto termico, attualmente all'esame delle regioni, che alloca in maniera stabile fino a 900 milioni di euro all'anno per i piccoli interventi di rinnovabili termiche e di efficienza.
Sull'innovazione, ci sono diversi strumenti disponibili, dalla ricerca di sistema del settore elettrico alle risorse stanziate con l'articolo 32 del decreto legislativo n. 28 del 2011, anche dedicati a supporto delle start-up più innovative, che insieme possono rendere disponibili ulteriori 200-300 milioni di euro all'anno.
Per quanto riguarda gli oneri di bilanciamento, ritengo che ogni opzione disponibile per ridurre i costi oggi in capo ai consumatori debba andare prioritariamente a beneficio dei consumatori stessi, anche in ragione degli elevati costi che sostengono i consumatori italiani per le bollette elettriche.
Venendo al terzo raggruppamento di domande, è indubbio che, alla luce del nostro mix produttivo, la disponibilità e il prezzo del gas giochino un ruolo fondamentale ai fini del costo dell'energia. In questo senso, la scelta di muoversi verso la costruzione di un hub del gas appare del tutto condivisibile. È, quindi, positiva la spinta allo sviluppo delle infrastrutture (gasdotti e rigassificatori) che consentano di diversificare la provenienza degli approvvigionamenti al fine di poter mettere tra loro in concorrenza i vari produttori.
In coerenza con questa impostazione, faccio ora riferimento ad un altro quesito posto per iscritto, cosa pensa il Governo della recente proposta dell'Autorità di porre a carico dei consumatori tutelati un costo relativo a una sorta di presunta assicurazione volta a tutelarli da ipotetici rischi di aumento dei prezzi sul mercato spot? In particolare, non ritiene il Governo preferibile che tale assicurazione derivi, naturalmente, da un più corretto funzionamento del mercato ottenuto attraverso la limitazione delle rendite e l'aumento della liquidità?
Ebbene, le risposte a questi temi molto importanti sollevati sono le seguenti. Le misure già messe in campo, in particolare relative all'introduzione del mercato del bilanciamento e allo sbottigliamento del gasdotto TAG, che, come sapete, è ciò a cui puntiamo come strumento per risolvere il problema del corridoio sud per avere il gas a zero attraverso la Turchia, la Grecia e l'Albania, sono in linea con l'ulteriore sviluppo del mercato e l'applicazione delle regole europee delineate nella nostra strategia e hanno già consentito di ridurre significativamente il gap di prezzo sul mercato spot rispetto agli indici europei. La volta scorsa, se ricordate, abbiamo visto che l'andamento del grafico dopo il delta tra il costo del gas in Italia all'ingrosso si è molto ridotto, raggiungendo ormai una differenza di poco più del 4 per cento.


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Il Governo guarda, quindi, con favore al trasferimento di questo beneficio ai clienti finali e con il recente decreto-legge sulle liberalizzazioni si è, quindi, introdotta una norma che stabilisce che l'Autorità introduca nel prezzo di riferimento una quota crescente di prezzi di mercato spot del gas.
In linea con tale indirizzo, l'Autorità ha pubblicato un documento di consultazione nel quale propone un nuovo meccanismo di determinazione del prezzo di riferimento basato sul mercato all'ingrosso del gas al PSV, in sostituzione dell'attuale meccanismo basato sui contratti take or pay. Si sta chiaramente - anche da parte nostra spingiamo molto - andando in questa direzione. I contratti take or pay, come sappiamo, sono invece indicizzati al greggio.
Nel documento di consultazione è introdotto, sulla base del concetto che occorre tutelare il consumatore finale dal rischio prezzo, un sistema di assicurazione obbligatoria che viene a gravare sul prezzo stesso di riferimento e che viene esteso non solo ai clienti per i quali è attivo il servizio di tutela, ma anche a quelli ormai sul mercato libero. I soggetti che possono fornire tale assicurazione sono individuati nei detentori dei contratti take or pay.
Per quanto riguarda questo sistema di assicurazione, abbiamo alcune riserve che intendiamo manifestare all'Autorità stessa. Innanzitutto, riteniamo importante che tale sistema non si configuri come un disincentivo per gli attuali detentori di contratti take or pay alla rinegoziazione dei contratti con i fornitori. Sappiamo che molti altri operatori in giro per l'Europa hanno ottenuto rinegoziazioni importanti e anche alcuni dei nostri operatori hanno già avuto dei risultati, per cui, bisogna continuare in questa direzione.
