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Resoconti stenografici delle audizioni

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Commissioni Riunite (I e XI)
2.
Mercoledì 10 dicembre 2008
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Saglia Stefano, Presidente ... 3

Seguito dell'audizione del Ministro per le pari opportunità, Maria Rosaria Carfagna, sulle linee programmatiche (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):

Saglia Stefano, Presidente ... 3 12 14 15
Bellanova Teresa (PD) ... 5 15
Carfagna Maria Rosaria, Ministro per le pari opportunità ... 12 14
Codurelli Lucia (PD) ... 12 13
Dal Lago Manuela (LNP) ... 7 10 11 12 13 15
Damiano Cesare (PD) ... 9 10
Delfino Teresio (UdC) ... 3
Fedriga Massimiliano (LNP) ... 11 12
Pelino Paola (PdL) ... 5
Saltamartini Barbara (PdL) ... 5
Sbai Souad (PdL) ... 14 15
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per l'Autonomia: Misto-MpA; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-Repubblicani: Misto-LD-R.

COMMISSIONI RIUNITE (I E XI)
I (AFFARI COSTITUZIONALI, DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO E INTERNI) E XI (LAVORO)

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di mercoledì 10 dicembre 2008



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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DELLA XI COMMISSIONE STEFANO SAGLIA

La seduta comincia alle 14,25.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Seguito dell'audizione del Ministro per le pari opportunità, Maria Rosaria Carfagna, sulle linee programmatiche.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, il seguito dell'audizione del Ministro per le pari opportunità, Maria Rosaria Carfagna, sulle linee programmatiche.
Ringraziamo il Ministro per questa ulteriore opportunità di confronto e il presidente della Commissione affari costituzionali, onorevole Bruno. Entrambi ci onorano della loro presenza in questa importante seduta.
Ricordo che nella precedente seduta avevamo ascoltato la relazione del Ministro e alcune considerazioni e domande da parte dei colleghi.
Do la parola ai colleghi che intendano porre quesiti o formulare osservazioni, facendo intervenire per primo l'onorevole Delfino, che ha avanzato una richiesta in tal senso, dovendosi allontanare per successivi impegni in una Commissione bicamerale.

TERESIO DELFINO. Spero ancora di arrivarci. Non ho difficoltà a comprendere i ritardi, anche perché chi è stato al Governo sa che, al di là della volontà di rispettare l'istituzione parlamentare, talvolta gli imprevisti portano a queste situazioni. Anch'io saluto ed esprimo un ringraziamento al Ministro Carfagna per aver accettato il nostro invito e per i temi che ha trattato.
Dalla lettura del resoconto stenografico della seduta precedente ho tratto la convinzione che anche gli onorevoli deputati debbano dibattere maggiormente di questi temi, per superare alcune disattenzioni di carattere culturale non ininfluenti rispetto all'esigenza di dare priorità e forza agli elementi di innovazione legislativa presenti in alcune proposte sulle quali il Ministro per le pari opportunità ha qui relazionato.
Ovviamente, noi abbiamo una concezione forte, unanimemente condivisa, che parte dal rispetto della vita e della dignità della persona, princìpi contenuti nelle grandi convenzioni internazionali ma anche nella Carta costituzionale di questo Paese, che all'ispirazione cristiana e alla sua dottrina sociale ha attinto e attinge motivazioni profonde e radicate per orientare le iniziative di responsabilità di Governo ai vari livelli. Prima di formulare le mie due domande, desidero quindi esprimere condivisione sulle sue linee programmatiche, almeno in linea di principio, senza entrare nel merito dei provvedimenti, stante anche la delicatezza e le implicazioni che questi provvedimenti hanno con princìpi e valori per noi fondamentali. Su questi temi, infatti, nelle Commissioni di merito la mia parte politica entrerà più puntualmente nella discussione.
Riteniamo che la forte iniziativa assunta dal Governo in materia di contrasto


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alle violenze contro le donne, di tutela dei minori nel rilancio dell'Osservatorio per il contrasto della pedofilia, nell'istituzione del Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, testimoni la volontà di muoversi nella linea dei valori che condividiamo, così come le sue enunciazioni sul tema delle misure contro la prostituzione, laddove la salvaguardia del principio della dignità della persona nel nostro Paese deve ancora fare molta strada.
Anche per quanto riguarda la lotta alle discriminazioni in base alla disabilità, subiamo ancora situazioni di arretratezza culturale, sulle quali un Governo che intende caratterizzare il proprio impegno deve misurare la sua capacità, coadiuvato dalla sua maggioranza e dal Parlamento intero, per garantire pari diritti alle persone diversamente abili, che qualcuno definisce ancora «portatori di handicap» o «disabili», nei quali è contenuto tutto il valore di un essere umano, che consideriamo tale fin dalla sua fecondazione.
Anche su questo, esprimiamo in tutte le sedi grandi timori, giacché, non riconoscendo questo elemento della dignità della persona, vengono promosse iniziative che giungono alla soppressione di persone che potrebbero nascere in condizioni di disabilità. Per noi, questo sarebbe il segno di una gravissima perdita di cultura della vita.
Tale cultura permea invece le enunciazioni di alcuni disegni di legge, sulle quali non entro nello specifico, ma che ci trovano assolutamente d'accordo.
Desidero brevemente soffermarmi sulla questione riguardante la nuova disciplina sulla conciliazione tra lavoro e famiglia. A sei-otto mesi dall'insediamento del Governo, avrei apprezzato se il Ministro si fosse presentato in questa sede con un quadro comparativo tra l'indicazione degli obiettivi da perseguire in questa delicata materia della conciliazione tra temi di lavoro e vita familiare - che noi condividiamo - al fine di elevare l'attuale tasso di natalità, e i provvedimenti che sono stati adottati in materia, in particolare con riferimento al tema dei congedi e dell'occupazione. Mi perdoni, Ministro, ma come forza politica rileviamo come anche in relazione al richiamo agli obiettivi previsti nelle sedi europee o dall'agenda di Lisbona non sempre sia stata dimostrata coerenza tra la condivisione di questo obiettivo e i provvedimenti adottati (osservazione del resto già espressa in altri interventi).
Non si tratta solo di condividere! Non la si può contestare nel momento in cui sostiene che «l'aumento della partecipazione femminile nel mondo del lavoro deve diventare la priorità numero uno della nostra politica economica e sociale»; tuttavia, sarebbe come affermare di essere favorevoli alla pace! Siamo dunque consapevoli della possibilità che il lavoro femminile contribuisca al rilancio del nostro Paese, con tutte le annesse questioni della leadership femminile, ma vorremmo sapere se lei ritenga che il Governo abbia coerentemente favorito nei diversi provvedimenti, dal decreto n. 112 del 2008 in poi, questa maggiore opportunità di lavoro per le donne, in particolare per quelle giovani.
La seconda questione che desidero sollevare riguarda il bilancio di genere, iniziativa che sarebbe un ulteriore elemento di monitoraggio di quanto avviene concretamente nel perseguimento di un sistema paritario tra uomo e donna. Vorrei chiederle quindi se, in relazione a questo bilancio di genere, si possa trovare, non solo a livello nazionale, ma anche nella Conferenza unificata Stato-regioni, pur nel rispetto delle diverse autonomie, un comune indirizzo per fissare obiettivi e parametri che garantiscano una lettura omogenea di tale questione per noi fondamentale.
Leggendo la sua relazione e le leggi già esistenti, considerato che da decenni si battaglia su questa materia, mi pongo degli interrogativi in merito alle risorse necessarie per intraprendere certe iniziative, (tra l'altro, sono stato membro della Commissione bilancio per alcuni anni). Il Ministero è senza portafoglio, ma, al di là di questo aspetto non indifferente, vorrei sapere come possa garantire che gli strumenti già esistenti - sono sempre contrario alla loro moltiplicazione, perché più strumenti si creano, più si generano illusioni di ottenere un sostegno - possano


