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Resoconti stenografici delle audizioni

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Commissione XII
8.
Mercoledì 1° ottobre 2008
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Palumbo Giuseppe, Presidente ... 2

Audizione del sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali, Francesca Martini, sugli eventuali rischi per la salute della popolazione derivanti dall'importazione in Italia di latte in polvere cinese (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):

Palumbo Giuseppe, Presidente ... 2 7 11 12
Binetti Paola (PD) ... 9
Di Virgilio Domenico (PdL) ... 7
Mancuso Gianni (PdL) ... 9
Martini Francesca, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali ... 2 11
Molteni Laura (LNP) ... 10
Palagiano Antonio (IdV) ... 7
Viola Rodolfo Giuliano (PD) ... 8
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per l'Autonomia: Misto-MpA; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-Repubblicani: Misto-LD-R.

COMMISSIONE XII
AFFARI SOCIALI

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di mercoledì 1° ottobre 2008


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIUSEPPE PALUMBO

La seduta comincia alle 14,10.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Audizione del sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali, Francesca Martini, sugli eventuali rischi per la salute della popolazione derivanti dall'importazione in Italia di latte in polvere cinese.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali, Francesca Martini, sugli eventuali rischi per la salute della popolazione derivanti dall'importazione in Italia di latte in polvere cinese.
Do la parola al sottosegretario Martini per la relazione.

FRANCESCA MARTINI, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Grazie presidente. Nel sancire fin dall'inizio del mio intervento che il latte di origine cinese, e i derivati del latte fino ad una componente di più del 50 per cento di latte, è vietato all'importazione in Italia già da moltissimi anni - nel 2002 la materia è stata oggetto anche di un regolamento europeo, per cui da tale data in Europa legalmente non entra né latte né composti del latte con più del 50 per cento - vorrei ricordare il corso di quanto è avvenuto in questi ultimi giorni, contrassegnando a mio avviso quello che ho chiamato un vero e proprio attentato alla salute del pianeta.
Va ricordato che la melanina - che è stata introdotta attraverso una frode alimentare all'interno del latte e, in particolare, del latte in polvere indirizzato alla alimentazione dei bambini portando in Cina a circa 53 mila bambini colpiti da calcoli o problematiche gravi di disfunzionalità renale con un numero di decessi fino ad oggi denunciato da parte del Governo cinese di 4 minori - è una molecola usata nell'industria della plastica per la formazione di resine che trovano impiego anche nella produzione di materiali a contatto con gli alimenti. È inoltre impiegata nella produzione di colle, tessuti, ritardanti di fiamma, fertilizzanti e medicinali.
La sostanza è costituita, dal punto di vista chimico per oltre il 60 per cento del suo peso da azoto. Questa caratteristica di elevata percentuale di azoto viene sfruttata fraudolentemente per sostituire le proteine normalmente presenti negli alimenti. Infatti, nel controllo ufficiale degli alimenti, per la determinazione delle proteine a livello internazionale viene ricercato il tenore di azoto.
È questo il caso specifico della adulterazione cinese.
Il problema della contaminazione da melamina era stato già evidenziato nel corso del 2007, negli Stati Uniti, legato all'alimentazione animale.
A seguito della morte di numerosi cani e gatti, le autorità statunitensi identificarono che il problema era la presenza di


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melamina in materia prima a base di proteine concentrate, prodotta in Cina. Nell'anno 2007, la Commissione europea ha richiesto agli Stati membri di effettuare la ricerca della sostanza contaminante i mangimi per animali da compagnia, ossia melamina e sostanze ad essa strutturalmente affini sulle seguenti materie prime di origine vegetale: il glutine di frumento, il glutine di mais, la farina di mais, le proteine di soia, la crusca di riso e concentrati di proteine del riso nonché alimenti per animali da compagnia provenienti da Paesi terzi, con particolare riferimento alle importazioni di origine cinese.
In seguito a ciò sono stati disposti controlli sistematici su tali matrici provenienti dalla Cina, ed un rafforzamento dei controlli per quelle provenienti da altri paesi terzi.
Nel corso dell'anno 2007, sono state effettuate complessivamente 15 notifiche, tramite il sistema di allerta comunitario, tutte relative a proteine concentrate o glutine di mais contaminato destinato all'alimentazione animale.
Nelle notifiche la distribuzione di questi prodotti ha riguardato anche il territorio nazionale.
In Italia, per l'effettuazione delle analisi di laboratorio è stato individuato l'Istituto zooprofilattico di Torino, e il Centro di referenza nazionale per l'alimentazione animale. Ad oggi, in tutto il territorio nazionale, le analisi effettuate per la ricerca di melamina hanno rilevato solo due campioni non conformi per «mangimi complementari» destinati ad animali da compagnia.
Per quanto attiene ai controlli all'importazione non è stata rilevata alcuna non conformità.
Poco è dato conoscere sulla tossicità della melamina nell'uomo adulto, nel quale infatti non sono stati riportati casi di intossicazione acuta.
A seguito del caso cinese l'Organizzazione mondiale della sanità attraverso il sistema Infosan ha trasmesso a tutti gli Stati aderenti una informativa concernente le patologie connesse all'intossicazione da melamina e relativa sintomatologia. Poiché la melamina nell'organismo umano viene eliminata per la maggior parte per via renale, comporta il sovraccarico su tali organi ed il rischio della formazione di calcoli e di patologie e complicanze conseguenti.
Tali patologie sono abbastanza rare nei lattanti e nei bambini. Per tale motivo è da prendere in considerazione la possibilità dell'assunzione di latte o alimenti contaminati quando ricorrano i seguenti sintomi: pianto inspiegabile nei neonati, specialmente durante la minzione, possibile vomito; ematuria visibile ad occhio nudo ma anche microscopica; insufficienza renale acuta ostruttiva; emissione di calcoli durante la minzione (ad esempio, nel neonato maschio è riscontrabile disuria con ostruzione da calcoli in uretra); pressione arteriosa elevata, edema, dolore alla palpazione delle aree renali.
Gli esperti dell'OMS credono che possa esservi una ulteriore complicanza, con una possibile insufficienza renale espressa come febbre inspiegabile, dovuta a infezioni del tratto urinario e batteriemia secondaria alla stasi urinaria conseguente a malattia ostruttiva.
Su richiesta della Direzione generale salute e consumatori della Commissione europea, l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) il 24 settembre ha emesso un parere specifico sulla valutazione del rischio per la salute pubblica legato alla presenza di melamina in alcuni prodotti composti contenenti latte di origine cinese.
Il bersaglio primario della tossicità da melamina è il rene. Non si conosce esattamente il periodo necessario di esposizione al contaminante per lo sviluppo del danno renale.
Di conseguenza, l'EFSA ha utilizzato per lo sviluppo della propria valutazione come dose giornaliera tollerabile la misura cautelare di ingestione di 0,5 milligrammi di melamina/kg di peso corporeo, considerato cautelativo anche in seguito ad una esposizione per tutta la vita di un individuo.