Quella della rinegoziazione dei contratti deve, infatti, essere considerata come la via maestra da seguire per allinearci a quanto sta già avvenendo nel resto d'Europa e per minimizzare i costi complessivi di sistema. In questo senso, siamo contrari a forme di capacity payment sui contratti relativi al gas. Inoltre, legare la fornitura al mercato civile e a un'assicurazione che può fornire solo chi ha contratti take or pay può essere limitativo. Tale assicurazione potrebbe essere garantita anche da altri soggetti, sia trader sia istituti finanziari, o con strumenti diversi, da leggi in finanziaria al mercato a termine. Riteniamo auspicabile, a questo proposito, una selezione trasparente e competitiva.
È importante che non si ostacoli l'ingresso nel mercato a soggetti privi di contratti take or pay, cosa che potrebbe presentare profili anticoncorrenziali, da valutare anche a livello comunitario. Inoltre, a breve è previsto il lancio del mercato al termine del gas, che sembra essere un meccanismo naturale a cui fare riferimento.
Infine, la garanzia proposta non appare riflettere l'effettivo rischio di picchi di prezzo quanto, piuttosto, la distanza tra i prezzi di mercato e quelli dei contratti.
In sintesi, concordiamo in principio con l'utilità di ridurre il rischio di oscillazioni eccessive dei prezzi delle commodity, anche se l'attuale mercato di riferimento del gas, ovvero il greggio, presenta già una notevole volatilità, quindi una transizione al mercato spot del gas non sarebbe un peggioramento evidente. In tal senso, il Governo ritiene auspicabile che si individuino sistemi di assicurazione efficienti o più efficienti rispetto a quelli di cui si parla.

FEDERICO TESTA. Mi scusi se la interrompo. Nella discussione di oggi sarebbe utile aggiungere il tema relativo al rigassificatore di Livorno, l'unico rigassificatore che sarebbe pronto e che pare stiamo perdendo dopo aver perso tutti gli altri.
In un altro eventuale incontro se ne potrebbe parlare non essendo stato inserito tra le questioni poste per iscritto in quanto vicenda di questi giorni.

CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico, delle infrastrutture e dei trasporti. Sappiamo che abbiamo bisogno di un certo numero di rigassificatori e conosciamo anche alcune delle ragioni


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per cui questo non è avvenuto. Non dobbiamo, ovviamente, banalizzare la risposta alla domanda sul perché questi investitori internazionali sono andati via perché ogni caso fa caso a sé. A Brindisi non è stata solo una questione di lentezza burocratica, ci sono state anche cause penali importanti. In altri casi è venuto meno, oggettivamente, l'interessamento dopo tanti anni di burocrazia inefficace.
Lei parla dello specifico caso, come sapete, di un'operazione avviata senza pensare, programmare o contrattualizzare le future forniture, ciò che sta mettendo in difficoltà chi l'ha pensato. Vorremmo fare quindi la nostra parte perché non venga meno, per quanto piccolo, un rigassificatore utile all'Italia.
Sul tema delle procedure autorizzative, sia per le grandi infrastrutture di mobilità, sia per le infrastrutture strategiche nel campo dell'energia, come sapete, abbiamo proposto una modifica al Titolo V della Costituzione che, senza tagliar fuori ovviamente nessun territorio, mette in condizione il centro di avere una regia più forte di quanto avvenga oggi. Certamente, la governance a livello nazionale di questi processi autorizzativi è ampiamente migliorabile.
Sintetizzo l'ultima domanda che mi è stata posta: la riduzione del costo della bolletta elettrica è una condizione necessaria per il mantenimento della capacità competitiva del Paese? In questo senso, appare necessario ripulire nel tempo la bolletta da tutte quelle componenti anomale che contribuiscono ad aumentarla. Il Governo ritiene di condividere un simile auspicio prospettico? Inoltre: il crescente peso delle rinnovabili sta anche portando i produttori da fonti tradizionali a richiedere l'introduzione di forme di capacity payment generalizzate? Qual è il parere del Governo in proposito?
La risposta è la seguente: tutte le scelte di fondo della strategia energetica proposte sono guidate dalla necessità di recuperare efficienza nel settore e assicurare il mantenimento e lo sviluppo di regole di mercato competitive a vantaggio di cittadini e imprese. In particolare, la spending review - se vogliamo chiamarla in questo modo - della bolletta rappresenta una delle priorità descritte nel capitolo della SEN relative al settore elettrico.