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darci la possibilità di migliorare gli stanziamenti ad esempio a favore dell'imprenditoria femminile.
Si rileva un'ampia condivisione sull'impostazione di un programma che deve però trovare un supporto adeguato al fine di raggiungere gli obiettivi prefissati.

PAOLA PELINO. Desidero innanzitutto ringraziare il Ministro Carfagna, perché attraverso questa sua relazione ci rendiamo conto del suo impegno in questi pochi mesi e di quanto ancora vorrà intraprendere a favore di tematiche che comprendono la società civile, in particolare le donne, per le quali esiste questa forma di disparità.
Come imprenditrice, so che, per quanto riguarda il mondo dell'imprenditoria femminile, il Ministro ha già dato un segnale che presto verrà preso in considerazione. Mi fa piacere che la sua relazione evidenzi la necessità di riformare il welfare (fatto molto importante, specialmente per la Commissione Lavoro).
Vorrei ricordare senza polemica a chi ritiene che questo Ministero abbia fatto ben poco che nella precedente legislatura - durata diciotto mesi - non si è fatto quasi nulla. All'inizio, si è infatti perso molto tempo su un argomento di scarso interesse per la maggior parte degli italiani, mentre avremmo potuto spendere quel tempo per risolvere questioni che invece il Ministro ha immediatamente affrontato, come quelle della prostituzione e della pedofilia.
Seguiremo con attenzione, Ministro, tutto il suo operato. In qualità di imprenditrice, mi farà piacere fornire suggerimenti, laddove l'esperienza lo consenta, soprattutto per quanto riguarda l'occupazione femminile e la conciliazione tra il mondo del lavoro e quello della famiglia e della maternità. È indispensabile che la donna lavori, non solo per una parità di diritti, ma anche perché oggi il suo contributo è fondamentale per le famiglie. Come già rilevato in questa Commissione, è necessario garantire alla donna la possibilità di rivestire ruoli importanti e verticistici, perché, da quando è entrata in maniera massiccia nel mondo del lavoro, ha dimostrato di essere capace, fornendo con lealtà e trasparenza un notevole contributo al mondo del lavoro. Nel ringraziarla, Ministro, le auguro buon lavoro.

TERESA BELLANOVA. Ho ascoltato la sua relazione, signor Ministro, nel primo incontro con la Commissione a qualche mese dal suo insediamento. Nel frattempo, avevamo avuto modo di ascoltare il programma del Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali e del Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. Lei ha impiegato più tempo, ma la ringraziamo ugualmente per la disponibilità a confrontarsi con i parlamentari di queste Commissioni. Nella relazione esposta nell'incontro precedente, ho notato come lei abbia apprezzato il lavoro svolto dalle donne che l'hanno preceduta, sebbene non siano state richiamate. Mi riferisco ad esempio ai punti che presumo vorrà continuare a sviluppare con la sua attività, che riguardano il papilloma virus, su cui tanto aveva lavorato la Ministra Turco, o l'Osservatorio contro la violenza alle donne, su cui tanto aveva lavorato l'onorevole Barbara Pollastrini.

BARBARA SALTAMARTINI. Due giorni prima che cadesse il Governo...

TERESA BELLANOVA. Siete maggioranza, dovreste quindi essere tolleranti rispetto agli altri. Non ho ascoltato, invece, la sua opinione su temi che a me stanno altrettanto a cuore e che credo interessino la vita delle donne. Il Governo, tra i primi provvedimenti assunti, ha deciso di cancellare la norma sulle dimissioni in bianco. Sono certa che lei sappia di cosa si tratta, ma vorrei ricordare a tutte noi come tale norma intendesse dare risposta a un problema non ben quantificato nel nostro Paese, che riguarda soprattutto molte lavoratrici, ma anche alcuni lavoratori.
Le dimissioni in bianco significano che, quando una persona è più vulnerabile e i rapporti di forza sono sfavorevoli a chi cerca un lavoro, i datori di lavoro chiedono alle donne se abbiano figli, se abbiano