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L'EFSA ha elaborato il proprio parere sviluppando possibili scenari di esposizione, tenendo conto di alcune variabili, quali la quantità di latte in polvere normalmente presente nei prodotti sospetti, il consumo medio stimato di queste tipologie di prodotti nelle diverse fasce di popolazione (bambini e adulti), nonché il livello di contaminazione.
I risultati dimostrano che il tipo di esposizione al contaminante, anche nel peggiore dei casi possibili, non suscita preoccupazione per gli adulti. Per quanto concerne i bambini, un consumo medio di alimenti potenzialmente contaminanti non è da ritenersi a rischio. Solamente l'ipotesi di un consumo elevato combinato di cioccolato e prodotti di pasticceria, ottenuti con latte contaminato ai livelli della contaminazione più alta rilevata in Cina, porterebbe il bambino a superare la dose tollerabile giornaliera di tre volte. Per quanto riguarda i livelli più elevati mi riferisco a 2.500 mg/Kg.
La Commissione europea, in data 15 settembre, ha informato i Paesi membri circa il rinvenimento, in Cina, di melamina in latte in polvere per lattanti. Questa prima informazione è avvenuta tramite il sistema di allerta comunitario. Successivamente, sono pervenute altre informazioni da parte della UE. Il 17 settembre la Commissione ha chiesto di aumentare i controlli per i prodotti importati dalla Cina sulla base delle indicazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità.
Un successivo rapporto Infosan, inviato in data 18 settembre, ha evidenziato una estensione della contaminazione anche ad altri prodotti: formule per lattanti, gelati allo yogurt prodotti a Shanghai e bevande al caffè in lattina prodotte a Taiwan. Nello stesso giorno gli Stati membri sono stati invitati ad innalzare l'attenzione sulla possibile presenza di prodotti contaminati, pervenuti tramite canali non convenzionali, sul mercato europeo e sulla opportunità di attivare un sistema di sorveglianza per individuare i possibili casi di intossicazione correlati al consumo di prodotti per lattanti contaminati da melamina.
In data 19 settembre la Commissione ricorda che il latte e i prodotti a base di latte di origine cinese non possono essere importati nei Paesi membri e raccomanda di intensificare i controlli per i prodotti composti contenenti latte o latte in polvere. È opportuno sottolineare che, sulla base delle disposizioni relative al controllo all'importazione degli alimenti di origine animale applicate a livello comunitario, per prodotto a base di latte si intende un alimento costituito, come avevo detto prima, da almeno il 50 per cento di latte.
L'importazione di tali prodotti dalla Cina non è mai stata consentita. Tale divieto è stato confermato dalla Decisione 2002/994 recante misure di protezione nei confronti di prodotti di origine animale importati dalla Cina.
La Commissione, in data 19 settembre, ha informato gli Stati membri di aver richiesto alle autorità cinesi: che i prodotti esportati in Europa non contengano latte contaminato e di condividere qualsiasi altra informazione con la nostra delegazione; inoltre di sospendere temporaneamente l'esportazioni di prodotti composti contenenti latte, a meno che a seguito di opportuna verifica non venga garantita l'assenza di contaminazione da melamina.
Il 25 settembre, anche su richiesta italiana, e dopo che si era tenuto il vertice che ho indetto presso la sede del Ministero, la Commissione dell'Unione europea ha convocato a Bruxelles una riunione straordinaria del Comitato della catena alimentare e della sanità animale per informare gli Stati membri sugli eventi e sui contatti intercorsi con le autorità cinesi. Nel corso della riunione la Commissione ha manifestato l'intenzione di inviare in Cina seppur non in tempi brevi, i propri ispettori per verificare l'estensione del fenomeno, tenuto conto dei cambiamenti ai vertici sanitari cinesi. La Commissione ha presentato agli Stati membri la proposta di decisione che avrebbe emanato il giorno successivo, applicando la clausola di salvaguardia. La proposta prevedeva: il divieto di importazione di prodotti contenenti latte e prodotti derivati di origine o provenienza dalla Cina destinati