Stiamo già portando avanti azioni per ridurre costi e inefficienze diffuse nel sistema energetico, ad esempio la risoluzione volontaria delle convenzioni CIP 6 non rinnovabili e la rideterminazione di alcuni dei parametri, il cosiddetto CEC (Costo evitato di combustibile) su cui è basata la tariffa CIP 6, che comporteranno un risparmio di oltre 400 milioni di euro all'anno.
Sempre relativamente alla cosiddetta «ripulitura della bolletta» e all'accelerazione delle procedure di decommissioning nucleare, negli ultimi sei mesi abbiamo autorizzato lo smantellamento di Trino e Garigliano e contiamo, entro pochi mesi, di sbloccare anche Caorso e Latina dopo 25 anni di quasi totale paralisi seguita al fermo nucleare di Chernobyl.
Per quanto riguarda forme di capacity payment generalizzate, nel breve termine non vediamo la necessità di sviluppare o sostenere capacità produttiva data l'attuale forte sovraccapacità, oltre 120 Gigawatt, di cui quasi 100 termica e idroelettrica, a fronte di una domanda di picco di circa 56.
Riteniamo che i servizi necessari alla sicurezza del sistema elettrico siano oggi garantiti dal mercato dei servizi di dispacciamento, al cui interno possono essere ricondotte eventuali nuove esigenze di flessibilità connesse al cambiamento del parco elettrico, stando attenti a non creare oneri ingiustificati per il sistema dei prezzi.
Lo sviluppo di un mercato elettrico in cui le rinnovabili intermittenti sono sempre più importanti richiederà, infatti, la presenza di una capacità flessibile in grado di compensare le intermittenze. Data la forte sovraccapacità attuale, è anche possibile che si realizzi una ristrutturazione e un ridimensionamento della capacità dell'attuale parco di generazione termoelettrico, cui si guarderà con attenzione per tener conto delle necessità di evitare fenomeni negativi di riconcentrazione.


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Nel medio e lungo periodo, pertanto, riteniamo che un meccanismo di remunerazione della capacità ben calibrato e stabile possa rendersi opportuno per assicurare i margini di riserva necessari al sistema in quanto la remunerazione in borsa della sola energia prodotta potrebbe non garantire sufficiente incentivo per coprire i costi fissi delle centrali termiche. Questo potrebbe rischiare di ridurre troppo la capacità di backup disponibile.
In quest'ambito, a breve sarà definito il nuovo sistema di remunerazione della capacità, che dovrebbe entrare in vigore nel 2017; in tal senso, è stata definita una proposta da parte di Terna sulla base di criteri dell'Autorità per l'energia al momento oggetto di consultazione pubblica. La remunerazione della capacità sarà basata su un meccanismo di mercato affidato ad aste competitive che avrà come fine la garanzia di sicurezza del sistema. La caratteristica essenziale in questo nuovo sistema dovrà essere l'efficienza e la minimizzazione dei costi complessivi, evitando oneri ingiustificati per i consumatori.
In definitiva, sono convinto che l'utilità di sviluppare regole che incentivino la sicurezza e guardino non solo alle necessità del breve termine ma anche a quelle di più lunga prospettiva temporale, siano opportune. Bisogna stare, tuttavia, attenti a non trovare in questi sistemi la soluzione facile alla fase di transizione che sta attraversando il sistema elettrico convenzionale, per la quale bisogna piuttosto puntare alla valorizzazione del ruolo di esportatori di energie e di servizi che possiamo svolgere e che in parte già svolgiamo per i mercati limitrofi.
Nel valutare la proposta di regime dal 2017, dovremo inoltre tener conto delle recenti indicazioni di forte cautela verso i mercati e della capacità da parte della Commissione europea, dato il timore che possano rappresentare un ostacolo allo sviluppo del mercato interno e in alcuni casi si possono configurare come aiuti di Stato.
Effettivamente, ancora un tema è proprio quello di Terna e degli investimenti.
I quesiti che sono stati posti per iscritto sono i seguenti.
Le reti di trasmissione e distribuzione dell'energia giocheranno un ruolo sempre più importante in futuro in presenza di una produzione distribuita; ciononostante, si rincorrono nel settore le voci di una crescente difficoltà da parte di Terna, che in tal senso parrebbe più concentrata sulle performance finanziarie che sugli aspetti industriali e ciò, nonostante gli elevati tassi di remunerazione riconosciuti, a garantire la tempestiva effettuazione degli investimenti sulle reti. Il Governo è a conoscenza di questo problema? Le voci rispondono al vero? Se la risposta è affermativa, cosa ritiene di fare il Governo, che è anche socio di riferimento di Terna, per porre rimedio a questo stato di cose? Erano queste le vostre domande.