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intenzione di farne, svolgendo degli interrogatori non autorizzati. Accade sicuramente nel territorio in cui vivo, nel Mezzogiorno, ma le posso garantire che accade anche nel ricco nord-est. I datori di lavoro chiedono dunque di firmare una lettera in bianco, da utilizzare come dimissioni volontarie della lavoratrice qualora decida di avere un figlio in un Paese che parla tanto di famiglia e di incremento delle nascite, o comunque quando la lavoratrice risulti maggiormente indifesa. Lei avrà presente quel 27 per cento di Prodotto interno lordo realizzato da persone prive di un regolare rapporto di lavoro. Quando chiedono una regolare assicurazione, il rispetto del loro contratto di lavoro o di non dover dichiarare di lavorare per quattro ore al giorno quando ne lavorano otto, nel momento in cui quindi rivendicano questi diritti, a quelle lavoratrici viene ricordata la lettera di dimissioni firmata.
Lei non ne ha parlato. Ha fatto riferimento al part-time come tema importante per conciliare la vita lavorativa e la famiglia, ha evidenziato come il 73 per cento del lavoro familiare ricada sulle spalle delle donne, per cui attiverà uno studio sullo stress da lavoro che interessa tante donne. Vorrei però conoscere la sua idea del part-time come strumento di flessibilità, che aiuta le donne a conciliare la professione con la vita familiare. Se dal part-time vengono infatti cancellate le clausole elastiche, dando al datore di lavoro l'opportunità di comunicare oggi l'orario part-time - rigido - che si farà domani, è evidente che non si è di fronte ad uno strumento di conciliazione, ma un contratto a orario diverso rispetto al full-time. Vorrei conoscere la sua opinione sulla possibilità di ritornare a inserire le clausole elastiche e di rimettere questo strumento nelle mani di quelle donne che, quando decidono di fare un figlio, non devono essere costrette a uscire dal mondo del lavoro per poi rientrarvi dopo qualche anno.
Nella sua relazione, lei ha fatto riferimento ai dati riguardanti l'occupazione femminile, che ha definito «la priorità numero uno». Concordo con lei, perché l'Agenda di Lisbona ci vincola ad avere un 60 per cento di occupazione femminile entro il 2010. Come ha ribadito nella sua relazione, tutte le indagini indicano che a livello nazionale abbiamo un 46 per cento di occupazione femminile, 11 punti in meno rispetto all'Unione europea, mentre per quanto riguarda il Mezzogiorno si scende al 30 per cento.
Se difendere l'occupazione e incrementare il tasso di occupazione femminile è la priorità numero uno, vorrei sapere perché lei abbia taciuto quando il Governo di cui fa parte ha deciso di non rifinanziare il credito di imposta per l'incremento dell'occupazione femminile nel Mezzogiorno, dove il tasso di partecipazione delle donne al mondo del lavoro è minore. Si trattava di 433 euro al mese per ventiquattro mesi, per creare occupazione stabile a tempo indeterminato e incrementare l'occupazione femminile.
Per quanto riguarda la parità salariale, l'ho ascoltata con grande interesse: lei ha richiamato l'Agenda di Pechino, una Conferenza che per molte di noi ha rappresentato un punto di svolta nell'affrontare le politiche «di genere». Se in questo Paese la parità salariale deve diventare sostanziale e si registra una differenza tra il salario degli uomini e il salario delle donne superiore al 20 per cento, vorrei sapere se lei ritenga che la norma sulla detassazione dello straordinario aiuti ad accorciare questa forbice, escludendo le donne, o sia in grado solo di incrementare la differenza salariale tra uomini e donne.
Lei rileva l'esigenza di intervenire su un welfare inclusivo. In questi giorni, il Consiglio dei ministri ha prodotto il decreto anticrisi. Lei parlava di professionalità, di valorizzazione del lavoro, di interventi a partire dalle figure autonome, dalle Co.co.co e da altre figure del lavoro femminile. Le chiedo quindi se si sia trattato di una disattenzione e se in questo percorso legislativo intenda porre rimedio all'esclusione delle partite IVA da qualsiasi intervento di ammortizzatore sociale nel momento in cui la crisi incide pesantemente


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rispetto a queste figure (in gran parte donne), non solo nel Mezzogiorno, ma in tutto il Paese.
Come vede, Ministro, le ho rivolto domande rispetto a punti che non ho colto nella sua relazione e nel suo programma di lavoro. Non le ho formulate in tono polemico, perché mi piacerebbe determinare una modalità di lavoro che ci veda condividere alcuni punti e differenziarci poi sui temi in generale.
Su tanti provvedimenti non abbiamo però sentito la sua voce e su un provvedimento abbiamo visto la sua firma, e non ci ha fatto piacere. Dopo la prima audizione, ci ha fatto rispondere dalla sua capo di Gabinetto.
Non abbiamo voluto risponderle polemicamente come parlamentari del centrosinistra, ma le poniamo nuovamente la domanda, perché vorremmo che ci rispondesse con l'autorevolezza politica che le deriva dal ruolo che ricopre. Lei ha firmato un decreto per la rimozione della consigliera nazionale di parità, la professoressa Fausta Guarriello, una voce libera, di cui un Ministro che conosce il «tetto di cristallo» e la misoginia della nostra classe politica dovrebbe avvalersi per rafforzare il suo ruolo e le sue posizioni. Lei ha scelto di firmare un decreto - con certe motivazioni in esso contenute - che punta alla normalizzazione. Se la politica di genere deve favorire la normalizzazione in questo Paese, mi chiedo e le chiedo a cosa serva il Ministero delle pari opportunità.

MANUELA DAL LAGO. Ringrazio il Ministro per l'intervento e il lungo documento che ci ha lasciato nella seduta del 5 novembre. Sono sempre stata, pur se donna, fortemente contraria alle commissioni esclusivamente femminili e mi trovo quindi sempre in difficoltà. Ho fatto per dieci anni il presidente della provincia, ho cercato di non fare la commissione pari opportunità perché oggi mi domando se non dovremmo creare pari opportunità anche per gli uomini. Oggi, infatti, importanti studi sociali dimostrano come la forte presenza femminile nel mondo del lavoro e delle istituzioni - fatto estremamente positivo, subentrato rapidamente in questo Paese in questi ultimi trenta anni - e il grande decisionismo delle donne stiano mettendo in crisi una serie di valori degli uomini, spesso in balìa di crisi depressive.
Ho dovuto fare questa premessa, di cui mi scuso, da cui emerge la ragione di alcune mie domande. Desidero riprendere la sua relazione e partire dai disegni di legge in materia di violenza contro le donne e prostituzione. Devo esprimerle la mia preoccupazione su questo primo disegno di legge. Oggi, mi pare divenuto di moda che qualsiasi cosa per sbaglio un uomo faccia a una donna possa diventare violenza. Ciò che è stato presentato in I Commissione mi ha creato problemi. Il responsabile deve pagare, ma mi chiedo se, prima di inasprire le misure contro la violenza sessuale, non dovremmo fare un'opera culturale più profonda iniziando dalle scuole sia per quanto riguarda la violenza sessuale, sia per quanto riguarda la pedofilia, per insegnare ad adottare comportamenti adeguati e a leggere correttamente quelli altrui.
Vorrei porle una seconda domanda sulla sua proposta di legge già depositata per togliere la prostituzione dalle strade. È un tema che approvo, perché non è decoroso, corretto, morale o giusto uscire in macchina con figli o nipoti e imbattersi in una continua presenza di prostituzione. La sua proposta di legge, che ho letto con attenzione, sembra però stabilire solo il criterio con cui comminare pene nei confronti delle prostitute e dei clienti. Non capisco quindi come lei intenda intervenire per bloccare il fenomeno complessivo della prostituzione; occorre evitare che il lavoro più vecchio del mondo, che mai nessuno è riuscito a bloccare - probabilmente nemmeno sua eccellenza Berlusconi ci riuscirà - una volta tolto dalle strade, si svolga negli appartamenti creando una serie di disturbi, come sta già accadendo, a coloro che abitano nei vari condomini. La proposta di legge dovrebbe quindi essere completata: oltre a vietare il fenomeno nelle strade, occorre chiedersi dove e in che modo circoscriverlo.