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ai lattanti e ai bambini fino a tre anni; l'obbligo per gli Stati membri di organizzare controlli sui prodotti che contengono più del 15 per cento di latte e derivati, in importazione o già presenti sul mercato; controllo obbligatorio per i prodotti per i quali non sia dichiarata la percentuale di latte; individuazione del livello massimo di melamina consentito in 2,5 mg/Kg di prodotto; la trasmissione alla Commissione di tutti gli esiti analitici; le spese dei controlli all'importazione a carico degli operatori.
La delegazione italiana non ha condiviso tale impostazione, almeno non ha condiviso totalmente tale impostazione, ritenendola insufficiente a fronteggiare l'emergenza sanitaria per i seguenti motivi: assenza di una certificazione di garanzia all'origine; incompletezza della lista dei prodotti a rischio; assenza di procedure armonizzate nei controlli all'importazione.
La legislazione comunitaria, infatti, prevede il controllo obbligatorio alle frontiere comunitarie solo per i prodotti di origine animale.
Solo il nostro Paese ha un'organizzazione che prevede il controllo alle frontiere anche degli alimenti di origine vegetale, alimenti composti, farmaci, materiali destinati a venire a contatto con gli alimenti e via dicendo. Gli uffici veterinari di confine controllano tutti i prodotti di origine animale in provenienza dai Paesi terzi; gli uffici di sanità marittima aerea e di frontiera (USMAF), gli altri alimenti.
Pertanto possiamo dire che i controlli ufficiali effettuati dal nostro Paese sugli alimenti importati sono sistematici e più accurati di quanto previsto dalla normativa comunitaria.
La proposta di decisione presentata al Comitato è stata adottata in data 26 settembre e pubblicata il giorno successivo.
A seguito delle informazioni pervenute tramite il Sistema di allerta rapido comunitario, il 15 settembre il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali ha provveduto immediatamente ad allertare i propri uffici periferici, affinché venissero rafforzate le misure di controllo su tutte le importazioni provenienti dalla Cina. Opportuna informazione è stata data all'Agenzia delle dogane, alle regioni ed alle province autonome. Ogni successiva informativa pervenuta dalla Commissione è stata trasmessa ai competenti organi di controllo con le opportune istruzioni operative.
In particolare il 16 settembre è stato richiesto alle regioni e province autonome di intensificare attraverso le ASL la vigilanza nei negozi etnici. I primi rinvenimenti di prodotti contenenti latte risalgono al 22 settembre da parte della regione Lombardia in negozi cinesi. I prodotti, prontamente sequestrati sono in attesa dei risultati analitici.
Il 19 settembre è stata coinvolta l'Associazione italiana industria prodotti alimentari circa la problematica e sono stati richiesti elementi informativi sulle materie prime impiegate per le preparazioni di formule per lattanti attualmente presenti sul mercato. In data 23 settembre la stessa associazione, che rappresenta le aziende per il settore «latti per l'infanzia» che coprono la quasi totalità del mercato, ha fornito conferma del non utilizzo di materie prime importate dalla Cina.
In data 23 settembre è stata diramata un'ulteriore nota a tutte le associazioni di categoria del settore alimentare circa la situazione della contaminazione, chiedendo di voler rendere noto agli associati la problematica «melamina», sensibilizzandoli ad effettuare anche verifiche in autocontrollo e ricordando che i regolamenti comunitari prevedono la totale responsabilità dell'operatore del settore alimentare su quanto prodotto o commercializzato. È stata richiamata inoltre l'attenzione sulla necessità di prestare particolare cura a possibili triangolazioni di alimenti di origine cinese, ricordando che anche in questo caso la responsabilità dell'accertamento delle garanzie sanitarie spetta alle aziende in autocontrollo.
Il 24 settembre è stata fornita l'indicazione alle regioni e province autonome di sequestrare e distruggere tutto il latte e i prodotti a base di latte eventualmente rinvenuti illegalmente sul territorio.
Il 25 settembre, tenuto conto di quanto emerso nel corso del Comitato di Bruxelles