La risposta è la seguente. Il Ministro ha recentemente approvato il piano di sviluppo Terna 2011, che per il periodo 2012-2021 prevede investimenti per 7 miliardi di euro e oltre, grazie ai quali si realizzeranno efficienze per il sistema elettrico equivalenti a oltre 1,5 miliardi. Siamo ben consapevoli del ruolo fondamentale della rete e riteniamo il piano in linea con le esigenze di sviluppo del Paese.
Per quanto riguarda l'effettuazione degli interventi, il ritmo degli investimenti in questi ultimi anni è indubbiamente cresciuto di un fattore 4 rispetto ai primi anni Duemila; d'altra parte, siamo ben consci dell'importanza del rafforzamento della rete e, in particolare, di alcuni interventi chiave.
Terna sa, dunque, che il Ministero si attende che gli investimenti siano effettuati secondo le priorità e i tempi definiti. Stiamo lavorando per questo concentrando l'attenzione su opere prioritarie, come il nuovo collegamento con la Sicilia a cui è stato fatto riferimento; monitoreremo attentamente l'eventuale insorgere di nuove esigenze attualmente non previste nel piano.
Il secondo intervento e la seconda serie di domande provengono dall'onorevole Realacci. Oltre alle singole domande, che vi leggerei con allegate le risposte, l'onorevole


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Realacci pone due considerazioni, che ovviamente prendo per tali: si è parlato di aver affrontato in modo distratto tali tematiche.
Le rispondo che questa è un'opinione come un'altra. Noi riteniamo sia di aver affrontato alcune emergenze e urgenze che si erano create, sia di aver chiarito con diligenza le nostre intenzioni relative ai temi della politica energetica proprio per poter raccogliere i suggerimenti e le sollecitazioni che, prima di tutto, le Commissioni possono darci in modo da dare a questo Paese, che da vent'anni aspettava una strategia energetica, almeno un punto di riferimento.
Per quanto riguarda il commento negativo sull'orientamento troppo breve, cioè del 2020, da una parte, come dal documento risulta abbastanza chiaro, abbiamo inserito il lavoro da fare fino al 2020 in un quadro di lungo termine ben più esteso; ci è sembrato utile concentrarci su aspetti che devono essere affrontati nel primo decennio che è davanti a noi. Sono abbastanza chiare, infatti, le linee a lungo termine, non foss'altro quella della progressiva decarbonizzazione dell'economia e della società. Inoltre, abbiamo toccato con mano in questi ultimi anni di quanto cambiamento possiamo vedere realizzarsi in tutte le tecnologie. Entro certi limiti, quindi, al di là di obiettivi chiari di lungo periodo, già programmare da adesso al 2020 vuol dire fare un esercizio abbastanza forte di previsione.
Quanto alle domande, l'onorevole Realacci giudicava condivisibile la scelta, ma chiedeva quali fossero, concretamente, gli strumenti non onerosi per i consumatori elettrici per favorire e accompagnare il raggiungimento della grid parity nel settore fotovoltaico. Chiedeva, inoltre, se fosse prevista l'estensione dello scambio in loco.
Con gli ultimi provvedimenti abbiamo indirizzato il fotovoltaico verso la realizzazione di impianti di piccola e media taglia su edifici a uso residenziale e produttivo, che sono le applicazioni nelle quali la grid parity è assai vicina. Per questa tipologia di impianti, oltre al mantenimento dell'IVA al 10 per cento, è stata aggiunta la possibilità di detrarre dalle tasse una percentuale delle spese sostenute per la realizzazione degli impianti. La percentuale è del 50 per cento fino al 30 giugno 2013, che poi si consoliderà al 36 per cento, salvo trovassimo risorse finanziarie ulteriori, nel qual caso faremo anche di più.
Inoltre, contiamo di introdurre significative semplificazioni delle procedure per la registrazione nell'anagrafica degli impianti di produzione per il collegamento alla rete elettrica e la gestione dell'energia prodotta. Si tratta di aspetti che generano oneri amministrativi ed economici che per i piccoli impianti incidono non poco sul costo di investimento.
Per quanto riguarda il meccanismo di scambio sul posto, valuteremo una possibile revisione per allargarne l'applicabilità, oggi limitata agli impianti fino a 200 chilowatt. D'altra parte, riteniamo importante che i produttori rinnovabili partecipino pienamente ad alcuni dei costi di sistema che essi stessi contribuiscono a generare per evitare che questi ricadono su un segmento di clientela sempre più limitato, e quindi eccessivamente penalizzato.