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Personalmente, potrei avanzare una proposta, signor Ministro, a fronte della crisi economica attuale e della presenza nel nostro Paese di una serie di grandi aree industriali meno utilizzate, con molti capannoni vuoti. Si potrebbero quindi utilizzare i capannoni riadattati, lontani dalle abitazioni, per il più antico mestiere del mondo. Questo potrebbe garantire il vantaggio di eliminare i cosiddetti «magnaccia», effettuare controlli di natura sanitaria e far pagare le tasse, come tutti i cittadini di questo Paese.
Lei ci ha presentato un'ampia serie di problemi. Ho un brutto difetto da vecchia insegnante di matematica che è abituata a ragionare con i numeri, per cui nel leggere il programma ho rilevato la difficoltà di portare avanti tutte queste iniziative. Vorrei quindi sapere quali questioni consideri prioritarie e quali da portare avanti in un secondo momento. Per quanto riguarda ad esempio il part-time, condivido che questo debba servire per garantire maggiore flessibilità a chi voglia essere nel contempo lavoratrice e donna. Devo però rilevare come il part-time debba essere comunque rivisto in maniera completa, dovendo rispondere al requisito operativo dell'azienda pubblica o privata in cui si esercita.
Poiché ho sempre ritenuto, forse con arroganza, che noi donne siamo molto più forti degli uomini e molto più di quanto gli uomini credano, ritengo possibile fare sia la madre che la lavoratrice, trovando anche soluzioni per i figli. Ho avuto la sfortuna di avere un figlio quando non avevo più genitori né suoceri, per cui sono stata costretta ad arrangiarmi, ma vi assicuro che sono riuscita ad avere un figlio e a lavorare. Sono quindi favorevole al part-time, purché non sia utilizzato, come nei primi anni, esclusivamente in base al libero arbitrio di chi lo chiede e non sia assolutamente inutile alla gestione dell'azienda, sia essa pubblica o privata.
Al nord c'è più occupazione femminile che al sud, anche se non raggiungiamo ancora i livelli europei. Personalmente, però, non credo che si possa equilibrare l'occupazione femminile tra nord e sud e raggiungere i livelli europei esclusivamente grazie alle proposte del Ministero per le pari opportunità. Oggi, infatti, siamo di fronte a una crisi economica pesante, nella quale il problema è quello di trovare e mantenere il lavoro; occorre pertanto che i vari Ministeri d'intesa prevedano delle programmazioni non solo per le donne, ma anche per gli uomini.
A questo punto, concludo con una considerazione inusuale per una leghista. Oggi, mi annovero tra coloro che, a fronte delle difficoltà dell'economia, considerano opportuna la proposta del Ministro Maroni di bloccare l'importazione di manodopera straniera in questo Paese per almeno due anni. Qualcuno evidenziava prima come spesso le donne siano state sfruttate nel mondo del lavoro, assunte a tempo determinato e costrette a lavorare per paghe inferiori. Oggi, più che alle nostre donne, che fortunatamente sono attente e conoscono bene i loro diritti sindacali, questo capita spesso agli extracomunitari. In questo caso, contesto gli imprenditori del nord che, in un momento di crisi del lavoro, lasciano spesso a casa lavoratori italiani, preferendo assumere stranieri più facilmente sfruttabili.
Poiché, signor Ministro, gran parte del suo programma fa riferimento all'intercultura e all'integrazione, con vero senso di simpatia vorrei invitarla a tenere presente che, sebbene ci troviamo in un mondo complesso, in cui dobbiamo confrontarci con tante etnie, che hanno idee e costumi diversi dai nostri, meritevoli di essere conosciute, a noi interessa che in questo Paese vengano prioritariamente rispettate la nostra cultura e la nostra tradizione, così come, quando mi reco in un altro Paese, sono solita rispettare la tradizione e la cultura del Paese che mi ospita. In un momento di crisi economica, ritengo che non debba essere prioritaria per il suo Ministero l'integrazione dell'immigrazione come «presidio di garanzia per una società interculturale» (Commenti del Ministro Carfagna). Lei chiede nella sua relazione - avrà comunque modo di rispondermi - di ampliare i compiti dell'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, ma in questo momento reputo fondamentale


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occuparsi di coloro che hanno cittadinanza italiana, che ne hanno assoluto bisogno e ci hanno eletto.