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in cui è stata ventilata l'ipotesi dell'uso fraudolento della melamina anche in prodotti o alimenti a significativo contenuto proteico, e a seguito di una riunione di coordinamento tra il Ministero ed il NAS è stato disposto il rafforzamento dei controlli alle frontiere su: integratori alimentari, estratti per integratori alimentari, materie prime per integratori alimentari; bevande di cereali in polvere; proteine isolate di soia e riso; aminoacidi vari; salse piccanti, di soia, preparazioni per salse; biscotti e dolci; alimenti dietetici; caramelle; latte in polvere a base di noci e soia, latte di cocco; preparazioni per zuppe, minestre e brodi; lieviti alimentari, derivati di lieviti, estratti di lievito e cioccolato.
Per tali prodotti è stato richiesto il rilascio, da parte delle autorità cinesi, di una specifica certificazione attestante l'assenza di melamina o di latte e prodotti a base di latte, in assenza della quale le partite in importazione saranno sottoposte a blocco ufficiale in frontiera. Sul 15 per cento delle partite accompagnate dalla suddetta certificazione è comunque previsto un controllo analitico per la ricerca della melamina.
Il 27 settembre il Ministero ha emanato un provvedimento applicativo della decisione 2008/757/CE che, integrando le disposizioni del 25 settembre, risulta essere sicuramente più restrittivo del provvedimento comunitario, sia per quanto concerne i controlli sui prodotti rinvenuti sul territorio nazionale che sulle merci in importazione.
Infatti in caso di reperimento sul territorio, per i prodotti che contengono più del 15 per cento di latte o derivati, è stato disposto l'obbligo del sequestro cautelativo fino all'attivazione di uno speciale piano di campionamento ed in frontiera il blocco ufficiale della partita fino ad esito favorevole dei controlli analitici. Tutti i prodotti che contengono più del 50 per cento di latte e derivati e che sono quindi entrati in Italia illegalmente devono essere sequestrati e distrutti.
In data 29 settembre è stata emanata una disposizione agli uffici periferici di orientare per i prossimi sei mesi la percentuale di controlli a campione previsti per legge su alimenti a rischio provenienti da Paesi terzi che potrebbero essere oggetto di triangolazioni con la Cina.
Oltre alle disposizioni emanate che riguardano le istruzioni ai competenti organi territoriali il Ministero ha coinvolto, già dalle prime fasi della vicenda, il comando Carabinieri per la tutela della salute che è prontamente intervenuto in stretta collaborazione con i competenti uffici del Ministero.
Il comando dei Carabinieri per la tutela della salute al fine di individuare prodotti alimentari importati dalla Cina contenenti «melamina», ha posto in essere una serie di verifiche di iniziativa, intensificando le attività dirette a: rintracciare prodotti di importazione extracomunitaria contenenti latte o derivati del latte commercializzati in Italia; individuare e campionare, presso gli importatori/distributori segnalati dagli uffici, preparati che - per la particolare caratterizzazione proteica - potrebbero contenere la sostanza in argomento; eseguire mirati controlli alle società segnalate dall'Agenzia delle dogane per le considerevoli importazioni effettuate durante il corrente anno nei settori merceologici a rischio; svolgere approfonditi accertamenti sul conto delle società XIN SHI sita in Roma e ASIA di Jiang Jinlin ubicata in Civitanova Marche, in seguito al rinvenimento di prodotti a base di latte da parte della ASUR «Marche 8»; su attivazione del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali - direzione generale della sicurezza degli alimenti e della nutrizione, con l'esecuzione di campionamenti di «formule per lattanti» riconducibili a determinate aziende produttrici, eseguiti presso la grande distribuzione e le farmacie. Ciò al fine di verificare l'eventuale presenza di melamina contenuta in latti di origine comunitaria o in provenienza da Paesi terzi (possibili triangolazioni).
In data 30 settembre l'Istituto zooprofilattico di Teramo ha fornito i primi esiti su dodici campioni di latte per la prima infanzia risultati tutti negativi.


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Dal 22 al 29 settembre 2008 i Carabinieri dei NAS hanno prelevato 98 campioni e sequestrato 25.629,5 chilogrammi e 3.218 confezioni di prodotti vari.
È stato previsto, inoltre, l'attivazione di un tavolo di lavoro con le Poste e le dogane per l'intensificazione dei controlli su altri canali di introduzione di alimenti come pacchi postali, bagagli al seguito dei passeggeri, occultamento in container con altre tipologie di merci. La prima riunione è programmata per il prossimo 7 ottobre.
Un ulteriore punto su cui l'Italia dovrà battersi a livello comunitario sarà lo spostamento dei controlli al confine in tutti i Paesi anche per gli alimenti di origine non animale ed un miglioramento delle garanzie sanitarie per i prodotti provenienti da Paesi terzi.
Da una ricognizione effettuata sui laboratori pubblici addetti al controllo ufficiale, attualmente possono effettuare analisi per la ricerca della melamina: l'Istituto superiore di sanità, l'Istituto zooprofilattico dell'Abruzzo e del Molise, l'Istituto zooprofilattico del Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta e l'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente di Torino. Altri laboratori ufficiali saranno operativi a breve.
In conclusione possiamo affermare che il nostro Paese ha immediatamente reagito a seguito delle informazioni provenienti dalla Cina riferite al gravissimo caso di frode alimentare, che ha provocato la morte di 4 lattanti ed una sintomatologia riferibile agli effetti della sostanza tossica su oltre 50 mila bambini (l'attendibilità delle cifre è incerta).
I provvedimenti emanati, ispirati ad un principio di massima cautela riguardano sia i prodotti già presenti sul territorio, che verranno sottoposti ad attenti controlli sanitari, con indagini analitiche, sulla base di un piano concordato con le regioni e le province autonome, sia quelli destinati ad essere introdotti sul territorio nazionale. È necessario segnalare altresì che le misure disposte dal Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, sono state giudicate eccessive dalla Commissione europea in quanto la ricerca di melamina in alimenti diversi dal latte e prodotti per l'infanzia appare non corredata dall'evidenza di presenza di detta sostanza.