Un'ulteriore questione posta era la seguente. La mancata stabilizzazione del 55 per cento del credito di imposta per il risparmio energetico nell'edilizia e la sua sostanziale equiparazione a qualsiasi intervento senza nessun criterio di qualità ha rappresentato una battuta d'arresto di un settore molto importante per l'innovazione, l'economia e l'occupazione: cosa si intende per l'estensione nel tempo delle detrazioni fiscali prevalentemente dedicate nel settore delle ristrutturazioni civili che andranno corrette per renderle più efficaci ed efficienti in termini di costo/beneficio? Quando saranno messe in atto?
Noi siamo favorevoli al mantenimento delle detrazioni fiscali per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici compatibilmente con gli equilibri di finanza pubblica. Anche per rendere compatibile la misura con gli oneri a carico dello Stato, riteniamo possibile migliorare


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il funzionamento del meccanismo introducendo per ogni tipo di intervento tetti di spesa specifici e ricalibrando sia i massimali di spesa ammissibile sia la percentuale della spesa ammessa a detrazione e la tempistica di rimborso. La situazione è definita fino al 30 giugno 2013. Come detto, siamo favorevoli a un'estensione di tale incentivo e ci adopereremo per assicurare che questa misura sia stabilizzata nel tempo.
La terza domanda dell'onorevole Realacci era la seguente: nella necessaria selezione degli impianti tradizionali saranno favoriti quelli meno inquinanti o si terranno in vita rendite del passato?
Gli impianti tradizionali partecipano al mercato dell'energia elettrica sulla base delle offerte economiche definite attraverso il mercato elettrico, che è basato su meccanismi competitivi e trasparenti. Lo Stato non effettua direttamente una selezione degli impianti che restano operativi, ma il mercato elettrico che regola la sostenibilità economica degli impianti stessi. In tale mercato sono, almeno in parte, incorporate le prestazioni ambientali in termini di emissioni di anidride carbonica, per esempio il costo della CO2 fa ormai stabilmente parte dei costi variabili di produzione considerati dagli operatori.
Se la domanda si riferisce alla selezione degli impianti per la fornitura dei servizi di flessibilità la cui necessità è accentuata dalla diffusione degli impianti a fonti rinnovabili non programmabili, pensiamo che, fermi i criteri di selezione per la partecipazione al mercato dell'energia, si debba procedere sulla base della qualità dei servizi di flessibilità offerti. Se ci si riferisce, invece, agli impianti essenzialmente alimentati a olio selezionati per ridurre il consumo di gas in caso di emergenza nell'approvvigionamento del gas, il meccanismo definito attraverso una norma inserita nel decreto sulla crescita e un decreto ministeriale recentemente emanato prevedono una selezione basata su un ordine di priorità sia economico sia di impatto ambientale degli impianti.
L'onorevole Di Biagio ci ha fatto pervenire i suoi quesiti relativi al settore dei bioliquidi. Sappiamo che è un settore in difficoltà, come anche che potrebbe essere molto oneroso aggiungere in bolletta un aiuto significativo a tale settore; comunque, sulla base del documento che ci ha fatto pervenire, elaboreremo una risposta.
Passo alla domanda formulata dall'onorevole Vatinno. La domanda così come l'abbiamo ricevuta è la seguente: il piano energetico nazionale proposto è assolutamente deficitario per quanto riguarda specialmente il solare nelle sue accezioni termiche e fotovoltaiche. Sembrerebbe che io non comprenda del tutto il valore strategico del solare per l'Italia non solo dal punto di vista ambientale, ma anche dal punto di vista della politica industriale, essendo il nostro Paese assai carente dal punto di vista delle fonti energetiche autoctone. L'Italia deve, anzi, divenire un hub solare per l'intera Europa, mentre io penserei solo a un'Italia che va a carbone e petrolio.
Che dirle? Le rispondo, in ogni caso, molto razionalmente. Il Documento di strategia energetica affida un ruolo molto importante al solare per il Paese, sia dal punto di vista ambientale, sia dal punto di vista industriale, che offre opportunità sia in Italia sia internazionali. Il punto di partenza ci vede ben posizionati: geograficamente, siamo in una situazione privilegiata per sfruttare la risorsa solare; al sud, la grid parity è già realtà e, probabilmente, lo sarà tra breve anche al nord.