CESARE DAMIANO. Anch'io desidero ringraziare la Ministra Carfagna per la sua disponibilità. Ho apprezzato gli intendimenti della sua relazione e, a differenza dell'onorevole Dal Lago, sicuramente apprezzo termini come «persona», «intercultura» e «integrazione». È una questione di filosofia, di impostazione e di lecito confronto culturale.
Non voglio soffermarmi su tali questioni, laddove considero importante occuparsi di prostituzione, di pedofilia, di lavoro minorile. In particolare, desidero affrontare due questioni relative alla consigliera nazionale di parità e all'occupazione femminile, nonché agli aspetti della conciliazione. Le devo infatti confessare di essere rimasto molto colpito sotto il profilo non solo politico, ma anche culturale, da quello che ho definito un «atto di brutale estromissione» della professoressa Fausta Guarriello e, come già ricordato dall'onorevole Bellanova, dalla motivazione che è stata addotta, ovvero la mancanza di sintonia con gli indirizzi politici del Governo.
Quando ero Ministro nel precedente Governo, ho avuto come consigliera nazionale di parità la dottoressa Isabella Rauti, con la quale sicuramente non c'era alcuna condivisione di indirizzi politici o di filosofia. Le assicuro però che non solo ho mantenuto al suo posto la consigliera fino alla scadenza naturale del mandato, ma che al di là di affermazioni offensive secondo le quali il Ministro precedente non avrebbe messo la consigliera in grado di operare - cosa destituita di fondamento - ci siamo congedati con reciproca stima.
Questo dipende anche dal carattere di tale organismo, che deve mantenere la sua indipendenza e a cui non è richiesto di essere in sintonia con gli indirizzi politici del Governo. Se con l'espressione «mancanza di sintonia» si intende invece alludere al fatto che la professoressa Guarriello abbia manifestato la sua totale dissonanza di vedute sulla misura delle dimissioni in bianco abrogate dal Ministro Sacconi, ritengo avrebbe dovuto manifestarla anche la Ministra per le pari opportunità.
Desidero leggerle un testo, che recita: «La richiesta di dimissioni firmate in bianco al momento dell'assunzione, ovvero nel momento in cui il rapporto di forza tra i contraenti è a favore del datore di lavoro, è una pratica vessatoria che mette la lavoratrice e il lavoratore nell'impossibilità di far valere i propri diritti e la propria dignità, pena la certezza di un licenziamento in tronco ammantato dalla finzione della volontarietà. Seppure ne siano vittime anche i lavoratori maschi, nei confronti dei quali tale pratica opera quale espediente per eludere la normativa fiscale e gli oneri relativi alla malattia o agli infortuni, essa riguarda in particolare le donne, per le quali costituisce una vera e propria inibizione al diritto alla maternità. I dati degli uffici sindacali parlano di migliaia di donne che chiedono assistenza legale per estorsione di finte dimissioni volontarie, mentre si contano in poche decine i casi in cui l'onere probatorio in capo al lavoratore o alla lavoratrice si traduce in una prova in grado di rendere nullo l'atto di cessazione del rapporto. Tale pratica, oltre a comportare una palese violazione dello spirito della legislazione nazionale e comunitaria in materia di comportamenti discriminatori, di tutela del diritto alla maternità e della conservazione del posto anche in caso di malattia e infortuni, rappresenta, alla stregua dell'evasione fiscale, un ulteriore elemento distorsivo del mercato a sfavore di quelle imprese, che correttamente si attengono al rispetto delle leggi. Sarebbe necessario incollare la validità delle dimissioni volontarie all'utilizzo di appositi moduli rinvenibili presso gli uffici provinciali del lavoro per via telematica, assicurando che gli stessi siano contrassegnati da codici alfanumerici progressivi e da una data di emissione che ne garantisca la loro non contraffazione e, al tempo stesso, la non utilizzabilità, se non in prossimità dell'effettiva manifestazione della volontà del lavoratore di porre termine al rapporto di lavoro».


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Questo testo è un ordine del giorno presentato il 18 novembre del 2006 nella seduta n. 75. Reca moltissime firme, tra cui quelle degli onorevoli Gelmini, Prestigiacomo e Carfagna. Volendo sempre ricondurre l'azione politica a dati di coerenza fra il dire e il fare, mi domando come lei abbia potuto firmare con l'onorevole Sacconi le dimissioni della consigliera nazionale di parità Fausta Guarriello, che ha sollevato questo problema che lei ha condiviso nella precedente legislatura e che noi abbiamo recepito in termini di definizione legislativa impropriamente attribuita al Governo di centro-sinistra, anziché come atto parlamentare bipartisan. In questo rilevo una contraddizione e mi piacerebbe ottenere una sua risposta. Le chiedo comunque di tornare indietro, di sanare questa palese ingiustizia, perché, se le commissioni, indipendenti dal Governo, dovessero essere sottoposte alla volontà del Governo nelle loro presidenze, ci troveremmo di fronte a una grave situazione di interpretazione in pejus di spoil system improprio.
Come lei sa, ci sono state anche interrogazioni alla Commissione europea da parte della nostra deputata Donata Gottardi, a proposito della verifica dei presupposti dello spoil system relativo alla nomina della consigliera nazionale di parità e una risposta del Commissario Spidla, secondo cui: «Gli Stati membri devono garantire che nella competenza dell'organismo che promuove, analizza, sorveglia e sostiene la parità di trattamento fra tutte le persone senza alcuna discriminazione basata sul sesso, rientrino l'assistenza indipendente alle vittime di discriminazione nel dare seguito alle denunce da queste inoltrate in materia di discriminazione, lo svolgimento di inchieste indipendenti in materia di discriminazione e la pubblicazione di relazioni indipendenti e la formulazione di raccomandazioni su tutte le questioni connesse con tali discriminazioni». Conclude infine Spidla: «La direttiva 2002/73/CE è stata recepita nel diritto italiano attraverso il decreto legislativo n. 145 del 30 maggio 2005. In esito a un'analisi sulla conformità di tale normativa alla direttiva 2002/73/CE, la Commissione ha avviato un'indagine. Sulla base dei risultati di quest'ultima, la Commissione adotterà, se del caso, le misure necessarie al fine di garantire un'attuazione corretta ed effettiva delle legislazioni comunitarie». Vorrei sapere quindi se sia stata aperta un'indagine e ci sia una procedura di infrazione a seguito del vostro atto di brutale estromissione. Vorrei esserne sicuro, perché non amo fare valutazioni infondate. Se così fosse, purtroppo, confermerebbe il mio giudizio di grave contraddizione nei comportamenti e accentuerebbe la mia richiesta di tornare indietro, se è ancora possibile, senza procedere alla nuova nomina.
La seconda parte, già sollevata dall'onorevole Bellanova, riguarda il fondamentale tema della conciliazione tra lavoro e vita, che ritengo fondamentale, laddove però s'individua nelle azioni del Governo una scelta non a vantaggio dell'occupazione femminile. Non ho sentito però manifestare da lei neanche un piccolo dissenso dalla detassazione degli straordinari, misura che non favorisce le donne - per fortuna fermata nell'attuale situazione di crisi - dalle misure relative al part-time. Nell'attuale situazione di rapporto fra lavoratore svantaggiato e impresa forte, mi pare che questo non sia una sorta di libero arbitrio del lavoratore, come veniva ricordato dall'onorevole Dal Lago...

MANUELA DAL LAGO. Parlavo del passato...