PRESIDENTE. Ringrazio il sottosegretario Martini. Do ora la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

DOMENICO DI VIRGILIO. Innanzitutto desidero ringraziare il sottosegretario Martini per la precisione e la puntualità dei provvedimenti presi in modo così capillare sul nostro territorio nazionale.
Vorrei poi stigmatizzare due cose, signora sottosegretario.
In primo luogo, mi riferisco al comportamento del Governo cinese che, fin da prima delle Olimpiadi, era a conoscenza di questa frode, di questo attentato gravissimo alla salute dei cittadini e che ha tenuto segreta questa notizia gravissima, rendendola nota solo dopo la fine dei giochi olimpici. Questo fatto è di estrema gravità.
In secondo luogo, credo che dovremmo essere tutti a conoscenza del fatto che l'attuale direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità - il massimo organismo che deve supervisionare situazioni simili - è cinese.
Chiediamo, dunque, come gruppo del PdL, che sia attuata un'azione diplomatica, da parte del nostro Governo, volta alla sostituzione dell'attuale direttore generale, la funzionaria cinese Margaret Chan Fung Fu-chun, in quanto non può rappresentare un Paese che ha commesso questo grave delitto contro l'umanità ed essere, al contempo, la portavoce e la garante di un'organizzazione mondiale deputata proprio alla tutela della salute.

ANTONIO PALAGIANO. Onorevole Martini, noi non siamo molto soddisfatti della sua relazione poiché ci sono sorte delle perplessità.
Innanzitutto, i reati non hanno frontiere e noi italiani non siamo secondi ai cinesi per contraffazione di mozzarelle, di oli, di vini e, in passato, anche di omogeneizzati.


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Vorrei sapere se, oltre a verificare che alle frontiere non ci sia passaggio di materiale contaminato da melamina, il Governo intenda fare degli accertamenti a campione non soltanto sui prodotti cinesi, ma anche sui prodotti realizzati in Italia o di importazione europea, perché quanto accaduto sui primi potrebbe verificarsi anche sui secondi. Questo perché l'industria potrebbe immaginare dei profitti maggiori e la criminalità organizzata, oltre a produrre oli contraffatti e quant'altro, potrebbe immettere sul mercato barattoli con l'involucro della Nestlé che in realtà sono fatti in provincia di una città del sud, come Napoli ad esempio.
Per tranquillizzare la popolazione, quindi, è molto importante che non si parli solamente della Cina: loro hanno avuto l'idea ma, probabilmente, qualcuno li seguirà e può darsi che si tratti di qualcuno che già si trova nel nostro Paese. A quel punto i controlli alla dogana non servirebbero.
Vorrei sapere, quindi, se il Governo intenda approfondire la ricerca di eventuali sofisticazioni anche entro il nostro territorio.

RODOLFO GIULIANO VIOLA. Ringrazio il sottosegretario e la Commissione, che mi ospita.
Devo dire la verità: ho ascoltato con molto piacere l'elenco delle azioni predisposte dal Governo italiano. Mi fa piacere, inoltre, che la Comunità europea le giudichi eccessive, perché questo significa che, nella tradizione della sanità italiana, il sistema di controllo vuole mantenere, almeno nelle intenzioni del sottosegretario, gli alti livelli di efficienza che hanno garantito la nostra protezione sia dai casi di sofisticazione alimentare provenienti dall'estero, sia dalle crisi alimentari (penso all'influenza aviaria o alla questione della mucca pazza).
Nel suo intervento il sottosegretario ha fatto espressamente riferimento a un sistema di controllo. Non voglio rispondere al collega che è appena intervenuto ma, di fatto, il sottosegretario ci ha già detto che ci saranno controlli anche sul sistema di produzione interna, basato sul sistema delle ASL che già opera efficacemente in tutto il territorio nazionale.
Il sottosegretario, tuttavia, ci ha riferito che il sistema si basa molto sui controlli effettuati dagli uffici veterinari di confine, dagli uffici sanitari marittimi e di porti, aeroporti e quant'altro.
Questo sistema - il sottosegretario lo sa certamente - si basa moltissimo sui dipendenti del Ministero, che molto spesso sono veterinari e, purtroppo, sono molto spesso professionisti assunti con forme di precariato.
Esprimo qui un allarme molto grave. Il sottosegretario ci ha riferito che questa azione mirata dovrà proseguire nel tempo, sicuramente per sei mesi, ma noi siamo convinti che non possiamo sempre difenderci dalle emergenze e che questo sistema vada quindi rafforzato e potenziato, non «precarizzato».
Il sottosegretario sa che, da gennaio, in base ai provvedimenti adottati col decreto-legge n. 112, inizieremo a lasciare a casa questi precari. Da quel momento in avanti, quindi, benché sia stata maggiormente spinta l'azione di autocontrollo delle aziende, non so come il Ministero garantirà, su quel flusso di prodotti in entrata, quel controllo che fa sì che noi siamo certamente considerati, a livello europeo, come uno dei Paesi che hanno i sistemi più restrittivi, ma che permettono al sottosegretario di tranquillizzare i cittadini e al Governo di dire che si sta conducendo un'azione efficace. Se abbiamo già provveduto a porre le condizioni per smantellare questo sistema, siamo assolutamente nei guai.
Dico questo, con riferimento non solamente a questa vicenda - su cui mi faccio carico di sollecitare il sottosegretario per la parte che gli compete, perché è evidente che si tolgono risorse anche alla sua funzione - ma anche al sistema in sé stesso, che rischia di cambiare, divenendo un sistema più europeo, in qualche misura, e che bada di più al risparmio che non alla salute dei nostri cittadini.
Lo ripeto, se l'onorevole Martini ci può dire oggi, con una certa tranquillità, che si