Il forte sviluppo degli anni passati ha creato un patrimonio di competenze e di tessuto industriale non solo in ambito di progettazione, gestione e installazione, ma anche, ad esempio, nella produzione di inverter. Siamo all'avanguardia su alcune tecnologie innovative come quella del solare a concentrazione.
Guardando avanti, vogliamo continuare a sviluppare la risorsa solare; se guardiamo l'evoluzione del mix dei consumi elettrici, la quota del petrolio è attesa in diminuzione, mentre quella del carbone è stabile. Le rinnovabili sono attese a divenire la prima fonte elettrica al pari o


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leggermente superiori al gas, anche grazie a un importante apporto atteso dal fotovoltaico.
Per quanto riguarda il settore termico, ci attendiamo una maggiore penetrazione del solare termico, che abbiamo recentemente incentivato, appunto, con il conto termico. Per far questo, vogliamo contenere, però, gli oneri per i consumatori: gli incentivi allocati a luglio accompagneranno, quindi, il fotovoltaico verso la grid parity; successivamente, ulteriori misure di accompagnamento includeranno un'ulteriore semplificazione dei procedimenti autorizzativi per il collegamento alla rete e la messa in esercizio degli impianti, in modo che alla riduzione dei costi e della tecnologia si aggiunga una riduzione dei costi indiretti.
Tra le misure, vi sono taluni vantaggi fiscali possibili grazie alla normativa in materia di realizzazione di opere finalizzate al conseguimento di risparmi energetici, inclusi quelli conseguenti l'installazione di impianti a fonti rinnovabili; una possibile revisione del meccanismo di scambi sul posto in modo da ampliare l'applicazione; consentire che i produttori rinnovabili partecipino pienamente ad alcuni dei costi dei sistemi che essi stessi contribuiscono a generare.
A commento generale di alcune sue valutazioni, mi sono solo permesso di sostenere che dobbiamo usare al meglio i soldi degli italiani e che, se esiste la possibilità di ottenere lo stesso risultato incidendo meno sulla bolletta degli italiani, è nostro dovere cercare di farlo.
L'Italia supererà tutti gli obiettivi di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili e lo farà soprattutto in campo solare.
Passo alla domanda dell'onorevole Dionisi su Ansaldo Energia e poi a quella che ci ha inviato per iscritto. Sulla cessione di Ansaldo Energia, innanzitutto stiamo parlando di aziende quotate, quindi dobbiamo stare piuttosto attenti nel maneggiare dall'esterno temi che possono avere valenze rilevanti anche in termini di prezzi di borsa.
È noto che Finmeccanica ha deciso di concentrare le sue risorse e i suoi sforzi industriali in alcuni settori riducendo l'impegno in altri. È possibile che quello dell'Ansaldo Energia sia un settore di potenziale disinvestimento. È chiaro che qui l'azienda seguirà un percorso trasparente di valutazione delle diverse opportunità, e quindi l'azionista importante, che è Finmeccanica e, attraverso di essa, la Cassa depositi e prestiti, svolgerà il suo ruolo.
Tutti, evidentemente, ci proponiamo di fare in modo che questa cessione minimizzi, da una parte, i problemi occupazionali, ma - mi lasci dire - massimizzi dall'altra le opportunità di sviluppo dell'azienda. Se ci saranno, come io auspico, delle proposte industrialmente valide, patrimonialmente e finanziariamente solide, da parte di possibili investitori imprenditori italiani, anche in combinazione con la Cassa depositi e prestiti, personalmente li vedrò con grande favore. È chiaro che dovrà essere un discorso molto razionale, dove il criterio fondamentale sia qual è l'azionista che può offrire maggiori opportunità di sviluppo di occupazione ad Ansaldo Energia.
L'onorevole Dionisi ci ha chiesto quali azioni intendiamo mettere in atto per dare impulso agli investimenti in materia di infrastrutture energetiche e un processo di snellimento regolamentare del processo autorizzativo in attesa del riordino del quadro costituzionale previsto dalla proposta di legge costituzionale che riporta all'esclusiva competenza statale il settore della produzione, del trasporto e della distribuzione dell'energia, sopprimendo nel contempo la parte dell'articolo 117 della Costituzione che ne fa materia concorrente con le regioni. Osserva altresì che si deve considerare l'emergenza rappresentata da circa 200 opere in campo energetico, che attendono da tempo di essere autorizzate, un ritardo che penalizza le possibilità di sviluppo del nostro Paese.