CESARE DAMIANO. ...ma anzi si rilevi uno squilibrio a svantaggio del lavoratore e della lavoratrice, perché nel decreto n. 112 del 2008 l'istituto del part-time è stato fortemente limitato, riducendo la possibilità di convertire il rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale nelle pubbliche amministrazioni. Per quanto riguarda sempre il part-time, la delega al Governo in materia di lavori usuranti prevede che entro 180 giorni dall'entrata in vigore della legge le amministrazioni possano sottoporre a nuova valutazione i provvedimenti di concessione del tempo parziale. Anche questo


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non va sicuramente a vantaggio della conciliazione.
La fortissima opposizione del nostro gruppo è riuscita a limitare il tentativo di imporre una forte riduzione del diritto di usufruire dei permessi retribuiti previsti dalla legge n. 104, prevedendo ad esempio che i genitori di figli disabili possano alternativamente usufruire dei permessi e alternarsi nella cura del figlio. Purtroppo, questi sono stati tentativi del suo Governo.
Per quanto riguarda l'imprenditoria femminile cui alludeva l'onorevole Pelino, si ricorderà che il passato Governo nel fondo per la finanza di impresa aveva anche previsto iniziative di sostegno alle nuove imprese femminili e al consolidamento aziendale di piccole e medie imprese femminili, che concedevano specifici finanziamenti alle iniziative di imprenditoria delle donne, tramite risorse derivanti da revoche a valere sugli incentivi concessi ai sensi della legge n. 215 del 1992. Queste disposizioni non hanno finora trovato spazio nei provvedimenti economico-finanziari disposti dal suo Governo.
Per quanto riguarda gli asili nido, nell'ultima legge finanziaria il Governo Prodi aveva disposto uno stanziamento complessivo pari a 370 milioni di euro, oltre a una detrazione del 19 per cento per il pagamento di rette relative alla frequenza di asili-nido con un tetto massimo di 632 euro per figlio. La legge finanziaria 2009 ha mantenuto la detrazione fiscale, ma non ha aggiunto un euro in più per la costruzione di nuovi asili-nido, che rappresentano la condizione fondamentale per permettere alle donne di tornare al lavoro.
Concludo con la questione già ricordata degli incentivi a favore dell'assunzione delle donne nelle aree svantaggiate, in particolare nel Mezzogiorno con il credito d'imposta. Anche in questa circostanza, ho preferito attenermi ai problemi concreti. Mi preoccupa che intendimenti, pur lodevoli e condivisibili, e parole alle quali mi sono richiamato e che sicuramente fanno parte anche della mia cultura poi non trovino una coerenza, un necessario rapporto tra il dire e il fare politico soprattutto in una situazione come l'attuale, in cui una crisi così pesante e inedita finirà con il colpire in particolare i soggetti deboli e fra questi quelli che lei giustamente vuole rappresentare, ovvero le donne.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Cercherò di essere conciso, perché sono stati affrontati molti temi e molti punti. Vorrei quindi affrontare problematiche specifiche, evidenziando criticità presenti in alcuni aspetti della nostra società e dunque delle tematiche trattate dal Ministero per le pari opportunità.
Ricollegandomi alle considerazioni dell'onorevole Damiano sugli asili nido, in Italia si rileva una carenza di asili nido, ma anche un loro eccessivo costo, basti valutare la differenza di costi esistente fra un asilo nido in Lombardia e un asilo nido nel Lazio. Se si raddoppia il costo del singolo bambino, gli stessi fruitori hanno meno strutture a disposizione. Prima di considerare la possibilità di nuovi investimenti, quindi, è necessario razionalizzare la spesa e metterla realmente al servizio dei cittadini. I benefici che possiamo garantire ai cittadini con maggiori posti negli asili devono essere conformi a una spesa standard presente su tutto il territorio nazionale, senza incentivare una politica degli sprechi, che non aiuta le nostre famiglie ma garantisce privilegi nella creazione di nuovi posti di lavoro inutili per dare risposte concrete alla nostra società.

MANUELA DAL LAGO. Potevi citare l'esempio dell'Emilia Romagna, che in questo caso è ancora meglio della Lombardia.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Considero giusto avere una uniformità di spese su tutto il territorio nazionale, in base alla quale ognuno investirà i fondi a disposizione.
Per quanto riguarda il lavoro femminile nel Mezzogiorno, è opportuno incentivarlo nelle aree in difficoltà all'interno del nostro Paese, se però si ha il riscontro concreto di una maggiore occupazione femminile. Parlo senza avere i dati davanti, ma vorrei sapere quante donne in


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più siano state assunte e in quali settori da quando sono state stabilite esenzioni fiscali per chi assumesse donne nel Mezzogiorno...

MANUELA DAL LAGO. In quali settori, perché se è nella pubblica amministrazione...

MASSIMILIANO FEDRIGA. ...per valutare se effettivamente questi soldi pubblici investiti servano per dare una risposta alla gente del sud o per continuare ad alimentare sacche di privilegi e di favoritismi.
Dichiaro invece il nostro appoggio per quanto riguarda la questione del rimpatrio dei minori stranieri non accompagnati, misura positiva per due motivi: incentiva il ricongiungimento familiare ed evita che nel nostro territorio i ragazzi vengano lasciati allo sbando con la conseguente creazione di zone sociali di delinquenza dovute all'assoluto abbandono di queste persone, che alcuni vogliono mantenere a qualsiasi costo sul nostro territorio, mentre noi pensiamo al loro bene e al bene dei nostri cittadini.
Sempre per quanto riguarda i minori e il lavoro minorile, che il centrosinistra vuole combattere e su cui chiaramente siamo d'accordo, mi sorprende che in questa audizione non sia stata citata la sentenza riguardante un bambino Rom utilizzato per l'accattonaggio. Il giudice ha dichiarato che non si trattava di accattonaggio in quanto...

MANUELA DAL LAGO. Part-time.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Esatto, part-time. Il giudice ha quindi dichiarato che l'accattonaggio fa parte della cultura Rom. Questa è una vergogna per il Paese che rappresentiamo in quest'aula e nel Governo, per cui ritengo doveroso adottare una posizione bipartisan all'interno di questa Commissione e di questa audizione, signora Ministro. Tale posizione bipartisan deve tendere a tutelare il minore indipendentemente dalla provenienza etnica e culturale, laddove non si può giustificare lo sfruttamento di un bambino in quanto zingaro.
Riassumendo i concetti che ho voluto esprimere in questo mio breve intervento, vorrei spronare il Governo a promuovere maggiori servizi evitando maggiori oneri per lo Stato. Purtroppo, infatti, abbiamo spese elevatissime per ogni servizio fornito, sebbene peggiore di quelli della maggioranza degli Stati europei.
Spesso, si tratta di un problema non di investimenti, ma di utilizzo delle risorse. Tutte le manovre in tale direzione possono rappresentare un valore aggiunto per il Governo e per questa maggioranza, laddove invece aumentare i capitoli di bilancio ignorando dove finiscano i soldi significherebbe perseguire la politica che ha purtroppo condotto lo Stato alla situazione attuale.