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stanno effettuando i controlli, che ci sono le risposte e che è tutto negativo, può farlo perché c'è un sistema basato su questi dipendenti. Se da gennaio cominceremo a lasciare progressivamente a casa queste persone e poi, pian piano, a smantellare il sistema, evidentemente il sottosegretario non potrà più fare queste affermazioni.
Nel prendere atto delle informazioni che ci sono state fornite, naturalmente riservandoci di valutarle più approfonditamente, sottolineo pertanto, anche da parte del gruppo del Partito Democratico, la necessità di rivedere immediatamente queste norme, di considerare che tutte queste persone sono state assunte con concorso - come ha richiesto, tra l'altro, il Ministro Brunetta - e che queste situazioni devono essere non sanate, ma portate a termine.
Parliamo di persone che stanno svolgendo questo lavoro da dieci anni e che ci hanno garantito in tutte le emergenze e le crisi nazionali e internazionali succedutesi in questi anni.

GIANNI MANCUSO. Signor presidente, per brevità non ripeterò le cose dette dal collega Viola - collega anche per professione - che faccio mie. Affinché rimanga traccia di un mio intervento, voglio anch'io ribadire l'importanza dei nostri servizi pubblici, nell'ambito del sistema sanitario nazionale, che vedono i servizi veterinari come i più organizzati e capillari tra quelli dei Paesi europei.
Il sottosegretario sa bene quanto sia delicato e importante il lavoro di queste «antenne», diffuse su tutto il territorio, non soltanto nell'ambito delle ASL, ma anche nelle strutture di confine - questi servizi, tecnicamente, si chiamano Posti di ispezione frontaliera (PIF) e Uffici veterinari per gli adempimenti degli obblighi comunitari (UVAC) - che lavorano e collaborano proprio con la direzione competente del Ministero della salute.
Direi che il tono e il contenuto dell'intervento del sottosegretario sono stati assolutamente rassicuranti ma, insieme al collega Viola, non avevamo dubbi su questo, perché conosciamo bene questa realtà. Infatti ben sapendo come questo servizio, questo vero e proprio sistema, ha reagito ad altre emergenze come quelle della BSE e dell'influenza aviaria, non avevamo dubbi sul fatto che esso avrebbe funzionato anche in questa circostanza.
Parliamo di un sistema che ci viene invidiato anche da altri Paesi europei, dove spesso la veterinaria pubblica è più assoggettata all'agricoltura - e, quindi, alla produzione - che alla salute dell'uomo e, quindi, risponde ad altre finalità e garantisce una diversa efficacia.
Come ho già fatto qualche mese fa con un'interrogazione, colgo naturalmente l'occasione per ribadire l'importanza di tentare di risolvere un problema che, purtroppo, attanaglia circa duecento colleghi che fanno parte di questo sistema e che, pur avendo le stesse competenze e svolgendo le stesse mansioni dei loro colleghi che hanno contratti a tempo indeterminato - assurdamente, aggiungo, e certo non solo per colpa di questo Governo, in qualche caso questa situazione perdura da oltre un decennio - si trovano ad essere umiliati da contratti a tempo determinato, sebbene, nella gran parte dei casi, reiterati. Infatti ad essi, in quanto dirigenti, non si sono potuti applicare i provvedimenti che riguardavano i precari e il precariato.
Senza dubbio, tuttavia, questa è un'ulteriore occasione per dimostrare l'importanza del ruolo e della professionalità di questi medici veterinari, per cui, a latere di quello che è stato il senso più generale dell'intervento del sottosegretario, raccomando di ricordare che esiste anche questo aspetto, che va tenuto nella dovuta considerazione, anche per il rispetto della dignità di questi professionisti.

PAOLA BINETTI. Anzitutto, ringrazio il sottosegretario per l'ampia ed estesa comunicazione che ci ha presentato e per le azioni poste in essere.
Mi chiedo, però, che cosa si intenda fare, affinché situazioni di questo tipo non si vengano più a creare. Ciò che in questa vicenda mi ha sorpreso è come essa si sia intrecciata a un bassissimo livello di comunicazione.