Il Governo considera con attenzione le problematiche di natura autorizzativa, che trovano anche uno spazio di rilievo nella


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priorità di modernizzazione della governance nel settore dell'energia. Come già previsto dal decreto-legge Sviluppo, ci sembra rilevante l'accelerazione delle procedure di intesa da parte delle regioni per l'autorizzazione di opere energetiche strategiche con la possibilità, in caso di perdurante inerzia, di far ricorso alla Presidenza del Consiglio per una decisione rapida e definitiva.
Per quanto riguarda il rapporto tra Stato, regioni ed enti locali, come da lei ricordato, si ritiene importante una modifica della Costituzione per la quale il Governo ha recentemente presentato una proposta di legge per riportare in capo allo Stato le competenze in materia di energia per quanto riguarda le infrastrutture di rilevanza nazionale. Questa modifica sarà accompagnata da un rafforzamento del coinvolgimento dei territori nelle scelte che riguardano gli insediamenti energetici con l'istituto del dibattito pubblico informativo e l'introduzione di forme di coordinamento preventivo con le regioni in modo da ridurre incertezze e contenzioso.
Infine, in merito agli aspetti autorizzativi, si ritiene importante l'identificazione delle infrastrutture strategiche da definire attraverso la SEN, che godranno di procedure amministrative semplificate.
Inoltre, l'onorevole Dionisi chiedeva quale fosse oggi il reale stato dell'iter attuativo del processo di liberalizzazioni previste nel programma del Governo al fine di incrementare la concorrenza e introdurre un sensibile abbattimento dei costi del mercato e, soprattutto, nel mercato del gas.
L'iter del processo di liberalizzazione del mercato del gas sta procedendo in maniera decisa con benefici in termini di costi per il consumatore già osservabili. Negli ultimi sei mesi il nostro gap di prezzo rispetto ai mercati europei si è più che dimezzato, in particolare grazie alla creazione del mercato di bilanciamento in grado di determinare segnali di prezzo che riflettano l'effettivo valore del gas di bilanciamento avviato a fine 2011 e del mercato a termine del gas naturale, che rappresenta un importante tassello per il completamento della borsa gas. In particolare, la liberalizzazione dello stoccaggio, come disciplinata dall'articolo 14 del decreto-legge Crescita, consente di ridurre i costi di approvvigionamento del gas naturale per le imprese e i generatori di elettricità attraverso un accesso aperto e trasparente alla risorsa scarsa dello stoccaggio; l'adozione di regole per l'incremento della capacità utilizzata sul gasdotto TAG con l'Austria tramite il meccanismo di allocazione su base giornaliera della capacità di trasporto non utilizzata che abbiamo adottato a partire da marzo 2012.
Nella stessa direzione si sta lavorando a livello sia istituzionale sia di TSO con la Svizzera per lo «sbottigliamento» del gasdotto Transitgas. Abbiamo a breve la firma del memorandum d'intesa, entro dicembre 2012; il completamento dello scorporo di Snam con il passaggio del controllo azionario (30 per cento più un'azione del capitale votante) dalla società ENI a Cassa depositi e prestiti, completato nell'ottobre 2012. Questo va nella direzione di creare un soggetto forte, indipendente e stabile in grado di sviluppare nuovi investimenti sia in Italia sia all'estero, ancorché selettivi, e garantire la piena terzietà di accesso.
Vi sono, inoltre, l'autorizzazione di tre nuovi rigassificatori (Porto Empedocle, Gioia Tauro e Falconara) nel corso dell'ultimo anno dopo numerosi anni di attesa; il completamento del quadro normativo per la disciplina delle gare competitive per la distribuzione del gas avvenuto con l'articolo 37 del decreto-legge sulla crescita del giugno 2012 con l'obiettivo di favorire la più ampia partecipazione alle nuove gare d'ambito, quindi si tratta di cose molto concrete.
L'onorevole Zamparutti nota che la politica sugli incentivi non appare coerente. Si è parlato di furto, di incentivi eccessivi, fuori mercato, dimostratamente doppi o tripli degli altri Paesi, come oggettivamente è stato, ma poi abbiamo aggiunto 3,5 miliardi.
Abbiamo ritenuto opportuno correggere gli incentivi unitari fuori mercato o


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non paragonabili a quelli degli altri Paesi. Non abbiamo giudicato opportuno azzerare gli incentivi a nessuna delle energie rinnovabili. Abbiamo voluto prevedere quello che non era stato previsto in passato a favore delle energie rinnovabili più direttamente di filiere di tecnologia italiana cercando di massimizzare anche il beneficio che ne poteva derivare all'economia italiana.