LUCIA CODURELLI. Presidente, volevo chiedere se rimane del tempo per le risposte da parte del Ministro.

PRESIDENTE. Possiamo dedicare un'altra seduta...

MARIA ROSARIA CARFAGNA, Ministro per le pari opportunità. Preferisco ascoltare tutti per poi tornare anche la prossima settimana per la replica. Molti dei quesiti posti infatti si intrecciano e sono collegati a quelli che mi sono stati rivolti nella prima seduta.

LUCIA CODURELLI. Ponevo questa domanda dichiarandomi disponibile a lasciare per iscritto il mio intervento in modo da avere una risposta immediata.

MARIA ROSARIA CARFAGNA, Ministro per le pari opportunità. Se lo lascia per iscritto, devo avere comunque il tempo di leggerlo per poi rispondere.

LUCIA CODURELLI. Non ho avuto la possibilità di assistere alla prima seduta per motivi di salute. Ho comunque letto attentamente il suo documento e la sua illustrazione del programma. Constato senza polemica che, come altri hanno già rilevato, è impossibile non condividerne il contenuto, perché si tratta di enunciazioni


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di princìpi. La domanda immediata che quindi mi viene da rivolgerle è se lei sia un Ministro di questo Governo o ritenga di essere su un altro pianeta.
Vorrei sottolineare la differenza fra quello che si scrive, quello che si dice e quello che si fa concretamente ogni giorno, perché in questi sei mesi è avvenuto di tutto e di più. Non lo diciamo noi, ma risulta in modo oggettivo perché ogni provvedimento è registrato.
Non faccio appello alle proposte di legge perché volevo soffermarmi soprattutto sulle tematiche che riguardano il lavoro, l'XI Commissione, i temi che abbiamo trattato in questo periodo, che stanno esplodendo e aggravano ulteriormente il problema dell'occupazione femminile. Se già un anno fa ci chiedevamo come raggiungere quegli obiettivi, oggi, come rilevato dagli onorevoli Damiano e Bellanova, questa crisi peserà sui più deboli e soprattutto sulle donne e sui giovani. Nel ripercorrere quanto è avvenuto da giugno sino al decreto-legge n. 185 che abbiamo cominciato ad esaminare oggi in Commissione, non c'è alcuna traccia di riscontro rispetto a ciò che la Ministra ha illustrato nel suo programma.
In un passaggio lei, signora Ministra, fa tesoro del mainstreaming della famosa Conferenza di Pechino, ma a mio avviso, per quel poco che conosco, ciò significa lavorare insieme a tutti gli altri Ministeri; altrimenti non bisogna sprecare un concetto così importante, se si lavora in solitudine. Quello che non abbiamo visto è stato proprio questo, dal primo provvedimento sulla detassazione degli straordinari alla cancellazione della legge sulle dimissioni in bianco.
Eravamo tutte presenti in Aula (l'onorevole Bellanova, lei, l'onorevole Pelino) quando insieme abbiamo votato e sostenuto quella legge. C'è stata solo una defezione da parte di un paio di rappresentanti del gruppo dell'Italia dei Valori, mentre tutti gli altri hanno approvato quella legge, che è stata una «legge parlamentare».
Auspico che anche in questa legislatura siano votate leggi parlamentari. Quella sullo stalking, che condivido e per la quale ringrazio, era già stata approvata in Commissione a gennaio dell'anno scorso, ma si è voluto ripartire da capo. Mi auguro che si arrivi alla fine e noi ci saremo come ci siamo stati finora.
La proposta di legge sulla prostituzione prende il problema e lo sposta, senza affrontarlo. Non siamo d'accordo, perché il problema della prostituzione è rilevante - e non condivido la proposta dell'onorevole Dal Lago, per quanto legittima - ed è necessario riconoscere che questo provvedimento non affronta questo tema così grosso ma lo sposta facendolo poi scoppiare altrove, come sta già scoppiando.

MANUELA DAL LAGO. Io sono realista.

LUCIA CODURELLI. Desidero ancora soffermarmi sul problema delle politiche attive del lavoro, le politiche della conciliazione, le politiche per i servizi, che sono i problemi maggiori per le donne. La conciliazione, ripercorsa in più punti di questa sua relazione programmatica, non trova assolutamente riscontro, perché la cancellazione di quella legge, che tutte insieme abbiamo approvato, grida veramente vendetta. È gravissimo parlare di aiuto alla maternità, di aiuto alle donne, quando invece le donne vengono abbandonate a sé stesse quando decidono di fare un figlio, sostenendo che non sia un problema della società e tanto più di chi governa. L'abbiamo denunciato e continueremo a farlo, perché questo significa essere nemici, non aiutare ad avere una più alta natalità; altrimenti dovrà spiegarmi cosa intenda per «fare più figli» e perché le donne, lasciate sole finora, in questi anni siano rimaste con un solo figlio per mancanza di aiuti. Questa è la situazione che abbiamo di fronte.
Andando avanti, abbiamo avuto l'altro provvedimento, il decreto-legge n. 112 sul part-time, che rappresenta un irrigidimento. In un Paese dove il part-time è il più basso d'Europa, invece di essere incentivato, con questi provvedimenti è stato ridotto.
Per quanto riguarda la legge n. 104, abbiamo fatto insieme battaglie e modificato