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Noi siamo venuti a conoscenza dell'accaduto solo dopo, laddove il dopo è stato molto ben stigmatizzato per non creare ulteriori ombre, considerato che, mi sembra, ce n'erano già state a proposito di fatti che rappresentano veramente un calpestio dei diritti umani.
Mi ha sorpreso, quindi, questa sorta di omertà nei mezzi di comunicazione, in conseguenza della quale noi tutti siamo venuti a sapere queste cose solo a posteriori.
In ogni caso, non mi sembra che ci sia stata un'azione efficace da parte dell'Organizzazione mondiale del commercio, né da parte degli altri organi preposti a regolamentare i flussi economici, non soltanto sotto un profilo di razionalizzazione delle procedure e degli scambi economici, ma anche sotto il profilo della garanzia della qualità dei prodotti e della loro possibilità di diventare un elemento di grave rischio per la salute.
L'altro aspetto importante mi sembra essere la possibilità di prevedere una sorta di tribunale, chiamiamolo così. Un episodio di questo genere può essere veramente considerato come un delitto contro l'umanità perché, sciens et volens, si sapeva perfettamente che questa cosa avrebbe danneggiato quella che, nella nostra opinione, è la fascia di persone più fragili (i bambini, i neonati e via dicendo). Adesso, inoltre, scopro dalla sua relazione che questo rischio grave coinvolge anche il tè e tanti altri prodotti e che, quindi, non sono solo i bambini ad essere messi in pericolo: anche se evidentemente sono stati proprio i bambini i primi a farne le spese, questa situazione potrebbe potenzialmente essere di rischio più generale.
Mi sembra, dunque, che alla dimensione più strettamente sanitaria si debbano accompagnare quella comunicativa dei giornali, quella istituzionale - dal punto di vista dei tribunali - e quella degli enti super partes deputati alla tutela dell'infanzia, come l'Unesco. Mi chiedo come sia possibile che in questa rete di strutture non si sia potuto porre un freno forte e determinato a contrasto e a filtro di tutta questa situazione, che continuerà a esporci costantemente a nuovi e possibili rischi, ogni volta che qualcuno scoprirà che c'è una modalità di lucrare, a basso costo, sulla salute degli altri. Grazie.

LAURA MOLTENI. Voglio ringraziare il sottosegretario Francesca Martini e il Governo che, con tutti gli strumenti possibili, è immediatamente intervenuto per impedire l'importazione di latte cinese e derivati contaminati dalla melamina e mettere sotto controllo la situazione stabilendo una serie di parametri che consentissero di procedere con metodo nel fare tutti gli accertamenti necessari, nel nostro territorio, ai fini della tutela della salute pubblica.
Mi stupisco del fatto che il direttore generale dell'OMS Margaret Chan non si sia autosospeso, visto che il problema dei prodotti cinesi contaminati da melamina emerso solo dopo la conclusione delle Olimpiadi risulta essere preesistente allo svolgimento delle stesse.
Insieme ai colleghi del Popolo delle Libertà sostengo la necessità di un'azione diplomatica del Governo per la sospensione e sostituzione della dottoressa Chan nel ruolo di direttore generale dell'OMS. Mi sembra importante che si valutino queste istanze, anche perché il ruolo espresso da Margaret Chan in sede OMS deve essere un ruolo super partes e pertanto non vi devono essere ambiti di conflittualità, né ombre.
Inoltre, considerata la capillare presenza, nel nostro Paese, di spacci alimentari e di ristoranti etnici che offrono prodotti alimentari provenienti da questi Paesi, avendo noi visto e preso atto che, a monte, nei paesi di provenienza di detti prodotti alimentari non vengono effettuati tutti i controlli necessari per garantire la salute pubblica secondo i nostri parametri e secondo quelli europei, a tutela della salute di tutti i cittadini auspicherei che si procedesse quanto prima a svolgere una completa verifica su tutto il territorio nazionale con i NAS e con tutte le strutture che si riterranno opportune.
È altresì importante valutare la requisizione delle merci e prodotti alimentari


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non conformi, l'emanazione di eventuali sanzioni pesanti e la revoca della licenza per quelle aziende ed attività imprenditoriali, compresi i piccoli negozi e market etnici, che continuino, dopo essere stati informati, a mettere in circolazione prodotti alimentari di provenienza estera non conformi alle nostre normative e a quelle europee.

PRESIDENTE. Do la parola al sottosegretario Martini per la replica.