Questi incentivi e gli investimenti conseguenti fanno parte degli obiettivi che ci siamo posti a livello complessivo italiano per arrivare a raggiungere e superare gli obiettivi del 20-20-20. Il conto termico, come sa, è stato definito ed è attualmente al vaglio delle regioni e completa gli ultimi degli interventi che ci eravamo proposti.
L'onorevole Froner chiedeva quali iniziative il Governo intendesse promuovere per sostenere lo sviluppo delle tecnologie a idrogeno.
La tematica dell'idrogeno ha assunto negli anni precedenti un interesse crescente in relazione al potenziale contributo che le relative tecnologie possono offrire allo sviluppo di un sistema energetico sostenibile e delle opportunità industriali ad esse correlate. Le celle a combustibile costituiscono la tecnologia d'elezione per l'impiego dell'idrogeno nell'attrazione e nella generazione distribuita. Tuttavia, la diffusione sul mercato dell'idrogeno e delle celle a combustibile si pone in una prospettiva di medio e lungo termine e richiede, da un lato, lo sviluppo di tecnologie affidabili e competitive con le potenziali soluzioni alternative e, dall'altro, ingenti investimenti nelle infrastrutture produttive. Recentemente, la ricerca e lo sviluppo in materia sembrano in difficoltà a livello internazionale ed europeo, dove si scontano le difficoltà economiche di realizzazione di infrastrutture di produzione di larga scala.
L'Italia è presente nel campo della ricerca sia in ambito del 7o Programma quadro europeo, anche se con un numero limitato di imprese, sia con iniziative specifiche e nazionali, come i programmi di ricerca avviati dal MIUR e cofinanziati con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. I progetti in questione hanno visto il coinvolgimento delle principali strutture di ricerca industriali italiane, tra cui ENEA, CNR, Centro Ricerche FIAT, molte università italiane e centri di ricerca regionali.
Guardando avanti, si ritiene opportuno mantenere un attento monitoraggio delle iniziative internazionali e valutare le opportunità di rilancio di quelle nazionali che dovessero, eventualmente, presentarsi anche in relazione alla disponibilità di finanziamenti.
Sul tema, invece, di stabilizzazioni e incentivi, credo di aver già risposto. Sul tema generale dell'incoraggiamento o del raggiungimento delle dimensioni critiche negli impianti di cui si faceva cenno, siamo ovviamente molto allineati.
L'onorevole Saglia ci chiede quali sono gli strumenti a disposizione della SEN affinché non resti una dichiarazione di intenti. Oltre a rappresentare un importante patrimonio di analisi e di confronto trasparente tra le principali parti interessate, la SEN si propone di definire un possibile percorso attuativo che rinforzi la concretezza delle misure identificando modalità e attori coinvolti in ciascuna delle iniziative definite.
Al momento, il documento di consultazione contiene in dettaglio i principali elementi delle iniziative proposte senza specificare per ogni iniziativa alcuni dettagli legati ai possibili strumenti normativi o regolatori ai diversi ruoli degli attori coinvolti per il completamento delle azioni e delle tempistiche di dettaglio. Una volta chiuso il processo di consultazione su obiettivi e strumenti e recepiti i contributi dai principali attori del settore, è però prevista l'elaborazione di un piano di implementazione delle iniziative decise che sia di supporto ai diversi soggetti che nel corso dei prossimi anni si troveranno a governare l'evoluzione del settore.
Aggiungerei, però, un'altra osservazione. La nostra idea è di passare attraverso il CIPE, una volta definito il documento di Strategia energetica, di presentarlo alla Conferenza unificata e proporlo al Parlamento. Se sarà condiviso dal Parlamento


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formalizzarlo attraverso, ad esempio, la presentazione di una mozione.
Sono, infatti, molto d'accordo con l'onorevole Saglia che sarebbe un peccato che un documento e un lavoro a cui così tanti hanno partecipato e a cui, attraverso il processo di consultazione, si è potuto avere il contributo di così tante parti non diventasse anche un documento più forte, non dico cogente, ma ufficiale, del nostro Paese.

PRESIDENTE. Il Ministro potrà eventualmente farci avere per iscritto, in modo tale che sia possibile integrare la relazione odierna, le risposte che non ha potuto fornire in questa occasione.
Ringraziandolo e augurandogli buon lavoro, dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 15.

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VIII Commissione (Ambiente, territorio e lavori pubblici)

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