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il provvedimento in Commissione; invece si è tornati indietro, c'è stata poi un'ulteriore minima modifica, ma dalla Ministra non abbiamo sentito proferire parola su quella legge. Questo significa non solo non aiutare le donne «normali», ma essere contro chi in famiglia ha dei disabili; di fatto è aumentato il peso sulle donne. Siamo addirittura arrivati a sentire definire da un Ministro in Aula questa legge «famigerata»; io credo che anche questo Ministro faccia parte dell'attuale Governo.
Rispondendo all'onorevole Fedriga, sugli incentivi fiscali nel Mezzogiorno a favore delle donne, provvedimento preso nella passata legislatura, osservo che per il fatto di essere dati sotto forma di credito di imposta non si possono inventare, non costituiscono finanziamenti a pioggia come è avvenuto in passato. Questo provvedimento era mirato a incentivare l'occupazione a tempo indeterminato; certo, bisognava procedere in quell'ottica in tutto il Paese aumentando le risorse: era un passo per andare oltre. Questo non è avvenuto, perché nella legge finanziaria finora approvata quella previsione non è stata assolutamente inserita, così come quella riguardante gli asili nido, sui quali era stato fatto un piano straordinario che arrivava fino a 700 milioni di euro con le regioni. Non è mai stato fatto a livello centrale: era un problema di governo Stato-regioni, in cui la regione doveva mettere la sua parte per poi arrivare agli enti locali. Oggi, però, tale piano straordinario si è fermato completamente. Chiediamo quindi di capire come si intenda proseguire in questo senso, se le risorse siano state sottratte e dove siano state investite, poiché questo aspetto fondamentale dimostra se si vuole essere di aiuto alla conciliazione e al lavoro della donna.
Sulla destituzione della consigliera nazionale di parità non mi soffermo perché l'argomento è stato trattato ampiamente, ma ribadisco anch'io l'ipotesi che la consigliera abbia rilevato come dal decreto-legge n. 112 in poi le politiche siano andate contro l'aiuto e l'incentivazione del lavoro delle donne, tornando indietro di molto. Questo ha dato fastidio, fatto gravissimo sul quale vorremmo una risposta dalla Ministra. La sua presenza attiva su questo provvedimento e non sugli altri ci induce infatti a pensare in modo negativo.
Ritengo che tutti questi provvedimenti assunti seguano un percorso completamente diverso da quello indicato nel suo programma, agli obiettivi e ai parametri che dovremmo raggiungere.
Vorremmo anche capire come mai non sia stato individuato nulla di straordinario nel decreto - legge n. 185. Anche nel Libro verde sembra che le donne non esistano, sebbene si auspichi la ridefinizione di un nuovo welfare, che non si può ipotizzare se non elaborando una politica diversa per far fronte alle esigenze attraverso i servizi, che non abbiamo assolutamente visto. Riteniamo dunque che questi sei mesi di politica del Governo, nemica a tutti gli effetti, ci abbassino ulteriormente. All'inizio del 2009 verificheremo dunque l'incidenza delle politiche adottate in questi sei mesi, laddove i dati occupazionali sono già negativi, la crisi è ancor più grave verso le donne, le prime a perdere il posto di lavoro.
Lancio un ulteriore appello per le numerose famiglie composte di donne sole con figli, per cui da molti anni si auspica un aiuto. Oggi non c'è più solo il rischio, ma la povertà vera, perché la stragrande maggioranza dei nuclei familiari con figli sono composti da donne con figli. Questo rappresenta un altro problema grosso sul quale occorrerà soffermarsi, promuovendo politiche che considerino questo dato, che non è nostro, ma dell'Istat.

PRESIDENTE. Visto che mancano dieci minuti all'inizio delle votazioni in Aula e deve ancora intervenire un ultimo iscritto a parlare, anticipo fin d'ora che chiederemo al Ministro la cortesia di replicare in una seduta successiva.

MARIA ROSARIA CARFAGNA, Ministro per le pari opportunità. Scusandomi per il ritardo, rinnovo la mia disponibilità a replicare in altra seduta.

SOUAD SBAI. Vorrei intanto ricordare quello che non è stato fatto dalla Ministra


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Pollastrini nel precedente Governo. Qualcosa ha fatto: ha creato un Osservatorio contro la violenza alle donne, ma sono stati chiamati a farne parte solo quattro uomini, tra cui due dell'Ucoii, estremisti islamici. Di questo la ringraziamo ancora. Non è stata inoltre votata la legge contro l'infibulazione, scelta considerata vergognosa non solo in Italia ma anche all'estero, dove ancora ci si fa beffe di chi non ha votato questa legge, che porta il nome di un uomo di destra.
Lavoro da anni con le associazioni contro la violenza alle donne e non è la prima volta che incontro il Ministro Carfagna, perché quand'era parlamentare la vedevamo spesso nei vari centri antiviolenza e di accoglienza dei bambini non accompagnati; spesso ci dava anche una mano a capire la situazione.
Per quanto riguarda la prostituzione, intanto si è spostata, in alcuni casi addirittura all'estero, non solo nelle case. Va bene anche che finisca nelle case, perché no...

TERESA BELLANOVA. Dipende dal punto di vista...

SOUAD SBAI. Mi faccia finire. L'importante è salvaguardare le minorenni. Di questo devono occuparsi tutti, non solo il Ministro per le pari opportunità; tra l'altro all'interno di questo sfruttamento della prostituzione ci sono anche bambine italiane. La prostituzione si è spostata all'estero: in Olanda, in Spagna, in Francia. Siamo contenti anche di questo, di non vedere tante ragazze per strada.
Sono trascorsi sei mesi, il Ministro avrà tanto tempo e le saremo vicini per aiutarla. È necessario ricordare che una forte crisi ha colpito non solo l'Italia, ma tutto il mondo.
È necessario aiutare non solo a parole, ma mettendoci anche un po' di umanità. La sinistra parla tanto di immigrazione, di violenza contro la donna...

TERESA BELLANOVA. Onorevole, se ci toglie anche l'umanità...

PRESIDENTE. Per favore, colleghi.

SOUAD SBAI. Mi faccia finire. Sulle tante chiacchiere fatte, noi ex immigrati stranieri siamo consapevoli di quanto questi argomenti continuino ad essere sfruttati da una certa sinistra, come possono confermare gli immigrati, gli stranieri.
Vorrei ritornare sul bambino non accompagnato, tema da non sottovalutare. Vi sono nel nostro Paese bambini di otto-nove anni, di cui non si conoscono la provenienza o la paternità. Questi bambini devono essere non abbandonati, ma dati in affidamento, per evitare che rimangano per sempre nei centri di accoglienza. Questo tema molto importante coinvolge quasi 3.800 bambini che si trovano ancora nei centri di accoglienza. È vergognoso tenerli nei centri, quando tante famiglie potrebbero occuparsene.

MANUELA DAL LAGO. Adozioni più semplici...

SOUAD SBAI. Ecco, attraverso adozioni più semplici.
L'altro tema da affrontare è quello dei centri di accoglienza, che sono pochissimi. Abbiamo difficoltà a sistemare le donne, che ormai ospitiamo nelle case, nelle famiglie, perché i centri di accoglienza sono pieni e i posti mancano. Bisogna aiutare queste donne, spesso appena uscite dalla violenza, a trovare una dignità.
Il Ministro Pollastrini ci aveva anche promesso di costituirsi parte civile nel processo per l'uccisione di Hina, ma all'ultimo momento non lo ha fatto.

PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro e tutti gli intervenuti.
Rinvio il seguito dell'audizione ad altra seduta.

La seduta termina alle 16.

XI Commissione (Lavoro pubblico e privato)

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