FRANCESCA MARTINI, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Signor presidente, ringrazio i colleghi di tutti i gruppi per gli interventi svolti, interventi di merito che denotano grande interesse e informazione sul tema della sicurezza alimentare e della tutela della salute che da essa deriva. Mi scuso se fornirò solo qualche breve accenno di risposta alle singole domande, ma alle 15 dovrò essere in Senato.
Senz'altro credo che non possiamo comparare l'Italia alla Cina. Mi preme sottolinearlo, anche perché nel nostro Paese, da decenni, lavoriamo con una rete di controllo che si dirama in tutte le sue articolazioni regionali e territoriali e che viene riconosciuta in Europa come la migliore rete di allerta e di capacità di reazione rispetto alle emergenze.
Ovviamente, di tanto in tanto, le frodi alimentari avvengono anche in Italia; ciò è inevitabile, poiché la delinquenza esiste anche in questo settore. Sta di fatto che però, per quanto riguarda la nostra capacità di far emergere queste frodi, potete stare certi che vi è una grande capacità di raccordo con la magistratura, per far sì che queste non arrivino, innanzitutto, a nuocere.
Anche nell'ultimo scandalo del formaggio, infatti, si trattava di eventi che da due anni avevano afflitto il nostro Paese e di aziende che erano già state completamente escluse dalla commercializzazione e dalla produzione.
Se, poi, notate che l'informazione al cittadino segue, in genere, eventi magari già accaduti qualche tempo prima, questo è dovuto al fatto che dobbiamo sempre attendere che la magistratura ci permetta di dare informazioni. Al riguardo ho già scritto al Ministro della giustizia, chiedendo la possibilità di un raccordo massimo e di un'attività di informazione al cittadino - quella che mi sta più a cuore - nell'immediatezza della notizia, su ogni indagine che venga portata avanti dai NAS.
Per quanto attiene al tema dei controlli sui prodotti in Italia, nella mia relazione - al punto 7, titolato «Provvedimenti nazionali» - ho evidenziato come siano stati coinvolti l'Associazione italiana industria e prodotti alimentari (AIIPA) e i produttori di tutti quei composti che possono avere al loro interno una componente proteica, che poi differenzia la qualità del prodotto.
Se il collega avrà modo di leggerla, quindi, vi troverà le informazioni al riguardo. Se non fosse soddisfatto neanche dopo aver letto attentamente tali informazioni, la prossima volta che verrò in Commissione, sarò a sua disposizione per altre delucidazioni.
Per quanto attiene, poi, al tema, che mi sta molto a cuore, della classe veterinaria - verso cui io nutro non solo grande fiducia e stima - questi professionisti portano avanti un'importante collaborazione con me, su varie deleghe attinenti alla mia funzione. Collaboro con loro in contesti cui partecipano sia la veterinaria pubblica, sia quella privata dei liberi professionisti.
Il tema della risoluzione del precariato mi sta a cuore in senso lato, tanto che, con funzioni di tipo amministrativo-territoriale, nella mia regione ho varato provvedimenti ulteriori rispetto a quelli dettati dalla legge finanziaria, in materia di personale, sia del comparto, sia della dirigenza medica e veterinaria.
Ringrazio i colleghi di aver colto l'occasione della mia presenza per sottolineare quello che è davvero un problema importante, su cui credo che sarò impegnata nei prossimi giorni. La qualità che abbiamo sviluppato rispetto all'allerta sulla sicurezza alimentare, pur in una situazione di «precariato» che da ormai dieci anni svolge funzioni di sostegno alla


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rete di controllo, è per noi, senz'altro, un prezioso segmento dell'attività del Servizio sanitario nazionale.
Ho sentito fare riferimento ai mezzi di comunicazione. Mi si è chiesto che cosa si intenda fare perché non si verifichino più eventi di questo tipo. Purtroppo, come ho detto, quello che possiamo fare è continuare, sempre più incisivamente, in un'azione, che non è soltanto di controllo, ma anche di informazione.
Credo che il cittadino-consumatore vada coinvolto, oggi più che mai, nei processi di scelta. Sono anche convinta che eventi come questi distruggano l'immagine di un Paese come la Cina, non soltanto in relazione ai prodotti di tipo lattiero-caseario, peraltro già vietati nel nostro Paese, ma anche per tutta una serie di altri prodotti. Abbiamo infatti visto che, quasi contestualmente, è emerso lo scandalo delle scarpine per bambini con suole contenenti sostanze cancerogene, oltre a quello dei giocattoli. Insomma, c'è tutto un mondo caratterizzato dall'assenza di quei parametri di sicurezza che, per noi e per l'Europa, sono ormai acquisiti; a ciò si aggiunga l'assenza dei diritti umani e dei lavoratori, su cui occorrerebbe fare un discorso più ampio, e che credo rappresenti un vulnus anche per quella che può essere l'immagine globale del mercato.
Per quanto riguarda i mezzi di informazione, credo che questi siano sempre molto attenti a dare la notizia. Nel specifico caso - anche questo è stato sottolineato - vi è stata omertà da parte del Governo cinese. Aggiungo a quanto evidenziato dall'onorevole Di Virgilio che, in tutto questo, c'è stato anche lo svolgimento dei giochi olimpici di Pechino, che hanno visto la presenza delle nostre squadre: una situazione quantomeno imbarazzante, anche sul piano della diplomazia e delle relazioni internazionali, proprio nel momento in cui ci si è avvicinati con spirito sportivo e olimpico a quel Paese. Credo, quindi, che questo abbia rappresentato un fatto molto grave anche sul piano della diplomazia.
Colgo l'occasione, nel ringraziare i colleghi, per esplicitare che non intendiamo abbassare la guardia sulle norme e sulle misure che ho evidenziato in precedenza. Credo infatti che, in un'ottica di globalizzazione dei prodotti alimentari, come è stato già evidenziato anche in sede di Consiglio dei ministri europei, uno dei problemi principali sia rappresentato proprio dai novel food, ossia dai cibi provenienti da Paesi che, non soltanto sul piano della correttezza dei processi produttivi, ma anche sul piano dell'impiego dei fitosanitari, non applicano quelle procedure e quei protocolli che permettono la tracciabilità dei prodotti stessi e la loro riconducibilità a un quadro di riferimento e di garanzie per il consumatore finale del prodotto. Vi ringrazio.

PRESIDENTE. Nel ringraziare l'onorevole Martini per la disponibilità manifestata, dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 15,05.

XII Commissione (Affari sociali)

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